20 gen 2015

Presidenza della Repubblica: il bisogno di una scelta popolare?


Chiunque sia il nome che verrà fuori..Casini... Mattarella.. Amato..Finocchiaro, la cosa che più potrà interessare l'aspetto funzionale della politica, sarà come il candidato prescelto si muoverà.

Sembrano essere stati recentemente apportati dei cambiamenti sulla nuova legge elettorale detta “Italicum”..correzioni che hanno sicuramente migliorato l'aspetto inizialmente restrittivo sulla quale era nata la proposta: - Le soglie di sbarramento sono state abbassate...il premio di maggioranza ridimensionato (per la coalizione o per la lista..ancora da decidere)..e buona parte di preferenze espresse al di là delle liste bloccate. I partiti sembrano ancora dover decidere, ma di quelle prerogative che Renzi avrebbe voluto e che sono sempre state nel suo spirito in direzione di un forte sistema bipolare..non pare esservi rimasto nulla..tranne la pretesa di far scomparire un Senato della Repubblica relegandolo ad una inutile Camera con personalità espresse in seno alle amministrazioni Regionali.

Oggi la nomina del nuovo Capo dello Stato rimane fondamentale per la messa a punto di queste riforme che in sé di rivoluzionario non hanno ormai alcunchè. Il nuovo presidente della Repubblica, malgrado il suo ruolo di arbitro, non potrà restare esente dall'ambito di questo poco utile cambiamento. Una conversione che tutti avremmo voluto ricercata verso un funzionamento più innovativo e che lo stesso Renzi avrebbe voluto più incisiva ed in favore di una governabilità sicura a prescindere.

Se la nuova figura presidenziale sarà di vecchio stampo democristiano, crescerà una politica diretta verso il centrismo che per decenni ha condizionato la vita politica del paese seguendo le strade dei compromessi continui nella ricerca di governi impastati di contraddizioni.... e la moderazione, come tutto il resto, tenderà a divenire moderatismo ed esasperazione di quel centrismo che non pare mai trovare soluzioni, ma solo compromessi ...Se altrimenti sarà un tecnico economista...sarà l'ennesima sconfitta di una politica e si ritornerà alle vecchie posizioni ed a quelle scelte alla Monti con un condizionamento estremizzato della Comunità europea che imporrà continue rinunzie. L'arbitro tenderà quindi a divenire un quarto uomo che... come tutti sanno.... non ha mai contato nulla.

La tendenza del nostro Paese è sempre stata quella più predisposta ad una figura moderata e questo, seppur restringe notevolmente il campo dei possibili candidati, determina la scelta di nomi poco innovativi nel pensiero e meno efficaci nel predisporsi ad un vero cambiamento. Ma il ruolo del Presidente rimane quello di arbitro garante nel rispetto massimo della Costituzione. Una Carta, per certi aspetti ed in alcuni punti, messa in serio dubbio dal progresso sopravvenuto in questi ultimi anni...
Sono ancora tante le riforme da dover ricercare per poter rendere un miglior funzionamento ai principi base della politica...mentre il percorso del sindaco d'Italia è proseguito nella via inutile della pura semplificazione.


...E' sicuramente certo che i cittadini, pur riconoscendone un ruolo di garante, preferirebbero una elezione diretta del capo dello Stato che, in una situazione condivisa popolarmente, ricoprirebbe meglio e con meno condizionamenti il proprio ruolo.  
vincenzo cacopardo

Domenico Cacopardo ci informa sulla vicenda delle ragazze tornate dalla Siria



Una storia particolare descritta con rispetto e sobrietà da chi sa analizzare i fatti con seria consapevolezza e buona informazione. 
di domenico Cacopardo

“Renzi, che non è il serio capo di un governo serio, si beerà, come i suoi predecessori, dell’effimera e superficiale popolarità del ritorno di Ramelli&Marzullo in terra italiana.”

Spenderemo molto più inchiostro del solito, per cercare di capire la storia di Greta Ramelli (20 anni) e Vanessa Marzullo (21). E di Roberto Andervill (46), (forse) il loro misteriosissimo capo. Ma il caso merita un serio approfondimento, visto il mare di bugie che si sono raccontate e l’ipocrita buonismo che ha accompagnato il loro ritorno a casa e che continua a imperversare nel circo mediatico nazionale.

Una ricerca che chiunque potrebbe compiere sul web ci ha permesso di mettere insieme informazioni e valutazioni non contestabili.

Con lo scoop del 17 gennaio sul Fatto quotidiano, forte di canali privilegiati con gli ambienti giudiziari e affini, Angela Camuso ha raccontato di aver «preso visione» di intercettazioni dei Ros riguardanti conversazioni tra Greta Ramelli e Mohammed Yaser Tayeb e Maher Alhamdoosh, due siriani della galassia fondamentalista italiana, deducendone che la «missione» delle due fanciulle era quella di fornire kit di pronto soccorso ai drappelli di qaedisti composti da 18 combattenti, uno dei quali incaricato, appunto, del soccorso dei feriti. A dire il vero Yaser Tayeb afferma di non essere legato ad alcun movimento arabo, di essere stato richiesto di aiuti in danaro (mai incassati) e di una lettera di raccomandazione delle due fanciulle scritta in arabo. Lettera mai consegnata. Indizi, questi, che aggravano la posizione dei Greta&Vanessa, in quando indicano contatti e fonti di aiuto alternative. Probabilmente «engagé».

Del resto, una telefonata tra Tayeb e una non meglio specificata Titti, avvenuta alle 23 del 5 agosto 2014 ha per oggetto la notizia del rapimento già postata su Facebook. Titti chiede di rimuoverla subito. L’aspetto inquietante è che l’informazione è stata diramata dall’Ansa solo il giorno dopo, 6 agosto alle 17.14. Da chi e da dove l’avevano saputo i due?

Questo Tayeb, poi, in un’intervista rilasciata sabato 17, dichiara «Non sapevo che le ragazze volevano avvicinare i combattenti. Sapevo solo che volevano fare dei corsi per i medici …» Come si capirà meglio più avanti, dopo i curricula delle fanciulle, si tratta di un’altra macroscopica incongruenza: studentesse di 20 e 21 anni, agli inizi dei corsi, avrebbero dovuto insegnare a medici.

C’è un solo rilievo da muovere: poiché è di tutta evidenza che l’indiscrezione è «filtrata» non casualmente, si può supporre che si inquadri nello sgomitamento in corso tra i vari corpi dello Stato per accaparrarsi la primazia nella battaglia (e nei relativi mezzi) per la lotta al terrorismo. Le notizie emerse sulla galassia fondamentalista dovrebbero essere «fredde», cioè già utilizzate, altrimenti lo scoop sarebbe tragico autolesionismo. Sul punto non si può non ricordare che i Ros, nati dal Nucleo speciale antiterrorismo diretto da Carlo Alberto Dalla Chiesa (perno della lotta alle Brigate Rosse e affini), sono composti da personale di alta professionalità e motivazione e che, dovendo attribuire il comando delle nuove operazioni a un solo soggetto (com’è logico e necessario) hanno tutti i titoli per candidarsi a esserlo. 

Torniamo alle fanciulle rapite.

Prima di tutto un breve profilo, tratto dal periodico “Internazionale”, non certo ostile al trio, che ha riportato le note biografiche diffuse sul web dagli interessati. Già il trio, visto che Greta e Vanessa fanno parte di «Horryaty», una Onlus(del cui statuto e riconoscimento giuridico nulla è stato possibile conoscere), fondata da tale Roberto Andervill, fabbro di 46 anni, residente a Varese. Debbo chiarire che sino a sabato 16 gennaio 2014, mattina, questo Andervill era presente su Facebook con un proprio profilo. Poi, tutto ciò che riguardava lui medesimo e la sua Horryaty è stato rimosso. Per questa ragione non ho potuto verificare la verità di quanto riferito da alcuni giornali sulle espressioni antiebraiche di Andervill (tra le quali è stata riportata «merde sioniste»).

«Vanessa Marzullo, 21 anni, di Bergamo. Studentessa di mediazione linguistica e culturale (dove? Di quale anno?); attività internazionali e multiculturali (vista la mancata specificazione delle stesse, nulla); lingue: arabo e inglese (non è chiarito il livello di conoscenza). Volontaria presso Organizzazione internazionale di soccorso (quale?). Dal 2012 si dedica alla Siria, dalla diffusione di notizie tramite blog e social networks all’organizzazione di manifestazioni ed eventi in sostegno del popolo siriano in rivolta. Questo culmina nell’organizzazione e nella nascita del progetto Assistenza sanitaria in Siria - Horryaty. 

Greta Ramelli, 20 anni, di Varese, studentessa di scienze infermieristiche (quale anno?). Diplomata al liceo linguistico Rosetum dove ha studiato inglese, spagnolo e tedesco (livello scolastico, quindi). Volontaria presso Organizzazione internazionale di soccorso (quale?), operatrice pronto soccorso trasporto infermi e nel settore emergenza (livello operativo) (dove? Che vuol dire livello operativo? Fa le inframuscolo o le endovena?). Nel maggio del 2011 trascorre quattro mesi in Zambia nelle zone di Chipata e Chikowa lavorando come volontaria presso 3 centri nutrizionali per malati di aids, incluso alcune settimane presso le missioni dei padri comboniani. Nel dicembre 2012 ha trascorso tre settimane a Calcutta, India, dove ha svolto volontariato presso la struttura Kalighat delle suore missionarie della carità e ha visitato progetti di assistenza alla popolazione indiana presente negli slums. Attualmente si occupa principalmente di Siria, sia per quanto riguarda l’accoglienza profughi insieme ad altri volontari, sia per attivismo e per aiuti umanitari. Al momento collabora con il Comitato S.O.S. Siria di Varese, l’Associazione delle comunità arabe siriane e Ipsia Varese nel progetto Assistenza sanitaria in Siria – Horryaty (sulle comunità arabe siriane a Varese, sarebbe il caso che gli organi di sicurezza effettuassero approfondimenti adeguati). 

Roberto Andervill, 47 anni di Varese, fabbro. Dal 1998 a oggi nell’organico di Ipsia Varese, l’Ong delle Acli che si occupa di cooperazione e volontariato all’estero (la circostanza andrebbe verificata, poiché non è chiaro cosa significhi essere nell’organico). Dal 2011, dopo lo scoppio della rivoluzione, comincia a interessarsi alla Siria. Ma è nel 2014 che comincia il suo attivismo a favore della rivoluzione antigovernativa, con la partecipazione alla missione di sopralluogo nell’area rurale di Idlib dalla quale nasce il progetto Assistenza sanitaria in Siria - Horryaty.»

Veniamo a questa «ricognizione» asseritamente (come direbbe la Polizia) effettuata nel marzo 2014: “il progetto nasce dopo un sopralluogo effettuato da Roberto Andervill, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo attiviste per la Siria.” 

Un fabbro e due studentesse. 

“Atterrati in Turchia …” sono stati “… accompagnati da una guida siriana nella sua terra, di preciso nelle zone rurali di Idlib, a sud ovest rispetto ad Aleppo. Durante questa prima visita si è cercato di instaurare un primo rapporto con la popolazione locale, al fine di capire le vere necessità e visitare i luoghi coinvolti nel progetto. In particolar modo sono stati visitati i due centri di primo soccorso di B. e H. …” (cosa nascondono le due sigle? E perché sigle e non i nomi propri?) “… dove c’è stata la possibilità di rilevare le principali problematiche nell’ambito dell’assistenza medica: carenza di personale adatto e di materiale essenziale per condurre assistenza sanitaria di base e di emergenza. Durante questa missione siamo stati sempre accompagnati e scortati da personale locale, con un alto grado di sicurezza.” 

In questa autodescrizione ci sono molte cose che dal punto di vista logico non funzionano: chi era la guida siriana e com’è stata reclutata? Forse si tratta di un contatto indicato dagli esponenti della comunità siriana di Varese o dal contatto bolognese? Non dovrebbe trattarsi di un contatto cristiano, visto l’ambiente nel quale sono stati introdotti i tre. Sarebbe interessante sapere in quale lingua si sono intesi con i siriani di Siria (e qui torna la curiosità sul livello di conoscenza di arabo e inglese).

Continua la relazione degli interessati: “In collaborazione con il personale medico presente sul posto si è deciso di attivarsi al fine di perseguire due specifici obiettivi:
1. Attivare un corso base di primo soccorso e rifornire alcune aree di kit di emergenza di primo soccorso corredati di tutto il materiale occorrente.

2. Garantire ai pazienti malati di patologie croniche di accedere alle giuste terapie rispettando i tempi, dosi e qualità dei farmaci. 

Dopo aver avviato il servizio il personale medico locale garantirà la continuità dell’assistenza mirata. Il secondo viaggio avrà lo scopo di consegnare il materiale comprato ed effettuare le visite mediche necessarie per avviare il programma terapeutico”. 

Qui le esigenze di chiarezza si accrescono: in una zona rurale e di guerra, quale personale sanitario è stato incontrato? Quale proposte tecnico-sanitarie sono state prospettate dal trio, un fabbro e due studentesse, una sola delle quali di scienze infermieristiche (primo o secondo anno)? Come avrebbero potuto Andervill, Marzullo e Ramelli garantire ai pazienti di accedere alle giuste terapie? Insomma, queste parole servono per la superficie: per sapere qualcosa di significativo (e per ottenere aiuti finanziari da gente soccorrevole, ma di questo non si parla mai), occorrerebbe elementi su malattie, terapie e sul presunto personale medico locale.

E veniamo al rapimento. 

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo tornano in Turchia nel luglio 2014, attraversano il confine con il giornalista de Il Foglio Daniele Ranieri. Si dice con “nuovi aiuti”. Ma nella prima missione avevano effettuato solo un sopralluogo e dovevano essere a mani vuote. Altrimenti l’avrebbero scritto. Degli “aiuti” della seconda missione non si chiarisce nulla. Potrebbe trattarsi di tutto, dalla merendine ai pannolini visto che i mitra Beretta non possono viaggiare sugli aerei di linea. Anche i kit di pronto soccorso sono ingombranti e la loro presenza avrebbe suscitato, quanto meno, l’attenzione del personale presente nell’aeroporto di partenza (italiano).

Il 31 luglio, tre giorni dopo il loro ingresso in Siria, vengono sequestrate da un commando armato in località di El Ismo, a ovest di Aleppo, nella casa del Capo del Consiglio rivoluzionario locale che, a pagamento, le ospitava. Il commando avrebbe fatto parte del Fronte al Nusra – il gruppo che “rappresenta” al Qaida sul posto. 

Lo scorso ottobre il quotidiano libanese Al-Akhbar, vicino al movimento sciita Hezbollah (schierato con il regime di Damasco), scrive che le due italiane sono state attirate ad Abizmu da un attivista siriano conosciuto su Internet nell'ambito di un piano organizzato per rapirle e chiedere un riscatto. 

Se questo è stato il mondo di trovarsi un contatto, la sprovvedutezza del trio, sin qui formulata per “sospetti”, avrebbe una clamorosa conferma.

La contentezza per il ritorno a casa di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, quindi, non può farci dimenticare la loro storia.

Innanzi tutto che i progetti umanitari di Horryaty (assistenza sanitaria e ‘acqua’) sono indefiniti, né possono essere immaginati alla luce del «back-ground» dei tre componenti della presunta Onlus «Horryaty». A proposito, le ricerche effettuate sul web non hanno permesso di capire cosa significhi «Horryaty» né a quale lingua appartenga l’espressione.

Escluderei che il ministero degli esteri abbia erogato finanziamenti o che qualche benefattore ci abbia messo dei soldi, ma sarebbe importante una smentita ufficiale.

La vita mi ha insegnato che laddove non c’è chiarezza, c’è qualcosa di brutto da nascondere. E, anche in questo caso, non c’è alcuna chiarezza sulle persone, né sulla loro ‘immaginaria’ Onlus, né sulle loro intenzioni, giacché definire progetti quanto pubblicato su Facebook è contrario alla ragione.

A occhio, viene in mente una delle classiche paradossali vicende italiane, delle quali siamo stati protagonisti nel recente passato, dalle Simone alla Sgrena. Certo niente a che vedere con i «foreign fighters», ma probabile vicinanza con qualche siriano legato ai movimenti fondamentalisti (nella fattispecie qaedista) che hanno messo in piedi le varie guerriglie che animano il Medio Oriente. Se fosse vero che i tre hanno ottenuto il loro contatto in terra siriana via Internet, c’è da avanzare preoccupati dubbi di sanità mentale.

Ho troppo stima per Marco Minniti per non pensare che i servizi segreti hanno acquisito o stanno acquisendo maggiori e più approfondite informazioni su Anderville, sulle due «ignare fanciulle» e suoi loro improbabili contatti.

Si è detto che Greta e Vanessa siano andate in Siria per umana solidarietà nei confronti di coloro che, a causa della guerra civile, subiscono patimenti inenarrabili. Ma non è stato spiegato di quali risorse disponessero per compiere la loro missione. Dove hanno trovato i quattrini per i due viaggi aerei e soprattutto per il costosissimo autista siriano che li ha portati ad Aleppo nella prima missione. Quello della seconda scompare nella nebbia artificiale lanciata su tanti aspetti della vicenda.

Del resto, l’ultima riflessione ci dice che l’animo di Vanessa e Greta, colmo dell’ansia di solidarietà, avrebbe potuto trovare ampia soddisfazione in Italia, dove i poveri sono in crescita, per accedere alle mense della Caritas ci sono file interminabili, dove gli anziani soli, bisognosi di assistenza domiciliare sono decine di migliaia, dove i centri di accoglienza e di soccorso agli immigrati di qualunque nazionalità, ma di questi tempi, soprattutto arabi e siriani.

Perciò la ragione dei due viaggi (il primo con il «capo»), il secondo da sole, non può che essere lo spirito di avventura, nella migliore delle ipotesi, o la vicinanza alla Jihād, nella peggiore. 

Da tutto ciò che si legge sul web, il vantato collegamento con l’organizzazione cattolica di soccorso di Varese, è troppo indefinito per non essere messo in dubbio: potrebbe avere una funzione di sviamento d’attenzione e di «captatio benevolentiae» per le anime belle e buone.

In definitiva, i dubbi sono tanti, troppi, ed è necessario che qualcuno approfondisca il perché e il percome i rapiti si trovavano in un teatro di guerra, considerato «off limits» dal ministero degli esteri.

C’è poi il problema del riscatto milionario pagato per riavere le ragazze in Italia (di fatto confermato dal ministro Gentiloni venerdì sera: una eccellente «performance» televisiva, la sua). 

Non c’è da meravigliarsi: abbiamo sempre pagato i terroristi che utilizzavano e utilizzano i nostri soldi per armarsi e combattere i nostri alleati e noi, in qualunque missione siamo stati impegnati. Chi avesse voglia di spulciare i documenti americani disponibili sulle missioni Libano, Kosovo, Iraq e Afghanistan, sarebbe sorpreso di riscontrare quale sia la critica ricorrente nei nostri confronti: un flusso intenso di denari per i capitribù delle zone affidateci in modo da evitarci spiacevoli attacchi. In Libano, mentre centinaia di americani e di francesi cadevano a Beirut per gli attentati sciiti, gli italiani stavano a guardare perché gli uomini dell’«intelligence» militare versavano camion di dollari nelle casse dei capi del terrore. Così in Iraq e altrove. Queste sono le notizie che, a microfoni spenti, raccontano le exbarbe finte italiane.

Nel caso della Sgrena, poi, i comandi italiani avevano assunto l’impegno con le autorità americane e irachene di non pagare e di consentire, se la liberazione fosse avvenuta, che la giornalista fosse interrogata nella nostra ambasciata prima di fare rientro in Italia. L’aver pagato e la necessità di non farla incontrare con le autorità alleate (rivelando la violazione dell’intesa) spiegano razionalmente l’inspiegabile fuga di notte verso l’aeroporto che determinò la fine della vita a Calipari (e la successiva elezione della moglie in Parlamento).

Che poi, la missione ‘recupero di Ramelli&Marzullo’ sia stata difficile è tutto da vedere: sono infatti i rapitori che, normalmente, cercano i contatti italiani, anche diplomatici, per ottenere il fiume di denari per il quale siamo noti in Medio Oriente come in ogni altro teatro di guerra, compresa la Somalia.

Il governo serio di un Paese serio, dopo questa paradossale vicenda, dichiarerebbe che questa è l’ultima operazione di recupero di italiani liberamente in giro per il globo per spirito di avventura o per turismo.

Anche perché l’esperienza ci insegna che alcune volte è accaduto che parte dei quattrini destinati ai sequestratori rimanesse attaccata alle mani degli intermediari. Certo, in questo caso non è accaduto nulla di simile. Ma una cosa del genere potrebbe sempre accadere.

Altrimenti, la vicenda sarà un ulteriore incentivo per tutti i tagliagola, prime vittime giornalisti e fotografi italiani che, per lavoro, vanno in zone di guerra e di guerriglia.

Ma Renzi, che non è il serio capo di un governo serio, non lo farà, anzi si beerà, come i suoi predecessori, dell’effimera e superficiale popolarità del ritorno di Ramelli&Marzullo in terra italiana.

Ps: sarebbe il caso che lo Stato esercitasse una maggiore vigilanza sulle migliaia di Ong e Onlus che si dedicano all’assistenza in Italia e all’estero. In esse e tra di esse possono esserci casi anomali che vanno estirpati a tutela della pubblica buonafede di sostenitori e contributori.








19 gen 2015

Il "nazareno"..fra nomine e nuovi patti

di vincenzo cacopardo
E mentre Cofferati si prepara a riunire i ribelli del Pd anche in vista del voto per il Quirinale e Berlusconi corteggia tutta l'ala centrista moderata per poter scovare le vere intenzioni di Renzi sul nome del candidato, il patto detto del Nazareno (ossia la fatale intesa sottobanco tra Renzi e Berlusconi) prosegue in barba ad una politica parlamentare più debole che mai.

E' passato quasi un anno e questo patto continua a reggere per la mancanza di una politica dei Partiti ormai ridotti a veri ectoplasmi in mano a leaders che pensano che la politica possa guidarsi attraverso il loro assolutismo ed una comunicazione fittizia costruita sull'inganno.
Il 18 gennaio del 2014 Matteo Renzi e Silvio Berlusconi si incontravano nella sede del Pd per siglare l'intesa su riforme istituzionali e nuova legge elettorale. A Palazzo Chigi sedeva ancora Enrico Letta, ma l'amico “sindaco d'Italia”..falso quanto mai.. era pronto a defenestrarlo forte dell'appoggio del cavaliere. Ad un anno da questa inquietante storia ...la politica sembra ancora dormire ed attendere che il nuovo messia Renzi indichi la strada per la definizione di quelle riforme che continuano a non piacere e che appaiono solo frutto di pura semplificazione e di una strategia a favore di qualunque possibile governabilità...
Al di là di una intesa su una nuova legge elettorale che politicamente dovrebbe ricercarsi attraverso intese partitiche più diffuse ed ampie..la politica di questa nostra Nazione appare svolgersi più come un giochino a carte tra questi due personaggi: I due attendono il carico di briscola per poter chiudere la partita.. che in realtà coinvolge non poco la vita sociale e politica di un Paese ormai stremato...Ma molti cittadini..stolti.. paiono gradire questi giochini come fossero parte di una commedia inevitabile..una vera tragedia che in realtà peserà sempre più sulla loro vita e sulle loro tasche..
Vi è tuttavia la sensazione che l'intesa tra i due (Renzi-Berlusconi) possa allargarsi anche al Quirinale arrivando a individuare il nuovo successore ..Un accordo che potrebbe trovare ulterirori concordanze per le riforme istituzionali (in discussione alla Camera) e per l'Italicum (che si sta votando al Senato). ...Insomma la sensazione chiara è quella di un Parlamento che non conta più nulla e di Partiti ormai allo sbando.....Governa Renzi...e domina insieme a Berlusconi...non muovendosi più foglia che i due non vogliano..Come ci si può dunque meravigliare che vi siano personaggi che fuggano dal PD..e da FI..quando gli stessi partiti restano condizionati dalle decisioni antidemocratiche di un simile patto detto “del Nazareno”?
Ancora peggio se i nomi che sembrano prospettarsi per la nuova carica dello Stato dovessero trovare una intesa su personaggi come Veltroni..figure simbolo della peggiore semplificazione della politica (di stampo yankee)... che lascerebbe strada aperta verso riforme tanto ridotte..quanto utili per le facili iniziative volute da Renzi: monocameralismo con forte premio di maggioranza ed alte soglie di sbarramento per la definizione di un bipartitismo di chiusura ad un più alto principio di rappresentanza democratica e di apertura verso una governabilità forte e sempre più deformante.  




18 gen 2015

Qual'è la verità?

di vincenzo cacopardo
Un po' ambiguo e meno diplomatico del ruolo che dovrebbe assumere..quello del neo ministro degli esteri Gentiloni. La sua informativa a Montecitorio sulla liberazione delle due volontarie rapite in Siria pone degli equivoci e le voci di un riscatto non sono del tutto da escludere. Non è di sicuro un tema da sottovalutare poiché Gentiloni è apparso sfuggente e contrario ad entrare seriamente nella questione aggiungendo solo frasi contenute e scontate:«nei confronti di italiani presi in ostaggio la nostra priorità e indirizzata alla tutela della vita e dell'integrità fisica dei nostri connazionali».
La domanda che in tanti ci poniamo è quindi quella di poter conoscere la verità circa un possibile pagamento per tutelare le due ragazze Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, ...Gentiloni continua a dirsi sorpreso e addirittura anche stupito per queste voci prive di ogni fondamento. In tutto questo il Premier..sindaco d'Italia Renzi getta acqua sul fuoco e... senza si e senza ma..protegge le affermazioni del suo ministro.
Se Matteo Salvini ed il Movimento 5Stelle restano in allerta accennando polemicamente sul fatto..e dichiarandosi poco soddisfatti della replica del Ministro, di sicuro il fatto, come i tanti di questo Paese, sarà destinato a restare senza alcun riscontro sulla verità: si è pagato o no? La cosa non può restare di poco conto... giacchè uno Stato che paga è uno Stato che rimane condizionato ed un governo che non dovesse dire la verità in proposito, non può di certo essere ben giudicato. Inoltre sembrano crescere voci ed illazioni circa le ragioni per le quali le due ragazze si erano trasferite in Siria. Le due ragazze sono state prese... sono state interrogate e successivamente rilasciate. Ma molte cose sembrano non tornare. Ci sono voluti oltre cinque mesi . Naturalmente ...l'accusa di qualche Stato verso l'Italia potrebbe essere quella di non vederci chiaro con un rischio che rimane quello di finire col finanziare il terrorismo islamico pagando questi riscatti.

Ma qual'è la verità.?..E' giusto che venga fuori?

15 gen 2015

Veltroni... di buon auspicio per la politica semplificativa del Premier

Il nome di Veltroni per la nuova presidenza della Repubblica è uno fra quelli più gettonati. La sua presidenza potrebbe risultare la peggiore beffa per i piccoli Partiti. La mentalità alquanto "yankee" del personaggio potrebbe piacere tanto a Renzi poiché il pensiero rimane simile nella visione alquanto restrittiva di una democrazia..una democrazia molto più simile a quella americana che, nella sua semplificazione... finisce, se pur inconsapevolmente, col premiare lobby e potentati.

Con una presidenza simile..si chiuderebbe definitivamente il cerchio...mettendosi in atto un monocameralismo bipartitico che porrebbe argine a qualsiasi dialogo di una politica più libera e democratica. Veltroni rappresenterebbe un punto fondamentale per Renzi che potrebbe così permettersi di premiare la sua governabilità spinta dall'alto.

Sono in molti a pensare che ciò potrebbe essere un bene per la politica del futuro, ma è un grossolano errore pensarlo dato che è già stato dimostrato che il voler ingabbiare la democrazia con modelli bipolari o peggio bipartitici, ha solo portato danni. Si parla da anni di posizioni politiche costruite attraverso una ideologia che continua a spingere, in modo assai sprovveduto, nelle due rigide polarizzazioni la politica. Due poli che hanno già generato un’incomprensibile limitazione del pensiero politico e che hanno rafforzato sempre più una radicalizzazione delle figure contrapposte. L’avere portato avanti un simile sistema per lungo tempo… senza alcun metodo e per un restrittivo bisogno di operare una qualunque governabilità…la dice lunga sulla incapacità dei tanti che hanno voluto intraprendere questa attività per il piacere di accomodarsi in una poltrona col beneficio di una lauta ricompensa. 

Malgrado ciò..qualcuno pensa che nel passato non sia stato possibile muoversi in tal senso perchè le regole e le riforme non erano ancora state messe in atto, Ma oggi il quadro appare diverso ed un premier forte coadiuvato da un capo di Stato simile nel pensiero, potrebbe chiudere quel cerchio istituzionale dando corpo alla peggiore operazione della semplificazione politica del paese.
vincenzo cacopardo

un commento alla interessante analisi di Domenico Cacopardo

Il benaltrismo è al lavoro in Italia. 

E con successo.
di domenico Cacopardo

Non potrebbe essere altrimenti, visto l’effetto consolatorio che ha sugli ignavi, sui paurosi, su coloro che non possono indentificarsi con nient’altro che il nihilismo di chi si è escluso, si tratti delle battaglie democratiche, civili o semplicemente per rimettere in moto il Paese, secondo le regole che governano il mondo d’oggi.

Sono al lavoro, i benaltristi, intorno agli attacchi terroristici di Parigi e cercano e trovano argomenti nel coraggio dissacratorio dei giornalisti di Charlie Hebdo, nella situazione della stampa nelle nazioni rappresentate nel corteo di domenica 11 gennaio, nell’invenzione di scenari improbabili e francamente stupidi di un complotto dei servizi segreti (il complotto dei servizi segreti o dello Stato è una mania nazionale che non si ferma, purtroppo, ai benaltristi e colpisce anche in altri ambienti e città) o del sionismo internazionale. Si è arrivato a invocare, sul web, Cesare Lombroso per etichettare i vignettisti uccisi, per affibbiare loro una qualche ascendenza semita.

Tutta porcheria, naturalmente, che, però, nutre chi ama la coprofagia e la coprolalia (nutrirsi e parlare di feci). 

Non è ancora il momento di abbandonare la questione terrorismo islamico e situazione dell’Europa. Anche per dire ciò che non è stato detto sulle reazioni della comunità islamica francese: nelle carceri d’Oltralpe si è inneggiato ai terroristi; manifestazioni spontanee di consenso si sono avute in Tunisia e, in tono minore per il timore della reazione governativa, in Algeria; modestissima la partecipazione alla marcia di domenica 11. Sul web impazza la frase «Je suis Charlie Coulibaly», lanciata dal comico, si fa per dire, Dieudonné M’bala M’bala.

Ora, tornando al tema principale, occorre ricordare che l’espressione «date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» di Gesù Cristo non è contemplata dal Corano. Infatti, nelle sue norme, non c’è distinzione tra legge di Dio e leggi degli uomini, talché, nella commistione, prevale naturalmente la legge di Dio, cioè l’Islam, nell’interpretazione più integralista. I tribunali applicano, quindi, questa legge e mandano a morte tutti coloro che osano violarla: si tratti dei cristiani che vivono in paesi islamici, si tratti di due giovani donne sorprese a guidare l’auto nella ricchissima Arabia Saudita, si tratti dello studente egiziano che s’è dichiarato agnostico. 

E qui viene la considerazione che spiega molto del disagio attuale: anche da noi l’uomo, abbandonato dalla compagna qualche volta la uccide. Segno di una destabilizzazione totale di menti immature che, attraverso l’assassinio, pensano di recuperare l’equilibrio sociale e familiare turbato. 

Un fenomeno consimile, ma di massa, si manifesta nel mondo islamico, scandalizzato dalla libertà della donna occidentale, dai suoi diritti civili, dal suo ruolo, crescente, nella società e nella famiglia, dall’affermarsi di una sempre più sostanziale parità tra sessi.

È questa l’ossessione ricorrente nei documenti dei gruppi integralisti e terroristici che occupano le scene dell’Oriente maomettano e dell’Occidente. 

C’è poi l’aspetto politico dello «jihādismo»: è di tutta evidenza che l’uso strumentale della religione da parte di coloro che vogliono assumere o consolidare un potere interno alla galassia islamica. E che gli assassinii efferati vogliano colpire la mente, prima di tutto, dei correligionari, portandoli sulla strada di un’obbedienza cieca e assoluta. Ma il fatto che la guerra sia infraislamica non assolve i movimenti «jihādisti», che intendono soggiogare coloro che, credendo in Allah, vivono nel mondo occidentale.

Tuttavia, un effetto positivo l’attacco di Parigi può sortirlo: se, infatti, l’Unione europea deciderà di mettere «a fattor comune» i servizi di «intelligence», con la necessaria autonomia operativa e lo strumento giudiziario, impedendo il «dumping» di giustizia (praticato soprattutto dalle nostre parti per una incomprensibile indulgenza nei confronti del fenomeno), per la seconda volta nella storia (dopo la Lega santa diretta da Giovanni d’Austria vincitore a Lepanto), l’Europa potrà affrontare gli estremisti in modo unitario e, come sempre, batterli. Quanto all’Italietta, un Paese senza «weltanschauung» (visione), sarebbe bene che si abbandonasse l’idea di affidare alla procura nazionale antimafia le questioni relative al terrorismo islamico. Sia perché i due fenomeni (mafia e terrorismo) non sono confrontabili, sia perché si creerebbe un superpotere giudiziario di cui francamente non abbiamo bisogno in tempo di teoremi sullo Stato terrorista o mafioso, sia perché la specializzazione di chi si occuperà del problema dovrà essere estrema e comprendere una capacità operativa (con la libertà di adottare decisioni estreme) che non può aspettare i tempi di decisione giudiziaria.

Sullo sfondo –e ne parleremo- crescono le possibilità di un intervento in Libia e, poi, nel territorio dell’Isis. Al netto della diserzione, imperdonabile, di Barak Obama e del suo imbarazzante segretario di Stato: assenti a Parigi, assenti sul terreno della solidarietà, si dissolvono nella nube grigia dell’insufficienza politica e istituzionale.



Quando scrive Domenico Cacopardo..si scopre l'impronta chiara dell'uomo di cultura colto e preparato che non riesce però a nascondere, alcuni condizionamenti legati ad una visione sistemica occidentale che ne appanna ogni possibile altra visione più oggettiva, finendo col mettere in continua contrapposizione due mentalità che per storia e per cultura non potranno mai essere comparate senza una giusta predisposizione analitica. Nella sua interpretazione fra i due mondi (occidente - oriente) Cacopardo finisce col parlarci dei tanti che si permettono di difendere un popolo che crede fermamente alla propria religione ed alla sua cultura... cioè l’Islam, nell’interpretazione più integralista. 

Ma non credo che l'Islam sia solo questo! 

Il richiamo alla donna occidentale, dai suoi diritti civili, al suo ruolo, crescente, nella società e nella famiglia, dall’affermarsi di una sempre più sostanziale parità tra sessi è un chiaro esempio di come la civiltà occidentale si sia sviluppata in positivo ..e non si può che essere d'accordo con Domenico, ma il vero problema da superare è il metodo con il quale si deve affrontare il dialogo con chi oggi si pone in modo sostanzialmente diverso.... Pensare di poter convincere tout court una cultura popolare cosi estesa nel mondo.. dominata da una religione così diversa dalla nostra...o ancora peggio... separare con un muro le due visioni, è stato l'errore madornale con cui si è proseguito e che non potrà mai portare nulla di buono. Il vero ostacolo da superare è quello di saper porre un dialogo senza offendere nel rispetto reciproco delle due culture religiose.

Il “benaltrismo” a cui fa riferimento Domenico Cacopardo.. si esprime come “un abuso del principio di precauzione”... quando si intendono invocare altre analisi e controlli fino ad allora non richiesti né ritenuti necessari. Ma nella fattispecie sarebbe poco logico non affrontare le opportune analisi, poiché si rischierebbe di non coglierne alla base i vari aspetti..

Fare di tutta un erba un fascio, al contrario, sembra tipico di chi è consolidato nel sistema e che pone la propria mentalità in posizione dominante rispetto a qualsiasi altra visione... Questa interpretazione è fin troppo leggera se non si approfondiscono altri aspetti ed il mondo occidentale, in proposito, non è nemmeno in grado di insegnare queste verità..

Non possiamo affermare verità occidentali.. come non possiamo che rispettare quelle culture orientali che poco ci convincono..Ma anche le regole che governano il mondo occidentale di oggi non esprimono per nulla alcuna perfezione..anzi ..si dimenticano spesso dell'importanza di un welfare a favore del bene comune... promuovendo sempre più la ricchezza dei pochi attraverso un sistema del libero mercato mai messo in discussione da possibili nuove regole. Non parliamo poi delle regole della democrazia...una sovranità popolare ormai non presa più in considerazione e schiacciata continuamente dai continui governi imposti attraverso subdoli giochi di potere che sovvertono il fine di ogni contenuto di rappresentanza.

Malgrado ciò..non vi è dubbio che i paesi occidentali dimostrano molto più rispetto per l'uomo poiché legate ad un concetto cristiano concentrato sull'amore verso il prossimo. Un rispetto per una sorta di uguaglianza democratica. Ma non possiamo nemmeno pretendere di rivoluzionare la mentalità di chi ha una cultura che, per motivi storici e religiosi è ormai integrata e strutturata al suo interno. 

L'Islam conta ormai più di un miliardo e mezzo di fedeli...Come si può non far caso ad una simile moltitudine di devoti o addirittura pretendere di dimostrare gli errori e gli equivoci della loro diversa cultura religiosa.... se non attraverso uno sforzo d'integrazione ed un dialogo serio e costruttivo?.. Non è di una dimostrazione di forza che abbiamo bisogno, ma di saper comprendere senza provocare.

L'azione promossa da “Charlie Hedbo” ..pur con infinito rispetto che si deve ad ogni vita umana...e con altrettanto sdegno per le efferate stragi inammissibili oltre che intollerabili….non è mai stata una vera espressione di libera satira e non ha mai aiutato questo bisogno di dialogo con l'oriente ..Non possiamo sottacere la continua provocazione estremizzata ed i giudizi deplorevoli su alcune vignette anche nei confronti del nostro Pontefice portate avanti con ostinazione e spesso senza alcun senso ironico convincente...Questa non sembra vera satira.. e non può essere giustificata in tutto, ma se si afferma questo si viene presi per anti occidentali...nulla di più antidemocratico e falso!..Quindi la libertà è sempre condizionata dal sistema persino nel mondo occidentale.. anche nei casi in cui si tende ad esprimere un libero pensiero nel rispetto reciproco...

Non vi sono solo casi di benaltrismo..quando si cerca di dare un equilibrio alle cose attraverso le dovute analisi .. E le analisi meglio farle che evitarle...
vincenzo cacopardo



13 gen 2015

i "limiti" della satira

di vincenzo cacopardo
Nessuna difesa per chi si permette di usare violenza con atti di barbarie come quelli avvenuti recentemente in Francia... Nessuno potrà mai perdonare simili uccisioni in nome di un Islam così tanto sanguinario voluto da piccole minoranze fondamentaliste. Ma una domanda alla quale non ci si può sottrarre è .. “se è giusto che la satira debba avere dei limiti e se in nome di una libertà si possa superare ogni limite imposto da un comune rispetto per la religione altrui”.

La satira si occupa da sempre di temi rilevanti, principalmente la politica, la religione, il sesso e la morte, e su questi propone punti di vista alternativi, e attraverso la risata veicola delle piccole verità, semina dubbi, smaschera ipocrisie, attacca i pregiudizi e mette in discussione le convinzioni. Nel significato popolare contemporaneo, si tende ad identificare la satira con una delle forme possibili dell'umorismo e, in qualche caso, della comicità; talvolta, poi, si intende per satira anche, indiscriminatamente, qualsiasi attacco letterario o artistico a personaggi detentori del potere politico, sociale o culturale, o più genericamente vi si include qualsiasi critica al potere svolta in forma almeno salace . Questo ci dicono le voci su una ricerca del significato della sua parola. Ma l'umorismo, l'ironia ed il sarcasmo devono avere i loro limiti nel principale rispetto che deve portarsi all'essere umano..al suo credo..alla sua educazione ed alla sensibilità stessa di ognuno.

Dice bene Travaglio quando afferma - la libertà di espressionenon significa condividere tutto quello che pensano, dicono, scrivono e disegnano quelli che se ne avvalgono. Non è poi così difficile capire che difendere la satira senza limiti non vuol dire che chi la fa non possa avere limiti (tutti ne abbiamo, e sono unici al mondo: dipendono dallo stile, dalla cultura, dall’educazione, dalla sensibilità, dall’eventuale fede di ciascun individuo).

Ma non dobbiamo nemmeno far finta di dimenticare anche la cultura mentale del destinatario a cui essa è diretta..Nel caso di “Charlie Hedbo” la satira sembra quasi aver preso libero sfogo senza alcun limite... con ostinazione..come una lotta senza fine ..quasi un'ossessione ..La matita come un'arma senza tregua verso una religione che, come tutti noi occidentali sappiamo ...forse non è ancora in grado di recepire con la stessa linea di pensiero occidentale, i principi di una satira fin troppo libera, ma in certi casi anche assai irrispettosa e volgare: Quale è..ad esempio... il fine di scrivere “il Corano è merda”, come esprime una delle vignette incriminate di Charlie Hebdo ?

In nome di una libertà si pensa che con la “satira” si possa dar sfogo a qualunque offesa.. calpestando ogni rispetto altrui, ma i confini restano legati e la libertà di ognuno finisce dove comincia il rispetto per l'altro. Soprattutto se sei, come dovresti essere... anche consapevole che la provocazione è diretta verso un popolo che non ha la tua stessa cultura mentale in grado di precepire la satira per quella che è..Non dimentichiamo che la nostra cultura religiosa nel passato ne ha anche viste di peggio..

Con ciò rimane esecrabile ed indifendibile ogni atto ostile e di crudeltà inferto verso i cittadini.. Atti che... ledendo i principi ancora più preziosi della vita umana, non possono trovare alcun sostegno...ma solo disgusto verso chi ha un simile disprezzo per la vita altrui e la propria.
Ma attenzione a parlare di libertà come fosse un salvacondotto valido per ogni espressione..compreso quello della satira!   

Due culture... due religioni..un'unico bisogno di convivere



SCRIVE DOMENICO CACOPARDO SULLA GAZZETTA DI PARMA:


"Diciamolo francamente: la vicenda dei terroristi parigini ha rimesso in evidenza quanto pregiudizio ci sia in gran parte della cultura italiana, protesa verso un insensato giustificazionismo che parte dalla considerazione che l’Islam non è una religione violenta e arriva alla conclusione che c’è un Islam moderato con il quale dobbiamo dialogare.

La verità è diversa: il Corano è un testo religioso integralista nel senso che non solo non riconosce diritto di cittadinanza ad altri «credo», ma incita i «fedeli» a convertire o a uccidere gli «infedeli». E in questo senso è stato sempre interpretato da imam e ulema delle varie confessioni islamiche. 

La cartina di tornasole per stabilire la sincerità o meno del clero musulmano è sotto i nostri occhi: nei confronti degli assassini e dei tagliatori di teste non è mai stata emessa una «fatwa», l’anatema cioè che impedisce al «fedele» di entrare nel Paradiso di Allah popolato da vergini. 

I giustificazionisti si appellano a categorie logiche inappropriate, riprendendo alcuni fondamenti del marxismo per riportarli all’attualità terroristica, una specie di nuova lotta di classe condotta dai poveri nei confronti dei ricchi sfruttatori.

Dimenticano, questi signori, che il mondo islamico è seduto da decenni sopra una delle maggiori ricchezze del mondo, l’«oro nero», il petrolio e il gas vitali per la sopravvivenza dell’economia industriale e post-industriale. E che non è stato capace, questo mondo, di produrre le mutazioni di assetto politico-istituzionale che avrebbero consentito ai cittadini, non alle oligarchie ovunque dominanti, di godere di una parte appropriata della ricchezza di cui dispone. 

Nessuna capacità di produrre le lotte di liberazione popolare che hanno condotto, per esempio, gli europei a liberarsi d’ogni schiavitù e di essere partecipi della vita politica e sociale delle loro nazioni. Solo il Baath, il partito socialista panarabo, è riuscito a imporre regimi laici vagamente socialisti, sempre combattuti dai militanti religiosi.

I giustificazionisti, poi, per sostenere le loro tesi, dimenticano, in malafede, ciò che accade all’interno dell’Islam: le stragi, le migliaia di cristiani e di correligionari uccisi, decapitati, le efferatezze di ogni sorta che si consumano nel nome del Dio maomettano.

Per mistificare ulteriormente la realtà si affidano a religiosi che auspicano la pacifica convivenza, che spiegano come la loro religione sia una religione di pace, come non si debba temere, ma serenamente dialogare.

In realtà, come tra tutti i credenti, ci sono i praticanti, gli indifferenti e i laici.

Sono solo questi ultimi che possono sostenere e ampliare il dialogo tra Occidente e Islam. 

Il presidente egiziano Al Sisi ha avuto il coraggio, un coraggio ereditato da Sadat, di andare nell’università Al Azhar del Cairo a dire che un miliardo e 600 milioni di islamici non possono pensare di far la guerra a tutti gli altri abitanti della terra nel nome di Allah. 

Il giustificazionismo è autolesionismo: non ci conduce verso la pace, ma a un’altra sanguinosissima guerra. 

Rocroi, Vienna, Kosopolje, Budapest, Lepanto non ci hanno insegnato nulla.

Sarebbe ora di riflettere sulle condizioni dell’umanità e sugli interessi degli europei: nel 2014 135.000 immigranti illegali provenienti dalla sponda Sud del Mediterraneo sono sbarcati in Italia. Se l’1% è un fontamentalista, si tratta di 1.350 persone. Se l’1 per mille è vicino al terrorismo «jihādista», si tratta di 135 uomini. "

Nient’altro da aggiungere.








E allora? Cosa dovremmo fare? Far finta non vedere che esistono un miliardo e seicento milioni di islamici ostacolando la loro integrazione col popolo occidentale?

Voler trovare un solo responsabile della violenza generatisi in questi ultimi anni, è l'insopportabile comune errore sul quale si ricade. 

Quello che mi rimane difficile da capire e che... quando Domenico Cacopardo apre una analisi in questo senso, dimentica i tanti errori del passato commessi dai paesi occidentali che, sicuramente più sviluppati in cultura avrebbero dovuto dimostrare la loro superiorità di crescita sociale democratica aiutandone lo sviluppo all'interno dei loro stessi confini. Senza imporre alcunchè ... ma cercando di far comprendere i principi di una democrazia..per far crescere un primario senso laico dello Stato sociale. E' vero! Il  pensiero e la mentalità orientale è spesso assai chiusa e difficile da interpretare, ma dopo gli insensati bombardamenti e gli attacchi violenti sul loro territorio, si è riacceso un odio maggiore che si aggiunge ad una cultura mentale e religiosa già di per sé difficile da sposare con i principi cristiani.

Nessuno potrebbe mai prendere le difese di chi si permette di usare violenza con atti di barbarie come quelli avvenuti recentemente in Francia...Atti che contrastano fortemente il diritto ed il rispetto sacrosanto della vita altrui...ma mi viene spontanea una domanda: “Fra il più colto e più erudito..ed il meno colto e sviluppato, chi ha le basi maggiori e dovrebbe, con prudenza e logica, sostenere una integrazione come questa che vede ogni giorno la religione mussulmana crescere a dismisura”?.. Pensare di poter isolare l'Islam fomentando odio è la più grande idiozia di questo mondo. 

La problematica è di enorme importanza... nessuno dimentica le stragi, le migliaia di cristiani e di correligionari uccisi, decapitati, le efferatezze di ogni sorta che si consumano nel nome del Dio maomettano...come afferma Domenico..ma nessuno deve far finta di non vedere chi favorisce questo becero fondamentalismo fornendo risorse ed armi o bombardando all'impazzata lasciando intere regioni del medioriente in preda al terrore. Ed allora?..


Ricordiamoci che la nostra religione è di per sè vincente e non ha bisogno di doverlo dimostrare.. perchè ha in sè contenuti del "perdono" cristiano. Un principio che non lascia dubbi ad ogni volontà di integrazione sociale con qualsiasi popolo della terra.

L'errore peggiore che può farsi in questo caso è quello di prendere una posizione troppo decisa su queste due culture (occidentale-orientale) che finisce con l'arrecare maggior danno ..dimenticando il dovere di un dialogo quanto mai necessario nel rispetto di ambedue le culture...Comprendere le ragioni della fede verso un Dio diverso... per meglio interporsi attraverso un dialogo che evidenzi i principi nel massimo rispetto delle due culture religiose. 

Quello che oggi si mette in evidenza è proprio la mancanza di questo dialogo e la messa in dubbio dei principi dell'una e dell'altra senza alcun rispetto per la vita altrui.
vincenzo cacopardo

11 gen 2015

nuovo articolo di Domenico Cacopardo



La Germania studia da tempo l’ipotesi Grekit, l’uscita cioè della Grecia dall’euro. Un’ipotesi che le imminenti elezioni, con la probabile vittoria di Syriza, il partito di Alexis Tsipras, rendono più attuale. 

C’è da riflettere sul fatto che sia Berlino, in modo ben più autorevole di Bruxelles, ad affrontare i prossimi scenari comunitari. Naturalmente, Bruxelles ribadisce che l’ingresso nel sistema monetario euro non prevede una procedura di recesso e sostiene, a torto, che per questa ragione l’evento non potrà verificarsi. Una sciocchezza per mascherare una posizione difensiva: infatti, la mancata determinazione di una procedura non può impedire a uno Stato sovrano di recedere da un accordo internazionale, tanto più che, per ciò che si capisce, se la Grecia si decidesse, l’uscita riguarderebbe solo la moneta unica e non l’Unione europea. Insomma, una sorta di «reduction» a uno «status» simile a quello della floridissima Polonia.

Non è detto, però che lo scenario peggiore debba verificarsi. È vero che Tsipras, una specie di Vendola ellenico dalla comunicativa meno involuta e incomprensibile del collega italiano, dichiara di voler rinegoziare i termini del debito ellenico, chiedendone un taglio di almeno il 50%. E che la Germania respinge l’ipotesi contestando la ragione «storica» (il taglio del 50% del debito tedesco dopo la Seconda guerra mondiale). Non contesta, però, la Germania che l’operazione è tecnicamente possibile e che è l’unica praticabile visti i devastanti risultati ottenuti dalla «Troika» in Grecia e dal rigore del «Fiscal compact» nel resto del Sud-Europa. La storia ci dice che il debito sovrano non è mai stato restituito in senso tecnico ed è stato risanato con le operazioni più varie, mai con il rimborso del capitale nemmeno con un «timing» più mite di quello demenziale previsto dal medesimo «Fiscal compact», firmato per l’Italia dal tecnico Mario Monti.

Le posizioni di Germania e di Grecia sono evidentemente prenegoziali: si capirà la sostanza e il «punto di caduta» solo tra alcune settimane.

La Bce, però, lancia segnali di pace e fa filtrare l’intenzione di procedere con il «quantitative easing», l’acquisto cioè di titoli degli Stati dell’Unione, in modo da finanziare nuove politiche di sviluppo, integrative dell’ormai fantomatico piano Junker, le cui risorse oggi accertate sono ridicole, tra i 25 e i 30 miliardi di euro, quando la cifra necessaria sarebbe di almeno 300 miliardi di euro. 

A questo punto, la questione per noi italiani è solo una: qual è la visione del governo Renzi rispetto a questa possibile emergenza? Qualcuno, a Palazzo Chigi (che il cerchio magico chiama semplicemente «Chigi», nel senso di «Ci vediamo a Chigi») s’è posto il problema? Qualche economista dello «staff» presidenziale? Di sicuro, al ministero degli esteri, Gentiloni avrà allertato il ministro Andrea Tiriticco, un diplomatico di carriera, di quelli che conoscono il mestiere e che sono odiati da Renzi. Tiriticco è il capo del contenzioso diplomatico, l’ufficio che studia e affronta le questioni di diritto internazionale nelle quali il Paese si imbatte. 

Sarebbe importante conoscere il pensiero del «premier» in materia, non una delle frasi senza contenuto di cui è specialista, ma un articolato ragionamento sul prossimo tornante dell’Unione. Il problema si manifesterà a dimissioni di Napolitano consumate e a collegio elettorale appena insediato. E l’evolversi greco non sarà senza conseguenze nell’elezione, vista l’assoluta necessità di avere al Quirinale una personalità di sicuro rilievo internazionale. 

Sarebbe il caso di rafforzare Chigi, magari chiedendo la consulenza di un vero esperto, Lorenzo Bini Smaghi, l’uomo che «in pectore» dovrebbe essere il prossimo ministro dell’economia.

L’imperativo categorico, si sarebbe detto una volta, è attrezzarsi per giocare un ruolo significativo. 














7 gen 2015

Grasso..il candidato di cui si parla



«La politica deve sradicare le infiltrazioni clientelari prima dei magistrati. E la riforma della giustizia civile è indispensabile per eliminare gli interessi mafiosi». Queste parole del presidente del Senato Grasso suonano come quelle di chi ormai appare come il candidato favorito per la presidenza della Repubblica... in un contesto in cui i nomi si bruciano ogni giorno e la figura della seconda carica dello Stato assume sempre più rilevanza. Una frase persino pleonastica che potrebbe persino apparire retorica... poiché sembra chiaro che la politica, attraverso riforme corrette della giustizia, deve guardare in direzione di un'azione che elimini ogni interesse personale e di convenienza. Parole che suonano dunque alquanto enfatiche e non prive di un contenuto che esprime un evidente interesse verso la prima carica dello Stato.

Nella marea oscura di una politica ormai priva di contenuti e di idee..vengono sempre fuori queste figure come fossero l'unica rappresentazione della perfetta moralità al di sopra di ogni capacità.

Senza nulla da eccepire sulla figura dell'attuale presidente del Senato..appare davvero incredibile la sua veloce ascesa nelle istituzioni della politica...Voluto da Bersani ed eletto dopo un ballottaggio alquanto risicato... non possiamo dimenticare la sua disponibilità alla modificazione del regolamento del Senato sulle votazioni a scrutinio segreto, (obbligate nei casi in cui si tratti di persone fisiche), che non hanno rappresentato una notarile espressione super partes, ma abdicazione da ogni difesa dei valori di libertà dello Stato di diritto di cui avrebbe dovuto essere geloso custode (la valutazione è chiaramente politica). Non è stata un' espressione accettabile... anche per la leggerezza con la quale si è proceduto sulla estromissione del senatore Silvio Berlusconi. Ciò... al di fuori di ogni considerazione che possa attribuirsi alla figura stessa del cavaliere. Ma l’idea che lo Stato, e il Senato che ne è organo rilevante tanto da stabilire per il suo presidente il ruolo di supplente del presidente della Repubblica, possa aver sovvertito i principi su cui si è fondato, non ha dato tanta ragione ad un presidente super partes e potrebbe essersi dimostrata come un'azione di opportunismo politico, in un momento in cui gli opportunismi dovrebbero essere banditi da una personalità come la sua.
vincenzo cacopardo



3 gen 2015

Efficientamento.. o utile funzionamento?




"Per Renzi e per coloro che gli corrono appresso.. la parola chiave è quella dell'efficientamento: definizione oggi molto in voga che significa “miglioramento dell'efficienza” nella realtà una esplicitazione assai incerta ed aleatoria... quando il termine che per logica dovrebbe avere più importanza è quello del funzionamento ossia “modo in cui le cose funzionano” ..una distinzione non di poco conto sulla quale i suoi -non gufi- dovrebbero riflettere.."

di vincenzo cacopardo

Se dobbiamo vivere di speranze..va bene il seducente Renzi.... come del resto siamo rimasti per anni appesi alla figura dell'incantatore Berlusconi...Ma se i fatti dimostrano il continuo gran polverone dai contenuti inefficaci... allora meglio ricorrere alle elezioni..od a qualsiasi azione che possa favorire un diverso cambiamento.

Bisognerebbe comprendere che il cambiamento non è quello portato da una figura...ma quello fondato su un progetto e... nel caso del sindaco d'Italia... tale progetto è sicuramente criticabile. 

A che vale l'energia e la capacità di rimettere in modo la stagnante politica italiana, quando si sbanda visibilmente, perdendo credibilità e la capacità di gestire il consenso che aveva insperabilmente ottenuto. E' proprio sul merito delle cose e non sull'atteggiamento che bisognerebbe soffermarsi. 

Le proposte del suo governo...non potranno mai portare una vera crescita al Paese e la sua evidente sottomissione a quella Europa (alla quale non è più facile credere) la cui visione è tanto pragmatica... quanto ostile nelle disparità economiche, nelle risorse, nelle culture e nella mentalità dei Paesi annessi.

Se la crisi economica della Grecia è parte della crisi del debito sovrano europeo ed ha portato ad una perdita di fiducia, indicata da un allargamento dello spread di rendimento delle obbligazioni....per quanto concerne il nostro Paese...benchè la nostra moneta sia più forte..la situazione non sembra tanto lontana e dissimile. 

E' difficile non poter immaginare che in un contesto simile europeo, quando un paese si arricchisce ve n'è sia un altro, più debole.. che ne paga le conseguenze. Ma chi stabilisce queste regole oggi fondate esclusivamente sul pragmatico procedere di una economia che non considera alcun valore? Valori.. che in sé.. restano.. poi... i veri portatori di crescita! 

Il nostro semestre di presidenza europea s’è rivelato un fallimento, non portando risultati utili. Renzi rivendica l’inserimento dei concetti di flessibilità e di rilancio economico, ma in realtà nulla sembra cambiato in positivo. Avrebbe dovuto favorire l'economia del nostro Paese invece di dedicarsi a nomine di politica estera. Avrebbe dovuto accompagnare un piano di sviluppo concreto.. invece di dedicarsi alla elementare semplificazione delle regole sul lavoro che, per quanto utili non riescono a portare lavoro in più.

Il metodo renziano è quello basato prevalentemente sulla semplificazione e sul tempo: semplificare al massimo col minimo del tempo. Tutto ciò attira l'opinione pubblica poiché mette in evidenza una accelerazione verso un mutamento...uno sprint..una volata verso un traguardo..meno importa quale sarà poi questo traguardo...l'importante è cambiare! Chi..poi.. non condivide è gufo...Una visione ristretta..come ristretta rimane la sua logica.

La spinta verso la crescita dovrebbe prendere spunto dalla teoria Kejnesiana di uno sviluppo costruito attraverso gli investimenti. Percorso che la stessa Europa spesso ci impedisce. Ma c'è un Sud che rappresenta oggi una miniera per lo sviluppo..un mezzogiorno quasi dimenticato dalla politica di questo governo che corre imperterrito verso la via più facile dei tagli senza un' attenzione verso un vero funzionale sviluppo.

Per Renzi e tutti coloro che gli corrono appresso... la parola chiave è quella dell'efficientamento: definizione oggi molto in voga che significa “miglioramento dell'efficienza” nella realtà una esplicitazione assai incerta ed aleatoria... quando il termine che per logica dovrebbe avere più importanza è quello del funzionamento ossia “modo in cui le cose funzionano” ..una distinzione non di poco conto sulla quale i -non gufi- dovrebbero riflettere..

Saremo gufi o aquile che volano più alte?..il domani lo dirà