18 mar 2013

Un commento di Alberto Cacopardo

IL MOUS, LA CADUTA DI PRODI E UN SIGNORE DI NOME ROBERT GORELIK

Estate 2007. In una saletta riservata dell’Hotel Ambasciatori a Roma si incontrano a pranzo quattro persone. Uno è Sergio De Gregorio, il senatore Idv da poco passato a Berlusconi dietro lauto compenso. Un altro è Enzo De Chiara, consulente dell’ambasciata Usa a Roma. Il terzo è Clemente Mastella, guardasigilli del governo in carica. E il quarto è Robert Gorelick, da quattro anni capocentro della Cia nella capitale.
Stando alle dichiarazioni rese da De Gregorio ai pm di Napoli, lo scopo di quel pranzo è preciso: Gorelick vuol fare sapere a Mastella, appositamente convocato da De Gregorio, che il governo americano gli “avrebbe mostrato riconoscenza” se avesse fatto cadere il governo Prodi.
Interpellato, Mastella ha confermato l’incontro, ma ha smentito quella promessa di riconoscenza.
Naturalmente, la smentita di Mastella è irrilevante: se la cosa fosse vera, certamente la negherebbe, se fosse falsa pure.
Ma se esaminiamo da vicino le modalità di questa smentita, constatiamo che si tratta pressoché di una conferma.
Mastella dichiara al Messaggero di non aver capito “che l’americano presente fosse il capocentro Cia”, ma al tempo stesso dice a Repubblica di avere sempre avuto “rapporti intensi con gli americani”. Dunque è un po’ strano che non conoscesse Gorelick, il quale, stando a chi lo ha conosciuto, era un personaggio “ben noto”, dopo quattro anni di soggiorno a Roma.
Gorelick non era un agente qualsiasi. Secondo il suo profilo sul sito di Deloitte, l’agenzia di business consulting per la quale ha successivamente lavorato, era stato a capo per tre anni, dal 2000 al 2003, della Counterproliferation Division della Cia. Dove “aveva stretto forti legami con policy makers e lavorato regolarmente col Presidente, il Vice Presidente ed altri membri chiave del governo, perseguendo vitali priorità nazionali”. Nei suoi decenni di carriera nella intelligence community, aveva acquisito una “eccezionale esperienza ad alto livello nella formulazione ed attuazione delle politiche nazionali, oltre a fornire informazioni su questioni di intelligence e di sicurezza nazionale a politici a livello di governo negli Stati Uniti e all’estero”. Insomma uno dei cervelli dell’amministrazione americana, in diretto contatto con George Bush.


                                                                      Robert Gorelick

C’è da chiedersi con quali americani Mastella intrattenesse i suoi rapporti intensi, per non avere idea di chi fosse un personaggio del genere. Ma passi, la Cia è pur sempre un servizio segreto.
Il ministro, tuttavia, evidentemente capì benissimo di avere a che fare con un emissario diretto di Washington, poiché racconta al Fatto Quotidiano: “Sorrisi, ascoltai e me ne andai dopo pochi minuti perché mi pareva un'americanata. Sapevo già che l'amministrazione Bush non era favorevole a Prodi.” E dal Messaggero apprendiamo che disse a Gorelick “di essere soddisfatto del [suo] incarico di governo”. Mastella dovrebbe spiegarci che cosa esattamente ascoltò che meritasse quella risposta.
Perché quello che ci sta dicendo è che un emissario diretto del governo americano convocò il ministro più infido del governo Prodi per spiegargli che l’amministrazione Bush non era favorevole a quel governo. Più chiaro di così…
Mastella argomenta che se gli americani “avessero dovuto parlarmi di argomenti delicati, non lo avrebbero fatto certo in quella sede” e, per risultare più convincente, sbotta: “E poi cosa mi potevano promettere gli americani? Facevo il ministro della Giustizia, mica l'usciere, ero all'apice della carriera politica”.
In effetti, nessuno ha mai capito che cosa ci abbia guadagnato Mastella a far cadere Prodi. Ma fatto sta che di lì a pochi mesi, dopo averlo tenuto in bilico tutto l’autunno, si dimise e lo fece cadere.
La conclusione che appare più ovvia è che Gorelick abbia avanzato, in termini più o meno velati, la sua offerta, e che Mastella, per ovvie ragioni, si sia ben guardato dall’aprire una trattativa in presenza di De Gregorio.
E naturalmente non si può certo escludere che la trattativa sia proseguita con successo in altra sede, dato che questo potrebbe forse spiegare un atto altrimenti pressoché incomprensibile come quelle sue dimissioni. Non si può escludere, ma nemmeno concludere per certo, beninteso.
Ma questo, in fin dei conti, è secondario. Più che stabilire se Mastella sia stato corrotto, o convinto, o accompagnato, quel che ci dovrebbe interessare è constatare che il governo di Bush ci provò: mise in moto i suoi servizi segreti per far cadere il governo Prodi.
E ancor più ci dovrebbe interessare capire perché. Anche su questo De Gregorio ha qualcosa da dire: “Vi erano preoccupazioni forti da parte degli americani sulle questioni di sicurezza e difesa, in ordine alle opposizioni che venivano dall'ala più radicale del governo Prodi", ha spiegato a Repubblica. "In particolare c'era preoccupazione sul rafforzamento della base Nato di Vicenza e sulla installazione radar di Niscemi, che provocavano forti resistenze della componente estremista”.
L’installazione radar di Niscemi non è altro che la base a terra del Mobile User Objective System, il famoso Muos contro il quale si è mosso di recente il presidente siciliano Crocetta in accordo col locale Movimento Cinque Stelle. Forse ha qualche ragione Crocetta a sentirsi piuttosto preoccupato davanti a questa storia...
Ma quel che è forse più preoccupante è il fatto che un episodio di questa portata sia passato pressoché inosservato. Si è fatto un gran rumore sulla trattativa fra De Gregorio e Berlusconi, ma ben pochi si sono curati di soffermarsi su questo episodio. I nostri media nazionali non lo hanno ritenuto rilevante. Sarà che non credono a De Gregorio? Sarà che temono la Cia? O saranno talmente abituati all’idea che non siamo indipendenti, da non dare alcun peso ad un’inezia come questa?
Alberto Cacopardo

Un commento di Domenico Cacopardo

PRIME PULIZIE di Domenico Cacopardo


Con l’arrivo del nuovo Parlamento sono iniziate le pulizie di Pasqua della Repubblica.
Il primo a finire sotto la ramazza della nuova Italia è Mario Monti, crollato come una pera secca su una folle autocandidatura al Quirinale.
Il secondo è Beppe Grillo: si comincia a vedere come la compattezza dei suoi grillini sia tutt’altro che inossidabile.
E lo sarà sempre di meno nelle prossime settimane.
Ora, l’esame ramazza tocca a Pierluigi Bersani, sin qui gratificato dal caso, piuttosto che da una rilevante visione politica. Si lancerà nell’avventura senza una maggioranza predefinita rischiando d’essere uccellato? È  vero, c’è un bel pezzo di M5S pronto a sostenere un governo impegnato in alcune cose di rilievo. Ma basterà? Non diventerà ostaggio di questi neofiti della democrazia, figli della rete, condizionati dal piccolo Goebbels che sostiene il clown di Bogliasco?
Nei prossimi giorni si capirà di più. Per ora godiamoci le prime ramazzate.


15 mar 2013

L’essenziale priorità di riformare i Partiti



Le proposte che oggi vengono messe in evidenza sono quelle che riguardano il dimezzamento dei parlamentari e l’abolizione dei finanziamenti ai Partiti.
Proposte che…se possono rendere alla politica l’immagine di una condotta più etica…trovano lo spazio in un'ipocrita propaganda populista, non risolvendo…di certo, la primaria esigenza delle essenziali riforme prodromiche ad un vero cambiamento.
Se un vero funzionamento si volesse dare ad una politica più moderna che necessita di idee…bisognerebbe partire da un innovativo percorso di regolamentazione degli stessi Partiti: renderli cioè delle vere e proprie “officine di idee” in contatto stretto con i cittadini..offrendo uno scambio più utile e diretto. Si può così intuire l’importanza di dover loro offrire un finanziamento consono e non certamente spropositato come quello odierno…per l’organizzazione seria di informazioni, scambi e dibattiti utili per la cittadinanza.
Si continua in tutti i modi a voler procedere in direzione di provvedimenti che tocchino la pancia dei cittadini…in tal modo cercando di confortarli e consolarli perseverando in una strada che in sé…non riuscirà a risolvere alcunché….ma sicuramente a far mettere le mani dei potentati o di chi possiede grosse risorse…sulla politica. 
Come dire:- Si chiude la porta per evitare la corrente al malato grave...e nel coltempo  si spalanca una finestra per ucciderlo definitivamente! 
Un chiaro modo di ingannare astutamente il cittadino ignorante (nel senso che ignora) facendo forza sull' attuale contesto emotivo….evitando di stigmatizzarne le conseguenze. Si persevera, così, a mettere in mostra la cattiva abitudine di una politica poco chiara nella sua comunicazione.
Se poi.. tale proposta viene confortata e spinta da un esponente del valore come Matteo Renzi…si potrebbe restare perplessi e intuire come anche lui… ponga maggiori attenzioni in simili progetti dal profilo limitatamente funzionale ed iniquo…rispetto a ciò di cui la politica avrebbe oggi bisogno.
Sarebbe, invece…di prima necessita un vero rinnovamento delle funzioni dei Partiti che dovrebbero occuparsi seriamente  di ricercare, più che di ostentare verità, che dovrebbero assumere posizioni di rispetto ed umiltà nei confronti dei cittadini ai quali si deve prestare un utile servizio. Contestualmente individuare sistemi più consoni alla nostra realtà evitando di prendere solo esempio da modelli esterofili…spesso non utili alla  politica del nostro Paese. 
Infine…i Partiti dovrebbero essere messi in grado di svolgere una fondamentale azione induttiva per la determinazione di ogni programma: Identificarsi come un utile motore di ricerca in contatto diretto con i cittadini.
Vincenzo Cacopardo

Un commento di Domenico Cacopardo



LA VITTORIA DI PIRRO di Domenico Cacopardo

Un buon giocatore di scacchi valuta almeno tre mosse, sue e degli avversari. Berlusconi non l’ha fatto e si è lanciato nella campagna elettorale con l’entusiasmo di un neofita e con la sapienza mediatica di un esperto di comunicazioni di massa. Ne pagherà le conseguenze.
Purtroppo per lui, aveva davanti a sé una sola opzione: quella di conquistare al Senato (e per questo non s’è candidato alla Camera, dov’era prevedibile, in base al Porcellum, una maggioranza bulgara del Pd) un numero di seggi sufficiente a impedire a tutti gli altri di dichiarare la sua ineleggibilità e di dare l’autorizzazione all’arresto nel caso che qualche ufficio giudiziario l’avesse chiesta.
La missione, nonostante l’inattesa rimonta, è fallita.
Nelle prossime settimane, Silvio Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile da una maggioranza composta da senatori del Pd e del Movimento 5Stelle, sulla base di un antico impedimento legale alla sua elezione, sempre evocato e mai portato a conclusione. Si tratta dell’art. 10 della legge 30 marzo 1957, n. 361 che dispone, fra l’altro, l’ineleggibilità dei concessionari dello Stato. E le trasmissioni televisive sono concessioni pubbliche.
In passato, la Camera dei deputati non ha mai proceduto nella direzione dell’ineleggibilità per la maggioranza ostativa del centro-destra o per considerazioni di opportunità politica, legate alle dimensioni del consenso popolare ottenuto dal cavaliere.
Oggi, non è più così: il Pd e il Movimento 5Stelle voteranno l’ineleggibilità e Berlusconi sarà dichiarato ineleggibile e, quindi, estromesso dal Senato. E non importa se formalmente il cavaliere ha dismesso tutte le cariche societarie, importa solo la proprietà di Fininvest e della controllata Mediaset.
E non potrà ricorrere ad alcuna istanza superiore, visto che il giudizio sull’eleggibilità è manifestazione di una potestà esclusiva del Senato, non censurabile in nessuna sede ulteriore.
Ad aggravare la posizione di Berlusconi, c’è la dichiarazione del capo gruppo di M5S, Crimi secondo cui i grillini sono pronti a votare l’ineleggibilità e anche l’arresto di Berlusconi qualora i giudici lo chiedessero.
L’aggravante non è la dichiarazione, ma il fatto che essa apre uno spiraglio nei rapporti Grillo-Bersani: se Bersani non riuscisse a formare un governo per l’ostilità dei grillini, sarebbe facile sostenere nella prossima e imminente campagna elettorale che, in questo modo, Grillo ha salvato il nemico pubblico n. 1, Berlusconi.
Paradossalmente, l’ineleggibilità sarà per il cavaliere una via d’uscita meno traumatica dell’altra, l’arresto.
Poiché è evidente che un minuto dopo sarebbe in balia delle procure, ma è altrettanto chiaro che, se non vuole conoscere dall’interno il sistema carcerario italiano, Berlusconi ha la possibilità di eclissarsi legalmente un minuto prima di essere dichiarato decaduto dal suo seggio senatoriale.
Certo, si può eclissare anche se, dopo l’insediamento del Senato e la costituzione delle giunte e delle commissioni, prima che inizi la discussione sull’eleggibilità, arrivasse una richiesta di arresto e quest’ultima fosse discussa subito.
Quest’ultima possibilità è molto concreta e potrebbe concretizzarsi a Napoli. Qui la Procura marcia spedita e ha chiesto il processo immediato per la corruzione del senatore Di Gregorio. Poiché l’arresto preventivo può essere disposto in tre casi (pericolo di fuga, inquinamento delle prove e reiterazione del reato), chi potrebbe contestare ai pubblici ministeri partenopei la possibilità che Berlusconi tenti di comprare qualche neoeletto in via di sbandamento?
Per questo, la presunta vittoria di Berlusconi è una vittoria di Pirro e gli sforzi di Alfano e sodali sono solo commoventi tentativi di evitare la dissoluzione della sua creatura politica e il “rompete le righe” che affollerebbe gli uffici del partito di Monti e donerebbe a Bersani l’alibi di un accordo senza la destra becera, ma con il centro ragionevole.
Ecco, l’errore della mossa: Silvio Berlusconi ha calcolato la discesa in campo e la rimonta. Non ha calcolato cosa sarebbe potuto succedere se la rimonta si fosse rivelata insufficiente.
P.s.: non c’è nessun golpe nello scenario che abbiamo illustrato. Tutto avviene nella piena legittimità democratica, per la quale la legge è uguale per tutti. Anche per LUI.

14 mar 2013

La posta di Paolo Speciale




                                             LO SCONTRO INFINITO


Le plurime “sedi vacanti”, sia presenti che di imminente costituzione, conseguenza pressochè senza precedenti di una serie di concomitanti scadenze, evocano inevitabilmente lo spettro e la diffusa spiacevole sensazione di una sorta di dispersione incontrollata del potere, come se esso si trovasse preda ed in balia di indegni profittatori.
In realtà la storia ci insegna che, specie in un Paese come il nostro, il tempismo in senso inopportuno e minato da uno spirito irresponsabile costituisce una irrinunciabile tentazione per molti.
E chi avverte per primo la necessità di reggere le fila portanti di un sistema istituzionale già duramente provato da una consultazione elettorale sui generis, dalla crisi economica e dagli scontri tra i principali poteri sovrani è lui, Giorgio Napolitano, in una situazione “de facto” ben diversa da quella che prevede il semestre bianco.
Il suo deciso e tempestivo intervento indica al di là di ogni ragionevole dubbio la sopraggiunta insostenibilità – e diremmo anche la inopportunità – di uno scontro reciprocamente strumentale viziato da contingenti e divenuti quasi ineludibili dissapori di matrice personalistica.
Pur non volendo invadere alcuna altrui competenza infatti, è impossibile non rilevare la comune ed ormai consolidata accezione, insinuatasi presso la pubblica opinione, della “commedia giudiziaria” che ha visto sino ad ieri unici protagonisti Berlusconi e la Boccassini.
Ci si guardi bene dal chiedere a qualcuno di rinunciare al proprio ruolo – quello della difesa e quello dell'accusa -, ma un richiamo al senso di responsabilità nello svolgimento di funzioni opposte, previste e tutelate dal vigente Ordinamento era dovuto, che sottende l'appendice/ammonimento a non inseguire sovvertenti consensi popolari al di fuori della riconosciuta e sacrosanta corretta propaganda politica.
Paolo Speciale

13 mar 2013

Lettera ai fiancheggiatori "grillini"



“Attuale” non può solo essere l’uso di un computer o dei servizi messi a disposizione dalla moderna rete internet, ma un’innovazione di tipo culturale profonda che solo i pensieri e le idee possono dettare. 

Questa è una delle ragioni per le quali…pur credendo ad un cambiamento…trovo illogico e non edificante oltre che poco istruttivo, costruire  una reale metamorfosi politica attraverso l’uso di tali mezzi. 

Dai commenti ricevuti sul blog e sulla mia personale mail.. mi viene, con frequenza, contestata una presa di posizione contraria al nuovo Movimento5S. Mi riesce perciò difficile non rispondere mettendo in evidenza in modo chiaro il mio pensiero in proposito.

Non potrà mai essere messo in dubbio il mio spirito ed il desiderio di cambiamento evidenziato in modo netto ed inequivocabile nel mio libro pubblicato nel lontano 1999 (la politica ed il cambiamento), nel quale venivano messe in luce le esigenze di un Paese che non avrebbe più potuto attendere il vero rinnovamento politico e dove venivano persino poste idee innovative in proposito.

Solo per questo…potrei già essere riconosciuto come un vero precursore…assai prima di quanto non lo sia stato Grillo. Ma…oltre a ciò..nel mio blog..ho elaborato diversi post che parlano in modo esteso di "cambiamento" e di un bisogno di rottura col passato. Non mi si può quindi tacciare aprioristicamente di essere un qualunque critico di parte!

Ma se le mie valutazioni sono assai positive in direzione di un mutamento del sistema…non è detto che possano sempre esserle in termini di metodo e di idee.

Con queste premesse vorrei far comprendere a chi ..a volte in tono assai critico..si irrita per ciò che sottolineo avverso il Movimento 5S…che il mio pensiero non potrà mai sposare in toto un’azione di rottura senza una base costruttiva di innovazione dettata da progetti sani ed equilibrati in favore del desiderato rinnovamento…né.. si può restare inermi quando, in modo troppo generico, si sostiene che…per il futuro ci si penserà!

Se si vuole rompere…si deve, con gran senso di responsabilità, poter chiarire prima ciò che si vuole determinare senza eccessi o assolutismi non del tutto corrispondenti ad un modello di vera democrazia.

Cambiare è giusto... ma altrettanto difficile! Non mi sentirò quindi…mai trasportato favorevolmente nei confronti di chi ostenta una spropositata opera di rottura contrapposta alla minuscola risorsa di equilibrio e di idee per la ricerca di un’ indispensabile innovazione.

vincenzo Cacopardo  

Un commento di Domenico Cacopardo



DIFFICILE AVVIO DI LEGISLATURA di Domenico Cacopardo

Mentre impazza il totopresidente, il totogoverno, il tototutto, cerchiamo di mettere in fila gli imminenti appuntamenti istituzionali, in modo da consentire una realistica analisi delle nostre difficoltà.

Nei prossimi giorni si riuniranno per la prima volta la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica con un solo punto all’ordine del giorno: elezione del presidente.

Mentre per la Camera non ci saranno problemi –c’è un’ampia maggioranza del Pd-, al Senato la situazione è critica. Tre le combinazioni possibili: Pd-Pdl; Pd-Movimento 5Stelle; Pdl-Movimento 5Stelle.

Si tratta, al momento, di ipotesi impraticabili, salvo gli sviluppi dei prossimi giorni, per i quali si sta adoperando il presidente della Repubblica. Da tale elezione dipendono i passi successivi: ufficio di presidenza; giunte di garanzia; commissioni parlamentari. Senza il prescritto apparato,  il Senato non sarà nelle condizioni di funzionare. Quindi, non basta l’elezione del presidente, ma occorre completare l’organigramma del Senato, per evitare qualsiasi difficoltà per le consultazioni (designazione del presidente del consiglio).

La logica delle cose imporrebbe che, comunque, sul Senato, un’intesa fosse trovata tra Pd e Movimento 5Stelle. Sarebbe la premessa per convergenze ulteriori.

Quando ci sarà il presidente del Senato e saranno stati eletti i capigruppo, Giorgio Napolitano consulterà le istituzioni e i partiti e affiderà un incarico di natura esplorativa alla personalità politica accreditata del maggior consenso parlamentare. Fuor di metafora, Pierluigi Bersani.

Poiché, correttamente, Napolitano ha già dichiarato che punta a un governo vero, sostenuto da un accordo parlamentare, sarà difficile un successo di Bersani. Anche se l’interessato, come dimostra la direzione del Pd di ieri, non ha capito che il compito che riceverà sarà quello di trovarsi una maggioranza parlamentare di programma, prima di formare il governo.

Usiamo per un attimo il calendario: se tutto procederà in modo spedito saremo già dopo Pasqua, più o meno tra il 5 e il 10 aprile.

È ragionevole ritenere che, comunque, Napolitano conferirà l’incarico per il nuovo governo a una personalità di riconosciuto prestigio internazionale, un non politico o a un expolitico, capace di ottenere la convergenza di Pdl, Scelta civica e Pd.

Proprio a metà di aprile, il presidente della Camera dovrà convocare (art. 85 della Costituzione) l’assemblea per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, visto che l’attuale scadrà il 15 maggio.

E occorre sapere che il nuovo presidente della Repubblica riterrà suo dovere riprendere in mano la questione. Diventa così auspicabile che il presidente in carica rassegni le dimissioni per consentire al successore di svolgere il suo lavoro.

Ragioniamo ora del nuovo presidente. Sarà eletto da un’assemblea composta dai deputati, dai senatori e da tre rappresentanti per ogni regione (due di maggioranza, uno di minoranza), salvo la Val d’Aosta che ha un solo rappresentante.

A una prima valutazione, il Pd sarà molto vicino alla maggioranza assoluta e, comunque, la raggiungerà con l’apporto dei voti di Scelta civica, il partito di Monti. L’elezione, quindi, sarà effettuata avendo di fronte due posizioni ‘disponibili’: presidenza della Repubblica e presidenza del Consiglio. Una sorta di naturale complementarietà, almeno iniziale.

Ci fermiamo qui: le nubi sono scure e spesse, ma soluzioni possono essere trovate. La questione, però non è aritmetica, è squisitamente politica e investe il futuro degli italiani. Un futuro che ci giochiamo sul filo di un errore, di un’intuizione, di qualche decisione coraggiosa.

11 mar 2013

Rinnovo e posizionamento dell'UDC



Come potrebbe oggi rinnovarsi un Partito del Centro…che esce quasi annullato da un deciso consenso elettorale?

A mio modesto parere…il passaggio più importante dovrebbe essere quello di non identificarsi più in alcuna posizione.. immedesimandosi invece…in quella che oggi potrebbe essere considerata una delle più importanti rivoluzioni della politica nel nostro Paese…ossia: una innovativa ricerca sulle contrapposizioni della politica. Contrapposizioni che non possono più individuarsi nel vecchio modello Destra, Sinistra e Centro.

Se non si vuole più condividere un modello bipolare…non ci si dovrebbe nemmeno porsi in una logica delle vecchie posizioni (come fino ad oggi si è fatto), poiché si rischia di non essere più credibili.

Per poter meglio capire l’evoluzione storico politica di questi ultimi anni bisogna comprendere a fondo la ragione per la quale i cittadini si son fatti affascinare da una politica che li ha indotti ad affidarsi..di colpo.. in direzione di un modello bipolare inseguendo i percorsi esterofili dei modelli internazionali più evoluti come quello americano.

Il problema …a parer mio..è stato quello di non aver compreso che la storia…la cultura e persino la nostra particolare Costituzione ..non ci avrebbero mai permesso di poter percorrere in modo proficuo tale modello...(tra l’altro…passandovi così repentinamente) dopo oltre un cinquantennio di politica centrista moderata guidata dalla DC.

Una scelta ovviamente troppo costretta ed alquanto improvvisata che ha portato un netto deterioramento del funzionamento della politica….e adesso, che si è decisamente arrivati ad un punto di rottura e ad un cambiamento del sistema…sembra regnare un’enorme confusione.

Non v’è dubbio che oggi... le posizioni più moderne ed innovative, dovrebbero guardare alla funzionalità di una politica in favore dei cittadini e di un benessere sociale. Ma se si decide di rompere con un passato, si deve poterlo fare senza assumere posizioni conformi al vecchio sistema!

La posizione scelta dal Professor Monti durante l’ultima campagna elettorale, guardava positivamente all’importanza delle riforme primarie….ed è sempre rimasta bloccata da una concezione che metteva il suo neonato Movimento, in relazione con il passato del partito dell’UDC.

Se oggi l’UDC…volesse risorgere, dovrebbe riproporsi con un altro nome oltre che con figure diverse…ma soprattutto spingendo verso l’idea fondamentale di una totale ristrutturazione dell’edificio istituzionale della politica.

Le motivazioni le ha di sicuro!... e potrebbero di certo essere valide! ... Ripartendo dall’iniziato lavoro programmatico sulle contrapposizioni di Monti, ma soprattutto…stravolgendo un’antica cultura politica attraverso la definizione di nuove procedure che non possono più identificarsi nell’anticostruttiva lotta ideologica..ma sul metodo, sulla funzionalità, sull’equilibrio, sui valori essenziali e sulla divisione dei ruoli della politica.

Per far ciò occorrono.. una fase di studio ed una ricerca profonda… costruite attraverso il dialogo con chi ancora crede che vi possa essere spazio ed iniziativa per i significativi Partiti che…avendo fatto la loro storia, devono oggi affrontare la lotta di uno storico ed assai difficile  cambiamento..
vincenzo Cacopardo    

Architettura, geometria... e politica


di vincenzo cacopardo

Quale nesso potrebbe esservi tra la politica e l’architettura…quale legame con la geometria? Quando, ad esempio, si pensava di poter sostenere una volta architettonica…attraverso un attento studio, si è individuata l’importante chiave di volta...ossia…un solo e determinante elemento che in sé sarebbe stato utile a reggere l’ingegnosa struttura!.... E così ... al di là dell’ideazione o di ogni configurazione morfologica…si è sempre proceduto attraverso una ricerca che potesse rendere ad ogni forma visiva.. innovazione e sicurezza all’opera architettonica.




Così come nell’architettura… dove la edificazione di un qualsiasi opera necessita di una fondamentale base di appoggio che possa fornire estrema sicurezza all’edificio attraverso le logiche strutturali di una stabilità, anche in politica, con l'attento uso di una ricerca ed i dovuti supporti di base, si dovrebbe poter sostenere l'utile fine della sua funzione.

Ed ecco.. quindi.. trovato il nesso!...Se la governabilità di uno Stato (metaforicamente individuabile nella compiutezza un’opera architettonica) potesse realizzarsi con le solide e sicure basi di una democrazia popolare corretta, si avrebbero di certo sicure fondamenta ed utili risultati….Se questo può essere vero ..altrettanto vero è che, in questo processo di costruzione...sia essenziale l'uso dell’equilibrio.


Quanto poi.. alla relazione con la geometria…non può nascondersi la testimonianza evidenziata nel film proposto da Scorzese, incentrato sulla storia e la politica di Lincoln: Un'affermazione che mette in luce con suprema intelligenza, l’intuito di un grande uomo politico.. con vedute ampie e lungimiranti, il quale pone in relazione un antico teorema Euclideo con la lotta contro la schiavitù degli uomini di colore negli Stati della confederazione.


Chi disegna per ideare può percepire la essenziale azione che opera la geometria in supporto all’architettura... rendendogli un’importante aiuto nello studio di ogni progetto...un compito sostenuto da un metodo ed un indispensabile equilibrio.


Se si ha l’intuito e la lungimiranza di scorgere i nessi connaturati tra queste materie e la dottrina politica..si può avere anche la consapevolezza di come, tutta la storia dell’uomo...la sua ricerca esistenziale ed il benessere sociale… siano concatenate ad un unico filo conduttore che noi...ancora assai piccini…forse non riusciamo a  comprendere.
Argomento correlato: le nuove geometrie politiche

10 mar 2013

Il giustificato timore di un Paese in attesa…




Come si può non comprendere l'angoscia di un Paese che seppur  con estremo interesse... rimane in attesa di un cambiamento... che nel metodo potrebbe anche non approvare?
Si continua a ripetere che dobbiamo lasciare lavorare gli eletti del nuovo Movimento poichè riusciranno a cambiare positivamente tutto l’assetto politico istituzionale della nostra Nazione per il solo fatto che sono giovani e non mischiati con un certo potere politico….come fosse semplice fidarsi dell’avventura…a volte donchisciottesca…di questi nuovi eletti improvvisati politici! Un prezzo che potrebbe obiettivamente risultare alto…
Questa irrazionale logica che per un cambiamento giusto occorre necessariamente chi di politica non ne capisce alcunché… non finisce di convincermi…se poi aggiungiamo che i mezzi usati sono quelli asettici della tecnologia informatica per paura che gli stessi componenti possano compromettersi verbalmente…si scade nel ridicolo.
Se vi sono cose buone nel programma di Grillo (e ve ne sono di certo)..esse potrebbero essere condizionate nell’attuazione, ma anche nel metodo di chi si improvvisa enfaticamente come il risolutore dei mali della nostra società. Da ciò scaturisce un bisogno predominante di dialogo che egli stesso sembra non incoraggiare.
In questi processi verso il cambiamento di un sistema…dove il gioco è assai grande e gli ostacoli indefinibili… bisogna porsi con estrema cautela ed umiltà..persino Cristo lo fece e malgrado tutto venne maltrattato, ingiuriato e barbaramente ucciso.
Senza alcuna pretesa di paragone con Grillo ed i suoi discepoli..(che ironicamente non potrebbero che essere identificati in tal modo) non si può non lodare e mettere in luce la decisa volontà e la passione di un uomo come Beppe Grillo che spinge verso un deciso cambiamento imposto quasi naturalmente da una totale inefficienza del sistema, ma si può fermamente contestarne il metodo col quale questo si affronta: Un metodo che può trasmettere una certa paura..poichè affrontato con tanta enfasi e fin troppa approssimazione..in termini troppo netti di “ribaltamento” più che di vero “cambiamento”.  
Bisogna che questi “grillini”...almeno comprendano e giustifichino certe fondate paure e si pongano col dovuto rispetto nei confronti dell'evidenziato timore da parte dei cittadini.

vincenzo Cacopardo

8 mar 2013

L' autocrazia di un Movimento virtuale



Sembra che il Movimento di Grillo stia portando ulteriore confusione…caos di cui il Paese non avrebbe bisogno in un momento in cui si affonda in una delle più nere crisi dell’economia.
Di certo… la confusione si è alimentata dal troppo inaspettato consenso che ha messo in evidenza una chiara delega di responsabilità per lo stesso Movimento 5S.
Ma la mia analisi non vorrebbe fermarsi all’esclusiva scommessa delle prossime scelte di Grillo…dalle quali sembra dipendere la formazione di un governo non definitivamente stabile…né realmente in grado di offrire nuove opportunità di sviluppo e crescita.
Se andiamo a ricercare cosa veramente nasconde il Movimento 5Stelle, non possiamo non scorgere la nascita di un’iniziativa che si è sempre posta sotto forma di una organizzazione verticistica dove emergono esclusivamente i pensieri e le idee (spesso demagogiche) di Grillo e Casaleggio. …tutto il resto è semplicemente un'unione di asettiche energie che non determinano alcun pensiero: se avessero potuto scegliere i due padroni assoluti….avrebbero preferito guidare un gruppo di androidi computerizzati…che potevano meglio consentire una guida senza alcuna interferenza. Dato certo questo presupposto…non si può che restare sconcertati ed attoniti nei confronti dei fedeli sostenitori eletti che dovrebbero... in sé, avere un loro pensiero, un’innata autonomia ed un verbo per esprimersi.


Mi domando se coloro che hanno dato il voto a costoro.. si siano mai resi conto che Grillo e Casaleggio, non hanno mai avuto intenzione di rendere autonomia di pensiero ai loro iscritti e quanto mai....a chi di loro siederà in Parlamento…I due esponenti continuano a giocare sull’assordante silenzio in grado di lasciare spazio ad una riflessione più critica di un vecchio sistema malato. Ma se…come abbondantemente confermato da ogni analisi…una rottura col passato era più che necessaria…non riesce strano immaginare…la difficoltà di dettare nuove soluzioni in grado di far rinascere un sistema migliore sulle ceneri di un'altro.


Ma la strada che i due padri padroni del nuovo Movimento stanno percorrendo…rimane assai pericolosa anche per loro stessi, in quanto assumono in modo energico ogni responsabilità sulle proprie spalle facendo apparire questa procedura assai democratica, che invero…di democratico non pare avere nulla: quando si impone un silenzio e non si dialoga criticamente all'interno di un Movimento associativo che si vorrebbe democratico…questi non può più definirsi tale…ma forse...autocratico e dispotico. 
La storia ci ha già abbondantemente insegnato la fine di questa tipologia di sistemi e di come, subito dopo, si rivolta il populismo di coloro che tanto lo hanno declamato….Un rischio enorme ed incontenibile per la stessa incolumità di chi esalta un popolo illudendolo.


In una simile situazione...i componenti di questo Movimento appaiono delle pecore condotte e guidate dal loro pastore…tanto quanto lo appaiono coloro che ancora seguono ed inneggiano l’immagine del Cavaliere. Con una differenza…non di poco conto: che…se Berlusconi rimane legato ad un sistema di una vecchia oligarchia dei Partiti… Grillo..sembra battere la strada di un terrificante assolutismo.


La politica non deve rincorrere un Messia…come la democrazia non dovrebbe subire qualunque idolatria chiusa in  un’asettica virtuale sfera di cristallo.
vincenzo Cacopardo    

Cambiare.. senza stravolgere



Un giusto cambiamento non può significare ribaltamento!

Il nostro Paese ha bisogno di cambiare un sistema politico malato che…per tanti anni, ha vissuto sulla noncuranza di una indispensabile innovazione. Come al solito…però..da noi non si conoscono le mezze misure:  tendendo a distruggere tutto od a tralasciare la qualunque nell’ irrecuperabile attesa di altri tempi.

Al momento i cittadini …guidati dall‘enfasi estremizzata dei movimenti di piazza, forse poco consapevoli dei pesanti possibili risvolti…. ritengono che possa essere semplice portare avanti una vera metamorfosi di cambiamento esacerbando in modo eccessivo il processo di ribaltamento dell’intero sistema.

Se cambiare per migliorare non può che essere opportuno, distruggere per ricostruire…risulta assai pericoloso!

Il cambiamento comporta in sé un’analisi di ciò che potrebbe essere giusto mantenere…ciò che deve essere tolto e ciò che ovviamente deve essere modificato attraverso un attento esame ed uno sguardo verso l’innovazione. Un ribaltamento invece…ossia un netto rovesciamento del nostro sistema, implica in modo automatico l’abbattimento di tutto ciò che è stato fatto senza tenere conto di esperienze, circostanze e condizioni positive espresse in precedenza e rappresenta in sé un’azione assolutistica che non potrà mai guardare obiettivamente verso una logica costruttiva.

L’impulso di ogni forma populista racchiude in sé un’esasperata condotta che non potrà mai interpretare un “cambiamento” in relazione ad una logica di riflessione costruttiva, ma soltanto basandosi su un’irrazionale percezione imposta dall’accaloramento dello stesso impeto di partenza che spinge inesorabilmente verso uno “stravolgimento”.

Se un cambiamento necessita …di certo non abbiamo bisogno di un rovesciamento di ciò che di positivo potrebbe essere stato fatto nel passato e che potrebbe risultare di estremo bisogno per la costruzione del nuovo.

La storia sembra insegnarci....
vincenzo cacopardo

7 mar 2013

La posta di Paolo Speciale



 Leaderismo ammaliatore e sovranità popolare


L'ultimo ennesimo processo storico caratterizzato dalla dipendenza delle coscienze civiche da un individualista leaderismo certifica la ciclicità temporale – di cui purtroppo non si fa virtù - di un fenomeno conseguenza di una sostanziale, prevalente ed immutata immaturità dell'elettore medio che non riesce a salire neanche l'unico gradino – tra l'altro piuttosto basso – che promuove l'attività politico-ideologica ad esercizio della moltitudine. Quest'ultima dovrebbe infatti essere causa generante - e non effetto - di soggetti portavoce e/o rappresentanti, non dotati di particolari carismi che possano determinarne una fuorviante idealizzazione ed una simbolizzazione leaderistica sempre più lontana dall'impegno concreto per l'attuazione del progetto politico pro-societate di base, che invece viene così progressivamente a scadere degenerando in una sorta di esercizio di apostolato non libero.

Tutto ciò è foriero di pericolose involuzioni del sistema la cui vittima ab intestato è la perdita della più elementare accezione del concetto di democrazia. E' il momento del populismo, fenomeno comune alle nuove – ma non solo – formazioni politiche che preferiscono essere definiti movimenti e che si trovano ad amministrare più o meno responsabilmente elevati consensi frutto di una sapiente strumentalizzazione di contingenti ed obiettive falle di un sistema istituzionale che deve rinnovarsi nel rispetto delle procedure che esso stesso contempla, di quelle garanzie e valori che, potenzialmente dissolvibili dall'estasi di una agognata “archè” individuale, possano costituire sempre e comunque il punto di partenza per apportare qualsiasi cambiamento.

L'ostentato ed aprioristico rifiuto della attuale tipologia di esercizio della sovranità popolare unito all'auspicato avvento di una non meglio definita democrazia sempre più diretta, nega di fatto l'esistenza stessa della democrazia, prezioso elemento sociale che ha piena attuazione solo attraverso la necessaria ed imprescindibile funzione di mediazione ad opera di meno numerosi rappresentanti scelti tra soggetti manifestamente consapevoli della responsabilità e della bontà del servizio che dovrebbero – questo si – svolgere con vincolo di mandato.

L'attuale assenza di quest'ultimo infatti, assimilabile per certi versi alla anacronistica immunità parlamentare, non costituisce affatto a nostro avviso alcuna limitazione alla libertà di espressione d'opinione dell'eletto, la cui funzione primaria è quella di rendere pubblico servizio su espresso mandato di tipo popolare.

Paolo Speciale