13 dic 2015

Un commento sul nuovo articolo di Domenico Cacopardo sulle notizie che segnano il giorno

Se a preventivare non si occupa un governo ..a chi spetta..a  Babbo Natale?
Più che opportune queste segnalazioni messe in evidenza da Domenico Cacopardo.

Mi permetto di ricordare i grandi ritardi su questioni che la politica avrebbe dovuto affrontare anticipatamente. Sentire parlare oggi di manovre di aggiustamento.. dopo lo scandalo degli istituti di credito che hanno massacrato tanti cittadini ignari, non può che definire pessimo il compito di una politica di governo che avrebbe dovuto operare un controllo al fine di vigilare su manovre di questo tipo. Si sa da lungo tempo cosa può fare una Banca d'Italia su un'operazione di controllo se ..pur avendo funzioni pubbliche resta in mano ad Istituti privati che non possono che difendere i propri interessi. Chi si sarebbe dovuto muovere per porre le dovute regole a difesa?.

In questo assurdo Paese non sembrano mai esistere responsabilità precise!

Oggi, come al solito, il governo propone soluzioni, quando appena ieri non ha fatto nulla per la salvaguardia degli interessi dei tanti cittadini onesti. Non basta operare in ritardo quando la politica avrebbe dovuto attuare in tempo normative di vigilanza più adeguate. E' strano che un ministro dell'economia così preparato non vi abbia messo l'impegno necessario..Al posto suo sarebbero in tanti ad essersi dimessi! Per non parlare della superficialità di come questo governo affronta ogni tema che riguarda la sicurezza dei cittadini in ogni dove!

Dove stà l'accortezza..l'avvedutezza che come principio base avrebbe avuto, secondo Costituzione, il dovere di difendere i risparmi dei tanti cittadini di un Paese che appare sempre più incomprensibilmente in mano ad una classe politica dirigente persino irresponsabile? Prima di mettere mano a riforme assurde che per la loro estrema semplificazione non renderanno risultati efficaci, si dovrebbe operare per sradicare in via preventiva ogni illogico meccanismo che possa dannegiare il percorso di una società più sicura.

Oggi si affrontano le problematiche di una guerra in Medioriente e si accusa una politica che nel recente passato.. con metodo semplicisitico.. ha voluto sradicare un potere dittatoriale in alcune regioni africane e mediorientali. (Sistemi dittatoriali che ponevano argine ad un possibile esodo). Si dà la colpa ad un assurdo criterio che ha visto solo distruzione e mai operazioni preventivate dettate da una logica politica per il futuro. Di ciò ormai.. i Paesi occidentali che ne hanno preso parte..se ne fanno una colpa...affermando che il metodo semplificatico ha solo peggiorato la già difficile situazione.

Bisognerebbe fare più attenzione su questa riflessione.. poichè riflette lo stesso metodo frettoloso e spicciolo con il quale Renzi affronta il cambiamento all'interno del Paese attraverso l'uso di riforme che stanno soltanto mortificando l'ordinamento istituzionale e politico e per il quale nel futuro prossimo avremo a lamentarci. Se la posizione del Premier resta valida per quanto attiene la politica estera nei confronti dei bombardamenti infruttuosi..rimane tutt'ora approssimativa e per nulla adatta e funzionale sulle riforme proposte per la crescita all'interno del nostro Paese. Il suo metodo poco avveduto ed assai superficiale.. registra oggi tragici risultati che ricadono sulle tasche dei cittadini.
vincenzo cacopardo



Tre notizie segnano i giornali di ieri: due di esse sono pessime. Si tratta della mancata approvazione della manovra sulla banche in default e dell’apertura di un procedimento d’infrazione per la mancata identificazione di tutti coloro che approdano sulle nostre coste o vengono imbarcati dalle nostre navi.
Quanto alla prima questione ce ne occuperemo presto. Segnalo soltanto questo: il sepolcro imbiancato della Banca d’Italia s’è sporcato ed è necessario un deciso ricambio ai vertici. Fanno bene il governi e i gruppi parlamentari a volere una commissione di inchiesta: forse riusciremo a capire perché alla Vigilanza siano sfuggiti gli scandali bancari dal Monte dei Paschi di Siena agli ultimi casi.
Quanto alla identificazione degli immigranti sono due anni che solleviamo il problema. Le norme europee prescrivono che nel momento in cui le autorità di pubblica sicurezza o confinarie di una Nazione dell’UE s’imbattono in un immigrato, debbono rilevarne le generalità e, in mancanza, prima ancora della rilevazione delle impronte digitali e dello screening sanitario, debbo conferirgli un’identità convenzionale che lo seguirà in tutto il periodo di sua permanenza nel territorio della Comunità. Ciò allo scopo di consentire il tracciamento della sua presenza in relazione ai possibili reati che può compiere e allo scopo, nel caso si tratti di persona che non ha titolo a rimanere nell’UE, di respingerlo nel Paese che gli ha dato la prima accoglienza.
La norma ha una finalità evidente: corresponsabilizzare i paesi esposti in modo da impedire la facile ammissione di tutti coloro che intendono arrivare e arrivano sui loro territori.
La furbissima Italia e il suo furbissimo ministro dell’interno, accompagnato dal furbissimo capo della Polizia, hanno barato al gioco: gran parte dei nuovi arrivati, illegali e profughi non sono stati identificati e sono stati lasciati liberi di andarsene dove volevano. I furbissimi, infatti, sapevano che gran parte dell’immigrazione 2013-14 e 15 era diretta verso la Germania e i  paesi nordici, tutti ambiti –a ragione-.
Con due anni di ritardo, l’Unione si è accorta del pasticcio e ha aperto la procedura di infrazione.
Il signor Alfano si è giustificato sostenendo che solo (sì, solo!) 60000 persone non erano state identificate.
Nello sfondo, si stagliano le difficoltà di realizzare la demenziale e truffaldina idea di ripartire i profughi, riconosciuti tali, tra le nazioni dell’Unione. Truffaldina, questa idea, perché tutti sanno che i profughi hanno le loro mete preferenziali e che, se saranno, per dire, assegnati alla Slovenia o all’Estonia, l’indomani si trasferiranno in Germania, in Olanda, in Belgio o dove vorranno.
E tutti sanno che, alla fine di questo gioco, il cerino rimarrà nelle mani di italiani e greci, costretti a subire la presenza di alcune centinaia di migliaia di profughi e di illegali che non hanno né avranno nessuna possibilità di occupazione, salvo quelle che offrirà loro la criminalità organizzata.
La terza notizia, sulla quale l’occhio dei cronisti è passato veloce, riguarda il veto posto dall’Italia al rinnovo automatico delle sanzioni alla Russia.
Già: giovedì il rinnovo stava scattando, anche con il complice e stolido consenso di Francoise Hollande e di Angela Merkel, incapaci entrambi di usare il timone per correggere la rotta dell’Europa nel momento in cui è diventata l’alleata di fatto e preferenziale della Russia nella lotta allo Stato terrorista dell’Isis.
Ebbene, per la seconda volta (la prima è stato il rifiuto a partecipare ai bombardamenti di Hollande con conseguente rifiuto di inviare truppe in Ciad e in Mali), Matteo Renzi mostra di avere compreso i termini nei quali si deve svolgere la politica estera italiana e ha, perciò, acquistato lo standing di uomo di Stato. Da ieri, altre riunioni vengono dedicate alle sanzioni.
La posizione italiana deve essere irremovibile, a costo di essere l’unica nazione dell’Europa comunitaria a riaprire i rapporti commerciali con la Russia. Se sarà così, vedremo quasi subito partire la corsa per imitarci, poiché basterà il nostro rifiuto a fare crollare il non granitico schieramento dei sanzionatori.
A fronte di un presidente americano incerto e rinunciatario, capace di pronunciare bei discorsi cui non seguono azioni coerenti, la Russia ha affrontato la situazione con coraggio, correndo un rischio calcolato.
Ricordiamoci che Putin, nel dire che la guerra all’Isis non dovrebbe trasformarsi in guerra atomica, l’ha di fatto evocata, minacciando i terroristi e saggiando le reazioni francesi. Infatti, è la Francia la nazione più allettata dall’idea di risparmiare migliaia di boots on the ground, mediante il lancio di qualche bomba atomica tattica.
Lo spettro comparso a Hiroshima e Nagasaki può tornare a farsi vedere nei cieli di Siria e Iraq.
Il vero modo per evitare che compaia e faccia decine di migliaia di morti, soprattutto civili innocenti e perseguitati dai terroristi, è quello di un’azione concertata tra Europa e Russia, cui non potrà non allinearsi l’America della primazia perduta, per impedire che gli sporchi traffici sauditi, turchi e degli emirati continuino e per ottenere sul campo, anche con boots on the ground, la sconfitta tombale di Al Bagdhadi e dei suoi uomini.
Probabilmente è questa la reazione che si aspetta Putin dopo il richiamo all’atomica.
La coalizione dovrà occuparsi, naturalmente, anche della Libia.
Matteo Renzi dovrà tenere duro.
Altrimenti perderà la faccia in Italia e in Europa.
Domenico Cacopardo


11 dic 2015

La democrazia anomala nell'incoerenza del sistema politico odierno



Un pensiero di vincenzo cacopardo

Se in Francia il Front National è stato bloccato a tutti i costi.. con un patto che ha legato la destra di Nicolas Sarkozy ad una sinistra socialista..ciò può solo significare che la politica resta ancora imprigionata da un paradigma incompresibile che costruisce solo continue incoerenze. Dopo la prima vittoria del partito antisistemico della Le Pen..pare che adesso, nel ballottaggio, l'unico principio che unisce il resto di questa ridicola politica.. è fare fronte comune alla faccia di ogni ideologia. Una contraddizione non di poco conto..che contrasta con le vecchie posizioni concettuali.... Ma dico.. che senso può più avere questo modo di far politica se poi si riflette negativamente in quella che dovrebbe essere una governabilità guidata da un consenso popolare?. Che senso può avere nella conduzione di istituzioni che nel loro iter avranno continui impedimenti in sede di discussioni parlamentari?

Ma se in Francia si vive in un sistema semipresidenziale, nel nostro Paese..con ancora in piedi un bicameralismo che dovrebbe premiare la forza parlamentare.. un presidente della Repubblica che esercita un potere assai limitato ed un premier che resta capo assoluto di un Partito, si prosegue egualmente (pur di non trovare soluzioni diverse) col vecchio criterio costruito su ideologie contrapposte che deprime una crescita politica essenziale per lo stesso sviluppo economico del Paese.

Si insiste con la costante pretesa di voler seguire il paradigma di un percorso politico istituzionale secondo la forma mentis del passato.. un passato che non aiuta a crescere e frena ogni possibile innovazione su un sistema che ormai appare logoro. Un sistema che frena l'innovazione e la qualità. Nessuna politica fino ad oggi si è mai protesa verso un progetto di ricerca diverso..più innovativo.. che partendo dal basso.. difenda le regole di una democrazia e nel contempo imprima forza e sostegno ad ogni più logica governabilità. Basterebbe studiare e sforzarsi nella ricerca attraverso un nuovo modo di pensare: Uno studio sulla separazione dei ruoli .. riformando l'azione dei Partiti (rendendola separata da ogni azione amministrativa e di governo).. al fine di non perseverare in perenni conflitti e distorte anomalie che nel nostro Paese crescono di giorno in giorno. “E' il popolo che, secondo le regole più semplici di una democrazia, deve guidare un programma in partecipazione con i Partiti..Programma del quale non potrà poi mai lamentarsi”.

Il suffragio universale, il primato della costituzione e la separazione dei poteri dovrebbero essere ancora le basi della democrazia rappresentativa moderna. Ma, quando si guarda ad ogni sistema di democrazia, sarebbe opportuno fissare l’attenzione sul momento di passaggio che questo principio muove in direzione di una governabilità indiretta che, per ovvie ragioni, non potrebbe essere diretta dal popolo. Un passaggio che, in teoria, dovrebbe vedere nelle elezioni, il vero funzionamento di costruzione di un impianto in favore dei cittadini e che, al contrario, finisce col non tener conto del loro pensiero.

Bisogna forse percepire che, in un percorso puro di vera democrazia, non si possono ammettere precise personalità che dettano un programma e che, nel contempo, assumano un particolare potere. Questo pensiero vorrebbe specificare l’importanza che, in una vera concezione di democrazia, dovrebbe esservi nella costruzione positiva di quel “governo del popolo” che non potrà mai sposare un contrastante sistema formato da particolari “elites” che dettano le regole del gioco e nel contempo operino in favore di esse.

Una vera democrazia non dovrebbe mai ammettere esaltazioni e mitizzazioni che vedono queste corrispondenze solo negli assolutismi di precisi processi autoritari. La politica non può ammetterlo, poichè deve essere considerata una vera missione da parte di chi la esercita. Un risultato di vera democrazia necessita di una condotta estrema, ma soprattutto di un estremo equilibrio.
post correlato: L'importanza della ricerca nella politica

Nessuna politica preventiva nel cammino di un governo poco avveduto

Quei cittadini raggirati che perdono risparmi e vita.

di vincenzo cacopardo
Ci voleva il suicidio del pensionato di Civitavecchia di 68 anni per porre maggiore attenzione ad un fatto che già da anni persevera in tanti istituti di credito. E' inutile metterla sul piano che molte colpe possano appartenere agli stessi risparmiatori..quando è di tutta evidenza il fatto che siano state proprio le banche a spingere all'acquisto di titoli ed obbligazioni.. senza il quale il rapporto della clientela non avrebbe potuto seguire una strada più comoda. Si parla adesso di "suicidio di Stato" ed il governo viene persino accusato di aver istigato l'anziano a togliersi la vita.

Il fallimento delle quattro banche ormai riportato ad alta voce nella cronaca odierna (Banca Marche, Banca Etruria, Carife e CariChieti) mette in luce una mancanza di deontologia da parte di coloro che le amministravano.. aggravata da una chiara volontà di voler quasi imporre un investimento senza fornire le necessarie spiegazioni su quanto stava avvenendo ai possessori delle cosiddette obbligazioni subordinate. Si contava in modo subdolo e.. forse fraudolento.. sulla scarsa conoscenza degli stessi possessori dei titoli in materia finanziaria.

Mentre da Bruxelles arrivano parole dure dal commissario ai mercati finanziari: «Nel caso delle quattro banche italiane.. ci sono chiare conseguenze per i cittadini che si sono trovati in una situazione in cui gli istituti stavano vendendo prodotti non idonei». ..in tanti si domandano dove stavano Banca d'Italia e Consob..E' mancata una vera vigilanza e molte responsabilità andrebbero ricercate a monte più che a valle. Sono mancate le indispensabili ispezioni che avrebbero fatto emergere casi di mala gestione nelle quattro banche malate, oggi tutte commissariate da Bankitalia. Nel paese dei suggestivi incidenti e delle anomalie come il nostro... tutto sembra possibile! Persino la Banca d'Italia rappresenta oggi un'anomalia: apparentemente a garanzia pubblica.. quando in realtà è composta da una serie di istituti privati che nel passato ne hanno persino ricavato personali interessi .

Oggi il Premier Renzi afferma di lavorare in proposito per risolvere il problema facendo fronte alla indignazione di tutto il Paese. Ma come ormai già comprovato.. in questo Paese si arriva costantemente in ritardo e pare che ogni volta ci voglia il morto per poter procedere. Matteo Renzi insiste a difendere a oltranza il decreto salva banche:"È impossibile per le regole dell'Unione salvare in modo definitivo gli azionisti e obbligazionisti subordinati ma stiamo cercando con grande impegno e tenacia di individuare una soluzione, nei limiti delle regole europee, di avere una forma di ristoro".

Per evitare nuovi problemi in futuro il governo sembra essersi messo al lavoro per aggregare le banche più piccole. Rendiamoci ancora una volta conto di come.. in questo Paese.. non esista una politica preventiva e... se una politica non sa guardare in lungimiranza e prevenire.. non potrà mai essere utile ..Altro che ottimismo dettato costantemente da un premier saccente e poco avveduto! Dove sta l'esperienza di un preparato ministro dell'economia?Dove la logica con la quale il premier sottovaluta il problema.. mettendo in primo piano il prossimo incontro alla Leopolda per continuare con la sua ipocrita comunicazione? 


Non sarebbe strano pensare che l'unico timore adesso.. possa essere quello che, in questa situazione, si avanzino provvedimenti a difesa di una operazione di salvataggio di queste banche..che in qualche modo possa intaccare il già sacrificato  comparto dei pensionati.   

10 dic 2015

L'equilibrio..preziosa strada per una società civile globalizzata

di vincenzo cacopardo
Nel vuoto dei valori quello che si ricerca è l'assoluta concretezza dei principi..Nell'assenza di un credo ciò che primeggia è l'illusione e la presunzione! In ciò pare esservi raccolto il pensiero di una società che procede in un cammino verso un freddo.. impersonale e pericoloso destino: i valori vanno perdendosi laddove le figure assolute si impongono ed incalzano privi di ogni senso morale ed umiltà. Si diventa estremi quando non si percorre la strada della ricerca e dell'equilibrio..esaltando solo principi forti in mancanza di idee.

La via dell'equilibrio sembra essere stata abbandonata da tempo in ogni campo ... persino in quelle logiche economiche che avrebbero dovuto guardare alla salvaguardia di una collettività nel suo insieme senza estremismi di ogni sorta: L'uomo ha creato un'economia il cui prodotto risulta vieppiù superiore alla domanda.. una iperproduzione che ha generato un aumento dei beni senza un riscontro sul reale bisogno ed inoltre.. tenendo sotto freno una più utile crescita reale il cui valore oggi avrebbe assunto un'effettiva spinta per la crescita.

Un dato di fatto è comunque certo: Il nuovo capitalismo globale riesce ormai ad estremizzare i profitti occupando meno capitale umano. Si perde.. quindi.. il peso di una contrattazione sul lavoro e cresce l'emarginazione di massa. Alcuni sociologi teorizzano persino l’avvicinarsi di quell' “era globale” con la fine di ogni Stato nazione e quindi di ogni forma di democrazia.

La politica sterile dei paesi occidentali.. costruita ancora sulle vecchie ideologie di un tempo... la politica internazionale che non ha saputo gestire le differenze tra i diversi paesi... né ha saputo prevedere l'esodo di portata mondiale...un'iperproduzione che ha riempito un mercato occidentale ormai saturo... principi di corruzione ormai degenerati..Tutto ciò fa sì che nel mondo la stessa democrazia perisca sotto una naturale reazione determinata da un assolutismo e da un individualismo.. destinati a vincere su tutto.

Nella vita politica la parola “democrazia” non può che essere in stretta relazione con la parola “equilibrio” per la determinazione delle scelte armoniche di una società civile. Sono in molti a pensare che lo stesso principio di democrazia ha senso solo se rimane inserito in un contesto globale.. e proprio il modo di governare presuppone l’esistenza di una società civile globale e dei rispettivi rapporti giuridici che devono rimanere validi universalmente...Non si può che essere d'accordo, ma 
solo l'equilibrio potrà salvare i valori di una democrazia globale! 


L’equilibrio è certamente una guida importante per il nostro futuro, un futuro che guardando al progresso, possa riuscire a trovare una via di mediazione tra mercato, produzione, etica, vivere sociale e persino arte e poesia, poiché tutte queste sono esigenze di vita necessarie per qualunque comunità a cui l’essere umano appartiene.



9 dic 2015

C'è chi si dedica seriamente all'integrazione


Il 12 Dicembre, alle ore 16,00, ai Cantieri culturali della Zisa la giornata dell'accoglienza

Dall' Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana, una giornata di apertura verso il difficile percorso dell'integrazione..una giornata dell'accoglienza che viene proposta in due fasi, e che vede nella prima una presenza delle massime autorità regionali ed esperti del settore, ma anche rappresentanti delle varie culture per discutere i temi scottanti dell' immigrazione, al fine di integrare in modo più utile e propositivo nuovi modelli di accoglienza, oltre che la disponibilità ai finanziamenti. Una seconda parte dell'evento prevederà una festa con musiche, danze e degustazione di cibi etnici.


Grazie all'Ufficio Speciale, da poco istituito e diretto da Daniela Segreto, che.. con impegno.. sembra guidare l'organizzazione di un evento più che mai opportuno per l'amministrazione regionale, ci si muove con passo deciso per esaminare in profondità il preoccupante tema dell'immigrazione in un confronto più esteso. Una manifestazione alla quale prenderanno parte altre istituzioni tra cui il Ministero dell'Interno, la Procura Generale della repubblica, lo stesso Assessorato alla Famiglia, l'Amministrazione comunale e quella aeroportuale di Palermo..oltre ad altre personalità esperte del settore.

I temi sociali sono da sempre stati affrontati in modo alquanto trascurabile dalle amministrazioni ..non tanto per l'impegno finanziario sul quale si è persino speculato, quanto per il metodo ed una garanzia organizzativa spesso sottovalutata. Con l'enorme aumento dell'immigrazione si sono subito poste questioni organizzative gigantesche che nel passato non sono state valutate in lungimiranza dal governo nazionale. Ne ha fatto le spese la nostra Regione che di colpo ha dovuto affrontare questo esodo cercando di contenerlo a fatica ed accogliendo, come ha potuto, l'enorme massa di immigrati.


Oggi si pone un indiscutibile problema di integrazione che la dirigenza dell'Ufficio Immigrazione ha sentito di prendere in mano con opportuno senso di responsabilità e immedesimazione.. proponendo la giornata dell'accoglienza. Con ciò l'Ufficio intende far comprendere come il problema dell'accoglienza non può soffermarsi solo a quello fisico ..ma proseguire in quello ancor più difficile di una integrazione che merita un diverso impegno ed un'organizzazione più logica ed intelligente...catturando l'attenzione di quella classe politica che non può più restarne assente.

Queste le parole in proposito pronunciate dall'organizzatrice dell'evento.. dottoressa Segreto -- "La società civile della regione si è sempre distinta per la capacità di accoglienza della moltitudine di immigrati, che di recente è approdata sull'isola. Le continue notizie diffuse dai Tg e dai social media, relative all'attraversamento dei migranti lungo i Balcani, ha fatto sì che si credesse risolta l'emergenza degli sbarchi in sicilia e nessuno ha parlato dei mille approdi di questi ultimissimi giorni a Lampedusa. Ma non solo, la Sicilia è terra di integrazione e multi--cultura da secoli e occorre operare una vera e propria trasformazione delle politiche, che non possono non tener conto delle norme stati in tema di accoglienza e immigrazione, stabilite nel Testo Unico - la legge Bossi-Fini - che è, a mio avviso, da rivedere, anche con l'aiuto delle regioni, come la Sicilia, che sono particolarmente investite dal fenomeno. Ricordiamo che attualmente, su diecimila minori stranieri non accompagnati presenti sull'intero territorio nazionale, 4.700 risiedono in Sicilia.
La qualità della nostra stessa vita, impatta con le contraddizioni create dalle regole imposte da ogni forma di individualismo...La nostra società non è un blocco in cui il singolo ha scarsa importanza, ma esiste essenzialmente nei rapporti tra i singoli ed in ciò deve inquadrarsi il particolare spirito di questo nostro evento. In questo pessimistico quadro che avanza, ogni problematica dell'accoglienza e dell'integrazione deve essere affrontata e vinta attraverso un impegno verso la cultura dell’equilibrio e del metodo di reciprocità.”

vincenzo cacopardo






Il vento francese..di Domenico Cacopardo


Perde l’Europa e la sua classe dirigente, quella che è emersa dopo il 2000, dimostrando una povertà di idee e di visione, quale mai s’era vista dal 1945 a oggi. Perde l’Europa e perde Angela Merkel, con il suo rigore senza speranze, con la Comunità ai suoi piedi; perde l’Europa e perdono i popolari e i socialisti, accomunati nella triste sorte di coloro che non sono riusciti a esprimere né una proposta attraente per il futuro, né un’interpretazione coerente delle esigenze dei popoli. Perde l’Europa dell’ordine sparso, incapace di operare come un unico soggetto in uno dei tanti settori chiave della politica, dell’economia, della difesa. Perde l’Europa dei bombardieri francesi sulla Siria, degli attacchi francesi alla Libia, del disastro mediorientale, innescato da Obama e implementato da Sarkozy e Hollande.


E perde la Francia che conosciamo, quella che ha dato opere e artisti di cui andiamo orgogliosi, ma che non ha saputo disinnescare la mina delle banlieue, esplose nel 2005 e mai placate, nelle quali il disagio sociale, privo di ideologia di tipo classico, ha abbracciato quella del terrore islamico. Non un programma efficace per allievare disoccupazione e per combattere i traffici di droga e l’illegalità è stato messo in opera. Solo pannicelli caldi, quelli che, alla lunga, aggravano il male.
La vittoria del Front National di Marine Le Pen non è più un segnale, è una svolta. Occorre prepararsi a fare i conti con il suo populismo e l’ondata che susciterà in tutto il continente.
Presto cambieranno molte cose, anche perché le probabilità che la Le Pen conquisti l’Eliseo sono forti: le elezioni avranno luogo nel 2017, cioè domani. Anche se, a gennaio di quell’anno si sarà insediata a Washington una nuova amministrazione, sarà difficile che si mettano subito in atto nuove strategie internazionali per affrontare il conflitto in corso. Tali da disinnescare il crescente populismo.
E l’imperizia dei vari leader europei non è un buon viatico per la conduzione della guerra in questo anno e mezzo circa che ci rimane davanti.
Ci vorrebbe uno scatto in avanti, sulla strada dell’integrazione in materia di difesa esterna e interna, della politica fiscale e di quella sociale. Non se ne farà nulla.
La crisi dell’Europa è irreversibile: languirà per almeno un decennio tra possibile disfacimento e mera sopravvivenza senza autorevolezza né prestigio.
Questo è accaduto dopo che gli ultimi tre leader europei, Mitterand, Kohl e Craxi hanno lasciato la scena. Anche la scomparsa di Wojtyla ha contribuito alla fine dei punti di riferimenti di fine millennio.

Per l’Italia, che affronterà –salvo imprevisti- le elezioni generali nel 2018, lo scenario si scurisce. Il partner italiano del lepenismo non è Salvini, ma Grillo, se sarà capace di cogliere il senso di ciò che è accaduto oltralpe. Potrebbe innescare un processo che, oltre a investire le prossime elezioni comunali, cambierà le prospettive di quelle politiche, alla luce del disagio permanente del Paese.
E Dio non voglia che, in questo periodo, i terroristi islamici si facciano sentire: tra lo sciocchezzaio di un mondo buonista, votato al suicidio proprio e della Nazione, e parole pesanti che promettessero ordine e sicurezza, non è difficile immaginare quale sarebbe la scelta dell’elettorato.
Anche il Pd renziano finirebbe tra i ferri vecchi delle cose rottamate.
C’è tuttavia una possibilità ancora ed è quella che ha offerto proprio Matteo Renzi, se, superando la stanca di questi tempi, riprendesse il processo riformista, attaccando i centri del parassitismo politico. Ha una carta buona nelle mani, il nostro premier: il non essersi accodato alla furia guerresca che ha invasato i governi europei, dalla Francia alla Germania al Regno Unito.
Una reazione agli attentati di Parigi che, nella sostanza ricorda, la tattica delle forze armate di re Franceschiello. Di fronte a un nemico organizzato e sfuggente, l’ordine del comandante in capo fu: «Facite ammuina!»
Giacché dell’efficacia dell’offensiva aerea è lecito dubitare mentre delle capacità militari dell’Isis no. E la sua presenza in Libia cresce e diventa sempre più minacciosa.

Quali tentacoli dell’idra terrorista saranno tagliati e quanti ne ricresceranno? Siria, Iraq, Yemen, Mali, Libia, Africa subsahariana, Nigeria, in quale di queste guerre l’Occidente deciderà di vincere?
Ecco, la prudenza di Renzi è la carta da spendere in questo difficile momento: che l’Italia non sia scesa in campo ci verrà utile a medio termine. Perché non avremo gettato le nostre risorse militari economiche nella fornace siriana e perché saremo in condizioni di difenderci se fosse necessario. Senza illusioni, giacché se i terroristi vorranno colpirci lo faranno. Ma con fiducia in noi stessi e nella forza armata di cui disponiamo.
Abbiamo quindi davanti due anni e mezzo difficili, nei quali le questioni della sicurezza e della difesa prevarranno sulle altre. E l’onda Le Pen aggredirà il nostro mare trasformando le onde in marosi. Il giovane nocchiero non basterà: per salvare l’Italia ci vorrà senso di responsabilità e della misura. Né ottimismo né pessimismo, solo l’imprescindibile uso della ragione.
Domenico Cacopardo


8 dic 2015

Francia: un voto polivalente dettato dalla paura!

di vincenzo cacopardo

Non si illudano Berlusconi e Salvini per questo successo..tra l'altro aspettato.. del Front National in Francia: Un voto che racchiude una protesta più che una visione ideologica di una Destra: Un popolo che per paura e per l'insuccesso di una sistema che non convince..vota un Partito condotto da una Signora che reclama una politica più muscolosa e decisa, ma anche distinta!.. Che vi siano parecchi consensi in quella direzione che poco hanno a che fare con una Destra.. è certo!

Quel socialismo moderno condotto dalla politica di un'Europa che accorpa un consenso solo per mancanza di alternative più valide ..non sembra più forte come prima e l'avanzamento del contrapposto partito di Destra potrà avere un'esplosione breve in quanto reattiva e suscettibile al momento storico che ci vede in balia di un terrorismo che destabilizza la società occidentale. Ma non vi è dubbio che a ciò dobbiamo aggiungere l'insoddisfazione, (sebbene smorzata dagli efferati avvenimenti) verso una società che procede in processi iniqui che non possono che far aumentare la forza di una gran parte della società antisistemica e di rottura verso i processi vecchi di un modo di far politica insoddisfacente ed antifunzionale oltre che poco democratico. Processi politici che... non a caso... ci hanno portato al punto in cui siamo!

La lettura approssimativa di Berlusconi su “un vento che in Europa sta cambiando”, non è avveduta, rimane debole.. e dimostra anche la monotona uniformità sulla quale procede questo scontro di contrapposizioni costruito su ideologie stantie e poco utili..sulle quali si crede ancora di poter far forza. Sembra che il poderoso numero di consensi verso il Mov 5Stelle non abbia ancora aperto le menti di tanti politici come Berlusconi e Renzi che pongono ancora la loro figura al centro della politica, non dimostrando una vera innovazione verso il cambiamento.

L'esaltazione di Salvini.. supportata da questa vittoria della bionda Le Pen.. spinge il leader della Lega.. alla solita e monotona critica contro l'aumento dell'immigrazione..in favore di una legittima difesa..ed a sottolineare in modo alquanto cinico l'importanza di porre meno regole idiote da parte di un'Europa troppo permissiva sui fondamentali principi di convivenza.

L'imperterrito Berlusconi..infine..nonostante un passato politico turbolento, pare ancora intenzionato a prendere in mano la situazione ed a lenire i malumori emersi negli ultimi giorni..e lo fa nominando ancora figure che appartengono ad un passato politico che invero andrebbe cancellato. Dopo l'insuccesso dei socialisti in Francia..si pensa subito e solo alle alleanze.. dimenticando ogni principio verso i programmi: Di già Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia, pensano di poter avere tutte le carte in regola per vincere le elezioni amministrative della prossima primavera e quelle politiche del 2018. Questa politica sembra guardare in lungimiranza solo l' interesse personale di Partito.. non avendo idee programmatiche diverse e di più interesse per il Paese!


In questo fermento post voto francese ...una cosa sembra certa: Il voto francese è di sicuro un voto dettato dalla paura ..è un voto polivalente..mentre la vittoria del Front National è il raccolto di una chiara crisi organica del socialismo europeo, ma è anche un voto antisistema.

7 dic 2015

Lo scontato successo del Front National... nel vecchio paradigma politico che non costruisce innovazione.


di vincenzo cacopardo
Come in Italia anche in Francia sembra avanzare un terzo incomodo: E' il partito della Le Pen che alle regionali riesce a posizionarsi in quota 29%...grazie ai tanti voti degli antisistemici. Primo partito con sei regioni conquistate su dieci. La sinistra socialista di Hollande cede non avendo percepito un reale problema di integrazione e mettendo in atto reazioni scomposte tardive e più rischiose.

Era scontato il successo della signora di destra dopo i recenti fatti di Parigi malgrado le mosse isteriche di Hollande che ..per dimostrare di avere i muscoli..si è mosso con il solito metodo dei bombardamenti..non domostrando vere capacità diplomatiche. Ciò dimostra come il Presidente Hollande abbia sempre avuto una scarsa capacità di condurre verso un futuro di pace e tranquillità una Nazione che.. al contrario.. ha sempre dimostrato impegno particolare verso l'integrazione. Un partito... quello della LePen.. identificabile in una posizione ideologica ..ma di sicuro di rottura verso il sistema. Non si può infatti nascondere quanti consensi siano arrivati al suo Partito dai tanti cittadini insoddisfatti dal prvalere delle istituzioni. 


Un voto chiaramente di reazione che dimostra l'esasperazione dei francesi ..ma anche il netto fallimento di un Presidente che non ha saputo condurre la sua Nazione attraverso una strategia politica internazionale più utile... Pare tra l'altro che i socialisti abbiano annunciato che si ritireranno dal secondo turno nelle regioni poiché non avrebbero alcuna possibilità di vittoria. In questo modo potrebbero sperare, anche se malvolentieri, che i loro elettori possano spingersi a votare i repubblicani ed in tal modo contenere l'ascesa del Front National.



Sul trionfo del Front National.. che diventa il primo partito in Francia....seguono i Rèpublicains di Nicolas Sarkozy con il 26,20% e i socialisti di François Hollande con il 23,20%. Verdi al 6,60%, Front de Gauche al 4%.In tutte le regioni si andrà comunque al balottaggio: secondo il sistema elettorale francese, infatti, al secondo turno andranno le liste che hanno ottenuto più del 10% dei voti nella prima tornata elettorale.

Non si tratta solo di populismo ..Bisogna che ci si renda conto come le vecchie contrapposizioni ideologiche Destra -Sinistra non possono più reggere il confronto con una società che vorrebbe muoversi ormai in un mondo diverso..Un sistema che richiede altre idee.. ben diverse dal vecchio paradigma... e che sollecita una nuova visione che tanta politica ancora non percepisce. Medesima realtà che persiste nel nostro Paese e per la quale non ci si muove in proposito per una ricerca su base teorica che potrebbe aprire ad una visione più lungimirante e funzionale del modo di far politica. In Francia tutto ciò viene messo in evidenza proprio per il sistema semi Presidenziale che esalta la figura dominante ancora più che da noi..ponendo maggiori difficoltà ad un naturale percorso di democrazia e magnificando una governabilità priva di una vera forza alla base.

Sembra ormai logico che.. più un sistema si sottomette ai diritti di una democrazia ...più si allenta una certa fiducia e si subiscono atti o manifestazioni che mettono in crisi la sua sicurezza. Di conseguenza..in reazione.. si tende a frenare il principio democratico..cedendo ad un più assoluto principio in favore di una sicurezza: Come un elastico che prima o dopo ..tirato da un lato o dall'altro.. si spezza. E così appare come logica conseguenza il partito di rottura definito oggi “populista”..( da noi Mov 5Stelle, in Spagna Podemos... e così via..) Ancora non ci si rende conto di quanto poco possono rendere queste formule politiche costruite sullo sterile paradigma che non faranno che alternare una destra ed una sinistra in un gioco continuo e sperpero di tempo in cui proliferano politici privi di una vera visione più avveduta e carichi di una poco utile demagogia governativa che non fa che arrestare un possibile diverso sistema che potrebbe costruirsi più funzionale e privo di contraddizioni. 
Manca proprio quella creatività politica oggi ostacolata da una visone fin troppo tangibile di un pragmatico realismo che non aiuta!

L'idea del baratto amministrativo


E' di sicuro una buona idea quella in fase di esperimento in qualche comune del Nord. Un baratto amministrativo che riguarda i comuni che vantano crediti dai propri cittadini.

Con una cifra minima di 1500 euro ed una massima da stabilire ..chiunque.. non in regola con le tasse comunali ed impossibilitato al pagamento poiché privo di lavoro e risorse, potrebbe riscattare il suo debito attraverso un baratto con l'amministrazione creditrice.. lavorando in favore della stessa. Naturalmente il lavoro dovrebbe essere individuato anche in direzione delle opportune competenze, forse escludendo i pensionati anziani.. ed eseguito in base agli impegni che potrebbero vedere il lavorare moroso distribuirsi le ore di lavoro nel tempo prefissato da un negoziato con l'amministrazione..fino all'estinzione del debito.

Al di là di come possa individuarsi il costo del lavoro e di come si potrebbe impostare nei termini migliori la prestazione, idee simili sembrano ragionevoli e sicuramente più logiche al fine di evitare le lunghe procedure esecutive, spesso anche inutili, di una giustizia decisamente impotente con chi non possiede alcunchè.

Con la formula del baratto.. le amministrazioni..senza alcuna possibilità di poter sortire successo sulle procedure per la riscossione dei debiti dovuti da quei cittadini oggi impossibilitati al pagamento dei tributi, potrebbero ricevere in cambio una prestazione favorendo i servizi per la citt, contribuendo..nel contempo.. a pungolare l'operatività stessa di coloro che il lavoro lo hanno già.

Ecco le buone idee di cui si avrebbe bisogno! Una idea che potrebbe portarne altre in proposito e sulle quali si dovrebbe lavorare con più impegno e logica.
vincenzo cacopardo