13 mag 2015

Le consulenze a titolo gratuito del governo...altre anomalie!


Tutto ormai sembra procedere attraverso l'uso costante delle anomalie, ma quello che assai più sorprende.. è in fatto che pare essersi sovvertito ogni principio di valutazione sulle stesse.. rendendo positiva e conveniente ogni immagine distorta dei principi fondamentali più corretti.
In un recente articolo.. il cugino consigliere Domenico Cacopardo, attento osservatore dei temi giuridici istituzionali, spiega l'incomprensibile cammino di una attività amministrativa spesso incoerente e disattenta del governo.
Al di là di ogni riscontro con una efficace spending review, quello che colpisce sono sempre le innumerevoli inspiegabili difformità dei percorsi stabiliti...come quelli degli incarichi a titolo gratuito, ormai nella norma, ma sicuramente contrari ad ogni principio morale e costituzionale sul lavoro..Sono diventate abituali certe irregolarità alle quali sembra nessuno voglia fare più attenzione, poiché.. nella ormai disattenta morale comune.. appare più pulito un contratto conferito a titolo gratuito che quello più limpidamente e giustamente retribuito.
Saranno anche giudicati capricci o manie, ma... come afferma correttamente Domenico, non rendono sicuramente alcuna luce ad un processo di ricerca per qualunque consulenza che si dovrebbe onorare con un giusto e misurato compenso... onde evitare di poter avere sentori per scambi e favoritismi di tipo diverso...Un tema che potrebbe inquadrarsi nel percorso di ricerca del capitolo riaperto di recente sul conflitto di interessi!
vincenzo cacopardo


Domenico Cacopardo scrive in proposito:
Ma non s’era parlato di «spending review»? Non c’era stato un commissario (il cremonese Cottarelli, più longobardo che latino) che aveva scritto un ponderoso libro per indicare i tagli e i risparmi che si sarebbero potuti ottenere? Per esempio, l’unificazione delle forze di polizia che, tante quante sono, prima che uno spreco, sono una ridicolaggine tutta nostrana. Sul punto, rimane incomprensibile –o troppo comprensibile- perché in Italia non sia stato costituito, sull’esempio estero, un forte e ben organizzato «bureau» incaricato di indagare sui reati di magistrati e poliziotti.
Ma così va il bel Paese e non possiamo che auspicare che il solito vento cambi le sue inveterate, borboniche abitudini.
Ora, Cottarelli è stato sostituito da due consulenti di Renzi, i professori Perotti e Gutgeld e il «dossier» sembra sommerso da altre più urgenti carte piombate sulle loro scrivanie. Di questi due baldi giovanotti va detto che come altri consulenti del «premier» lavorano a titolo gratuito: il che rappresenta il massimo dell’opacità. Infatti, si contraddicono: il principio morale e costituzionale che il lavoro deve essere retribuito (e se non c’è una retribuzione stabilita, ufficiale, contrattuale, la retribuzione sarà cercata altrove); il principio logico che il lavoro deve essere riconosciuto (nel senso che deve essere disciplinato all’interno di una convenzione pubblicistica) e il principio funzionale (che il lavoro dev’essere produttivo di effetti, anche consultivi, ma identificabili).
Queste parole saranno giudicate fisime «vintage» di chi ha una formazione giuridica, ma sono elementi sostanziali che, da soli, delegittimano la presenza di 10-consulenti-10 negli uffici di Palazzo Chigi, incaricati di suggerire al «premier» soluzioni sull’intero scibile amministrativo”.




Reddito di cittadinanza o contributo di necessità ?


Ritorna l'idea del reddito di cittadinanza....Più che reddito bisognerebbe chiamarlo in senso più appropriato, una rendita inattiva..un contributo per la sopravvivenza... ma sappiamo, anche, che il fine di tale manovra è indirizzato principalmente a beneficio dei tanti che oggi si trovano improvvisamente senza lavoro e senza un tetto.

Pur nella costante attenzione posta nei riguardi dei cittadini, Grillo non specifica bene il significato della sua proposta.  Vi è infatti una chiara differenza tra un reddito di cittadinanza.. da quello per il sostentamento di chi un reddito non lo ha! E’ chiaro infatti che un reddito di cittadinanza equivarrebbe in sé ad una base reddituale per tutti con un impressionante costo di decine di miliardi per il Paese.

Diverso è invece un contributo per chi un reddito non lo ha...non avendo un lavoro.. che potrebbe essere una operazione sociale equanime, sebbene comprensibilmente difficile da attuare in un Paese come il nostro dove i furbi spadroneggiano e dove, per impostare una ricerca verso coloro a cui spetterebbe, si dovrebbe mettere su una macchina organizzativa costosa ed impegnativa...In più appare poco produttiva una idea come questa in un contesto come il nostro in cui, una simile operazione, potrebbe arrestare il naturale sviluppo del lavoro...offrendo al contrario, occasione per rendere la società passiva verso ogni possibile crescita.

Sarebbe assai più utile, nella fattispecie, eliminata una cassa integrazione, mirare ai bisogni per quei lavoratori costretti ad interrompere la loro attività, offrendogli un apposito reddito di sostentamento.. evitando di incidere sui costi delle aziende.Una operazione che potrebbe anche vedere ulteriori manovre a beneficio di chi ha veramente bisogno di un contributo di sopravvivenza, ma che premierebbe maggiormente i lavoratori e potrebbe aiutare le aziende.
vincenzo cacopardo

12 mag 2015

Palermo..città nell'abbandono..dove tutto rimane aleatorio ed indefinito...


di vincenzo cacopardo

CONTINUA NEL SILENZIO L'ASSENZA DI UTILI PROVVEDIMENTI DA PARTE DI UNA AMMINISTRAZIONE CHE APPARE INCAPACE DI PORRE RIMEDI E SOLUZIONI NELLA CITTA' CHE ORMAI SEMBRA NELL'ABBANDONO ASSOLUTO.

Se non fosse per la sua naturale bellezza sarebbe da indicare come la città peggio amministrata da sempre. 

Buche, fossi, fogne intasate, strade impraticabili, marciapiedi divelti e pieni di erbacce, sporcizia, traffico e confusione....autobus in enorme ritardo o stracarichi, questa è la Palermo di oggi! Una città che sembra essere abbandonata ad un triste destino, dove gli stessi cittadini sentono allontanarsi da ogni possibile dialogo con l'amministrazione che dovrebbe guidare una politica sui servizi più attenta ai bisogni comuni degli abitanti. Ormai anche i possibili turisti, malgrado le tante bellezze artistiche, sembrano scappare dal palese caos infernale di questa città e dalla evidente disorganizzazione municipale sempre più cresciuta negli ultimi tempi. Se a questa aggiungiamo la perenne crisi di una politica regionale solo capace di pensare a come sostenere tutto il suo impalcato burocratico amministrativo, possiamo renderci conto di come tutto in questa terra rimane aleatorio ed incerto nei riguardi di chi vi vive.

Palermo è in uno stato di difficoltà dovuto al difficile momento economico a cui è sottoposta tutta la nostra Nazione, ma il suo sviluppo è stato fortemente compromesso da congeniti limiti organizzativi e motivi di inerzia che hanno sempre posto, questa città, in grande svantaggio rispetto a quelle del nord. Da lungo tempo non si sono apprestate le strutture necessarie per il suo sviluppo in termini di servizi e si è andato avanti sempre con grandi ritardi che hanno portato solo poca organizzazione ed inopportune procedure a danno dei cittadini: Se da un lato si è apprestata una linea tranviaria, dall'altro.. non si è data un utile servizio per lo scorrimento  dei due assi principali. 


Pare non esservi ormai nulla che possa veramente dare forza promozionale a quella che nel passato fu una delle città più considerate del nostro Paese: La politica amministrativa sembra del tutto lontana sia da un concetto organizzativo in genere, che dalla più che indubbia scelta delle primarie necessità sui servizi: Autobus stracolmi e biciclette dappertutto senza alcuna regola e rispetto per i pedoni...Trasporti pubblici carichi di controllori alla caccia delle obliterazioni dei tichet che contrasta con una grande difficoltà della ricerca stessa dei biglietti spesso introvabili. Tanta sporcizia per le strade e buche pericolosissime nei marciapiedi ( a volte ricoperte dall'amministrazione in modo assai futile ed indefinito) Pochissimo controllo urbano e costante pericolo nell'attraversamento delle strisce pedonali spesso invisibili...Semafori eterni senza alcuna logica a beneficio di una circolazione fluida..Doppie e triple file nel posteggio delle auto che interrompono ogni naturale scorrimento..traffico infernale dovunque e potremmo anche continuare..

Una strana dicotomia si avverte poi quando, con grande spirito di efficienza, si pretende di chiudere l'importante asse centrale che conduce alla stazione rendendolo pedonale e..lasciando aperto un cantiere che costringe ad un rallentamento inusuale nel percorso alternativo verso la via del mare. Non è davvero difficile poter comprendere che questo impedimento arresta una essenziale alternativa della circolazione verso la stazione e non sarebbe nemmeno complicato (per il periodo dei lavori)..aprire l'asse centrale per il traffico alle auto. Ma questo è solo uno dei tanti esempi delle incomprensibili disattenzioni di una amministrazione che pare ormai aver abbandonato la ricerca di nuove soluzioni per il normale svolgimento dei servizi che si deve ai cittadini.

Palermo si salva ancora per la sua bellezza naturale che la vede posta in quella che fu soprannominata la spettacolare “conca d'oro”...Ma se non fosse per il naturale sfogo a mare di una magnifica Mondello..potremmo stare certi che pochi cittadini rimarrebbero in una città che.. sul piano sociale culturale e dei servizi.. offre assai poco. 

La speranza sul futuro di questa città, che per cultura ha pochi rivali, ma per efficienza e mentalità sembra avere come antagonista se stessa, è quella fondata sulla forza e lo spirito di nuove figure amministrative che possano rendere un servizio più utile attraverso logiche amministrative e sociali più attente, funzionali e meno aleatorie..

post correlato: Palermo nel baratro delle incomprensibili amministrazioni

Una nota al nuovo editoriale di Domenico Cacopardo sulla spending review

Ancora una volta Domenico indica con puntualità l'inspiegabile contraddizione relativa alle riforme. La teoria dei tagli lineari è sempre stata inutile oltre che riduttiva e tipica di chi lavora per semplificare, ma non per rendere il sistema più semplice (differenza non di poco conto). Soprattutto per il Mezzoggiorno del Paese, tale metodo, rimane penalizzante.

Per quanto riguarda il termine "in house providing", (come giustamente espone Domenico) viene indicata l’ipotesi in cui un committente pubblico, derogando al principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, in luogo di procedere all’affidamento all’esterno di determinate prestazioni, provvede in proprio all’esecuzione delle stesse attribuendo l’appalto o il servizi di cui trattatasi ad altra entità giuridica di diritto pubblico mediante il sistema di un affidamento diretto ossia senza gara. Ma sappiamo che negli affidamenti in house non vi può essere il coinvolgimento degli operatori economici nell’esercizio dell’attività della Pubblica Amministrazione, per cui è chiaro che le regole sulla concorrenza sugli appalti pubblici, non vengono messi in rilievo. Questo è un modello organizzativo in cui una pubblica amministrazione provvede da sé al perseguimento degli scopi pubblici. Una sorta di auto-organizzazione che chiaramente non risulta tanto compatibile con una riforma che dall'altro lato deve tenere conto di una spending review oculata ed equilibrata.


Non so se le argomentazioni esposte a fine articolo da Domenico Cacopardo sono in realtà le vere ragioni e cioè... se veramente quei centri definiti parassitari appartenenti ad una vecchia repubblica, impediscono ad un governo determinato e deciso come quello del sindaco d'Italia, di proseguire verso una spending review che possa migliorare i dati della contabilità nazionale ed introdurre un po’ di moralità nel sistema degli appalti. Ma una cosa è certa: il tempo è passato ed ancora, dopo il piano Cottarelli , nulla sembra muoversi in proposito ed in senso chiaro.
vincenzo cacopardo


C’è una sorta di inspiegabile antinomia tra le riforme che si annunciano e il silenzio sulla «spending review», seppellita, dopo Cottarelli, sulle scrivanie del duo Perotti e Gutgeld, consiglieri non retribuiti di Renzi. Questa del lavoro a titolo gratuito è una trovata di moda di questi tempi e contraddice principi morali, pratici e funzionali (visto che se non sei pagato, puoi fare ciò che ritieni meglio).
La «spending review» è, in parole povere, il taglio delle spese dello Stato, delle regioni e dei comuni. In una spesa complessiva di circa 830 miliardi di euro l’anno, ci dovrebbe essere ampio spazio per tagli non più lineari, ma indirizzati alle innumerevoli fonti di spreco e di dissipazione. Per esempio le migliaia (9000?) società pubbliche partecipate dai tre soggetti istituzionali di cui sopra, in gran parte deficitarie, quasi tutti create in frode alla legge. Perché in frode alla legge? Perché con la riforma della legge comunale e provinciale Bassanini è stato consentita la costituzione di società cui affidare l’attuazione di particolari compiti della pubblica amministrazione. Le cosiddette «inhouse». Si tratta di delegare a un soggetto esterno di proprietà dell’amministrazione incaricata, l’esecuzione di funzioni proprie della stessa. C’è da chiedersi come mai questa «gabola» abbia avuto tanto successo. Lo spieghiamo: 1)consente al sindaco, al presidente della regione, al ministro di associare nell’impresa un privato, possibilmente amico, attraverso una procedura «aggiustabile»; 2)autorizza il sindaco, il presidente etc. ad affidare alla società così formata, per esempio, la realizzazione di un certo tipo di opere pubbliche. E qui il ragionamento si fa chiaro: poiché questo soggetto ha natura privatistica, può non applicare la normativa europea e nazionale sugli appalti e affidare all’amico di turno progettazione, direzione lavori e tutto quanto riguarda l’esecuzione dell’opera. Alcuni, più raffinati, incaricano la società in questione di trovare un «general contractor» e quindi, frappongono tra se stessi e il malaffare due sbarramenti. Certo, si sa che la Corte di cassazione e il Consiglio di Stato hanno escluso la natura privata di questo genere di attività e disposto l’applicazione della normativa europea e nazionale.
Ma nel comune di «Oltredisotto» non lo sanno, lo dimenticano, lo aggirano, continuando a fare ciò che da oltre un decennio fanno. E, se nessuno ricorre, abbondante acqua arriva all’orto dell’amministratore.
Se torniamo al governo Renzi e alla «spending review» è facile chiedersi il perché di questa inerzia rispetto a un fenomeno che andrebbe rimosso per migliorare i dati della contabilità nazionale e per introdurre un po’ di moralità nel sistema degli appalti.
C’è una sola ragionevole spiegazione: finché sarà in carica questo Parlamento espressione della vecchia seconda Repubblica, se il governo attaccasse i centri di spesa parassitari, ben più forti (politicamente) delle categorie organizzate, in poche ore perderebbe l’appoggio della sua maggioranza, composta da gente che è espressione del sistema.
Solo col nuovo Parlamento, tagliato il cordone ombelicale con i gruppi sociali che controllano il vecchio, il governo, se vorrà restituire al Paese la voglia di correre, potrà incamminarsi sulla pericolosa, ma vitale strada dell’effettiva «spending review».
Domenico Cacopardo



11 mag 2015

Tutto vecchio in casa del Cavaliere!


di vincenzo cacopardo
«Voglio indicare a tutti gli italiani non di sinistra l'esempio degli Usa, dove ci sono due partiti, i repubblicani e i democratici che si contrastano...È il sogno che inseguo».
Queste le parole di Berlusconi.. e questo il percorso di una "nuova" Forza Italia al fine di proporre crescita e sviluppo al nostro Paese! E' un sogno decisamente vecchio incardinato su poco.... senza idee e proposte che possano offrire vera innovazione. Berlusconi come tanti altri restano bloccati dalla visione di un mondo politico che deve in tutti i modi spaccarsi in due monolitiche posizioni ..I limiti di questi personaggi sono stigmatizzati dagli stessi pensieri stantii che guardano prevalentemente alle "posizioni".. e che non potranno mai offrire nuovo ordine ad una politica che oggi esige innovazione soprattutto in termini di percorso e funzionamento istituzionale.

Non potranno mai essere queste le condizioni a spingere verso la crescita un Paese come il nostro che vive oggi prevalentemente di un riformismo limitato.. ostile al miglioramento di un welfare, ad un'equità.. e non conforme ai principi di una democrazia: Una Nazione da sempre bloccata dalle figure predominanti che, con tutto il rispetto, sembrano ancora incatenate a vecchi principi ed a finte rivoluzioni costruite su sistemi e modelli.. per lo più esterofili.. non confacenti al nostro. La mancanza di una adeguata ricerca e di studio in proposito... lascia perplessi e denota come siano in tanti a voler partecipare ad un mondo della politica senza nuovi approcci teorici ed adeguate idee...ma solo nella logica di una trascinante comunicazione.

Berlusconi è chiaramente un trascinatore come lo è Renzi ..ma ambedue giocano le loro carte (come si trattasse di una scommessa) su una comunicazione ad effetto e nel caso odierno del Cavaliere siamo alla proposta di un progetto di riscontro con un sistema di tipo americano.., ( senza nemmeno immedesimarsi sul fatto che negli Usa vi è un sistema federato solido ed un modello politico costruito su un presidenzialismo)

Al centro del suo progetto vi è la solita ormai ritrita rivoluzione liberale. Le sue parole indicano meno Stato, meno tasse, particolare attenzione verso le imprese e più sicurezza. Il suo nuovo simbolo sembra essere quello dell'«elefantino» (un simbolo del partito che fu di Abraham Lincoln, Eisenhower, Ronald Reagan e Bush padre e figlio) Il cavaliere parla di captare meglio quei temi che possano smuovere le coscienze, i valori e gli interessi dei moderati. Come nella sua squadra di calcio... le persone guida non cambiano mai!.. Anche in questo caso per la conduzione delle relazioni internazionali sarà incaricato Antonio Tajani, proposto per cogliere il meglio dalle esperienze di altri Paesi. Ed in ultimo Berlusconi afferma che non vi saranno impedimenti rispetto alle primarie, dicendosi pronto a studiare bene per evitare inquinamenti, scandali...Un vero cambiamento per un accentratore come lui!

Le proposte che il nuovo partito Fi sta vagliando entreranno in una fase operativa subito dopo le regionali. Ma l'idea di fondo è l'ambizione di lavorare per un centrodestra unito e competitivo (un controrenzismo) in grado di portare al governo i moderati e i conservatori come ha fatto David Cameron in Gran Bretagna: Pare la più grande idea del momento..poichè anche Renzi vuole avanzare con le medesime forze moderate..indicando ugualmente la figura del premier del Regno Unito come un leader da seguire!...Quanta fantasia! ...E quanto impegno vi è in queste nostre figure politiche che sembrano non avere nulla da offrire se non posizioni moderate discusse e spesso discutibili..senza mai spingersi in direzione di un cambiamento e di un più utile funzionamento del nostro sistema!







10 mag 2015

..Si sono inventati il "Partito della Nazione"!

di vincenzo cacopardo
Come Cameron..anche Renzi!...Ma che vuol dire?..Una forma moderna di nazionalismo?...Un concetto di nuova identità nazionale o..una tetragona concezione opportunista per richiamare l'attenzione dei cittadini all'ovile?..Un pensiero, in un certo senso, non conforme ad i fini stessi di una unione Europea...

Ma il Regno Unito vive la sua politica in termini diversi dai nostri..
Viene chiamato " maggioritario per eccellenza. Nel Regno Unito è una monarchia parlamentare "di fatto", poiché non esiste una costituzione scritta e solo il Bill of Rights del 1689 stabilisce la sovranità parlamentare sul monarca. Teoricamente l'attuale regina potrebbe nominare primo ministro qualsiasi cittadino inglese, ma risulta chiaro che al di là di ogni convenzione si tratti sempre del leader del partito che vince le elezioni.

Il Parlamento del Regno Unito è composto da due rami, una Camera dei Lord formata da membri per diritto ereditario e membri nominati e svolge una funzione di emendamento e veto sulle leggi approvate dall'altro ramo, ossia la Camera dei Comuni, che rappresenta il vero cardine della democrazia inglese. La Camera dei Comuni si rinnova ogni 5 anni ed è composta da 646 membri, tanti quanti sono i collegi elettorali in cui è diviso il Regno Unito, tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ogni collegio elegge un deputato, con un voto diretto, maggioritario e a turno unico.

E' difficile ogni paragone col nostro sistema, malgrado la sottolineatura di Renzi, al di là di ogni motivazione su una maggioranza resa nelle ultime elezioni a Cameron. Anche in Inghilterra vi è una lotta tra i due partiti storici più rappresentati(conservatori e laburisti) ed il sistema maggioritario puro finisce col penalizzare le formazioni minori e come tutti i sistemi maggioritari, presenta il rischio che la maggioranza in Parlamento non corrisponda alla maggioranza nel paese. Inoltre è evidente che nel futuro del nostro sistema (al contrario che nel Regno Unito) è programmata l'eliminazione di un Senato che resterà una generica Camera non elettiva.

David Cameron rimane dunque primo ministro avendo raccolto la maggioranza assoluta dei seggi, ma non la maggioranza assoluta in termini di voti... dando comunque una severa lezione ai Laburisti, ed agli euroscettici di Nigel Farage, ma non risolvendo alcun vero problema di rappresentanza democratica, poiché anche il sistema inglese vive al riparo di una forma mentis politica istituzionale ancora vecchia.. edificata nel passato e mai resasi davvero innovativa rispetto ai tempi...Un modello che comunque si confà con la loro educazione culturale davvero diversa rispetto alla nostra.

Continuare a prendere ad esempio i modelli degli altri paesi, che.. tra l'altro.. vivono la loro politica in un ambito storico sociale e culturale del tutto diverso, non serve a rendere un buon lavoro ad una politica che si dovrebbe funzionale alla nostra Nazione. Renzi ha tutto l'interesse a congratularsi con Cameron, prendendo a pretesto la sua vittoria dopo l'imposizione del nuovo sistema elettorale Italicum.. (proporzionale a fine maggioritario).. che in realtà tende a muoversi in modo diverso: quello che gli interessa è sottolineare che pur non avendo una maggioranza in ogni Paese.. si può e si deve governare.

Ma qualcosa di positivo pare esservi: I due premier sono d’accordo sul fatto di «lavorare a stretto contatto sull’Europa e sui migranti nel Mediterraneo». Speriamo riescano a convincere gli altri Paesei della comunità!



9 mag 2015

Un piccolo appunto alla nota di domenico Cacopardo sui”vitalizi”


Sull'argomento..il concetto di retroattività inerente materie penali.. viene espresso in modo esaustivo dal cugino Domenico. Come è chiaro anche il fatto che si potevano prevedere pene accessorie da irrogare da oggi in poi da parte di un giudice terzo. L'eccessivo interesse da parte delle maggioranze all'indirizzo di tali normative proposte dai presidenti dei due rami del Parlamento, Pietro Grasso e Laura Boldrini, approvate giovedì dall'ufficio di presidenza della Camera e da quello del Senato, appaiono illogiche e disuguali e fanno tanto pensare a manovre volute per interessi in vista delle nuove elezioni regionali.




I profili di incostituzionalità sembrano esserci tutti..ma non colpiscono ormai in un Paese in cui le istituzioni vivono impantante in una serie di anomalie macroscopiche e dove è sempre la Corte Costituzionale a dover dire la sua..magari dopo svariati anni.
vincenzo cacopardo



Quindi, i tagliagola senza cultura «tout-court», né cultura giuridica, guidati solo dai peggiori istinti sociali, l’invidia e la persecuzione, hanno vinto. Dopo una stagione in cui l’hanno fatta da padroni, sono tornati alla ribalta, guidati dallo spirito fascistoide del comico di turno, Beppe Grillo e dei suoi fanatici seguaci.
Giustizia è quasi fatta: i vitalizi ai parlamentari condannati per reati contro lo Stato non saranno più pagati.
La cosa più stupefacente è che un magistrato (anche se ex, «semel abbas semper abbas») come Pietro Grasso in un tweet gioisce della decisione: sembra aver dimenticato che, in uno Stato di diritto, non esiste la retroattività della pena, che la decisione di Camera e Senato, istituti dotati di «autodichia» (di giurisdizione riservata alla Camera e al Senato medesimi), rende vano il diritto alla giustizia cui accedono tutti i cittadini italiani. Infatti, i «revocati» non potranno ricorrere ad alcuna autorità giudiziaria per ottenere ragione, rispetto a un abuso grave come questo: un abuso nei confronti di chi deve subire e basta.
Una vergogna generale per i partiti che hanno votato la cancellazione e per il sistema mediatico che ha falsificato coscientemente i dati del problema indicando al pubblico ludibrio i nomi di ex parlamentari condannati, senza spiegare che in un sistema ordinato le pene debbono essere previste dal codice penale e irrogate da un giudice. Tali (giudici) non sono la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, che, in questo modo, hanno commesso, lo ripeto, un abuso nei confronti di inermi cittadini. Nuovi vitelli sacrificali all’obbrobrio che s’è impadronito di quella Nazione che una volta si definiva Patria del diritto.
Questi exparlamentari condannati hanno scontato o stanno scontando la loro pena, che ha una duplice funzione: riparatoria e riabilitativa. Lo Stato, con la condanna di un tribunale, stabilisce la pena che deve essere scontata nei modi previsti dalla legge con lo scopo di spingere il condannato sulla strada del recupero di una personalità non volta a delinquere. La riparazione è nel medesimo concetto di pena: tu violi il codice penale che prevede la tua pena, tu la devi scontare.
Il conto è chiuso.
Ma no. Non è vero che il conto è chiuso: un giorno s’è svegliato il Parlamento della Repubblica italiana e ha deciso di infliggere un’altra pena, che non era prevista.
Ma c’è anche la beffa. Non tutti saranno trattati allo stesso modo, visto che il Parlamento si riserva di giudicare caso per caso per valutare se la pena scontata è esaustiva delle aspettative dello Stato da un punto di vista indeterminato: la riparazione, il recupero?
Come sempre il giudizio discrezionale comporta il massimo dell’arbitrarietà che si sostanzierà in intollerabili disparità di trattamenti.
Stupisce la posizione di alcuni parlamentari, per esempio, del senatore Luigi Zanda. Gli vorrei dire: «Caro Luigi, ci conosciamo dall’aprile del 1980. Come fai a giustificare alla tua coscienza una posizione giuridicamente e moralmente incivile? Conta così tanto la corrente principale del fiume del conformismo da farti superare tutte le obiezioni che questa decisione comporta?»
E tutti i magistrati che militano nei partiti di sinistra hanno così svolto il loro mestiere di magistrato? Piegando alle esigenze del momento, di popolarità istantanea, alle richieste dei tagliagola le regole del diritto italiano? Non credo. Credo anzi che abbiano un problema di coscienza politica e professionale. Qualcuno di loro potrebbe avere deciso una condanna nei confronti di un parlamentare o exparlamentare sapendo ch’essa era esaustiva del debito contratto dal reo nei confronti dello Stato. E, ora, vedono la camera cui appartengono riaprire il caso e risentenziare.
Certo, può non essere considerato giusto che per un certo numero di reati, compresi quelli depenalizzati di recente, i parlamentari ricevano un vitalizio per la loro attività di parlamentari. Ma, se è così e così è, fate una legge e introducete la revoca del beneficio come pena accessoria da irrogare da qui in poi da parte del giudice.
Non ci può essere retroattività in materia penale.
Fra l’altro, se la decisione è stata presa in vista delle elezioni e per tacitare (già perché è stato un tentativo di tacitare, non di fare e dare giustizia) Grillo e i suoi seguaci, non avete raggiunto il risultato: aggrappandovi alla decisione di valutare i fatti caso per caso, gli avete dato la possibilità di accusarvi, a ragione, di proteggere alcuni a scapito di altri, magari i soliti noti, da tempo additati dai media (ormai implacabilmente tossici) all’odio generale di coloro che, nella vita, preferiscono odiare all’essere e costruire.
Di certo ci sono gravi profili di incostituzionalità. Li abbiamo accennati. Non ci vorrà molto perché l’ultimo dei condannati si rivolga a un buon avvocato e trovi la sede giudiziaria capace di sollevare la questione di costituzionalità.
Chissenefrega, direte voi che avete deciso la cancellazione dei vitalizi: lo stabilirà un giudice (la Corte costituzionale) e noi siamo a posto. Abbiamo fatto ciò che il popolo (quale popolo?) voleva.
La giustizia (costituzionale) restituisce il vitalizio: fatti suoi.
Così ragionò Pilato, rilasciando Barabba. Come nel suo caso, il cinismo l’ha fatta da padrone. Anche tra di voi.
Domenico Cacopardo




8 mag 2015

Il comodo artificio della "contrapposizione"

di vincenzo cacopardo
Come si fa a non capire che non potra' mai essere il metodo operato dal sindaco d'Italia Renzi... l'utile approccio verso una società che dovrebbe meglio esser compresa e guidata?.. Come si fa a non percepire l'importanza di condurre un dialogo con maggiore umiltà e modestia attraverso una comunicazione più appropriata verso i temi di difficile soluzione di oggi? 

Quel bisogno di esprimersi con sobrità da parte di un premier che, al contrario, non fa che usare fermezza e spocchiosa saccenteria... Se a questo aggiungiamo il peso non comune delle sue riforme proiettate verso il comando ed una governabilità quasi del tutto imposta, non c'è da star tranquilli! 
E' ormai da molto tempo che avvertiamo il pericolo di questa forte presunzione che supera ogni limite e, malgrado abbiamo già assistito nel passato alla guida di governi condotti da personaggi come Berlusconi (figura decisamente meno arrogante, ma pur sempre accentratrice) restiamo incollati, come in attesa di un miracolo, all'evoluzione di un nuovo profeta che pare guidare il gregge verso il miracolo. Ma miracoli non esistono in questa nostra nazione e soltanto con la pazienza..il buon senso..la ricerca e l'impegno dovuto..senza l'usuale insopportabile premura e le favole di una deviante comunicazione, si sarebbe dovuto affrontare il cambiamento in direzione di una crescita funzionale più adatta al nostro Paese.

-Saper percepire l'importanza di certe riforme istituzionali capaci di far procedere l'apparato della politica verso un utile funzionamento - Saper comprendere che senza una giustizia efficiente non vi potrà mai essere una base di costruzione per una vera legalità - Capire quanta importanza oggi ha l'entità territoriale come quella di un meridione..ormai del tutto abbandonato da ogni utile studio per il suo naturale sviluppo - Capacità di realizzare vere riforme innovative per lo sviluppo e la crescita di nuove piccole aziende per prodotti e servizi di qualità - Spingersi verso formule fiscali più corrette in soccorso delle aziende - Imporsi verso un'Europa con giusto tono diplomatico e non in osservanza a formule che ci penalizzano costantemente -  Progettare un futuro con il dono della semplicità e la giusta attenzione verso una società civile che si vuole più equa e sobriamente integrata....E si potrebbe continuare..

Ma quello che oggi constatiamo, senza senza stupidi pregiudizi nei confronti di chi, al contrario ci governa e si impone con tono assai sprezzante, è l'assoluta direzione semplicistica di chi pensa che, spingendo al massimo ogni riordino in modo deciso, pragmatico e frettoloso, si possa riscontrare un domani un risultato utile: E' quello che oggi in tono assai convenzionale si suol chiamare “efficientamento” ossia un neologismo assai di moda che vorrebbe significare il miglioramento dell'efficienza. Ma per ottenere un miglioramento bisogna che almeno un metodo efficiente ed una soluzione nel merito vi siano! 

La direzione più giusta sarebbe stata quella di una ricerca più attenta ed utile verso un rinnovamento che avrebbe dovuto dirigerci verso una più utile funzionalità del sistema politico ed una fattiva innovazione senza una imposizione di tagli lineari..persino in termini di democrazia.

Forse è difficile poter fare comprendere questi concetti a chi non guarda in profondità la politica.. ma non v'è dubbio che oggi tutta l'attività politica di Renzi pare muoversi verso un più che comodo dialogo di “contrapposizione” tra chi è con lui e chi, non essendolo, rimane contrario al rinnovamento. Il premier usa appositamente questa antitesi nel dialogo sociale attraverso una forma comunicativa che suona quasi ricattatoria...”Chi non è con le sue riforme è un nemico di esse e non merita di essere considerato”.

Nuova lettera del Presidente del Movimento Gente Onesta


Italicum

 legge ormai incautamente promulgata”


La parola al presidente di un movimento che nasce per sollecitare i cittadini e per non costringerli ad una tacita rassegnazione


 «Forza Renzi», titola Handelsblatt. «L'ora del riformatore, Renzi trionfa sulla legge elettorale» scrive anche la Sueddeutsche Zeitung. In un'editoriale, il quotidiano spagnolo El Pais parla di una «buona notizia per il suo promotore, per l'Italia e per tutta l'Europa: si tratta di un passo fondamentale e imprescindibile dell'ambizioso e necessario programma di riforme» con cui Matteo Renzi «vuole migliorare» il suo paese. Anche il Financial Times affida ad un editoriale l'analisi sulla nostra riforma elettorale con cui «Renzi scuote la scricchiolante governance italiana».

Giornali di economia e finanza che non possono che guardare la politica e le stesse regole della democrazia dall'alto in basso e con l'incuria di chi vede solo interessi fondati su investimenti e convenienti operazioni finanziarie. Osservazioni, quindi, poco meritevoli di una ben più alta considerazione politica culturale attinente ai bisogni di una più importante ricerca del welfare sociale. Tutto ciò è una prova evidente di come lo stesso Renzi usa e viene usato dai poteri forti per uno scopo di interessi lobbistici che sovrastano ogni altro impegno più consistente in termini di etica politica e di equità.”

La visione dall'estero è sempre improntata su questo metro di misura secondo il quale ogni governance (anche politica e persino costruita su una democrazia) deve essere resa stabile a prescindere da ogni equanime fine sociale.”

E' stupefacente..per noi di MGO.. la rassegnazione di un popolo che vede giorno per giorno una chiara umiliazione dei valori fondamentali che dovrebbero rappresentare i robusti pilastri a supporto di un sistema democratico più sicuro per tutti.” Ma lo appare ancora di più l'incoerente promulgazione di una legge elettorale in contrasto con i valori fondamentali di una nazione che si dichiara ancora democratica

G. Prete 
presidente fondatore di MGO

7 mag 2015

Civati.. e quei Partiti non correttamente disciplinati

di vincenzo cacopardo
Finalmente qualcosa di nuovo all'orizzonte di un Partito che sembra esser rimasto per parecchio tempo bloccato: Esce Pippo Civati introducendo una chiara reazione dentro la minoranza interna.Oggi al Senato il governo dovrà fare i conti con un equilibrio instabile. La maggioranza si basa ormai su una soglia massima di 174 senatori e su una minima di 161.

Bisogna dare atto a Civati di aver preso una decisione determinata... anche se impegnativa nell'attesa che altri possano seguirlo. Ma non si tratta oggi di combattere un divorzio tra PD e sinistra..poichè i tempi sembrano ormai cambiati e, se resta evidente lo spostamento di questa sinistra verso il centro, è del tutto chiaro che le visioni ideologiche di un tempo appaiono superate e poco costruttive in una odierna società che pone soprattutto esigenze di equità e posizioni democratiche più sicure e corrette.

Una lotta interna per cercare di evitare dissidi interni ad un Partito costruito su valori ormai non compatibili con la realtà moderna (costretto a spostare la sua visione sociale verso un pensiero centrista più moderato) appare una perdita di tempo e sarebbe più logico costruire altri Partiti più liberi e meno costretti nella loro ideologia anziché limitarne il pensiero. D'altronde... non si vuole capire che il pensiero del parlamentare deve restare il più libero possibile nella determinazione delle normative..sebbene legato da un progetto programmatico guidato dal dialogo con i cittadini: Questa che appare oggi una tesi assurda.. diverrà negli anni un vero comandamento per una politica di vero funzionamento condotta proprio dai cittadini. ..malgrado certe logiche bipolari del tutto forzate che premiano solo la governabilità.

Le piazza che in questi giorno protestano con manifestazioni contro la nuova legge elettorale, la riforma della scuola..della giustizia..quelle costituzionali etc, sono una prova evidente di come ci si ritrovi in un vero pasticcio riformista che non lascia intravvedere né una logica costruttiva, nè un futuro certo e stabile: Un guazzabuglio di anomalie che dovrebbero dare spunto ad una riflessione più profonda per spingere verso la ricerca di percorsi più innovativi, coerenti e funzionali.

La retorica del Partito che deve scegliere da che parte vuole stare, non potendo rappresentare tutti.. è obsoleta e le parole del Premier Renzi che insiste asserendo che in seno ad un Partito la democrazia si trova attraverso una maggioranza.. è riduttiva e poco edificante: Sarebbe (per esagerazione) come ritenere che.. se un domani la maggioranza di un Partito optasse per la pena di morte ..tutti dovrebbero seguirlo senza dissidi e defezioni. La libertà concessa al parlamentare è fondamentalmente quella che lo lega ad un programma elettorale, al proprio pensiero ed ai propri valori. Nel caso del governo Renzi non vi è stato.. né un programma preciso studiato col consenso degli elettori, né un metodo confacente... se non una, quanto mai, ricca ed ornamentale comunicazione.

Ecco la ragione per la quale nasce il presupposto essenziale per ricercare un modello innovativo che non impedisca le libere scelte dei parlamentari e che possa basarsi su un criterio programmatico studiato preventivamente con i cittadini...Ed ecco il motivo per il quale la prima riforma dovrebbe essere quella indirizzata verso la regolamentazione degli stessi Partiti: Parlamentari e cittadini insieme per un programma che deve misurarsi preventivamente attraverso una campagna elettorale che.. poi.. vedrà nel metodo lo stesso parlamentare libero di espletare il compito per renderle attive. Diverso rimane il compito amministrativo che dovrebbe (come nei sistemi presidenziali ) eleggersi ed operare in modo separato, non potendosi inserire nel contesto normativo spettante solo al parlamentare... Figure amministrative.. che dovrebbero rispecchiare nel merito alta moralità e forti capacità organizzative.

La regolamentazione dei Partiti rimane dunque primaria, ma resta vecchia riguardo ad un dovuto rinnovamento che per effetto di una nuova visione politica dovrebbe offrire maggior rispetto al singolo parlamentare e maggior dialogo con la comunità che rappresenta: E' vecchio il criterio del tesseramento, sono vecchi i metodi di formazione dei direttivi, dei consigli, rimane anomalo ed imprudente il doppio incarico di un segretario di partito con la carica di Premeir...ma soprattutto resta vecchio il contrasto tra i Partiti in termini di vecchie ideologie che provoca contrapposizioni reattive viziate proprio dalle rigide posizioni...Ecco la ragione per la quale ogni posizione moderata finisce sempre col vincere!

Il problema, purtroppo, rimane fondato su queste vecchie visioni dalle quali i politici odierni non riescono (o non vogliono per comodità) estraniarsi.. potendo, al contrario, dare maggior sfogo a nuove idee. Parlare ancora di destra e sinistra non fa che arrestare una visione innovativa che meriterrebbe più impegno per la ricerca, rendendo analogamente maggior rispetto ai cittadini.