Oltre la facciata
di domenico Cacopardo
I protagonisti delle
polemiche di questi ultimi anni a proposito del Porcellum, hanno tralasciato di ricordare che leggi simili regolano
le elezioni regionali, dal Tatarellum
(compreso) in poi. Due esempi in breve: l’Emilia Romagna (turno unico) prevede
un premio di maggioranza di dieci seggi (bloccati) attribuito al partito che ha
ottenuto più voti. La Toscana ha un
doppio turno con elezione diretta del presidente, una soglia di sbarramento al
4%, l'assenza di preferenze, e un listino regionale che permette di presentare
ai partiti fino a 5 candidati fissi in ogni circoscrizione. La ‘democratica’
Toscana è la più vicina al deprecato centro-destra.
In entrambi i casi,
non è prevista alcuna soglia per accedere al premio di maggioranza.
Siamo, quindi, in
palese, insanabile contrasto con la recentissima sentenza della Corte
costituzionale.
Un analogo
ragionamento si può applicare alle elezioni comunali, fondate su un sistema
maggioritario spinto.
Le vaghe proposte
avanzate dal leader del Pd dimostrano che né lui né i suoi consiglieri tengono
conto della situazione reale e delle difficoltà oggettive. Certo, non c’è
ancora nulla di preciso, dato che i giocatori della partita stanno facendo
melina nel timore di scoprirsi e di essere impallinati. È tuttavia incontestato
che la campagna per le primarie del Pd è stata improntata al rafforzamento del
bipolarismo, mediante il maggioritario. Cerchiamo di capirne le conseguenze. La
prima è la vulnerabilità costituzionale di una legge improntata a queste
scelte. Verrebbe approvata poco dopo la sentenza sul Porcellume riproporrebbe gli stessi vizi. L’unica via per
introdurre questo sistema in Italia è la riforma costituzionale: solo inserendolo,
si può essere sicuri della sua legittimità.
Ma di questo né Renzi
né i suoi consiglieri si occupano.
Ci sono poi le
conseguenze politiche. La prima è la distruzione del progetto Alfano: è infatti
evidente che marciando sulla strada del bipolarismo maggioritario, per il
gruppo di parlamentari che ha abbandonato Forza Italia è pronto il destino di
Fini.
Una prospettiva che
ribalterà i suoi effetti sul governo Letta, esponendolo ancora di più a
fibrillazioni quotidiane.
La seconda, è il
ritorno in grande stile di Berlusconi sull’agone politico. È vero, il secondo
posto –secondo la weltanschauungrenziana- sarebbe disputato tra il cavaliere e
Grillo e nulla, quindi, è definito, ma il cavaliere, nonostante tutto, se la
può giocare, capace com’è di cogliere il sentiment
della pancia del Paese.
Se aggiungiamo il
recente spostamento a sinistra di Renzi, possiamo ipotizzare che gli spazi per
il centro-destra si vadano allargando (anche perché, alla fine, Alfano, stando
così le cose, sarà costretto a rientrare all’ovile) e che l’annunciata vittoria
alle prossime politiche del giovane fiorentino rischi di diventare illusoria.
Per finire: tutti i
sintomi della politica di Renzi confermano l’idea che voglia precipitare le
cose per ottenere le elezioni prima possibile. Sa bene che il tempo non lavora
per lui.