Il governo,
l’economia, l’Europa: un’Italia pessimista e (sempre più) euroscettica
Un’Italia fiaccata da oltre 5 anni di
crisi economica, pessimista sul futuro, sempre più scettica sul processo di
integrazione europea e sull’opportunità di rimanere nella moneta unica: è
questa l’immagine del nostro paese che emerge da alcune domande testate
nell’indagine Osservatorio Politico CISE del dicembre2013.
Innanzitutto è stato
chiesto ai nostri intervistati di fornire un giudizio retrospettivo
sull’economia e, in particolare, sulla situazione economica in Italia nel corso
dell’ultimo anno. Come era lecito attendersi, per 4 elettori su 5 del nostro
campione di circa 1500 intervistati la situazione economica nel corso
dell’ultimo anno è peggiorata, per il 18% è rimasta uguale al passato e solo il
3% giudica la situazione economica molto o abbastanza migliorata. I giudizi non
variano di molto se incrociamo questa domanda con il voto alle coalizioni,
dividendo tra elettori di centrosinistra, centrodestra, centro (gli ex elettori
della coalizione guidata da Monti), Movimento 5 Stelle e area dell’astensione.
Notiamo un maggiore pessimismo da parte degli elettori del centrodestra e del
M5S, per l’85% dei quali la situazione economica è peggiorata nell’ultimo anno,
mentre gli elettori di centrosinistra e di centro mostrano una percezione
leggermente più positiva della situazione.
I giudizi si differenziano maggiormente
allorché si passa da un giudizio retrospettivo ad una valutazione prospettiva
dell’andamento dell’economia. Chiedendo agli intervistati come sarà la situazione
economica del paese nei prossimi 12 mesi, la sfiducia e il pessimismo
continuano a prevalere, dal momento che la maggioranza relativa dei rispondenti
(39%) prevede un peggioramento dell’economia italiana e un ulteriore 37%
prospetta un mantenimento delle condizioni attuali. Rispetto alla domanda
precedente, però, il giudizio è assai meno netto, dal momento che emerge anche
circa un quarto del campione che si aspetta un miglioramento della situazione
economica nel corso del prossimo anno. Il giudizio sul futuro dell’economia
italiana sembra essere piuttosto condizionato dalla propria appartenenza
politica. In particolare si individua una linea netta che separa l’area di
governo dalle opposizioni: gli elettori di centrosinistra e di centro, i cui
partiti compongono la maggioranza che sostiene il governo Letta sono di gran
lunga più fiduciosi rispetto agli elettori del centrodestra (la stragrande
maggioranza dei quali votano Forza Italia e Lega Nord e quindi si collocano all’opposizione)
di Grillo e agli astenuti. Solo il 15% degli elettori del M5S prevede un miglioramento
della situazione economica, contro il 37% di quelli del centrosinistra. Allo
stesso tempo, gli elettori del centrodestra sembrano i più pessimisti: la metà
di loro ritiene che l’economia peggiorerà ulteriormente. Si tratta di una
percentuale più che doppia di quella mostrata dagli elettori di centrosinistra
(22%).
Questi sondaggi, dai quali si evince l’incredula
possibilità di ripresa da parte dei nostri cittadini, dimostrano chiaramente lo
stato di profondo buio in cui e calato il Paese da quando è entrata la nuova moneta. Se per il processo dell’economia
relativo all’anno passato vi era un profondo pessimismo, per il prossimo futuro..il pessimismo si trasforma in un cinismo che sembra
impadronirsi di ogni possibile forma di entusiasmo. Quanto.. poi.. all’elettorato
riferito a chi oggi governa, non può che restare fiducioso nella prospettiva di
un possibile miglioramento, poiché..se non lo fosse.. rimarrebbero assai poche le
speranze per quella parte dei cittadini che ancora vive nella aspettativa di un
cambiamento.
Ma se il giudizio sul futuro dell’economia
della nostra Nazione viene condizionato in modo così evidente dalla propria
appartenenza politica, non può sembrare conforme, né fedele ad una specifica realtà.
Veramente difficile oggi credere ad una crescita e questi sondaggi lo dimostrano in pieno!..In teoria si può
affermare che una delle principali cause della povertà sia dovuta alle
banche, ma ciò non sempre rispecchia la realtà, anche perché le motivazioni dei
fenomeni come la povertà sono molteplici e molto più legate a cattive scelte
politiche. Tuttavia non v’è dubbio che l’azione degli istituti bancari continua
ad influenzare notevolmente determinati processi come l’inflazione. Il problema
principale sta nel fatto che la politica non si è mai veramente interessata a
regolamentare il sistema finanziario e bancario.
vincenzo cacopardo