5 feb 2014

Il governo arranca ed il Paese sbanda

STATO CONFUSIONALE E LOGICHE CONFLITTUALI
di vincenzo cacopardo

Lo stato confusionale della politica del nostro Paese sembra aver raggiunto il massimo! Abbiamo un governo alla deriva che non riesce a poter amministrare con efficienza per via delle due contrapposte posizioni che hanno già visto uno strappo nella destra ed una presumibile futura rottura a sinistra.
Evidenziamo ancora una serie di deleterie anomalie insite nelle strutture istituzionali che vanno dai persistenti conflitti di interessi...alle incessanti prevaricazioni dei poteri dello Stato..per giungere alle sempre più violente manifestazioni in seno al Parlamento che manifestano la giustificata rabbia ( se pur non condivisibile nel metodo) di chi pretende procedure più giuste e democratiche. 
Figure politiche assai labili ed ipocrite come Casini che, pur avendo dichiarato per anni l’importanza di un terzo polo centrista, oggi, per evidenti ragioni di opportunità, si schierano da un lato, dimostrando uno sfacciato servilismo al sistema bipolare. Manifestiamo poca attenzione per una politica del lavoro e continuiamo a sottometterci alle logiche di una globalizzazione che ci soggioga al processo di una economia che non può aiutarci.. se priva di una indispensabile qualità.
Utile, chiaro e positivo.. il messaggio del nostro Capo dello Stato che, dinanzi all’assemblea Europea, ha messo sotto accusa le politiche di rigore dell'Unione per debellare la crisi economica, asserendo che la politica dell'austerità non può più reggere. Ma il problema che rimane è sempre quello di poter costruire positivamente una Comunità europea utile anche in un processo di integrazione della politica e del sociale. Insomma…per far sì che non sia solo una moneta unica, con le sue evidenti disuguaglianze, a guidare questo difficile processo di integrazione.  
Ma tornando al nostro Paese, il tanto discusso problema del conflitto di interessi non si è più affrontato come da tempo si sarebbe dovuto ed oggi ci troviamo di fronte a figure politiche che tengono la segreteria di un Partito come l’NCD e nel contempo un Ministero importante come quello degli interni..o un sindaco di Firenze che, in qualità di segretario del Partito più forte, impone la guida politica dell’intero Paese. Ma se continuiamo a tenere legata la politica governativa con il compito amministrativo delle istituzioni…possiamo mai pensare di risolvere un qualsiasi conflitto d’interessi?

Sembra ormai chiaro che il governo attuale prosegue il suo cammino pur consapevole delle difficoltà e delle continue trappole che gli vengono costruite attorno…e qualunque sia la scelta della figura che dovrà guidarci nel prossimo premierato (in considerazione che questo nostro Paese continua con ostinazione a guardare in prevalente direzione di un personaggio dominante)..molte anomalie saranno destinate a restare come fossero il simbolo di una Nazione che ha deciso di proseguire il suo percorso incollata ad un sistema vecchio ed antifunzionale…E non sarà certo una ulteriore e singolare legge elettorale che taglia di netto una enorme rappresentanza politica a condurci verso l’innovazione!

Cambiare le figure non ci aiuterà di sicuro ….cambiare le idee, la forma mentis ed il modus operandi, sicuramente si! In questa ottica….come si può non dare ragione a tutti coloro che non votano o che esprimono un consenso verso la rottura!

3 feb 2014

Un commento all'articolo del Consigliere Domennico Cacopardo

Un passaggio epocale tra strepiti squadristi 
di domenico cacopardo

Questa democrazia fatiscente, incapace di muoversi nell’interesse dell’Italia, di tutelarla a Bruxelles e nelle sedi internazionali, autolesionista, corrotta, che ha eletto un Parlamento di nominati dai capi partito, questa democrazia sull’orlo della disfatta a opera di un comico fallito e del suo piccolo personale dottor Goebbels, trova, mercé un giovane outsider fiorentino e un vecchio politicante pluriprocessato e condannato, la forza d’un’intesa destra-sinistra e si rimettere in moto avviandosi sulla strada delle riforme e delle rigenerazione.
Non c’è da stupirsi: è questa la democrazia, non l’ignobile mistificazione della rete, delle consultazioni tra pochi succubi affiliati.
Si è iniziato con l’approdo della riforma elettorale nell’aula della Camera e il superamento delle pregiudiziali di costituzionalità.
La maggioranza riformista ha tenuto ampiamente.
Lega, Fratelli d’Italia e M5S hanno abbandonato l’aula.
Si è visto così, plasticamente, quale sia lo schieramento avversario che teme un destino di inesistenza parlamentare o di insignificanza politica.
Questa riforma elettorale è la fine dei sogni di gloria di Grillo e di Casaleggio.I responsabili della disfatta sono loro stessi.
Poiché la politica è una scienza esatta, il duo Grillo&Casaleggio ha messo insieme, negli undici mesi trascorsi dalle elezioni, tutti gli errori possibili. Naturalmente non li ammetteranno mai, giacché è insito nella natura di tutti gli autocrati attribuire le proprie sciocchezze alle congiure degli altri.
Non è un caso, che ora, dopo l’ultima sconfitta siano esplosi tumulti alla Camera e al Senato, protagonisti i grillini. Non solo perché le probabilità che le nuove elezioni li vedano in modesta minoranza, quanto perché l’evoluzione della vicenda politica nazionale ha certificato la loro pochezza culturale, la loro disonestà mentale, la loro natura fascista. Non c’è dubbio che i veri eredi della Camicie nere, dopo quasi un secolo sono loro: i teppistelli del Movimento 5Stelle.
La violenza di cui si sono resi, più di recente, protagonisti in decine di episodi consumatisi in Parlamento mercoledì, giovedì e venerdì non doveva essere consentita: l’immatura signora Boldrini, presidente della Camera, si doveva rendere conto che è in gioco la democrazia e, invece di serrarsi tremebonda nei suoi sfarzosi uffici, doveva uscire nei corridoi nella Camera e, camminando a testa alta come può fare, mostrare il coraggio che sinora non ha avuto.
L’aggressione al mite Speranza, capogruppo del Pd, è la dimostrazione di come trovare un Matteotti da sacrificare al demone dello squadrismo neofascista sia facile e come nessuno abbia ancora pensato ad erigere una diga nei confronti nel piccolo Hitler genovese, che come il suo sanguinario predecessore, non è stato ancora preso sul serio.
La politica è un mestiere difficile. E quanto sia difficile è dimostrato dalla sequela di errori politici commessi dal padrone del marchio M5S (Grillo+2) e dai suoi seguaci scelti con una consultazione web dai numeri minuscoli: il primo è stato quello di non accettare l’offerta di collaborazione prospettatagli dall’incapace e autolesionista Bersani. L’altro errore basilare, è stato il mancato voto a Prodi nell’elezione del presidente della Repubblica. Per questi personaggini in cerca d’autore sarebbe stata un’altra storia.
In fondo, sono loro che hanno creato le condizioni per l’incontro tra Pd e Pdl, prima, e tra Berlusconi e Renzi,poi.
Tanto che si arrampicano su una serie di specchi scivolosi per mettere in piedi una ridicola richiesta di impeachment di Giorgio Napolitano, paragonato a Luigi XIV (re Sole), sul cui regno non sarebbe mai tramontato il sole secondo l’ignorante onorevole Paola Taverna (era dell’imperatore Carlo V d’Asburgo il regno su cui non tramontava il sole).
Insomma, sbarrare con decisione il passo al teppismo è un dovere repubblicano: il M5S è un reale concreto pericolo per la democrazia almeno quanto le Brigate Rosse. L’incontro tra destra e sinistra a questo deve servire: a realizzare le urgenti riforme che aspettiamo da tempo e, in questo modo, prosciugare il melmoso stagno in cui prosperano Grillo&Casaleggio.


Se pur d’accordo per varie ragioni col cugino Mimmo, non posso evitare di mettere in chiaro alcune mie considerazioni. Un’analisi critica che vorrebbe approfondire meglio alcune differenti valutazioni circa  il ruolo che oggi assume il Movimento 5Stelle e la singola figura teatrale.. a volte troppo spinta.. di Grillo.
Non v’è dubbio che le ultime azioni aggressive.. avvenute alla Camera, sicuramente pilotate dagli stessi Grillo e Casaleggio, hanno offerto una visione poco confortante di tutto il Movimento. L’ultima trovata del comico contro la Boldrini, appare troppo sfacciata e priva di ogni rispetto. E’ inoltre vero che questi personagginiin cerca d’autore (come giustamente li definisce il cugino) scelti con una consultazione web da numeri minuscoli, non possono offrire la necessaria cultura politica che si dovrebbe con maggiore umiltà e meno arroganza. Non per niente io li ho sempre definiti come i “Parvenù” della politica. La eccessiva celerità che li ha portati ad un simile traguardo...li conduce…in mancanza di una necessaria base didattica e di riguardo verso il prossimo …all’autoesaltazione.
Detto questo, però, credo che il volerli assimilare ai fascisti sia una esagerazione, proprio perché credo che gli stessi non siano nemmeno in grado di sostenere in profondità alcuna ideologia.
Senza nessuna intenzione di difendere un certo loro operato, non possiamo però non sottolineare l’aspetto politico che assume oggi un Movimento come questo che, nel bene o nel male, rappresenta un argine a protezione di una politica che si sta per chiudere in se stessa attraverso riforme poco chiare rispetto ad una libera politica di democrazia. Riforme che potrebbero anche suonare fin troppo assolute a beneficio di chi pensa di poter restare seduto in Parlamento alla faccia dei tanti cittadini che non si sentono per nulla rappresentati.
Pur comprendendola, non riesco a condividere la logica pragmatica di Domenico e quella dei tanti che, come lui, mirano ad una stabilità di governo ricercata dall’alto con evidente approssimazione.
Se sul metodo non si può mai essere d’accordo con questo Movimento, si dovrebbe essere sicuramente d’accordo sul freno che ha posto contro un certo strapotere che per anni ha incancrenito la politica e che ancora oggi tende ad operare il suo potere oscurando il lavoro dei più piccoli Partiti e dei tanti Movimenti che rappresentano una buona parte della voce del popolo.
Quello che rimane maledettamente difficile da riscontrare…è sempre..l’essenziale equilibrio di una politica che possa operare senza porre assolutismi o metodi arroganti, ma solo per rendere vantaggi ad un positivo funzionamento.
vincenzo cacopardo

    

2 feb 2014

“Amanda Knox e..quel ragionevole dubbio”

Due parole sul delitto che ha interessato la nostra nazione coinvolgendo una cittadina americana che ancora oggi si ritiene vittima di un sistema giudiziario viziato da procedure sconclusionate, lunghe e pericolose.  Ricordiamo che Meredith Kercher venne uccisa a Perugia la notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007. Sollecito e Knox vennero condannati in primo grado ed assolti in appello, provvedimento dopo il quale furono scarcerati. Per il delitto sta invece scontando una condanna definitiva a 16 anni l'ivoriano Rudy Guede. Una nuova sentenza la condanna adesso a 28 anni di reclusione.
La bella Amanda, ormai rientrata negli Stati Uniti ..dopo la precedente sentenza della Corte d’Appello che la assolveva, ha espresso chiaramente le sue intenzioni nel non voler tornare nel nostro Paese. Non entrando nel merito ed in attesa delle motivazioni, possiamo solo esprimere un breve parere sul pensiero americano circa il confronto col nostro sistema di giustizia.
Se può essere vero che nel nostro Paese si è spesso dato estremo potere ad una certa magistratura requirente e anche vero che altrettanto non può dirsi per ciò che riguarda i giudici ed collegi giudicanti che generalmente operano in direzione di complicate sentenze…Il vero problema della nostra giustizia rimane soprattutto sui lunghi tempi.. amplificati dalla miriade di artifici sulle procedure.
Ma andiamo al dubbio!..Sappiamo tutti come negli USA  ci si  interroghi di continuo sulla presunzione di colpevolezza o di innocenza. Il dubbio rimane il delicatissimo centro del lavoro dei giudici americani. Ma che cosa è esattamente il dubbio? Nella giustizia americana si prende in grande considerazione questa frase guida per ogni sentenza con cui il giudice, prima che la giuria si ritiri a giudicare, esorta i giurati a considerare bene. Nell'amministrazione solitamente garantista  americana, il ragionevole dubbio su una eventuale colpevolezza deve sempre giocare pro reo: Insomma.. meglio un assassino libero che un innocente in prigione.
Qualcuno afferma che… dato che il dubbio deve essere ragionevole, esiste uno strumento che permette di misurare fino a che punto qualcosa può definirsi ragionevole? Premesso che, per procedere alla condanna, anche il più piccolo dei dubbi deve essere superato…è giusto dire che non deve sopravvivere nemmeno un briciolo d’incertezza residua?Ma chi stabilisce quanto sia grande questa incertezza? In che misura la responsabilità deve distaccarsi al di sopra del dubbio? Una decisione oltre ogni ragionevole dubbio e', quindi, un giudizio che non lascia spazio, nemmeno microscopico, all’incertezza, perche' ogni passaggio della decisione trae supporto da processi logici rigorosi, guidati dalla piu' granitica ragione
Per il caso di Amanda knox e Raffaele Sollecito.. giudicati da una giustizia italiana ben diversa e meno costretta da un ragionevole dubbio, per un più limitato garantismo, bisogna forse tenere in maggior considerazione gli svantaggi costruiti dalla logica perversa della nostra giustizia fortemente condizionata dalle procedure e dagli stadi di giudizio che impongono passaggi obbligati più lunghi, ma ..che a volte ..potrebbero risultare più sicuri.
Al di là delle sentenze contraddittorie che continuano ad alternarsi per questo delicato caso, lo scatenarsi contro una giustizia lenta e complessa  come la nostra, è sicuramente legittimo, ma quando la mettiamo a confronto con quella americana, non possiamo nemmeno restare indifferenti rispetto ai tanti giudizi affrettati e condotti attraverso il garantismo del loro principio del ragionevole dubbio. Chiunque tra il garantismo verso una libertà ed un giustizialismo che condanna, sarebbe propenso a battersi per il primo, ma nel complesso ed atroce caso di  Meredith_Kercher‎, vi potrebbero essere ragionevoli dubbi di colpevolezza resi più evidenti da un comportamento quasi instabile e volubile della stessa Amanda Knox….Prima di andare oltre…nel ragionevole dubbio, aspetteremo le motivazioni della sentenza..
vincenzo cacopardo


L'ironica " verità" di Domenico Cacopardo

L’amara verità di domenico Cacopardo

L’azienda svedese Elettrolux è governata da dirigenti autolesionisti e, in definitiva, suicidi.
Le fabbriche italiane hanno ampi margini operativi, produttività coreana, qualità tedesca, sindacati collaborativi. Operano in un contesto in cui i servizi pubblici funzionano alla perfezione: quando i capi dell’Elettrolux, per esempio, atterranno a Milano Malpensa, percorrono un breve tragitto con le scale mobili e raggiungono la stazione sotterranea dell’alta velocità. Qui le Frecce Rosse delle Ferrovie dello Stato sono pronte a depositarli in pochi minuti nel centro di Milano o, in un paio d’ore, a Venezia e a Trieste.
I rapporti con le autorità pubbliche sono esemplari: ogni autorizzazione viene data verbalmente e confermata via mail in giornata.
L’energia ha un prezzo competitivo e nell’alto Adriatico i rigassificatori consentono di utilizzare carburanti puliti nelle centrali.
La fiscalità (un modesto prelievo dell’80% sui profitti) è ragionevole e il relativo contenzioso di facile trattazione.
La giustizia è tempestiva ed equa e le sentenze della Cassazione vengono rispettate in tutto il territorio, in modo che le aziende sappiano bene quali sono i limiti delle loro decisioni.
La sanità pubblica funziona, come funzionano poste e previdenza sociale. I costi sono minori della media europea.
La banda larga copre tutto il territorio italiano, così le informazioni sono scambiate in tempo reale.
La portualità e l’intermodalità assicurano rapidi trasporti dei prodotti in tutto il mondo.
Non si spiega quindi, perché l’Elettrolux intenda ridurre il costo del lavoro, minacciando il trasferimento delle produzioni in Polonia o in Ungheria, dove gli operai hanno bassa produttività, i sindacati spadroneggiano e le pubbliche amministrazioni dormono.
Non è così: l’Italia è rimasta indietro di trent’anni rispetto agli altri paesi che hanno realizzato celermente le infrastrutture più moderne.
Di questo ritardo dobbiamo ringraziare i governi, ma anche i parlamenti che, per esempio, nel 2000 (governo Amato, Bassanini deus ex machina), hanno modificato il titolo V della Costituzione impedendo l’agibilità di qualsiasi programma nazionale. Dobbiamo ringraziare il sindacato, soprattutto la CGIL, che ha impedito l’adozione delle riforme che avanzano in tutta Europa. E che ha solidarizzato con gli antagonisti che devastano il Paese lottando ‘contro’ (dalla Tav ai termovalorizzatori).
La Storia il conto lo presenta a tutti.
Quando la Serracchiani, Alicenel paese delle meraviglie, sostiene che la competitività non la si può ottenere solo abbassando i salari, ma facendo investimenti, qualcuno le spieghi che non si possono costringere le aziende a investire in un Paese in cui non credono. Per crederci dovrebbero constatare un impegno operoso per recuperare il tempo perduto, per colmare il gap: ma di esso non si vede traccia.

Ubi pecunia, ibi patria. È la regola. E non l’hanno inventata l’Elettrolux o Marchionne: l’hanno inventata l’economia e il mercato.

31 gen 2014

Legge elettorale..democrazia..e funzionamento..

ANALISI E METODO SU UN PRINCIPIO FONDAMENTALE DI DEMOCRAZIA
 di vincenzo cacopardo

(Questa analisi nasce dall'esigenza di mettere in risalto l'importanza di un percorso della politica senza il quale ogni altro principio non potra mai costruirsi correttamente..se non mortificando una vera democrazia. Gli scienziati della politica moderna, forti della loro visione iper pragmatica, potranno considerare teorici e idealistici i contenuti di questa ricerca, ma non riusciranno mai a dare vero corpo, forza e qualità a qualunque governabilità se non fornendogli quelle basi forti necessarie per il suo sostegno.)

L’argomento principe su cui si discute oggi in politica.. è quello della nuova proposta sulla legge elettorale e dei suoi aspetti in relazione al nostro sistema di democrazia. Dovremmo, quindi, chiederci perché.. questa nuova proposta... crea tanto disagio e non definisce esattamente un percorso funzionale.
Non ci si può esimere dal cominciare con una nota un pò accademica sulla parola “democrazia” che.. come tutti sappiamo.. è un termine che deriva dal greco e che in senso etimologico esprime il significato di “governo del popolo”. Essa rappresenta un principio di regolamentazione capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. Quindi… ogni legge elettorale.. non può che dipendere da questo suo fondamentale principio. Siamo anche consapevoli che nella democrazia diretta il potere è esercitato direttamente dal popolo mentre.. in quella indiretta.. il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).  Quella della nostra Nazione è un’espressione chiara di democrazia indiretta.. proprio per il fatto che non potrebbe esprimersi altrimenti in un Paese con decine di milioni di possibili partecipanti al voto di rappresentanza. 

Ma cosa vuol dire governo del popolo? Vuol dire potere di decidere tutti assieme in base a precisi criteri di maggioranza per tutto ciò che appartiene alla società in cui ci muoviamo. Non v’è dubbio, quindi, che la democrazia tende a dare forza ad una rappresentanza condotta dal basso per far sì che possa salire per dar sostegno ad un governo. Quindi il primo dato di fatto certo è che un consenso deve essere esercitato dal popolo per dare forza e sostanza ad un governo e non al contrario.. costringendo il popolo a doversi mortificare di fronte ad una qualunque progetto di governabilità imposto!

Dato per acquisito questo fatto, passiamo al metodo con il quale, attraverso la nuova proposta di legge elettorale,  si tende a costruire una governabilità limitandone la rappresentanza dal basso.. con l'uso improprio di soglie e premi di maggioranza.  Se è vero che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza e anche vero che tale maggioranza non può costringere un consenso attraverso formule improprie per la individuazione di una qualsiasi governabilità, poiché in tal modo si potrà aiutare solo in apparenza la Nazione ed il principio democratico sul quale essa si fonda. Il Paese potrà sottrarsi al rischio del momento, ma perdendo i suoi principi.. sarà destinato a rischi ben peggiori successivamente.

Ma passiamo adesso al punto delicato delle preferenze per le quali si può.. in via di principio.. essere d’accordo, ma che oggi… a differenza del passato e con l’incedere di una società che sembra aver perso ogni valore, non offrono più tanta sicurezza: Noi sappiamo che il sistema di votazione ed il voto stesso, come ogni cosa umana, può essere manipolato ed ogni uomo non potrà mai avere la completa conoscenza di un argomento tale da poter prendere una decisione con la giusta coscienza.  Ogni testa ha una sua visione della realtà e, purtroppo, non è sempre possibile avere la visione di tutti. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere approfondita su tutto. Ma in una società come quella attuale, l'uomo avendo mille impegni lavorativi e di responsabilità, è anche costretto a non potersi informare ed a dedicare poca attenzione alla politica. Questo fa si che molti cittadini si alienano totalmente o soggiacciono al voler di chi li condiziona e potrebbe manipolarli nella scelta delle figure da eleggere. Se poi pensiamo anche all'informazione, potremmo persino azzardare come questa venga condizionata da un certo potere.

Fatta questa premessa, possiamo affermare che attuare un sistema democratico efficiente che vede i Partiti responsabili di una politica e quindi di un progetto.. lasciando libero il voto del proprio rappresentante, resta  decisamente difficile. Le differenze sulle posizioni o la dilagante corruzione, fanno sì che la figura politica o il Partito stesso.. ne restino condizionati. Insomma …se anche la Corte costituzionale ci parla di preferenze e se.. le stesse.. devono camminare in relazione ad un percorso espresso attraverso il programma di un Partito, si potrebbero riscontrare certe incompatibilità. E’ difficile, in un ambito democratico, chiedere contemporaneamente una libertà di voto e pretendere di sposare un programma di massima… perché è logico che questo possa cambiare nel tempo della sua definizione: In questi ultimi anni si è  visto come, malgrado le preferenze, tanti parlamentari hanno abbandonato e persino tradito l’idea del proprio Partito…Come è certo che.. altri, pur non d’accordo sul programma, hanno finito col seguire lo stesso il Partito al puro scopo di un interesse personale.

A questo punto la domanda da porsi dovrebbe essere un’altra: E’ meglio andare per figure o per programmi? Io credo che se si riuscisse a responsabilizzare i Partiti attraverso una seria disciplina, si potrebbero anche lasciare le liste bloccate..corte o non corte che siano, mentre sarebbe più logico concentrarsi verso la natura di un programma...che è sicuramente più indispensabile... cercando di dettarlo attraverso contenuti chiari, seri e costruttivi.. molto più utili per il fine che deve avere una politica di funzionamento.

Ed ecco come potrebbe leggersi con maggior chiarezza l’importanza di lasciare libera al massimo l’azione politica di studio e di ricerca di un programma anche nel caso paradossale di avere 600 teste pensanti libere di esprimersi in seno al Parlamento. Una Camera politica dovrebbe solo occuparsi di politica programmatica senza sostenere alcuna governabilità, la quale potrebbe esprimersi in altro modo.. attraverso l’uso di votazioni separate. Avremmo, allora, una dinamica politica libera nel suo percorso di ideazione ed una azione governativa concreta nel suo ruolo ordinario, ma sempre sotto la guida legislativa di un programma in continuo crescendo e costruendo.. dettato da una Camera politica che favorisce innovazione politica: Una Camera potrebbe esprimere politica attraverso un processo di induzione... ed un’altra operando in modo deduttivo…ne controlla l'iter amministrativo, mettendola in atto e guidandola verso un governo che esegue.

Una visione teorica..sicuramente.. da non escludersi in toto e da studiare con attenzione.. poiché il problema odierno sembra essere quello di determinare una sicurezza attraverso un governo solido ..ma anche quello di una politica che non può prescindere da un’azione dinamica più libera nel suo percorso di creatività. Quindi.. può risultare utile e necessario operare per dividere i ruoli senza l’uso comune dei compromessi:- Cosa potrà importare di avere anche duecento o trecento Partiti liberi, quando le logiche cambierebbero totalmente?- Quando un ruolo governativo potrà essere espresso separatamente da quello della ricerca e della dialettica ideativa?- Quando un governo sarà espressione di pura ed efficiente amministrazione e.. la guida politica, libera nel suo percorso, non potrà compromettersi con esso, ma guidare il progetto votato insieme con i cittadini?..Tutto da studiare.. naturalmente..poichè le soluzioni sono complesse e devono potersi analizzare con l'attenzione dovuta... 

Con la divisione di questi due ruoli, divisione voluta e richiesta per logica dallo stesso fine funzionale di una politica che tende a distinguersi fra arte e scienza, idee e pragmatismo....qualunque legge elettorale potrebbe non andare incontro alle assurde contraddizioni odierne. Mentre la Camera politica seguendo il suo percorso potrebbe anche seguire le politiche territoriali regionali, la Camera amministrativa potrebbe controllare l'iter amministrativo delle città.

30 gen 2014

Renzi ..Berlusconi e l’ostinata ambizione di un nuovo bipolarismo



LA PROFONDA SINTONIA
di vincenzo cacopardo

Con  Matteo Renzi e Berlusconi, la politica non svolta né cambia..ma si chiude in se stessa.. nel peggiore dei modi! 
I due pseudo politici che tanto percepiscono il modo di arrivare alla conquista del potere ed assai meno comprendono la vera funzione di una politica costruita sulla democrazia, perseverano la loro marcia verso un ulteriore percorso bipolare..tanto rigido e costretto, quanto incerto e fragile.
L’avere portato avanti un simile sistema per lungo tempo… senza alcun metodo e per un restrittivo bisogno di operare una qualunque governabilità…la dice lunga sulla incapacità dei tanti che hanno voluto intraprendere questo percorso per il piacere di accomodarsi in una poltrona col beneficio di una lauta ricompensa. Ma operare ancora una volta attraverso questa strada farà sprofondare definitivamente ogni logico funzionamento di una politica in favore dei pochi e a danno dei cittadini.
Probabilmente Renzi  governerà.. perché questo oggi si vuole da chi opera dietro le quinte e anche.. da una  parte della popolazione che non intuisce i limiti di una tale forzata governabilità..ingannata dal decisionismo di queste figure. Ma i conti si dovranno fare ben presto e fra meno di due anni.. anche questo forzato sistema bipolare costruito ad arte attraverso uno strano sistema proporzionale, ricco di limiti e trasformato da un ricco premio di maggioranza, farà la sua fine obbligata.

Nonostante il passato disastroso, si costruisce oggi una maggioranza sostenuta ancora una volta costringendo la politica verso il traguardo di un duopolio. Renzi tende a lavorare per una vittoria certa alla Camera attraverso un ballottaggio. Un inedito ballottaggio di coalizioni che dovrebbe supporre una ricomposizione di una destra (Berlusconi-Alfano- Fratelli d’italia e destra) in opposizione.. ed un terzo incomodo rappresentato dal movimento di Grillo.. anch’esso in posizione opposta. Ma ci rendiamo conto quale altra forzatura quella di voler imporre ancora un composizione bipolare nell’ottica delle evidenti tre forze politiche esistenti?..Un Renzi..al quale sembrerà di vincere e.. per una chiara impossibilità di realizzare ciò si illude di fare.. in breve tempo consegnerà il premierato ad una destra!...e così..si ricomincia la vecchia ed infinita danza!

Per fare ciò Renzi deve sbarazzarsi  del Senato.  Cancellando di colpo il Senato con la scusa delle alte spese della politica, può essere più certo di una sua vittoria! Secondo l’idea del decisionista Renzi… la riforma del Senato, dovrà portare al superamento del bicameralismo perfetto.  Solo la Camera dei deputati potrà dare sostegno al governo ed il Senato della Repubblica vedrà l'eliminazione dell'elezione diretta dei suoi membri e di ogni forma di indennità. Una mossa che allo stesso Renzi potrà essere utile al di là di ogni possibile risparmio. Il Senato sarebbe stato uno scoglio difficilmente superabile anche per un leader forte e deciso come lui in questo momento. (ricordiamoci quella forza della Lega utile a Berlusconi nelle regioni del Nord).

Quello che realmente resta incomprensibile  è il fatto che la diminuzione delle spese della politica.. non dovrebbe partite con il taglio delle istituzioni, ma con quello delle remunerazioni di tutti i politici. Non con l’eliminazione affrettata di una Assemblea istituzionale di grande importanza, che in sè potrebbe svolgere un diverso lavoro, ma con il dimezzamento degli emolumenti dei componenti delle due Camere (commessi compresi) e di tutti i componenti dei consigli regionali
In ossequio al principio del bicameralismo perfetto il ruolo del Senato oggi è simile a quello della Camera. E’ un’Assemblea definita per Costituzione e vedremo presto quanto difficile sarà poterla cancellare di colpo.




29 gen 2014

La legge elettorale... i Partiti e quell'art.49...


di vincenzo cacopardo

Quando la Corte nella sua sentenza contro il Porcellum aggiunge e chiarisce “Le disposizioni censurate sono dirette ad agevolare la formazione di una adeguata maggioranza parlamentare, allo scopo di garantire la stabilità del governo del Paese e di rendere più rapido il processo decisionale” non fa che affermare un obiettivo  che definisce legittimo per Costituzione ma, correttamente, non si esprime su un metodo che è.. e rimane di natura prettamente politica. Se quindi.. la governabilità deprime la rappresentanza democratica fino a mortificarla, il problema è tutto di carattere politico e a parer mio coinvolge il tema dei Partiti, i quali nella qualità di rappresentanti di un consenso, dovrebbero impedire tale percorso.
L’intera architettura dell’ordinamento costituzionale vigente si fonda sulla rappresentanza democratica. Il riferimento ad un’architettura, pone chiaro che senza le adeguate fondamenta di tale rappresentanza, l’intero impalcato istituzionale verrebbe compromesso: Si rischia di vanificare ogni positivo  risultato e… dopo aver sacrificato la rappresentatività in modo anomalo, si compromette ogni tentativo della formazione di una governabilità stabile. 
A tal proposito, la Corte, con altrettanta coerenza, sottolinea anche il rispetto per una soglia minima che, se troppo bassa, limita una più equa rappresentatività della sovranità popolare. Inoltre censura le norme che privano l’elettore del diritto di scegliere i propri rappresentanti, affermando che in tal modo si esclude ogni facoltà dell’elettore di incidere sull’elezione. La posizione della Corte è quella giusta di chi fa fede al contesto costituzionale esistente relativo ai Partiti, al contrario di chi deve guardare in lungimiranza e con il senso della ricerca alla politica di innovazione.
Ora.. se per certi versi.. questo può essere giusto, su un piano prettamente logistico, potrebbe risultare un nascondersi dietro la classica foglia di fico…Senza le comuni ed usuali ipocrisie…possiamo affermare che.. se un qualsiasi cittadino volesse iscriversi ad un Partito con l’idea di voler candidarsi, sia che vi sia o no un voto di preferenza, si imbatterebbe contro gli ostacoli posti dalla dirigenza dello stesso Partito e…dovrebbe sostenere costi elevati per la sua campagna. Costi che.. se affrontati nella comune casa di un Partito.. potrebbero dagli maggiore possibilità.
Oggi... questo.. mette in evidenza una contraddizione che scaturisce da un lato..dal voler offrire una maggiore rappresentanza attraverso un sistema proporzionale aperto … e dall’altro  non pone i mezzi e le normative necessarie per far si che ci si possa esprimere liberamente relegando il consenso nella casa comune di un Partito.
Ma se un Partito deve esprimere un programma e.. chi intende candidarsi non può che appoggiarlo, quale senso può avere una preferenza, quando quello che fa fede è lo stesso programma?..Si valuta di più un programma o una persona?  Ma come si può valutare una figura politica..prescindendo dai contenuti stessi del programma del Partito?   
Questo problema delle preferenze, di fondamentale importanza, mette in luce tanti aspetti contrastanti e l’organizzazione stessa dei Partiti, i quali andrebbero di certo riformati.. ancora prima della stessa legge elettorale. Non v’è  dubbio che i Partiti non possono sostituirsi al corpo elettorale ed è quindi di prevalente opportunità disciplinarne le funzioni, lavorando sulla riforma del’art. 49 della Costituzione al fine di favorire l’effettiva partecipazione dei cittadini alla vita politica e poter dare sostegno ad una vera democrazia.

La riforma dell’articolo 49..potrebbe aiutare la ricerca di una legge elettorale migliore.. la quale non potrà mai sbrogliare i molteplici problemi. Una riforma che rappresenterebbe quella base fondamentale dell’architettura istituzionale, senza la quale.. non vi potrà mai essere un solido appoggio per una democrazia.


nuovo articolo di Domenico Cacopardo

Da Timor Est a Nuova Dheli
di domenico Cacopardo
È troppo scafato Pierferdinando Casini per non sapere che, per i marò Salvatore Girone e a Massimiliano Latorre, la missione parlamentare in India non può ottenere alcun risultato. Serve a lui e ai suoi compagni di viaggio per mandare un segnale di esistenza in vita in Italia e per acquisire meriti inesistenti per un’evoluzione positiva –che non si vede- della vicenda.
Insomma, il presidente della commissione affari esteri dell’abolendo Senato ha fatto come gli ammiragli di Franceschiello che ordinavano agli equipaggi «Facimm’ammuina» e s’è guadagnato qualche titolo di giornale. Del costo del ‘giretto’ vorremmo notizie dai questori di Camera e Senato.
Certo i due giovani militari sono stati lieti della visita, ma quando si renderanno conto che i parlamentari italiani non hanno ottenuto nulla, nemmeno belle parole, capiranno che sono stati oggetto di un’ennesima cinica operazione politica.
E non solo.
Su di essi s’è abbattuto il dilettantismo, l’inconsistenza, la strumentalizzazione nazionale, a cominciare da quelli del cosiddetto governo tecnico di Monti, le cui personali responsabilità andrebbero approfondite.
Facciamo, però, un passo indietro: alla decisione cioè del ministro della difesa Ignazio La Russa di dotare le navi mercantili italiani, in navigazione in zone a rischio, di militari, con il compito di dissuadere eventuali assalitori e di reagire con le armi agli attacchi. La scelta del ministro non era così scontata, visto che l’alternativa, adottata largamente da altre nazioni europee, era di suggerire agli armatori il ricorso a contractors (ce ne sono tanti in giro, dopo la chiusura delle operazioni in Iraq), dispiegando in mare una forza navale integrata in quella internazionale dedicata alla prevenzione e al pronto intervento. Forza navale che, per il vero, è già schierata e opera all’interno di una vera e propria flotta composta da unità americane, europee e giapponesi.
Non sarebbe stato, quindi, strano affidare l’emergenza immediata ai contractors, in attesa dell’intervento della forza navale.
Nonostante le perplessità dei vertici della Marina Militare, si decise di accontentare il personale che aspira sempre a partecipare a  missioni estere, molto ben retribuite.
Questo delle missioni internazionali dell’Italia è un argomento delicato, sul quale però, più prima che dopo, è necessario fare luce. La disponibilità delle forze armate ha due fondamentali ragioni: le ‘campagne’ (ogni missione equivale a una campagna di guerra) non sono solo ‘nastrini’ ma comportano punteggi per gli avanzamenti di carriera; i soldi che, in proporzione e a profusione, vengono elargiti ai partecipanti.
La missione a Timor Est del 1999, per esempio, fu accolta a braccia aperte a palazzo Baracchini (ministero della difesa) anche perché colmava lo squilibrio tra l’Aeronautica e le altre forze armate, impegnate in varie aree, in materia di ‘campagne’ e di ‘nastrini’.
12.601 km di distanza, tutti per via aerea, consentono di immaginare lo spreco di risorse e di mezzi. Per risparmiare, il ministero della difesa aveva stanziato un DC9 militare a Singapore come navetta per Timor Est. I generali raggiungevano comodamente Singapore in business class (o, addirittura, in costosissime cabine letto). Da lì, con il DC9, era facile l’up and down con Timor Est, acquisendo, in questo semplice modo, ‘la campagna’ e i suoi ‘nastrini’.Non venne in mente a nessuno che, per esempio, sudcoreani e indiani erano molto più vicini e sarebbero costati molto meno.

Ma torniamo a Girone e Latorre: sarebbe ora che il loro caso fosse trattato al livello giusto con il segretario generale delle Nazioni Unite, con il comando Nato e con Bruxelles. Purtroppo, per la presidenza italiana dell’Unione, mancano ancora cinque mesi: non possiamo aspettare tanto.

28 gen 2014

Politica libera.. ed incomprensibili condizionamenti.

Riflessioni per i cittadini

La legge elettorale?...un falso problema!.... Come al solito..quando non si riesce a sciogliere il nodo di una questione...la nostra politica tende frettolosamente a tagliarlo!...


Facendo un punto sulla situazione attuale, sembrano essere in molti a volere una legge elettorale che esprima un voto di preferenza.

Poniamo il caso che la nuova legge lo possa disporre in sostituzione delle liste bloccate (se pur corte). Ma secondo voi …non sarà sempre un Partito a decidere le liste? Ed.. in ogni caso…non sarà sempre facile predisporle in modo da sistemare i primi nomi in testa? E..poi..anche in caso di primarie, non sarà comunque lo stesso Partito a determinare i nomi dei candidati? E’ superfluo aggiungere che, anche in caso di liste bloccate, ogni decisione non potrà che essere assunta dalla dirigenza del Partito che, nella fattispecie, dovrà assumersi una responsabilità sulle candidature… non priva di possibili, o chiari, interessi.

Non a caso la nostra Repubblica si fonda sul pluralismo di queste organizzazioni ed il problema delle liste determina una inutile polemica se visto nell’ottica in cui ogni decisione spetta ai Partiti. In un sistema di democrazia in cui ai Partiti è riconosciuta la funzione di determinare la politica nazionale e dove la stessa Costituzione ne riconosce il ruolo esprimendolo all’art. 49 «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale», sembra chiaro che si ponga un punto deciso nel compito che hanno  di assumere sulla politica e sulle relative liste.

Il problema.. invero.. resta un altro... ed è veramente illogico che gli stessi cittadini non se ne accorgono rincorrendo l’irrisorio problema delle liste bloccate! Il punto sta tutto su una riforma dello stesso articolo 49 e cioè quello di poter disciplinare, attraverso regole precise, l’operato di questi contenitori di consensi che dovrebbero rappresentare la voce dei cittadini nel percorso di costruzione dei programmi. 
Da lì parte il vero inganno della politica.. e non…come si vuol far credere…da una legge elettorale!

Poniamo, invece, il caso in cui.. i Partiti lavorassero, secondo direttive e regole precise, per consolidare il rapporto con i cittadini attraverso un dialogo più diretto verso la ricerca di un funzionamento. Supponiamo.. anche.. che il lavoro si limitasse a quello di operare nel circoscritto campo delle idee e delle possibili normative da proporre successivamente al Parlamento, senza alcuna funzione che tocchi il ruolo delicato di una governabilità. Non vi sarebbero meno compromessi ed una più utile azione di costruzione in favore della politica?

Un problema.. il cui nodo da sciogliere è posizionato in basso e non in alto come si vuol far credere! Quando si parte da un concetto di governabilità…configurandola come esigenza primaria.. si tende a nascondere volutamente il vero problema..e lo si fa per confondere il cittadino, il quale.. non percependo il vero ruolo primario che devono avere i Partiti nel percorso di una costruzione efficace di un progamma politico, si lascia infatuare dalla insensata logica dettata dalla figura dominante di qualche politicante.


Come già sostenuto nei miei precedenti post…altra storia ed altro ruolo deve assumere una funzione governativa che non potrà mai costringere la dinamica e l’espressione ideativa di chi lavora per creare e costruire un programma per il futuro di una società civile!   
vincenzo cacopardo 

27 gen 2014

Una nota al nuovo articolo di Domenico Cacopardo

I ponti bruciati 
di domenico Cacopardo
Il bombardamento mediatico di Matteo Renzi può apparire eccessivo, come eccessive appaiono le sue reazioni alle critiche di Fassina e Cuperlo. Nessun garbo nei rapporti interpersonali, nessuna reale cultura istituzionale, solo un’esasperata pressione sui fronti parlamentari aperti (riforma elettorale, titolo V della Costituzione, depotenziamento del Senato) e sul fronte del governo, messo sulla graticola sin dal 9 dicembre, giorno successivo alla sua elezione alla carica di segretario del Pd.
Le riserve più volte espresse nei confronti del disegno messo a punto insieme a Silvio Berlusconi (con il quale ha rilevato ‘una profonda sintonia’) sono ampiamente confermate anche da indiscrezioni provenienti dagli ambienti della medesima Corte costituzionale. Le questioni sono sempre le medesime: la soglia del 35% per accedere al premio di maggioranza (ora ridotto al 18%) è troppo bassa; l’abolizione totale della possibilità di esprimere una preferenza, recidendo qualsiasi legame tra rappresentato e rappresentante.
Di esse, sembra che Renzi non si preoccupi, ribadendo la validità dell’accordo con Berlusconi. Lascia emergere, da qualche giorno, un flebile consenso a modifiche marginali apportabili dal Parlamento. Lascia, cioè, al capo di Forza Italia e ai suoi uomini la responsabilità di un’eventuale rottura.
Soffermiamoci, però sulla ‘totale sintonia’. Il sindaco di Firenze con queste due sole parole ha messo le dita negli occhi della sua minoranza interna, della sinistra più radicale e del mondo grillino. Poiché non è un incosciente sprovveduto, anche se spesso fa di tutto per accreditare questa sensazione, dichiarandosi in totale sintonia con Berlusconi ha voluto allargare il solco con i suoi competitori, avendo come obiettivo strategico un partito ben separato dalla sinistra radicale, teso verso un nuovo corso politico blairiano, che comporta ineluttabilmente il ridimensionamento della CGIL e il superamento di tutte le sue pregiudiziali.
Su questo punto, porto un personale ricordo: alla fine di una delle interminabili riunioni di partito (Psi) a seguito della scissione dello PSIUP (1964) che contestava la prima esperienza di centro-sinistra, Pietro Nenni si trattenne con alcuni di noi, giovani alle prime armi. Dopo avere spiegato alcuni passaggi, raccomandò, salutandoci: «Allargate il solco.» Ci invitava, così, alla chiarezza, in modo da permettere agli italiani di scegliere tra due vocazioni contrastanti.
In qualche misura, Matteo Renzi sta mettendo in piedi un’operazione del genere, volta a guadagnare consensi nell’area centrale dello schieramento elettorale, a scapito di tutte le altre posizioni. E la sua assenza al congresso di Sel (fantasmi d’un tempo che fu) è coerente con i fini che si propone di raggiungere.
Un percorso complicato lo aspetta. E le esternazioni più recenti di Enrico Letta che, oltre a rivendicare i risultati positivi del suo governo, getta tra le gambe del rivale le preferenze e il conflitto di interessi, confermano che la battaglia non è tra centro e sinistra del Pd, ma tutta interna al centro: la sinistra, oggi, è stata spazzata via dal palcoscenico politico che conta. Domani, chissà.
C’è tuttavia un’ultima considerazione su cui soffermarci. La manovra messa in moto dal segretario del Pd deve riuscire. Se non riuscisse e il tavolo saltasse in aria, per l’Italia sarebbe molto peggio: un disastro senza rimedi. Quindi, anche se ci sono profili d’incostituzionalità, il patto deve essere onorato e la legge elettorale deve passare così com’è (o quasi). La Corte costituzionale fra due o tre anni annullerà le norme controverse. Ma ciò accadrà ben dopo che un’elezione si sarà consumata e una governabilità sarà comunque uscita dalle urne italiane.



Tempo fa… Renzi esordiva affermando: “Mai più il governo delle larghe intese ed occorre cancellare il porcellum perché bisogna avere un maggioritario. Serve un premier forte come lo sono i sindaci". Oggi lui, per una ragionevole sentenza della Corte, sembra ricercare un consenso su un sistema proporzionale, ma lo indica senza preferenze, con un ricco premio di maggioranza, rimanendo costante su un premierato forte possibilmente guidato da lui stesso..  
Le sue…sono le parole di chi persevera ingannando tutti coloro che ingenuamente continuano a seguirlo, e non perché non si voglia credere ad un’idea di cambiamento, ma perché i metodi proposti, appaiono privi di ogni rispetto nei riguardi di un dialogo che si deve in favore dei cittadini….Sono parole che  appartengono a personaggi che vivono di smisurato protagonismo, figure ambiziose e poco umili rispetto alla montagna delle problematiche da risolvere.
Allo stesso modo di Grillo, Renzi ha sempre dichiarato che il suo incedere vuole essere simile a quello di alcuni caterpillar che operano distruggendo il vecchio..(ma occorre molta accortezza nel distruggere.. per non finire con l’abbattere l’intero Paese.)  Il suo modo di portare avanti un sistema che dia forza ad una governabilità,  può naufragare.. ancora di più.. se condotto a fianco di una figura come quella di Berlusconi … Un certo autoritarismo sembra unire i due complici verso un leaderismo che pone la loro immagine al di sopra degli stessi programmi.
Possiamo ormai intuire che un certo potere forte sostiene questi personaggi che esternano un particolare decisionismo e sembra che persino una certa stampa contribuisca alla loro esaltazione.
Vedremo nel breve se vi saranno rotture paventate in seno al PD e ricomposizioni da un altro lato, certo è che se.. come afferma Domenico Cacopardo… la Corte costituzionale fra due o tre anni annullerà quelle norme controverse, ci ritroveremmo nella tragica commedia di oggi.. ma in più aggravati da una ulteriore perdita di tempo causata dalla solita mentalità di questo nostro Paese che continua ad esaltare figure, senza tenere in più alta considerazione l’aspetto di un funzionale percorso democratico che dovrebbe guardare ai fondamentali programmi.

vincenzo cacopardo

25 gen 2014

Aspettando quel cambiamento…



LA FRETTA E’ CATTIVA CONSIGLIERA
di vincenzo cacopardo
Le due figure politiche sulle quali oggi il Paese si identifica e fa forza per compiere quel passo in avanti verso il tanto ricercato cambiamento.. sono Matteo Renzi e Beppe Grillo. Ma se Grillo spinge verso un cambiamento, non riuscendo ad operare concretamente, Renzi..pur operando in modo pragmatico, non definisce il vero cambiamento!
Se possiamo valutare positivamente Matteo Renzi per quel suo decisionismo tanto pragmatico quanto categorico e vincolante, non altrettanto positivamente possiamo sostenerlo in quella essenziale ricerca di dialogo doverosa e fondamentale persino in seno al suo Partito. In realtà non sembra per nulla costruttivo valutare positivamente chi oggi opera per riformare una politica correndo…La premura pur portando risultati immediati, rischia di riportarci una scarsissima qualità sulle scelte (la nuova legge elettorale né è la prima prova). Se in questo modo.. vedremo la possibile metamorfosi nel breve tempo…saremo costretti a pagare l’alto costo della scarsa qualità delle azioni di rinnovamento. Una qualità che.. in sé dovrebbe disegnare la nuova svolta per quel cambiamento tanto reclamato e voluto dalla popolazione.

Anche se si volesse essere positivi sull’incedere sicuro ed a volte un po’ sprezzante del nuovo giovane segretario del PD, non potrà mai sottacersi come.. questa sua premura…sembri più dettata da una propria voglia di voler dimostrare, attraverso un ostinato decisionismo, la capacità di far presa su coloro che restano ammaliati dal suo continuo voler “fare”. Un decisionismo pericoloso, esposto oltre i limiti.. che non gli fa percepire l’importanza che si deve ad un’azione primaria che deve guardare alle scelte di una politica qualitativa…prima che premurosa ed avventata.

Al contrario Beppe Grillo, il quale di cose giuste ne dice sicuramente, appare come il nuovo Don Chisciotte che pretende di poter costruire una effimera “democrazia diretta” attraverso il virtualistico percorso della comunicazione tra i computers, perseguendo verso la ricerca delle sue truppe, senza un dialogo profondo e senza conoscerne le qualità. Il suo modo di procedere sembra assoluto e accentrato solo sul suo pensiero.

E’ facile accorgersi come Grillo, alla pari di Renzi, non operi verso una qualità delle scelte, spingendosi solo verso il tecnicismo di una comunicazione e giocando sulla emotività per assorbire tutta la fascia dello scontento popolare oggi assai diffusa.  

Se per Grillo non sembra indispensabile uno scambio diretto sulle idee ed è primaria l’azione di rottura, per Renzi si privilegia quel decisionismo legato al necessario pragmatismo del fare attraverso l’urgenza di una qualunque riforma. In ambedue non si riscontra quel necessario equilibrio  utile per operare in senso politico più qualitativo e di cui il Paese avrebbe veramente bisogno…Bisognerà aspettare ancora tempo per il vero cambiamento che.. non dovrà necessariamente essere portato da una figura leader, ma da quella speciale sensibilità che intuisca il bisogno di una politica condotta in favore del Paese e costruita insieme al cittadino.