Difficile stagione
di cambiamenti
di domenico Cacopardo
Spesso chi vive
tumultuose stagioni politiche, disgregazione sociale, crollo di valori, non si rende
conto d'essere spettatore di un fase di passaggio, conclusiva di un'esperienza storica
e preparatoria di un'altra stagione. Così Craxi e Andreotti non percepirono che
il loro mondo stava esalando gli ultimi respiri se non quando il primo fu colpito
dal lancio delle monetine di un gruppo di militanti comunisti reduci da una manifestazione
svoltasi nelle vicinanze e il secondo venne investito da un procedimento giudiziario
dai contorni discutibili.
Qualcosa di simile è
accaduto nei nostri giorni. Né Napolitano né Monti né Letta (né prima
Berlusconi) hanno capito d'essere nel mezzo di uno sconvolgimento politico e
sociale dalle conseguenze imprevedibili di cui erano al tempo stesso causa e
vittime. Non credo che con l'avvento di Renzi il processo sia terminato.
Tutt'altro.
Con l'avvento di
Renzi siamo entrati nel centro della crisi e stiamo per incontrare il nucleo
del ciclone. Sarà difficile che l'Italia che verrà abbia molto da spartire con
quella che c'è. Se Renzi avrà successo i rapporti sociali, sindacali e politici
diventeranno diversi e nuovi.
Solo la Chiesa ha
compreso il cambiamento ed è stata la prima a mutare passo, potendolo fare in
virtù di una organizzazione monocratica. Per il vero, ci fu uno sprazzo con
Albino Luciani che, in grande anticipo coi tempi, affermò, suscitando lo
sgomento delle gerarchie, che Dio è mamma.
Una prospettiva rivoluzionaria
che il destino mise a tacere passando la mano al papa mediatico e guerriero Karol
Wojtyla.
Oggi, occorrerà vedere
se alla facondia di papa Francesco seguiranno novità concrete. Anzi i due cambiamenti
storici che ci si aspetta: l'ammissione della donna al sacerdozio e alle superiori
gerarchie; il matrimonio dei preti.
Sono questi i temi che
circolano tra i bene informati OltreTevere, quel genere prelatizio che frequenta
con piacere i salotti romani ricevendo e regalando confidenze.
L'unico elemento in
dubbio è la modalità: un Concilio è l'opzione più forte, ma non è detto che non
bastino una serie di «motuproprio» papali, un lavoro in progress dagli effetti imprevedibili.
Da ogni punto di
vista, la Chiesa sa accelerare quando è necessario mostrando una reattività spesso
ben lontana dai riti interminabili di una democrazia all’italiana, capace di
mettere in campo spinte e controspinte che la paralizzano.
In questo terreno si
misurerà l’efficacia di Renzi.
Incassata la
benevola attesa di Angela Merkel, incontrato l’inaffidabile (per sue
insufficienze) Hollande, la partita si trasferisce a Bruxelles, dove il nostro
primo ministro incontra una squadra di commissari
(influenzati da un’eurocrazia tetragona a tutto ciò che è diverso da un credo
vetero-liberista) pronti ad arricciare il naso di fronte a ogni idea di
movimento.
L’importante è non
deflettere dal proposito che, prima di tutto, viene l’Italia e i suoi interessi.
Anche a costo di avviare una politica corsara sui cento dossier che sono in
attesa.
Lo fanno gli altri paesi
senza cedere a dannosi compromessi. L’Italia
non può più peccare di superficialità. Né di colpevoli timidezze: il «Fiscal
compact», con le sue tragiche prospettive, incombe.
Difficile non essere
d’accordo con Domenico in questa analisi che sottolinea l’esigenza di un vero
cambiamento. Nello scorrere della lettura…la mia attenzione si sofferma al
punto in cui Domenico esprime il suo pensiero sul mutamento di passo operato dalla
Chiesa.. sostenendo che ha potuto farlo in virtù di una organizzazione monocratica.
Mi sembra giusto il riferimento alla figura di Albino Luciani..come anche
quello del Papa mediatico e guerriero Karol Wojtyla.
In questo suo scritto Domenico Cacopardo pone in parallelo i due personaggi oggi alla ribalta Papa Francesco e Matteo Renzi..che.. ugualmente capaci di una forza comunicativa.. devono trovare un risultato in una effettiva concretizzazione delle loro belle parole. In proposito credo di poter sottolineare che un vero cambiamento nella Chiesa, forse proprio in virtù della forza monocratica a cui fa riferimento Domenico, sembra già essere stato portato. Una trasformazione sicuramente più difficile per quanto riguarda il compito di Renzi e ciò non solo in forza del fatto che deve scontrarsi con un limitativo e fondamentale principio di democrazia, ma anche perché la sua accelerazione appare troppo forzata e rischiosa.
Voglio dire che… se per la Chiesa, al di là di ogni visione contraddistinta uomo donna, la motivazione di un cambiamento in Papa Francesco, trova radici su un concetto spirituale facendo forza su una visione cristiana tradotta nell’amore verso il prossimo, per un Premier come Renzi, oggi il problema non può prescindere da una visione più empirica che vede contrastare interessi economici e di potere tenendo conto dei principi fondamentali di una democrazia popolare.
La Chiesa di Francesco..
attraverso il verbo di Cristo fondato sull’amore, riesce a conquistare maggior consenso
di quanto non possa, pur operando per un equità sociale, qualunque politica.
v.cacopardo