17 lug 2014

Povero Paese...espressione di una così infelice politica!

di vincenzo cacopardo

Un incontro in streaming che è sembrato quasi un mercimonio della politica!

Ciò ci cui si dovrebbe discutere con grande responsabilità e scrupolo in una Assemblea Costituente è apparso in TV come una delle peggiori rappresentazioni... dove lo stesso Premier, esternando in modo assai equivoco e sciatto...pancia e fondo schiena pronunciati, è rimasto coinvolto in una discussione sulle riforme...un dibattito ridotto quasi in una ridicola trattativa con chi è sembrato voler scambiare una governabilità con le preferenze.
I “nobili” rappresentanti del PD..insieme a chi da sempre..li ha contrastati su ogni principio sistemico.. hanno finito con l'esprimere una dialettica da negoziato priva di dei principi in favore del fondamentale aspetto dei valori di una democrazia.
Per la delegazione del Premier..la discussione è parsa incentrata sul principio di una governabilità sicura che... anche fosse il 52% metterebbe lo stesso in crisi una stabilità..mentre per la delegazione 5S il problema della governabilità non potrebbe prescindere dalle preferenze e dalla possibilità di poter essere definita con un ballottaggio su uniche liste.. evitando quello meno sensato tra le coalizioni.

Comunque voglia leggersi questo incontro.. dovrebbe far pensare l'intera Corte Costituzionale.... in primis.. perchè il principio della governabilità, oggi tanto consumato come strumento e mezzo essenziale per condurre la guida organizzativa di uno Stato, è in sé un fine...un fine che deve essere conquistato con la trasparenza attraverso una solida ed aperta base di consensi...in seconda battuta perchè appare davvero anomalo questo metodo per la costruzione delicata delle riforme che dovranno guidarci verso il futuro... senza prima slegarsi dalla enorme serie di conflitti esistenti tra i poteri..(poteri che in sé, come tanti sanno fingendo di non sapere... costringono persino lo stesso iter riformista)...ed infine perchè ogni trattativa di questa portata non potrà mai rendere alcuna giustizia al percorso funzionale di una politica senza prima fornire le nuove regole alla disciplina dei Partiti. Tutti temi profondi che non potranno mai trattarsi nel chiuso di una camera ..prima con una rappresentanza di un Partito e poi con un'altra...ma che necessitano di una vasto contributo persino da parte delle minoranze.

Per quanto riguarda il Premier.. tutto resta costruito ed indirizzato a precisi interessi sulla definizione di una soglia di maggioranza decisa preventivamente a tavolino... senza alcuna analisi precisa sul merito ed il valore che essa deve esprimere, ma in forza di una semplificazione di un rigido determinismo..... roba da far rivoltare nella tomba i padri costituenti e tutti coloro che hanno creduto ai veri principi di una democrazia che oggi sembrano passare in secondo piano..

Quello che interessa a Renzi è una maggioranza solida e sicura a prescindere da come possa essere definita....quello che invece è parso di interesse per il M5stelle è il poter dare forza ad una preferenza....omettendo di riflettere sul grande peso che oggi hanno alcune figure e gli stessi Partiti in ogni contesto territoriale.


Povero Paese...espressione di una così infelice politica..!      

Le aporie delle riforme che generano discordanze


IL SINDACO DEI SINDACI E LA SUA LIMITATA VISIONE AMMINISTRATIVA
di vincenzo cacopardo
E' veramente strano che in tanti e soprattutto in seno al suo stesso partito non si siano accorti chi cè veramente Renzi...qualcuno continua ancora a sottovalutarlo , ma Matteo, gran conoscitore di un certo tipo di comunicazione e delle sue tecniche, continua ad asfaltare (come si usa dire oggi) chiunque osi mettersi contro. Lo fa oggi non solo perchè si trova più porte aperte, ma anche grazie al suo stesso Partito che non trova chi è capace, attraverso seri argomenti, di porre alternative valide al suo progetto. A differenza di Carlo Freccero che definisce Renzi “cattivo o persino cattivissimo”..(nel senso che ama il potere per il potere)...io ritengo il sindaco d'Italia troppo ambizioso, ma anche fortunato..poichè favorito dall'assenza di validi antagonisti. La sua fortuna però potrebbe cambiare di colpo, vista la mancanza totale di quella essenziale umiltà che.. in certi casi.. non deve mai mancare.
Bisogna comunque..dare atto a Matteo Renzi della sua capacità strategica, se pur favorita da una fortunata coincidenza con un periodo di decadenza della politica, che lo predispone in una sorta di facile escalation. Il suo mostrarsi determinato ancora più di come lo fu Berlusconi ..Il suo imporsi nel suo Partito ed in favore di una governabilità con i metodi di un asfaltatore...piace agli italiani...In questo suo procedere ...quello che in realtà gli manca..è proprio il senso della democrazia.... d'altronde...se lo avesse..non potrebbe seguire questo percorso con tale sicurezza..e determinazione.
Adesso che il ddl Boschi sull'abolizione del Senato è arrivato in aula, Renzi continua ad insistere col non accettare defezioni. Le sue parole «Chi vota contro si mette contro l'Italia, le impedisce di uscire dalla crisi, tradisce l'impegno che io ho assunto in Europa. Ne dovrà trarre le conseguenze anche nel partito».... suonano come un ultimatum. Ma intanto le aporie sul decreto per il nuovo Senato crescono e gli emendamenti in aula si contano a migliaia ed anche in Forza Italia c'è chi non digerisce una riforma del Senato non eletto direttamente dal popolo.
Una delle singolari caratteristiche che si evidenzia nella originale opera politica di Renzi è proprio il fatto che il suo non è esattamente un percorso diretto attraverso una vera logica politica..ma un esplicarsi prevalentemente verso un unica ottica di criterio amministrativo: come se pretendesse di poter esercitare una rivoluzione attraverso riforme che mirino ad un unico scopo gestionale..quando si sa bene che la politica non è semplice gestione governativa. Se la si volesse in tal modo, non vi sarebbe alcuna ragione di sostenere un parlamento ed i relativi partiti. La sua visione politica rimane quindi monca e ristretta ad un unico obiettivo che non potrà mai conciliarsi con un vero principio democratico.
In questa battaglia delle riforme, le antinomie risaltano sempre di più perchè si tendono ad escludere i valori fondamentali di una democrazia ponendo dinanzi a tutto un problema di costi e di vantaggi verso una governabilità..e proprio ciò che ha sempre messo in evidenza Renzi, il quale potrebbe essere definito “il sindaco dei sindaci” ma mai un vero statista! Una figura amministrativa forse capace... ma con un deficit evidente del senso della democrazia …...
Il rischio che non si raggiungano i due terzi di voti per scongiurare la verifica del referendum esiste ed il “sindaco d'Italia” lo ha messo nel conto, considerandolo un danno minore. Renzi sa di poter muoversi su più fronti...ed in questo momento quello che più gli preme sembra essere il suo rapporto personale con l'Europa e qualche nomina che potrebbe permettergli un rimpasto in seno al suo governo.

nuovo articolo di Domenico Cacopardo



L’azzardo e la furbizia 
di domenico Cacopardo


Sembra il risultato di una malevola regia il coincidere di appuntamenti parlamentari, presidenziali ed europei: tutti in questi giorni, tutti vitali per la sopravvivenza del nuovo leader che ha monopolizzato i media e messi d’accordo i partiti, compreso, in qualche misura, il medesimo Movimento grillesco, mai come ora in fibrillazione e imbarazzo.

Dall’esito degli appuntamenti dipende il futuro di Renzi: questo specialista della ginnastica orale, degli annunci cui non corrispondono effettivi provvedimenti, delle furbizie di chi è avvezzo alla politica, imparata alla scuola degli scout, del cinismo più radicale (vedi caso Enrico Letta e caso D’Alema) deve superare una serie di prove cui, lui stesso, ha dato un’importanza decisiva. 

Renzi è un capo con una certa autorità, ma senza autorevolezza e, visto che quest’ultima non si compra alla Coop di Pontassieve, deve conquistarsela. Anche i cerchi magici che si sono costituiti intorno a lui lo osservano con curiosità e diffidenza: vogliono capire se si tratta di un cavallo di razza o, invece, di un ronzino che le circostanze hanno posto al centro della scena con responsabilità insostenibili. Per non dire ciò che si mormora e si prepara nel suo partito, dove sotto le acque leggermente mosse di una resistenza vintage anche i più prudenti manifestano perplessità o, talora, sono costretti a precisazioni a denti stretti, come Luigi Zanda, per le sciocchezze pronunciate dal premier su alcuni aspetti della riforma del Senato.

E per non immaginare quello che passa nella mente di Silvio Berlusconi, il timore cioè di avere puntato tutto (o quasi) su una pedina smorta senza presente né futuro.

Queste sono soltanto mere constatazioni.

Torniamo al caso della Mogherini candidata all’incarico di Pesc (ministro degli esteri dell’Unione). Siamo rimasti sorpresi dalla scelta di Renzi: una signora nessuno, senza curriculum, relazioni internazionali e peso. La risposta ricorrente era che, rendendosi conto delle deficienze della sua squadra governativa e avendo voglia di procedere a un rimpasto, il premier intendesse liberare il ministero degli esteri per giocare una nuova partita dei Quattro cantoni.

Aveva in Italia due candidature di prestigio da proporre e vi aveva rinunciato: quella di Massimo D’Alema, che, al di là delle personali simpatie, ha un importante curriculum interno e internazionale (vedi la presidenza della fondazione europee di tutte le fondazioni socialiste nazionali), ed Emma Bonino, anch’essa onusta di un eccellente passato, a parte la deludentissima prova fornita con Enrico Letta, proprio agli esteri.

La sciocca furbizia del primo ministro si è manifestata nel porre D’Alema come riserva della Mogherini, per il caso in cui il suo nome non riuscisse a passare.

Quando scriviamo non conosciamo l’esito del vertice dedicato alla nomina. Per quello che abbiamo appreso, dopo qualche telefonata in giro, anche il Partito socialista europeo ha il mal di pancia: legare il ruolo di capo delegazione (del Pse) nella Commissione (il governo comunitario) a un peso piuma come la Mogherini ha creato perplessità, non consensi.

Se la spinta non avrà successo e saremo costretti a sopportare che la ragazza continui a occupare la casella della Farnesina, e sarà nominato D’Alema, Renzi avrà da pagare due sgradevoli conti: quella della candidata, che non potrà non portargli rancore per l’uso improprio del suo nome, e, per l’affronto subito, quello di D’Alema che ben saprebbe che l’eventuale nomina sarà dovuta al Pse e non al Pd.

Insomma, una roulette russa continuata, nella quale ogni volta questo fiorentino dalla lingua sciolta si gioca la sopravvivenza politica.

16 lug 2014

A proposito di Berlusconi...

 "IL NAZARENO.."UN TRATTATO" DA RICORDARE".
di vincenzo cacopardo
Berlusconi difende con forza il patto del Nazareno. D'altronde sappiamo bene come il Cavaliere è sempre fedele ai patti....Ma quali patti? Come si possono in politica sostenere patti..quando dall'oggi al domani tutto cambia e rimane mutevole? La coesione sulle riforme è sicuramente necessaria ma non può essere soggetta a patti stabiliti nel passato da figure nemmeno rappresentate in Parlamento.
Eppure..così come Renzi mette in riga il suo Partito... alla stessa stregua il Cavaliere non permette ad altri di opporsi ai suoi percorsi!
L'intenzione del Cavaliere è quella di procedere con le riforme opponendosi poi su tutto il resto..soprattutto sui temi della crescita e del lavoro... Sì alle riforme ed opposizione durissima sul resto! «Il patto del Nazareno va onorato perché dopo le europee Renzi ha il consenso per procedere senza di noi e noi, se ci sfiliamo, rischiamo di essere ininfluenti». In queste parole vi è la solita logica di importanza personale e non certo di interesse politico generale. Berlusconi chiede unità, usando come spesso usa fare lo stesso Renzi... metafore calcistiche: «la squadra che non è credibile se litiga negli spogliatoi; “non rispettare i patti sarebbe un autogol»...etc... Molto simili anche in questo!
Ma anche lui, come nuovo sindaco d'Italia, si ritrova i cosiddetti malpancisti all'interno del suo Partito che non condividono il suo percorso e la fiducia che lui stesso ripone in Renzi. Berlusconi chiude il suo dialogo all'interno con i suoi dichiarando «Capisco che alcuni di voi sono scettici ma così ho deciso. Se non siete d'accordo convincete la maggioranza del partito». «Votate pure come volete ma se lo fate non aspettatevi poi che vi guardi allo stesso modo». Sono le parole decise e sicure che suonano persino come un avvertimento..sono le parole di chi sa che il partito è suo!..D'altronde è noto che la forza economica di Berlusconi è in grado di mettere a tacere chiunque che... al contrario di lui, può esser considerato come un ospite.
Intanto si attende per il 18 di questo mese la sentenza di Appello sul caso Ruby dove la procura ha chiesto per il Cavaliere una condanna fino a sette anni e dove l'ipotesi degli inquirenti è quella che l'allora Presidente del Consiglio ha finito con l'utilizzare le proprie funzioni per esercitare pressioni al fine di ottenere il rilascio della giovane marocchina.
Le restanti truppe del Partito..assai vicine al Cavaliere... si schierano compatte in favore del loro capo e quando nei talks qualcuno mette in discussione la possibilità di lasciare a Berlusconi un dialogo per le riforme...apriti cielo..guai a togliere la guida politica a chi, anche pregiudicato, dimostra di avere in mano i voti di milioni di cittadini! ..La loro linea è sempre la stessa e persino avvalorata dal comportamento del nuovo Premier Renzi..e cioè: Una cosa è la linea politica ed un'altra sono le vicende giudiziarie in cui spesso si viene coinvolti in modo persino insensato!
Al di là di ogni valutazione sulle sentenze dei Tribunali...al di là del comportamento di chi come uomo possa sentire il bisogno di invitare e corteggiare in modo più o meno ortodosso una serie di belle donne, al di là delle festicciole sfacciate..delle amicizie equivoche di chi gli portava ragazze eccitanti... al di là persino delle telefonate alla questura.. che in se potrebbero anche essere state eseguite con onestà ed una certa preoccupazione... se proprio dobbiamo valutare il Cavaliere sul piano politico deontologico... quando si assume un ruolo di Presidente del Consiglio non ci si può prestare a possibili ricatti attraverso strane amicizie e frequentazioni equivoche... Un Premier non deve poter essere ricattabile! Questo è l'argomento a cui i suoi fedeli non danno peso, ma è l'unico e più importante che ha veramente deciso le sorti della vita politica di Berlusconi..la sua credibilità..la sua attendibilità..il suo senso morale che, in qualità dell'alta carica, non poteva dispensarlo da una reale sicurezza nei confronti dell'intero Paese.


14 lug 2014

Oltre 6.000.000... i poveri assoluti del paese Italia



La povertà del Paese che non sfrutta le proprie risorse naturali.
di vincenzo cacopardo

Nel 2013 una persona su 10 in Italia è in povertà assoluta. Si raggiunge così il record di persone che vivono in povertà dal 2005, quando è iniziata la diffusione di questa stima da parte dell’Istat. Sui dati dello scorso anno 6.020.000 restano poveri assoluti...una percentuale che tende ad aumentare di continuo e se pensiamo che questa cifra nel 2005, si fermava a poco più di 2.300.000 persone, non c'è da stare sereni.
Naturalmente quelli che stanno peggio sono gli gli anziani e soprattutto coloro che vivono con una pensione minima...e che non hanno più le forze fisiche per trovarsi un lavoro. Ma è proprio il lavoro quello che manca in questo Paese ed è inutile illudersi che con una simile politica si possa dare sfogo a nuove iniziative o ad un adeguato sostegno a chi ne ha più bisogno. Ancora secondo i sondaggi riportati dall'Istat tra il 2012 e il 2013 l'incidenza di povertà assoluta è aumentata, soprattutto nel Sud Italia. Il Giornale scrive che “sono poveri in maniera assoluta 725mila persone in più tra quelle che vivono nel Mezzogiorno”.

In questo quadro riesce davvero difficile non poter pensare che ciò possa essere un piano sofisticato per cancellare da un mondo, ormai fin troppo popolato, la parte più debole che vi vive. Ma questo è sicuramente un argomento da affrontare separatamente attraverso una analisi più profonda e peculiare che ha caratteristiche internazionali.

La pesante problematica del Sud...invece... non preoccupa più nessun politico..men che mai il nostro presidente del consiglio tutto dedito a riformare in fretta e con l'usuale determinismo..Il Sud muore a poco a poco ed il tempo non gli permetterà più alcuna ripresa..giacchè persino il Nord soffre e la politica... al servizio di una economia internazionale..sembra tenersi assai lontana da qualunque ottica di sviluppo più congeniale per l'intero Paese.
Eppure è proprio il mezzogiorno ed i valori naturali rappresentati dal suo territorio..i suoi prodotti...la terra ..il mare, il clima ed una certa naturale bellezza... che potrebbero far crescere l'intero paese. Il bisogno di investire lì dove il territorio è ricco di un prodotto naturale e di una bellezza paesaggistica per arricchirlo di particolare qualità... è primario.. oltre che necessario! Di difficile imitazione persino anche per quei paesi che oggi rappresentano il vero fronte armato di chi lavora solo per aumentare l'inverosimile produzione senza una necessaria qualità.

Non accorgersi di ciò significa non intuire l'importanza di un territorio ancora fonte di una naturale bellezza...di prestigiose opere archeologiche e di un ambiente adatto per una produzione agricola ed ittica di grande qualità. Un territorio a cui mancano ancora le essenziali opere infrastrutturali che possano permettergli quel rilancio tanto atteso da decenni...
Occorre un disegno strategico e deciso che possa esprimersi con efficacia...un disegno che accompagni questo mezzogiorno verso una crescita più logica e pertinente..che è quella desiderata da chi vi vive, e non da chi continua ad esercitare una certa politica.



11 lug 2014

Il riformismo "renziano" che premia solo la governabilità


SE NON SEI PER LE MIE RIFORME.. SEI CONTRO IL CAMBIAMENTO”
di vincenzo cacopardo

Noi le riforme le facciamo, piaccia o non piaccia a chi vuole frenarci”, una stoccata ancora contro quelli che il sindaco d'Italia definisce i “signor no” della politica odierna. Renzi, con furbizia e ambiguità, continua a metterla sul piano del “si o del no” senza tener conto del merito stesso delle riforme. Tende a costruire una falsa contrapposizione tra chi le riforme le vuole e chi no, tralasciando il fondamentale aspetto inerente le stesse... volendo fare apparire chi non è d'accordo col le sue riforme.. alla stregua di chi non vuole un cambiamento... Ha sempre agito così.. con quella determinazione di chi è consapevole che con questa strategia potrà uscirne vincente: approfondire meno...contrapporsi con forza.. per ottenere di più!

La riforma costituzionale, la legge elettorale, quella del lavoro, della semplificazione, della burocrazia, sulla giustizia.... il Premier intende portare avanti tutto ed in fretta poiché questo è per lui il momento più favorevole. Per qualcuno sarà anche normale, ma per chi è attento ed entra in profondità in questi delicati temi... si tratta di una vera rivoluzione destinata a stravolgere il percorso di una politica per il futuro.. senza risultati sicuri.
Da consapevole seduttore di un popolo, Renzi dice che il governo andrà avanti.. ed afferma che ciò che si sta facendo...lo si vuole per il bene del paese...paese che non si può lasciarlo a chi dice solo no e disfa i suoi progetti...Responsabilizzare di continuo coloro che potrebbero anche non condividere metodi e merito dei suoi programmi, rendendoli nemici del cambiamento.... fa parte della solita comunicazione del giovane Premier...L'enfasi con cui si esprime non ha limiti e condanna in senso assoluto chiunque intende andare contro la sua determinata strada..sola via di chi si erge ad unico profeta di una politica del cambiamento.

Povera Italia!...Adesso si chiuderanno definitivamente le strade verso una democrazia più corretta che, proprio per compensare ill periodo di sbandamento della politica degli ultimi tempi, avrebbe potuto dare stura ad un percorso più utile e funzionale...ad una reazione più solida e connaturale alla sovranità popolare. Si ricostruirà l'opera monolitica di un bipolarismo dove un'unica Camera, attraverso ricchi premi di maggioranza e soglie macroscopiche di sbarramento, renderà forza ad una governabilità solo falsamente stabilita democraticamente.
Anche M5S sembra ormai entrato nell'orbita di chi considera la governabilità come uno scopo..il Movimento appare un corpo parecchio assorbito al sistema renziano. La loro lotta che doveva rappresentare la rottura con un vecchio sistema.. sembra sempre più accostarsi all'opera di ristrutturazione del vecchio impianto (da loro prima deprecato e combattuto).


In una democrazia la governabilità è un fine!....o si costruisce dal basso o non potrà mai avere quella forza necessaria..restando effimera e poco stabile...Se la si vuole rendere forte a prescindere...ingabbiando la voce proveniente dal basso, sarà lo stesso sistema democratico a manifestarsi debole e crollare... Il neorenzismo..che in realtà somiglia tanto ad un postberlusconismo... continua ad affascinare il nostro popolo che nel futuro avrà poco da lamentarsi..non riuscendo minimamente a percepire la differenza tra un sistema democratico ed una oligarchia partitica supportata da una prevalente governabilità voluta dai soliti poteri forti. 

Breve commento all'ultimo articolo del consigliere Domenico Cacopardo


la fortuna e l'intuito

L’occasione era lì, sul tavolo, e nessuno se n’era accorto. 

Cogliendola, Renzi è diventato in pochi mesi l’unico leader politico in campo. Certo, ci voleva una dose elevata di cinismo per liquidare due volte Enrico Letta, da premier e da candidato a un incarico europeo, e per aprire un dialogo sin qui solido con l’excavaliere Berlusconi, sfidando tutti i malpancisti del Pd e del radicalismo tradizionale (Sel&c).

Anche la sfida a un principio mai violato dagli excomunisti e dal neonato Pd –mai nemici a sinistra- viene lanciata e vinta: il principale nemico, la Cgil, è boccheggiante e il Sel si è, di fatto, dissolto inducendo il suo leader Vendola a lasciar trapelare un possibile trasferimento in Canada. 

La capacità comunicativa del premier ha monopolizzato l’attenzione degli italiani sul suo progetto di riformismo movimentista, nel senso che, al di là dei contenuti, spesso modesti e contraddittori, sembra che la società politica sia impegnata in un sforzo epocale di rinnovamento.

Il cambiamento che c’è stato è proprio Renzi: ha conquistato la ribalta, mentre scomparivano per consunzione tutti gli altri protagonisti degli ultimi vent’anni di storia nazionale. 

Anche le dimissioni di Errani contribuiscono al rafforzamento del giovane fiorentino, giacché, con l’uscita di scena del presidente dell’Emilia-Romagna, si spappola il sistema doroteo di potere qui costruito a suo tempo dal Pci e rimasto in vita sino a ieri. Viene meno l’unica forza residuale di Bersani, la sua personale ridotta alpina. 

Vedremo ora un qualche altro rampante renziano (Reggi?) occupare l’exCremlino bolognese a ulteriore gloria del capo.

Rimane in campo Grillo. 
I continui annunci di riforme approvate (mancano oltre 800 decreti per renderle operative) pongono al comico genovese un dilemma: partecipare o contestare? Posizioni alternative che determinano una letale incertezza di linea. Il grosso del Movimento sembra affascinato dall’idea di contrastare totalmente il nuovo corso, l’ebetino che ne è l’interprete e le alleanze del Pd con Forza Italia, con il Nuovo centro-destra e con tutti gli altri gruppi molecolari.

Non sono, però, da sottovalutare gli altri, gli interpreti del partecipare. Si tratta, in primis, di Di Maio, dal visus entrista che ricorda gli juppini milanesi di craxiana memoria, pronto a una carriera nella terza Repubblica che solo l’eccesso di ambizione può distruggere, e di Casaleggio.

Dalla loro, il senso di responsabilità che vieta di disertare la stagione del rinnovamento, anche anagrafico, della Repubblica e il ricambio quasi totale del personale politico, oggi moralmente più presentabile del passato. Non ci sono, per ora, scheletri negli armadi dei Renzi e dei suoi. Di scheletri si potrà parlare solo tra alcuni, non pochi, anni.

A questo punto, tra entristi e contestatori, non importa chi prevarrà: importa che, in questo magico momento, Matteo Renzi ha ai suoi piedi la parte più razionale e meno irresponsabile dei 5Stelle. Basta dare la sensazione di correre. Non parlare dei guai reali. Non sbagliare una mossa, nascondendo le insormontabili difficoltà europee e le insufficienze del cerchio magico sotto una spessa coltre di belle parole, che suonino bene negli orecchi degli italiani.

La strada è spianata. 




Si!..dare la sensazione di correre ...ma con la seria eventualità di finire contro un burrone..e senza altre via d'uscita!...

Il magico momento.. stigmatizzato dal cugino Domenico è tipico del pensiero degli italiani..ed anche il lato razionale è il risultato di una riflessione condizionata quasi per partito preso, da coloro che interpretano la politica in termini fin troppo machiavellici..trascurando valori, funzioni, metodo ed altro. 

Ma si! Che importa qualunque cambiamento arrivi ...purchè arrivi!

Seguiamo dunque questo mutamento ormai trasportati dall'ultimo frammento di speranza e senza guardare verso altre alternative...non avendo altre figure capaci di indicarle. 

Si dice che Renzi abbia avuto il merito di saper comunicare e l'intuito di aprirsi un varco al momento giusto ....Dunque non essendovi altre alternative ed in considerazione che la strada è ormai spianata..si muove sicuro senza che nessuno possa interrompergli il percorso.... Nè.. vi è una opposizione seria che possa mettere in discussione il merito stesso delle sue assolute riforme.

Di sicuro, oome afferma Domenico, nell'intraprendere questa strada, vi è stata fortuna..ma per quanto riguarda l'intuito ..non ne sarei tanto convinto in considerazione della straripante ambizione che tende ad accecare ogni sobria forma di arguzia.

Il determinismo tende ad offuscare ogni necessaria umiltà...tanto quanto l'ambizione potrebbe non permettere di intuire i seri pericoli.

Siamo qui ..quasi immobili..ad aspettare gli esiti futuri...
vincenzo cacopardo

un nuovo commento di Domenico Cacopardo

Il cretinellum e la prospettiva evanescente

di Domenico Cacopardo
La voce comincia a spargersi. Eugenio Scalfari, dopo i dubbi, ha iniziato a ragionare già domenica 29 giugno. Piero Ostellino smentisce per un giorno (il 6 luglio) l’imbarazzato (e imbarazzante) appiattimento del Corriere e formula serie contestazioni a Matteo Renzi e al suo modo di concepire la politica (Tutto parole e auto blu). Altrove serpeggiano timidi dubbi, anche se il tam-tam mediatico continua imperterrito a tessere le lodi del conducator fiorentino.
Appaiono sempre più evidenti la fortuna (le dimissioni di Errani dalla presidenza dell’Emilia-Romagna azzerano l’ultimo fortino dei vetero-comunisti, il loro modello doroteo e il declinato leader Bersani, lo statista di Bettola) e l’abilità dialettica del premier insieme alla totale imperizia, che accomuna il cerchio magico dei suoi più stretti supporter nel governo e nel partito. Lidea che duri vent’anni come Berlusconi sembra irrealistica, alla luce degli sbandamenti e dell’assenza di un reale pensiero politico irrobustito da proposte serie di cambiamento.
L’Europa si sta rivelando un’avventura a rischio. Le parole non incantano e i fatti concreti mancano o sono insufficienti. La considerazione non si conquista così: è di poche ore fa che la riunione Ue-Russia-Ucraina s’è svolta con i francesi e i tedeschi, senza gli italiani.
«Difetto di comunicazione», spiega il ministero degli esteri, ripetendo la formula usata quando la signora Nessuno che lo dirige partecipò alla Maratona di Ostia, poiché ignorava una contemporanea riunione dei suoi colleghi a Bruxelles. Questo genere di dichiarazioni dimostrano la pochezza di chi le emana, visto che postulano la stupidità di chi le legge, si tratti di giornalisti o di semplici, normali cittadini. Un ministro degli esteri deve essere in quotidiano contatto con i colleghi e informato minuto per minuto di ciò cha accade nelle questioni di un qualche interesse italiano. Ad aggravare la situazione, c’è che l’attuale ambasciatore a Bruxelles, Sanino, è persona di qualità, con un bel curriculum, di certo attento a ciò che succede in giro.

La verità è che quest’assenza non incide sulla già bassa credibilità della Mogherini (si chiama così la titolare della Farnesina) ma su quella di Renzi: insomma, uno schiaffo in faccia al rampante premier italiano nel momento del suo maggior bagliore comunicativo. E il viaggio delle gentile signora Nessuno in Ucraina e in Russia è un’operazione riparatrice (è di ieri la notizia che Putin le stringerà la mano) costruita in extremis dalla disprezzata burocrazie del ministero degli esteri.

8 lug 2014

Un appunto al nuovo articolo di Domenico Cacopardo " il calcio ed il vecchio che avanza"

Il calcio ed il vecchio che avanza 
di domenico Cacopardo

Il nome è tutto un programma, Tavecchio, 71 anni. Oggi annuncerà la candidatura alla presidenza della Federazione Italiana Gioco Calcio. I bene informati assicurano che ce la farà e che, in questo modo, si concluderà la crisi della Federazione, nel segno di una continuità ultradecennale, salvo il brevissimo periodo di Guido Rossi commissario. 

Ha ballato una sola estate, il professor Rossi da Milano, subito sacrificato al demone, appunto, di una continuità che salvaguarda gli interessi ufficiali e ufficiosi del mondo del calcio italiano, custoditi negli impenetrabili meandri delle singole società e della Lega Calcio, ben protetti dalla Federazione.

Non c’è da scherzare con il pallone: rappresenta, più o meno, un volume di affari dell’ordine dei 5 miliardi di euro. Una cifra stratosferica per una disciplina sportiva, in un periodo di crisi come l’attuale, che tuttavia attinge dai diritti tv, da sponsorship e pubblicità, dalla vendita dei giocatori e, buon ultimo, dai tifosi che vanno allo stadio e comprano il biglietto.

La cosa più paradossale che questo mondo non teme di presentarsi con il volto, per esempio, di Genny a carogna, il napoletano che consentì (dopo una trattativa, smentita, ma evidente) con le autorità di Pubblica sicurezza, l’effettuazione della partita Roma-Napoli preceduta da scontri, nel corso dei quali venne ferito mortalmente un ragazzo napoletano, Ciro Esposito, da Scampia. 

C’è una tragica mistificazione nelle parole del sindaco di Napoli De Magistris nell’accusare le autorità: ognuno dovrebbe guardare in casa propria e cercare di impedire le quotidiane manifestazioni di razzismo, di inciviltà e di violenza generiche intorno agli stadi e al miserrimo mercato che si svolge nei pressi.

Certo le autorità di Pubblica sicurezza e il ministero dell’interno hanno le loro responsabilità: con periodicità cronometrica annunciano giri di vite che durano, se durano, qualche ora: del resto nessuno controlla e i colpiti (come il predetto Genny) dal Daspo (il divieto di accedere agli stadi), se vogliono, possono entrare ovunque, basta che sappiano mimetizzarsi in gruppi di tifosi complici o, comunque, protettivi nei confronti dei violenti e dei sanzionati.

Siamo chiari: il turismo intorno alle partite di calcio è un turismo che mette in conto gli scontri e la violenza. Basta osservare i rituali, i tatuaggi, gli slogan che vengono ammessi chiudendo gli occhi.
C’è di certo un concreto, solido rapporto tra società e organizzazioni delle tifoserie, nel quale le prime sembrano colpite da una generale Sindrome di Stoccolma(il torturato si nutre del sadismo del torturatore).
Se vi chiedete perché, non troverete risposta. Non si capisce, visto che non c’è una causa razionale.
La vita insegna che dove non ci sono spiegazioni ragionevoli e legali, se ne possono trovare torbide e illegali.
In questo ordine di considerazioni si iscrivono i presidenti che, ogni anno, rimettono fior di quattrini nel mantenimento di una squadra nonostante l’attuale momento di crisi. 

Spagna, Francia, Gran Bretagna, Germania hanno creato ordinamenti che hanno reso i club calcistici aziende floride, appetibili anche da mecenati-speculatori russi o arabi. L’Italia no. A parte la Juventus e la Roma, che sono in borsa, e la Fiorentina, che ha cercato di reagire, tutto il resto sembra allo sbando. 
La disfatta brasiliana e la crisi conseguente potevano essere l’occasione per un rinnovamento analogo a quello ha investito l’Italia politica.
Invece, niente, tutto rimane stra-vecchio e la Federazione si chiude nel catenaccio più duro.
Giovanni Malagò che, per essere eletto presidente del Coni, aveva scardinato un coacervo opaco di interessi e di alleanze, oggi è scomparso nella nebbia del silenzio.
Un altro perché che rimane senza risposta.



Quando il vecchio avanza... nulla vuole cambiare!..Ma il gioco sembra assai più grande di una partita di pallone...

Dell'enorme giro di denaro che ormai invade e condiziona l'attività agonistica e sportiva del nostro calcio...abbiamo già scritto abbondantemente. Domenico giustamente specifica le entrate delle stratosferiche cifre alle quali il calcio attinge prevalentemente attraverso diritti tv e pubblicità.. ed in piccola parte dai tifosi che vanno allo stadio. Ciò che deve fare pensare è il fatto che quella del calcio rimane una economia passiva e cioè che, raccogliendo in prevalenza le risorse da una pubblicità..non contribuisce ad alcuna crescita reale....Potremmo forse parlare di un altro tipo di crescita qualora i valori sportivi venissero coltivati e servissero ad educare i giovani. ...ma possiamo davvero parlare di valori ..quando ancora oggi assistiamo a scene di violenza che determinano persino la morte di qualcuno?

Se la politica è tutt'ora alla ricerca di un cambiamento e fa fatica a trovarlo...la disciplina sportiva del calcio, non sembra ancora aver posto nessun rinnovamento riguardo ai club..alle società ed alle tifoserie. Non ha posto le regole severe che occorrerebbero per separare i veri violenti da coloro che non lo sono. Ma al di là di tutto, quello che pare evidente è il potere che si è costruito in seno a questa “attività” che vivendo ormai di forti interessi...non potrà mai più ristabilire i sani valori di un tempo...

Vi è poi un altro scopo da non sottovalutare..e cioè quello di dover tenere impegnata una gran massa di cittadini su questo gioco al fine di distrarla da questioni sociali più impellenti e poterla far sfogare tra urla ed offese..che al contrario, se spinte in altre direzioni, potrebbero riaccendere attenzioni e nuocere assai di più. L'interesse è quindi anche quello di distrarre...di non far pensare oltre il dovuto...di far sfogare attraverso il gioco di una palla in rete..per evitare che ci si possa impegnare con più attenzione in temi sociali molto più profondi, delicati e di interesse ad un'esistenza in comune.

Per quanto attiene poi al paragone che spesso si usa fare tra la politica ed il calcio...credo che nulla potrebbe mai essere così deleterio ed offensivo nei confronti di quella che dovrebbe rappresentare una nobile cultura (la politica).. che in questi anni, per colpa dei tanti che né hanno preso parte...è apparsa alla stregua di uno sport ..assai peggiore. 
vincenzo cacopardo


7 lug 2014

La paranoia del vicepresidente



DISCIPLINARE I PARTITI PRIMA DI PARLARE DI PREFERENZE
di vincenzo cacopardo
Il vicepresidente della Camera Di Maio..con l'usuale temperamento, nell'esporre il piano della legge elettorale di 5Stelle... insiste sull'argomento delle preferenze.. Questo sembra essere rimasto l'argomento principe del suo Movimento ..senza meglio concentrarsi sull'insieme di tutte le riforme istituzionali e costituzionali... che saranno al centro del cambiamento della politica per il futuro del Paese...

La domanda più logica per chi ha creduto nell'opera di cambiamento della politica attraverso un consenso a 5Stelle..dovrebbe essere: discutiamo di riforme partendo dalla base di una ricostruzione della democrazia....che non deve necessariamente essere quello di una preferenza.
Il suo movimento si propone oggi di ridiscutere con Renzi le linee per la legge elettorale non comprendendo esattamente il pensiero dell'avversario che ha di fronte ed i principi a cui non potrà mai sottrarsi.

Quelli di Renzi sono principi specifici che guardano ad una governabilità sicura determinata dall'alto e che contrastano in modo assoluto con i diversi principi che lo stesso Grillo ha sempre combattuto. Quelli di Renzi sposano chiaramente il pensiero di un decisionista simile a Berlusconi...  Il Premier vuole un bipolarismo netto che separi il bianco dal nero..La sua mentalità di sindaco non gli fa vedere oltre ...preme quindi per sistemi maggioritari che possano premiare un unico vincitore...per lui politica e calcio sembrano essere la stessa cosa.....mentre Grillo ha sempre parlato di democrazia diretta dando molto più peso alla base della rappresentanza: un principio che si accosta a modelli proporzionali più vicini ai valori di una democrazia e che dovrebbero spingere nella ricerca di una governabilità voluta dal basso..L'errore che ha sempre commesso Grillo è stato quello di poter credere di far nascere... senza un preciso dialogo ed in un'ambigua conoscenza... una vera forza politica.

In questo quadro che vede due logiche di pensiero diverse e ben definite..il vicepresidente Di Maio espone il tema della preferenza come fosse la soluzione di tutti gli immensi mali che ostacolano le future riforme. Sembrerebbe molto più discutibile un premio di maggioranza fin troppo alto...o le soglie di sbarramento che dovrebbero essere vero motivo di discussione per chi ha sempre lamentato chiarezza in una rappresentanza...

Mi verrebbe da chiedere a Di Maio come sarebbe mai venuto fuori (tra l'altro con una immediata nomina istituzionale di grande prestigio) se non fosse esistito Grillo ed il Movimento da lui stesso creato...Se attraverso le preferenze, senza alcuna visibilità, avrebbe mai ottenuto un numero necessario di consensi...Le modeste preferenze, tra l'altro ottenute grazie ad un metodo ridicolo espresso attraverso i computer,  gli hanno permesso un risultato ben superiore ad ogni aspettativa..Adesso per Di Maio, dopo oltre due anni dalla sua nomina ed avendo sicuramente ottenuto una visibilità grazie alla nomina di vicepresidente della Camera, è facile parlare di preferenze..Pensiamo alle tante persone impegnate seriamente in politica che difficilmente... per via della mancanza di risorse.. potranno mai affermarsi..


Il vero problema che nemmeno il Movimento 5stelle vuole affrontare è quello che riguarda una seria disciplina dei Partiti. Partiti che in fondo decidono sempre.. preferenze o non preferenze!

Quel termometro che decide il cambiamento


di vincenzo cacopardo
Non ci si deve meravigliare tanto del successo di Matteo Renzi in un Paese che vive di continue speranze...Speranze che in sé sono anche indispensabili per chi si propone di guardare avanti. Ma il problema rimane comunque quello della tipologia e nel merito stesso di ciò che oggi viene espresso come un “opera di cambiamento”.

Sondare attraverso le varie categorie di lavoro un consenso verso la speranza è comprensivo, ma anche troppo semplice: Se oggi si chiede ad un dirigente od un funzionario di alto livello.. ben posizionato e remunerato.. di credere ad un futuro attraverso una speranza generica fatta di promesse verso il cambiamento, è chiaro che la risposta sarà sempre pressochè positiva, così pure per un notaio, per un medico, un parlamentare, un magistrato e tutte quelle classi che lavorano guadagnando bene, ma anche per quelle categorie che sopravvivono come dipendenti con stipendi sicuri.  : Logicamente azzardato è proporre loro un netto mutamento del sistema...

Oggi è proprio la sicurezza di un lavoro e di uno stipendio che crea quella linea di demarcazione tra chi è portato a credere ad una speranza del futuro... rispetto a chi non è portato a farlo..sperando in una radicale metamorfosi...Ed ecco che il consenso viene nettamente diviso tra chi si riconosce “sistemico” e chi “antisistemico”... poco importando le ideologie..le teoriche idee.. ed ogni altro dialogo su un concetto di vita organizzato in uno stato di vera democrazia.
Pensare quindi che categorie agiate come le categorie già soprascritte..e tutti coloro che hanno la sicurezza di una entrata.... possano girare il loro consenso in modo antisistemico, (se anche consapevoli dei disastri portati da un sistema tanto imparziale quanto antidemocratico e autoritario), sarebbe come riconoscerli autolesionisti...Tuttavia quello che li rende discutibili è l'evidente ipocrisia di chi tra loro insiste e si ostina a difendere il sistema odierno a prescindere da ogni ingiustizia ed equità...definendolo il migliore del peggio!

Ma oggi persino una classe... meno agiata.. che vive di stipendi medio bassi e che sopravvive ad ogni sorta di stortura ed anomalia a proprio danno, sembra spinta e legata ad una effimera speranza. ..Pur consapevole dei disastri del sistema (che tende a rendergli il solito contentino)... si aggrappa alla consueta speranza di chi promette senza alcuna certezza. Sul piano psicologico..per costoro è l'attesa continua di qualcosa che prima o poi.. non potrà che arrivare in proprio favore (un concetto, in qualche modo, legato ad un'etica cristiana della fede). L'importante, al momento, è avere un lavoro ed un reddito.... pur basso che sia...Per costoro peggio di così non potrebbe mai essere..ed andare contro il sistema che oggi ti assicura quel minimo..potrebbe anche comportare il rischio di perdere tutto...A differenza delle classi agiate di cui sopra, loro ...non avrebbero alcuna risorsa a cui affidarsi!
Questo è quello che potrebbe essere oggi chiamato una sorta di "ricatto”...una costrizione da parte di un sistema che tiene legato un consenso attraverso un bisogno... e non attraverso un libero pensiero....

Oggi la vera lotta che si sta combattendo e proprio quella del metodo di un cambiamento: abbatterlo per costruirvene sopra un altro..o rinnovarlo attraverso una sorta di ristrutturazione totale. Da un lato il “postberlusconismo” rappresentato da Renzi che propone, con estrema ipocrisia, la riesumazione di un sistema quasi del tutto morto per farlo rinascere attraverso la speranza diffusa di una rottamazione e la forza di una grande determinazione comunicativa...dall'altro un'opera (maldestramente) cominciata e (ancor peggio) non conclusa di Grillo che si è sempre proposto per abbattere... con poca concretezza di idee... quelle “mura di Gerico” di un impianto tanto sofisticato.... quanto ricco di anomalie poco funzionanti.

Nella realtà delle cose..(e qualcuno che gestisce il potere ecomomico lo sa bene) quello che decide “il cambiamento” è proprio quel termometro che misura sostenibilità ed insostenibilità.. e cioè: fino a quando la maggioranza della popolazione del Paese vivrà sulla soglia di quella sopportabilità stabilita da un lavoro ed uno stipendio che non gli precluda una sopravvivenza ...si tenderà verso la speranza di poter sostenere ancora il sistema attuale... osannando le figure determinate che lo invocano e lo esortano...Ma quando l'asticella tenderà verso l'insostenibilità di una maggioranza del Paese...si potrebbero determinare cambiamenti più forti e decisi.
Se si vuole essere davvero pragmatici.. questa è in sintesi l'analisi più giusta....


A PROPOSITO DEL NUOVO SENATO...

CONFUSIONE E RISCHIO DI NUOVE ANOMALIE
di vincenzo cacopardo
Sulle nuove disposizioni riguardo le competenze del nuovo Senato..rispetto ai suoi poteri, si rileva che oltre a non poter più esser titolare del rapporto di fiducia con il governo, tutte le leggi verranno approvate dalla sola Camera. 
Entro 10 giorni, però, il Senato, su richiesta di un terzo dei suoi membri, può chiedere di esaminarle, proponendo modifiche entro 30 giorni.. L'ultima parola comunque spetterà alla Camera che deciderà entro ulteriori 20 giorni. .Per le leggi che hanno impatto su Regioni e Comuni, la Camera deve pronunciarsi a maggioranza assoluta in caso di richiesta da parte del Senato.

Ora...se ci si preoccupava degli eccessivi tempi di un sistema bicamerale..con questo nuovo sistema, che offre al Senato possibili modifiche...non si capisce bene come alcuni tempi possano diminuire ... anche in considerazione che... per esperienza.. sappiamo come in queste procedure, nel corso d'opera, si possano trovare ulteriori pretesti per lungaggini resi possibili da una politica come la nostra.. amante delle deroghe.
Si legge che la nuova Assemblea di Palazzo Madama dovrebbe avere anche poteri di controllo sull'attuazione delle leggi, delle politiche pubbliche e delle P.A. e persino poteri.. sia per la fase di ricezione delle norme Ue..che in quella ascendente prevista dal trattato di Lisbona...Sono competenze che potrebbero anche contrastare con l'iter politico parlamentare nazionale dell'altra Camera. ..Insomma...si rischia un po' il solito pasticcio in cui in seguito si continueranno a costruire le consuete anomalie all'italiana.

Ritornando ai 100 senatori che dovranno fare parte della nuova assemblea di Palazzo Madama che verrà composta da 95 più 5: i primi saranno eletti dai consigli regionali in rappresentanza di Comuni e Regioni ed i secondi direttamente dal presidente della Repubblica. Sappiamo che tra i 95 “provenienti dal territorio” 74 saranno scelti tra i consiglieri regionali, mentre gli altri 21 tra i sindaci . Al di là della proporzione definita per il peso demografico ed al ridicolo sistema di parità ( persino umiliante per lo stesso genere femminile) ..rimane ancora da capire esattamente, in relazione ad una ormai confermata immunità, come vi potranno mai essere amministratori sindaci resi immuni ed altri no....Quale logica vi può essere in una simile disparità?...Come si potrà mai rendere l'immunità a coloro che amministrano la cosa pubblica nel delicato compito di primo cittadino?...


E per finire ...in considerazione di rappresentanti che dovranno essere eletti nella loro carica di sindaci o consiglieri regionali e contemporaneamente in una assemblea, si presenterà un continuo ricambio delle figure..che potrebbe compromettere l'iter dello stesso lavoro...Insomma tanta confusione per un risparmio ancora tutto da vedere e una funzione ancora poco chiara.

6 lug 2014

"Renzi al semestre" di Domenico Cacopardo

di domenico cacopardo
L’epocale ingresso di Matteo Renzi nelle vesti di presidente semestrale dell’Unione europea si è concluso con una incredibile manifestazione di provincialismo e superficialità.
Invece di affrontare una dura conferenza stampa con i giornalisti dei 28 paesi, è saltato sull’aereo presidenziale ed è corso a Roma per correre a Porta e porta e sedere sulla poltrona di rose preparatagli da quella vecchia volpe del talk-show che risponde al nome di Bruno Vespa.
In quest’episodio ci sono tutti i limiti del giovanotto fiorentino, tutto votato alle piccole furbizie (i machiavellismi) di borgata, che, sin qui, tanto gli hanno dato in termini di successo politico e mediatico, complice un mondo incapace di una valutazione critica delle sue parole e del suo operato (in progress).
L’Europa –e l’abbiamo già scritto- è un’altra cosa. E, in Europa (e negli Stati Uniti, dove, al Council on foreign relations abbiamo assistito a penose esibizioni di alcuni primi ministri italiani), le cose vanno diversamente e il sussieguoso rispetto del normotipo del giornalista italiano appare quello che è: persone schierate che fanno propaganda pro o contro l’intervistato.
E dire che il discorso, in fin dei conti, non era stato tanto male, pur manifestando, ancora una volta, i limiti di statura del nostro simpatico boy-scout: il ricorso ai cardini della classicità europea, dalla Grecia (capta) a Roma risultava un espediente retorico per evitare un difficoltoso ragionamento di merito sulle ragioni dell’Italia (e Portogallo, Spagna, Irlanda, Grecia e, last but not least, Francia) rispetto all’ortodossia comunitaria, rappresentata più che dalla Merkel dalla Germania e dai suoi eurodeputati.
Se avesse letto il discorso preparato con gli esperti (per la prima volta qualche esperto al lavoro, dopo le drammatiche sciocchezze sulla ristrutturazione del debito formulate dall’endocrinologo di fiducia di Renzi, Mauro Del Rio), magari premettendo una classicheggiante introduzione (nella quale, però, Euripide e gli scettici avrebbero dovuto avere il posto che meritano) avrebbe dimostrato un coraggio degasperiano (la perorazione davanti alle potenze vincitrici della guerra) e avrebbe di sicuro conquistato se non il consenso il rispetto dei parlamentari e dei governi europei: insomma avrebbe mostrato dinnanzi all’Unione intera l’ombra lunga di una bandiera a mezz’asta per la crisi e, al contempo, le implicazioni generali di una situazione che l’Europa intera deve farsi carico di risolvere.
La verità vera è a Renzi interessano ancora i giochi nazionali, le parole di Chiti e i capricci di Civati, l’aggressività supponente di Di Maio e le esternazioni del fascitello genovese, excomico, assurto a immeritato peso politico. Tra questi scogli sa muoversi con furbizia, azzeccando tempi e modi, parole e proposte, in un tourbillon mediatico, manifestazione dello sport preferito dal premier: la ginnastica orale.
Ci sarebbe da ridere, se non ci fossero domande serie e ineludibili che ogni giorno accrescono l’angoscia di chi conosce il gioco e i suoi rischi, ma anche di chi segue la stampa e le televisioni con un minimo spirito critico. Ieri sera, a Lentini, nella Sicilia profonda, alcuni giovani mi hanno detto: «Renzi è Berlusconi redivivo.»
Sembra proprio così. Questa stagione di nuovismo che esprime finalità condivisibili e condivise. Si pasticcia nel perseguirle.
Probabilmente ha ragione Piersilvio Berlusconi: «Durerà vent’anni.» Purtroppo.