12 mag 2015

Una nota al nuovo editoriale di Domenico Cacopardo sulla spending review

Ancora una volta Domenico indica con puntualità l'inspiegabile contraddizione relativa alle riforme. La teoria dei tagli lineari è sempre stata inutile oltre che riduttiva e tipica di chi lavora per semplificare, ma non per rendere il sistema più semplice (differenza non di poco conto). Soprattutto per il Mezzoggiorno del Paese, tale metodo, rimane penalizzante.

Per quanto riguarda il termine "in house providing", (come giustamente espone Domenico) viene indicata l’ipotesi in cui un committente pubblico, derogando al principio di carattere generale dell’evidenza pubblica, in luogo di procedere all’affidamento all’esterno di determinate prestazioni, provvede in proprio all’esecuzione delle stesse attribuendo l’appalto o il servizi di cui trattatasi ad altra entità giuridica di diritto pubblico mediante il sistema di un affidamento diretto ossia senza gara. Ma sappiamo che negli affidamenti in house non vi può essere il coinvolgimento degli operatori economici nell’esercizio dell’attività della Pubblica Amministrazione, per cui è chiaro che le regole sulla concorrenza sugli appalti pubblici, non vengono messi in rilievo. Questo è un modello organizzativo in cui una pubblica amministrazione provvede da sé al perseguimento degli scopi pubblici. Una sorta di auto-organizzazione che chiaramente non risulta tanto compatibile con una riforma che dall'altro lato deve tenere conto di una spending review oculata ed equilibrata.


Non so se le argomentazioni esposte a fine articolo da Domenico Cacopardo sono in realtà le vere ragioni e cioè... se veramente quei centri definiti parassitari appartenenti ad una vecchia repubblica, impediscono ad un governo determinato e deciso come quello del sindaco d'Italia, di proseguire verso una spending review che possa migliorare i dati della contabilità nazionale ed introdurre un po’ di moralità nel sistema degli appalti. Ma una cosa è certa: il tempo è passato ed ancora, dopo il piano Cottarelli , nulla sembra muoversi in proposito ed in senso chiaro.
vincenzo cacopardo


C’è una sorta di inspiegabile antinomia tra le riforme che si annunciano e il silenzio sulla «spending review», seppellita, dopo Cottarelli, sulle scrivanie del duo Perotti e Gutgeld, consiglieri non retribuiti di Renzi. Questa del lavoro a titolo gratuito è una trovata di moda di questi tempi e contraddice principi morali, pratici e funzionali (visto che se non sei pagato, puoi fare ciò che ritieni meglio).
La «spending review» è, in parole povere, il taglio delle spese dello Stato, delle regioni e dei comuni. In una spesa complessiva di circa 830 miliardi di euro l’anno, ci dovrebbe essere ampio spazio per tagli non più lineari, ma indirizzati alle innumerevoli fonti di spreco e di dissipazione. Per esempio le migliaia (9000?) società pubbliche partecipate dai tre soggetti istituzionali di cui sopra, in gran parte deficitarie, quasi tutti create in frode alla legge. Perché in frode alla legge? Perché con la riforma della legge comunale e provinciale Bassanini è stato consentita la costituzione di società cui affidare l’attuazione di particolari compiti della pubblica amministrazione. Le cosiddette «inhouse». Si tratta di delegare a un soggetto esterno di proprietà dell’amministrazione incaricata, l’esecuzione di funzioni proprie della stessa. C’è da chiedersi come mai questa «gabola» abbia avuto tanto successo. Lo spieghiamo: 1)consente al sindaco, al presidente della regione, al ministro di associare nell’impresa un privato, possibilmente amico, attraverso una procedura «aggiustabile»; 2)autorizza il sindaco, il presidente etc. ad affidare alla società così formata, per esempio, la realizzazione di un certo tipo di opere pubbliche. E qui il ragionamento si fa chiaro: poiché questo soggetto ha natura privatistica, può non applicare la normativa europea e nazionale sugli appalti e affidare all’amico di turno progettazione, direzione lavori e tutto quanto riguarda l’esecuzione dell’opera. Alcuni, più raffinati, incaricano la società in questione di trovare un «general contractor» e quindi, frappongono tra se stessi e il malaffare due sbarramenti. Certo, si sa che la Corte di cassazione e il Consiglio di Stato hanno escluso la natura privata di questo genere di attività e disposto l’applicazione della normativa europea e nazionale.
Ma nel comune di «Oltredisotto» non lo sanno, lo dimenticano, lo aggirano, continuando a fare ciò che da oltre un decennio fanno. E, se nessuno ricorre, abbondante acqua arriva all’orto dell’amministratore.
Se torniamo al governo Renzi e alla «spending review» è facile chiedersi il perché di questa inerzia rispetto a un fenomeno che andrebbe rimosso per migliorare i dati della contabilità nazionale e per introdurre un po’ di moralità nel sistema degli appalti.
C’è una sola ragionevole spiegazione: finché sarà in carica questo Parlamento espressione della vecchia seconda Repubblica, se il governo attaccasse i centri di spesa parassitari, ben più forti (politicamente) delle categorie organizzate, in poche ore perderebbe l’appoggio della sua maggioranza, composta da gente che è espressione del sistema.
Solo col nuovo Parlamento, tagliato il cordone ombelicale con i gruppi sociali che controllano il vecchio, il governo, se vorrà restituire al Paese la voglia di correre, potrà incamminarsi sulla pericolosa, ma vitale strada dell’effettiva «spending review».
Domenico Cacopardo



11 mag 2015

Tutto vecchio in casa del Cavaliere!


di vincenzo cacopardo
«Voglio indicare a tutti gli italiani non di sinistra l'esempio degli Usa, dove ci sono due partiti, i repubblicani e i democratici che si contrastano...È il sogno che inseguo».
Queste le parole di Berlusconi.. e questo il percorso di una "nuova" Forza Italia al fine di proporre crescita e sviluppo al nostro Paese! E' un sogno decisamente vecchio incardinato su poco.... senza idee e proposte che possano offrire vera innovazione. Berlusconi come tanti altri restano bloccati dalla visione di un mondo politico che deve in tutti i modi spaccarsi in due monolitiche posizioni ..I limiti di questi personaggi sono stigmatizzati dagli stessi pensieri stantii che guardano prevalentemente alle "posizioni".. e che non potranno mai offrire nuovo ordine ad una politica che oggi esige innovazione soprattutto in termini di percorso e funzionamento istituzionale.

Non potranno mai essere queste le condizioni a spingere verso la crescita un Paese come il nostro che vive oggi prevalentemente di un riformismo limitato.. ostile al miglioramento di un welfare, ad un'equità.. e non conforme ai principi di una democrazia: Una Nazione da sempre bloccata dalle figure predominanti che, con tutto il rispetto, sembrano ancora incatenate a vecchi principi ed a finte rivoluzioni costruite su sistemi e modelli.. per lo più esterofili.. non confacenti al nostro. La mancanza di una adeguata ricerca e di studio in proposito... lascia perplessi e denota come siano in tanti a voler partecipare ad un mondo della politica senza nuovi approcci teorici ed adeguate idee...ma solo nella logica di una trascinante comunicazione.

Berlusconi è chiaramente un trascinatore come lo è Renzi ..ma ambedue giocano le loro carte (come si trattasse di una scommessa) su una comunicazione ad effetto e nel caso odierno del Cavaliere siamo alla proposta di un progetto di riscontro con un sistema di tipo americano.., ( senza nemmeno immedesimarsi sul fatto che negli Usa vi è un sistema federato solido ed un modello politico costruito su un presidenzialismo)

Al centro del suo progetto vi è la solita ormai ritrita rivoluzione liberale. Le sue parole indicano meno Stato, meno tasse, particolare attenzione verso le imprese e più sicurezza. Il suo nuovo simbolo sembra essere quello dell'«elefantino» (un simbolo del partito che fu di Abraham Lincoln, Eisenhower, Ronald Reagan e Bush padre e figlio) Il cavaliere parla di captare meglio quei temi che possano smuovere le coscienze, i valori e gli interessi dei moderati. Come nella sua squadra di calcio... le persone guida non cambiano mai!.. Anche in questo caso per la conduzione delle relazioni internazionali sarà incaricato Antonio Tajani, proposto per cogliere il meglio dalle esperienze di altri Paesi. Ed in ultimo Berlusconi afferma che non vi saranno impedimenti rispetto alle primarie, dicendosi pronto a studiare bene per evitare inquinamenti, scandali...Un vero cambiamento per un accentratore come lui!

Le proposte che il nuovo partito Fi sta vagliando entreranno in una fase operativa subito dopo le regionali. Ma l'idea di fondo è l'ambizione di lavorare per un centrodestra unito e competitivo (un controrenzismo) in grado di portare al governo i moderati e i conservatori come ha fatto David Cameron in Gran Bretagna: Pare la più grande idea del momento..poichè anche Renzi vuole avanzare con le medesime forze moderate..indicando ugualmente la figura del premier del Regno Unito come un leader da seguire!...Quanta fantasia! ...E quanto impegno vi è in queste nostre figure politiche che sembrano non avere nulla da offrire se non posizioni moderate discusse e spesso discutibili..senza mai spingersi in direzione di un cambiamento e di un più utile funzionamento del nostro sistema!







10 mag 2015

..Si sono inventati il "Partito della Nazione"!

di vincenzo cacopardo
Come Cameron..anche Renzi!...Ma che vuol dire?..Una forma moderna di nazionalismo?...Un concetto di nuova identità nazionale o..una tetragona concezione opportunista per richiamare l'attenzione dei cittadini all'ovile?..Un pensiero, in un certo senso, non conforme ad i fini stessi di una unione Europea...

Ma il Regno Unito vive la sua politica in termini diversi dai nostri..
Viene chiamato " maggioritario per eccellenza. Nel Regno Unito è una monarchia parlamentare "di fatto", poiché non esiste una costituzione scritta e solo il Bill of Rights del 1689 stabilisce la sovranità parlamentare sul monarca. Teoricamente l'attuale regina potrebbe nominare primo ministro qualsiasi cittadino inglese, ma risulta chiaro che al di là di ogni convenzione si tratti sempre del leader del partito che vince le elezioni.

Il Parlamento del Regno Unito è composto da due rami, una Camera dei Lord formata da membri per diritto ereditario e membri nominati e svolge una funzione di emendamento e veto sulle leggi approvate dall'altro ramo, ossia la Camera dei Comuni, che rappresenta il vero cardine della democrazia inglese. La Camera dei Comuni si rinnova ogni 5 anni ed è composta da 646 membri, tanti quanti sono i collegi elettorali in cui è diviso il Regno Unito, tra Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Ogni collegio elegge un deputato, con un voto diretto, maggioritario e a turno unico.

E' difficile ogni paragone col nostro sistema, malgrado la sottolineatura di Renzi, al di là di ogni motivazione su una maggioranza resa nelle ultime elezioni a Cameron. Anche in Inghilterra vi è una lotta tra i due partiti storici più rappresentati(conservatori e laburisti) ed il sistema maggioritario puro finisce col penalizzare le formazioni minori e come tutti i sistemi maggioritari, presenta il rischio che la maggioranza in Parlamento non corrisponda alla maggioranza nel paese. Inoltre è evidente che nel futuro del nostro sistema (al contrario che nel Regno Unito) è programmata l'eliminazione di un Senato che resterà una generica Camera non elettiva.

David Cameron rimane dunque primo ministro avendo raccolto la maggioranza assoluta dei seggi, ma non la maggioranza assoluta in termini di voti... dando comunque una severa lezione ai Laburisti, ed agli euroscettici di Nigel Farage, ma non risolvendo alcun vero problema di rappresentanza democratica, poiché anche il sistema inglese vive al riparo di una forma mentis politica istituzionale ancora vecchia.. edificata nel passato e mai resasi davvero innovativa rispetto ai tempi...Un modello che comunque si confà con la loro educazione culturale davvero diversa rispetto alla nostra.

Continuare a prendere ad esempio i modelli degli altri paesi, che.. tra l'altro.. vivono la loro politica in un ambito storico sociale e culturale del tutto diverso, non serve a rendere un buon lavoro ad una politica che si dovrebbe funzionale alla nostra Nazione. Renzi ha tutto l'interesse a congratularsi con Cameron, prendendo a pretesto la sua vittoria dopo l'imposizione del nuovo sistema elettorale Italicum.. (proporzionale a fine maggioritario).. che in realtà tende a muoversi in modo diverso: quello che gli interessa è sottolineare che pur non avendo una maggioranza in ogni Paese.. si può e si deve governare.

Ma qualcosa di positivo pare esservi: I due premier sono d’accordo sul fatto di «lavorare a stretto contatto sull’Europa e sui migranti nel Mediterraneo». Speriamo riescano a convincere gli altri Paesei della comunità!



9 mag 2015

Un piccolo appunto alla nota di domenico Cacopardo sui”vitalizi”


Sull'argomento..il concetto di retroattività inerente materie penali.. viene espresso in modo esaustivo dal cugino Domenico. Come è chiaro anche il fatto che si potevano prevedere pene accessorie da irrogare da oggi in poi da parte di un giudice terzo. L'eccessivo interesse da parte delle maggioranze all'indirizzo di tali normative proposte dai presidenti dei due rami del Parlamento, Pietro Grasso e Laura Boldrini, approvate giovedì dall'ufficio di presidenza della Camera e da quello del Senato, appaiono illogiche e disuguali e fanno tanto pensare a manovre volute per interessi in vista delle nuove elezioni regionali.




I profili di incostituzionalità sembrano esserci tutti..ma non colpiscono ormai in un Paese in cui le istituzioni vivono impantante in una serie di anomalie macroscopiche e dove è sempre la Corte Costituzionale a dover dire la sua..magari dopo svariati anni.
vincenzo cacopardo



Quindi, i tagliagola senza cultura «tout-court», né cultura giuridica, guidati solo dai peggiori istinti sociali, l’invidia e la persecuzione, hanno vinto. Dopo una stagione in cui l’hanno fatta da padroni, sono tornati alla ribalta, guidati dallo spirito fascistoide del comico di turno, Beppe Grillo e dei suoi fanatici seguaci.
Giustizia è quasi fatta: i vitalizi ai parlamentari condannati per reati contro lo Stato non saranno più pagati.
La cosa più stupefacente è che un magistrato (anche se ex, «semel abbas semper abbas») come Pietro Grasso in un tweet gioisce della decisione: sembra aver dimenticato che, in uno Stato di diritto, non esiste la retroattività della pena, che la decisione di Camera e Senato, istituti dotati di «autodichia» (di giurisdizione riservata alla Camera e al Senato medesimi), rende vano il diritto alla giustizia cui accedono tutti i cittadini italiani. Infatti, i «revocati» non potranno ricorrere ad alcuna autorità giudiziaria per ottenere ragione, rispetto a un abuso grave come questo: un abuso nei confronti di chi deve subire e basta.
Una vergogna generale per i partiti che hanno votato la cancellazione e per il sistema mediatico che ha falsificato coscientemente i dati del problema indicando al pubblico ludibrio i nomi di ex parlamentari condannati, senza spiegare che in un sistema ordinato le pene debbono essere previste dal codice penale e irrogate da un giudice. Tali (giudici) non sono la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica, che, in questo modo, hanno commesso, lo ripeto, un abuso nei confronti di inermi cittadini. Nuovi vitelli sacrificali all’obbrobrio che s’è impadronito di quella Nazione che una volta si definiva Patria del diritto.
Questi exparlamentari condannati hanno scontato o stanno scontando la loro pena, che ha una duplice funzione: riparatoria e riabilitativa. Lo Stato, con la condanna di un tribunale, stabilisce la pena che deve essere scontata nei modi previsti dalla legge con lo scopo di spingere il condannato sulla strada del recupero di una personalità non volta a delinquere. La riparazione è nel medesimo concetto di pena: tu violi il codice penale che prevede la tua pena, tu la devi scontare.
Il conto è chiuso.
Ma no. Non è vero che il conto è chiuso: un giorno s’è svegliato il Parlamento della Repubblica italiana e ha deciso di infliggere un’altra pena, che non era prevista.
Ma c’è anche la beffa. Non tutti saranno trattati allo stesso modo, visto che il Parlamento si riserva di giudicare caso per caso per valutare se la pena scontata è esaustiva delle aspettative dello Stato da un punto di vista indeterminato: la riparazione, il recupero?
Come sempre il giudizio discrezionale comporta il massimo dell’arbitrarietà che si sostanzierà in intollerabili disparità di trattamenti.
Stupisce la posizione di alcuni parlamentari, per esempio, del senatore Luigi Zanda. Gli vorrei dire: «Caro Luigi, ci conosciamo dall’aprile del 1980. Come fai a giustificare alla tua coscienza una posizione giuridicamente e moralmente incivile? Conta così tanto la corrente principale del fiume del conformismo da farti superare tutte le obiezioni che questa decisione comporta?»
E tutti i magistrati che militano nei partiti di sinistra hanno così svolto il loro mestiere di magistrato? Piegando alle esigenze del momento, di popolarità istantanea, alle richieste dei tagliagola le regole del diritto italiano? Non credo. Credo anzi che abbiano un problema di coscienza politica e professionale. Qualcuno di loro potrebbe avere deciso una condanna nei confronti di un parlamentare o exparlamentare sapendo ch’essa era esaustiva del debito contratto dal reo nei confronti dello Stato. E, ora, vedono la camera cui appartengono riaprire il caso e risentenziare.
Certo, può non essere considerato giusto che per un certo numero di reati, compresi quelli depenalizzati di recente, i parlamentari ricevano un vitalizio per la loro attività di parlamentari. Ma, se è così e così è, fate una legge e introducete la revoca del beneficio come pena accessoria da irrogare da qui in poi da parte del giudice.
Non ci può essere retroattività in materia penale.
Fra l’altro, se la decisione è stata presa in vista delle elezioni e per tacitare (già perché è stato un tentativo di tacitare, non di fare e dare giustizia) Grillo e i suoi seguaci, non avete raggiunto il risultato: aggrappandovi alla decisione di valutare i fatti caso per caso, gli avete dato la possibilità di accusarvi, a ragione, di proteggere alcuni a scapito di altri, magari i soliti noti, da tempo additati dai media (ormai implacabilmente tossici) all’odio generale di coloro che, nella vita, preferiscono odiare all’essere e costruire.
Di certo ci sono gravi profili di incostituzionalità. Li abbiamo accennati. Non ci vorrà molto perché l’ultimo dei condannati si rivolga a un buon avvocato e trovi la sede giudiziaria capace di sollevare la questione di costituzionalità.
Chissenefrega, direte voi che avete deciso la cancellazione dei vitalizi: lo stabilirà un giudice (la Corte costituzionale) e noi siamo a posto. Abbiamo fatto ciò che il popolo (quale popolo?) voleva.
La giustizia (costituzionale) restituisce il vitalizio: fatti suoi.
Così ragionò Pilato, rilasciando Barabba. Come nel suo caso, il cinismo l’ha fatta da padrone. Anche tra di voi.
Domenico Cacopardo




8 mag 2015

Il comodo artificio della "contrapposizione"

di vincenzo cacopardo
Come si fa a non capire che non potra' mai essere il metodo operato dal sindaco d'Italia Renzi... l'utile approccio verso una società che dovrebbe meglio esser compresa e guidata?.. Come si fa a non percepire l'importanza di condurre un dialogo con maggiore umiltà e modestia attraverso una comunicazione più appropriata verso i temi di difficile soluzione di oggi? 

Quel bisogno di esprimersi con sobrità da parte di un premier che, al contrario, non fa che usare fermezza e spocchiosa saccenteria... Se a questo aggiungiamo il peso non comune delle sue riforme proiettate verso il comando ed una governabilità quasi del tutto imposta, non c'è da star tranquilli! 
E' ormai da molto tempo che avvertiamo il pericolo di questa forte presunzione che supera ogni limite e, malgrado abbiamo già assistito nel passato alla guida di governi condotti da personaggi come Berlusconi (figura decisamente meno arrogante, ma pur sempre accentratrice) restiamo incollati, come in attesa di un miracolo, all'evoluzione di un nuovo profeta che pare guidare il gregge verso il miracolo. Ma miracoli non esistono in questa nostra nazione e soltanto con la pazienza..il buon senso..la ricerca e l'impegno dovuto..senza l'usuale insopportabile premura e le favole di una deviante comunicazione, si sarebbe dovuto affrontare il cambiamento in direzione di una crescita funzionale più adatta al nostro Paese.

-Saper percepire l'importanza di certe riforme istituzionali capaci di far procedere l'apparato della politica verso un utile funzionamento - Saper comprendere che senza una giustizia efficiente non vi potrà mai essere una base di costruzione per una vera legalità - Capire quanta importanza oggi ha l'entità territoriale come quella di un meridione..ormai del tutto abbandonato da ogni utile studio per il suo naturale sviluppo - Capacità di realizzare vere riforme innovative per lo sviluppo e la crescita di nuove piccole aziende per prodotti e servizi di qualità - Spingersi verso formule fiscali più corrette in soccorso delle aziende - Imporsi verso un'Europa con giusto tono diplomatico e non in osservanza a formule che ci penalizzano costantemente -  Progettare un futuro con il dono della semplicità e la giusta attenzione verso una società civile che si vuole più equa e sobriamente integrata....E si potrebbe continuare..

Ma quello che oggi constatiamo, senza senza stupidi pregiudizi nei confronti di chi, al contrario ci governa e si impone con tono assai sprezzante, è l'assoluta direzione semplicistica di chi pensa che, spingendo al massimo ogni riordino in modo deciso, pragmatico e frettoloso, si possa riscontrare un domani un risultato utile: E' quello che oggi in tono assai convenzionale si suol chiamare “efficientamento” ossia un neologismo assai di moda che vorrebbe significare il miglioramento dell'efficienza. Ma per ottenere un miglioramento bisogna che almeno un metodo efficiente ed una soluzione nel merito vi siano! 

La direzione più giusta sarebbe stata quella di una ricerca più attenta ed utile verso un rinnovamento che avrebbe dovuto dirigerci verso una più utile funzionalità del sistema politico ed una fattiva innovazione senza una imposizione di tagli lineari..persino in termini di democrazia.

Forse è difficile poter fare comprendere questi concetti a chi non guarda in profondità la politica.. ma non v'è dubbio che oggi tutta l'attività politica di Renzi pare muoversi verso un più che comodo dialogo di “contrapposizione” tra chi è con lui e chi, non essendolo, rimane contrario al rinnovamento. Il premier usa appositamente questa antitesi nel dialogo sociale attraverso una forma comunicativa che suona quasi ricattatoria...”Chi non è con le sue riforme è un nemico di esse e non merita di essere considerato”.

Nuova lettera del Presidente del Movimento Gente Onesta


Italicum

 legge ormai incautamente promulgata”


La parola al presidente di un movimento che nasce per sollecitare i cittadini e per non costringerli ad una tacita rassegnazione


 «Forza Renzi», titola Handelsblatt. «L'ora del riformatore, Renzi trionfa sulla legge elettorale» scrive anche la Sueddeutsche Zeitung. In un'editoriale, il quotidiano spagnolo El Pais parla di una «buona notizia per il suo promotore, per l'Italia e per tutta l'Europa: si tratta di un passo fondamentale e imprescindibile dell'ambizioso e necessario programma di riforme» con cui Matteo Renzi «vuole migliorare» il suo paese. Anche il Financial Times affida ad un editoriale l'analisi sulla nostra riforma elettorale con cui «Renzi scuote la scricchiolante governance italiana».

Giornali di economia e finanza che non possono che guardare la politica e le stesse regole della democrazia dall'alto in basso e con l'incuria di chi vede solo interessi fondati su investimenti e convenienti operazioni finanziarie. Osservazioni, quindi, poco meritevoli di una ben più alta considerazione politica culturale attinente ai bisogni di una più importante ricerca del welfare sociale. Tutto ciò è una prova evidente di come lo stesso Renzi usa e viene usato dai poteri forti per uno scopo di interessi lobbistici che sovrastano ogni altro impegno più consistente in termini di etica politica e di equità.”

La visione dall'estero è sempre improntata su questo metro di misura secondo il quale ogni governance (anche politica e persino costruita su una democrazia) deve essere resa stabile a prescindere da ogni equanime fine sociale.”

E' stupefacente..per noi di MGO.. la rassegnazione di un popolo che vede giorno per giorno una chiara umiliazione dei valori fondamentali che dovrebbero rappresentare i robusti pilastri a supporto di un sistema democratico più sicuro per tutti.” Ma lo appare ancora di più l'incoerente promulgazione di una legge elettorale in contrasto con i valori fondamentali di una nazione che si dichiara ancora democratica

G. Prete 
presidente fondatore di MGO

7 mag 2015

Civati.. e quei Partiti non correttamente disciplinati

di vincenzo cacopardo
Finalmente qualcosa di nuovo all'orizzonte di un Partito che sembra esser rimasto per parecchio tempo bloccato: Esce Pippo Civati introducendo una chiara reazione dentro la minoranza interna.Oggi al Senato il governo dovrà fare i conti con un equilibrio instabile. La maggioranza si basa ormai su una soglia massima di 174 senatori e su una minima di 161.

Bisogna dare atto a Civati di aver preso una decisione determinata... anche se impegnativa nell'attesa che altri possano seguirlo. Ma non si tratta oggi di combattere un divorzio tra PD e sinistra..poichè i tempi sembrano ormai cambiati e, se resta evidente lo spostamento di questa sinistra verso il centro, è del tutto chiaro che le visioni ideologiche di un tempo appaiono superate e poco costruttive in una odierna società che pone soprattutto esigenze di equità e posizioni democratiche più sicure e corrette.

Una lotta interna per cercare di evitare dissidi interni ad un Partito costruito su valori ormai non compatibili con la realtà moderna (costretto a spostare la sua visione sociale verso un pensiero centrista più moderato) appare una perdita di tempo e sarebbe più logico costruire altri Partiti più liberi e meno costretti nella loro ideologia anziché limitarne il pensiero. D'altronde... non si vuole capire che il pensiero del parlamentare deve restare il più libero possibile nella determinazione delle normative..sebbene legato da un progetto programmatico guidato dal dialogo con i cittadini: Questa che appare oggi una tesi assurda.. diverrà negli anni un vero comandamento per una politica di vero funzionamento condotta proprio dai cittadini. ..malgrado certe logiche bipolari del tutto forzate che premiano solo la governabilità.

Le piazza che in questi giorno protestano con manifestazioni contro la nuova legge elettorale, la riforma della scuola..della giustizia..quelle costituzionali etc, sono una prova evidente di come ci si ritrovi in un vero pasticcio riformista che non lascia intravvedere né una logica costruttiva, nè un futuro certo e stabile: Un guazzabuglio di anomalie che dovrebbero dare spunto ad una riflessione più profonda per spingere verso la ricerca di percorsi più innovativi, coerenti e funzionali.

La retorica del Partito che deve scegliere da che parte vuole stare, non potendo rappresentare tutti.. è obsoleta e le parole del Premier Renzi che insiste asserendo che in seno ad un Partito la democrazia si trova attraverso una maggioranza.. è riduttiva e poco edificante: Sarebbe (per esagerazione) come ritenere che.. se un domani la maggioranza di un Partito optasse per la pena di morte ..tutti dovrebbero seguirlo senza dissidi e defezioni. La libertà concessa al parlamentare è fondamentalmente quella che lo lega ad un programma elettorale, al proprio pensiero ed ai propri valori. Nel caso del governo Renzi non vi è stato.. né un programma preciso studiato col consenso degli elettori, né un metodo confacente... se non una, quanto mai, ricca ed ornamentale comunicazione.

Ecco la ragione per la quale nasce il presupposto essenziale per ricercare un modello innovativo che non impedisca le libere scelte dei parlamentari e che possa basarsi su un criterio programmatico studiato preventivamente con i cittadini...Ed ecco il motivo per il quale la prima riforma dovrebbe essere quella indirizzata verso la regolamentazione degli stessi Partiti: Parlamentari e cittadini insieme per un programma che deve misurarsi preventivamente attraverso una campagna elettorale che.. poi.. vedrà nel metodo lo stesso parlamentare libero di espletare il compito per renderle attive. Diverso rimane il compito amministrativo che dovrebbe (come nei sistemi presidenziali ) eleggersi ed operare in modo separato, non potendosi inserire nel contesto normativo spettante solo al parlamentare... Figure amministrative.. che dovrebbero rispecchiare nel merito alta moralità e forti capacità organizzative.

La regolamentazione dei Partiti rimane dunque primaria, ma resta vecchia riguardo ad un dovuto rinnovamento che per effetto di una nuova visione politica dovrebbe offrire maggior rispetto al singolo parlamentare e maggior dialogo con la comunità che rappresenta: E' vecchio il criterio del tesseramento, sono vecchi i metodi di formazione dei direttivi, dei consigli, rimane anomalo ed imprudente il doppio incarico di un segretario di partito con la carica di Premeir...ma soprattutto resta vecchio il contrasto tra i Partiti in termini di vecchie ideologie che provoca contrapposizioni reattive viziate proprio dalle rigide posizioni...Ecco la ragione per la quale ogni posizione moderata finisce sempre col vincere!

Il problema, purtroppo, rimane fondato su queste vecchie visioni dalle quali i politici odierni non riescono (o non vogliono per comodità) estraniarsi.. potendo, al contrario, dare maggior sfogo a nuove idee. Parlare ancora di destra e sinistra non fa che arrestare una visione innovativa che meriterrebbe più impegno per la ricerca, rendendo analogamente maggior rispetto ai cittadini.





6 mag 2015

una risposta al nuovo editoriale di Domenico Cacopardo sull'Italicum

Il peggio l'abbiamo visto ..o lo vedremo?
La visione meramente giornalistica del cugino Domenico si risolve in direzione di un fine sostanzialmente pragmatico, non soffermandosi sulla profonda essenza di una legge elettorale che, combinata assieme alle riforme costituzionali, costituisce l'imprigionamento evidente di un sistema che...se ben simulato, finge di espimersi secondo regole democratiche.
Domenico Cacopardo nel suo editoriale riporta questa storica fase di cambiamento del sistema edulcorandola con la solita enfasi di chi pensa che qualsiasi trasformazione possa dare un indispensabile colpo di avvio e di ripartenza ad un impianto istituzionale vecchio, ma pare non accorgersi di quanto tutto ciò, fin troppo costrittivo, obbligante e reso con premura, potrebbe pesare per il futuro di una politica che avrebbe dovuto essere resa più funzionale e non semplificativa.
Certo adesso al Senato l'aria cambierà e non sarà certamente facile per Renzi affrontare i nuovi disegni di un cambiamento tanto falso, quanto frettoloso e dispotico.
Nessuno come me.. ha alcuna intenzione di mettere a paragone il sistema voluto da Renzi a quello del periodo fascista..(sarebbe oggi ridicolo pensarlo..per via di una mentalità e di una logica sociale odierna ben diversa), ma un certo “autoritarismo” nei disegni e nelle strategie è di certo comprovato.
La lettura è ormai chiara e difficilmente contestabile: Avendo una forte premura per volontà richiesta dalla Comunità europea e non avendo nuove idee in proposito, si è scelto di condannare un modello di democrazia umiliando il sistema istituzionale. Ma quello che più fa specie e colpisce è..il pretendere di rappresentare questo subdolo cambiamento nel quadro dei principi costituzionali di una vera democrazia....Nessuno oggi sembra in grado di percepire le reazioni che si scateneranno in seguito a questo tipo di riforme che costringono, anche se non nell'immediato, ad un effetto di insofferenza il pensiero politico di base che dovrebbe rendersi più libero.
Se da questo punto di vista il consigliere Cacopardo.. alto magistrato in pensione con notevole curriculum in ambito politico amministrativo, preferisce sottovalutare l'importanza dei principi fondamentali di una democrazia.. pensando in modo renziano unicamente al senso spedito di un qualsiasi percorso...ce ne faremo una ragione..
vincenzo cacopardo


Con l'Italicum parte la terza repubblica
È molto probabile che gli storici, quando racconteranno questi anni, fisseranno nel 4 maggio 2015 il giorno del passaggio dalla seconda alla terza Repubblica. Perché è con l’approvazione dell’«Italicum» che cambiano i termini politici e istituzionali. Il Paese ora può accingersi a completare le riforme con la determinazione che ha caratterizzato il governo Renzi.
Certo, ogni riforma sarà la tappa di un percorso di guerra ricco di imboscate soprattutto interne al Pd, le cui minoranze, asfaltate il 4, tenteranno una rivincita nell’aula del Senato, dove i numeri sono meno solidi della Camera. Il massimo dell’irresponsabilità politica. Il massimo del «particulare» a scapito del generale. Tutto giocato per non perdere quel poco peso e potere che ancora rimane in capo alle ultime raffiche di un tempo che fu, nel quale il partito, cioè il Pci, governava in modo monolitico un ampio blocco sociale ed economico.
Il paradosso che qualche storico coglierà è che il vento di questi mesi ha portato con sé la Nemesi, la dea della vendetta (politica), giacché le riforme in corso di approvazione sono, in sostanza, simili a quelle che aveva prospettato Bettino Craxi, demonizzato da quegli apparati (comunisti e democristiani) che nell’immobilità della Repubblica prosperavano e hanno continuato poi a prosperare.
Certo, aveva ragione Bersani: «60 voti contrari sono un dato politico.» Aveva torto, però, a pensare a un’affermazione per la minoranza del Pd: erano, invece, l’attestazione che, anche in una votazione segreta, non sostenuta dalla fiducia, il governo aveva e ha la maggioranza in Parlamento e nel Pd.
Il «premier» è un politico puro di livello, come pochi nella storia d’Italia, e saprà utilizzare le debolezze di uno schieramento interno ed esterno diviso e, spesso, autolesionista.
Gli mancherà la sponda Berlusconi: la messa in vendita del Milan e le operazioni sul controllo di Mediaset dicono che un’era è terminata e che l’excavaliere avrà spazi residuali e capacità di manovra quasi uguali a zero. E dire che l’aveva indovinata, sottoscrivendo il Patto del Nazareno e ottenendo un ruolo di primo piano nel processo riformista. L’ultima «chanche» s’è spenta come una fiammella per un colpo di vento.
A Renzi non resta quindi che lavorare sui transfughi e sulle decine di parlamentari senza patria e senza padrone. Sono tanti e possono tenere al sicuro la maggioranza di governo, a meno che anche loro non si aggrappino ai soliti ricatti cercando di imporre un prezzo più o meno pesante.
C’è un anno per vivere e sopravvivere: l’anno che ci separa dal 1° luglio 2016, giorno in cui si potrà sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni. Entro questa data, deve assolutamente essere completata la riforma del Senato permettendo al «sistema» di entrare in funzione.
Il Paese è cambiato nella sostanza, prima ancora che Renzi ne assumesse il governo. Renzi stesso è il prodotto del mutamento. Di fronte a lui le minoranze Pd, il fantasma Sel, le formazioni di destra e i 5 Stelle usano un armamentario comunicativo obsoleto, destinato a ceti minoritari.
Solo storicizzando l’accaduto, si può percepirne la novità culturale, la visione contemporanea e «on the road» del processo riformista e della sua necessità, nonostante le imperfezioni: andiamo, comunque, verso un «meglio».
Il peggio l’abbiamo già visto.
Domenico Cacopardo




5 mag 2015

La "tiritera" del premier e.. la bella addormentata tra i.. Boschi.


di vincenzo cacopardo
In apertura di Expo, il premier si esalta...Non avendo altri argomenti più validi e costruttivi, il sindaco d'Italia insiste con la solita monotona tiritela dell'Italia che dice no! Si è inventato i signori del no (a volte solo gufi pessimisti, altre volte addirittura catastrofisti).
La sua comunicazione è studiata appositamente quasi per mettere in risalto una guerra personale con chi non è d'accordo sia nel merito che nel metodo sulle sue riforme, ritenendo di conseguenza utile ed a suo vantaggio una dialettica comunicativa che finisce col non aggregare il Paese, tendente solo a spaccarlo tra chi è con lui e chi è contro di lui. Tutto ciò senza nemmeno riflettere che spesso non si è contro lui per partito preso, ma semplicemente perchè il suo procedere non convince per nulla sia nel merito che nel metodo assai poco ortodosso.
Certamente oggi, dopo i trascorsi avuti nel passato, la nostra Nazione non avrebbe bisogno di tali figure imperanti che attuano una disgregazione così tanto palese quanto deleteria, ma..al contrario.. personalità aggreganti che affrontino la difficile politica odierna con un indispensabile senso dell'umiltà e della approfondita conoscenza dei problemi e, soprattutto.. con valide idee innovative: Personalità che non operino con tale semplificativo metodo, ma che si compenetrino negli immensi problemi sociali..lavorando attraverso il senso dell'equità ed in direzione di una crescita qualitativa lungimirante.

Tutto ciò non appartiene a Matteo Renzi che insiste col suo fare.. rimestando sul tema di un passato di una politica inerte di fronte ad un qualsiasi rinnovamento. Ed è proprio la parola “qualsiasi” a destare oggi.. non pochi sospetti: non si tratta di usare un “qualsiasi” cambiamento per mutare in meglio, ma di saperlo fare attraverso un utile percorso che possa garantire.. diritti e doveri... pesi e contrappesi..scopi e finalità ..senza stravolgere i principi fondamentali di una democrazia.

Accanto a lui ..quella che io ho già definito la bella addormentata nei Boschi: La pseudo vincitrice di una serie di riforme imposte per lo più a colpi di fiducie e di autentici ricatti politici che rimarranno nella storia. Come storica.. rimarrà anche la stereotipata immagine di colei che, attraverso le direttive volute da Renzi, ha operato senza alcun sensato criterio..il mutamento di gran parte dell'ordinamento istituzionale e costituzionale del Paese... volendosi rapportare al pari di personaggi come Saragat, Terracini, Vittorio Emanuele Orlando, De Nicola, De gasperi.. che almeno ebbero il buon gusto di ricercare e scrivere attraverso una più corretta Assemblea Costituente.

Una nota al nuovo articolo di domenico Cacopardo sui recenti episodi di Milano

I recenti episodi di violenza perpetrati dai black-block a Milano durante la manifestazione contro l'Expo offrono altra opportunità al premier per diffondere la sua cantilena contro i nemici del fare, ma.. come giustamente scrive in questo articolo Domenico.. costoro restano “gli stupidi nihilisti che producono ferite a se stessi e consensi ai loro nemici.” e quindi anche una ulteriore circostanza per Renzi per confondere altre verità sulla sua politica semplicistica.

E' difficile persino poter comprendere per quale ragione oggi si possa operare una simile manifestazione contro un evento di tale portata a nostro favore..se non..forse.. per l'unica ragione che vede il nostro Paese proiettato verso una esorbitante povertà (soprattutto nel meridione) che finisce col non offrire alcun motivo a sostegno.

Le violenze non possono che essere condannabili, ma una certa opportuna ricerca di azioni preventive non cessa mai di mancare in questo Paese, persino in momenti di alta tensione che dovrebbero vedere attività di intelligence in primo piano. Dice bene Domenico Cacopardo quando afferma che ogni responsabilità cade sul governo, ed anche se in primo piano pare esservi un mediocre Ministro degli interni, queste azioni eversive possono essere previste ed i pericoli studiati opportunamente e combattuti attraverso azioni governative più utili.

Sappiamo che esistono queste frange violente che sembrano non aver nulla da perdere e che si appocciano a queste manifestazioni unicamente per poter dare sfogo ad una innata voglia di distruggere la qualunque. Le attività segrete potrebbero e dovrebbero muoversi preventivamente. Oggi vi è una tale povertà ed una mancanza di lavoro tendente a trasformare ogni persona normale e perbene verso istinti anarchici e violenti assai pericolosi proprio perchè non si ha più nulla da perdere.

Al di là di ogni facile ed indiscussa condanna verso la violenza ..sta proprio alla capacità di una organizzazione statale saper comprendere la differenza tra chi agisce per motivi di immotivata ed idiota prepotenza..da coloro che, al contrario, si muovono spinti da una istintiva reazione per motivi legati ad una società che li ha abbandonati in un incomprensibile silenzio.
vincenzo cacopardo


C’è una sola ottica con la quale si deve osservare quanto accaduto nel pomeriggio del 1° maggio a Milano, la cosiddetta capitale morale: è l’ottica di Mario Rossi, cittadino comune ed esemplare, contribuente fedele, studente, impiegato, professionista, commerciante, pensionato.
Mario Rossi ha visto attenuarsi (eufemismo che significa crollare) le tutele di cui disponeva: nella pratica poliziesca e giudiziaria una serie di reati di quotidiana constatazione sono stati abbandonati; poi, una sconsiderata legge ha depenalizzato oltre 100 reati, come dire, normali, nel senso che ne accadono a migliaia ogni giorno; infine a Milano (dopo Napoli, Genova, Roma) la diserzione dello Stato di fronte al compito di tutelare i suoi cittadini, secondo Costituzione e codice penale.
Cosa possono rispondere Alfano e il suo capo della Polizia (che giusto il 1° mattina dichiarava che la situazione era sotto controllo) al signor Rossi (la signora di via Carducci che ha visto il suo piccolo negozio di pasticceria devastato e incendiato il suo furgoncino) colpito nella sua persona, anche indirettamente, poiché lo spettacolo offerto dai disadattati convenuti a Milano da tutta Europa lo ha direttamente e indirettamente leso?
Che era tutto previsto e sotto controllo e magari ch’era il caso di vantarsi «Ammu evitato ‘u muorto», come affermò l’esimio e napoletanissimo (come il capo della Polizia) questore di Roma dopo l’invasione dei tifosi del Fyenoord?
Diciamolo subito. A Milano c’è stata una palese reiterazione della tecnica messa in atto a Genova: tutelare una zona «off-limits» (o rossa) mediante un cordone impenetrabile di forze dell’ordine e abbandonare il resto della città nelle mani degli schizzati, gli stupidi nihilisti che producono ferite a se stessi e consensi ai loro nemici.
Ma la Polizia e i Carabinieri non debbono tutelare l’ordine pubblico? Non hanno il dovere di impedire danni morali, patrimoniali e fisici nei confronti dei cittadini inermi, cui è vietato di armarsi e di difendersi? Non hanno il dovere di intervenire in via preventiva nei centri sociali con perquisizioni per cercare armi proprie e improprie? Non avevano il dovere, la notte prima dell’inaugurazione dell’Expo di irrompere nei ben noti centri degli antagonisti di Milano per disturbare il sonno, le fumate, le sniffate, le bevute di tutta questa gente (che s’è già bevuta il cervello), per privarli delle mazze di cui disponevano e di tutto l’armamentario del piccolo terrorista?
Non avevano il dovere di arrivare nella notte o al mattino presto nelle sedi dei sedicenti centri sociali d’Italia e fare le stessa cosa? Certo che l’avevano.
Non l’hanno fatto.
C’è una sola spiegazione di fronte a questa diserzione nei confronti dei propri doveri e la si trova nella riforma del codice di procedura penale introdotta con il decreto legislativo 22 settembre 1988, n. 447. Ricordiamo alcuni articoli significativi: il 330 (il pubblico ministero e la polizia giudiziaria prendono notizia dei reati di propria iniziativa e ricevono le notizie di reato presentate o trasmesse …) e il 347 (acquisita la notizia di reato, la polizia giudiziaria, senza ritardo, riferisce al pubblico ministero … comunica, inoltre, quando è possibile, le generalità, il domicilio e quanto altro valga alla identificazione della persona … quando sussistono ragioni di urgenza, la comunicazione della notizia di reato è data immediatamente anche in forma orale... ).
Questo significa un rapporto di dipendenza permanente e funzionale, anche prima della «notitia criminis», della polizia (giudiziaria) nei confronti dell’ufficio del pubblico ministero, sempre più proiettato verso l’investigazione come stratega delle indagini.
Come abbiamo visto ovunque nel Paese (e da ultimo a Milano dove 3 tedeschi espulsi dall’Italia in quanto identificati in un centro abusivamente occupato –reato di per sé, l’occupazione- hanno beneficiato di una revoca dell’espulsione decisa dal giudice civile su loro ricorso), la tendenza degli uffici giudiziari è quella di non autorizzare una puntuale e specifica prevenzione delle attività degli antagonisti mediante perquisizioni, intercettazioni, controllo di sms e email, in modo da conoscere per tempo le intenzioni (illegali) di questa gente e di intervenire per evitare il manifestarsi di attacchi alla popolazione inerme.
È questo che impedirebbe, secondo fonti del ministero dell’interno, una efficacia azione della Polizia e dei Carabinieri, circoscrivendo il loro campo di azione in una difesa passiva che, nella pratica, è una vera e propria autorizzazione al danneggiamento di cose e persone.
Se questa è la dura realtà, essa merita una riflessione del governo, nel suo complesso, non dell’esangue ministro della giustizia.
Torna alla mente l’impressionante osservazione di Giuseppe de Rita, fondatore e presidente del Censis (il centro di ricerche sociali e sociologiche più prestigioso d’Italia). Egli sostiene che in Italia c’è una tripolarità del potere: i professionisti del contrasto alla corruzione; i professionisti della comunicazione di massa, luogo di rimbombo delle campagne di moralizzazione (e, di intossicazione dell’opinione pubblica, ndr); i professionisti del potere locale. Il resto non conta, viaggia sulla deriva delle correnti mosse dai tre poteri.
Riflettere sui danni prodotti anche dal 1° maggio milanese è necessario e dà una chiave d’interpretazione della crisi nazionale e della difficoltà di uscirne.
Modificare il sistema, imponendo di operare per Mario Rossi, è dovere del governo, se vuole che l’Italia ricominci a respirare l’ossigeno della libertà e di una relativa serenità.
Domenico Cacopardo





2 mag 2015

La legge “Acerbis”

Si! ..una legge non matura, amara e persino dolorosa..malgrado tanti soloni della politica odierna, privi di contenuti ed idee innovative in proposito..non ne riscontrino le deleterie conseguenze. Per loro la democrazia è solo un optional..e con estremo cinismo... ti continuano a ripetere che la democrazia perfetta non esiste e quindi meglio rassegnarsi... Non esisterà una democrazia perfetta, ma con queste ultime riforme.. sembra proprio essersi seppellito ogni suo valore!

La sensazione è quella che per il nostro Paese vi sia una volontà precisa per un disegno di democrazia di tipo americano...Una democrazia che definirei comoda! Pur non condividendo per niente il modello riguardo ad uno Stato federato che ha sempre basato i suoi principi su un liberismo fin troppo eccessivo, l'America ha sempre dimostrato di restare in sella grazie ad una propria forza economica e principi forti, ma con un suo paradigma democratico che rimane tutt'ora assai discutibile: Un esempio democratico che in sé è spesso un'espressione simulata!

Ma per quanto riguarda il nostro Paese..(cultura ben diversa) vi è una differenza non di poco! Non occorre avere una grande intelligenza per comprendere la macroscopica anomalia che oggi sconvolge tutto l'assetto dei principi democratici di un paese che ha avuto una storia politica come la nostra. E non occorre nemmeno essere dei geni per capire che oggi l'unica ricerca è proiettata verso malformazioni strategiche per rendere a qualsiasi costo forza ad una governabilità..

Non vi può essere, nella storia del nostro Paese, maggiore umiliazione nei riguardi di una democrazia e della stessa Costituzione.. come quella perpetrata dall'attuale governo attraverso la nuova legge elettorale che oggi( trascorsi lunghi decenni e sangue versato..in cui ci si è staccati da una mentalità che osannava figure forti ed un regime caratterizzatosi tanto nazionalista, autoritario e ricco di una ideologia definita nel contempo rivoluzionaria e reazionaria) pare insistere con prepotenza e pervicacia per generare a qualunque costo un comando assoluto. 

Molti politici oggi sorridono quando si accenna al rischio di una deriva autoritaria, ma fatto sta ..che oggi... il combinato tra le leggi costituzionali e quella elettorale..dispone un quadro assai triste... oltre che anomalo... sulle regole di un impianto che non potrebbe mai identificarsi con i valori intrinsechi della democrazia.

Nel passato...il sistema delineato dal disegno di legge Acerbo andava a modificare il sistema proporzionale in vigore da 4 anni, integrandolo con un premio di maggioranza che sarebbe scattato in favore del partito più votato che avesse anche superato il quorum del 25%, aggiudicandogli i 2/3 dei seggi. Il disegno di legge redatto dall'allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Giacomo Acerbo, fu approvato il 4 giugno 1923 dal consiglio dei ministri presieduto da Mussolini.
Oggi, col nuovo Italicum.. la soglia è del 40% con un ricco premio di maggioranza e... se la soglia non viene superata, si dispone un possibile ballottagio di lista e non di coalizione ...ma in molti si potrebbero chiedere : e l'altro 60%..che, sebbene frazionato, rappresenta sempre una maggioranza?.. Non è forse grande parte del pensiero dei cittadini?...Non è forse consenso sprecato rimanente inutile se poi al comando vi si pone un governo che detterà per sempre ogni regola? Un governo che da controllato diviene controllore assoluto?


Per un proporzionalista come me c'é solo da inorridire!..Un disegno elettorale simile non potrebbe mai essere digerito, ma fa specie che oggi lo si stia imponendo attraverso una legge elettorale che anche non definendosi “Acerbo”..seppur incidentalmente... ci conduce con amarezza all'aggettivo latino “acerbis”.

28 apr 2015

Osservazioni al nuovo articolo del consigliere Cacopardo sulla nuova legge elettorale

Potrei rispondere a Domenico che la natura del premier si è sempre fondata sul gioco..se poi è anche d'azzardo peggio ancora!
La lettura di questo articolo esposta dal Consigliere Cacopardo centra sicuramente il problema: Credo comunque che il ballottaggio col Movimento 5 stelle consacrerebbe di sicuro la vittoria di Renzi...e questo, in un certo senzo, toglie di torno un altro pericolo..ma il problema rimane alla base.. e cioè sull'impostazione stessa di questa legge elettorale che si presenta come un pasticcio per risolvere “alla buona” il delicato problema di una governabilità sicura..bypassando ogni altro principio di rappresentanza democratica.
Ormai, per chi percepisce l'importanza di una gestione della politica corretta, non vi possono essere dubbi sul fatto che il sindaco d'Italia Premier e segretario di Partito di maggioranza, (praticamente un monarca assoluto in un territorio che ancora ha il coraggio di dichiararsi democratico) vuole mettere fine ad ogni incognita che ostacola il suo percorso semplificativo e pragmatico.
Come già detto ..la sua è una visione limitativa che.. aprioristicamente.. non intende percepire l'importanza di risolvere un problema inerente la governabilità attraverso un più logico percorso di base...secondo un metodo più appropriato legato ai fondamentali principi della nostra cultura: Non vi sono state elezioni..nè sono stati presentati programmi per il voto dei cittadini...i conflitti d'interesse politico sono rimasti..i Partiti restano ancora fondati su una vecchia e deleteria disciplina..un'Aula è in piedi malgrado l'incoerenza di una legge elettorale criticata fortemente dalla Corte...Cosa c'è di nuovo di questa miserevole politica?
Ma la fretta prevale su tutto e nel merito non c'è nemmeno da discutere!
Il sindaco d'Italia deve sicuramente ringraziare l'incoerenza e la mancanza di carattere di tanti esponenti in dissenso con il suo disegno politico che non dimostrano alcuna propria forza se non quella di cedere di fronte alla paura che un governo possa cadere perdendo di conseguenza una comodissima poltrona.
In un sistema presidenziale la governabilità viene definita aliunde...separata da quella parlamentare. Chiaramente noi non siamo in un sistema simile ..ma quello che stupisce è proprio il non sforzarsi apportando idee in direzione di un sistema innovativo che possa meglio appartenerci....Idee tratte da un'esigenza legata alla nostra personale culturale..che possano differenziarci e che imprimino una maggiore funzionalità a tutto il sistema istituzionale.
Mai come in un Parlamento “uno dovrebbe valere uno” (per dirla alla Grillo)... Mai.. in un'Aula dove si discute e ci si scambia attraverso un libero pensiero.. si dovrebbe cedere al compromesso in nome di una governabilità imposta attraverso un'azione ricattatoria di tale evidenza. ..Quello che fa la differenza..dovrebbe essere solo il rispetto per il programma che si deve ai cittadini...Ma nel caso di Renzi, che nemmeno è passato da una elezione politica nazionale..quale sarebbe il programma per il Paese valutato dai cittadini? ..Ma non importa.. poiché Renzi si impone addirittura con una legge elettorale che rappresenta la madre di tutte le regole (condita con un ulteriore stravolgimento della Carta costituzionale) che taglia ogni argomento in discussione..
Si percepiscono pesanti anomalie..o no?
vincenzo cacopardo


Oggi, con il voto sulla costituzionalità, inizia il «rush» finale della nuova legge elettorale, detta «Italicum»: probabilmente dopo alcuni voti di fiducia (del tutto legittimi), la Camera l’approverà in via definitiva. Si concluderà così la madre di tutte le battaglie di Renzi, conferendo a lui, primo nella storia dell’Italia unita, a parte Benito Mussolini, il controllo del Parlamento e, quindi, la possibilità di trasformare rapidamente in legge le decisioni del governo. 
Dopo non ci saranno più alibi o giustificazioni per gli errori né per i ritardi delle riforme, sin qui assai tormentate.Non ci vorrà molto tempo per capire se il nuovo sistema funzionerà, se Renzi continuerà a godere del favore popolare, se l’Italia accetterà un riformismo accelerato che colpirà i gangli di un sistema arretrato e consociativo.

L’«Italicum» prevede un premio di maggioranza alla lista «vincente». Se questa raggiungerà il 40% dei voti espressi, otterrà 340 seggi, cioè la maggioranza della Camera dei deputati. Ipotizzando un astensionismo del 30%, significa che i 340 seggi rappresenteranno il 28% degli elettori.
Nel caso in cui nessuno raggiunga il 40%, si procederà al ballottaggio tra le due liste più votate.
Si è detto che il meccanismo è ripreso dalla legge 18 novembre 1923, n. 2444, detta «legge Acerbo», con la quale il fascismo ottenne la maggioranza necessaria per instaurare la dittatura.
Essa stabiliva un sistema maggioritario per il quale la lista (nazionale) che avesse ottenuto il 25% dei voti espressi, avrebbe ottenuto i 2/3 dei seggi. Il restante terzo sarebbe stato suddiviso in modo proporzionale. Se nessuno avesse raggiunto il 25% il Parlamento sarebbe stato composto con il medesimo criterio.
La legge Acerbo fu approvata con la proposizione della mozione di fiducia con una maggioranza risicata: 178 a favore 157 contro. 54 gli assenti.
Le somiglianze (tuttavia inquietanti) si fermano qui, anche perché l’introduzione del ballottaggio restituisce al sistema un certo tasso di democraticità rappresentativa.
Critica è la scelta dei capi lista bloccati che sottrae agli elettori il diritto di votare il nome dei propri rappresentanti: una scelta questa da non condannare del tutto visti le deviazioni e gli eccessi del voto di scambio.
Non ci sono certe (ancora) tentazioni autoritarie del «premier» Renzi, anche se la vocazione a «comandare da solo» e a contornarsi di personale inadeguato alle necessità di governo, salvo qualche eccezione, non è rassicurante.
Poiché si legifera non per sé, ma per il Paese, occorre chiedersi cosa accadrebbe se, non raggiungendo nessuna lista il 40%, si andasse al ballottaggio, per esempio, tra il Pd renziano e il Movimento 5 Stelle?
Francamente, pensiamo che l’Italia correrebbe un pericolo mortale, vista la natura del Movimento, privo di garanzie reali di partecipazione e di libertà di dissenso interno, con un «leader» padrone anche dello strumento web e un programma di dissoluzione europea.
Oggi, non sembra uno scenario possibile. Non possiamo sapere, però, in quale temperie si svolgerà il voto, magari sulla spinta di eventi che non immaginiamo, né possiamo contare sulla saggezza degli elettori che, la Storia ci insegna, è tutt’altro che assicurata.
La Patria non è un numero da giocare alla «roulette».
Anche se, sin qui, s’è dimostrato buon giocatore d’azzardo, Matteo Renzi lo ricordi bene.
Domenico Cacopardo