“Questo
articolo del cugino Domenico mette in evidenza ciò che hi già messo in evidenza in un post precedente. “Marino ..l'onesto incapace”
Il
sindaco di Roma Marino è l'esempio tipico che dimostra come in
politica l'onestà non è sufficiente: Poco importa avere una persona
rettamente integra se poi non risulta capace di sostenere con
impegno, con controllo e con prevenzione.. l'iter di una
amministrazione!
la
via.. in politica, come in ogni disciplina, non può essere affidata
unicamente alla rettitudine, richiede competenza, non può correre
sugli unici binari della strada dell'integrità morale, poiché per
logica un'Amministrazione pone problematiche diverse e tra loro
differenti: Bisogna saper leggere in lungimiranza, saper approntare
idee immediate e, soprattutto.. conoscere la materia amministrativa..
sapendo agire con prevenzione.
Domenico
descrive in modo puntuale le inopportune mosse di un sindaco che
amministra un città che oggi vive difficili condizioni e che lo
vede spesso assente nei momenti più importanti “
vincenzo
cacopardo
È
assolutamente singolare che il papa assuma su di sé il compito di
smentire le voci su un suo invito a Ignazio Marino, sindaco di Roma,
di partecipare alle cerimonie religiose in programma a Filadelfia, il
26 e il 27 settembre. L’Osservatore Romano –il giornale che pesa
attentamente le parole almeno quanto il Rénmín
Rìbào (Il quotidiano del
popolo, organo del Partito comunista cinese)- ha scritto: «Il
Papa ha smentito “categoricamente” che da parte sua ci sia stato
un invito o che sia stato fatto dagli organizzatori».
L’imbarazzata
e imbarazzante difesa del sindaco di Roma, attribuendo l’invito al
sindaco e al vescovo di Filadelfia (ma non erano loro gli
organizzatori?) non spiega nulla. Rimane il fatto che il prof.
Ignazio Marino non trova nulla di disdicevole nell’abbandonare
Roma, in questo momento cruciale, alla vigilia dell’inizio
dell’Anno santo, con la città sconvolta dai lavori preparatori e
mille problemi quotidiani, dalla conferma che gli affidamenti
illegali di lavori e forniture sono continuati sino alla primavera
del 2015 ai frequenti incidenti alla rete metropolitana che
paralizzano la città pesando direttamente sui lavoratori.
Nulla
di tutto questo è risultato rilevante per Marino e, nella sua mente,
è stato più importante fare da par
terre al papa e ai suoi
accompagnatori, impegnati in una missione in terra americana
considerata da osservatori neutrali particolarmente difficile.
Particolarmente difficile perché questo pontificato s’è
caratterizzato, sin dall’inizio, per il suo spiccato carattere
politico, prevalente rispetto ai contenuti religiosi della missione
pastorale affidata a Francesco. L’attenzione di sua santità s’è
rivolta ai problemi economici e sociali, oggetto d’ogni
esternazione estemporanea o ufficiale o, addirittura, ex-cathedra.
Il messaggio è stato sempre il medesimo: la condanna
dell’individualismo (e, quindi, implicitamente, la promozione dello
Stato regolatore comune) e del capitalismo, soprattutto nella
versione amerikana,
figlia della riforma luterana e calvinista, di quel capitalismo che è
stato ed è il motore del mondo, che l’ha condotto sulla via della
crescita materiale (sottraendo 1 miliardo e mezzo di uomini dalla
tragedia della fame) e spirituale (mai tanti beni immateriali sono
stati a disposizione dell’umanità). Ha scritto papa Francesco che
questa economia «uccide», un’espressione retorica che non
corrisponde al vero, e che, quindi, bisogna uccidere quest’economia
(nell’unico modo conosciuto per ucciderla: quel dirigismo di Stato
che ha portato l’Argentina dalla condizione di Nazione ricca a
quella di Nazione povera, disastrata e in preda alla corruzione). Il
tema dell’ambiente è diventato tema elettivo di questo
pontificato, ma è stato coniugato con tante discutibili banalità,
le medesime per le quali il comico Grillo è stato condannato a
risarcire un professore universitario (che sosteneva l’energia
nucleare), tra le quali l’aria condizionata, a smentita del saggio
principio romano de minimis
praetor non curat. Questione,
l’aria condizionata, particolarmente urticante per i nordamericani,
che hanno voluto rendere la vita indipendente dalle variazioni di
temperatura.
Non
appena un po’ di polvere si sarà depositata sulle emozioni
suscitate dal papa americano, ci si renderà conto, soprattutto negli
Stati Uniti (la comunità cattolica che mantiene economicamente in
vita tutta la Chiesa cattolica e le sue opere) che il suo richiamo
alla necessità di una comunità politica al di sopra degli individui
alla quale sia dato il pieno potere di decidere sull’allocazione
ottimale delle risorse ripropone un collettivismo sconfitto dalla
storia più recente del tutto contrario all’american
life’s style, nel quale è
la libertà il principale canone della vita democratica. Certo, nella
visione di Francesco c’è ancora la teologia
del pueblo, nella quale è lo
Spirito santo a ispirare il popolo e, quindi, la comunità politica
che prevale sugli individui.
Una
inaccettabile aberrazione ideologia o, alternativamente, un mero
sofisma, un espediente per acquisire populistica popolarità nel
momento di maggiore crisi vocazionale e di militanza della Chiesa
cattolica dal 31 ottobre 1517, giorno della presentazione delle 95
tesi di Martin Lutero nella cattedrale di Wittenberg e, quindi, della
nascita della riforma protestante.
Quindi,
Marino doveva essere presente, spettatore, alle esternazioni di
Filadelfia, e assente dalla sua città in giornate cruciali come
quelle che la capitale sta vivendo.
Segno
questo, che questo sindaco non ha ancora compreso (e, a questo punto,
non lo comprenderà mai) quale compito delicato gli sia stato
affidato dagli elettori, quali siano le attese che ha alimentato,
quali delusioni ha suscitato.
Forse
hanno ragione coloro che sostengono che Roma va meglio quando Marino
è assente. Ma, razionalmente, rimane un errore il non avere
commissariato il comune, sulla spinta degli interessi politici (e
personali?) di Matteo Orfini, presidente del Pd, commissario del Pd
romano, romano egli stesso.
Il
pasticciaccio del nuovo inatteso viaggio del sindaco conferma,
infine, tutte le perplessità sorte intorno alla sua caratura
politica.
Non
c’è da sperare più molto. Solo che la prossima scivolata non
abbia, come questo viaggetto non ha avuto, conseguenze gravi per i
cittadini dell’urbe caput
mundi, oramai talmente
mitridatizzati da non reagire più alle tossine che quotidianamente
vengono loro inoculate.
Domenico
Cacopardo