23 ott 2015

Una nota di Domenico Cacopardo sulla legge di stabilità

La legge di stabilità, vista nel suo complesso, è un bicchiere mezzo pieno, anzi più pieno che vuoto. Quello che manca, gravemente, è un vero e serio intervento sul fronte delle uscite, un taglio che ridefinisca, limitandolo, il perimetro statuale, restituendo funzioni e attività ai privati e alla loro iniziativa.
Quest’assenza non incide soltanto sul giudizio della legge, ma ha effetti frenanti su tutto il processo di rinnovamento avviato da Renzi, nonostante contraddizioni e difficoltà.
Un semplice esempio: l’accorpamento dei piccoli comuni vale 3 miliardi di euro di spesa risparmiata. È vero che costerebbe la messa a riposo di alcune decine di migliaia di consiglieri comunali e sindaci (tutti retribuiti) in gran parte appartenenti al sistema Pd e, quindi, colpirebbero i numeri del consenso di cui gode Matteo Renzi. Ma è anche vero che inciderebbe su un tessuto partitico che, in giro per l’Italia, è sclerotizzato e tende a perpetuare un sistema di piccoli, ma costosi privilegi.
E così tante altre partite, compresa la radicale, inflessibile applicazione dei costi standard, che ancora rimane nel limbo delle tendenze senza entrare nel campo delle realizzazioni rivoluzionarie. Già, si tratterebbe di una vera rivoluzione, visto che colpirebbe gli extracosti comunali e sanitari, tutti causa ed effetto della corruzione politica diffusa.
C’è, però, del pieno, in questa legge. Si tratta della riduzione del carico fiscale, che, nell’insieme, vale poco, ma si tratta di un settore in cui (in assenza di tagli decisi delle uscite) si può procedere solo per decimali. E ci sono tante misure di sostegno produttivo e di soccorso sociale.
La sensazione è che il primo ministro abbia tenuto soprattutto presente che il 2016 è anno di elezioni in alcuni grandi comuni (Milano, Napoli, Torino, forse Roma, vista la commedia kafkiana messa in scena da Ignazio Marino) e di referendum e che, quindi, abbia voluto connotare il principale appuntamento politico-economico della nazione in senso elettoralistico. In modo da mantenere, consolidare e, possibilmente, ampliare il consenso del governo.
Già, perché è il governo la fonte e il fine della politica attuale: il Pd, la forza di cui è espressione, si è praticamente dissolto nel territorio nazionale, diventando partito dei parlamentari, non più di militanti e di insediamento sociale. Insomma la fine del partito di massa, figlio del primo Novecento.
Rimane in piedi nel sistema mediatico, una guerra a questa legge condotta per motivi ideologici a scapito dei contenuti effettivi.
L’idea è che l’attenuazione del carico fiscale sia una misura «berlusconiana», cioè di destra, quando si tratta di un’esigenza fisiologica del sistema Italia, necessaria per sopravvivere e coltivare una speranza di ripresa effettiva.
La legge di stabilità, comunque, passerà nei termini in cui è stata definita.
Comuni e regioni, che non potranno aumentare imposte e tasse, dovranno fare una leggera cura dimagrante: come sempre non toccheranno gli apparati burocratici e le aziende partecipate, pascolo del generone dei politicanti, ma faranno pagare il conto ai cittadini, in particolare agli indigenti (supremo cinismo dell’amministratore locale).
Come sempre.

Domenico Cacopardo

22 ott 2015

Intuito e saggezza per un vero cambiamento


Accompagnare l'ingresso.. difendendo la democrazia
di vincenzo cacopardo
Che il premier Matteo Renzi sia artefice di un mutamento..non vi è dubbio! Ma che il suo possa davvero definirsi cambiamento costruttivo.. non è per niente certo! Insomma... non può definirsi vero cambiamento in positivo quando.. entrandovi nel merito.. ci si accorge che le sue riforme sono poco conformi ad un sistema democratico che dovrebbe avere il dovere di sostenere una economia più equa a beneficio di tutti ed in direzione di una crescita innovativa. La sua determinazione può anche essere ammirevole...L' accentuata ambizione politica si scontra, però, con una costante mancanza di idee positive per la crescita, poiché basata su un pensiero che non guarda i principi supremi di una ossequiente governabilità condotta dal basso. Inoltre nel suo processo governativo si intravedono contorni privi di una ricerca più utile per un funzionale sviluppo …La sua facile parlantina comincia a proporsi troppo monocorde..ripetitiva e monotona... meno attraente che all'inizio del suo ingresso a capo del governo... per chi ha ormai capito il personaggio.

Il problema per il sindaco d'Italia rimane il fatto che pur essendosi proposto come un rottamatore del vecchio sistema...continua ad usare questo stesso terreno di scontro per il rinnovamento. Ciò potrebbe anche essere un suo modo strategico di intraprendere una pseudo-rivoluzione.. consapevole che..in altro modo.. non potrebbe ottenersi..se non attraverso le regole dell'attuale impianto: Cambiare il sistema con l'uso delle regole oggi esistenti al fine di modificare e rendere efficienti le istituzioni ed il processo economico di un Paese ormai paralizzato. Rimane comunque arduo poterlo fare con tale spocchia e supponenza...senza quella indispensabile umiltà che aiuterebbe il percorso...Ragioni che non lo vedono mai spiegare con tatto e rispetto al suo Paese quali sono i veri motivi che gli impongono un tale percorso. Tende sempre a saltare ogni riferimento nel merito di ciò che impone..persino attraverso il solito ricatto di una possibile caduta del suo esecutivo che metterbbe in seria crisi una classe politica ormai allo sbando.  Tutto questo continua a fare di lui un ipocrita risoluto in malafede. Ma sono soprattutto le poche e semplicistiche idee nel suo bagaglio che potranno porre un limite al suo cammino...

Al contrario... la politica dei 5Stelle si è costantemente mossa con una politica di contrasto al sistema..volendo rompere l'obsoleta organizzazione granitica di una politica che continua a muoversi attraverso parametri istituzionali non più consoni ad un processo di attualità. Ma anche questa operazione di rottura trova impedimenti... sia sul modo di procedere sulle proposte che non trovano soluzione su valide idee...sia nel suo eterogeneo modo di organizzare il proprio Movimento.

Il maglio di sfondamento verso la spessa porta che tiene chiuse le mura dell’antica fortezza sembra aver fatto il suo ingresso, ma il Movimento 5 stelle appare drogato da una visione troppo demagogica e dal pensiero dispotico dei suoi leaders che, nella loro concezione virtualistica della politica, impongono regole assolute all’interno del Movimento. La loro democrazia diretta.. appare, invero, assai poco antidemocratica e meno risolutiva…seppur convincente per quell’opera di sfondamento. A differenza degli israeliti che cinsero d'assedio le mura della città di Gerico e che poi crollarono, i piccoli movimenti ed i piccoli Partiti dovrebbero accompagnare l’ingresso del Movimento 5 stelle attraverso lo sfondamento della principale porta d’ingresso (evitando di distruggere le istituzioni), salvo poi staccarsene con proposte alternative valide al cambiamento.

Per adesso la vera battaglia che si dovrebbe operare è quella di accompagnare in un certo senso quest’ingresso.. evitando la dispersione delle forze che dovrebbero, unite, contrastare i principi di un bipolarismo di chiusura definitiva (vedasi legge elettorale e monocameralismo senza contrappesi). Il rischio alternativo è quello di un attacco sconclusionato del grande Movimento alle irriducibili mura…un attacco non risolutivo che potrebbe compromettere definitivamente ogni altro successivo attacco a difesa della democrazia del paese.   




Una nota di Domenico Cacopardo su Obama e la politca dell'America

In riferimento a questa nota del consigliere Cacopardo ci limitiamo a d aggiungere il  post dell'Ottobre del 2014




Un amico americano, di Roma, mi ha parlato per perorare la causa di Barak Obama, cui non lesino critiche. Il succo del discorso è il seguente: «Voi europei vi dovete rassegnare: il focus degli Stati Uniti è sul Pacifico, sulle relazioni e le possibilità di sviluppo che il grande oceano offre.»
Non c’è dubbio che, col passo ondivago e incerto che lo caratterizza, Obama abbia puntato più sul suo Occidente geografico che sull’Oriente europeo e mediorientale.
Ma ciò non giustifica gli errori e i disastri provocati nel nostro scacchiere. Si può certo scegliere una priorità diversa dall’Europa per la propria strategia internazionale politica ed economica, ma non è accettabile gettare tra le gambe degli ex-primi alleati il bastone di crisi ingestibili, tali da compromettere il faticoso percorso di uscita dagli effetti del 2008, innescato peraltro dal default di Lehman Brothers, la banca d’affari di New York.
L’idea di un contenimento della Russia di Putin, che aveva positive e crescenti rapporti con l’Unione europea, mediante lo schieramento nel campo occidentale dell’Ucraina, peccava di superficialità e avventatezza.
Gli Stati Uniti hanno supportato il golpe che allontanò il filorusso Janukovyč, regolarmente eletto, e portò alla presidenza il filoamericano Porošenko, sostenuto anche dal partito e dalle milizie neonaziste. E si sono opposti a qualsiasi accomodamento che consentisse la convivenza di ucraini e russofoni nel medesimo Stato. La reazione decisa di Putin poteva e doveva essere prevista, come il fallimento delle sanzioni alla Russia, dichiarate a spese delle nazioni europee. E non dimentichiamo ciò che è accaduto, nell’ordine, in Egitto (conferenza all’università del Cairo di Obama), in Tunisia, in Libia e in Siria. Senza alcun beneficio per gli USA e danni gravi per l’UE.
Il manuale dell’uomo di Stato spiega che la chiusura di un’intesa strategica deve essere accompagnata da un’attenzione specifica per gli altri quadranti geopolitici e per le conseguenze.
Tutto questo è mancato, amico americano. E mancherà sino a quando alla Casa Bianca non arriverà un nuovo presidente capace di giudicare con realismo ed equilibrio quello che sta accadendo.

21 ott 2015

Il ponte..e quel cinico diniego per la crescita del proprio territorio

di vincenzo cacopardo
Questo bellissimo quadro paesaggistico..di inestimabile valore... rimane da decenni nascosto ed impedito dalla mancanza dell'infrastruttura più importante per un isola come la nostra: Un ponte che la collega al territorio nazionale!







Questo scorcio di mare non potrà mai essere apprezzato in pieno da chi vorrebbe muoversi con un proprio mezzo alla ricerca di posti incantevoli offerti dalla Sicilia. Luoghi che per natura seducono e per il mare affascinano e conquistano in modo assai suggestivo
Affermare che il Ponte sullo stretto non è indispensabile poiché servono altre opere stradali e di difesa del territotio.. equivale a non aver capito nulla...significa non aver compreso che è proprio questa infrastruttura di servizio che aprirà la strada ad altri cantieri stradali e ferroviari. Equivale a non aver capito quanta enorme massa di turisti potranno giovarne allettati anche dall'immensità dell'opera suggestiva. Significa far crescere il lavoro ed una lunga serie di cantieri in questa parte del territorio.

Se rimane assente il governo e se ne resta bloccata la politica nazionale che non riesce a percepirne il vantaggio verso il meridione...bisogna farsene..a malincuore.. una ragione! Ma quando chi si oppone appartiene ai luoghi in cui dovrebbe sorgere l'opera..non si finisce di comprendere l'idiozia e la immutevole condotta autolesionista nei confronti di un proprio territorio dimenticato che ne ricaverebbe solo utili benefici. Un Sud per il quale.. la politica dell'intero Paese non si è mai mossa con la dovuta intelligenza programmatica, offrendo solo al Nord ogni iniziativa infrastrutturale. Fa davvero male percepire una negazione per l’innovazione ed il funzionamento del proprio territorio da parte degli stessi siciliani.

20 ott 2015

Napolitano.. orditore di un infelice cambiamento?


di vincenzo cacopardo
Se abbia tramato con imprenditori e banchieri, se abbia ha preso accordi con Stati esteri o attirato a sé con la lusinga leader politici del centrodestra per provocare scissioni, questo non sembra possibile poterlo provare , ma per alcuni come Sallusti, invece, sono fatti accertati e documentati da più fonti.

Secondo il giornalista il tutto può essere dimostrabile.. e ciò che sta accadendo oggi è frutto di una serie di reati gravi sui quali dovrebbero indagare il Parlamento e la magistratura se non fosse debole e sotto ricatto il primo e complice la seconda. ...Insomma per Sallusti..Napolitano, da presidente della Repubblica, ha sovvertito la volontà popolare, alterato gli equilibri parlamentari ed impedito il libero esercizio del voto.

Sallusti.. individua in Napolitano il “comunista” per eccellenza..l'ex presidente, operando in malafede, dopo aver fatto passare per banditi e matti i cittadini ungheresi che nel 1956 si volevano liberare del giogo del comunismo sovietico, ci ha provato con quelli Italiani che si sono riconosciuti e si riconoscono in una stagione politica di libertà.

Certo è che Napolitano ha voluto questa riforma e l'ha promossa con alacrità e tutta la passione che gli è rimasta...Non so se possa parlarsi di complotto ordito in sfavore dell'allora premier Berlusconi, ma sta di fatto che nell'odierno panorama va costruendosi un quadro forzato di una nuova politica che non garantisce una vera democrazia parlamentare.. scombussolando l'ordito istituzionale e creando una serie di impreviste anomalie moltiplicatesi nell'incedere del percorso riformista.

Sembra che si sia voluto procedere attraverso un metodo presidenziale malgrado non vi sia nel nostro ordinamento alcun principo in proposito..sovvertendo.. in un certo senso.. una volontà popolare, alterando gli equilibri parlamentari ed infine ... impedendo ad ogni costo il libero esercizio del voto.

Ai cittadini ogni giudizio nel merito...

Renzi si burla dei pavidi dissidenti

di vincenzo cacopardo
Per l'ennesima volta la ridicola cordata della minoranza dem è sulle barricate. Pare infatti che sussistano vari punti, all'interno della legge di Stabilità, che rischiano di bloccare la marcia del Pd. Siamo pur tuttavia convinti che l'ennesima scenata all'interno del Partito di maggioranza si presenterà come la solita risibile commedia per attrarre un po' di consenso con la scusa di un dialogo interno... fingendo di tirare fuori una futile fermezza.
Dall'altra parte Renzi non perde occasione per ridicolizzare i dissidenti :"Una parte della minoranza del Pd è come Totò, si oppone a prescindere. Il sindaco d'Italia si prende gioco canzonando la combriccola incoerente di una opposizione interna legata alle poltrone che non ha mai avuto il coraggio di fare forza comune in direzione di una nuova forza politica.

Mi aspetto una dura opposizione anche sul colore delle cravatte". Con questa frase, Renzi deride ogni critica ricevuta da una parte del suo partito alla legge di stabilità.
Il Premier si esalta da solo asserendo che la sua legge di stabilità compie battaglie storiche.. benché vi sia qualcuno del Pd che se ne lamenti. Astutamente approfitta per mettere in evidenza le sue battaglie vinte come l'Expo ed il prossimo Giubileo. Malgrado i problemi ed i gufi in agguato...secondo Renzi si continuerànno a portare avanti buoni risultati.

Secondo il Premier l'Italia è più solida e sta meglio. Ciò che mancava era una riduzione delle tasse: pagarle meno, ma pagarle tutti. Questa frase in sé non corrisponde affatto alla verità! Renzi cammina spedito su questo argomento dimenticando che vi è una enorme quota di cittadini che non è in grado di poter affrontare il peso di queste. Quando si butta giù una tassa sull'immobile e in modo così lineare non si è fatto alcun favore ad una buona parte del Paese, se poi..si impone una indegna tassa sulla Rai all'identico modo, incastrandola in una bolletta elettrica, si opera una furbizia che non scalfisce per nulla il benestante, ma colpisce in modo fin troppo accentuato tanti pensionati e tutta quella categoria di disagiati oggi esistente nel Paese: La politica economica di questo governo..tutta immedesimata su parametri e PIL, continua a dimenticare la perseverante sperequazione tra ricchezza e povertà esistente tradendo ancora una volta i principi insiti all'interno della Costituzione che all’articolo 53 parla chiaramente di una progressività

Il premier aggiunge con particolare enfasi“Questa legge di stabilità prevede misure che il Pd ha chiesto per anni: una misura contro la povertà
Ma questa legge di stabilità, malgrado l'indifferenza delle forze politiche più critiche, non è per niente una misura contro la povertà . E' ormai chiaro che questo Premier si muove con pochissima considerazione nei confronti dei meno agiati. Non lo ha dimostrato con gli 80 euro..offrendoli solo e per primi a quella fascia sistemica di lavoratori con reddito sufficiente. Non lo ha mai mostrato nei confronti di un Sud sempre dimenticato..Non lo manifesta oggi con la soppressione di tasse in modo lineare e l'immissione di altre nel modo identico attraverso furbizie.

In questo quadro appaiono solo teatrali le manifestazioni della sgangherata cordata dei dissidenti che.. dalla loro sembrano  volutamente arricchire un falso scambio all'interno, pur di restare sempre incollati alle comode e remunerative poltrone del Parlamento e che meritano di certo di essere burlati dal loro stesso premier segretario di Partito

19 ott 2015

Sistemica ed antisistemica: la nuova contrapposizione politica


L'attuale contrapposizione potrebbe generare la nascita di una politica più favorevole
di vincenzo cacopardo
Sembra ormai evidente che la lotta politica odierna non appare più costruita su una vecchia ideologia antitetica destra–sinistra, ma su una contrapposizione "antisistemica" avversa a quella "sistemica": Due posizioni identificate da un monolitico Partito di sinistra in opposizione ad un più suggestivo Movimento 5Stelle.

L'ormai debole Partito di Berlusconi appare disperso nelle nebbie di un passato.. e le altre forze politiche restanti difficilmente potranno ottenere un miglioramento nei consensi, poiché fin troppo spinte verso l'assolutismo delle loro demagogiche posizioni che non lasciano spazio alla mentalità di un Paese alla ricerca della stabilità e della moderazione.
Se da un lato il tetragono Partito del giovane sindaco d'Italia Matteo Renzi procede con ostinata determinazione verso riforme che in qualche modo sostengono un vecchio sistema ricco di anomalie che pare far acqua da tutte le parti, da un altro lato, un Movimento più vicino alle esigenze di una gran parte dei cittadini penalizzati da questo incedere, si muove al ritmo di un affascinante politica antisistemica di rottura.

Il difetto.. da parte del PD.. resta quello di cercare di definire il suo riformismo attraverso le regole di un gioco che trae continuamente spunto dal vecchio sistema, mentre.. per quanto riguarda il Movimento di Grillo e Casaleggio, non paiono scorgersi tutt'oggi proposte e programmi validi o.. comunque.. persuasivi. Il Movimento è purtroppo condotto con un consenso costruito in modo fin troppo donchisciottesco..  in modo virtuale attraverso i computers senza un vero dialogo che garantisca uno scambio più approfondito ….Le capacità potranno venir fuori solo ed esclusivamente nella competenza della loro conduzione governativa..e questo rischio.. in un certo senso.. pone freni al consenso di una gran parte della cittadinanza.

Questa è la ragione per la quale sembra più che opportuna e logica la ricerca di altre strade più creative e.. nel contempo.. meglio edificate su un percorso programmatico più funzionale: E' l'occasione storica per la nascita di nuovi Movimenti che.. accrescendo la politica attraverso idee nuove, offrino un pensiero innovativo a garanzia dei veri valori di una vita in comune..Un pensiero che guardi alla società in senso più equo pur garantendo meriti, sviluppo ed innovazione.



Non v'è dubbio che tutt'ora non si intravedono strade certe e sicure nella trappola riformista in cui sembra volerci rinchiudere l'attuale governo che ha sbarrato il passo al valore supremo di una società più democraticamente corretta. Ma arriverà comunque quel momento in cui in tanti potranno meglio comprendere l'importanza e la necessità di una politica più utile e funzionale per il futuro sviluppo.     Ci vorrà ancora qualche anno per poter vedere la nascita di un solido Movimento più convincente e maturo che riesca ad individuare una guida più consona per il nostro Paese... Non tarderà a venir fuori...la spinta generata dalle odierne contrapposizioni è forte e sembra portare in quella direzione!

17 ott 2015

Un commento sull'articolo di Domenico Cacopardo: Ripensateci!

Da quello che si è visto al Senato sulla riforma costituzionale..(con un unico scopo di fretta semplificativa) mi sembra davvero impossibile pensare che l'ambizioso giovane premier possa avere la volontà di rilettere e meditare..

Capisco perfettamente le perplessita di Domenico Cacopardo espresse in modo limpido in questa analisi politica... tuttavia nutro anch'io altrettante incertezze su questa assurda legge elettorale ( ancora non definita in tutto).
Le preoccupazioni di Domenico circa la vittoria del Movimento 5Stelle suonano come una mancanza di alternativa per la politica Nazionale del Paese. Bisogna, tuttavia, rendersi conto che, nel bene o nel male, questo Movimento richiama l'attenzione di tanta gente ormai oppressa e vessata da una politica governativa che da un altro lato non pone il più importante principio sociale al primo posto: l'equità.

Comprendo fin troppo bene la diffidenza da parte di chi è inserito in un sistema e che vive nel benessere: Se il Movimento 5Stelle arriverà alla vittoria ..il merito probabilmente non sarà solo della propria forza, ma di una politica governativa che non pare assolutamente tener conto dei bisogni dei più deboli. Sarà proprio per il fatto che l'ago della bilancia peserà a sfavore dei meno abbienti spingendoli per necessità (seppur a malincuore) in favore di un giovane Movimento che..anche nel suo poco accorto modo di procedere.. ne cura meglio gli interessi guardando alla società con meno ragioni personali e più considerazione verso il sociale.

Sappiamo in tanti come i nuovi arrivati della politica (estremamente prodighi..persino cavillosi.. nel conteggio delle spese), proprio per il loro confuso e limitato modo di eleggere i propri esponenti, offrono grandi incertezze e creano esitazione, ma cosa offre dall'altro lato la politica di un governo che persevera nelle continue anomalie di una politica con una spocchiosa arroganza..non curante delle essenziali disposizioni più utili in direzione di un equilibrio sociale? Cosa regala ai suoi cittadini ..se fin troppo preso e condizionato da una politica europea che lo sottomette ai soliti parametri economici.. sottovalutando una più importante azione per arrestare quella inesorabile forbice tra ricchezza e povertà in aumento?.. Se procede attraverso la politica di un premier arrogante e spocchioso che assai meno si propone in favore di un risolutivo ed equilibrato welfare?

Un premier che dimentica totalmente la fondamentale crescita del mezzogiorno...Fecondo in una comunicazione ipocrita e capziosa ..Perennemente lieto e quasi soddisfatto di avere certi gufi tra i piedi che lo perseguitano....ma fin troppo disinvolto verso i bisogni dei più deboli...
vincenzo cacopardo


Ripensateci.
Ora che la riforma del Senato ha superato la terza e più difficile boa, ripensateci e aprite al cambiamento l’Italicum.
Si dice che l’Italia attuale è l’unica tirannia al mondo nella quale vadano in video soltanto gli acerrimi, i più faziosi, nemici del tiranno.
Da questa battuta, parte un ragionamento analitico e complessivo.
La legge 6 maggio 2015, n. 52 disciplina l’elezione dei componenti della Camera dei deputati. Essa prevede che la lista che raggiungerà il 40% dei voti, otterrà un premio di maggioranza e 340 seggi su 630 (maggioranza 316). Un premio molto contenuto che, ai nostri tempi non garantisce la governabilità, visto che per comporre una lista vincente i responsabili dei partiti dovranno imbarcare amici e nemici interni, consegnando loro ancora una volta un potere di veto o di ricatto (il che è lo stesso) comparabile con quello esercitato in passato.
Ma l’aspetto più preoccupante del sistema è che con le elezioni non sarà in palio la maggioranza della Camera, ma l’Italia. Una riffa da giocare sul filo del rasoio, nella quale chi vince potrà, effettivamente, instaurare un’autocrazia e prendere in mano l’Italia.
Certo, se la lista del 40% fosse quella del Pd o di Forza Italia è facile ritenere che il regime democratico non correrà rischi, a meno che il leader del partito non subisse il fascino di derive autoritarie, non contrastate a sufficienza dagli anticorpi insiti nel sistema come le maggioranze qualificate per la riforma elettorale, per l’elezione del presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali.
Ma immaginiamo lo scenario peggiore. Che quel 40% sia conquistato dal Movimento 5 Stelle che pone come suo obiettivo l’uscita dall’euro, il che vuol dire, di fatto, l’uscita dall’Europa, oltre a una serie di amenità autolesionistiche (per l’Italia) di natura paraecologista o paraeconomica, come la follia della crescita zero e dell’opposizione alle infrastrutture di sopravvivenza civile ed economica, come le ferrovie veloci, le autostrade (aggiornamenti di tracciati e di rete), i termovalorizzatori e simili.
Il governo sarebbe in mano a una compagnia di scombiccherati votati a portare il Paese nel medio evo di un oscurantismo fondamentalista dal quale sarebbe difficile uscire in breve tempo.
Probabilmente, un successo del Movimento 5 Stelle innesterebbe reazioni all’interno del sistema statuale e non è peregrino immaginare che potrebbero essere molto decise.
Ma tant’è: Deus amentat quos perdere vult (Dio acceca coloro che vuol perdere). E se gli italiani decidessero di non far raggiungere il 40% a nessuno dei contendenti in campo e si andasse al ballottaggio tra il Pd e i 5Stelle, potrebbe verificarsi il demenziale effetto Parma, per il quale per non votare un vecchio e bolso quadro di partito (del Pd), gli elettori di destra e di centro sono confluiti sul candidato grillino, tale Pizzarotti Federico, una nullità culturale e politica i cui effetti negativi (e distruttivi, come il rifiuto del collegamento tra l’Autobrennero e l’Autocisa) hanno già gravemente colpito quella che è stata la capitale emiliana, e continueranno a colpirla almeno sino alle prossime elezioni amministrative.
Un effetto Parma che potrebbe indurre gli elettori orfani del fuleader del centro-destra, Silvio Berlusconi, e dei tradizionali riferimenti moderati, convinti tuttora della necessità di opporsi alla sinistra, anche a quella annacquata e democristiana dei nostri giorni, a votare per il male maggiore, Grillo&suoi in una sorta di purificante karakiri, di cui subito dopo (come a Parma) si pentirebbero, visto che il prezzo maggiore lo pagherebbe il ceto medio e moderato nazionale.
Se l’onestà è la bandiera dei 5Stelle (un’onestà da porre alla prova dell’esercizio del potere) essa non può essere il criterio discriminante per esprimere il proprio voto. Il criterio dovrebbe essere quello di scegliere chi prospetta un programma realistico e convincente e può mostrare di avere le carte in regola per realizzarlo. Così come non affrontereste un’operazione scegliendo il chirurgo col criterio dell’onestà, ma con quello delle notoria capacità professionale, così non dovreste affrontare le elezioni con un principio deviante e, nel caso della troupe grillina, con l’acritica accettazione di idee rovinose e/o inattuabili.
Certo, l’ipotesi di cui abbiamo scritto è marginale, al limite di un corpo elettorale preso da un’incontenibile pazzia, come il corpo elettorale che 6 aprile 1924 dette il 60% al partito nazionale fascista avviando l’instaurazione della dittatura. Ma, proprio per la valutazione delle conseguenze estreme, abbiamo detto all’inizio Ripensateci e lo ripetiamo ora: Ripensateci!
Ci sono due vie per mettere l’Italia al riparo dalle avventure: la prima è consentire la formazione di coalizioni di partiti, legittimandole all’ottenimento del premio di maggioranza. La seconda è un aumento del limite dal 40 al 42%. In questo modo, si renderebbe veramente remota l’ipotesi dei 5Stelle, e si darebbe al governo espresso dalla coalizione vincente un margine più consistente di seggi per realizzare il proprio programma.
Se qualcuno si scandalizzerà dall’esplicita menzione del Movimento 5 Stelle come soggetto politico cui contrapporre una legge elettorale che ne renderebbe ancora più difficile la vittoria, lo rassicuro: di norma le leggi elettorali vengono scritte ritagliandole sugli interessi specifici e concreti della maggioranza del tempo. In questo caso, occorre mettere al centro dell’attenzione l’Italia, il suo faticosissimo uscire dalla crisi, la necessaria coerenza con decenni di politica europeista, nella quale oggi abbiamo più cittadinanza e peso di qualche anno fa.
Pensare all’Italia per sbarrare il passo alla compagnia di giro dei grillini (i geometri contro gli ingegneri).
È l’Europa il nostro contesto, il nostro futuro, il nostro orizzonte.
Rinunciarci sarebbe un grave e costoso sacrificio e che condurrebbe sulla via dell’avventura.
E l’Italia non può essere la posta di uno spaventoso gioco alla roulette.
Ripensateci!
Domenico Cacopardo



16 ott 2015

Tassa Rai ad incastro: il paese è servito!


La tassa ad incastro che premia i professionisti penalizzando chi vive in soglia di povertà
di vincenzo cacopardo
"La legge di Stabilità contiene molte cose buone", Persistono i tweet del sindaco d'Italia.. per richiamare l'attenzione di quei cittadini sempre attaccati agli strumenti on line... In meno di due ore il Consiglio dei ministri porta avanti la sua legge di Stabilità. Continuano anche gli slogan sulle principali notizie in proposito: l'abolizione delle tasse sulla casa e l'aumento del tetto per l’utilizzo del contante da mille a tremila euro. Inoltre il premier, dimenticando le difficoltà di tanti pensionati e delle famiglie che vivono ai limiti della soglia di sopravvivenza, appioppa ad incastro un canone Rai nella bolletta elettrica.

E qui urge una analisi per mettere un punto chiaro su una questione che in un certo senso colpisce sempre i più deboli . Questioni che il giovane e determinato Premier non guarda mai col dovuto equilibrio e rispetto verso una gran fascia di cittadini che oggi soffre. Una analisi che contraddice in modo evidente gli slogan sull'andamento in diminuzione delle tasse.. portata avanti con la solita ipocrita comunicazione.

Sulla proposta di inserire il Canone Rai in bolletta elettrica (al di là del metodo ancora da chiarire) non si fa che penalizzare tanti poveri pensionati e tutti coloro che vivono ai limiti delle loro possibilità economiche: Se è pur vero che tanti cittadini non pagano un canone Rai (tassa tra l'altro sempre apparsa poco chiara) bisogna considerare che.. sempre più spesso.. non riescono a farlo in considerazione delle loro capacità economiche ormai ridotte al lumicino e non sempre per capriccio. Sono in tantissimi a non poterlo fare.. e non a non volerlo fare! ..Se poi consideriamo che alcune di queste risorse ( che si uniscono alle già proficue risorse provenienti dalla pubblicità) vanno ad arricchire in modo poco equilibrato, a volte persino smodato, i vari Fazio, Vespa ... presentatori di turno, manager e dirigenti, in un contesto televisivo che non pare per nulla accrescere una vera cultura, ma a descrivere.. con la consueta ipocrisia.. un sistema tra rose e fiori, il tutto non può che offrire maggiore rabbia ad una buona fascia di cittadini ormai impediti nel difendere i limiti della propria dignità.
Si arricchiscono sempre di più i vari professionisti televisivi con le lacrime ed il sangue dei tanti cittadini ai limiti di ogni possibilità di sopravvivenza!

Dove sta dunque quell'equità da parte di un governo che si professa di sinistra? Non è difficile comprendere che se da un lato si toglie in modo poco opportuno ed incoerente una tassa sulla prima casa per tutti..dall'altro..si compensa con una tassa (seppur già presente) inserendola volutamente ad incastro in una bolletta elettrica in modo altrettanto lineare.. senza considerare che 100 euro per tanti cittadini che vivono sulla soglia della povertà.. possono considerarsi una immensità . Se poi si pensa a quanto può essere di compagnia una televisione nella casa di un pensionato anziano e che tale imposta può rappresentare una possibilità di arricchimento per pochi attraverso esosi compensi, si comprende quanta poca considerazione vi è nei riguardi di una società civile che mira esclusivamente ai soliti parametri ed alla crescita di un PIL... dimenticando in modo radicale la scompensazione crescente tra ricchezza e povertà. Ma quello che è sempre contato per un governo talmente determinato è un fine che compensi in modo semplicistico e lineare i conti in una realtà economica che non guarda in faccia nessuno.




15 ott 2015

un commento ad una nuova analisi di Domenico Cacopardo sulla nuova riforma Costituzionale

Questa breve analisi di Domenico appare sin troppo riduttiva...
Affermare che la ragione della lotta in favore della riforma sia quella di far cessare un sistema che prevedeva tanti soggetti in campo con cui trattare e negoziare ogni legge, ogni articolo, ogni comma, ogni parola..è il solito espediente sul quale si rifuggiano tutti coloro che osannano una governabilità dall'alto..non procurandosi di trovare altre idee diverse per poterla ottenere e farla funzionare con una logica che parta dal basso. Senza affrontare una diversa ricerca in proposito, ma seguendo l'inesorabile sistema obsoleto che sta mettendo in crisi i principi di una vera democrazia in tutto l'occidente.

I veri ricatti nascono dal compromesso dei due ruoli che danno vita ai soliti conflitti (legislativo-amministrativo) e dalle continue anomalie che si generano di conseguenza. Se il ruolo legislativo seguisse una sua strada separata da ogni condizionamento amministrativo forzato verso i Partiti....la questione sarebbe diversa.

Non è forse un conflitto grande come un casa in un sistema come il nostro.. avere un premier che è contemporaneamante capo supremo di un partito di maggioranza(ottenuta con un ricco premio) in grado di dettare ogni cosa? Ed è proprio da questo tipo di anomalie che tutto nasce..

In realtà lo stesso consigliere Cacopardo risolve il problema nella comune sintesi pragmatica.. premiando un condizionamento posto da un'attività governativa che, per il rispetto che si dovrebbe ad un popolo, non potrebbe nemmeno permettersi di cambiare una parte della Costituzione senza la partecipazione di una “Costituente” più consona e adatta.

Restando nel metodo (poiché nel merito ogni questione sarebbe troppo lunga da osservare con giusta critica) non si può di certo restare contenti di come un governo abbia potuto procedere nel percorso delle riforme costituzionali..con la scusa di un unico motivo di stabilità. Una stabilità fin troppo forzata che non perderà tempo a tornare indietro come un boomerang..attraverso risvolti per adesso poco immaginabili ….Anche Domenico Cacopardo..se pur maestro nella sua scrittura.. affrontando temi che riguardano un cultura politica..sembra non far caso a quei principi seri che accompagnano l' ordinamento..Un ordinamento che.. nella ricerca di ogni governabilità.. non può esimersi dal seguire un processo lineare più democratico.. e non certamente una tetragona prevaricazione dall'alto.

E' del tutto evidente..malgrado l'astuzia di un premier svelto e determinato, che gli scopi siano stati altri! Sono quelli di incantare il Paese su un certo efficentismo governativo in barba ad ogni argomento sul merito sul quale si è teso meno ad intervenire..in forza del fatto che il cittadino ne rimane meno interessato. Aggiungiamo anche la chiara strategia per non lasciare più spazio a possibili elezioni. Per non parlare poi del combinato disposto che vede un accentramento oltre ogni limite a beneficio dei futuri governi.

In tutta l'attività di riforme di questo governo si ha un'identica impressione..ossia la sensazione che sia stata cambiata in fretta la cornice ad un quadro di valore per cercare di valorizzarlo di più commettendo l'atroce errore che compiono tutti coloro che in modo sbrigativo e spicciolo, presumono di renderlo più bello e guardabile..non comprendendo che è proprio il quadro stesso a dover esser restaurato.

Sul metodo.. è quindi impensabile.. pensare che si possa cambiare in tal modo una parte dell'ordinamento politico. Chi ha avuto la presunzione di poterlo fare..troverà nella sua strada risvolti quasi inaspettati.
vincenzo cacopardo




La riforma del Senato e del titolo V della Costituzione è stata ieri stampata e ha lasciato Palazzo Madama per la Camera dei deputati, dove presto avrà luogo la quarta (e forse ultima) lettura.
La chiusura del dibattito e la votazione finale di martedì 13 sono avvenute in assenza dei senatori di Forza Italia, del Movimento 5 Stelle, della Lega Nord e di altri piccoli gruppi: una sorta di Aventino senza i presupposti drammatici (assassinio di Giacomo Matteotti) dell’Aventino del 1924. In democrazia vige una regola, troppo spesso dimenticata in Italia: chi ha la maggioranza non solo vince, ma ha il dovere di governare.
Ma, all’appuntamento della riforma costituzionale, alcune forze politiche non hanno accettato la regola, tanto da lasciare l’aula dopo la guerriglia che ha caratterizzato tutto il dibattito.
Non entreremo nel merito dei dettagli tecnici della legge, giacché questa è roba da specialisti che non interessa al grande pubblico. Ciò che ci interessa è chiarire qual è il punto nodale e perché esso ha dato origine alla contestazione.
Il sistema uscito dalla Costituente (1946-1947) era parlamentare e bicamerale. Ciò significa che ogni legge, ogni decisione cruciale per il Paese doveva passare al vaglio di entrambi e, se uno modificava qualcosa, si doveva tornare nell’altro ramo del Parlamento finché il testo non avesse conseguito 2 approvazioni identiche.
La prassi che si è andata sviluppando ha consentito alla Democrazia Cristiana di governare con gli alleati (maggioranza parlamentare) con l’intesa non scritta ma osservata di concordare le decisioni più rilevanti con il Partito Comunista e il sindacato.
Il primo vulnus venne tentato con la legge elettorale del 1953 (la cosiddetta legge truffa) che prevedeva un premio di maggioranza per chi avesse ottenuto il 50,01%. Non passò, a conferma che la nostra democrazia aveva natura consociativa.
La questione che i tempi e la governabilità della Repubblica non fossero consoni alle esigenze del mondo contemporaneo, venne posta all’attenzione degli italiani nel 1983, con la presentazione, a Rimini, del cosiddetto Progetto socialista che suggeriva una serie di interventi sul tessuto costituzionale.
La diffidenza della Dc e l’ostilità del Pci impedirono a quelle idee di andare avanti.
Sono trascorsi 32 anni invano, sino a quando, qualche mese fa, il problema è tornato alla ribalta e il governo ha presentato la riforma di cui stiamo ragionando.
Il crisma di essa è la cessazione del bicameralismo perfetto, talché, ad approvazione definitiva (con referendum) il fulcro del sistema legislativo sarà solo la Camera dei deputati con evidenti vantaggi per le decisioni dello Stato.
Ed è proprio qui la ragione della lotta alla riforma: cessa un sistema che prevedeva tanti soggetti in campo con cui trattare e negoziare ogni legge, ogni articolo, ogni comma, ogni parola. Un condizionamento, spesso condito dal ricatto, che non solo rallentava il processo legislativo ma, alla fine, rendeva il prodotto (le leggi) inidoneo a incidere su qualsiasi questione.
Il consociativismo, che subì il primo colpo nel 1994, viene in questo modo definitivamente seppellito dal monocameralismo sostanziale.
Si vedrà, nei prossimi anni, che uso ne farà la politica.
Domenico Cacopardo



14 ott 2015

La vittoria delle anomalie.. limita le riforme

di vincenzo cacopardo
Palazzo Madama da il consenso alla riforma di Matteo Renzi con 179 voti favorevoli, sedici voti contrari, sette astenuti e circa 120 senatori rimasti fuori dall'Aula. Non si può dire che questa sia una grande vittoria anche in considerazione che si votava uno stravolgimento della Carta Costituzionale..comunque, come si era abbondantemente previsto... la sinistra, nonostante i ridicoli capricci dei dissidenti, ha votato compatta anche con l'aiuto dei verdiniani.

La Lega Nord e i Cinque Stelle hanno optato per l’Aventino. Sel ha, invece, deciso di non partecipare al voto restando nell’emiciclo. Forza Italia ha lasciato i banchi dedicati al gruppo e si è riversata nell’emiciclo senza partecipare al voto. Gli unici a restare in Aula e votare contro sono stati gli uomini di Raffaele Fitto.Con un'Aula semivuota si è forzato un processo di vera restaurazione relativa alla seconda parte della Costituzione...Il tutto condito attraverso un dibattito contrapposto e quasi ostile che ha visto sia nella maggioranza..che nella minoranza, lo spostamento dei senatori poco convinti, ma sicuramente attaccati ad una poltrona che finisce col garantir loro almeno altri due anni di ingenti emolumenti.

L'astuto premier ha condizionato la sua battaglia basandosi proprio su questo : era immaginabile per lui pensare che tanti senatori non avrebbero mai lasciato il loro scranno ed avrebbero optato per una loro permanenza al Senato. La minaccia latente era quella di un Renzi pronto ad abbandonare il governo e far cadere la legislatura. Sotto la interpretazione di una fumosa riforma che non pone una vera innovazione al sistema, il sindaco d'Italia, ha giocato la sua partita, ma ha soprattutto messo un punto fermo su ogni possibilità di elezioni per un lungo lasso di tempo. Quello che interessava a Renzi era il fatto di poter procedere nel suo percorso di semplificazione continuando a menarla sull'importanza del cambiamento attraverso le riforme ed evitando il più possibilie un dialogo sul merito di queste. Tutto ciò anche in considerazione degli ultimi sondaggi, che non lo vedono più forte come una volta.. e che potrebbero impedire una sua riaffermazione.

Il testo adesso passerà alla Camera per la quarta lettura...e si ritornerà col solito ritornello dei dissidenti interni al PD che continueranno ad alzare muri.. per poi adeguarsi in tutto e per tutto al capo supremo del Partito.

Una modifica della seconda parte della Costituzione messa su e guidata da un governo (e non da una costituente voluta dal popolo). Un governo retto da un premier eletto da un Parlamento che la Corte Costituzionale (proprio per restare in tema) ha dichiarato non eleggibile...e che (restando ancora in tema) ha persino eletto alcuni membri di questa.. Non può mancare nell'insieme il fatto non trascurabile di un presidente della Repubblica eletto (sempre da un Parlamento non eleggibile) per volere di un segretario di Partito e nel contempo Premier. Un guazzabuglio di irregolarità non di poco conto che si cerca di nascondere per un unico bisogno di stabilità governativa tenuta insieme da interessi del tutto diversi. Al di là di ogni considerazione nel merito che ho già ampiamente esposto nei miei post precedenti.. non può sfuggire l'evidente alterazione compiuta in un contesto tenuto insieme da una serie di anomalie che pervadono le nostre istituzioni. 

Il potere costituente è un potere che non può appartenere al governo..e più che mai ad un governo che ottiene una maggioranza attraverso un ricco premio!

Non credo possa quindi parlarsi di vittoria..poichè vedremo solo in seguito i risultati di una politica riformista così poco attenta al rispetto delle regole democratiche che mira esclusivamente al pragmatico incedere di una governabilità dall'alto..ed è davvero stupefacente sentir parlare nell'Aula di “una riforma.. anche se non buona..purchè si riformi”. Ciò denota in modo inequivocabile la semplicità e la disinvoltura con la quale sia stata affrontata. Quello che non può digerirsi è l'ipocrisia che regna in tutto un mondo della politica ormai sopraffatto da interessi personali o stupide contrapposizioni che non possono mai recare ad essa alcuna vera funzionalità.