24 giu 2016

I cittadini Britannici hanno votato contro un'Europa disarmonica

EUROPA: Regno di potentati e rigidi parametri

di vincenzo cacopardo

Il Leave ha prevalso con il 51,9 % dei voti. La Scozia, l'Irlanda del Nord e Londra hanno votato largamente per il Remain. Il Leave ha prevalso in Galles e nel resto d'Inghilterra. In Inghilterra il Leave ha ottenuto 15,18 milioni di voti, il Remain 13,26 milioni. In Galles il Leave ha ottenuto 0,85 milioni di voti, il Remain 0,77 milioni. In Scozia il Remain ha ottenuto 1,66 milioni di voti, il Leave 1,01 milioni. In Irlanda del Nord il Remain ha ottenuto 0,44 milioni di voti, il Leave 0,35 milioni.

Bisogna domandarsi quali vere ragioni oggi spingono il pensiero dei tanti cittadini che non si sentono parte di una simile Unione. Occorre una analisi profonda e non la solita disamina espressa con giudizi affrettati e valutazioni approssimate: Il Regno Unito era nella comunità, ma non nella moneta ..e questo è sicuramente da valutare! Una valutazione che ha reso più tranquillità a chi si è espresso in favore del brexit. Per altri Paesi come l'Italia sarebbe più difficile esprimersi con sicurezza..poichè la moneta unica costringe a considerare l'uscita in termini diversi.

Tuttavia è chiaro che esiste ormai un pensiero dilagante verso una volontà di uscita sostenuto da una evidente mal sopportazione di vincoli economico finanziari conditi con parametri che non permettono una vera crescita dei Paesi della comunità..E' accresciuta la mancanza di sicurezza dei propri confini in mancanza di una volontà di offrire difese organiche nei territori più aperti o svantaggiati...E' mancato un apporto lungimirante verso il fenomeno della immigrazione..è mancata una particolare attenzione verso lo svantaggiato territorio del sud..è mancata una vera ricerca dell'equità sociale..è mancata una vera unione politico culturale.


Non siamo certi se dopo il brexit inglese vi potrà essere un devastante effetto domino..o se questa Europa provvederà a cambiare gran parte della sua impostazione..Ma è certo che in molti ormai hanno una visione di questa Europa comune assai diversa da come la si immaginava. Ormai da tempo..nel nostro Paese e soprattutto al sud..la politica pragmatica di questa Europa ..non convince.
Se da un lato l'Europa permette ad uno stato membro l'uscita , nel caso del nostro Paese è la stessa costituzione attraverso L'articolo 75 che ci vieta espressamente di svolgere un referendum che abbia come oggetto i trattati internazionali. Dobbiamo infatti ricordare che l'ingresso nell'Europa è stato decretato proprio con un accordo tra gli Stati...

23 giu 2016

L'incedere pragmatico di certi politologi

La politica, soprattutto, deve saper seguire oggi la strada della genialità!
di vincenzo cacopardo

Certi politologi, come ad esempio Elisabetta Gualmini (nella foto), non scorgono assolutamente lo stato di cambiamento di un pensiero moderno..perseverando nella loro visione politica legata ad un modus pensandi ed una forma mentale rinchiusa da criteri tendenti ad ostacolare ogni percorso di innovazione...poichè il loro dialogo persiste su logiche restrittive che limitano gli spazi e le aperture...Per loro la politica si ferma ad un perentorio e pragmatico principio di governabilità!

Per essere più inclini verso il nuovo ed avere uno sguardo più avveduto..bisognerebbe.. al contrario.. estraniarsi da questa forma mentis ristretta e lasciarsi trasportare dalle novità pur tenendo un necessario equilibrio: E' ormai chiaro che l'incedere di ogni mentalità eccessivamente pragmatica non potrà mai generare idee..anzi le soffocherà sul nascere.. e senza idee non si potrà mai crescere ..non si potrà mai affrontare un futuro di speranza.

E' inutile essere professori ordinari di scienza della politica quando ci si preclude una visione più avveduta ed aperta verso nuove possibili congetture..e queste possono arrivare nella mente delle persone solo attraverso la forza di un pensiero più aperto sostenuto di certo da una cultura, ma anche dalla genialità.. mai represso da una visione troppo pragmatica imposta dall'odierna realtà: Tutto è mutevole e cangiante se lo si vuole..Sarebbe più utile saper scorgere oltre il muro di una visione realistica che ci circonda per poter idealizzare e progettare con maggior giovamento …Soprattutto la politica deve saper seguire oggi la strada della genialità!

La tesi principale di uno degli storici della Rivoluzione francese, Augustin Cochin era che la democrazia moderna fosse nata dalla presa di potere di un genere radicalmente nuovo, caratterizzato dalla dualità tra la realtà dei rapporti politici.. e la loro complessa rappresentazione sociale. Oggi sono in molti ad affermare che proprio dalla realtà, dobbiamo partire. Ma la realtà è davvero quello che appare?... O forse e' stata determinata da fatti voluti dall'uomo stesso? Insomma..è lecito pensare che alcuni fatti improvvisi possano aver definito i contorni di una realtà in senso oggettivo, senza che l' uomo stesso non li abbia veicolati costantemente o non ne influenzi sempre il percorso?

Sono altrettanti a pensare che ..dovendo partire da una realtà, bisogna sapersi muovere di conseguenza e quindi procedere attraverso le logiche ad essa legate: E' una osservazione che rimane assai limitativa..poichè ci si dimentica spesso di come, tali logiche, siano state elaborate dagli stessi uomini ..dal pensiero ..dal criterio mentale di una logica irrorata giorno per giorno su un presupposto di difficile convivenza sociale che ha generato persino conflitti, compromessi e difformità che.. di per sé.. rendono la stessa realtà manipolata e quindi mai un dogma assoluto.

A volte è proprio il perseverare su una visione troppo realistica...l'eccessiva conoscenza..e persino la stessa professionalità.. che preclude gli spazi alle idee e questo è ancor più vero in politica dove proprio le idee occorrono e spesso vengono soffocate da chi pensa che tutto deve rimanere limitato a ciò che ci circonda.





L'autonomia in Sicilia: un valore aggiunto da dover sfruttare


di vincenzo cacopardo

Riportiamo il comunicato stampa di Gaetano Armao che si muove attraverso un Movimento regionale per la difesa dei diritti di una Autonomia che rappresenta un valore aggiunto per un'isola ormai politicamente maltrattata. La nostra autonomia andava salvaguardata, ma ancora oggi, se i siciliani potessero intravvedere l'importanza di un tale valore, si potrebbe difenderla dandole forza...Ciò dipende proprio da noi stessi e dalla capacità di figure capaci di sostenerla. Difendere l'Autonomia significa anche difendere i valori di una terra unica per le sue bellezze.

In un territorio come il nostro... ricco di valori naturali straordinari.. non si dovrebbe nemmeno porre il dubbio dell'importanza di avere avuto uno Statuto Autonomo con in quale si sarebbe potuto procedere in favore di quei principi più consoni per la salvaguardia e la promozione della stessa regione...Qualunque politica governativa locale ha mancato nel suo ruolo di portatrice di idee attraverso l'uso di uno strumento che avrebbe reso facile la strada di uno sviluppo sicuramente più logico e congenito.

Difficile sgretolare quel muro che vede ancora nei Partiti consolidati nel territorio siciliano vecchie logiche che perseverano massacrando sempre più lo sviluppo dell'isola. L'arduo compito dei nuovi Movimenti cresciuti nel territorio è quello e mobilitarsi per sconfiggere una mentalità politica costruita su interessi in favore di questi vecchi e radicati Partiti, un impegno che li obbliga ad uno sforzo immane per due ragioni precise: L'una... per via del fatto che chi è già dentro il sistema politico del territorio resta avvantaggiato in quanto detiene da tempo le leve del potere avendo appreso meglio come usarlo, l'altra.. poiché da parte degli stessi cittadini siciliani vi è una gran disaffezione verso la stessa politica.. tale da renderli ormai estranei da ogni interesse.

La via del cambiamento politico per la Sicilia resterebbe quella affidata al Movimento più grosso in termini di consensi ossia il Mov 5Stelle. Una organizzazione politica che parrebbe muoversi verso il sociale per promuovere onestà ed equità. In realtà per quanto riguarda la nostra Regione poco si è ancora visto da parte dei pentastellati..e sullo stesso concetto di Autonomia non sembra abbiano le idee ben chiare! In termini teorici quello che si propone il Movimento di Grillo può essere giusto, ma dovrebbe essere accompagnato oltre che da un programma adeguato anche da figure rappresentative capaci di saper amministrare. Tuttavia in mano a questo Movimento restano legate le sorti di una rottura verso il passato che ancora nell'isola vede personaggi incollati a logiche democristiane, centriste e di sinistra lontane nel tempo, ma che continuano ad operare usando voti per sostenere a piacimento maggioranze equivoche che hanno già portato l'isola verso il disastro.. rendendola schiava di una politica centralista imperativa e spesso persino autoritaria.

Non vì è dubbio che nello Statuto siciliano vi siano i presupposti per poter rendere più autonome alcune decisioni in favore del nostro territorio di competenza...e questo non è poco..se non fosse che negli anni passati non vi è stata una politica capace di sostenerlo in favore di una politica più efficiente e lungimirante.


                                            Gaetano Armao



22 giu 2016

Una nota di principio per i nuovi movimenti politici

"L'innovazione deve guardare ad una organizzazione che possa differenziare i ruoli al suo interno al fine di non confliggere."


I RUOLI INDUTTIVI E QUELLI DEDUTTIVI

La politica non può avere solo un sintetico senso del governare, in quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e pratica, di arte e scienza, di idea e funzionamento. La politica rimane ideazione nel principio consistente la ricerca delle idee, nel confronto con i cittadini, nella mediazione, diventa scienza nell’esercizio della sua funzione amministrativa e governativa legata allo sviluppo costruttivo della società. Ecco, perciò, la determinazione dei due ruoli che differentemente potremmo definire “induttivi” e  “deduttivi”.


Definire con determinazione la politica nel riduttivo senso dell’“amministrare” per il bene di tutti rimane, oltre che poco logico, limitativo e non utile per lo stesso scopo che essa dovrebbe prefiggersi. In più…quel concetto di “polis” Aristotelica riferito alla amministrazione cittadina…risulta restrittivo e poco utile.. quando lo si paragona alla politica condotta da uno Stato che, in un ambito molto più vasto, dovrebbe seguire le esigenze e le funzioni istituzionali connesse al grande territorio (ciò vale ancora di più oggi, in considerazione del fatto che un sindaco rimane seduto al comando del governo di un intero Paese).Se, ancora oggi, noi dovessimo restare fermi ai principi di una politica nel senso ristretto dell' “amministrazione della polis”, non comprendendo l’importanza strategica di una visione più "funzionale" e globale che si deve svolgere nell’intero Paese, resteremmo in una logica talmente ristretta che non ci permetterebbe di operare con maggiore interazione in ogni dibattito Europeo.

Da questa premessa nasce.. si costruisce e si forma un pensiero che spinge a voler dare un valore aggiunto ad ogni Movimento politico che si ritiene utile ed innovativo..Sarebbe necessario dare impulso alle organizzazioni politiche proponendo di porre un principio di divisione dei compiti diversificando meglio ruoli e competenze. Politica parlamentare e politica amministrativa o di governo..devono necessariamente camminare separatamente seppure al fine di raggiungere uniti un risultato funzionale ..ma non più compromesso.

Il problema tutt'ora esistente che coinvolge i due ruoli continua a porre le organizzazioni politiche, sia essi Movimenti o Partiti meglio ristrutturati, in uno stato conflittuale che genera anomalie e difformità. In mancanza di una nuova disciplina dei partiti (art 49Cost).. nasce l'esigenza di un nuovo modo di pensare la politica fin  dall'interno di ogni organizzazione politica.. promuovendo in seno sezioni separate sui ruoli amministrativi ed i dipartimenti atti alla ricerca e la promozione di idee in dialogo con i cittadini.

Il problema dei Partiti e dei Movimenti che crescono nel Paese sembra quindi rimanere bloccato alla base.. per un principio che sfugge all'attenzione dei tanti... e cioè quello di fornire una struttura per una collaborazione fattiva con i cittadini attraverso un utile scambio con la società civile... oltre che attraverso la ricerca di figure competenti. Ma se i ruoli restano compromessi e chi si occupa di recepire le esigenze e di trovare le soluzioni possibili è anche colui che assume un preciso ruolo amministrativo, si generano i costanti conflitti che si ripercuotono di continuo sulle istituzioni e di conseguenza sui cittadini.
 vincenzo cacopardo




21 giu 2016

Gli anti gufi.. diventano gufi!..



Ed ecco spuntare i veri gufi ostili alla vittoria della Raggi e della Appendino, che fino a poco prima hanno attaccato questa etichetta a chiunque manifestava grosse perplessità sull'operato di Renzi.
di vincenzo cacopardo



E' sin dall'inizio della loro candidatura che gli altri gufi ( quelli vicini al premier) non fanno che screditare anticipatamente il futuro lavoro delle due sindache o.. sindachesse (Raggi e Appendino) appena elette. Si mormora di continuo che l'aspetto più significativo della vittoria di Virginia Raggi è che su di essa sono confluiti voti di Berlusconi, della Meloni e di quella sinistra contraria a Renzi, ma chiunque lo afferma non riesce nemmeno a leggere in lungimiranza il cambiamento già in atto non potendo più prendere in considerazione consensi di destra e di sinistra: Un elettorato che, al contrario, si accinge ad affidare un compito ad una classe politica nuova. Una classe che potrà anche sbagliare ..ma difficilmente come lo ha già fatto quel novero di politici ancora attaccati ai vecchi modelli..che hanno lasciato dietro una lunga scia di inettitudine e disastri.

Chi afferma che L'Appendino, è portatrice di istanze autolesionistiche per la società torinese e per quella piemontese, giovandosi del concorso elettorale dei voti di destra e della sinistra extraparlamentare, non pare percepire l'onda del cambiamento ..ma soprattutto quella stanchezza ormai insopportabile verso una politica che non esprime alcun mutamento in senso positivo ed in favore di una equità sociale. Che Fassino fosse un buon sindaco è di sicuro possibile: Lascia una città in buono stato..ma è anche possibile che tutta la politica governativa (in relazione a quella amministrativa torinese) voluta da questo PD, non abbia convinto il Paese intero oltre che la stessa città.

Roma e Torino saranno sicuramente due problemi da risolvere per le vincitrici che qualcuno appella come naïf, senza storia e senza futuro. Sono appellativi di chi non pare voler offrire alcuna possibilità ad un Movimento che, nel bene o nel male, intende muoversi per uno scopo sociale ammirevole se pur con qualche forzata ostentazione di moralità. Questa lettura di voti che vanno da una parte all'altra non può più essere sostenuta poiché il Paese intero comincia ad accorgersi che, al di là di ogni visione ideologica, il passato politico ha generato anomalie e conflitti interminabili stratificatisi l'uno sull'altro.. cercando di nascondere i difetti di una Repubblica sempre meno democratica ed ancora attaccata a vecchie figure che ormai hanno detto e fatto quello che dovevano... spesso in modo deprecabile.

Adesso che si tratta di due figure femminili venute fuori dal movimento di Grillo, sembra potersi sostenere ogni forma di pregiudizio negativo. Al contrario.. per la Boschi..sulla quale se ci si pronunciava a sfavore delle sue riprovevoli ed insostenibili riforme, si teneva a spada tratta una campagna in suo aiuto gridando contro un certo anti femminismo...
Il sistema si muove ad arte attraverso una stampa spesso molto subdola o prezzolata..incapace di attendere il tempo necessario per valutare le capacità delle vincitrici delle elezioni amministrative. Gli adoratori di questo sistema politico..seppelliti ormai da un bieco cinismo.. continueranno a trovare qualunque mezzo per farle fuori politicamente..ancora prima che entrino nelle loro stanze del Comune..


Sono gli altri gufi..quelli veri e più detestabili..pronti a screditarle ancor prima di ogni loro azione! 

20 giu 2016

Le elezioni che segnano il passo....



Vincono il mov 5 Stelle e l'astensione..
di vincenzo cacopardo


A Roma trionfa la Raggi, ma a Torino fa di più l'Appendino che ribalta totalmente il risultato del primo turno. A Milano prevale di poco una stentata sinistra che porta Sala al comando di Palazzo Marino, mentre Bologna si conferma di sinistra con Merola e a Napoli...malgrado l'accentuato astensionismo.. si afferma il solitario sindaco uscente DeMagistris. Ma è di sicuro il risultato ottenuto dal Movimento 5 stelle a risultare sorprendente! Un risultato che condanna un sindaco bravo e retto come Fassino e che suona come una chiarissima risposta alla politica del PD renziano.

Nel dato di affluenza definitivo rimane eclatante lo scarto a Napoli tra il 54,12 del primo turno e il 35,97 di ieri. Più equilibrata la situazione a Torino dove l'affluenza segnava soltanto tre punti in meno rispetto al primo turno dal 57,17 al 54,41. Simile decrescita a Milano con il 51,80 contro il 54,65 precedente. A Roma lo scarto tra il primo ed il secondo turno si allarga: meno 7 punti dal 57,02 al 50,19 di ieri. A Bologna dal 59,65 del primo turno si scende al 53,15.

Si parla poco dell'astensione poiché in un secondo turno di amministrative si tende a prendere meno in considerazione. Ma questa astensione significa tanto! L'astensione è di sicuro una rinuncia e quindi un'assenza..una voluta mancata partecipazione..ma soprattutto un rifiuto e quindi un chiarissimo segnale di protesta. In questo quadro come si fa a non dare una lettura più attenta ad un percorso di pensiero che pare aver preso il sopravvento.

Quadro articolato, perdiamo contro il M5S ma battiamo le destre" Questa la dichiarazione che in modo alquanto inconcludente persiste in seno al Partito di maggioranza. Un Partito che incalza su una visione ormai lontana dalla realtà. Poco può infatti importare se si perde un po' da qua ed un pò meno da là... Malgrado l'enorme astensionismo..l'espressione di un consenso nel Paese Italia appare cambiato! E' mutato il modo di pensare e continuerà ..malgrado tutto..a modificarsi nel tempo l'ideazione verso una politica moderna: Ci si sta rendendo conto che la lotta politica del futuro non può più basarsi su una vecchia ideologia antitetica destra–sinistra, ma su una contrapposizione politica "antisistemica" avversa a quella "sistemica"...ad un modo differente di approcciarsi alla politica! Il chè potrebbe voler dire rompere il granitico muro di una concezione politica appartenente ancora al passato attraverso la forza di una innovazione mentale che protegga i principi stessi di una moderna democrazia...Se questo avverrà ..si potrà anche ringraziare il Movimento ideato da Grillo e Casaleggio!

L'ormai debole Partito di Berlusconi appare disperso nelle nebbie di un passato.. e le altre forze politiche restanti difficilmente potranno ottenere un miglioramento nei consensi. Se da un lato il tetragono Partito del giovane sindaco d'Italia Matteo Renzi procede con ostinata determinazione verso riforme che in qualche modo sostengono un vecchio sistema ricco di anomalie che pare far acqua da tutte le parti, da un altro lato, un Movimento più vicino alle esigenze di una gran parte dei cittadini penalizzati da questo incedere, si muove al ritmo di un affascinante politica antisistemica di rottura.


Non v'è dubbio che tutt'ora non si intravedono strade certe e sicure nella trappola riformista in cui sembra volerci rinchiudere l'attuale governo che ha sbarrato il passo al valore supremo di una società più democraticamente corretta. Ma arriverà comunque quel momento in cui in tanti potranno meglio comprendere l'importanza e la necessità di una politica più utile e funzionale per il futuro sviluppo. Queste elezioni benchè in un ambito amministrativo, hanno segnato un passo importante..al di là di ogni capacità da parte dei nuovi eletti!

16 giu 2016

5 Stelle..un Movimento che marcia dritto verso la vittoria



Renzi: Un leader che ha mancato l'importante appuntamento con la storia...
di vincenzo cacopardo

Se Renzi ..attraverso il ddl Boschi si batte nel sogno di un anomalo sistema presidenziale..quanto mai sgrammaticato sul piano istituzionale, vi è chi rincorre ,come massimo D'Alema, l'obiettivo di riunire tutti i pezzi della sinistra, partendo dalle varie anime della minoranza dem, approfittando del voto delle amministrative e sostenendo apertamente un consenso a Virginia Raggi. Da un'altra parte dopo l'intervento al cuore sostenuto egregiamente, si continua a discutere del Cavaliere Berlusconi come di un leader che continuerà la sua marcia..visto sempre come unico, inimitabile ed insostituibile.

Una politica che pare ripetersi tirando fuori ancora figure che, seppur preparate, come D'Alema, hanno fatto il loro tempo...E' chiaro che con questa tendenza..non potrà che essere il Movimento di Grillo... nell'immediato... il vero dominatore e se si dovessero tenere prima le elezioni politiche.. ne uscirebbe come il vincitore assoluto. Il dubbio, l'abbiamo scritto più volte, è quello di non percepire ancora bene le capacità governative delle figure di questo Movimento ancora giovane e non del tutto affidabile agli occhi di tanti. Un Movimento che definisce le sue figure in modo fin troppo discutibile ponendole poi al vertice di responsabilità troppo delicate ed impegnative. Ma al di là di ciò ci sembra giusto puntualizzare che questo Movimento rappresenta oggi una rottura di un sistema politico che in realtà non ha saputo governare con efficienza e rettitudine.

Le stime sul voto....danno un Movimento 5Stelle in considerevole aumento rispetto ad un PD che va perdendosi giorno per giorno in questioni interne sempre più complicate, in continui scandali e persino episodi di corruzione.. aggravati dai risvolti di una politica governativa risoluta e pragmatica che non sembra più incantare i tanti cittadini condannati ai sacrifici. Infine.. le continue ipocrite comunicazioni del protervo premier. Sembra dunque chiaro che questo Movimento.. più vicino alle esigenze di una gran parte della società penalizzata da questo incedere, si muove al ritmo di un affascinante politica antisistemica di rottura verso la quale gli stessi cittadini si sentono attirati con la speranza di un rinnovamento sociale più equo. Un movimento che, nel bene e nel male, malgrado sembra non sempre spingere verso proposte e programmi validi o.. comunque.. persuasivi...apre il campo a auspici di cambiamento differenti da quelli proposti dal premier Renzi.

Se un domani il Movimento riuscisse a riformare questioni delicate come quella sulla regolamentazione dei Partiti e la opportuna differenziazione dei ruoli..si potrebbe anche immaginare di vedere qualche utile risultato. Ma se anche non riuscissero a compiere ciò..si sarà comunque rotto questo muro che oggi pone ostacolo ad un cambiamento più consono ed utile per il nostro Paese..lasciando successivamente il passo ad altre nuove forze politiche di innovazione più mature e forse anche più capaci di saper governare in modo più efficiente.

La fase più difficile pare essere proprio quella della caduta di questo muro che pone argine bloccando l'ingresso di nuovo pensiero e nuove idee proposte oggi da tanti piccoli partiti isolati. Se restiamo altrimenti bloccati sul fatto che l'unico Movimento che attualmente può creare questa rottura col vecchio sistema non sarà mai capace di governare..non facciamo che precludere una strada che nel futuro potrebbe proporsi con maggior innovazione. Ogni cambiamento va affrontato col dovuto rispetto! Arriverà comunque quel momento in cui in tanti potranno meglio comprendere l'importanza e la necessità di una politica più utile e funzionale per il futuro sviluppo. Potrà essere un'occasione storica..ed è proprio questa la ragione per la quale sarebbe opportuno condividere l'opera di sfondamento del Movimento 5S solo come un'opportunità di un utile apertura.

Potrebbe apparire retorica, ma credo che l’opera del Movimento 5 Stelle debba essere vista solo in un’ottica innovativa per una svolta. Naturalmente una visione che desta paura perché qualsiasi mutamento pone dubbi e perplessità soprattutto quando si rischia di poter provocare danni assai maggiori in una società. A tal proposito… penso che, in questa prima fase, lo sfondamento di un sistema politico malato come il nostro, potrebbe risvegliare (come del resto in parte ha già fatto) le coscienze ed il modo di agire di una vecchia Repubblica rimasta assonnata per un lungo periodo

Per adesso la vera battaglia che si dovrebbe operare è quella di accompagnare l’ingresso evitando la dispersione delle forze che dovrebbero unite contrastare i principi di un bipartitismo di chiusura definitiva (vedasi riforma elettorale e costituzionale). Il rischio alternativo è quello di un attacco sconclusionato del grande Movimento alle irriducibili mura di un pensiero politico ormai bloccato…un attacco non risolutivo che potrebbe comprometterne definitivamente ogni altro successivo.



Il cammino di Renzi, malgrado le promesse di un vero cambiamento, si è mostrato errato sin dalle sue prime proposte e nel tempo non ha mai convinto. Non convincono più le promesse sui bonus, non convince più la sua comunicazione, non convincono di certo i suoi voltafaccia. Renzi sarà ricordato come quella figura che ha mancato l'importante appuntamento con la storia..Come colui che avrebbe avuto una delle più grandi occasioni per il cambiamento, ma che non ha osato affrontarlo con giusta umiltà nel senso più autentico ed in favore del suo Paese. Un politico opportunista che ha seguito la strada di quella Comunità europea che non è certo quella che gli stessi padri fondatori avrebbero voluto.... Faremmo bene a ricordarli: Konrad Adenauer, Joseph Bech, Johan Willem Beyen, Winston Churchill, Alcide De Gasperi, Walter Hallstein, Sicco Mansholt, Jean Monnet, Robert Schuman, Paul Henri Spaak, Altiero Spinelli.   

UNA RISPOSTA AL NUOVO ARTICOLO DI DOMENICO CACOPARDO



Il NO è suonato da molti tromboni

È un NO a un percorso che porta l'Italia fuori dal guado
 di Domenico Cacopardo



La fragilità del «Sistema Italia» torna a emergere in tutte le sue insospettabili dimensioni ancora oggi, quando l'ipotesi «Brexit» (l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea a seguito del referendum che si celebrerà il 23 giugno) cresce nell'opinione dei sondaggisti che danno sempre più vincente –anche se con margini modesti ma netti- il Sì.
Se non ci fosse l'ombrello aperto anche su di noi, soprattutto su di noi, da san Mario Draghi da Francoforte, lo «spread», già cresciuto sensibilmente, avrebbe raggiunto i livelli che, nel 2011, spinsero, per l'ardita manovra di Napolitano in accordo con la Merkel, il governo legittimamente (per vittoria elettorale) in carica, diretto da Berlusconi, alle dimissioni, consentendo così la costituzione del governo Monti e tutto ciò che ci è noto, compreso quel «Fiscal compact», inaccettabile per contenuti, forme e soprattutto sostenibilità.
Da qualsiasi punto di vista lo guardiamo, quell'episodio dev'essere considerato un vero e proprio commissariamento comunitario dell'Italia operato con forme e contenuti che, formalmente, cioè ipocritamente, salvaguardavano la sovranità nazionale.
E la cosa era così nota e considerata ineluttabile da tutti, che i partiti maggiori e minori presenti in Parlamento votarono senza battere ciglio le varie norme, anche le più assurde o sbagliate (vedi Fornero), che il governo Monti proponeva.
Quest'antefatto fornisce una chiara e logica interpretazione di ciò che è accaduto dopo. Le elezioni del 2013 con il successo della banda grillina, l'assenza di una maggioranza, e Napolitano costretto a promuovere una grande alleanza sinistra-destra per avviarcon il Pd di Bersani «non sconfitto»e (senza più il ricorso all'elemento estraneo) un processo di riforma costituzionale e di riforme di struttura, capace di ricondurre l'Italia nell'alveo del pacchetto di regole e di modalità di governo della società e dell'economia praticato nell'Europa comunitaria e, perché no, nel resto del mondo avanzato (a parte la Cina).
L'inefficienza ontologica di Enrico Letta costrinse ben presto il presidente della Repubblica e il neoeletto segretario del partito di maggioranza, a costituire un nuovo governo, diretto, appunto, da Matteo Renzi e fondato su una effimera prosecuzione dell'accordo sinistra-destra (Patto del Nazareno) saltato sulla mina dell'elezione del presidente della Repubblica, Mattarella.
Se non abbiamo presenti queste condizioni esogene ed endogene, ci viene difficile capire il punto cui siamo arrivati, la strada percorsa, quella da percorrere e le criticità, vaste e irrisolvibili nel breve, che rendono l'Italia un Paese fragile politicamente, economicamente e socialmente.
L'inquadramento del momento che attraversiamo nella vicenda di questi ultimi dieci anni, ci porta a considerare, quella attuale, la tratta di un lungo percorso che ci porterà in tempi non lontani a un assetto politico-legislativo pienamente compatibile con la presenza nell'Unione. Solo così la questione del debito pubblico può essere sminata in modo da permettere che il problema sia affrontato in Italia e a Francoforte con strumenti accettabili e gestibili nell'ambito del nuovo assetto istituzionale. È fondamentalmente questa, la ragione per la quale si deve approvare la riforma costituzionale che abolisce il bicameralismo paralizzante ora in vigore.
Sembra che, nell'affrontare la questione (come le altre oggetto di leggi di riforma), il governo si sia dimenticato di chiarire, ai cittadini italiani, di essere una formazione transeunte che si inserisce tra il governo commissariale di Monti, quello senza nerbo né un progetto coerente (nel senso che abbiamo spiegato) di Enrico Letta, e il governo del futuro quello che uscirà dalle prossime elezioni, con premio di maggioranza di lista e ballottaggio. In un contesto nel quale gli obblighi europei sono forti e condizionanti e che, tutto sommato, l'attuale elasticità e l'indulgenza di Bruxelles sono strettamente collegate a questo medesimo governo e a un disegno riformista ritenuto coerente con le esigenze del Paese e dell'Unione.
Diventa difficile, quindi, giustificare con argomenti razionali il voto contrario nel referendum costituzionale, annunciato con parole solenni e retoriche da tanti personaggi del passato.
Risulta parimenti –e peggio- incomprensibile accettare, senza una semplice contestazione, l'istinto suicida che ha colto molti esponenti della sinistra storica che si scalmanano a dichiarare che voteranno grillino. Penso a una persona per bene in particolare, a Vincenzo Vasile, storico giornalista dell'Unità, personalità del mondo dell'informazione democratica e antimafia palermitana, uomo senza macchia e senza paura che, su un social, dichiara di votare la grillina Virginia Raggi, rifiutando il voto a Roberto Giachetti.
Sembra che così si dichiari di essere orfani di Berlusconi e del primitivo gioco dello scontro buoni-cattivi, si immagini di sostituire il cavaliere con un simil-cavaliere, impersonato da Matteo Renzi, l'usurpatore dell'ortodossia (quale? Quella comunista, postcomunista, democristiana?), e si voglia liquidare l'idea, discutibile, ma attuata, di dotare l'Italia di un partito democratico, cioè moderato e riformista, capaci di portare a sintesi le esigenze dell'Europa e della sua economia, e una politica «light» di gestione dei sacrifici. E che questo sia il «mood» di questo governo, di questa gestione, lo si può capire solo confrontando le dure ricette attuate in Portogallo, Spagna, Irlanda e Grecia e le lievi (in termini comparativi) decisioni italiane in tutti i campi della spesa pubblica.
La ragione, ecco, la ragione dovrebbe prevalere. E dovrebbe ricordare a tutti coloro che hanno raggiunto gli anta che ci sono alcuni discrimini invalicabili in questa Nazione: uno è quello del fascismo, anche di ritorno, e l'altro è quello dell'antagonismo stragista, sempre in agguato. Nei confronti del secondo, ricordiamolo, il Pci di Berlinguer si assunse l'impegno di difesa democratica supremo, la delazione: denunciare i compagni collusi. Ci fosse un'emergenza democratica vera oggi ci sarebbe qualcuno, nella sinistra storica, capace di rischiare la vita come Rossa per la difesa della Patria? Questo è il problema esistenziale di tanta gente che non deve essere abbandonata dalla politica e portata a contribuire, a destra, al centro e a sinistra, al suo consolidamento e diffusione.



IL SI..INVECE..SUONA I TAMBURI DI UNA PIU' COMODA OLIGARCHIA
di vincenzo cacopardo

In questo articolo Domenico Cacopardo sembra far trasparire una “forma mentis” bloccata ancora sulla visione di una repubblica del passato fondata su logiche e paradigmi ormai vecchi. Questa sua analisi.. nella lettura..appare impedita da un pensiero che non ci appartiene più..poichè gli errori sono stati tanti e le conseguenze inevitabili...Primo di tutto l'Unione Europea che è risultata un sciagura... Su di essa non si può più approfondire alcun argomento che possa reggere... Giorno dopo giorno si dimostra quanto questa Unione stia portando alterazioni ad un sistema internazionale che non riesce a premiare la sua crescita in un contesto globalizzato e che svantaggia tante Nazioni che ne fanno parte tra cui la nostra. Questa Europa è la inspiegabile dimora di Paesi che non trovano una solidale politica a beneficio della sua stessa Unione..sia in tema economico.. che politico e sociale.

Domenico sa bene che e' da tempo che si parla della mancanza di una politica internazionale che possa vedere in lungimiranza... attuando meno vincoli e misure restrittive per chi sfora l'impegno alla stabilità. Ci si comincia ad accorgere in gran ritardo di quanto sia in pericolo la nostra economia e quanto insidiose le molteplici reazioni populiste messe in evidenza.. giorno dopo giorno.. nei vari Paesi.


Malgrado gli enormi sforzi e le grandi sofferenze sopportate dai cittadini del nostro Paese..sembra che sia veramente impossibile ridurre il debito.. soprattutto in mancanza di una crescita del PIL che proprio per via di certe direttive europee si impongono... e fino a quando la crescita del Pil rimane vicina allo zero o di poco maggiore.. i tassi di disoccupazione saranno destinati a rimanere altissimi. Inoltre la politica del premier Renzi (per lo più imposta dalla stessa Europa)..malgrado la concitata comunicazione....non è riuscita a definire una vera via strategica operando con manovre a debito di convenienza elettoralistica e senza idee innovative sul lavoro più adatte e consone al nostro naturale sviluppo. Tutto ciò persino tenendo conto delle operazioni messe in atto da Draghi col QE.


Nella sua esplicita analisi storica della politica degli ultimi anni Domenico dimentica di indicare la lunga serie di anomalie condotte persino da Napolitano su ordine di una comunità europea sorda ad ogni sensibilità di un Paese che ha dovuto ottemperare a sacrifici enormi e che ha visto nell'Unione perdere ogni suo principio di qualità e di equità sociale. Le anomalie hanno di conseguenza continuato a generare conflitti sui quali si è imbastita la sottile tela delle riforme ideate da Renzi e la sua squadra alquanto inidonea.

Si può essere d'accordo con l'articolo di Domenico Cacopardo ..ma non si può non accorgersi di come tutto questo abbia potuto generare disgusto e mancanza totale di riguardo verso una politica che per salvaguardare un principio di governabilità ha dovuto sacrificare il più importante principio democratico di una repubblica che rimane parlamentare. Anche se l'insieme non portasse alla (più volte declamata) “deriva autoritaria”, lascia intravvedere irrisolto il problema di un equilibrato funzionamento dell'ordinamento istituzionale in una società che si dichiara ancora democratica.

Uno dei dubbi che si rileva in questa riforma pasticciata è il fatto che non ci si sia impegnati a fondo a guardare con più attenzione in direzione di un logico funzionamento che ogni sistema democratico dovrebbe tenere in considerazione e cioè: Che in democrazia tutto deve nascere dal basso confluendo verso l'alto (Cittadini-Partiti-Parlamento-Governo)..Una considerazione che dovrebbe vedere nei programmi e nei Partiti che li supportano.. una base di partenza sulla quale muoversi in direzione di una governabilità di funzione e non di scopo personale. Ciò significava avviarsi in prima battuta su una prudente ed avveduta riforma sui Partiti...rendendoli più partecipi e responsabilizzati ( finanche non legati ad interessi sull' amministrativo) Quindi, in realtà, non è proprio la riforma (assai poco convincente e pasticciata) che non convince, quanto il mancato indirizzo verso un vero funzionamento democratico..Un indirizzo che non si è voluto ricercare in modo più equilibrato e confacente alla natura politica del nostro Paese. E' mancato il vero obiettivo.. sia per la smisurata fretta..che per la supponenza imposta.

Affermare che il NO al referendum è un percorso che porta l'Italia fuori dal guado non è per nulla esatto ed è persino forviante se non si entra nel merito delle riforme volute da Renzi per mano della Boschi. Di fatto si è proceduto persino nel metodo in modo anomalo e discutibile... Con tutto il rispetto per chi la pensa per il SI.. che ha tutto il diritto di esprimersi come vuole, le circostanze per la quali si muove un fronte dei NO è supportato, oltre che da una considerazione di metodo assai imbarazzante (mancanza di una Costituente)..anche da quella di una assenza verso nuove idee in proposito: Come se avessimo perso il treno adatto per raggiungere quel traguardo tanto agognato...La prova di tutto ciò sta proprio nelle parole dei tanti politici che propongono quel SI e che oggi insistono con la retorica frase : “meglio questo che nulla”! Una frase che la dice lunga sulla superficialità con la quale si pensa di poter riformare una Costituzione.

Continuare a prendersela col Movimento 5Stelle..sminuendo ogni suo lavoro per cercare di salvaguardare i diritti ed i valori di una società non può aiutare (anche se in loro possono evidenziarsi difetti di vario genere)..Ma ha forse dimostrato la politica delle recenti figure del PD o PDL di saper cambiare e di amministrare con senno ed equilibrio? Ogni cambiamento merita rispetto.. e di sicuro Renzi al suo Paese, dati i risultati ottenuti.. non ne ha certo portato!



Pensioni: Poco affidamento sulle nuove idee del governo


di vincenzo cacopardo
Secondo le ultime notizie riguardanti il bonus degli 80 Euro sappiamo ormai che l’Agenzia delle Entrate potrebbe verificare i redditi complessivi del singolo dipendente nell’arco dell’anno..obbligandolo, in mancanza di una propria dichiarazione, alla restituzione con un versamento unico con il pagamento col modulo F24. .Naturalmente se questo dovesse avvenire saranno proprio gli incapienti a restarne i più colpiti...ovvero coloro che guadagnano meno di 8mila euro l’anno si vedranno costretti a restituire in un'unica rata il non dovuto. Era dunque prevedibile che ciò avvenisse..sarebbe bastato mettervi dei rimedi..Tuttavia è sempre apparso strano l'aver voluto favorire in tal senso solo una fascia che in sé non può definirsi incapiente.

Ma cerchiamo di capire perchè..quali potrebbero essere le vere ragioni?

Nel contesto internazionale europeo, ormai formatosi sia per volontà di chi nel passato vi ha veramente creduto, ma anche per la volontà delle forze economiche che contano, la parola d'ordine sembra ormai essere quella del sacrificio e dell'abnegazione...quel percorso crudele per abbattere in modo quasi naturale i più deboli che.. a loro volta... risultano i più antisistemici.

Fatta questa indispensabile premessa..ritornando adesso al sindaco d'Italia e ad i suoi 80 euro al mese, risulta ben chiaro che per rendersi il favore di chi il potere lo gestisce, Renzi abbia scelto una fascia alquanto inchiodata al sistema... proprio perchè legata ad un posto di lavoro ormai accreditato che difficilmente potranno abbandonare, un lavoro che li fa sopravvivere e che... tutto sommato, con questa manovra... li favorisce con qualche spicciolo in più. Ma proviamo al contrario ad immaginare se Renzi avesse voluto offrire tale opportunità a tutta quella fascia di poveri pensionati incapienti che.. (già di per sé contro il sistema), con la loro minima e l'aggiunta di ottanta euro al mese, non avrebbero potuto cambiare il loro modo di vivere assai precario...continuando a rendersi meno legati agli stessi interessi di un premier che..in tale sistema politico.. ricerca consensi favorendo chi il lavoro è felice di averlo.

In sostanza Renzi ha premiato una fascia legata al sistema proprio perchè conserva o si adegua ai suoi interessi ed a quelli dei potentati che lo guidano..Una strada assai più facile e risolutiva...Al contrario ha condannato e contribuito all'emarginazione (secondo il principio mondiale di cui sopra)...di chi avrebbe almeno una ragione umana per riuscire a sopravvivere.


Quello della restituzione degli 80 euro è un grattacapo non da poco per il governo che si propone oggi per un'altra soluzione per i pensionati che volessero lasciare il lavoro a tre anni dal raggiungimento dell'età di vecchiaia: Una rata di 500 euro al mese per tredici mensilità su una pensione netta di 2.500 euro mensili per vent’anni. (in questo caso pari a 97.500 euro) Con una pensione netta di 1.000 euro al mese l’anticipo di tre anni potrebbe prevedere una rata che va dai 180 ai circa 200 euro.. In caso di pensione netta di 800 euro e un anticipo pensionistico di 3 anni (31.200 euro il prestito da restituire) la rata su 13 mensilità sarebbe di 159 euro (portando l’assegno a 641 euro) per 20 anni. Tutto ciò senza garanzie e senza obbligo di estinzione da parte degli eredi...


In queste ipotesi vi potrebbero essere rischi di truffe..ma il prestito in sé non è altro che un auto cessione che grava sulle stesse tasche del pensionato.. poiché si parla di risorse accumulate sul suo lavoro che sono un diritto acquisito. Insomma..un prestito da restituire su ciò che già gli spetta..sul quale (al contrario) non dovrebbe gravare alcun interesse! Naturalmente il lavoratore potrà essere libero di scegliere come vorrà, ma siamo ormai abituati a vedere procedere questo governo verso idee poco approfondite che arrecano ulteriori problemi ai nostri cittadini ..e possiamo solo sperare che ci si concentri in una visione più avveduta sui possibili risvolti che potrebbearrecare. La percezione è comunque il fatto che questo governo difetti di vere idee funzionali e lungimiranti.

D'Alema.. per il PD ormai ingombrante

Un breve commento all'articolo di domenico Cacopardo

In questo suo articolo Domenico Cacopardo esprime con animo un certo risentimento nei confronti di una verità che nel PD si vuole nascondere. La verità è quella rappresentata da chi come D'Alema...volendo esprimere un proprio pensiero... viene costantemente impedito da pesanti critiche interne. L'ex primo ministro...nel bene o nel male.. ha sempre voluto dire la sua e.. a differenza di Bersani che lancia sassi per nascondere successivamente la mano, continua ad esprimersi con libertà dimostrando coraggio in forza di un proprio pensiero.

Sappiamo che la vita comune di tutti i giorni è rappresentata da una chiara differenza di uomini che determinano un vero cambiamento attraverso una azione personale del pensiero e da altri che passivamente si adeguano. Nel mondo della politica in molti si fanno trasportare da logiche superate o si aggrappano al pensiero altrui non preoccupandosi mai di incidere sui percorsi..Ma se in un Partito manca il dialogo o meglio..se il dialogo rimane unico e non si accettano i confronti e le critiche..non esiste più quella che dovrebbe identificarsi come una casa politica comune.

E' vero..come afferma Domenico, gli uomini..ed ancora più quelli che si occupano di politica, si giudicano per il loro operato, ma anche per le loro pubbliche prese di posizione...Chiunque prende posizioni diventa scomodo e pieghevole e D'Alema oggi sembra essere divenuto ingombrante. Ma quello che si scorge in seno a questo malato PD è la prova di un fallimentare Partito che sembra aggrappato con forza alla figura di un segretario premier che.. pur apparendo forte e deciso... nella sostanza brancola nel buio.. proprio in forza del fatto che il dialogo di ogni altra personalità, non proprio comoda, non lo si voglia più ascoltare.

vincenzo cacopardo




D'Alema è diventato un simbolo

Ingombrante ma anche da gestire in un confronto chiaro
di domenico cacopardo


Sembrano i «Ragazzi della via Paal», Renzi come Boka, il capo, gli altri, Lotti, Boschi come Geréb, Nemecsek uniti dall'appartenenza alla loro strada, non quella definita nelle varie manifestazioni alla Leopolda, ma proprio il loro vicolo di città toscana, quello nel quale si sono cementate amicizie, intese naturali e solidarietà nonostante tutto.
Avevano bisogno di un nemico (ma questa è già una considerazione che ingloba la contemporaneità e la grande forza –spesso inquinante- della comunicazione) e l'hanno sin dall'inizio individuato in Massimo D'Alema. Non s'è mai visto in nessuna nazione occidentale che un leader che appartiene alla storia del Paese e alla storia di un partito (Pci, Pds, Ds, Pd) fosse estromesso dal Pantheon delle donne e degli uomini rilevanti a opera degli organi dirigenti del suo medesimo partito, in fondo carne della sua carne, visto che D'Alema s'è prodigato, dopo naturali perplessità iniziali, per la nascita del Pd.Immaginate la Merkel che demonizza Kohl o Hollande che indica al pubblico ludibrio Jospin o Miliband Blair.
La cosa non avrebbe senso comune se non fosse indicativa di una insicurezza politica e personale di fondo, che indulge ai discorsi d'intendenza, alle beghe (quanti scontano la «condanna» di non essere ammessi all'udienza del «Capo» perché hanno espresso opinioni non allineate?), rinunciando al volare alto proprio degli uomini di Stato, di coloro che lavorano sul piano della grandi idee e dei grandi interessi nazionali, riassorbendo, là dove ci sono le aree di dissenso, in una visione complessiva che considera tutti i possibili contributi, anche critici, occasioni per la crescita del movimento che rappresentano. L'«affaire» D'Alema di questi giorni viene da lontano. E viene dalle mani di Bersani, il primo a non pretendere la sua candidatura in Parlamento, e prosegue con la mobilitazione di tutti i componenti della «Banda dei ragazzi della via Paal» contro il leader di qualche anno fa. Solo che questi «ragazzi» non sono più ragazzi e Renzi non può più essere Boka.
Gli uomini politici si giudicano per il loro operato e per le loro pubbliche prese di posizione. Se Renzi e l'attuale Pd considerano D'Alema un nemico da estromettere per sempre dalla loro vita politica, confezionino un processo politico nei suoi confronti, nel quale sia garantita al «colpevole» la possibilità di difendersi. Altrimenti, rinuncino a imboscate e tranelli, a pettegolezzi e maldicenze che, alla fine, sono soltanto autolesionistiche. Come un personaggio della grande tragedia greca, Massimo D'Alema non è un politicante comodo, pieghevole come sono pieghevoli tanti esponenti dal Pd attuale: considera suo dovere essere e presentarsi così come è, con la sua storia, i suoi successi, le sue sconfitte. Non cambierà mai. Sarà sempre quello che da primo ministro disse a un suo ministro: «Caro non puoi raccontarmi il giornale di oggi, l'ho letto prima di te. Se ci riesci dicci qualcosa di intelligente » Non sarà simpatico a molti, come non lo è chi si esprime senza le ovattate parole tipiche di un passato ormai remoto. Però, come sostiene un personaggio letterario: «Meglio una sgradevole verità che mille piacevoli bugie»