9 feb 2014

Una breve chiosa alla nuova analisi di Domenico Cacopardo

Il viaggiator cortese 
di domenico Cacopardo
Sopraffatto dall’immobilismo, dagli errori propri e dei propri ministri, dalle costanti manchevolezze dell’azione di governo, Enrico Letta si dà ai grandi viaggi.
Garbato com’è, inglese fluente, buoni studi, riesce a conquistare le simpatie apparenti dei colleghi, soprattutto europei.
La ragione è evidente: un’idea per il dopo le elezioni europee. La presidenza dell’Unione, ch’è ora di Barroso e che fu, per un mandato giudicato –dai non italiani- del tutto insufficiente, di Romano Prodi.
Del resto, non si può negare che l’abito da presidente confezionatogli dall’anziano sarto del Quirinale gli vada stretto e che si sia trasformato nel letto di Procuste, dalle mille torture (Procuste è il mitologico bandito che straziava le vittime in un’incudine a forma di letto).
Da un lato Napolitano, il protettore del reame, che mentre promuove il licenziamento della Idem e della De Girolamo, si oppone a quello della Cancellieri (ora alle prese, oltre che con la sciocchezza dello svuotacarceri, anche con la delicata questione del conflitto di interessi per l’appalto dei braccialetti elettronici alla Telecom di cui il figlio Pelusoè uno dei top manager), sostenendo gli altri, anche Saccomanni,l’uomo di un disastro dopo l’altro: ultimo pasticcio, la questione Banca d’Italia. Il ministro dell’economia non è riuscito a spiegare l’operazione, vantaggi e svantaggi, ammantandola di deleteria opacità, nel tempo in cui si pretende trasparenza.
Dall’altro, Matteo Renzi, sempre più pimpante, ma anche più cauto, viste le difficoltà incontrate sul percorso delle riforma elettorale, nonostante il “Patto d’acciaio” con Silvio Berlusconi. Nei prossimi giorni, su stimolo malizioso della minoranza, il Pd discuterà del futuro di Letta. Vedremo nascere un patticchio programmatico, per garantire la sopravvivenza del governo sino all’approvazione della nuova legge elettorale e alla celebrazione delle europee.
Dopo, si dovrebbe cambiare: governo Renzi che porta a casa le riforme del Senato e del titolo V, adotta il Job act e indice le elezioni,o un governo di scopo che, sciolte le camere, si occupa degli affari correnti in attesa della nuova legislatura.
Proseguire con l’andazzo attuale fa male a tutti, tranne che al duo Grillo&Casaleggio: puntano sul disastro e danno un importante contributoperché si realizzi. Ricevono insperati aiuti da specialisti dello sciacallaggio mediatico a partire da Santoro e Mentana per finire a Formigli e Paragone. Dopo Patrizia D’Addario, tutto fa brodo, anche Grillo e i grillini, per crescere in share.
Grillo inizia un giro elettorale per le europee: consiste in uno dei suoi spettacolini da excomico. A pagamento. Beneficiario lui medesimo.
Intanto, passa il messaggio che il Parlamento è inutile: basterebbe la democrazia di rete. Una mistificazione delittuosa che può portarci indietro ai peggiori anni ’30.
Ma nessuno ha voglia di prendersi qualche rischio spiegando chi è e cosa dice Grillo.
Chissenefrega dell’Italia e degli italiani.



Chissenefrega…può darsi!.. purtroppo non dobbiamo dimenticarci che il nostro è un Paese di pecore..un Paese che insegue di continuo la speranza di un Profeta che lo guidi. Difficile anzi...forse del tutto inutile cercare di far capire agli italiani… ormai soggiogati dal mito e dall’idolatria per certe figure politiche.. che non è  tanto l’aspetto al quale bisogna affidarsi, ma i contenuti dei programmi che essi dovrebbero trasmettere, sono le idee portate con rispetto e quella necessaria modestia. 
Domenico Cacopardo ci fa un quadro completo della situazione…anzi sull’andazzo attuale che fa male a tutti…tranne, come giustamente sottolinea, a Grillo  e Casaleggio, i quali potrebbero anche essere degli specialisti di un certo sciacallaggio mediatico, ma tuttavia rappresentano la logica conseguenza di un sistema che si muove ancora chiuso nella visione di una vecchia forma mentis. Questo aspetto ancora molti cittadini del nostro incantato Paese non lo hanno colto.. continuando a preferire la inutile calcistica lotta delle figure. Chi ragiona per pancia…chi per incoscienza…chi per ignoranza…sta di fatto che sembriamo assomigliare sempre più alle pecore!
v.cacopardo

La nuova posta di Paolo Speciale

IL DECRETO DEL DISFARE di Paolo Speciale

E di colpo una mattina ci accorgemmo che il governo Letta, in ossequio ai tempi che viviamo, era precario.
Forse per la giovane età del Presidente del Consiglio, considerato sin dall'inizio la piccola creatura di papà Giorgio, che ha sinora resistito eroicamente ad ogni attacco strumentale su un protezionismo verso l'esecutivo francamente non più celato o celabile. O forse per le intemperanze di un altro giovane, che da Firenze scalpita per entrare a Palazzo Chigi. O forse ancora per il mancato “exploit” europeo che ha reso prioritaria l'azione di indirizzo politico-economico rivolta ai sultani.
Certo è che l'insediamento di un governo autorevole è stato sinora impedito dalla inadeguata modalità di esercizio della sovranità popolare e da un bipolarismo forzato quanto esterofobo.
Tale e quale è rimasto l'improprio ricorso alla decretazione d'urgenza, come tale e quale è rimasta la farraginosa e fatale procedura parlamentare. Procedura destinata a condizionare la già discutibile pratica bontà di provvedimenti dei quali si è preferito elaborare con attenzione la denominazione, piuttosto che l'efficacia reale su fenomeni finanziari che, in un assurdo contesto che ci vede passivi e preoccupati osservatori, tuttavia condizionano pesantemente la nostra vita ogni giorno.
Al decreto del fare si unisce in questi giorni un para-decreto del disfare, che prospetta scenari costituiti da sconvolgenti alleanze e ritorni di fiamma causa di un definitivo decadimento dottrinale -ideologico delle cosiddette forze centriste moderate, già ferite a morte dal professore della Bocconi e “finite”, con l'ultimo colpo alla tempia, da un ex presidente della Camera che, come già aveva previsto Massimo D'Alema qualche anno fa, oggi muore vittima della sua stessa strategia con il ritorno– da badante - alla casa in fiamme di papà Silvio.
Siamo ormai da un ventennio nel mondo l'icona più eloquente del nobile decaduto, con una classe politica che continua imperterrita ad attaccare demagogicamente e con grande astuzia l'influenza di un corporativismo (che in verità in gran parte tutela le specifiche professionalità) e dei gruppi di pressione, quando è essa medesima, anche se oggi forse non più in toto, tempio dal limite invalicabile ed asilo-protezione di irrinunciabili privilegi.
E tuttavia si vuole qui ribadire che l'esercizio della carica elettiva può essere considerato una professione, con i suoi costi retributivi congruamente definiti,contando su risorse reali e non presunte perché riferiti ad altri capitoli di bilancio.
Liberare i nostri rappresentanti dall'odioso giogo del parassitismo dissociante è una irrinunciabile priorità del fare, ed il diffuso desiderio - che oggi registriamo -di disfare è puro impulso da tenere a bada.
Perché questo esecutivo, per la sua atipicità ed in perfetta corrispondenza con le condizioni che ne hanno determinato la nascita e legittimato l'azione, è l'unico, inattesa della nuova legge elettorale, che può e deve preparare la strada ad una nuova guida del Paese che goda di un consenso popolare opportunamente espresso.
Non abbia premura dunque il signor Renzi, se veramente vuole far ritrovare la propria identità ad una Italia duramente provata, e non ascolti pertanto ogni umana e comprensibile ambizione arrivistica.


8 feb 2014

Una risposta alla nuova nota di Domenico Cacopardo

È doloroso constatarlo
 di domenico Cacopardo
È doloroso constatarlo, ma il governo Letta è completamente fuori strada.
La Fiat se ne va. La Frau diventa americana. L’Elettrolux o va o riduce le retribuzioni del 50%. L’Italsider di Taranto boccheggia tra un sequestro, un mandato di cattura e l’impossibilità di garantire la retribuzione alle migliaia di dipendenti. Intere strade commerciali sono desertificate e il numero dei poveri veri è cresciuto in modo esponenziale.
Enrico Letta si reca nella penisola arabica a trattare improbabili affari a parte la svendita di Alitalia e l’affossamento di Milano Malpensa.
La Telecom, privata della partecipazione argentina, sta per privarsi di quella ricca brasiliana mentre gli spagnoli ne prenderanno a breve il controllo.
Insomma, il crollo è già avvenuto e quelle che stanno cadendo sono le macerie dei cornicioni rimasti in piedi per caso.
Mentre tutto questo accade e molti media speculano cinicamente (è tempo di sciacalli) sulle disgrazie, aggravandole per accrescere lo share, Enrico Letta, un Facta redivivo, si dedica alle relazioni internazionali. Come Maria Antonietta si occupa di brioches mentre la gente non ha il pane.
Certo non è tutta colpa sua. Il più indiziato è il ministro dell’economia Saccomanni che, alla propria insufficienza, aggiunge la totale incapacità di comunicare, di rendersi conto dell’esigenza degli italiani di capire quello che sta accadendo. Farfugliando parole incomprensibili, a Roma o Bruxelles, a questa o quella riunione provoca pasticci incredibili, dal taglio degli stipendi agli insegnanti a questo misterioso riconoscimento di valore della Banca d’Italia ch’era suo dovere –e di Ignazio Visco- spiegare con parole semplici e chiare.
L’altro buco nero è la giustizia. L’ennesimo svuota carceri, prima che un errore, è una sciocchezza, visto che il problema è tutto nella lentezza dei giudici penali, nell’inefficienza del sistema, nell’eccesso di carcerazioni preventive. E fa specie, soprattutto dopo le telefonatine tra il ministro e i Ligresti, sapere che Telecom si è aggiudicata, dopo un procedura non pubblica, l’appalto dei braccialetti da applicare ai detenuti in libertà vigilata. Fa specie, perché il figlio del ministro in parola da un anno circa è uno dei top manager della Telecom medesima e i sospetti di conflitto di interessi hanno investito i palazzi romani e le redazioni dei giornali.
Non siamo in condizione di giudicare Zanonato e Giovannini, un politico e un tecnico che non riescono a comunicare nulla: dovrebbero raccontare il percorso che stiamo faticosamente affrontando per uscire dalla crisi e non sanno cosa dire, da che parte cominciare.
Il ministro degli esteri è latitante: non si vede e non si sente. Certo, è noto a tutti, le scelte del personale di governo sono state compiute dal Quirinale per l’interpretazione soccorrevole del proprio ruolo del softleninista Giorgio Napolitano.
Non si tratta di attentato alla Costituzione, ma di un protettorato steso sin dall’infelice scelta di Mario Monti e della sua compagnia di professori. Un protettorato così avvolgente può soffocare la Repubblica.
Tutto questo è brodo di coltura per Grillo, Casaleggio e le loro truppe parlamentari e non. Anche perché essi intendono aggravare la situazione sino al crollo della democrazia. Ma offrono agli italiani una via d’uscita peggiore del male che combattono.
Qualcuno, al Quirinale, a palazzo Chigi, in via delle Fratte (Pd) e nelle sedi dei partiti che, comunque, hanno ottenuto il sostegno popolare, deve farsi carico del problema dei problemi: il cambio di passo non può essere compiuto con questa gente. Il rinnovamento deve investire il governo. E Matteo Renzi non può continuare a nascondersi dietro il siparietto delle legge elettorale e delle riforme istituzionali.
L’ha chiaramente annunciato anche Squinzi, il cauto presidente di Confindustria: ora basta.


Come non si può condividere questa analisi schietta e severa del cugino Cacopardo? Tra tutti i periodi bui degli ultimi anni, questo sembra essere il peggiore, malgrado le continue sicurezze espresse dal Premier Letta. La situazione sembra stagnare nel peggiore dei modi perché, oltre all’attesa di una contestata legge elettorale (messa su ad arte…come ultima strada.. da una politica che continua a simulare un cambiamento), si è anche sicuri che, col prossimo semestre europeo alle porte, sarà difficile poter sperare in qualche miglioramento. Abbiamo preso un abbrivo strano e sembriamo intrappolati in un percorso irrazionale come trasportati da un destino..sicuro frutto del passato di una politica non lungimirante.
Possiamo essere certi che il giovane Renzi, pur armato di voglia di fare, non si esporrà mai in questo frangente così delicato, come possiamo esser sicuri del cattivo servizio reso alla politica governativa di alcuni ministri a cui fa riferimento il consigliere Cacopardo. Mi domando, in proposito, cosa possiamo farcene dei tecnici se questi sono i risultati ai quali ci hanno condotto…
Se per quanto riguarda il futuro sembriamo doverci affidare al duo tanto plateale..quanto ambizioso e temerario Renzi-Berlusconi..quali unici ideatori delle regole della nostra prossima politica, nel frangente.. l’unica impercettibile speranza potremmo averla nell’ambito governativo con la sostituzione di alcuni ministri che non hanno  dimostrato alcuna capacità amministrativa in favore del Paese.
Se le prospettive restano alquanto comiche per quanto riguarda il futuro delle riforme…triste e penoso rimane il quadro di un premier incapace di impegnarsi con forza sull'indispensabile ricambio delle  figure del proprio governo.
v.cacopardo

  

Nuovo commento del consigliere Cacopardo

Maramaldo e il dovere morale di domenico Cacopardo

Pietro Grasso è un gran furbone, come dimostra tutta la sua prestigiosa carriera: insomma sta stare a tavola utilizzando bene coltello e forchetta senza mai uscire dal seminato con un’alzata di testa, una bizza o una posizione radicale. Nella qualità di capo della Procura nazionale antimafia, è stato capace di elogiare Silvio Berlusconi e il suo governo per le leggi e l’azione contro la criminalità organizzata.
Se ha quindi deciso, in difformità al parere del suo consiglio di presidenza, di costituire il Senato parte civile nel processo nei confronti del medesimo leader della destra per corruzione di un senatore, avrà avuto le sue buone ragioni.
Esaminiamole.
Va ricordato che, sul piano umano, la decisione si iscrive nell’albo delle azioni alla Maramaldo (che uccise un uomo morto). Infatti, il percorso processuale è scritto e l’imputato non riuscirà, in presenza delle ammissioni-confessioni del senatore Di Gregorio, a uscirne indenne. L’influenza processuale dell’avvocato dello Stato (speriamo che questa non sia l’occasione per un remunerato incarico a qualche principe del foro) che rappresenterà il Senato sarà pressoché uguale a zero.
Va poi detto che non si tratta di un atto dovuto, come sostenuto da diversi parlamentari, a cominciare dall’ignorante Laura Puppato. Si tratta di un atto libero, nel senso che il presidente del Senato poteva scegliere tra il costituirsi e il non farlo.
Correttamente, Grasso lo ha definito un dovere morale: una questione, quindi, che attiene all’etica personale di chi ha il potere di decidere.
In realtà, si è trattato di un atto politico, determinato da una serie di considerazioni d’opportunità. La prima riguarda la situazione parlamentare, in cui un gruppo nutrito di scalmanati mette ogni giorno a repentaglio il regolare andamento dell’istituzione. Il non costituirsi parte civile, avrebbe rischiato di far mettere a ferro e fuoco (un’espressione in fin dei conti non troppo traslata) l’aula e le commissioni. Non si tratta di coraggio (il tempo ci farà capire se Grasso ne è dotato), ma di opportunità: se si deve aprire un fronte di scontro,il processo Berlusconi era del tutto sbagliato. La seconda ragione va di sicuro trovata nella pancia del partito di maggioranza parlamentare (relativa). Come si evince dai commenti, gran parte dei senatori del Pd pretendeva una decisione del genere: alcuni disinteressati alle conseguenze sul patto Renzi-Berlusconi, altri decisamente consapevoli della possibilità di una ritorsione del cavaliere. In terzo luogo, nell’immaginario collettivo il non partecipare al processo, sarebbe stato considerato un ennesimo intollerabile atto di complicità tra esponenti della casta.
C’è un ultima maliziosa ragione da segnalare: è che, dopo avere onorato il suo dovere morale, Pietro Grasso ha migliorato il proprio posizionamento nella corsa alla posizione più ambita dello Stato: quel palazzo del Quirinale che un giorno si renderà libero.

Come sempre, in politica contano, per chi sa coglierle, le opportunità. E il nostro presidente del Senato non se l’è lasciata scappare.

6 feb 2014

Le insensate querele dei "nuovi arrivati"


di vincenzo cacopardo

Una maxiquerela contro la presidente della Camera Laura Boldrini presentata da vari parlamentari del Movimento pentastellato tra i firmatari Alessandro Di Battista, Paolo Bernini, Sebastiano Barbanti. La presidente della Camera avrebbe commesso l’errore di affermare in una trasmissione televisiva che tra i commentatori del blog di Beppe Grillo ci sarebbero anche “potenziali stupratori”.
Gli organizzatori della querela parlano di fatti gravi avvenuti durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’ del 2 febbraio 2014 in onda su Rai Tre, accusando pesantemente la Presidente Boldrini, asserendo al contrario, che il loro Movimento ripudia ogni forma di violenza…
Adesso “i nuovi arrivati” parlano in modo avverso di una vittoria col sorriso e di onestà con coloro che hanno a cuore le sorti della Nazione…Dopo la trovata infelice di Grillo su una ipotetica presenza della Boldrini nella propria automobile…adesso si opera in direzione di messaggi per evitare una violenza verbale che potrebbe ritornare scomoda.
L’astro nascente della politica del Movimento (che questo Paese ormai osanna irresistibilmente.. non riuscendo a leggere la politica in altro modo) sembrerebbe essere proprio Di Battista..quello del “che fai....mi tocchi?”…frase alquanto affettata e sintomatica tipica di chi cerca solo pretesti per litigare. Personaggio, forse, pulito nell’immagine, ma pieno di sé ed alquanto posato che, come tanti altri parla per slogan.. ostentando solo certezze .
Se i nuovi "parvenù" della politica ritengono di non essere offensivi né propensi ad una violenza..si dimenticano di sottolineare che questo loro modo di procedere apre indirettamente un varco verso chi, fuori, di aggressività sembra averne tanta da esprimere. Certe frasi proposte al pubblico da chi ha i mezzi per poterle diffondere, possono generare maggiore violenza soprattutto se inserite in un contesto sociale come quello di oggi in cui tanti cittadini soffrono e vedono la politica solo in termini ostili.

Se Grillo e Casaleggio non hanno la sensibilità di capire che..pur dovendo attaccare meritatamente un certo sistema politico, non possono agire in questo modo aggressivo contro un Presidente della Camera…  possiamo solo sperare riescano a capirlo i loro nuovi profeti ...i giovani Di Battista o Di Maio.. che di strada ne dovranno fare tanta verso l’umiltà ed il rispetto che si deve alle istituzioni buone o cattive che siano!  
Un sistema si cambia all’interno ma con la forza del dialogo e delle idee..ma se le idee sono solo quelle che guardano ad una rottura..mentre l’arroganza e la presunzione si impadroniscono di costoro…la metamorfosi sarà una lontana apparenza o... fortemente traumatica.  

5 feb 2014

Il governo arranca ed il Paese sbanda

STATO CONFUSIONALE E LOGICHE CONFLITTUALI
di vincenzo cacopardo

Lo stato confusionale della politica del nostro Paese sembra aver raggiunto il massimo! Abbiamo un governo alla deriva che non riesce a poter amministrare con efficienza per via delle due contrapposte posizioni che hanno già visto uno strappo nella destra ed una presumibile futura rottura a sinistra.
Evidenziamo ancora una serie di deleterie anomalie insite nelle strutture istituzionali che vanno dai persistenti conflitti di interessi...alle incessanti prevaricazioni dei poteri dello Stato..per giungere alle sempre più violente manifestazioni in seno al Parlamento che manifestano la giustificata rabbia ( se pur non condivisibile nel metodo) di chi pretende procedure più giuste e democratiche. 
Figure politiche assai labili ed ipocrite come Casini che, pur avendo dichiarato per anni l’importanza di un terzo polo centrista, oggi, per evidenti ragioni di opportunità, si schierano da un lato, dimostrando uno sfacciato servilismo al sistema bipolare. Manifestiamo poca attenzione per una politica del lavoro e continuiamo a sottometterci alle logiche di una globalizzazione che ci soggioga al processo di una economia che non può aiutarci.. se priva di una indispensabile qualità.
Utile, chiaro e positivo.. il messaggio del nostro Capo dello Stato che, dinanzi all’assemblea Europea, ha messo sotto accusa le politiche di rigore dell'Unione per debellare la crisi economica, asserendo che la politica dell'austerità non può più reggere. Ma il problema che rimane è sempre quello di poter costruire positivamente una Comunità europea utile anche in un processo di integrazione della politica e del sociale. Insomma…per far sì che non sia solo una moneta unica, con le sue evidenti disuguaglianze, a guidare questo difficile processo di integrazione.  
Ma tornando al nostro Paese, il tanto discusso problema del conflitto di interessi non si è più affrontato come da tempo si sarebbe dovuto ed oggi ci troviamo di fronte a figure politiche che tengono la segreteria di un Partito come l’NCD e nel contempo un Ministero importante come quello degli interni..o un sindaco di Firenze che, in qualità di segretario del Partito più forte, impone la guida politica dell’intero Paese. Ma se continuiamo a tenere legata la politica governativa con il compito amministrativo delle istituzioni…possiamo mai pensare di risolvere un qualsiasi conflitto d’interessi?

Sembra ormai chiaro che il governo attuale prosegue il suo cammino pur consapevole delle difficoltà e delle continue trappole che gli vengono costruite attorno…e qualunque sia la scelta della figura che dovrà guidarci nel prossimo premierato (in considerazione che questo nostro Paese continua con ostinazione a guardare in prevalente direzione di un personaggio dominante)..molte anomalie saranno destinate a restare come fossero il simbolo di una Nazione che ha deciso di proseguire il suo percorso incollata ad un sistema vecchio ed antifunzionale…E non sarà certo una ulteriore e singolare legge elettorale che taglia di netto una enorme rappresentanza politica a condurci verso l’innovazione!

Cambiare le figure non ci aiuterà di sicuro ….cambiare le idee, la forma mentis ed il modus operandi, sicuramente si! In questa ottica….come si può non dare ragione a tutti coloro che non votano o che esprimono un consenso verso la rottura!

3 feb 2014

Un commento all'articolo del Consigliere Domennico Cacopardo

Un passaggio epocale tra strepiti squadristi 
di domenico cacopardo

Questa democrazia fatiscente, incapace di muoversi nell’interesse dell’Italia, di tutelarla a Bruxelles e nelle sedi internazionali, autolesionista, corrotta, che ha eletto un Parlamento di nominati dai capi partito, questa democrazia sull’orlo della disfatta a opera di un comico fallito e del suo piccolo personale dottor Goebbels, trova, mercé un giovane outsider fiorentino e un vecchio politicante pluriprocessato e condannato, la forza d’un’intesa destra-sinistra e si rimettere in moto avviandosi sulla strada delle riforme e delle rigenerazione.
Non c’è da stupirsi: è questa la democrazia, non l’ignobile mistificazione della rete, delle consultazioni tra pochi succubi affiliati.
Si è iniziato con l’approdo della riforma elettorale nell’aula della Camera e il superamento delle pregiudiziali di costituzionalità.
La maggioranza riformista ha tenuto ampiamente.
Lega, Fratelli d’Italia e M5S hanno abbandonato l’aula.
Si è visto così, plasticamente, quale sia lo schieramento avversario che teme un destino di inesistenza parlamentare o di insignificanza politica.
Questa riforma elettorale è la fine dei sogni di gloria di Grillo e di Casaleggio.I responsabili della disfatta sono loro stessi.
Poiché la politica è una scienza esatta, il duo Grillo&Casaleggio ha messo insieme, negli undici mesi trascorsi dalle elezioni, tutti gli errori possibili. Naturalmente non li ammetteranno mai, giacché è insito nella natura di tutti gli autocrati attribuire le proprie sciocchezze alle congiure degli altri.
Non è un caso, che ora, dopo l’ultima sconfitta siano esplosi tumulti alla Camera e al Senato, protagonisti i grillini. Non solo perché le probabilità che le nuove elezioni li vedano in modesta minoranza, quanto perché l’evoluzione della vicenda politica nazionale ha certificato la loro pochezza culturale, la loro disonestà mentale, la loro natura fascista. Non c’è dubbio che i veri eredi della Camicie nere, dopo quasi un secolo sono loro: i teppistelli del Movimento 5Stelle.
La violenza di cui si sono resi, più di recente, protagonisti in decine di episodi consumatisi in Parlamento mercoledì, giovedì e venerdì non doveva essere consentita: l’immatura signora Boldrini, presidente della Camera, si doveva rendere conto che è in gioco la democrazia e, invece di serrarsi tremebonda nei suoi sfarzosi uffici, doveva uscire nei corridoi nella Camera e, camminando a testa alta come può fare, mostrare il coraggio che sinora non ha avuto.
L’aggressione al mite Speranza, capogruppo del Pd, è la dimostrazione di come trovare un Matteotti da sacrificare al demone dello squadrismo neofascista sia facile e come nessuno abbia ancora pensato ad erigere una diga nei confronti nel piccolo Hitler genovese, che come il suo sanguinario predecessore, non è stato ancora preso sul serio.
La politica è un mestiere difficile. E quanto sia difficile è dimostrato dalla sequela di errori politici commessi dal padrone del marchio M5S (Grillo+2) e dai suoi seguaci scelti con una consultazione web dai numeri minuscoli: il primo è stato quello di non accettare l’offerta di collaborazione prospettatagli dall’incapace e autolesionista Bersani. L’altro errore basilare, è stato il mancato voto a Prodi nell’elezione del presidente della Repubblica. Per questi personaggini in cerca d’autore sarebbe stata un’altra storia.
In fondo, sono loro che hanno creato le condizioni per l’incontro tra Pd e Pdl, prima, e tra Berlusconi e Renzi,poi.
Tanto che si arrampicano su una serie di specchi scivolosi per mettere in piedi una ridicola richiesta di impeachment di Giorgio Napolitano, paragonato a Luigi XIV (re Sole), sul cui regno non sarebbe mai tramontato il sole secondo l’ignorante onorevole Paola Taverna (era dell’imperatore Carlo V d’Asburgo il regno su cui non tramontava il sole).
Insomma, sbarrare con decisione il passo al teppismo è un dovere repubblicano: il M5S è un reale concreto pericolo per la democrazia almeno quanto le Brigate Rosse. L’incontro tra destra e sinistra a questo deve servire: a realizzare le urgenti riforme che aspettiamo da tempo e, in questo modo, prosciugare il melmoso stagno in cui prosperano Grillo&Casaleggio.


Se pur d’accordo per varie ragioni col cugino Mimmo, non posso evitare di mettere in chiaro alcune mie considerazioni. Un’analisi critica che vorrebbe approfondire meglio alcune differenti valutazioni circa  il ruolo che oggi assume il Movimento 5Stelle e la singola figura teatrale.. a volte troppo spinta.. di Grillo.
Non v’è dubbio che le ultime azioni aggressive.. avvenute alla Camera, sicuramente pilotate dagli stessi Grillo e Casaleggio, hanno offerto una visione poco confortante di tutto il Movimento. L’ultima trovata del comico contro la Boldrini, appare troppo sfacciata e priva di ogni rispetto. E’ inoltre vero che questi personagginiin cerca d’autore (come giustamente li definisce il cugino) scelti con una consultazione web da numeri minuscoli, non possono offrire la necessaria cultura politica che si dovrebbe con maggiore umiltà e meno arroganza. Non per niente io li ho sempre definiti come i “Parvenù” della politica. La eccessiva celerità che li ha portati ad un simile traguardo...li conduce…in mancanza di una necessaria base didattica e di riguardo verso il prossimo …all’autoesaltazione.
Detto questo, però, credo che il volerli assimilare ai fascisti sia una esagerazione, proprio perché credo che gli stessi non siano nemmeno in grado di sostenere in profondità alcuna ideologia.
Senza nessuna intenzione di difendere un certo loro operato, non possiamo però non sottolineare l’aspetto politico che assume oggi un Movimento come questo che, nel bene o nel male, rappresenta un argine a protezione di una politica che si sta per chiudere in se stessa attraverso riforme poco chiare rispetto ad una libera politica di democrazia. Riforme che potrebbero anche suonare fin troppo assolute a beneficio di chi pensa di poter restare seduto in Parlamento alla faccia dei tanti cittadini che non si sentono per nulla rappresentati.
Pur comprendendola, non riesco a condividere la logica pragmatica di Domenico e quella dei tanti che, come lui, mirano ad una stabilità di governo ricercata dall’alto con evidente approssimazione.
Se sul metodo non si può mai essere d’accordo con questo Movimento, si dovrebbe essere sicuramente d’accordo sul freno che ha posto contro un certo strapotere che per anni ha incancrenito la politica e che ancora oggi tende ad operare il suo potere oscurando il lavoro dei più piccoli Partiti e dei tanti Movimenti che rappresentano una buona parte della voce del popolo.
Quello che rimane maledettamente difficile da riscontrare…è sempre..l’essenziale equilibrio di una politica che possa operare senza porre assolutismi o metodi arroganti, ma solo per rendere vantaggi ad un positivo funzionamento.
vincenzo cacopardo

    

2 feb 2014

“Amanda Knox e..quel ragionevole dubbio”

Due parole sul delitto che ha interessato la nostra nazione coinvolgendo una cittadina americana che ancora oggi si ritiene vittima di un sistema giudiziario viziato da procedure sconclusionate, lunghe e pericolose.  Ricordiamo che Meredith Kercher venne uccisa a Perugia la notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007. Sollecito e Knox vennero condannati in primo grado ed assolti in appello, provvedimento dopo il quale furono scarcerati. Per il delitto sta invece scontando una condanna definitiva a 16 anni l'ivoriano Rudy Guede. Una nuova sentenza la condanna adesso a 28 anni di reclusione.
La bella Amanda, ormai rientrata negli Stati Uniti ..dopo la precedente sentenza della Corte d’Appello che la assolveva, ha espresso chiaramente le sue intenzioni nel non voler tornare nel nostro Paese. Non entrando nel merito ed in attesa delle motivazioni, possiamo solo esprimere un breve parere sul pensiero americano circa il confronto col nostro sistema di giustizia.
Se può essere vero che nel nostro Paese si è spesso dato estremo potere ad una certa magistratura requirente e anche vero che altrettanto non può dirsi per ciò che riguarda i giudici ed collegi giudicanti che generalmente operano in direzione di complicate sentenze…Il vero problema della nostra giustizia rimane soprattutto sui lunghi tempi.. amplificati dalla miriade di artifici sulle procedure.
Ma andiamo al dubbio!..Sappiamo tutti come negli USA  ci si  interroghi di continuo sulla presunzione di colpevolezza o di innocenza. Il dubbio rimane il delicatissimo centro del lavoro dei giudici americani. Ma che cosa è esattamente il dubbio? Nella giustizia americana si prende in grande considerazione questa frase guida per ogni sentenza con cui il giudice, prima che la giuria si ritiri a giudicare, esorta i giurati a considerare bene. Nell'amministrazione solitamente garantista  americana, il ragionevole dubbio su una eventuale colpevolezza deve sempre giocare pro reo: Insomma.. meglio un assassino libero che un innocente in prigione.
Qualcuno afferma che… dato che il dubbio deve essere ragionevole, esiste uno strumento che permette di misurare fino a che punto qualcosa può definirsi ragionevole? Premesso che, per procedere alla condanna, anche il più piccolo dei dubbi deve essere superato…è giusto dire che non deve sopravvivere nemmeno un briciolo d’incertezza residua?Ma chi stabilisce quanto sia grande questa incertezza? In che misura la responsabilità deve distaccarsi al di sopra del dubbio? Una decisione oltre ogni ragionevole dubbio e', quindi, un giudizio che non lascia spazio, nemmeno microscopico, all’incertezza, perche' ogni passaggio della decisione trae supporto da processi logici rigorosi, guidati dalla piu' granitica ragione
Per il caso di Amanda knox e Raffaele Sollecito.. giudicati da una giustizia italiana ben diversa e meno costretta da un ragionevole dubbio, per un più limitato garantismo, bisogna forse tenere in maggior considerazione gli svantaggi costruiti dalla logica perversa della nostra giustizia fortemente condizionata dalle procedure e dagli stadi di giudizio che impongono passaggi obbligati più lunghi, ma ..che a volte ..potrebbero risultare più sicuri.
Al di là delle sentenze contraddittorie che continuano ad alternarsi per questo delicato caso, lo scatenarsi contro una giustizia lenta e complessa  come la nostra, è sicuramente legittimo, ma quando la mettiamo a confronto con quella americana, non possiamo nemmeno restare indifferenti rispetto ai tanti giudizi affrettati e condotti attraverso il garantismo del loro principio del ragionevole dubbio. Chiunque tra il garantismo verso una libertà ed un giustizialismo che condanna, sarebbe propenso a battersi per il primo, ma nel complesso ed atroce caso di  Meredith_Kercher‎, vi potrebbero essere ragionevoli dubbi di colpevolezza resi più evidenti da un comportamento quasi instabile e volubile della stessa Amanda Knox….Prima di andare oltre…nel ragionevole dubbio, aspetteremo le motivazioni della sentenza..
vincenzo cacopardo


L'ironica " verità" di Domenico Cacopardo

L’amara verità di domenico Cacopardo

L’azienda svedese Elettrolux è governata da dirigenti autolesionisti e, in definitiva, suicidi.
Le fabbriche italiane hanno ampi margini operativi, produttività coreana, qualità tedesca, sindacati collaborativi. Operano in un contesto in cui i servizi pubblici funzionano alla perfezione: quando i capi dell’Elettrolux, per esempio, atterranno a Milano Malpensa, percorrono un breve tragitto con le scale mobili e raggiungono la stazione sotterranea dell’alta velocità. Qui le Frecce Rosse delle Ferrovie dello Stato sono pronte a depositarli in pochi minuti nel centro di Milano o, in un paio d’ore, a Venezia e a Trieste.
I rapporti con le autorità pubbliche sono esemplari: ogni autorizzazione viene data verbalmente e confermata via mail in giornata.
L’energia ha un prezzo competitivo e nell’alto Adriatico i rigassificatori consentono di utilizzare carburanti puliti nelle centrali.
La fiscalità (un modesto prelievo dell’80% sui profitti) è ragionevole e il relativo contenzioso di facile trattazione.
La giustizia è tempestiva ed equa e le sentenze della Cassazione vengono rispettate in tutto il territorio, in modo che le aziende sappiano bene quali sono i limiti delle loro decisioni.
La sanità pubblica funziona, come funzionano poste e previdenza sociale. I costi sono minori della media europea.
La banda larga copre tutto il territorio italiano, così le informazioni sono scambiate in tempo reale.
La portualità e l’intermodalità assicurano rapidi trasporti dei prodotti in tutto il mondo.
Non si spiega quindi, perché l’Elettrolux intenda ridurre il costo del lavoro, minacciando il trasferimento delle produzioni in Polonia o in Ungheria, dove gli operai hanno bassa produttività, i sindacati spadroneggiano e le pubbliche amministrazioni dormono.
Non è così: l’Italia è rimasta indietro di trent’anni rispetto agli altri paesi che hanno realizzato celermente le infrastrutture più moderne.
Di questo ritardo dobbiamo ringraziare i governi, ma anche i parlamenti che, per esempio, nel 2000 (governo Amato, Bassanini deus ex machina), hanno modificato il titolo V della Costituzione impedendo l’agibilità di qualsiasi programma nazionale. Dobbiamo ringraziare il sindacato, soprattutto la CGIL, che ha impedito l’adozione delle riforme che avanzano in tutta Europa. E che ha solidarizzato con gli antagonisti che devastano il Paese lottando ‘contro’ (dalla Tav ai termovalorizzatori).
La Storia il conto lo presenta a tutti.
Quando la Serracchiani, Alicenel paese delle meraviglie, sostiene che la competitività non la si può ottenere solo abbassando i salari, ma facendo investimenti, qualcuno le spieghi che non si possono costringere le aziende a investire in un Paese in cui non credono. Per crederci dovrebbero constatare un impegno operoso per recuperare il tempo perduto, per colmare il gap: ma di esso non si vede traccia.

Ubi pecunia, ibi patria. È la regola. E non l’hanno inventata l’Elettrolux o Marchionne: l’hanno inventata l’economia e il mercato.

31 gen 2014

Legge elettorale..democrazia..e funzionamento..

ANALISI E METODO SU UN PRINCIPIO FONDAMENTALE DI DEMOCRAZIA
 di vincenzo cacopardo

(Questa analisi nasce dall'esigenza di mettere in risalto l'importanza di un percorso della politica senza il quale ogni altro principio non potra mai costruirsi correttamente..se non mortificando una vera democrazia. Gli scienziati della politica moderna, forti della loro visione iper pragmatica, potranno considerare teorici e idealistici i contenuti di questa ricerca, ma non riusciranno mai a dare vero corpo, forza e qualità a qualunque governabilità se non fornendogli quelle basi forti necessarie per il suo sostegno.)

L’argomento principe su cui si discute oggi in politica.. è quello della nuova proposta sulla legge elettorale e dei suoi aspetti in relazione al nostro sistema di democrazia. Dovremmo, quindi, chiederci perché.. questa nuova proposta... crea tanto disagio e non definisce esattamente un percorso funzionale.
Non ci si può esimere dal cominciare con una nota un pò accademica sulla parola “democrazia” che.. come tutti sappiamo.. è un termine che deriva dal greco e che in senso etimologico esprime il significato di “governo del popolo”. Essa rappresenta un principio di regolamentazione capace di dare al popolo la potestà effettiva di governare. Quindi… ogni legge elettorale.. non può che dipendere da questo suo fondamentale principio. Siamo anche consapevoli che nella democrazia diretta il potere è esercitato direttamente dal popolo mentre.. in quella indiretta.. il potere è esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).  Quella della nostra Nazione è un’espressione chiara di democrazia indiretta.. proprio per il fatto che non potrebbe esprimersi altrimenti in un Paese con decine di milioni di possibili partecipanti al voto di rappresentanza. 

Ma cosa vuol dire governo del popolo? Vuol dire potere di decidere tutti assieme in base a precisi criteri di maggioranza per tutto ciò che appartiene alla società in cui ci muoviamo. Non v’è dubbio, quindi, che la democrazia tende a dare forza ad una rappresentanza condotta dal basso per far sì che possa salire per dar sostegno ad un governo. Quindi il primo dato di fatto certo è che un consenso deve essere esercitato dal popolo per dare forza e sostanza ad un governo e non al contrario.. costringendo il popolo a doversi mortificare di fronte ad una qualunque progetto di governabilità imposto!

Dato per acquisito questo fatto, passiamo al metodo con il quale, attraverso la nuova proposta di legge elettorale,  si tende a costruire una governabilità limitandone la rappresentanza dal basso.. con l'uso improprio di soglie e premi di maggioranza.  Se è vero che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza e anche vero che tale maggioranza non può costringere un consenso attraverso formule improprie per la individuazione di una qualsiasi governabilità, poiché in tal modo si potrà aiutare solo in apparenza la Nazione ed il principio democratico sul quale essa si fonda. Il Paese potrà sottrarsi al rischio del momento, ma perdendo i suoi principi.. sarà destinato a rischi ben peggiori successivamente.

Ma passiamo adesso al punto delicato delle preferenze per le quali si può.. in via di principio.. essere d’accordo, ma che oggi… a differenza del passato e con l’incedere di una società che sembra aver perso ogni valore, non offrono più tanta sicurezza: Noi sappiamo che il sistema di votazione ed il voto stesso, come ogni cosa umana, può essere manipolato ed ogni uomo non potrà mai avere la completa conoscenza di un argomento tale da poter prendere una decisione con la giusta coscienza.  Ogni testa ha una sua visione della realtà e, purtroppo, non è sempre possibile avere la visione di tutti. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere approfondita su tutto. Ma in una società come quella attuale, l'uomo avendo mille impegni lavorativi e di responsabilità, è anche costretto a non potersi informare ed a dedicare poca attenzione alla politica. Questo fa si che molti cittadini si alienano totalmente o soggiacciono al voler di chi li condiziona e potrebbe manipolarli nella scelta delle figure da eleggere. Se poi pensiamo anche all'informazione, potremmo persino azzardare come questa venga condizionata da un certo potere.

Fatta questa premessa, possiamo affermare che attuare un sistema democratico efficiente che vede i Partiti responsabili di una politica e quindi di un progetto.. lasciando libero il voto del proprio rappresentante, resta  decisamente difficile. Le differenze sulle posizioni o la dilagante corruzione, fanno sì che la figura politica o il Partito stesso.. ne restino condizionati. Insomma …se anche la Corte costituzionale ci parla di preferenze e se.. le stesse.. devono camminare in relazione ad un percorso espresso attraverso il programma di un Partito, si potrebbero riscontrare certe incompatibilità. E’ difficile, in un ambito democratico, chiedere contemporaneamente una libertà di voto e pretendere di sposare un programma di massima… perché è logico che questo possa cambiare nel tempo della sua definizione: In questi ultimi anni si è  visto come, malgrado le preferenze, tanti parlamentari hanno abbandonato e persino tradito l’idea del proprio Partito…Come è certo che.. altri, pur non d’accordo sul programma, hanno finito col seguire lo stesso il Partito al puro scopo di un interesse personale.

A questo punto la domanda da porsi dovrebbe essere un’altra: E’ meglio andare per figure o per programmi? Io credo che se si riuscisse a responsabilizzare i Partiti attraverso una seria disciplina, si potrebbero anche lasciare le liste bloccate..corte o non corte che siano, mentre sarebbe più logico concentrarsi verso la natura di un programma...che è sicuramente più indispensabile... cercando di dettarlo attraverso contenuti chiari, seri e costruttivi.. molto più utili per il fine che deve avere una politica di funzionamento.

Ed ecco come potrebbe leggersi con maggior chiarezza l’importanza di lasciare libera al massimo l’azione politica di studio e di ricerca di un programma anche nel caso paradossale di avere 600 teste pensanti libere di esprimersi in seno al Parlamento. Una Camera politica dovrebbe solo occuparsi di politica programmatica senza sostenere alcuna governabilità, la quale potrebbe esprimersi in altro modo.. attraverso l’uso di votazioni separate. Avremmo, allora, una dinamica politica libera nel suo percorso di ideazione ed una azione governativa concreta nel suo ruolo ordinario, ma sempre sotto la guida legislativa di un programma in continuo crescendo e costruendo.. dettato da una Camera politica che favorisce innovazione politica: Una Camera potrebbe esprimere politica attraverso un processo di induzione... ed un’altra operando in modo deduttivo…ne controlla l'iter amministrativo, mettendola in atto e guidandola verso un governo che esegue.

Una visione teorica..sicuramente.. da non escludersi in toto e da studiare con attenzione.. poiché il problema odierno sembra essere quello di determinare una sicurezza attraverso un governo solido ..ma anche quello di una politica che non può prescindere da un’azione dinamica più libera nel suo percorso di creatività. Quindi.. può risultare utile e necessario operare per dividere i ruoli senza l’uso comune dei compromessi:- Cosa potrà importare di avere anche duecento o trecento Partiti liberi, quando le logiche cambierebbero totalmente?- Quando un ruolo governativo potrà essere espresso separatamente da quello della ricerca e della dialettica ideativa?- Quando un governo sarà espressione di pura ed efficiente amministrazione e.. la guida politica, libera nel suo percorso, non potrà compromettersi con esso, ma guidare il progetto votato insieme con i cittadini?..Tutto da studiare.. naturalmente..poichè le soluzioni sono complesse e devono potersi analizzare con l'attenzione dovuta... 

Con la divisione di questi due ruoli, divisione voluta e richiesta per logica dallo stesso fine funzionale di una politica che tende a distinguersi fra arte e scienza, idee e pragmatismo....qualunque legge elettorale potrebbe non andare incontro alle assurde contraddizioni odierne. Mentre la Camera politica seguendo il suo percorso potrebbe anche seguire le politiche territoriali regionali, la Camera amministrativa potrebbe controllare l'iter amministrativo delle città.

30 gen 2014

Renzi ..Berlusconi e l’ostinata ambizione di un nuovo bipolarismo



LA PROFONDA SINTONIA
di vincenzo cacopardo

Con  Matteo Renzi e Berlusconi, la politica non svolta né cambia..ma si chiude in se stessa.. nel peggiore dei modi! 
I due pseudo politici che tanto percepiscono il modo di arrivare alla conquista del potere ed assai meno comprendono la vera funzione di una politica costruita sulla democrazia, perseverano la loro marcia verso un ulteriore percorso bipolare..tanto rigido e costretto, quanto incerto e fragile.
L’avere portato avanti un simile sistema per lungo tempo… senza alcun metodo e per un restrittivo bisogno di operare una qualunque governabilità…la dice lunga sulla incapacità dei tanti che hanno voluto intraprendere questo percorso per il piacere di accomodarsi in una poltrona col beneficio di una lauta ricompensa. Ma operare ancora una volta attraverso questa strada farà sprofondare definitivamente ogni logico funzionamento di una politica in favore dei pochi e a danno dei cittadini.
Probabilmente Renzi  governerà.. perché questo oggi si vuole da chi opera dietro le quinte e anche.. da una  parte della popolazione che non intuisce i limiti di una tale forzata governabilità..ingannata dal decisionismo di queste figure. Ma i conti si dovranno fare ben presto e fra meno di due anni.. anche questo forzato sistema bipolare costruito ad arte attraverso uno strano sistema proporzionale, ricco di limiti e trasformato da un ricco premio di maggioranza, farà la sua fine obbligata.

Nonostante il passato disastroso, si costruisce oggi una maggioranza sostenuta ancora una volta costringendo la politica verso il traguardo di un duopolio. Renzi tende a lavorare per una vittoria certa alla Camera attraverso un ballottaggio. Un inedito ballottaggio di coalizioni che dovrebbe supporre una ricomposizione di una destra (Berlusconi-Alfano- Fratelli d’italia e destra) in opposizione.. ed un terzo incomodo rappresentato dal movimento di Grillo.. anch’esso in posizione opposta. Ma ci rendiamo conto quale altra forzatura quella di voler imporre ancora un composizione bipolare nell’ottica delle evidenti tre forze politiche esistenti?..Un Renzi..al quale sembrerà di vincere e.. per una chiara impossibilità di realizzare ciò si illude di fare.. in breve tempo consegnerà il premierato ad una destra!...e così..si ricomincia la vecchia ed infinita danza!

Per fare ciò Renzi deve sbarazzarsi  del Senato.  Cancellando di colpo il Senato con la scusa delle alte spese della politica, può essere più certo di una sua vittoria! Secondo l’idea del decisionista Renzi… la riforma del Senato, dovrà portare al superamento del bicameralismo perfetto.  Solo la Camera dei deputati potrà dare sostegno al governo ed il Senato della Repubblica vedrà l'eliminazione dell'elezione diretta dei suoi membri e di ogni forma di indennità. Una mossa che allo stesso Renzi potrà essere utile al di là di ogni possibile risparmio. Il Senato sarebbe stato uno scoglio difficilmente superabile anche per un leader forte e deciso come lui in questo momento. (ricordiamoci quella forza della Lega utile a Berlusconi nelle regioni del Nord).

Quello che realmente resta incomprensibile  è il fatto che la diminuzione delle spese della politica.. non dovrebbe partite con il taglio delle istituzioni, ma con quello delle remunerazioni di tutti i politici. Non con l’eliminazione affrettata di una Assemblea istituzionale di grande importanza, che in sè potrebbe svolgere un diverso lavoro, ma con il dimezzamento degli emolumenti dei componenti delle due Camere (commessi compresi) e di tutti i componenti dei consigli regionali
In ossequio al principio del bicameralismo perfetto il ruolo del Senato oggi è simile a quello della Camera. E’ un’Assemblea definita per Costituzione e vedremo presto quanto difficile sarà poterla cancellare di colpo.