14 feb 2014

Una piccola chiosa all'articolo del Consigliere Cacopardo

Una Ferrari o una 500 truccata
di domenico Cacopardo

Prima di quanto ci aspettassimo siamo arrivati al dunque: il previstoscontroLetta-Renzi si è consumato negli ultimi tre giorni, concludendosi con la più incredibile, paradossale direzione del Pd (vista anche l’allegria di molti oratori), epigono dei riti sacrificali della vecchia Democrazia Cristiana.
Il modo con il quale lo scout giovane sindaco di Firenze ha approcciato il potere ricorda due personaggi del passato: Amintore Fanfani che, negli anni ’50, conquistò il partito rimuovendo il gruppo dirigente della DC a partire da Alcide De Gasperi, e Napoleone Bonaparte, per la fiducia in se stesso e per la capacità di cambiare di continuo, sul campo di battaglia, le tattiche che conducono alla vittoria.
È da vedere se questa trionfale discesa a Roma (con l’annuncio di brevi permanenze settimanali e di una ricandidatura a sindaco della sua città) e il tambureggiante esordio sul proscenio nazionale siano ‘veragloria’ (come si chiese Manzoni sempre a proposito di Napoleone).
Insomma, capiremo presto se si tratta di una Ferrari o di una 500 smarmittata, di quelle che i meccanici di periferia sapevano truccare bene.
Certo, Enrico Letta ci ha messo molto del suo. L’abbiamo sostenuto per molti mesi, sino al grave errore consumato sul caso Cancellieri-Ligresti. Abbiamo apprezzato la gestione del caso Berlusconi, che ha permesso al governo di uscire senza danni evidenti dalla  suaestromissione dal Senato. Ma, non appena entrati nel processo di approvazione della legge di stabilità, i limiti strutturali del governo e la sua incapacità di guidarlo sono emersi in modo netto.
Un’antica consuetudine di lavoro comune, mi aveva portato a ritenere Letta ‘un politico puro’, votato cioè più ai disegni che all’amministrazione. Gran parte dei guai del governo Prodi (2006-2008) derivavano dal fatto che proprio Letta, sottosegretario alla presidenza, rinunciava a studiare a fondo i dossier, a cercare punti di convergenza e definire provvedimenti concordati, salvo qualche nodo politico da consiglio dei ministri.
È facile ricordare i problemi che incontrò il Prodi 2 proprio sul piano dell’azione di governo, sgangherata e contraddittoria. E i guai del governo Letta sembrano una fotocopia del passato prodiano.
Abile di fronte alla politica pura, Letta è caduto sull’azione di governo, anche perché i suoi ministri, primo fra tutti, Saccomanni, si sono dimostrati incapaci.
Matteo Renzi, puntando al 2018, ne prenderà il posto con la benedizione dell’Italia che conta. Non solo i militanti del Pd, carne da cannone per qualche festa dell’Unità e per le votazioni in quella Corrida che sono le primarie, non solo l’opinione pubblica più avvertita, ma la finanza, l’industria, le aziende pubbliche (Renzi ha dichiarato che non è il caso di privatizzare ulteriormente l’Eni), il sindacato stesso, forse quel che resta della chiesa italiana, penso agli eredi di Ruini. Sarà probabilmente sostenuto da Romano Prodi che con lui scorge il Quirinale.
Anche se alcuni dei nomi che circolano per incarichi ministeriali sembrano inadeguati, non c’è niente da gufare.
C’è da compiere un ennesimo atto di fiducia, ben sapendo che se la Ferrari si rivelerà una 500 l’Italia finirà nelle mani rapaci del duo Grillo&Casaleggio.


Sebbene azzeccata e divertente la metafora della Ferrari e della 500 di Domenico aiuta ad una riflessione profonda.. ma può prestarsi a diverse interpretazioni.

Non è certo per voler gufare, poiché mi rendo conto della gravità della situazione quasi al collasso. Ma se volessi far riferimento alla gradevole metafora esposta dal cugino Cacopardo, non potrei esimermi dal ricordare che non può solo essere una questione di un’auto più veloce e potente… in considerazione del fatto che il pericolo sta soprattutto nel percorso che rimane  non curato e pieno di pericoli ..la trazzera sfossata di una vecchia Repubblica.. piena di buche che nessuno prima si è mai occupato di aggiustare ed asfaltare. La vecchia strada di un sistema dove forse un’auto meno potente, più piccola, non truccata e nemmeno rumorosa, potrebbe muoversi con più cautela avendo più facilità nel suo percorso. La cautela come anche l’umiltà non mi sembrano proprio le abituali caratteristiche di Matteo Renzi!

Una nota al nuovo commento di Domenico Cacopardo

Il dado è tratto 
di domenico Cacopardo
Con una inattesa accelerazione, Renzi sfiducia Letta e propone un suo governo  che duri da qui al 2018. Quindi, di legislatura.
L’elemento di fondo che, probabilmente, ha spinto in questa direzione è il crescente divorzio tra la compagine di Letta e l’Italia. E l’insensibilità verso le questioni vere e sostanziali che si agitano da Trapani ad Aosta.
Certo, nel momento dell’addio, parce sepulto.
Ma nessuno, soprattutto Renzi, deve dimenticare i buchi neri di questi mesi, il percorso tormentato e ridicolo della legge di stabilità, la disattenzione verso i fondamentali della società e dell’economia, e la pervicace difesa di un sistema complessivo di privilegi e rendite di posizione.
L’Italia ha pochi spazi: temporali e politici. Debbono essere usati per le trasformazioni che servono, prima che l’Europa intervenga, ci metta sotto tutela e ci porti lei sulla via del risanamento.
Il capo del Pd deve porsi il problema dei rapporti con l’Europa e con la BCE. Non c’è, infatti, una ragione giuridica perché l’Italia pesi a Bruxelles e a Francoforte meno di quanto pesa la Germania. Ci sono ragioni politiche, certo, la più importante delle quali è un atteggiamento tremebondo e prono o, peggio (Monti), proconsolare.
Se pretenderemo un riequilibrio dell’Europa a favore dei paesi del suo Sud e opereremo in questa direzione nell’ormai prossimo semestre di presidenza dell’UE, ponendo il veto su tutto ciò che ci può direttamente o indirettamente danneggiare, i nostri partner impareranno a negoziare anche con noi e non ripeteranno gli umilianti diktat del passato.
Questo cambio di passo è il presupposto necessario perché l’azione politica interna si dispieghi su tutti i versanti che ci servono, a partire dal taglio delle voragini di spesa che risiedono nelle Regioni.
E ci vuole una vera spending review che sia un’operazione politica, scelta tra priorità e risorse, intervenendo sulla grande malata nazionale: la pubblica amministrazione. La rimozione di potenti e potentati che ostacolano qualsiasi azione di governo, di qualsiasi colore politico, per difendere i fiorenti orti degli interessi privati, non è più rinviabile. E finché quegli stessi potenti si impadroniscono dei ministeri, non può esserci nessuna modernizzazione.
Ci voleva molto coraggio per sfiduciare il governo e per proporsi di succedere a Enrico Letta.
Matteo Renzi l’ha avuto. Ora, in coerenza con esso, deve intraprendere un’azione di trasformazione profonda del meccanismo parlamentare e di direzione dell’Italia. Siamo giunti talmente in fondo che non si può non migliorare.
Ha la fortuna di trovare un Parlamento senza leader: Berlusconi ineleggibile e con crescenti questioni giudiziarie. Grillo senza prospettive (soprattutto se le elezioni avverranno nel 2018). Alfano costretto ad afferrare l’occasione per vivere e sopravvivere.
L’alternativa è il fallimento, non il vivacchiare.
Non resta che aspettare pochi giorni per capire se il giovane fiorentino ha il passo giusto.


Si!..di certo dovremo aspettare, ma pur restando fiduciosi, sembra davvero difficile poter sperare in un cambio di marcia.. poiché le stesse regole non sono ancora state cambiate. Per conquistarsi la necessaria maggioranza Renzi potrebbe dover far uso di baratti poco edificanti anche in seno al suo stesso Partito. In questo, credo, si evidenzierà una certa sua spregiudicatezza...
Successivamente, muovendosi su un terreno  difficile per mettere in atto riforme più o meno valide, non potrà sottovalutare un semestre europeo quasi alle porte. Inoltre credo che alcuni poteri forti soffino sulla vela  del suo successo e spingano attraverso i Media con una propaganda in suo favore che supera ogni sostanza. Temo che saranno queste forze a condizionarlo…sono le stesse che lo hanno spinto al premierato giocando sul suo decisionismo e sull’ambizione. Vedremo!… ma non posso essere fiducioso né nel merito ..nè nel metodo con cui ha continuato a muoversi questo nuovo profeta della politica italiana.
v.cacopardo

13 feb 2014

Vince l'ambizione del risoluto Renzi..!

L’ambizione vince!..
di vincenzo cacopardo

Renzi dà il ben servito a Letta..ed apre uno scontro all’interno del suo Partito. La sua determinazione trionfa spingendosi verso un deciso cambiamento e proponendosi come premier di un governo di legislatura per affrontare le riforme.
Mette da parte il lavoro reso da Enrico Letta e ringrazia il Capo dello Stato… fa tutto in modo soft ed affettato..ringraziandoli per l’impegno da loro reso, ma rimane fermo sul bisogno di operare le scelte immediate per quella metamorfosi che il Paese chiede da tempo e che non può che nascere attraverso un suo diretto impegno di primaria responsabilità.
Non mancano le risposte in seno al suo Partito come quelle di Cuperlo che rimarcando l’importanza di una cambiamento richiama l’attenzione sul merito. Un merito che, pur mirando alla indicazione di un programma, potrebbe anche sottintendere alle scelte delle nuove figure da insediare in alcuni posti chiave… non ultima una futura presidenza della Repubblica con un possibile candidato di riferimento a lui caro (Massimo D’Alema).
La forza del suo governo Renzi potrebbe immaginarla con il coinvolgimento di SEL e l’area Montiana.. e se come qualcuno bisbiglia.. per quanto riguarda il Senato potrebbe far forza su una strategica alleanza con la Lega, mettendo in gioco le nuove elezioni del Piemonte, ..di sicuro potrà costruire successivi baratti con il suo compagno di riforme..il risorto Cavaliere.
Comunque si legga questo quadro, mancando quelle utili riforme, non potrà di certo dare sfogo ad un cambiamento, ma ad un ulteriore pasticcio! Qualunque determinazione e decisionismo dovrà fare i conti con la mancanza delle regole che solo le riforme potranno apportare. 
Appare dunque difficile poter assistere ad una metamorfosi della politica in positivo e non basterà di certo la presenza di figure giovanili, a farci intravvedere un’innovazione.

Come l’ultimo dei profeti della politica..Renzi adesso si è affidato ad un messaggio che non lascia alternative ad un Paese messo di fronte ad un bivio che quasi lo costringerebbe a prendere una strada di impegno e sacrificio..vedremo i prossimi risvolti, ma di sicuro sarà interessante vederlo impegnato in un difficile dialogo per il prossimo semestre europeo.      

nuovo commento di Domenico Cacopardo

Il destino si compia 
di domenico Cacopardo
«Il destino si compia!» Così Shakespeare se scrivesse dell’Italia dei nostri giorni e dei personaggi che li animano, più o meno inidonei per le responsabilità che il Fato ha assegnato loro.
Oggi, la direzione del Pd deciderà le modalità della successione Letta-Renzi. Il giovane fiorentino –nell’avvicinamento al potere una via di mezzo tra Napoleone Bonaparte e Amintore Fanfani- può avere deciso che non vale più la pena di aspettare. In questo caso, dopo avere ordinato a Letta di dimettersi, costituirà un governo con una maggioranza precostituita (Pd, NCD, pezzi di Sel e pezzi dell’exScelta civica)che curerà l’approvazione della legge elettorale (a questo punto con o senza Berlusconi) e definirà un piano di sviluppo. E, non appena approvata la legge elettorale, chiederà a Napolitano di sciogliere il Parlamento e indirà nuove elezioni.Sarà la vera svolta che, comprenderà probabilmente le dimissioni di Napolitano (il soft-leninista Protettore della Repubblica) e l’elezione al Quirinale di Prodi, fremente nell’attesa del ruolo tanto desiderato, mediante il quale potrà sfogare i rancori che si porta dietro e consumare le sue vendette.
Rimangono, però, domande senza risposta. Se non ci farà luce, l’Italia rimarrà imprigionata in una cappa di mezze verità, di melmose ammissioni, di conclamate complicità.
La prima riguarda i passi di Napolitano tra il giugno e il novembre 2011. Che ci fosse un governo Berlusconi, sgradito a cancellerie e sistema finanziario, non giustifica consultazioni preventive. Sembra incredibile l’ignoranza istituzionale di Mario Monti che, officiato per una successione, si sente in dovere di consultare lo svizzeroresidente Carlo De Benedetti e Romano Prodi. Solo loro? Non Passera, per esempio, che manda al Quirinale un suo progetto di politica economica?
Il presidente della Repubblica italiana non è l’allenatore di una squadra di calcio che tiene caldi i panchinari. E il richiamo del medesimo Napolitano alla riservatezza (una tirata d’orecchie a Monti) serve a far capire quanto le mosse del futuro premier furono incaute, visto che la notizia che vanitosamente diffondeva (d’essere stato consultato dal capo dello Stato per succedere a Berlusconi) avrebbe consentito aggiotaggio e/o insider trading a qualche furbo interlocutore.
Fra l’altro, in un paese normale, il governatore della banca centrale che avesse osato firmare un ultimatum al governo, sarebbe stato subito rimosso. Ma il presidente era Berlusconi. Draghi il governatore.
E poi urge un’altra domanda: chi ha scelto Saccomanni, la Cancellieri, Zanonato, Patroni Griffi? Di chi è la responsabilità sostanziale?Di Napolitano, come si dice a Roma, riguardo ai primi due?
L’elenco dei quesiti potrebbe riempire varie pagine del giornale. Non quesiti remoti, ma quesiti recenti che servono a chiarire meglio il tracciato di questo delicato tornante della Storia patria, in fondo al quale si vede un temibile varco (Renzi o Letta non importa): il commissariamento e la nomina di una inflessibile troikaeuropea a noi dedicata.
Questa volta le riforme si farebbero sul serio.


le lotte interne di un Partito ormai in crisi

di vincenzo cacopardo

Mentre la Confindustria si astiene da qualunque giudizio su una possibile staffetta di governo asserendo che non è compito loro inserirsi in decisioni che spettano prevalentemente alla politica, ben presto saranno trasmessi in diretta sul sito del PD  i lavori del Partito.  Difficile non prevedere strappi in proposito!
Si ha una quasi certezza che Enrico Letta non acconsentirà ad una eventuale staffetta e di contro presenterà un nuovo programma di governo estremamente impegnativo affermando che sarà lo stesso Parlamento a pronunciarsi e decidere su di esso. Lo fa in contemporanea con una richiesta rivolta al segretario del PD di far sapere allo stesso Partito cosa effettivamente vuole. Si spera di non rendere più violento un dialogo che obbiettivamente sembra ormai destinato a lacerare l’armonia di un Partito già da tempo traballante.
Tutti al Nazareno aspettano l’esito di questo scambio di opinioni che tiene in sospeso il prossimo futuro politico del Paese. La sfida Renzi –Letta era già da tempo nell’aria..in questo ultimo periodo il sindaco di Firenze ha tirato fuori discorsi poco chiari nei confronti del governo e lo ha fatto in modo simulato.. lanciando pietre e nascondendo poi la mano..dando un colpo al cerchio e due alla botte, al fine di non spingersi oltre..ma nel contempo demolendo lentamente un’attività governativa che, in realtà, non ha dimostrato alcuna vera forza innovatrice. Possiamo capire la difficile posizione di un premier inserito in un’attività governativa perennemente colpita dagli scandali relativi ai propri ministri, ma sta di fatto.. che questo governo, fin oggi, non ha dimostrato di saper condurre un programma secondo le logiche che il Paese si aspettava.
Vi è poi una considerazione che potrebbe anche non essere sottovalutata e cioè.. che tutto ciò che sta accadendo in casa del Partito di maggioranza, possa essere frutto di una strategia operata di buon accordo tra Letta e lo stesso Renzi al fine di continuare a far apparire il giovane Matteo un vero picconatore in favore del cambiamento che, pur lottando in seno al suo Partito, non rimane pronto a scendere in campo se non dopo le riforme..mentre la figura più diplomatica di Letta gli va preparando il campo.. dandogli quel tempo necessario e prendendosi in carico le difficili incombenze del momento.. compresa quella assai rognosa del semestre europeo.


Mentre gli altri due capi corrente Gianni Cuperlo e Pippo Civati non fanno che esprimere grande preoccupazione per la piega che ha assunto il confronto in seno al loro Partito, non rimane che aspettare il risultato dell’imminente dibattito per trovare risposte più sicure sui grandi dubbi e le incertezze che si accavallano.

11 feb 2014

la ridicola tesi complottista di Friedman

di vincenzo cacopardo

Più che una tesi complottista, il colpo giornalistico di Alain Friedman, somiglia  ad uno dei tanti pettegolezzi da cortile per colpire ad ogni costo il presidente Napolitano..producendo così gran chiasso per rendere pubblicità al suo libro.
La stampa estera..compreso tanti dei loro giornalisti.. trovano ancora pane per i loro denti, approfittando della lunga crisi che attanaglia il nostro Paese, ma in questo loro gioco ..dimenticano il pericolo che possono rendere simili indiscrezioni che aprono la stura ad ulteriori maldicenze di cui oggi se ne dovrebbe fare a meno, gettando ombre inutili sul nostro capo dello Stato..
Questo stupido.. quanto dannoso scoop, sembra dimenticare quali compiti delicati ed importanti assume il nostro Capo dello Stato nei momenti difficili in cui ogni governo diventando debole..lascia intravvedere pericoli sulla stabilità economica del Paese. Alain Friedman non può sottacere che il nostro Presidente, in quel periodo.. dovesse opportunamente prestare attenzione ad una crisi istituzionale in corso, né può tralasciare il fatto che nelle facoltà di Napolitano vi possano essere consultazioni anche informali che… a differenza di quelle formali..servono a prevenire.
Come dovremmo valutare allora..il recente incontro di ieri al Quirinale con Matteo Renzi?..una nuova circostanza per il prossimo colpo di Stato?
Il carattere capzioso della tesi complottista di Friedman che appare alquanto approssimativa, non pare tener conto del fatto che.. se gli stessi berlusconiani avessero avuto dubbi di un atto illecito contro la Costituzione da parte di Napolitano, si sarebbero astenuti successivamente dal votare in favore di una sua rinomina.
Si può mai sollevare un simile ed inutile polverone? Che possa pensare ad un complotto una Santanchè, totalmente sottomessa al pensiero supremo del suo capo Berlusconi..potrebbe starci, ma fa specie constatare che vi possa essere qualche politico più arguto e preparato, disposto ad accodarsi ad una simile idea.
Resto più che certo che Napolitano si sia mosso in difesa degli interessi Paese e fa male constare come una certa politica possa ripagare il suo  impegno (giusto o sbagliato che sia..ma non certamente avverso ai fondamentali principi della Costituzione) con continue maldicenze. …Fa anche ridere lo scatenarsi di certi paragoni con Pertini, il cui mandato non può… per l’evidente differenza di un contesto storico politico…essere messo in paragone con quello dell’attuale Capo dello Stato.

Per una certa stampa tutto assume contorni ampliati, tutto è discutibile, il dubbio deve diffondersi..più ombre si gettano più si colpisce l’attenzione del lettore…l’importante è sottolineare con enfasi che Matteo Renzi è arrivato al Quirinale a bordo della sua SMART 

10 feb 2014

Renzi.. simula e dissimula



RENZI..IL DECISIONISTA.. ESITA
di vincenzo cacopardo
Il caos regna sovrano negli ambienti istituzionali: Montecitorio assediata dai forconi, un Presidente della Repubblica che si vuole a tutti i costi sotto impeachment, nessuna riforma sul lavoro, una legge elettorale molto dubbia da definire e votare, grillini all’assalto nell'aula del Parlamento, e soprattutto poche idee chiare per un cambiamento ancora lontano da venire.
Sembra l’inesorabile, seppur atteso, percorso di una politica alla deriva che potrà portarci ad un Letta bis o ad un nuovo governo condotto da Renzi che in tal caso dovrebbe smettere di vestire i panni di un rottamatore per indossare gli abiti più impegnativi di un riparatore..Una terza strada potrebbe portarci alle elezioni anticipate.
Se penso di conoscere le strategie del giovane Renzi..(e preferirei essere smentito), posso esser certo che, nella sua comune capacità di confondere le acque e non assumersi le dovute responsabilità, eviterà in tutti i modi di esporsi in prima persona in ruoli governativi. Questo non, come oggi lui fa credere, per dimostrare di non avere ambizioni in proposito, ma perché.. il compito sarebbe per lui fin troppo gravoso e persino un azzardo, rischiando di bruciarsi nel breve tempo. Diversamente …con la nuova legge elettorale voluta da lui stesso..(dal sottoscritto definita un’autentica porcata per mortificare definitivamente la democrazia) e l’eliminazione di uno scomodo Senato, potrebbe godere di una protezione durevole e sicura. Persino nel caso di una vittoria del centrodestra si assicurerebbe una poltrona di capo dell’opposizione più solida.
Aspetteremo ancora per poco i risvolti di queste difficili giornate che decideranno il percorso del prossimo futuro di una politica ormai tendente a restringersi ed a chiudere ogni spazio ad un vero pensiero democratico per un unico scopo di governabilità. Questo sventurato Paese in cui una grande parte ragiona di pancia costruendo miti e figure da idolatrare, rimane pressocchè ignorante e facilmente abbindolabile rispetto ad una politica che dovrebbe guardare verso l’innovazione, rifiutando di guardare in direzione di un fondamentale funzionamento delle regole.

I cittadini chiedono  lavoro..aderendo ad un sistema che continua a prendersi gioco di loro. Critica una certa politica, che poi segue in gregge attraverso teatrali talks. Disprezza i politici..ma non percepisce la rilevanza che la politica racchiude in sé. Vota le figure.. dimenticandosi dell’importanza essenziale dei programmi.  Questo è un Paese che ha perso il senso dei veri valori e che si è fatto plasmare dalla logica superficiale dello spettacolo. Cosa pensa di ottenere in positivo?.. Un cambiamento da un "rottamatore" col suo sorriso sempre in bocca?..vedremo! 

la reazione di Letta ed il possibile rimpasto

LE CONTINUE TRAPPOLE DEL COMPAGNO MATTEO
E mentre Angelino Alfano si espone con lodi nel lavoro svolto dal governo Letta, affermando di non accettare le parole contrarie di Renzi, la situazione politica diventa sempre più complessa. E’ un quadro in cui sembra veramente difficile capirne certi risvolti! Il partito di Alfano è di sicuro quello che necessita maggiormente di risposte.. visto il ruolo di appoggio che assume in seno alla maggioranza e che dipende dalle prossime decisioni del PD. ..Ecco la ragione per la quale, il segretario (ministro degli interni) chiede a Renzi di scoprire le sue carte e di non nascondersi di continuo, facendo forza sul Paese che necessita di risposte urgenti su lavoro  e tasse.
In realtà sembra che l’attuale braccio di ferro tra Letta e Renzi stia mettendo un po’ di panico agli alleati di governo. Le decisioni da prendere in questi giorni saranno di grande interesse per la durata di questa scomoda e difficile legislatura. La risposta negativa di Renzi su un suo possibile ruolo a capo di un nuovo governo era scontata ed era logico che l’attuale sindaco di Firenze non si sarebbe mai esposto in un ruolo da premier se non dopo le prossime elezioni. Ambizioso si...ma non fesso!.. Il compito del prossimo semestre europeo potrebbe seriamente coinvolgerlo in un impegno pesante che non gli gioverebbe. Il giovane politico intende iniziare dal nuovo… e per lui il nuovo sembra essere quello step della definizione della legge elettorale. Vuole coprirsi e corazzarsi in modo da potersi sedere più comodamente nella poltrona da premier. Ma, in questa sua strategia.. a suo sfavore gioca il tempo che, come tutti sappiamo, ha la sua importanza.
Malgrado le buone intenzioni del Presidente Letta, il tira e molla di Renzi, pare costringerlo  a prendere decisioni più nette e precise. Negli ultimi tempi…il giochino del giovane rottamatore sembra essere stato quello della strategia del continuo logoramento dell’attuale governo.. tenendosi pronto al grande salto, ma forse non si sarebbe aspettato il gesto di reazione di Enrico Letta, il quale non perdendo più tempo, adesso intende lavorare su una nuova Agenda di programma, pronto ad incontrare il capo dello Stato.
Letta sembra intenzionato su una nuova strada dicendosi convinto che la concretezza sia un fattore determinante, mentre il nuovo profeta di una politica che persevera in quella delle vecchie strategie, rimane ancora spettatore rintanato, ma forse ancora pronto a costruire ulteriori trappole nel difficile percorso del suo compagno di Partito.  E’ chiaro che adesso, oltre alla consistenza del nuovo programma, vi sarà un problema di rimpasto ed in questo non potrà mancare l’attenzione del Colle. 
Ed il Paese arranca...
vincenzo cacopardo






9 feb 2014

Una breve chiosa alla nuova analisi di Domenico Cacopardo

Il viaggiator cortese 
di domenico Cacopardo
Sopraffatto dall’immobilismo, dagli errori propri e dei propri ministri, dalle costanti manchevolezze dell’azione di governo, Enrico Letta si dà ai grandi viaggi.
Garbato com’è, inglese fluente, buoni studi, riesce a conquistare le simpatie apparenti dei colleghi, soprattutto europei.
La ragione è evidente: un’idea per il dopo le elezioni europee. La presidenza dell’Unione, ch’è ora di Barroso e che fu, per un mandato giudicato –dai non italiani- del tutto insufficiente, di Romano Prodi.
Del resto, non si può negare che l’abito da presidente confezionatogli dall’anziano sarto del Quirinale gli vada stretto e che si sia trasformato nel letto di Procuste, dalle mille torture (Procuste è il mitologico bandito che straziava le vittime in un’incudine a forma di letto).
Da un lato Napolitano, il protettore del reame, che mentre promuove il licenziamento della Idem e della De Girolamo, si oppone a quello della Cancellieri (ora alle prese, oltre che con la sciocchezza dello svuotacarceri, anche con la delicata questione del conflitto di interessi per l’appalto dei braccialetti elettronici alla Telecom di cui il figlio Pelusoè uno dei top manager), sostenendo gli altri, anche Saccomanni,l’uomo di un disastro dopo l’altro: ultimo pasticcio, la questione Banca d’Italia. Il ministro dell’economia non è riuscito a spiegare l’operazione, vantaggi e svantaggi, ammantandola di deleteria opacità, nel tempo in cui si pretende trasparenza.
Dall’altro, Matteo Renzi, sempre più pimpante, ma anche più cauto, viste le difficoltà incontrate sul percorso delle riforma elettorale, nonostante il “Patto d’acciaio” con Silvio Berlusconi. Nei prossimi giorni, su stimolo malizioso della minoranza, il Pd discuterà del futuro di Letta. Vedremo nascere un patticchio programmatico, per garantire la sopravvivenza del governo sino all’approvazione della nuova legge elettorale e alla celebrazione delle europee.
Dopo, si dovrebbe cambiare: governo Renzi che porta a casa le riforme del Senato e del titolo V, adotta il Job act e indice le elezioni,o un governo di scopo che, sciolte le camere, si occupa degli affari correnti in attesa della nuova legislatura.
Proseguire con l’andazzo attuale fa male a tutti, tranne che al duo Grillo&Casaleggio: puntano sul disastro e danno un importante contributoperché si realizzi. Ricevono insperati aiuti da specialisti dello sciacallaggio mediatico a partire da Santoro e Mentana per finire a Formigli e Paragone. Dopo Patrizia D’Addario, tutto fa brodo, anche Grillo e i grillini, per crescere in share.
Grillo inizia un giro elettorale per le europee: consiste in uno dei suoi spettacolini da excomico. A pagamento. Beneficiario lui medesimo.
Intanto, passa il messaggio che il Parlamento è inutile: basterebbe la democrazia di rete. Una mistificazione delittuosa che può portarci indietro ai peggiori anni ’30.
Ma nessuno ha voglia di prendersi qualche rischio spiegando chi è e cosa dice Grillo.
Chissenefrega dell’Italia e degli italiani.



Chissenefrega…può darsi!.. purtroppo non dobbiamo dimenticarci che il nostro è un Paese di pecore..un Paese che insegue di continuo la speranza di un Profeta che lo guidi. Difficile anzi...forse del tutto inutile cercare di far capire agli italiani… ormai soggiogati dal mito e dall’idolatria per certe figure politiche.. che non è  tanto l’aspetto al quale bisogna affidarsi, ma i contenuti dei programmi che essi dovrebbero trasmettere, sono le idee portate con rispetto e quella necessaria modestia. 
Domenico Cacopardo ci fa un quadro completo della situazione…anzi sull’andazzo attuale che fa male a tutti…tranne, come giustamente sottolinea, a Grillo  e Casaleggio, i quali potrebbero anche essere degli specialisti di un certo sciacallaggio mediatico, ma tuttavia rappresentano la logica conseguenza di un sistema che si muove ancora chiuso nella visione di una vecchia forma mentis. Questo aspetto ancora molti cittadini del nostro incantato Paese non lo hanno colto.. continuando a preferire la inutile calcistica lotta delle figure. Chi ragiona per pancia…chi per incoscienza…chi per ignoranza…sta di fatto che sembriamo assomigliare sempre più alle pecore!
v.cacopardo

La nuova posta di Paolo Speciale

IL DECRETO DEL DISFARE di Paolo Speciale

E di colpo una mattina ci accorgemmo che il governo Letta, in ossequio ai tempi che viviamo, era precario.
Forse per la giovane età del Presidente del Consiglio, considerato sin dall'inizio la piccola creatura di papà Giorgio, che ha sinora resistito eroicamente ad ogni attacco strumentale su un protezionismo verso l'esecutivo francamente non più celato o celabile. O forse per le intemperanze di un altro giovane, che da Firenze scalpita per entrare a Palazzo Chigi. O forse ancora per il mancato “exploit” europeo che ha reso prioritaria l'azione di indirizzo politico-economico rivolta ai sultani.
Certo è che l'insediamento di un governo autorevole è stato sinora impedito dalla inadeguata modalità di esercizio della sovranità popolare e da un bipolarismo forzato quanto esterofobo.
Tale e quale è rimasto l'improprio ricorso alla decretazione d'urgenza, come tale e quale è rimasta la farraginosa e fatale procedura parlamentare. Procedura destinata a condizionare la già discutibile pratica bontà di provvedimenti dei quali si è preferito elaborare con attenzione la denominazione, piuttosto che l'efficacia reale su fenomeni finanziari che, in un assurdo contesto che ci vede passivi e preoccupati osservatori, tuttavia condizionano pesantemente la nostra vita ogni giorno.
Al decreto del fare si unisce in questi giorni un para-decreto del disfare, che prospetta scenari costituiti da sconvolgenti alleanze e ritorni di fiamma causa di un definitivo decadimento dottrinale -ideologico delle cosiddette forze centriste moderate, già ferite a morte dal professore della Bocconi e “finite”, con l'ultimo colpo alla tempia, da un ex presidente della Camera che, come già aveva previsto Massimo D'Alema qualche anno fa, oggi muore vittima della sua stessa strategia con il ritorno– da badante - alla casa in fiamme di papà Silvio.
Siamo ormai da un ventennio nel mondo l'icona più eloquente del nobile decaduto, con una classe politica che continua imperterrita ad attaccare demagogicamente e con grande astuzia l'influenza di un corporativismo (che in verità in gran parte tutela le specifiche professionalità) e dei gruppi di pressione, quando è essa medesima, anche se oggi forse non più in toto, tempio dal limite invalicabile ed asilo-protezione di irrinunciabili privilegi.
E tuttavia si vuole qui ribadire che l'esercizio della carica elettiva può essere considerato una professione, con i suoi costi retributivi congruamente definiti,contando su risorse reali e non presunte perché riferiti ad altri capitoli di bilancio.
Liberare i nostri rappresentanti dall'odioso giogo del parassitismo dissociante è una irrinunciabile priorità del fare, ed il diffuso desiderio - che oggi registriamo -di disfare è puro impulso da tenere a bada.
Perché questo esecutivo, per la sua atipicità ed in perfetta corrispondenza con le condizioni che ne hanno determinato la nascita e legittimato l'azione, è l'unico, inattesa della nuova legge elettorale, che può e deve preparare la strada ad una nuova guida del Paese che goda di un consenso popolare opportunamente espresso.
Non abbia premura dunque il signor Renzi, se veramente vuole far ritrovare la propria identità ad una Italia duramente provata, e non ascolti pertanto ogni umana e comprensibile ambizione arrivistica.


8 feb 2014

Una risposta alla nuova nota di Domenico Cacopardo

È doloroso constatarlo
 di domenico Cacopardo
È doloroso constatarlo, ma il governo Letta è completamente fuori strada.
La Fiat se ne va. La Frau diventa americana. L’Elettrolux o va o riduce le retribuzioni del 50%. L’Italsider di Taranto boccheggia tra un sequestro, un mandato di cattura e l’impossibilità di garantire la retribuzione alle migliaia di dipendenti. Intere strade commerciali sono desertificate e il numero dei poveri veri è cresciuto in modo esponenziale.
Enrico Letta si reca nella penisola arabica a trattare improbabili affari a parte la svendita di Alitalia e l’affossamento di Milano Malpensa.
La Telecom, privata della partecipazione argentina, sta per privarsi di quella ricca brasiliana mentre gli spagnoli ne prenderanno a breve il controllo.
Insomma, il crollo è già avvenuto e quelle che stanno cadendo sono le macerie dei cornicioni rimasti in piedi per caso.
Mentre tutto questo accade e molti media speculano cinicamente (è tempo di sciacalli) sulle disgrazie, aggravandole per accrescere lo share, Enrico Letta, un Facta redivivo, si dedica alle relazioni internazionali. Come Maria Antonietta si occupa di brioches mentre la gente non ha il pane.
Certo non è tutta colpa sua. Il più indiziato è il ministro dell’economia Saccomanni che, alla propria insufficienza, aggiunge la totale incapacità di comunicare, di rendersi conto dell’esigenza degli italiani di capire quello che sta accadendo. Farfugliando parole incomprensibili, a Roma o Bruxelles, a questa o quella riunione provoca pasticci incredibili, dal taglio degli stipendi agli insegnanti a questo misterioso riconoscimento di valore della Banca d’Italia ch’era suo dovere –e di Ignazio Visco- spiegare con parole semplici e chiare.
L’altro buco nero è la giustizia. L’ennesimo svuota carceri, prima che un errore, è una sciocchezza, visto che il problema è tutto nella lentezza dei giudici penali, nell’inefficienza del sistema, nell’eccesso di carcerazioni preventive. E fa specie, soprattutto dopo le telefonatine tra il ministro e i Ligresti, sapere che Telecom si è aggiudicata, dopo un procedura non pubblica, l’appalto dei braccialetti da applicare ai detenuti in libertà vigilata. Fa specie, perché il figlio del ministro in parola da un anno circa è uno dei top manager della Telecom medesima e i sospetti di conflitto di interessi hanno investito i palazzi romani e le redazioni dei giornali.
Non siamo in condizione di giudicare Zanonato e Giovannini, un politico e un tecnico che non riescono a comunicare nulla: dovrebbero raccontare il percorso che stiamo faticosamente affrontando per uscire dalla crisi e non sanno cosa dire, da che parte cominciare.
Il ministro degli esteri è latitante: non si vede e non si sente. Certo, è noto a tutti, le scelte del personale di governo sono state compiute dal Quirinale per l’interpretazione soccorrevole del proprio ruolo del softleninista Giorgio Napolitano.
Non si tratta di attentato alla Costituzione, ma di un protettorato steso sin dall’infelice scelta di Mario Monti e della sua compagnia di professori. Un protettorato così avvolgente può soffocare la Repubblica.
Tutto questo è brodo di coltura per Grillo, Casaleggio e le loro truppe parlamentari e non. Anche perché essi intendono aggravare la situazione sino al crollo della democrazia. Ma offrono agli italiani una via d’uscita peggiore del male che combattono.
Qualcuno, al Quirinale, a palazzo Chigi, in via delle Fratte (Pd) e nelle sedi dei partiti che, comunque, hanno ottenuto il sostegno popolare, deve farsi carico del problema dei problemi: il cambio di passo non può essere compiuto con questa gente. Il rinnovamento deve investire il governo. E Matteo Renzi non può continuare a nascondersi dietro il siparietto delle legge elettorale e delle riforme istituzionali.
L’ha chiaramente annunciato anche Squinzi, il cauto presidente di Confindustria: ora basta.


Come non si può condividere questa analisi schietta e severa del cugino Cacopardo? Tra tutti i periodi bui degli ultimi anni, questo sembra essere il peggiore, malgrado le continue sicurezze espresse dal Premier Letta. La situazione sembra stagnare nel peggiore dei modi perché, oltre all’attesa di una contestata legge elettorale (messa su ad arte…come ultima strada.. da una politica che continua a simulare un cambiamento), si è anche sicuri che, col prossimo semestre europeo alle porte, sarà difficile poter sperare in qualche miglioramento. Abbiamo preso un abbrivo strano e sembriamo intrappolati in un percorso irrazionale come trasportati da un destino..sicuro frutto del passato di una politica non lungimirante.
Possiamo essere certi che il giovane Renzi, pur armato di voglia di fare, non si esporrà mai in questo frangente così delicato, come possiamo esser sicuri del cattivo servizio reso alla politica governativa di alcuni ministri a cui fa riferimento il consigliere Cacopardo. Mi domando, in proposito, cosa possiamo farcene dei tecnici se questi sono i risultati ai quali ci hanno condotto…
Se per quanto riguarda il futuro sembriamo doverci affidare al duo tanto plateale..quanto ambizioso e temerario Renzi-Berlusconi..quali unici ideatori delle regole della nostra prossima politica, nel frangente.. l’unica impercettibile speranza potremmo averla nell’ambito governativo con la sostituzione di alcuni ministri che non hanno  dimostrato alcuna capacità amministrativa in favore del Paese.
Se le prospettive restano alquanto comiche per quanto riguarda il futuro delle riforme…triste e penoso rimane il quadro di un premier incapace di impegnarsi con forza sull'indispensabile ricambio delle  figure del proprio governo.
v.cacopardo

  

Nuovo commento del consigliere Cacopardo

Maramaldo e il dovere morale di domenico Cacopardo

Pietro Grasso è un gran furbone, come dimostra tutta la sua prestigiosa carriera: insomma sta stare a tavola utilizzando bene coltello e forchetta senza mai uscire dal seminato con un’alzata di testa, una bizza o una posizione radicale. Nella qualità di capo della Procura nazionale antimafia, è stato capace di elogiare Silvio Berlusconi e il suo governo per le leggi e l’azione contro la criminalità organizzata.
Se ha quindi deciso, in difformità al parere del suo consiglio di presidenza, di costituire il Senato parte civile nel processo nei confronti del medesimo leader della destra per corruzione di un senatore, avrà avuto le sue buone ragioni.
Esaminiamole.
Va ricordato che, sul piano umano, la decisione si iscrive nell’albo delle azioni alla Maramaldo (che uccise un uomo morto). Infatti, il percorso processuale è scritto e l’imputato non riuscirà, in presenza delle ammissioni-confessioni del senatore Di Gregorio, a uscirne indenne. L’influenza processuale dell’avvocato dello Stato (speriamo che questa non sia l’occasione per un remunerato incarico a qualche principe del foro) che rappresenterà il Senato sarà pressoché uguale a zero.
Va poi detto che non si tratta di un atto dovuto, come sostenuto da diversi parlamentari, a cominciare dall’ignorante Laura Puppato. Si tratta di un atto libero, nel senso che il presidente del Senato poteva scegliere tra il costituirsi e il non farlo.
Correttamente, Grasso lo ha definito un dovere morale: una questione, quindi, che attiene all’etica personale di chi ha il potere di decidere.
In realtà, si è trattato di un atto politico, determinato da una serie di considerazioni d’opportunità. La prima riguarda la situazione parlamentare, in cui un gruppo nutrito di scalmanati mette ogni giorno a repentaglio il regolare andamento dell’istituzione. Il non costituirsi parte civile, avrebbe rischiato di far mettere a ferro e fuoco (un’espressione in fin dei conti non troppo traslata) l’aula e le commissioni. Non si tratta di coraggio (il tempo ci farà capire se Grasso ne è dotato), ma di opportunità: se si deve aprire un fronte di scontro,il processo Berlusconi era del tutto sbagliato. La seconda ragione va di sicuro trovata nella pancia del partito di maggioranza parlamentare (relativa). Come si evince dai commenti, gran parte dei senatori del Pd pretendeva una decisione del genere: alcuni disinteressati alle conseguenze sul patto Renzi-Berlusconi, altri decisamente consapevoli della possibilità di una ritorsione del cavaliere. In terzo luogo, nell’immaginario collettivo il non partecipare al processo, sarebbe stato considerato un ennesimo intollerabile atto di complicità tra esponenti della casta.
C’è un ultima maliziosa ragione da segnalare: è che, dopo avere onorato il suo dovere morale, Pietro Grasso ha migliorato il proprio posizionamento nella corsa alla posizione più ambita dello Stato: quel palazzo del Quirinale che un giorno si renderà libero.

Come sempre, in politica contano, per chi sa coglierle, le opportunità. E il nostro presidente del Senato non se l’è lasciata scappare.

6 feb 2014

Le insensate querele dei "nuovi arrivati"


di vincenzo cacopardo

Una maxiquerela contro la presidente della Camera Laura Boldrini presentata da vari parlamentari del Movimento pentastellato tra i firmatari Alessandro Di Battista, Paolo Bernini, Sebastiano Barbanti. La presidente della Camera avrebbe commesso l’errore di affermare in una trasmissione televisiva che tra i commentatori del blog di Beppe Grillo ci sarebbero anche “potenziali stupratori”.
Gli organizzatori della querela parlano di fatti gravi avvenuti durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’ del 2 febbraio 2014 in onda su Rai Tre, accusando pesantemente la Presidente Boldrini, asserendo al contrario, che il loro Movimento ripudia ogni forma di violenza…
Adesso “i nuovi arrivati” parlano in modo avverso di una vittoria col sorriso e di onestà con coloro che hanno a cuore le sorti della Nazione…Dopo la trovata infelice di Grillo su una ipotetica presenza della Boldrini nella propria automobile…adesso si opera in direzione di messaggi per evitare una violenza verbale che potrebbe ritornare scomoda.
L’astro nascente della politica del Movimento (che questo Paese ormai osanna irresistibilmente.. non riuscendo a leggere la politica in altro modo) sembrerebbe essere proprio Di Battista..quello del “che fai....mi tocchi?”…frase alquanto affettata e sintomatica tipica di chi cerca solo pretesti per litigare. Personaggio, forse, pulito nell’immagine, ma pieno di sé ed alquanto posato che, come tanti altri parla per slogan.. ostentando solo certezze .
Se i nuovi "parvenù" della politica ritengono di non essere offensivi né propensi ad una violenza..si dimenticano di sottolineare che questo loro modo di procedere apre indirettamente un varco verso chi, fuori, di aggressività sembra averne tanta da esprimere. Certe frasi proposte al pubblico da chi ha i mezzi per poterle diffondere, possono generare maggiore violenza soprattutto se inserite in un contesto sociale come quello di oggi in cui tanti cittadini soffrono e vedono la politica solo in termini ostili.

Se Grillo e Casaleggio non hanno la sensibilità di capire che..pur dovendo attaccare meritatamente un certo sistema politico, non possono agire in questo modo aggressivo contro un Presidente della Camera…  possiamo solo sperare riescano a capirlo i loro nuovi profeti ...i giovani Di Battista o Di Maio.. che di strada ne dovranno fare tanta verso l’umiltà ed il rispetto che si deve alle istituzioni buone o cattive che siano!  
Un sistema si cambia all’interno ma con la forza del dialogo e delle idee..ma se le idee sono solo quelle che guardano ad una rottura..mentre l’arroganza e la presunzione si impadroniscono di costoro…la metamorfosi sarà una lontana apparenza o... fortemente traumatica.