L'ARTE DEL CONFRONTO di Paolo Speciale
La
vicenda Mineo nel PD a maggioranza renziana induce ad una riflessione
più approfondita sulle più o meno opportune forme dialettiche del
confronto tra diverse correnti di pensiero all'interno di un partito
che con l'aggettivo“democratico” ha costituito il suo completo
epiteto.
Maggioranza
e primato di essa sono l'essenza ed al tempo stesso la legittimazione
dell'esercizio del potere politico.
In
filosofia politica prioritaria è la costante ricerca, di matrice
aristotelica, dei mezzi più idonei, costituenti la forma di governo,
per la migliore amministrazione della “polis”.
Ma
come conciliare il frequente conflitto tra le singole libertà di
coscienza con la più vasta identificazione ideologica di base che
può culminare nella assunzione di responsabilità di gestione
all'interno di una imponente formazione politica (40,8 per cento
docet)?
Riferendosi
al comune sentire e quindi in presenza di accertata ed indubitabile
obiettività, occorre innanzitutto operare una salutare distinzione
tra mero protagonismo finalizzato alla presunta facile acquisizione
di una maggiore visibilità nell'ambito del contro-correntismo ad
ogni costo e tra la moderata manifestazione di un pensiero le cui
ragioni siano fatte valere nelle sedi istituzionali adeguate.
Ora,
Mineo ed i suoi seguaci hanno diffuso, loro malgrado, una sì bella
lezione di esemplare democrazia: epperò hanno anche perso una grande
occasione per instaurare quell'ottimale e più trasparente
contraddittorio che attiene esclusivamente al partito e non alla
commissione parlamentare affari costituzionali.
Se
è vero che ciascuna commissione sia un mini-parlamento – e lo
vediamo allorquando alcune disposizioni legislative in alcune di esse
vengono licenziate e poste in esecuzione prescindendo dall'aula -,
altrettanto innegabile è però anche la evidente inopportunità di
trasferire in un ambito comunque ristretto come una commissione –
con la potenziale mortificazione del ruolo ricoperto da ciascun
membro – qualcosa che deve essere propriamente ascritto al
dibattito interno del Partito Democratico e che, proprio per questa
sua caratteristica, dovrebbe essere legittimamente rivendicato
davanti a tutta l'aula, dove il trionfo di ogni soggettività è
diritto inalienabile ad unico e maggiore titolo.
La
cosiddetta “rimozione” di Mineo operata dal premier in tal senso,
anche se criticabile per gli aspetti e per gli effetti contingenti ad
essa connessi, è mera e non allarmante conseguenza della
constatazione di una biasimevole incultura politico-costituzionale
ancora più sorprendente perché riferita ad un noto ex-giornalista e
commentatore politico.
Nel
percorso riformatore di una legge costituzionale quale è quella
elettorale non può esserci adeguato spazio, pur prevedendo il
rispetto delle minoranze, per la minoranza di una maggioranza, né
possibilità di esercizio della funzione di indirizzo politico,
tipica di altri organi istituzionali che Renzi, nella qualità di
capo dell'esecutivo, si è naturalmente avocato.
Quello che Paolo.. con sicura conoscenza afferma...potrebbe essere giusto se nella realtà nel PD vi fosse oggi davvero un contraddittorio...Io penso che il vero protagonismo oggi lo abbia espresso con troppa sicumera lo stesso Segretario di Partito che... divenuto in fretta sindaco d'Italia, ha finito con l'agire con altrettanta fretta e determinazione.
Quando
Paolo, con tutto il rispetto, accenna che:.. in filosofia politica
è prioritaria la costante ricerca, di matrice aristotelica, dei
mezzi più idonei, costituenti la forma di governo, per la migliore
amministrazione della “polis”.... non fa che ridurre a pura
teoria didattica una faccenda non proprio attinente al caso (e soprattutto non solo amministrativa). Nella fattispecie il problema nasce alla fonte e cioè..dal fatto che
Matteo Renzi ha ormai deciso il suo percorso in modo perentorio
(altro che democratico). Questa è anche una
delle ragioni per la quale ritengo sia necessario separare un ruolo
di Partito da una gestione governativa che, se troppo determinata,
finisce col condizionare ogni sana dialettica.
Se
il senatore Mineo ha apostrofato erroneamente il Premier
paragonandolo ad una figura autistica, seppur scusandosi....ha
scioccamente offerto al furbo Renzi una ulteriore occasione di sfruttare
quel termine a suo beneficio.. Errori perennemente commessi da chi
affronta i temi della politica con troppa enfasi e senza
riflettere...Ma nella sostanza io credo che una buona parte di questo
Partito si senta fortemente penalizzata dall'incedere pressante e
troppo assoluto del suo segretario.
Bisogna
anche tenere conto del fatto che quel docet
del 40,8 per cento...sottolineato da Paolo (espresso con le elezioni
europee) equivale in sostanza ad un 20% per via del fatto che il 50%
di coloro che avevano diritto al voto non è andato a votare.... E
noi possiamo davvero affidare il futuro della nostra politica...
costruito attraverso le nuove riforme... ad un governo che potrebbe
detenere meno di un quarto dei consensi?..Non sembra più giusto ed
appropriato che tale discussione possa avere un dibattito più vasto
e profondo al di fuori di una specifica competenza governativa,?
vincenzo
cacopardo