Lo
‘scivolone’ di Roberto Helg e la ‘caduta’ di Antonello
Montante
(Riportiamo l'opinione dal giornale online “La Voce” )
Quello
che colpisce, nella vicenda di Roberto Helg, acchiappato dai
carabinieri mentre intasca una tangente,
è la ‘naturalezza’ del gesto: l’imprenditore chiede la proroga
del contratto di affitto del locale che ha sede nell’aeroporto
‘Falcone-Borsellino’ di Palermo. E lui, Helg, vice presidente
della Gesap, la società che gestisce lo scalo aeroportuale del
capoluogo dell’Isola, fa quattro conti e, con il piglio di un
contabile esperto, spiega all’imprenditore - peraltro un rinomato
pasticcere - quello che risparmierà una volta ottenuta la nuova
proroga e la somma che dovrà essere corrisposta a titolo di
‘contributo’. Santi Palazzolo - questo il nome del noto
imprenditore - viene così a sapere che risparmierà un bel po’ di
quattrini (tangente a parte, ovviamente), perché il rinnovo avrebbe
potuto prevedere una riduzione del canone di affitto.
Questa,
forse, è la parte ‘sociologicamente’ più interessante di tutta
la storia. La Gesap è una società partecipata da soggetti pubblici.
E’ una società per azioni con la seguente composizioni azionaria:
la Provincia di Palermo (oggi commissariata dalla Regione siciliana)
con circa il 40 per cento delle azioni; il Comune di Palermo con
circa il 30 per cento delle azioni; la Camera di Commercio di Palermo
(della quale Helg è presidente) con il 20 per cento circa delle
azioni e poi altri azionisti minori con piccole partecipazioni.
Stando a quello che si capisce dalle intercettazioni ambientali, la
Gesap avrebbe provveduto a ridurre il canone di affitto del locale
all’imprenditore.
Dunque
entrate in meno per la società pubblica (cioè per i cittadini
siciliani) e denaro fresco risparmiato dall’imprenditore. Soldi
che, quest’ultimo, avrebbe in buona parte utilizzato per pagare la
tangente. A chi? Helg è di sicuro uno di questi ‘fortunati’,
visto che è stato acciuffato con il ‘sorcio in bocca’: 30 mila
euro in contanti sistemati in una busta sul tavolo e un assegno di 70
mila euro in tasca.
Ovviamente,
è solo un ‘caso’ (i famosi casi della vita…) che, di lì a
poco, si sarebbe dovuto riunire il consiglio di amministrazione della
Gesap “per decidere - leggiamo sul Giornale di Sicilia on line - se
applicare la clausola che prevede il rinnovo triennale o fare una
gara per affidare ad altri l’immobile”. Del resto, solo un
cretino può pensare che il vice presidente di una società intasca
l’anticipo di una tangente senza avere la matematica certezza di
poter ‘ottemperare’ agli impegni che ha assunto con
l’imprenditore taglieggiato.
Insomma,
Helg - ammesso che abbia fatto tutto da solo (ma chi ci crede?) -
avrebbe dovuto avere la certezza del “sì” del consiglio di
amministrazione e degli stessi vertici amministrativi della società.
Non bisogna dimenticare che un atto così importante - soprattutto se
postula una riduzione del canone di affitto - non può passare senza
il consenso dei vertici amministrativi della Gesap.
La
domanda è sempre la stessa: Helg ha fatto tutto da solo? A noi la
solitudine, in un affare così importante, suona strana. Del
resto, il tenore delle registrazioni, come ha scritto la nostra
Antonella Sferrazza, lascerebbe pensare alla presenza di inevitabili
quanto logiche complicità. Helg spiffererà tutto, compresi i nomi
dei suoi eventuali compari, anche per alleggerire la sua posizione
processuale, che si annuncia pesante assai? O rimarrà zitto,
avallando la tesi della solitudine del suo atto?
A
prescindere da quello che dirà, sono invece perfettamente
rintracciabili le complicità politiche di Helg. Parliamo, tanto per
cominciare, di un imprenditore di Palermo che, negli ultimi anni, non
ha brillato nella propria attività di commerciante. Gli è invece
andata meglio in politica. La sua stella si è elevata nel cielo
della politica nella seconda metà degli anni ’90, quando in
Sicilia trionfava il centrodestra, tra Forza Italia e Alleanza
nazionale. Noi, a dir la verità, ricordiamo Helg tra gli azzurri di
Berlusconi. Grazie al centrodestra Helg farà incetta di incarichi
pubblici.
Nel
2008, quando l’allora presidente della Regione, Totò Cuffaro, si
dimette in seguito alla condanna inflittagli dalla Giustizia, il
centrodestra siciliano entra in crisi. Un anno dopo la Regione
siciliana è amministrata da un governo di centrosinistra presieduto
da Raffaele Lombardo. In realtà, Lombardo è stato eletto con quasi
il 70 per cento dei voti di lista nel centrodestra. Pensando di
trovare una copertura ai suoi guai giudiziari, ha effettuato il
ribaltone: ha messo fuori dal governo dell’Isola i partiti di
centrodestra che l’hanno votato e ha ‘imbarcato’ il Pd che ha
perso le elezioni e Confindustria Sicilia, all’epoca nota per le
battaglie antimafia (i conti di Lombardo si riveleranno sbagliati,
perché alla fine verrà condannato in primo grado per mafia: ma
questa è un’altra storia).
In
queste giravolte trasformiste di Lombardo e del Pd, Helg, pur essendo
nato con il centrodestra, mantiene tutte le poltrone. Una spiegazione
parziale c’è: il Comune e la Provincia di Palermo, tra il 2008 e
il 2012, sono ancora amministrate dal centrodestra. E poi Lombardo è
nato con il centrodestra. Quindi…
Nella
maggio del 2012 Leoluca Orlando viene rieletto Sindaco di Palermo. E
nel novembre dello stesso anno Rosario Crocetta viene eletto
presidente della Regione siciliana dal centrosinistra. Lo spazio di
manovra di Helg, a questo punto, si dovrebbe ridurre. Invece - ed è
qui la vera stranezza - Helg mantiene sia la poltrona di presidente
della Camera di Commercio di Palermo (che dipende dalla Regione di
Crocetta), sia la poltrona di vice presidente della Gesap. Sulla
società aeroportuale il Sindaco di Palermo, Orlando, si limita a
piazzare alla presidenza della società aeroportuale l’ex senatore
Fabio Giambrone. Nessuno apre una vertenza politica contro Helg.
Certo, la legge non consente di sbattere fuori un vice presidente di
società per azioni. Ma porre almeno una questione politica sarebbe
stato il minimo. Invece, nulla.
Un
anno dopo - siamo nel 2013 - la situazione diventa paradossale: la
Regione di Crocetta commissaria le nove Province regionali. Di fatto,
il centrosinistra siciliano controlla la Provincia e il Comune di
Palermo, che insieme detengono oltre il 70 per cento delle azioni
della Gesap. Ma Helg, nominato dal centrodestra, rimane inamovibile
vice presidente della società che gestisce l’aeroporto
‘Falcone-Borsellino’ di Palermo. E’ anche il presidente di
Confcommercio di Palermo. E rimane anche presidente della Camera di
Commercio del capoluogo dell’Isola che, lo ricordiamo ancora una
volta, dipende dalla Regione siciliana e, in particolare,
dall’assessorato alle Attività produttive, branca
dell’amministrazione regionale che, dal 2009, è controllata in
maniera quasi ‘militare’ da Confindustria Sicilia di Antonello
Montante, il presidente di questa organizzazione imprenditoriale oggi
sotto inchiesta per mafia. Insomma, centrodestra o centrosinistra,
Roberto Helg è sempre in sella.
Di
fatto, lo ribadiamo, Helg è inamovibile: rimane al capo della
Confcommercio di Palermo, alla vice presidenza della Gesap e alla
presidenza della Camera di Commercio di Palermo. Nessuno, alla
Regione al Comune di Palermo, si interroga su un personaggio di
centrodestra che rimane in carica con il centrosinistra al potere.
Certo, gli incarichi sono triennali e nessuno lo può toccare. Ma dal
2009 ad oggi sono passati sei anni! Se ne deduce che il
centrosinistra - soprattutto alla Regione - con Helg ci ha ‘bagnato’
il pane. Anche perché, nel frattempo, una parte di Forza Italia ha
dato vita al Nuovo centrodestra democratico, il cui leader è il
siciliano Angelino Alfano. E siciliano è anche l’ex presidente del
Senato, Renato Schifani, anche lui nel Nuovo centrodestra e grande
protettore, ovviamente politico, di personaggi legati alla Gesap.
Ma,
al di là degli intrecci tra Confindustria Sicilia, Confcommercio,
Regione siciliana, Comune e Provincia di Palermo, un dato emerge con
chiarezza: Helg non è un personaggio qualunque. Perché in Sicilia -
e soprattutto a Palermo - non si mantengono certi posti (e certi
rapporti) nella gestione della cosa pubblica senza essere parte di un
sistema di potere (nell’accezione siciliana del termine…). La
caduta di Helg coincide con la caduta del presidente di Confindustria
Sicilia, il già citato Montante. Entrambi fanno parte di un sistema
di potere collaudato. Entrambi si sono cimentati nelle attività
antimafia, nel nome della legalità. Entrambi sono imprenditori. Ed
entrambi rappresentano organizzazioni imprenditoriali.
All’inizio
del nostro ragionamento abbiamo sottolineato la ‘naturalezza’ con
la quale Helg si accingeva ad incassare i soldi. E’ evidente che
non lo sfiorava nemmeno lontanamente l’idea di essere beccato. Così
come Montante non immaginava certo di finire nel ‘tritacarne’
mediatico di un’inchiesta penale per mafia. Da qui una domanda: che
cosa sta succedendo in Sicilia?
Montante
sostiene di essere finito in un gioco perverso. Qualcuno starebbe
utilizzando una storia di oltre trent’anni fa (una foto che lo
ritrae, appena diciottenne, con un personaggio poi diventato un noto
mafioso) e le dichiarazioni dei pentiti per mettere in cattiva luce
lui e la sua attività antimafia. La tesi del presidente di
Confindustria Sicilia non è campata in aria. Per almeno due motivi.
In primo luogo, perché se è ormai acclarato che in Italia - e
soprattutto in Sicilia - si fa carriera con l’antimafia, è
piuttosto azzardata la tesi di un’antimafia che diventa mafia.
In
secondo luogo, perché Montante e i suoi amici di Confindustria
Sicilia sono diventati troppo invadenti, se è vero che ‘spatuliano’
(ovvero dettano legge) nella gestione idrica, nella gestione dei
rifiuti, nella gestione della partecipazione della Sicilia all’Expo
di Milano 2015 (altro mega affare da decine di milioni di euro),
provando anche a infilarsi nella gestione dei beni confiscati alla
mafia (su questo terreno, con molta probabilità, si sono scontrati
con personaggi ben più potenti di loro). Tra l’altro, come abbiamo
già scritto nel passato, quest’Agenzia per i beni confiscati alla
mafia è solo uno strumento pericoloso nelle mani di una politica
italiana in parte ancora collusa con la mafia. Fatte salve la buona
fede e la correttezza delle persone che lavorano in quest’Agenzia,
non può essere esclusa l’ipotesi che la politica punti a togliere
ai magistrati la gestione dei beni confiscati alla mafia per
riconsegnarli sottobanco ai mafiosi. La trattativa o le trattative
tra mafia e Stato non sono invenzioni. Tutt’altro.
Con
molta probabilità, la disavventura di Montante e, per certi versi,
anche lo scivolone di Helg girano intorno agli affari realizzati nel
nome dell’antimafia. Qualcuno ha scritto che la modalità con la
quale Helg si è fatto beccare dai Carabinieri lascerebbe pensare al
comportamento di uno sprovveduto. Noi non conveniamo con questa tesi.
Helg non ci sembra uno sprovveduto. Il vice presidente della Gesap -
lo ribadiamo - non immaginava minimamente di essere finiti in
trappola.
Da
qui altre due considerazioni.
Prima
considerazione: il comportamento di Helg non è un fatto
straordinario, ma è un fatto ‘ordinario’ in una Sicilia dove la
corruzione è a livelli elevatissimi, soprattutto nella pubblica
amministrazione. Non lo diciamo noi: l’hanno detto qualche giorno
fa i giudici della Corte dei Conti per la Sicilia nell’inaugurazione
dell’anno giudiziario. Qualcuno ha letto male le dichiarazioni dei
giudici contabili. Quando la Corte dei Conti dice che la Sicilia è
tra le regioni più corrotte d’Europa, non si riferisce alla
Regione siciliana, come ha scritto qualcuno per denigrare le
istituzioni autonomistiche. I giudici della Corte dei Conti si
riferiscono alla ‘presunta’ classe dirigente siciliana, fatta in
larghissima maggioranza da ‘banditi’.
A
cominciare dai consiglieri comunali che riuniscono le commissioni
consiliari cinque-sei volte alla settimana per intascare le indennità
maggiorate. O ai deputati regionali che acquistano costosi regali per
mogli, mariti e amanti con i soldi dei gruppi parlamentari dell’Ars
(per non parlare dello scandalo dei rimborsi agli stessi consiglieri
comunali fino ad oggi ‘insabbiato’). Tra questi ‘banditi’ ci
sono anche gli amministratori pubblici che prendono ordinariamente le
tangenti (e qui torniamo all’improbabile tesi di un Helg che, da
solo, si ‘ammucca 100 mila euro di tangente: noi non ci crediamo).
Seconda
considerazione: Helg ci ha messo del suo per farsi acciuffare. Ma è
indubbio che le società aeroportuali della Sicilia, oggi, fanno gola
ad alcuni gruppi esteri che hanno saldi alleati in Sicilia. Su questo
fronte, con molta probabilità, si sta consumando uno scontro con
imprenditori siciliani. In ballo c’è la gestione di quattro
aeroporti: il ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo, l’aeroporto
‘Florio’ di Trapani, l’aeroporto Fontanarossa di Catania e
l’aeroporto ‘Pio La Torre’ di Comiso (gli ultimi due sono
gestiti da un’unica società, la Sac: e secondo noi non sono da
escludere, nelle prossime settimane, ‘scherzetti’ all’ombra
dell’Etna, considerato che l’aeroporto catanese è destinato a
diventare l’hub della Sicilia).
Insomma,
gli interessi che in questo momento si scontrano sono tanti. Forse
troppi.
Giulio
Ambrosetti