21 feb 2014

Risposta ad un comunicato Stampa del Movimento Gente Onesta:


Il Presidente Napolitano, in questi anni ci ha insegnato come, una carica
istituzionale considerata dalla Costituzione "di garanzia" si possa
trasformare in carica politica ed addirittura "governativa" in poche
semplici mosse: 
1) costringere un governo che per quanto inviso ai più era
comunque stato eletto legittimamente da libere elezioni; 
2) nominare un professore amico dei mercati senatore a vita (perchè questo? non era sufficiente nominarlo presidente del COnsiglio?); 
3) Dichiarare di non voler essere rinominato Presidente per poi accettare imponendo l'accettazione della sua linea, pena le dimissioni ed il caos
istituzionale;
4)Nominare un altro membro del Bildelberg presidente del
Consiglio anche in questo caso senza ritenere più opportuno permettere al
Popolo di esprimere; 
5) accettare che questioni interne al partito di maggioranza relativa determinino la politica nazionale nominando il nuovo segretario del PD (nonchè Sindaco di Firenze) senza nemmeno un passaggio parlamentare (dunque il terzo in due anni) che ne confermi la legittimità. Se a questo si aggiunge la richiesta di cancellazione delle intercettazioni telefoniche relative a colloqui con Mancino, sotto processo per mafia, l'aver ricevuto un condannato con tutti gli onori spettanti ad un leader politico qualunque (Silvio Berlusconi), la Sua "sensibilità" (chiamiamola così) rispetto alle richieste da parte dei tecnocrati europei, non comprendiamo davvero quale credibilità istituzionale abbia più il nostro Presidente della Repubblica, quale garanzia oramai sia per il popolo italiano, la sua funzione ecc.
Noi del Movimento Gente Onesta, a differenza del M5Stelle, non chiediamo l'impeachment, ci chiediamo se è più credibile la sua presidenza. 
Giuseppe Prete Presidente
  

Rispondo a questa comunicato inviatomi di recente:
Con tutta la stima che si può nutrire per un Movimento che si ripromette di porre in prima fila l’integrità morale, ormai calpestata nel nostro Paese…non posso condividere questa posizione espressa dal suo Presidente.  
Dubito fortemente che nelle volontà del nostro Presidente Napoletano vi sia il desiderio di non ottemperare alle sue funzioni di garante… Se la lettera intende prescindere dalla incapacità che la politica in questi ultimi anni ha dimostrato..allora    sarebbe anche giusto porsi un dubbio sulla credibilità dell’anziano Presidente. Ma sappiamo tutti quanto il percorso politico dell’ultimo ventennio, invertendo di colpo una rotta..attraverso un sistema bipolare quasi inventato, abbia costretto le azioni della politica indebolendo fortemente l’assetto istituzionale..lasciando spazio all’incapacità dei Partiti e quindi allargando necessariamente i compiti del nostro anziano Presidente.
Una lunga serie di anomalie che ha incancrenito tutta l’attività politica  ed ha, in tal modo.. anche messo in crisi quella “mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, per fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”. Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza, non sembra oggi possibile.
Questa è già di per sé la vera ragione per la quale si ha l’impressione che il nostro anziano Presidente abbia prevaricato un suo compito…ma  in realtà..sembra più esserne rimasto ingiustamente imprigionato. Se a ciò aggiungiamo anche il fatto che quasi tutto il popolo dedito alla politica lo ha invocato.. pregandolo.. affinchè restasse…non possiamo che rendergli grazie.

La vera e primaria colpa ricade sulla politica che in questi ultimi anni non è stata capace di rinnovarsi ed operare le giuste riforme…Ammesso e non concesso.. volessero darsi colpe al nostro Presidente..questi rimarrebbero peccati solo veniali.. rispetto a quelli gravissimi della politica inetta condotta dai Partiti.
vincenzo cacopardo  

Nuovo commento all'articolo di Domenico Cacopardo

Sovranità limitata
di domenico Cacopardo
Che la sovranità degli italiani sia limitata, e non poco, è ormai  acquisito. Tutto è cominciato con la sottoscrizione, nel 1951, del trattato di Parigi con il quale è stata costituita, tra Italia, Francia, Germania Ovest e Benelux, la Ceca, Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Da quel giorno è iniziato il percorso verso l’Europa: un susseguirsi di accordi che hanno esteso la cooperazione e la crescita della sovranità comunitaria a scapito di quelle nazionali.
Il punto più stringente è Maastricht (7 febbraio del 1992), con la definizione delle condizioni economiche, politiche e monetarie dell’adesione all’Unione europeae la successiva introduzione della moneta unica, l’euro.
Questa premessa serve a sottolineare come oggi, 2014, la cessione di sovranità risulti a geometria variabile: non tutti i cittadini europei sono uguali; ve ne sono alcuni più uguali degli altri, i tedeschi in primis.
Ciò è stato possibile per ragioni oggettive, il debito, il deficit di bilancio e le mancate riforme, e da ragioni soggettive, cioè governi incapaci di sostenere le nostre ragioni o, peggio, portatori di interessi e visioni in contrasto con la volontà degli italiani e le loro esigenze immediate. Penso a Monti e allo stesso Letta, il cui tremebondo e insicuro ministro dell’economia si è comportato più come un esecutore di volontà e scelte altrui che di un’autonoma visione delle nostre esigenze.
L’ultimo esempio –e il più caldo- è l’Autorità bancaria europea (Eba) che nei giorni scorsi ha adottato una direttiva che produce gravi effetti ulteriormente recessivi sull’Italia. Dalla sua entrata in vigore, le banche potranno soccorrere le imprese in difficoltà una sola volta, mai una seconda e non potranno essere aiutate imprese uscite anche di un solo euro dai limiti di credito deliberati. Da notare che il presidente dell’Eba è un italiano, Andrea Enria, si dice gradito a Draghi e ai tedeschi.
In un simile, difficile contesto, si stanno consumando, nella formazione del nuovo governo Renzi, due invasioni di campo sulla scelta del ministro dell’economia. Da un lato Draghi e la sua potenza di fuoco, volta a ottenere una persona ligia alla sua politica e alla sua cordata, per esempio, ancora l’esangue Saccomanni. Dall’altro il solito protettore della Repubblica, Napolitano, sulla stessa linea di Draghi. L’esigenza cui si appellano questi due impropri consiglieri di Renzi è quella di designare una persona gradita all’Europa, quando invece il problema è quello di individuare un ministro dell’economia di fiducia del presidente del consiglio e, per li rami, degli italiani. Un ministro dell’economia capace di contestare punto per punto le scelte dell’Unione, quando risultano dannose al rilancio dell’Italia, restituendoci quel posto al tavolo delle trattative da troppo tempo abbandonato.
Se Renzi cederà, il destino del governo sarà segnato: l’accettazione di una incostituzionale limitazione dei suoi poteri impedirà la sviluppo di qualsiasi politica di riforme e di sviluppo frantumando quel poco di consenso democratico ancora in piedi.



Solo qualche accenno storico ai trattati dell’Europa ed alla figura di Andrea Enria.. in riferimento alla analisi sempre arguta e convincente del cugino Domenico.
Sappiamo che il trattato di Parigi del 51.. introduce la libera circolazione dei prodotti, senza diritti doganali né tasse, vietando pratiche discriminatorie, sovvenzioni o aiuti imposti dagli Stati. Mentre il trattato sull'Unione europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, entrato in vigore il 1º novembre 1993, ha introdotto fattori esterni e interni che hanno sicuramente contribuito alla  nascita. Sul piano prettamente interno, gli Stati membri intendevano estendere con altre riforme i progressi realizzati dal precedente Atto. Successivamente attraverso il consiglio di Hannover del 88 ed il Consiglio europeo di Dublino nel 90 si è deciso di valutare la necessità di modificare il trattato CE per avanzare verso l'integrazione europea. È stato infine il Consiglio europeo di Roma dei giorni 14 e 15 dicembre 1990 ad aprire le due conferenze intergovernative, i cui lavori sono culminati un anno dopo nel vertice di Maastricht dei giorni 9 e 10 dicembre 1991.
Con il trattato di Maastricht, è risultato chiaramente sorpassato l'obiettivo economico originale della Comunità (ossia la realizzazione di un mercato comune) e si affermata una vocazione politica. Ma è proprio questa “integrazione politica” che non sembra aver trovato i giusti sbocchi positivi. Il riferimento di Domenico ad Andrea Enria, il presidente dell'Eba, la European banking authority, organo di vigilanza bancaria dell'area euro, non è un caso, in quanto la sua l'authority  ha il compito di emanare i principi-guida della futura vigilanza che.. non solo rischia di mettere in grave difficoltà molte banche italiane, ma anche di chiudere definitivamente i rubinetti del credito alle imprese. Questo economista italiano a cui fa riferimento il cugino, presiede l’Autorità Bancaria Europea  e dal  2008 al 2010 è stato anche a capo della supervisione bancaria della Banca d’Italia. Un altro Bocconiano che ha anche studiato  all'Università di Cambridge. Non dimentichiamo che alla fine del 2011 il signor Enria ha esortato le banche italiane per aumentare il loro capitale, asserendo che per la natura della debito sovrano, la crisi avrebbe reso indispensabile"

Sembra che in  un'audizione al Senato italiano di due anni fa, Andrea Enria avesse affermato che l'Eba era impegnata a evitare «un ulteriore impulso alla contrazione del credito». ... Per via della debolezza strutturale delle nostre banche e l'improvviso innalzamento della soglia in tempi virtualmente impossibili.. è stato come se qualcuno avesse chiesto a ognuno di noi di raddoppiare il proprio patrimonio nel giro di pochi mesi…raggiungendo, al contrario, un effetto che lo stesso Enria si era impegnato ad evitare.

Per quanto concerne il nuovo governo, possiamo e dobbiamo sperare che il giovane Premier Renzi proponga una nuova figura al ministero dell'economia che possa offrire una politica più creativa alle esigenze del nostro Paese.
vincenzo cacopardo




20 feb 2014

Lo show vince…la politica perde


di vincenzo cacopardo
Non c’è dubbio che Grillo nel suo dialogo pone tanti dubbi sui quali non gli si può dare torto..soprattutto quando accenna alle discrasie del sistema… al potere delle banche e delle potenti lobbies.
Ma se la sua posizione in partenza è positiva, finisce sempre col concludersi in modo spropositato..definendosi con un assolutismo senza precedenti che non potrà mai dare un positivo sviluppo al suo movimento. Così ancora una volta, Beppe Grillo, non ha perso l’occasione di mettere in difficoltà il suo “ebetino”( come lui stesso lo ha ripetutamente definito)..urlandogli di non essere credibile in quanto fin troppo amalgamato col vecchio sistema.
Nell’assordante silenzio dei suoi accompagnatori, membri del Movimento, Grillo, ha ancora una volta, potuto dimostrare la totale oligarchia regnante in M5S.  
Sull’altra sponda..è sembrato commovente (per non dire imbarazzato) il commento di Renzi di fronte ai giornalisti..all’uscita ..allorquando accenna ad un affettuoso abbraccio al popolo che ha votato in favore del Movimento pentastellato: La sua estrema sottomissione all’irrispettoso comportamento ai limiti di ogni masochismo, dopo un simile trattamento, fa pensare.. se messa a confronto con una certa disponibilità di accattivarsi un loro possibile consenso.
Ma non possiamo tralasciare l’evidente e persistente atteggiamento di Grillo nel voler ridicolizzare ogni aspetto istituzionale, buttando sulla teatralità ogni percorso della politica odierna. Tutto ciò era  prevedibile..ma per Renzi ogni occasione va presa ed usata, secondo le regole del suo copione che deve mettere in evidenza un decisionismo ed una determinazione fuori dal comune per attirare gli animi di una buona parte del nostro Paese.

Mentre la stampa continua a decantare il dialogo dei due contendenti in streaming..proiettandolo all’infinito e proponendovi sondaggi, non si perde occasione di esaltare, ancora una volta, una gara tra le figure, dimenticando l’indispensabile immedesimazione degli impellenti programmi.

Lo show vince e la politica perde!

19 feb 2014

La doppia maggioranza ed i possibili conflitti

di vincenzo Cacopardo
L’errore oggi.. continua ad essere quello di considerare il bisogno di un governo…quando, invece, quello che necessita per il Paese, sono le fondamenta necessarie per potergli dare una  solida base.
Sono in tanti ad arrovellarsi nella ricerca assurda di un governo sicuro e nel contempo.. la politica, per effetto di un naturale sistema di democrazia, a ragion veduta, non vuole sentirsi ingabbiata dal peso e dall'obbligo di una qualunque governabilità. ..Questo deve ormai considerasi come un processo naturale del percorso logico dei ruoli della politica..La governabilità resterà sempre un fine!
In un mio precedente post scrissi su Renzi e sulla fretta..(additando..questa.. come una brutta consigliera)..scrissi: “Se possiamo valutare positivamente Matteo Renzi per quel suo decisionismo tanto pragmatico quanto categorico e vincolante, non altrettanto positivamente possiamo sostenerlo in quella  ricerca di dialogo doverosa e fondamentale persino in seno al suo Partito. In realtà non sembra per nulla costruttivo valutare positivamente chi oggi opera per riformare una politica correndo…La premura pur portando risultati immediati, rischia di riportarci una scarsissima qualità sulle scelte (la nuova legge elettorale né è la prima prova). Se in questo modo.. vedremo la possibile metamorfosi nel breve tempo…saremo costretti a pagare l’alto costo della scarsa qualità delle azioni di rinnovamento. Una qualità che.. in sé dovrebbe disegnare la nuova svolta per quel cambiamento tanto declamato e voluto dalla popolazione”.
E’ proprio così!..la premura non paga!..e la sua accelerazione pare sia  dovuta dal fatto che i tempi stringono. Ma il rischio, oggi, è il solito pasticcio all’italiana che potrebbe vedere una maggioranza di governo separata da un’altra maggioranza sulle riforme…Altre anomalie consolidate dal tempo in mancanza di una assenza totale di altre riforme che nel passato si sarebbero dovuto ricercare ed operare.
Un possibile governo Renzi-Alfano.. contrasterà con l’alleanza  Renzi –Berlusconi per la definizione delle riforme?..
E’ la domanda lecita di chi oggi guarda attonito il procedere delle ultime novità di questa politica che si è sempre mossa con la lentezza di una lumaca e che oggi pretende una accelerazione oltre il dovuto...una impennata senza limiti..
Renzi..con una singolare maggioranza doppia, impone la sua governabilità e sembra voler  condizionare le riforme. Oltre ad essere determinato ed ambizioso appare persino superficiale se non si accorgesse di quanto conflittuale e contraddittorio appare questo percorso.


Una cosa è certa: Questo modo di far politica..svenderà quel poco che resta della nostra democrazia!   

Un commento di Domenico Cacopardo sulla politica americana nel medio oriente



Non c’è da stare allegri
L’Italia è il Paese delle meraviglie. Infatti, l’onorevole Corte dei conti intende processare Standard&Poor's, per non aver considerato nel nostro rating, il valore delle bellezze artistiche (non è uno scherzo).
C’è, però, da ritenere che italiani e loro governanti siano talmente abbacinati dal patrimonio culturale da non curarsi degli urgenti problemi di politica estera.
Oggi non parliamo della disgraziata vicenda marò ma di Medio Oriente.
In Siria c’è una guerra civile, promossa dagli occidentali, in primis Obama e la Francia, perché i principi di libertà abbiano anche lì applicazione. Denaro e armi per i ribelli. Tra i quali appartenenti ad Al Qaeda. Aiutando gli insorti, sono stati, quindi, aiutati indirettamente i terroristi diventati, oggi, la forza più organizzata e potente dello schieramento. Hanno conquistato parte dell’Iraq creando contiguità territoriale (e di governo): una sorta di nuovo Stato qaedista.
Dobbiamo riconoscere che è una fortuna per l’Occidente che l’Iran sostenga Assad, ponendo, tramite suo, un argine al dilagare del terrorismo.
L’Arabia Saudita, alleato di ferro degli Stati Uniti, temendo l’Iran, ha concluso un accordo con il Pakistan da cui riceverà testate nucleari (un nuovo attore nel palcoscenico atomico in violazione del trattato di non proliferazione) e missili per trasportarle. Anche Tokio ha definito un trattato con l’Arabia Saudita per la fornitura di armi di nuova generazione e di apparati tecnologici.
La principale causa di questa evoluzione sono i giri di valzer di Obama: amico dei ribelli, ma anche alla ricerca dell’amicizia dell’Iran nemico dei ribelli.
Al Cairo, dopo avere puntato sul deposto Morsi, che ha aperto le frontiere con Hamas e rimesso in circolazione gli integralisti più fanatici, il presidente USA s’è mostrato così freddo nei confronti del prossimo raìs El Sisi da spingerlo tra le braccia di Putin da cui riceverà Mig e mezzi corazzati di ultima generazione.
Sullo sfondo, l’imminente abbandono dell’Afghanistan, dopo miliardi di dollari gettati al vento (euro per l’Italia) e migliaia di caduti (un centinaio italiani), avendo sostenuto Hamid Karzai, la cui famiglia è la maggiore produttrice di oppio del Paese. Per non farsi mancare nulla, l’America tratta segretamente con i talebani, più per evitare una strage al momento dell’abbandono che per contare nel futuro.
Insomma, in questo scacchiere, la politica americana è un colossale disastro.
Ora si capisce perché nel secondo mandato Obama abbia rinunciato alla logica ferrea e alla disciplina di Hillary Clinton per chiamare l’imbarazzante Kerry, prono agli input presidenziali.
Se, poi, osserviamo il Libano e la Libia, non possiamo che essere presi dallo sconforto, visto che in Libano c’è un contingente italiano, inviato quando contavamo qualcosa in Europa, e in Libia c’è il caos. Da qui continueranno a riversarsi sulle coste nazionali  altre migliaia di derelitti.
Purtroppo, alla Farnesina, siede il fantasma di un peso piuma e l’idea di una conferma della Bonino è talmente sconfortante da farci temere che anche Renzi sia affetto da autolesionismo.



18 feb 2014

Una lettera del Consigliere Cacopardo a Matteo Renzi

Caro Matteo ti scrivo ...
Di Domenico Cacopardo


L’ultimo giro di indiscrezioni posizionerebbe il presidente incaricato Matteo Renzi sul palcoscenico di un vecchio vaudeville.
Dio non voglia che le indiscrezioni siano veritiere: troveremmo al governo una serie di arnesi consunti insieme a noti personaggi della commedia dell’arte.
Dietro di loro, risalirebbe a cavallo l’intera schiera di capi di gabinetto, di capi ufficio legislativo che, con direttori di dipartimento, segretari generali e direttori generali, ha di fatto governato l’Italia negli ultimi vent’anni condannandola all’immobilismo e alla paralisi.
I decreti legislativi (o delegati) sono stati lo strumento del loro opaco e devastante potere: il Parlamento adotta una legge-quadro(più o meno) che per essere applicata rende necessari più decreti.
Le vere decisioni, quindi, si assumono su questo terreno, fuori dal Parlamento.
Il decreto(ne mancano oltre 150) viene trattato in stanze segrete, negoziato con parti interessate e correlate, infine, depositato negli uffici del Dipartimento affari legislativi della presidenza del Consiglio che completa la cosiddetta istruttoria, cioè il finale do ut des.
Il percorso prevede, però, che prima di diventare operativi questi provvedimenti debbano ottenere il parere favorevole del Consiglio di Stato. È qui, dunque, che risiede una parte importante delle politiche economiche, finanziarie, del lavoro e delle infrastrutture. È in questo luogo autoreferenziale e irresponsabile (nel senso che non risponde a nessuno) che nasce il dilagante peso dei magistrati amministrativi e la loro capacità di condizionare l’attività di Parlamento e governo.
Non si può cambiare nessun verso, caro Matteo Renzi, se la sostanza della squadra di governo (il secondo livello) sarà costituita dal solito ceto intermedio che ha diretto i ministeri senza controlli.
La strada del cambiamento passa dalla lotta ai conflitti di interesse e dalla smobilitazione della sezione affari normativi del Consiglio di Stato, le forche caudine degli atti di governo significativi.
Sento le repliche dei miei excolleghi: il loro lavoro consiste nel rendere inoppugnabili i decreti legislativi, perfetti per legittimità costituzionale e coordinamento tra leggi.
Non ci creda, caro Matteo Renzi: se la sua squadra di governo sarà costituita da gente preparata, se rifiuterà le invasioni di campo di Napolitano, se insomma farà un governo vero di vero rinnovamento, imponga ai suoi ministri lo sbaraccamento dell’alta burocrazia e l’allontanamento di tanti “esperti”, consiglieri, giudici amministrativi, contabili e avvocati dello Stato.
I suoi ministri non sapranno perché li allontaneranno, se li allontaneranno. Ma gli allontanati lo capiranno bene.
Un’ultima notazione: il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, segretario del consiglio dei ministri deve avere il sedere di pietra e intendersene di leggi e di legislatori. E deve essere la persona cui affidare il coordinamento delle scelte dei ministri per i capi dei gabinetto, degli uffici legislativi e dei dipartimenti (attenzione ai curricula: più sono nutriti meno i loro titolari sono appetibili).

Altrimenti, la sua strada, caro Renzi, è segnata.

Un commento alla posta di Paolo Speciale


  
POTERE "versus" IDEOLOGIA
di paolo Speciale

L'ascesa di Renzi, giunta al culmine attraverso passaggi più rapidi nelle ultime settimane, in realtà è avvenuta secondo tempi ragionevolmente congrui rispetto alla nostra tradizione storico-politica. E' stato il più bravo ad estrinsecare ed a rendere suo utile strumento di conquista le ragioni di una crisi strategico-consensuale consumatasi in un partito la cui identità era da tempo ricercata ora più sul versante estremo ora più su quello moderato.
Il raggiunto equilibrio(o pseudo-tale) è costituito dallo stesso Presidente del Consiglio incaricato, già eletto segretario qualche tempo fa, non a caso di origini democristiane.
Tra coloro che si sono succeduti alla guida del PD Renzi ricorda Veltroni per trasparenza, praticità, chiarezza d'intenti e di obiettivi.
Molti si cimentano in questi giorni – comprensibilmente – nel ruolo di costituzionalisti dissertando sulla legittimità dell'esecutivo che tra qualche giorno entrerà nella pienezza dei suoi poteri.
Ma non si può tacciare di illegittimità qualcosa che nasce nel rispetto di un ordinamento vigente, nonché tale fino a quando non sarà sostituito da un altro con le previste procedure di garanzia.
Tra l'altro, come negare,su un piano tutt'altro che tecnico-opinionista, il diffuso gradimento di Renzi che in atto, stando a sondaggi attendibili, gode di una popolarità senza pari?
Ecco come allora il problema, “sic stantibus rebus”, non sta nella legittimazione o meno del giovane sindaco d'Italia a guidare il Paese. E questo sia perché il governo nascente avrà la fiducia dei due rami del Parlamento sia perchè la maggioranza degli italiani certamente lo vuole “testare”.
La questione meritevole di particolare attenzione è quella dell'antica dicotomia storica -per certi versi tipicamente italiana – tra l'ideologia di base che si evolve in programma di governo e ciò che di esso sopravvive nello stesso momento in cui si conquista il potere.
Il grande – ed inquietante – interrogativo consiste infatti nel chiedersi cosa rende, di fatto ed ormai da decenni, pressoché impossibile la realizzazione di programmi di cui si innamorano aspiranti governanti e governati.
Diverse sono le teorie sulle cause di questo sinora puntuale mancato “rendez vous”, che riguarda un'ampia serie di legislature, dal primo governo Berlusconi e sino ad Enrico Letta.
Forti poteri occulti? Gruppi di pressione? Lobbies? Corporativismi vari? Interessi economici irrinunciabili per la stessa stabilità – o per quel poco che di essa è rimasto – del Paese? Necessità di dare priorità ad altrettanto irrinunciabili compromessi di tipo strategico-politico che relegano in secondo piano gli interessi della collettività?
Oppure è la stessa fisiologica ed inguaribile instabilità politica -non certo risolta da un populistico bipolarismo - ad impedire il compimento istituzionale di un'azione conforme al programma predisposto?
La defenestrazione di Letta di certo non è un segno di novità: la tradizione degli ultimi anni del PD ci mostra illustri precedenti, fin dall'inizio di questo millennio. A questo proposito, se volessimo essere un po' più severi, diremmo che l'esordio del futuro premier non è proprio un segno di rinnovamento.
Ma siamo ottimisti già nello scommettere sulla possibilità che il buon Matteo resista alla“necessità”, consuetudinaria, di dover accontentare quella parte di classe dirigente che gravita sotto forma improduttiva e deficitaria intorno ad una politica ricca dispensatrice di privilegi e vantaggi di ogni genere. Sarebbe la conferma della fine.



In questo scritto, il messaggio di Paolo è chiaro e preciso, ma io non credo si possa essere così ottimisti sull’esordio di chi avrebbe dovuto costruire prima, attraverso un’azione di Partito, una base più solida sulle regole.  Inoltre…con tutto il rispetto per ciò che Paolo Speciale scrive.. e che in parte condivido, la defenestrazione di Letta non mi è sembrata degna di un Paese democratico come dovrebbe essere il nostro. Bastava, infine, guardare l’aria un un po’ da gradasso e vanitosa del giovane Renzi che ha sempre rivolto il saluto al compagno di Partito, presidente del Consiglio, con una particolare aria di sufficienza.
Ma venendo al merito della questione, al di là di come si possano valutare le capacità di Matteo Renzi, la mia valutazione che non vuole essere funesta, ma solo molto attenta al suo particolare cronoprogramma i cui contenuti non sembrano essere chiari se non sui tempi che appaiono strettissimi e quasi imposti da chi pensa di poter procedere in politica in termini di intimazione. 
Se dovessi dare una valutazione politica più profonda, non potrei che dubitare su chi avrebbe dovuto lavorare.. prima.. in seno al suo Partito per creare le basi, al fine di rendere più  funzionalità al percorso istituzionale di una politica che ancora arranca sulla strada della utile costruzione di una democrazia…Quando questo non si intuisce o non si percepisce con la dovuta sensibilità…allora si procede solo attraverso la forza di un decisionismo che presto risulterà poco utile e che… di contro.. tenderà ad arginare la base della democrazia di un Paese. Come si fa a non accorgersi della  determinazione e fermezza che pervade Renzi..assai simile a quella già vista nella figura del Cavaliere?..Dov’è la sua essenziale umiltà che oggi rappresenta la chiave di ingresso di quella porta per il futuro di ogni dibattito che si vuole costruttivo?

Nel bene o nel male..lo vedremo comunque lavorare.. nella speranza futura di poter essere contraddetti…
v.cacopardo

17 feb 2014

Il possibile danno e la pericolosa beffa..



CHI HA DECISO?
di vincenzo cacopardo 

Il metodo in democrazia ha il suo peso!
Chi ha deciso sulla guida di questo nuovo governo?..Chi pensa che la nostra Nazione debba iniziare una nuova rotta secondo le regole di una nuova figura così disinvolta?..Chi ha diritto di individuare le nuove regole?...Chi può decidere il futuro democratico di questo nostro Paese?..Perchè non possono farlo i cittadini e invece può farlo una figura suggerita dal consenso di poco più di duemilioni di voti attraverso un limitato suffragio alle preliminari di un Partito?.. Ma siamo davvero un Paese che vive in un equilibrio democratico..o sembriamo ormai delle pecore accodate ad un sistema diretto dai pochi al comando, fingendoci di stare in una vera democrazia? 
Matteo Renzi… come un Messia, sembra conoscere i contenuti delle scelte da operare da qui al 2018..ma chi lo ha deciso?..Chi dice che ha ragione?..Con quale metodo  ignobile e scandaloso…si sta dando sfogo ad una politica tanto immaginata …quanto improvvisata?.. Chi ha mai chiesto questo sacrificio ad una figura politica tanto decisa..quanto arrivista ed ambiziosa? Ed infine..a quale Paese può imporsi un cronoprogramma.. quando in sé un programma.. non è mai stato preso in considerazione..nè votato dai cittadini?
Poniamoci seriamente queste domande e diamoci delle risposte! Solo allora avremo il quadro esatto di come, in questo nostro Paese, si faccia di tutto per indurre i cittadini..seppur fra mille incertezze..a votare per Grillo!
Oltre al danno… rischiamo la beffa!..



Nessuna luce nel lungo tunnel delle riforme



di vincenzo cacopardo
RENZI, BERLUSCONI, ALFANO...E LA LORO EFFIMERA VISIONE.....
Si ha l’impressione che si voglia correre verso le riforme istituzionali affrettando un percorso che, di logica, si sarebbe dovuto definire nei tempi ragionevoli attraverso una ricerca più appropriata. Se è vero che la politica deve seguire il corso della modernizzazione della società..è anche vero che non deve venirne soggiogata, né deve asservirsi al sistema. Questa è anche la ragione per la quale.. movimenti come quelli di Grillo hanno sempre avuto una valida ragione di nascere e moltiplicarsi.

Quando i tempi si affrettano di colpo, mettendo mano a riforme improvvisate al solo fine di costringere l’iter naturale di una politica ..si creano solo pasticci..e di questi ce ne potremo accorgere ben presto!
Il bicameralismo perfetto è un valore consolidato..è una qualità istituzionale coltivata nel tempo..qual’è dunque la ragione di volerlo sopprimere con l’insensibilità politica di chi crede di poter risolvere tutto col l’infelice uso  del deleterio protagonismo dei tempi odierni? Qual è la ragione impellente di voler continuare a copiare modelli esterofili a noi poco congeniti, senza prima pensare ad un possibile funzionamento del nostro storico bicameralismo?

Se guardassimo più in profondità potremmo accorgerci che l’uso delle due Camere potrebbe rendersi più utile.. se solo si pensasse di fornire ad esse due ruoli utili diversi. Se un problema sussiste sugli enormi costi ..basterebbe semplicemente dimezzarli!.. D’altronde…dimezzando i costi o le figure parlamentari..si ottiene un identico risultato..(anzi..credo che 600 parlamentari al costo di 20.000 euro al mese ..pesino ancor più di 1000 al costo di 10.000)…insomma non si capisce bene il perché si vogliano  diminuire certi costi attraverso il taglio di una Camera..quando invece  si potrebbero dimezzare i loro emolumenti ed il  gigantesco complesso che gira intorno alla loro assistenza.  Se poi il problema dovesse identificarsi oltre che nei costi, anche nella loro natura procedurale in quanto ambedue le Camere svolgono un identico compito …non credo sia così difficile intuire che basterebbe attuare una riforma necessaria capace di dare forza e maggiore funzionalità al sistema.  
Se qualcuno ha indicato il Senato come futura Camera delle Regioni, nella mia ricerca.. l’individuazione delle due Camere potrebbe permettere la  divisione di certe funzioni in modo più appropriato..al fine di non compromettere le diverse azioni di un normale percorso della politica (ruolo di ricerca delle idee-ruolo amministrativo di governabilità)...Naturalmente nessuno potrà mai dare conto alla ricerca di chi.. come il sottoscritto, non può contare nulla in questo sperduto panorama.

In ogni caso sembra davvero avventato tagliare il percorso storico di un bicameralismo senza provare in uno studio di ricerca di un suo rinnovamento rendendo più efficace una politica tutta nostra.
Quali sembrano essere all’orizzonte le nuove riforme se non quelle di chi oggi intende procedere attraverso percorsi di sintesi così pragmatici .. quanto rozzi e privi di ogni sensibilità politica?..Si accenna solo a tagli..abbattimenti..e azioni sintetiche.., ma mai ad una vera ricerca di un suo funzionamento! L’errore che oggi si tende a commettere è quello di sottovalutare l’azione fondamentale di una politica che non può guardare a ridurre i costi attraverso una semplicistica operazione numerica, ma adoprarsi in azioni qualitativamente più utili.

Renzi..come Berlusconi o Alfano..non sembrano avere alcuna percezione sull’individuazione di un funzionamento della politica..e marciano sicuri verso l’effimera forza una personale immagine. Una tanto egoistica visione di una politica costruita sulle tracce di una forma mentis vecchia tendente ad imporre poltrone in un gioco che ancora oggi ricorda un infelice passato..Tranne la loro personale immagine…non guardano oltre..non essendo in grado di accorgersi quanto lontane sono le loro infelici idee da una politica che oggi esige il vero cambiamento.

Chiediamoci come si possa intravede una luce di funzionamento nel lungo tunnel delle riforme!…

I confini della democrazia americana…


UN PENSIERO SULLA DEMOCRAZIA IN AMERICA
di vincenzo cacopardo
Sul pensiero moderno di democrazia hanno avuto grande influenza le idee dell’illuminismo e la rivoluzione francese con il suo motto di libertà, uguaglianza e fratellanza. 
Tra il 1835 ed il 1840, Alexis de Tocqueville, francese, grande studioso della politica, magistrato e deputato, nel suo impegnativo scritto “la democrazia in America” ci informa di come quel giovane sistema,  costruito e fondato sulla libertà,  è sempre stato caratterizzato dall’uguaglianza.
Ma l’America…e gli americani.. rappresentano davvero quei sani principi di democrazia?

Quando molti credono che la democrazia americana sia la migliore espressione di democrazia…non fanno che idealizzarla e come tale finiscono per esaltarla ..in realtà essa rappresenta un chiaro accentramento di poteri che lavorano uniti per una economia mondiale dalla quale trarre propri benefici. La loro politica.. che tanto esalta il termine "democrazia" difendendolo a spada tratta.... poi, nei fatti, non fa altro che falsificare l'essenza reale della società, la quale sembra perennemente soggetta solo ed unicamente ad interessi di capitali personali.  

Qualcuno pensa che la democrazia in sè non sia mai esistita e che essa è solo frutto di una fantasia umana, altri affermano che pur esistendone il principio.. non sia possibile poterla mettere in atto!.... Io penso che essa non potrà mai attecchire in senso positivo in ogni Paese dove si esalta il mito ed.. ancora più difficilmente potrà mai radicarsi in un Paese come l’America che è depositario stesso del “mito”. 
Credo..anche..che definiscano la democrazia in tal modo.. solo per dargli una comoda connotazione, ma sappiamo bene che uno dei principi fondamentali di essa resta quello di poter esprimere liberamente un pensiero…..
Nessun altro Paese come gli Stati Uniti, si esprime sulla democrazia, gridando tanto alla libertà ed al benessere… e mentre lo fa.. esaltando in modo alquanto superlativo i suoi principi, continua a sottomettere e condizionare ogni individuo.  

Il punto sul quale bisognerebbe mettere maggiore attenzione, dovrebbe essere quello della libertà di tutti gli elementi che si accompagnano alla stessa società…Un percorso di costruzione di un vero modello democratico necessita sicuramente di risvolti più armonici. Oggi pare esservi un’assenza assoluta di libero arbitrio rispetto alle esigenze che tendono fortemente a costringere un giusto principio della  rappresentanza di una democrazia...(di cui anche il nostro Paese ne rimane spesso vittima).


Vi è anche chi ..in tono più severo.. afferma che la tendenza ideologica moderna sembrerebbe essere quella di scambiare la realtà con alcuni modi di dire, perciò, nella società (ideologizzata), al posto degli individui reali… si tende a mettere l'uomo, ed al posto dei bisogni (che aspettano di essere soddisfatti) si mettono gli ideali fantastici, come la “Libertà”…o come anche la “Democrazia”. ..Ma questo è un discorso più complesso che meriterebbe un’attenzione diversa e che difficilmente potrebbe esprimersi in questo frangente. In realtà.. se è vero che quella di oggi sembrerebbe essere l'unica democrazia esistente, poiché i Paesi sembrano davvero incapaci di realizzarne una più compiuta….è anche vero che non si tende a volerne ricercare un’altra più completa e consona al nesso etimologico del suo significato. Sta di fatto che.. la democrazia in America.. non dà alcuna dimostrazione di essere completa.. persino in alcuni suoi ordinamenti.

Nonostante ciò l’America si vanta di essere il Paese più democratico, quando invece..a volte..appare così tanto poco democratico: I suoi principi consumistici hanno sempre influenzato la cultura degli altri paesi compreso il nostro. Il virus della sua cultura si evidenzia in un certo stile di vita che poggia su una futile promessa di ricchezza e ad un richiamo al benessere materiale che sembra irresistibile.

Ma è proprio la teoria del libero mercato, molto apprezzata in America e messa in evidenza dai suoi stessi principi, ad essere oggi in crisi. Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve per forza far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza! Nella nostra società odierna..il problema fondamentale, è quello di saper equilibrare! Di rendere bilanciato un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, sui meriti e le capacità. Ed ecco, quindi… quanto importante sia poter operare secondo un perfetto principio di democrazia.. che dovrebbe essere formato su logiche del tutto equilibrate, e che deve esser ripreso come presupposto fondamentale per la guida di tutto un sistema mondiale.. sul quale costruire il futuro delle società. Al contrario…come oggi appare, ogni democrazia, continuando a prendere spunto da quella americana, appare succube di una economia dettata dalla spregiudicatezza dei pochi e malgrado l’America appaia e continui ad apparire come l’emblema della perfezione di un Paese democratico, sappiamo in molti quanto si nascondino in essa anomalie ben più pesanti delle nostre.

La diversità sta soprattutto nel fatto che un Paese federato come quello americano, non avendo problemi di risorse e stampando una propria moneta, difende una propria economia, nascondendo e simulando con efficacia, ogni distorsione inerente il suo percorso di democrazia, con la forza di un’apparenza maestosa ed opulenta e con la retorica di un principio di uguaglianza che pare smorzare ogni altra recriminazione …..In questo quadro la sua società resta assai compressa, tranne sfiatare con rabbie che esplodono in assurdi crimini ben più pericolosi e diffusi.

Se il nostro Paese, pur presentando notevoli anomalie costruitesi nel tempo in mancanza di uno studio di ricerca delle indispensabili riforme, rimane consapevole sui complicati confini della propria democrazia, l’America, forte di un richiamo di natura patriottica e del suo principio di eguaglianza e libertà, sembra restarne inconsapevole.. La sua effimera democrazia... risponde poco a quei principi legati ad una rappresentanza popolare che sono la base di partenza senza la quale ogni democrazia non può esistere.

Lo spettacolo alquanto risibile dei due candidati oggi alla presidenza( Clinton e Trump) è sotto gli occhi di tutti! Una sorta di teatrino che parla di tutto..tranne che di seria politica...all'ordine di sfrontati pettegolezzi! Ampliato dalle  convention spettacolari su cui si ricama oggi una politica americana che tende a mitizzare le figure...Ecco la ragione per la quale non ci si può sorprendere della loro esaltazione nei confronti del nostro premier. 




15 feb 2014

Berlusconi e Renzi.. nelle loro mani il futuro delle regole



QUEL COMPROMESSO TRA I POTERI
di vincenzo cacopardo

Intendiamoci: se Renzi in complicità con Berlusconi attuerà la legge elettorale secondo la sua proposta, si chiuderanno definitivamente le porte alla democrazia di questo Paese..ogni speranza di far crescere la Nazione in una Repubblica democratica sarà pura fantasia. Il percorso che privilegia il desiderio di una governabilità frustra una vera politica che si vorrebbe democratica, premiando in modo sfacciato ed impudente la politica dei pochi..finendo con esaltarne le figure. 
D’altronde questo male storico della figura dominante, il nostro Paese, se lo porta appresso da lungo tempo!.. Quasi un vizio che pervade lo spirito degli italiani sempre pronti a correre dietro il mito di qualcuno per poi.. dopo.. dileggiarlo e buttarlo giù con insulti ed improperi.
Se analizziamo con attenzione ed equilibrio ..potremmo anche accorgerci della perseverante mentalità assai ridotta che non permette di guardare oltre in direzione di quella che dovrebbe rappresentare una nuova visione del sistema in favore delle istituzioni..ovvero.. quello di una vera ed utile politica di funzionamento. 
Sembra impensabile che tanti politici non si accorgano oggi della complicata convivenza tra un percorso di libera dialettica politica…e l’ostinato  incedere della formazione di una governabilità… Non si può credere che ancora si giochi su due esigenze che non riescono più a convivere in una sorta di principio aggregato. Credo che la separazione dei due poteri sia nell’aria e sia dettata proprio dal tempo..ma anche da fenomeni esterni che non lasciano più spazio alle vecchie ideologie. Il problema di maggior evidenza che oggi si pone come ostacolo al percorso della politica è sicuramente quello di sottovalutare le due esigenze diverse (governativa-parlamentare) …due necessità che.. per scopo e fine.. non possono più camminare legate insieme.
La separazione dei ruoli…cui ho dedicato lungo tempo della mia ricerca..potrebbe aprire orizzonti ad una nuova politica: il percorso non è facile da definire in tutti i suoi punti..ma sembra chiaro che la politica nella sua creazione debba restare libera ed induttiva, come al contrario nel momento della sua realizzazione debba ritenersi obbligata da scelte deduttive sicure.
Ma se è giusto pensare che da una lato..una certa politica.. debba restare libera con il suo contenuto di ricerca per elaborare di continuo le nuove idee, da un altro lato…si pretende la definizione di una governabilità per dare corpo a risultati duraturi di stabilità. In questa logica è chiaro che l’attività induttiva e di ricerca risulti propedeutica rispetto ad ogni attività  governativa….eppure continuiamo a rincorrere sistemi e principi tendenti ad ingabbiare la voce della libera politica per dare sfogo ad una governabilità inventata e non fortemente edificata..Al contrario..poi.. qualcuno pretende di lasciare fin troppo libera la voce dei Partiti costringendo ed indebolendo ogni attività governativa. 
Se da un lato..in molti non arrivano a comprendere queste anomalie..  tanti attivisti della politica odierna sembrano trarne comodo potendo all’uopo costruire compromessi che danneggiano l’iter di un sistema politico che si vorrebbe corretto.

Fatta questa premessa... con la scesa in campo delle attuali figure politiche che paiono guardare ad una politica costruita sulle logiche ancora vecchie e che sembrano dettare le regole per le future riforme, sarà difficile immaginare un vero cambiamento. Se Berlusconi nel passato ha lavorato in continuo conflitto d’interessi, sminuendo ogni attenzione sull’importanza dei conflitti … Renzi, oggi, non sembra capace di individuare la grande anomalia costruita sui poteri che accompagna la politica del nostro Paese. La sua politica del fare..pare occludergli ogni ulteriore campo visivo. 
Molte delle attuali figure politiche si dilettano nel mettere in evidenza il loro decisionismo ed a costruirsi un’immagine di primo piano che.. non a caso.. continua a distogliere dal più realistico equivoco del grande compromesso tra i poteri.

14 feb 2014

Una piccola chiosa all'articolo del Consigliere Cacopardo

Una Ferrari o una 500 truccata
di domenico Cacopardo

Prima di quanto ci aspettassimo siamo arrivati al dunque: il previstoscontroLetta-Renzi si è consumato negli ultimi tre giorni, concludendosi con la più incredibile, paradossale direzione del Pd (vista anche l’allegria di molti oratori), epigono dei riti sacrificali della vecchia Democrazia Cristiana.
Il modo con il quale lo scout giovane sindaco di Firenze ha approcciato il potere ricorda due personaggi del passato: Amintore Fanfani che, negli anni ’50, conquistò il partito rimuovendo il gruppo dirigente della DC a partire da Alcide De Gasperi, e Napoleone Bonaparte, per la fiducia in se stesso e per la capacità di cambiare di continuo, sul campo di battaglia, le tattiche che conducono alla vittoria.
È da vedere se questa trionfale discesa a Roma (con l’annuncio di brevi permanenze settimanali e di una ricandidatura a sindaco della sua città) e il tambureggiante esordio sul proscenio nazionale siano ‘veragloria’ (come si chiese Manzoni sempre a proposito di Napoleone).
Insomma, capiremo presto se si tratta di una Ferrari o di una 500 smarmittata, di quelle che i meccanici di periferia sapevano truccare bene.
Certo, Enrico Letta ci ha messo molto del suo. L’abbiamo sostenuto per molti mesi, sino al grave errore consumato sul caso Cancellieri-Ligresti. Abbiamo apprezzato la gestione del caso Berlusconi, che ha permesso al governo di uscire senza danni evidenti dalla  suaestromissione dal Senato. Ma, non appena entrati nel processo di approvazione della legge di stabilità, i limiti strutturali del governo e la sua incapacità di guidarlo sono emersi in modo netto.
Un’antica consuetudine di lavoro comune, mi aveva portato a ritenere Letta ‘un politico puro’, votato cioè più ai disegni che all’amministrazione. Gran parte dei guai del governo Prodi (2006-2008) derivavano dal fatto che proprio Letta, sottosegretario alla presidenza, rinunciava a studiare a fondo i dossier, a cercare punti di convergenza e definire provvedimenti concordati, salvo qualche nodo politico da consiglio dei ministri.
È facile ricordare i problemi che incontrò il Prodi 2 proprio sul piano dell’azione di governo, sgangherata e contraddittoria. E i guai del governo Letta sembrano una fotocopia del passato prodiano.
Abile di fronte alla politica pura, Letta è caduto sull’azione di governo, anche perché i suoi ministri, primo fra tutti, Saccomanni, si sono dimostrati incapaci.
Matteo Renzi, puntando al 2018, ne prenderà il posto con la benedizione dell’Italia che conta. Non solo i militanti del Pd, carne da cannone per qualche festa dell’Unità e per le votazioni in quella Corrida che sono le primarie, non solo l’opinione pubblica più avvertita, ma la finanza, l’industria, le aziende pubbliche (Renzi ha dichiarato che non è il caso di privatizzare ulteriormente l’Eni), il sindacato stesso, forse quel che resta della chiesa italiana, penso agli eredi di Ruini. Sarà probabilmente sostenuto da Romano Prodi che con lui scorge il Quirinale.
Anche se alcuni dei nomi che circolano per incarichi ministeriali sembrano inadeguati, non c’è niente da gufare.
C’è da compiere un ennesimo atto di fiducia, ben sapendo che se la Ferrari si rivelerà una 500 l’Italia finirà nelle mani rapaci del duo Grillo&Casaleggio.


Sebbene azzeccata e divertente la metafora della Ferrari e della 500 di Domenico aiuta ad una riflessione profonda.. ma può prestarsi a diverse interpretazioni.

Non è certo per voler gufare, poiché mi rendo conto della gravità della situazione quasi al collasso. Ma se volessi far riferimento alla gradevole metafora esposta dal cugino Cacopardo, non potrei esimermi dal ricordare che non può solo essere una questione di un’auto più veloce e potente… in considerazione del fatto che il pericolo sta soprattutto nel percorso che rimane  non curato e pieno di pericoli ..la trazzera sfossata di una vecchia Repubblica.. piena di buche che nessuno prima si è mai occupato di aggiustare ed asfaltare. La vecchia strada di un sistema dove forse un’auto meno potente, più piccola, non truccata e nemmeno rumorosa, potrebbe muoversi con più cautela avendo più facilità nel suo percorso. La cautela come anche l’umiltà non mi sembrano proprio le abituali caratteristiche di Matteo Renzi!