Utili consigli per le prossime nomine
di domenico Cacopardo
Il primo ministro dovrebbe saperlo e
forse lo sa, ma è bene porgergli qualche utile elemento di riflessione, in
vista dell’imponente tornata di nomine che l’aspetta.
La circostanza che i ministri che ha
scelto non abbiano ancora sviluppato le loro potenziali criticità non può
essere considerata una sorta di implicita conferma della bontà dei criteri
adottati. Quindi, è bene che la questione sia approfondita per tempo.
Parliamo prima di tutto di
Confindustria.Impropriamente, però. L’attuale Confindustria è una specie di riedizione
riveduta e non corretta della vecchia Intersind, il sindacato padronale delle
imprese pubbliche. Infatti, Eni, Enel, Ferrovie, Poste, Finmeccanica sono i più
‘grossi’ contributori. Dopo l’uscita della Fiat non ci sono imprese private
confrontabili.
Questo significa che la politica
datoriale è fortemente influenzata dall’industria di Stato: Matteo Renzi non
deve dimenticarlo, anche in relazione al ruolo di mosca cocchiera
dell’immobilismo che sta svolgendo Squinzi.
Veniamo ora ai manager cui saranno
affidati i colossi pubblici e le altre aziende dello Stato.
L’idea di porre un limite ai mandati è
politica e, politicamente, demenziale. Nei comuni (che piacciono tanto al
premier) il divieto di ricandidatura dopo due mandati ha, forse, una qualche
giustificazione.
L’impresa è un’altra cosa.
Se i risultati ottenuti risultano
positivi, se negli ultimi tempi non sono emerse controindicazioni e conflitti
di interesse, non c’è ragione per non garantire la continuità dei vertici.
Se, nel governo (gli unici a poter dire
qualcosa sono il presidente, il ministro dell’economia Padoan e la ministra
Guidi) emergono orientamenti diversi da quelli dei manager in carica sulle
politiche aziendali, in relazione agli interessi nazionali, si dovrà avviare un
confronto per capire se essi ritengono di poter attuare le eventuali nuove
direttive. Poiché sin qui, in nome di un’errata concezione dell’autonomia,
nessuno si è fatto carico delle coerenze tra gli interessi del Paese e
l’attività delle imprese di Stato, questo problema va affrontato con chiarezza
prima di procedere alla nomina dell’ultimo dei consiglieri di amministrazione.
Il secondo suggerimento è quello di
lasciare a casa tutti i trombati che circolano per i corridoi di via
Sant’Andrea delle Fratte (sede del Pd), per i corridoi delle particelle
schizzate via da Scelta Civica e per quelli del Nuovo Centro Destra.
È preferibile rischiare qualcosa
innovando con raziocinio, piuttosto che appesantire il sistema con gli
sconfitti dalla politica, legati a interessi e a clientele più o meno
fameliche.
Tutto questo, Renzi dovrebbe saperlo e dovrebbe
sapere quindi qual è la linea giusta da tenere nei rinnovi e nelle nomine,
vitali per la Nazione e per la sopravvivenza, tutt’altro che assicurata, del
suo governo.
Non può permettersi, come Berlusconi, di
sbagliarne gran parte. Se lo ricordi, il giovane scout di palazzo Chigi: in
questa materia la sua fortuna o la sua sfortuna sono nelle sue mani. Il destino
cinico e baro non c’entra.