20 nov 2013

Letta come un bulldozer..



IL QUADRO PREOCCUPANTE DELLE ANOMALIE

Quello di oggi è il palcoscenico dove si svolge lo stravagante e pericoloso teatro di una politica dove tutto è ormai possibile:  Ma.. per il Presidente Letta.. il governo più ipocrita della storia.. deve restare in piedi!
La stabilità con le sue leggi deve proseguire il suo percorso, e nessuno, sembra  guardare con rispetto ai cittadini di questo strano Paese dove tutto viene giustificato e va avanti nella normalità più assoluta: Le tante difformità e le innumerevoli contraddizioni!
A poco sembrano valere le singolari anomalie che avanzano:  Un senatore, da oltre tre mesi da una condanna di terzo grado, fermo al suo posto in una posizione quasi ricattatoria..un ministro della giustizia che, malgrado lo scandalo delle telefonate e dei rapporti non del tutto pertinenti alla propria posizione, resta immobile nella sua poltrona... le vergogne sulle condizioni carcerarie..i buchi pericolosi sui bilanci degli istituti previdenziali..alluvioni..incertezze politiche che portano a scissioni.....instabilità di ogni genere.... seppellite da un'unica impellenza governativa che ritiene di poter simulare una normality!
Tutto sembra irreale per il Premier Letta rispetto al suo procedere col paraocchi e la forza di un buldozer!  
Non è tanto il succedersi continuo di questi fatti a preoccupare…quanto tutto il “precario” che persiste in questo Paese ormai al tracollo. Un insicuro ed incerto cammino di una politica che anche quando dovrà trovare una via per le principali riforme (elettorale-conflitto d’interessi-giustizia..etc) non potrà mai ottenere un riscontro utile attraverso una simile fragilità politica che tenderà a contrapporre posizioni assolute..
Risultato, oggi più che evidente, di una deleteria cultura politica bipolare. ….
vincenzo cacopardo


19 nov 2013

Alfano ed il Cavaliere...strategia o vera scissione?


COMPRENSIBILI AMBIZIONI
Il nostro Partito era in crisi e volevamo affermarci all’interno e invece c’e’ stata una scissione non voluta da noi”. Questa, in breve, la giustificazione di Angelino Alfano leader del Nuovo Centrodestra.



Per il consueto “motivo” di non voler consegnare il Paese alla sinistra, (aspirazione di profondo contenuto ideologico) Alfano si è voluto spingere oltre, ponendosi in contrasto col suo padre padrone Berlusconi.

Ma quale significato esprime questa manovra che potrebbe dare adito ad una sorta di nuovo teatro in seno ad una politica che sembra ricercare continui sotterfugi forse anche in proiezione delle future elezioni?

Potrebbe intuirsi come un gioco delle parti nello scacchiere politico dove, il furbo Cavaliere, ormai consapevole del suo destino, avrebbe voluto perdere di proposito e con particolare astuzia, alcune sue pedine ed un alfiere.. al fine di vincere la partita nel prossimo futuro. O..forse..nulla di tutto questo.. ma un vero allontanamento del suo delfino e di una truppa di deputati e senatori, non più in sintonia col vecchio leader, costretti (o forse interessati) a reggere le sorti di un governo nel già precario percorso di una politica di coalizione?

Su questa seconda ipotesi si potrebbe forse dare merito all’ex pupillo del Cavaliere che, avendo da tempo seguito il suo pastore, potrebbe aver intravisto, in ritardo, una diversa strada ricercata con la forza del proprio intuito,.. e ciò…al di là di ogni considerazione, gli renderebbe sicuramente merito.
La prima ipotesi vedrebbe, invece, Alfano, ancora una volta succube delle strategie del suo leader costruire, in modo simulato, un nuovo Partito e restare in una posizione di governo. Questo consentirebbe al Cavaliere di avere ancora le mani all’interno delle attività governative e, dopo il 27 di questo mese, con la votazione sulla sua esclusione dal Senato, passare all’opposizione.
Questo passaggio all’opposizione di Berlusconi, si deve intuire come un’ acquisizione di una posizione strategica che gli potrà rendere figurativamente più forza:- Chi mai.. potrebbe attaccare con forza un capo di una opposizione senza incappare nel difficile imbarazzo o nel fastidio di essere accusato come prevaricatore di una politica che si vorrebbe veramente democratica?

Intanto..Formigoni, schierato col nuovo partito, in riferimento allo stesso, ricomincia ad esprimersi con il costante inganno della nascita di un nuovo soggetto politico verso l’innovazione…Malgrado i suoi trent’anni in politica..non sembra stanco di raggirare il Paese con le solite panzane.
Con la medesima formazione di scuola democristiana, anche il giovane ministro Alfano, nel suo nuovo percorso, non perde tempo a spiegare che il suo Partito sarà pronto ad accogliere tutti i moderati italiani. Un messaggio in direzione tutti gli altri protagonisti del campo alternativo alla sinistra..un messaggio che sembra spingere e toccare una nuova area Renziana che si stà rinforzando nel Paese…

Queste mosse della politica.. sembrano dare maggior corpo al recondito desiderio di una grossa parte della popolazione che sogna di voler fare rinascere una nuova Democrazia Cristiana. Alfano e Renzi rinforzano questo desiderio con la loro immagine giovanile e la loro indubbia capacità dialettica. Il loro pensiero politico è anche legato ad una condivisione sulla legge elettorale ed all’efficacia di un sistema bipolare.
Eccentrici moderati pronti ad adattarsi al modello chiuso di una ristretta logica del maggioritario e del bipolarismo non del tutto in sintonia con il concetto di moderazione che favorirebbe un proporzionale e una visione più aperta della politica di base.       
Forse presto potremmo ritrovarli insieme nella edificazione di un ulteriore cammino verso le comprensibili ambizioni… 
VINCENZO CACOPARDO 




18 nov 2013

un nuovo commento di Domenico Cacopardo

Sapienza e sangue freddo

Oggi tutto può a cadere, tranne che sia avviata la crisi di governo: dalla ‘ribellione’ di ottobre non è più nelle disponibilità del leader di Forza Italia-Pdl.
È un saggio di alta abilità tattica, lo spettacolo messo in scena da Angelino Alfano nelle ultime settimane. Null’altro vi è di certo sull’evolversi della situazione, a parte la non discutibile circostanza che Silvio Berlusconi sarà estromesso dal Senato, probabilmente mercoledì 27 novembre 2013, al massimo una settimana dopo, e che, in futuro, per un periodo abbastanza prolungato non potrà candidarsi a nessuna carica elettiva.
Rimangono incerti il modo e i tempi del suo abbandono della vita politica diretta. Sul tavolo c’è un’eredità politica pesante. Difficilmente, dopo, ci sarà un centro-destra come l’abbiamo conosciuto in questi vent’anni. 
Mancherà l’autocrate che l’ha inventato e condotto, con alterni risultati, attraverso mille battaglie politiche ed elettorali. Mancheranno le sue capacità di comunicazione, le sue televisioni, i suoi soldi.
Sarà tutto diverso quindi e non è un male per la qualità della democrazia italiana. Un partito moderato sì, ci sarà, ma con numeri diversi da quelli cui ci ha abituato il cavaliere. Nonostante ciò, c’è da mantenere in piedi un imponente pacchetto di relazioni e di capacità, un vasto insediamento in organi elettivi, aziende pubbliche e sindacato.
Per essere l’erede di tutto ciò, Alfano ha dispiegato tutta la sapienza della scuola democristiana cui s’è formato (con Enrico Letta): dichiarare sempre la fedeltà al capo; mai un gesto di rottura, ma una marcia consapevole per l’allontanamento dalle follie della caduta; forti legami con l’azione di governo, rivendicandone l’efficacia; richiamare sempre gli interessi dell’Italia e del medesimo centro-destra.
Molti amici storici di Berlusconi comprendono i pericoli di una rottura e di un divorzio con i sentimenti del Paese e cercano di dissuaderlo dalla tentazione del gesto eclatante, nel quale alla fine ritroverebbe ben pochi tra gli attuali falchi.
Intanto, Alfano va avanti, rimanendo fermo o quasi e giovandosi dell’intelligente appoggio di Enrico Letta: non c’è un prendere o lasciare, un’«ora o mai più».  C’è una serie di passi politici, parlamentari e giudiziari che si snoderà in modo ineluttabile, trascinando il leader di Forza Italia sul piano inclinato della decadenza, di altre condanne, del possibile arresto e, infine, dell’insignificanza.
Forti problemi emergono anche dal contesto familiare, preoccupato dalla salvaguardia delle aziende e delle ragioni dei figli, divisi dalle loro attese patrimoniali molto di più di quel che appare. Non serve a nulla accelerare il processo di dissoluzione. Basta aspettare pazientemente: il padre-padrone, privato della patria potestà, sarà portato dalla corrente della Storia fuori dalla vista degli italiani.
Angelino Alfano e i suoi amici potranno allora respirare e far politica. Spazi, nonostante tutto, tra Renzi, Letta e i puri e duri del Pd, ce ne sono a volontà. Basta saperli occupare.


16 nov 2013

L'Europa... che ci bacchetta, ci osserva con attenzione!


C’era da aspettarselo.. con un governo simile retto da continue contraddizioni che, difficilmente, potrebbe sperare di operare con quell’equilibrio che la stessa Europa ci chiede! 
L’Ue bacchetta l’Italia e  Olli Rehn spiega ai giornalisti che, come ogni anno, la commissione fa il suo lavoro. Sembra quindi che il nostro Paese non potrà chiedere di far uso della cosiddetta “clausola degli investimenti”, perché il suo debito pubblico non scende a un ritmo accettabile. Infatti secondo stime accertate dalla Ue, l’anno prossimo, il rapporto del nostro debito-pil salirà al 134%.

Un po’ troppo per la Commissione che invita le autorità «a prendere le necessarie misure all’interno del processo di gestione del bilancio.  Se ciò può consolarci, sembriamo non essere i soli, anche la Spagna, il Lussemburgo, Malta e Finlandia, devono mettere mano al loro bilancio.
L’Europa ci chiede ancora una volta di attuare un piano economico con provvedimenti che possano produrre risparmi di spesa aggiuntivi. Si aspettano, quindi, risultati da un risparmio sui costi della spesa, quella oggi affidata a Carlo Cottarelli che, attraverso l’uso delle  privatizzazioni, dovrebbe portare risultati utili. Il nostro Presidente Enrico Letta, in tono ridotto, sembra difendere la strada sulla tenuta dei conti, pur nella velata richiesta di non costringere troppo la possibile ripresa per la crescita del Paese.

La pesante mannaia delle richieste della Commissione europea che incombe sul Paese..spinge la nostra politica alla ricerca di strade a favore della vendita ai privati di una considerevole parte del nostro patrimonio.
Una politica incapace che, in questi ultimi anni, pare aver combattuto unicamente per un insensato conflitto tra le posizioni ideologiche, dimenticando di tenere il timone in direzione di un utile percorso, sperperando, in tal modo, tempo e beni pubblici. Una politica che dovrebbe combattere per proteggere le risorse del proprio territorio e non finire col venderle. Più che una vendita, quella che si attuerà sarà di certo una svendita a favore di qualche potentato in grado di speculare, arricchendosi ulteriormente.  Ma una simile svendita non potrà neanche bastare ad aiutare una spesa pubblica. Si tapperà un ulteriore buco senza risolvere il problema alla fonte.

La politica dovrebbe cercare di portare avanti un dialogo più intenso e di maggior ragionevolezza con l’Europa: Mettendo l’economia reale in prima posizione e cioè promuovendo idee in favore di uno sviluppo in collaborazione, al fine di sostenere maggiore crescita.

Il problema del debito pubblico soffoca tale crescita, motivo per cui occorre procedere con maggior tempo al suo ristabilimento, ponendosi in una fase di attacco e non di difesa, operando, per un lasso di tempo da definire, in favore di investimenti e non di un loro contenimento.  Una politica che dovrebbe battersi e battere i pugni sui tavoli degli accordi, facendo intendere alla stessa Europa che, se una via d’uscita esiste per un Paese come l’Italia, ancora ben messo come patrimonio privato, ma sicuramente ricco nella sua immagine territoriale, questa deve essere ricercata con attenzione in direzione di una crescita qualitativa. Una crescita che necessita di più tempo per la nostra Nazione, ma anche di figure politiche più nobili, attente e preparate.  

Forse.. è proprio questa la ragione per la quale l’Europa resta molto attenta al futuro processo politico del nostro strano, ma attraente Paese ed alle figure che nel futuro ne faranno parte.
vincenzo cacopardo 

Quando si perde il senso dello Stato…



Una pericolosa eventualità!

Un rischio connesso con la crisi del sistema che tocca il principio stesso dell’individuo nel contesto del quadro sociale:  Se è vero che vi sono individui che per costume si muovono contro le regole della società..è anche vero che, oggi, ve ne sono tante altre che non riescono più a condividerle e subirle!

Tutto ormai sembra perdersi in uno stato di assuefazione nei riguardi di un processo sociale che si muove attraverso regole vecchie.. che pretendono di rinforzare una legalità ma che in realtà, sembrano promuovere l’individualismo più sfrenato. Certe regole stridono fortemente con la realtà di una società che, nel suo veloce percorso, va perdendo ogni sicurezza sulle istituzioni.

Ma chi continua a sbagliare?...Uno Stato ormai sempre più assente riguardo agli insormontabili problemi..che si muove attraverso le istituzioni.. spesso complici di una politica inetta?..O i tanti cittadini che, nonostante una certa dose di volontà, potrebbero sentirsi frustrati e sottomessi da un destino che pare condizionarli inesorabilmente?

Il concetto di Stato va perdendosi…e più si perde, maggiore sembra diventare il valore che si attribuisce all’individualismo. Il forte personalismo contrasta la forza di una vera democrazia..

La società, meno condizionata dalle indispensabili e funzionali regole, trascina con se problematiche che si accavallano in una via senza ritorno. Lo scoraggiamento appare sempre più costante nelle tante famiglie che guardano con speranza ad istituzioni più sicure..ma che, malgrado l’impegno, appaiono trainate da un sistema che sembra procedere con l’abbrivio di un impulso spinto dal passato..

Ad uno Stato democratico ed in difesa di una società più sicura.. si è oggi sovrapposto un individualismo dettato da quella che appare l’unica regola secondo la quale un individuo conta: la forza assoluta del denaro! E ciò in mancanza di un cambiamento politico che avrebbe dovuto guidare il futuro su regole più adatte e consone allo sviluppo della stessa società.

Un popolo che è cresciuto in una società fin troppo libera, ma che si è emancipato senza una precisa e fondamentale cultura di Stato, in mancanza della quale si è sviluppato l’egoismo più deleterio…e soprattutto.. un’evidente sfiducia verso le Istituzioni.

Mai come oggi, la cultura di Stato dovrebbe essere salvaguardata e custodita con particolare attenzione. Essere tenuta in alta considerazione da chi opera in politica, poiché, sia le azioni che i comportamenti nei rapporti sociali, restano i valori fondamentali su cui poggia il sostegno della collettività ed il suo futuro.


In ogni rapporto sociale, si devono orientare e custodire  i comportamenti e le azioni.  Politica e sociale, in tal senso, non possono oggi, che vedersi unite per dare forza e sostegno ad uno Stato le cui fondamenta  paiono sempre più crollare.
vincenzo cacopardo

14 nov 2013

Bergoglio...il Pastore che sembra guidare la nuova cultura politica


Papa Francesco consegna alla Chiesa la sua prima Esortazione apostolica
Un documento atteso col quale il nuovo pastore delinea il futuro volto della Chiesa. Dopo l’enciclica Lumen fidei questo importante documento contiene il testo integrale dell’Esortazione apostolica.

Di recente il santo Padre ha manifestato con una certa enfasi la grande ipocrisia che si nasconde in chi ritiene di essere un benefattore della Chiesa e continua a rubare allo Stato, asserendo un certo disprezzo verso quei cristiani dalla doppia vita. 

Il Papa afferma che..c’è chi finge di essere cristiano, ma contribuisce a castigare la stessa Chiesa, ribadendo che ci si può considerare peccatori e mai corrotti, ma è ancora peggio, condurre una doppia vita ipocrita che produce danno a tutta la comunità cristiana.
Prendendo ad esempio la figura di Cristo, Francesco, continua sottolineando la sua costanza nel perdonare. Gesù, “perdona” ma nello stesso brano evangelico dice anche “Guai a colui a causa del quale vengono gli scandali”. Non fa riferimento tanto al peccato, quanto allo  scandalo che è un’altra cosa. Questa differenza è, per Papa Francesco, di grande importanza: La differenza tra il peccatore ed il disonesto.

Coloro che peccano son capaci di pentirsi poiché nel loro animo potrebbero sentirsi deboli riscontrandosi successivamente più umili e disposti verso il perdono. Coloro che invece partecipano o spingono verso lo scandalo, perseverano coltivando uno status quasi naturale convinti che ciò possa portare loro un miglioramento conducendo una doppia vita eticamente non condivisibile per un cristiano.

Il Santo Padre afferma in proposito : “dove c’è l’inganno, non c’è lo Spirito di Dio. Questa è la differenza fra peccatore e corrotto”.
Proponendo questa delicata questione, l’umile Pastore, tocca ancora una volta un  tema che coinvolge l’essere umano inserito nel contesto di una società succube di un sistema tendente a costringere la natura umana. Un sistema che incide persino sulla condotta sociale rendendo l’uomo ipocrita e dissimulatore quasi naturalmente.   Ma l’accento di Papa Bergoglio è preciso e tende a distinguere la stessa natura umana, deprecando il modello di quegli uomini che con una mano offrono denaro alla Chiesa e con l’altra rubano allo Stato.

Ancora una nota importante, oltre che una “esortazione apostolica”, diretta ad una cultura politica oggi persistente che pone la società in uno stato di difficile crescita, poiché.. un pericolo costante della doppiezza e della falsità è ben più gravoso e difficile da superare rispetto a quello di un singolo peccato.

Il nuovo Pastore sembra guidare una nuova cultura politica!

"Privacy e Servizi segreti"..di Domenico Cacopardo

Gli strani accordi per la privacy di domenico Cacopardo

 In questi giorni, sull’onda dello scandalo Datagate, è stato definito un accordo tra l’Autorità Garante per la privacy e il Dis, il Dipartimento informazioni per la sicurezza: i servizi segreti italiani non potranno utilizzare dati sensibili dei cittadini senza prima averlo comunicato al Garante. Insomma, gli italiani continueranno a non sapere di essere “spiati” ma potranno contare sulla supervisione dell’Autority per la privacy.

Il relativo protocollo è stato firmato a Palazzo Chigi, in presenza del presidente del Consiglio Enrico Letta, e del sottosegretario delegato ai Servizi, Marco Minniti, uno dei pochi esperti della materia. L’Authority italiana per la privacy è un soggetto ben singolare, visto che è stata ed è tutt’altro che esente dalla commistione con la politica politicante: il suo primo presidente è stato Stefano Rodotà, cioè l’expresidente del PDS, attualmente solidale con gli occupanti (illegali) del teatro Valle di Roma; l’attuale è l’expresidente dei deputati del Pd, Antonello Soro. Scelte inconcepibili in un Paese diverso dal nostro dato che, così, il valore affidato dall’Authority diventa disponibile a un trattamento a geometria variabile secondo simpatie e vocazioni partitiche.

Nominando Rodotà e Soro, il Parlamento ha direttamente e negativamente inciso sulla funzionalità e affidabilità dell’Authority cui sono stati preposti.
Quisquilie, nell’Italia del conflitto d’interessi. Del primo garante, rimane memorabile la condanna (politica?) degli Stati Uniti per le misure di sicurezza applicate negli aeroporti americani nei confronti dei passeggeri (anche italiani).
Guardiamo ora i nostri servizi segreti. Il loro livello qualitativo e di affidabilità è stato rivelato all’opinione pubblica dalla decisione di altri servizi alleati (Gran Bretagna, Germania, Francia) di non renderli partecipi delle informazioni di cui dispongono. Va ricordato che, durante il governo Prodi 2006-2008, un componente del Copasir chiese i nomi degli informatori, con relativo compenso. A palazzo Chigi, qualcuno non ci vedeva nulla di male nell’accontentarlo.
Alla diffidenza dei nostri alleati occorre aggiungere l’evidente assenza dell’Aisi (informazioni interne) sullo scenario nazionale. La prova è sotto gli occhi di tutti: la mancata prevenzione dei frequenti assalti ai siti dell’Alta Velocità in Valle Susa, segno che non c’è alcun monitoraggio (infiltrati manco a parlarne) della galassia di antagonisti che anima il mondo Notav. Essi comunicano con cellulari e mail e sono quindi permeabili alle attenzioni di un servizio di sicurezza interna A questo punto, c’è da chiedersi: se mai qualcuno al Viminale o all’Aisi decidesse di intercettarli, sarebbe costretto a concordare l’elenco con l’Authority?
E l’onorevole Soro, garante della privacy, resisterà alla tentazione di informare qualche amico di partito, interessato alla vicenda?

Un solo pensiero ci consola: l’intesa è così lieve da non disturbare i nostri servizi e i segreti che debbono custodire.

12 nov 2013

Alfano…un caso che deve far riflettere…




IL BIPOLARISMO: QUALI LOGICHE?

Qualcuno pensa che Alfano mettendosi in contrasto col Cavaliere, in futuro, non potrà più assumere alcuna posizione politica. Costoro si basano chiaramente su un’ottica che oggi vede il bipolarismo come un sistema ormai compiuto che non consente la formazione di altre coalizioni, il chè equivale a dire che: o Alfano resta nella coalizione del PDL o dovrebbe schierarsi in quella del PD.

La posizione del Ministro degli interni è suggerita dalla necessità di tenere in piedi un governo di servizio voluto da Napolitano e consigliato dall’economia politica dell’Europa. In molti intuiscono che.. se Alfano e le sue poche truppe.. dovessero seguire la posizione politica (alquanto ricattatoria) di Berlusconi…il governo sarebbe costretto a cadere….Ma se le idee politiche del ministro Alfano non fossero del tutto simili a quella del suo leader?

Se Angelino Alfano decidesse di staccarsi dal PDL, sarebbe dunque costretto a crearsi un nuovo Partito, o aderire ad un Partito di centro come quello di Monti, il chè potrebbe anche significare aumentare il numero dei Partiti in Parlamento…con un rischio maggiore sulla formazione delle future coalizioni. Questo è l’evidente caso politico che dimostra, ancora una volta, la forzatura imposta da un simile sistema che non aiuta le libere posizioni di pensiero dei singoli politici.

Vi è..anche.. la posizione, alquanto ibrida, di Renzi (noto rottamatore bipolarista),  il quale afferma che nel proprio Partito di appartenenza si devono discutere con estrema libertà le varie idee..per poi, a maggioranza,  poter prendere una decisione. Questo giusto processo dialettico in seno al Partito è sicuramente una garanzia per una democrazia, ma crolla nel momento in cui, seguendo il poco logico percorso di un bipolarismo, ci si dimentica delle posizioni parlamentari assai meno libere e democratiche per la determinazione ed il sostegno ad un governo.

Chi può allora continuare a pensare che il bipolarismo possa essere un sistema vincente? Chi pensa che un sistema che spinge verso la monolitica formazione di due forze politiche possa predominare sul singolo pensiero del politico? Chi può pensare di far crescere le idee (di cui tanto oggi si parla e si ha bisogno) quando, proprio queste, in tal modo, tendono a reprimersi.


Cosa può dunque significare spaccare un pensiero ed una cultura politica in due attraverso un netto taglio che separa persino gli ideali… se non forzare volutamente, in una equivoca logica, il processo di una politica che si dovrebbe sempre libera nel pensiero?
vincenzo cacopardo        

11 nov 2013

L’autocommiserazione del cavaliere e l'affezione di chi gli sta appresso

Il Cavaliere non ha sicuramente gradito l’intervista di  Alfano a SkyTg24 ed afferma di essere stato venduto al PD. Berlusconi dichiara «È vero che io ho assicurato di distinguere il piano dei processi da quello del governo, ma chi finge sia una bagatella il fatto che il Pd stia calpestando lo Stato di diritto pur di estromettermi dal Parlamento con il voto sulla decadenza, è chiaramente in malafede».
Lasciando intendere un segnale di chiara rottura tra lui ed il suo ex delfino.
Il clima del Partito è ormai estremamente teso e qualcuno insinua che vi possano essere altri dossier pronti a scatenare ulteriori scandali in casa PDL. Ma il Cavaliere rimane avvolto nel silenzio e da furbo  negoziatore, come già constatato nel passato, non intende compromettere alcuna possibilità di ricucire i rapporti. La sua autocommiserazione sembrerebbe avere un fine preciso…
Il suo messaggio è chiaro e perentorio..sebbene avveduto in favore degli elettori ..quando asserisce che questi non potranno mai essere traditi. Il paragone con i rapporti passati con Fini ed i suoi seguaci nasce spontaneo. Per il Cavaliere si tratta di un vero assassinio politico allorquando si vuole uccidere la figura del leader dei moderati.
Al di là della discutibile figura di moderato, Berlusconi, nel suo commiserarsi, continua a non rendersi conto di quanto possa aver preteso oltre ogni misura. La sua permanenza nel Parlamento ha ormai superato i tre mesi dalla sentenza di Cassazione che, come si vorrebbe in un paese di vera democrazia, non dovrebbe offrire più alcuna discriminante a qualsiasi parlamentare.
Ma sono ancora più preoccupanti le figure di coloro che continuano a stargli appresso per un sentimento di pura affezione che appare supportato da chiari interessi materiali. Un drappello di onorevoli resi tali grazie alla vitalità di una figura che li domina con la forza di un evidente potere finanziario. Che li tiene insieme con il vigore di una particolare pozione magica che potrebbe chiamarsi “coinvolgimento per interessi”  alieni da ogni concetto di scambio politico culturale che dovrebbe sostenere un Partito in favore di una società.
Fa ancora più specie il drappello delle figure femminili, ancora più solerte nella difesa del loro padre padrone che non le pone in alto con l’orgoglio che si deve alle donne che affrontano una carriera politica..ma che, con l’impegno dovuto a difesa del loro spirito, dovrebbero guardare con più rispetto alla tutela della propria posizione ed alla loro pensiero.
vincenzo cacopardo   

9 nov 2013

Le perplessità di domenico Cacopardo sulla legge di stabilità


Costi standard e spesa storica di domenico Cacopardo

È di mercoledì l’ultima buona notizia: per la sanità le regioni inizieranno a sperimentare i costi standard. In via definitiva, li applicheranno dal 1° gennaio 2014. Non che ce ne siano state molte, di buone notizie. L’altra recente è che la vigilanza sulla banche europee sarà effettuata dalla Bce. La competenza della Banca d’Italia viene così integrata da quella, più severa, comunitaria. Dopo le vicende Monte Paschi e Carige, avvenute in regime di
controlli italiani, a cura dell’ufficio di Anna Maria Tarantola, passata poi, in premio, alla Rai, c’è da sperare che questo genere di episodi non abbiano più a ripetersi.
Tuttavia, solo ieri, 8 novembre 2013, si è saputo che non si pagherà la seconda rata dell’Imu: coperture e balzelli alternativi non sono però chiari.
Intanto, dalle serrate discussioni sulla legge di stabilità emerge un dato inconfutabile: nel 2014 la pressione fiscale aumenterà, salvo poi ridimensionarsi in modo lieve nel 2015 e nel 2016, a condizione che i presupposti di gettito si realizzino. Del che è lecito dubitare, visto che non solo in Italia, ma anche in Europa le previsioni di crescita del nostro governo sono giudicate troppo ottimistiche.
Il clima parlamentare e dei media getta un’ombra sgradevole sul ministero dell’economia. E non è un segreto che nei corridoi di palazzo Chigi si manifestino perplessità sul suo titolare.
La questione di fondo, tuttavia, è di merito e riguarda l’intero impianto della legge di stabilità, molto legata al passato, ai tagli lineari e alla vieta ripetizione di formule e misure già ampiamente respinte dagli esperti italiani ed europei. Insomma, le uscite continuano ad evolversi in modo automatico.
Il nodo, risolta la sanità, riguarda la spesa storica dei comuni e i costi standard sul complesso degli acquisti e delle forniture dell’amministrazione dello Stato, più o meno 130 miliardi di euro l’anno. Accade spesso, troppo spesso che tra opere simili i costi presentino differenze macroscopiche. Tutto quello che si paga in più alimenta, in genere, corruzione e malavita.
La corruzione di cui parliamo è prima di tutto politica (con, all’interno, la burocrazia), e serve anche al crimine organizzato. Introducendo costi standard daremmo al fenomeno un colpo mortale. A parte la nomina di un commissario alla spending revue che, in ogni modo, avrà serie difficoltà da superare, c’è da chiedersi perché il governo non s’è appoggiato alla inesorabile legge dei numeri, visto che le statistiche su questo tipo di spesa pubblica ci sono tutte, e non sia intervenuto sui trasferimenti alle regioni (a parte la Sanità), stabilizzandoli su valori ragionevoli.
Il perché è presto detto: il coraggio non si compra al supermercato. E, per un’operazione del genere, ci vuole coraggio visto che va a incidere sul campo minato del finanziamento illecito della politica. Meglio ricorrere alle serie storiche che premiano chi più e peggio spende e attenersi al solito tran-tran.


7 nov 2013

Facili entusiasmi ed improponibili paragoni


IL PAESE DELLE ANOMALIE

Il Presidente Letta va a Dublino e dichiara con enfasi:  l'Italia ha bisogno di noi” ritenendo il lavoro che si sta espletando giusto ed a garanzia del proprio Paese. Intervistato dal quotidiano 'The Irish Times', esprime una gran fiducia nel suo governo sottolineando che vi è una prospettiva migliore sul lavoro che verrà compiuto nei prossimi mesi “quando l'intero quadro della politica europea sarà riformato".
La sua convinzione è, che grazie agli enormi sacrifici del paese e la concentrazione della commissione europea verso i problemi dell’Italia (disoccupazione e unione bancaria) tutto si risolverà in positivo, prendendo esempio dallo stesso Paese europeo.. Letta dimostra particolare ammirazione per l’Irlanda che ha saputo sottrarsi alla crisi riprendendosi con coraggio e mettendo ordine ai propri conti.
Al contrario di come si è mossa l’Irlanda, qualcuno si chiede a cosa si deve questo estremo entusiasmo espresso dal nostro capo del Governo per la nostra Nazione che pare navigare in un buio politico istituzionale ed economico ben peggiore. In proposito ci si chiede anche.. come mai, l’Italia, non sia riuscita a spendere i circa 30 miliardi di fondi strutturali messi a disposizione dall'Ue.. Il nostro Presidente del Consiglio vorrebbe conoscere come l’Irlanda sia riuscita in tutti questi lunghi anni ad utilizzare in modo brillante i propri fondi..quando invece dovrebbe meglio documentarsi sulle ragioni per le quali i nostri fondi non sono stati  spesi.
Letta azzarda persino paragoni.. e appare con la perseverante immagine di chi sembra non comprendere i problemi…ma sempre disposto a seguire le orme di chi riesce ad andare avanti.  Quella dell’incontro a Dublino è una sorta di staffetta, poiché ben presto il testimone passerà all’Italia per il semestre di competenza. Basteranno le colazioni di lavoro e gli incontri all’estero per sistemare la barca che sembra sempre più riempirsi d’acqua?
Intanto il nostro conflittuale governo procede malgrado qualche scandalo, privo delle fondamentali riforme e la costante presenza in parlamento di Berlusconi.. arrivato al record dei cento giorni dalla data della sentenza di Cassazione…
Gli entusiasmi si rinnovano, ma le anomalie perseverano!

I paragoni con gli altri Paesi…malgrado le esaltazioni.. appaiono davvero improponibili.
VINCENZO CACOPARDO 

5 nov 2013

Un commento sull'analisi di Domenico Cacopardo sul caso Cancellieri

ndo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto»
Il reato commesso dalla Cancellieri è preciso ed è relativo all’art. 323 del codice penale (abuso d’ufficio)
di domenico Cacopardo

La ministra Cancellieri va oggi in Parlamento per spiegare il proprio operato nei confronti di Giulia Ligresti, in custodia cautelare. Sarebbe stato meglio che, quando è emersa la telefonata (con cui assicurava il proprio interessamento per la ‘reclusa’ anoressica) a Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, e l’intervento conseguente sul Dipartimento amministrazione penitenziaria, la signora avesse presentato irrevocabili dimissioni dall’incarico. Avrebbe prima di tutto tolto dall’imbarazzo il softleninista Giorgio Napolitano che l’ha voluta al governo. E poi, dato una mano a Enrico Letta che rischia di scivolare su questo imbarazzante fuori programma.
La difesa della ministra è peggiore di ciò che chiama errore e che,invece, è un reato: quello previsto dall’art. 323 c.p. (abuso d’ufficio), che ha posto in essere ‘omettendo di astenersi in presenza di un interesseproprio o di un prossimo congiunto’ (il figlio Piergiorgio Peluso).
Che ci sia tuttora –e ci sarà finché ci saranno in ballo le questioni processuali Fonsai- un permanente interesse della signora verso il clan siciliano è evidente. La conferma si deduce dalla non necessaria affermazione della ministra sull’antichissima(?) conoscenza con la Fragni, mentre il giornalista Federico Bianchessi testimonia la sua dimestichezza con i Ligresti sin dagli anni ’80, quand’era in Prefettura a Milano. E anche dalla sciagurata intervista (Corriere 3.11) del ben-liquidato figlio: «I Ligresti non hanno capito quanto è stato fatto per loro». Ci piacerebbe conoscere cosa sia questo ‘quanto’.
Sbaglia il Pd (Matteo Orfini) quando vuol sapere se la Cancellieri «faceva così per tutti»: sbaglia perché il codice penale prescrive che nel caso di specie, dati i rapporti familiari e d’affari, la stessa avrebbe dovuto astenersi da ogni iniziativa. E nulla rileva il soccorso rosa di Giancarlo Caselli (che dice di non avere ricevuto pressioni per Giulia Ligresti), dato che il reato di abuso d’ufficio è un reato istantaneo che si è consumato nel momento della telefonata alla Fragni. Il link illecito consiste nel tentativo di acquisire gratitudine e benevolenza dal clan in relazione alla posizione del proprio figlio dentro il procedimento Fonsai.
La cosa più paradossale, però, è il ricorso della signora a sacri principi (libertà e umanità) qui non pertinenti visto che non c’entrano con il 323. E sbaglia anche la squadra di giuristi di palazzo Chigi, capitanata da Filippo Patroni Griffi, quando assicura che la ministra chiarirà. Nulla, infatti, c’è da chiarire: tutto è sotto gli occhi di tutti e ogni parola in più dà l’impressione di voler sfuggire alla realtà dei fatti stendendo una cortina di opacità non solo sull’interessata ma su tutto il governo.
Ora la palla è nelle mani di Napolitano e Letta. Il caso Cancellieri è più grave di quello Josepha Idem. Tocca a loro invitare subito la gentile signora a togliere il disturbo.
Il pasticcio Cancellieri può tornare in cucina.


Credo che questa analisi del cugino Cacopardo sia estremamente dettagliata e fin troppo tecnica. 
Sarà vero…come è vero che il reato della Idem sia stato anche più tenue di questo della Cancellieri… ma con un riscontro di accanimento spropositato in ambedue i casi.
Al di là della visione prettamente legale (fin troppo pragmatica) espressa con puntiglio da Domenico Cacopardo  contro la quale sembra difficile opporsi….bisogna forse considerare le tante attenuanti e le difficoltà di potersi muovere in un difficile terreno che vede un Ministro ugualmente responsabile del destino di esseri umani che vivono con estrema difficoltà la sovrappopolazione delle nostre ignobili carceri.
Se..come per legge.. è stato il magistrato a prendere la definitiva decisione, la colpa del Ministro consiste nell’aver espresso una propria preoccupazione per questo caso (se pur sotto una raccomandazione per la instabile salute della carcerata).
Ma mi domando: cosa sarebbe successo nel Paese se questa carcerata (in attesa di giudizio) fosse deceduta? Quali le responsabilità del Ministro? Quali quelle del governo? Quali quelle di un Paese come il nostro dove un palesato interessamento verso chi sta male, viene giudicato con tanto ostilità poiché trattasi di un personaggio conosciuto.
Un Paese, il nostro, pieno di invidia ed astio verso il prossimo dove un certo “moralismo” ha usurpato il posto ad una più autentica e nobile morale, dove un piccolo fatto assume proporzioni gigantesche, dove una pulce  assume connotazioni elefantiache, in un periodo, tra l'altro, in cui le problematiche veramente serie del Paese vengono sottovalutate o trascurate. 
L’eterno cortile in cui si lavano i panni più o meno sporchi di tutti nell’attesa di provocare pretestuosi ingigantiti scandali. 
vcacopardo      

2 nov 2013

L’esigenza di una attività economica reale


LA POLITICA ECONOMICA ED IL DIALOGO CON L’EUROPA

Aveva sicuramente ragione Grillo quando, in tono assai critico, si sfogava contro il percorso di una illogica economia (imposto da una imperativa comunità europea) che non potrà mai offrire lo sfogo utile alla crescita del nostro Paese. Malgrado le enormi perplessità sulla ricerca della sua particolare democrazia diretta e l’inconcludente metodo col quale si muove manipolando i suoi affiliati, il comico di Bogliasco, ha sicuramente percepito l’essenza di un problema che rimarrà insuperabile se non si attua un vero cambiamento di marcia.

Se non si cambia.. difficilmente, oggi, un Paese come il nostro, potra' dare sfogo ad una economia più brillante in termini di investimenti e di conseguente economia reale!
Un pensiero spontaneo.. quindi.. potrebbe essere quello di non riuscire a capire perché mai ci si deve adeguare ad un simile percorso di sofferenza imposto da un modo di interpretare il modello economico prevalentemente in termini di operazioni per il facile arricchimento dei pochi che continuano a restare indifferenti.. trascurando lo scopo vitale di una società, la cui sopravvivenza dovrebbe basarsi in un’economia effettiva di sviluppo. 
Sembra chiaro che le potenti lobby guidano, in modo determinato, gli Istituti di Credito internazionali trasformati in luoghi in cui.. si è continuato ad investire su operazioni finanziare sicure, trascurando l’indispensabile sostegno alle aziende che producono. Ma il problema alla base rimane sicuramente politico…e proprio per questo Grillo ha ragione! Con le attuali illogiche procedure non sarà mai possibile uscire, anche in considerazione che si stanno, da tempo, impegnando i debiti delle Nazioni in un gioco finanziario ad alto rischio. 
Oggi Renzi vorrebbe impegnarsi in una logica di cambiamento simile, ma se dobbiamo restare fermi nei parametri della rigida visione dell’economia internazionale, il nostro Paese rimarrà sempre strangolato da un pesante debito pubblico, senza il quale, potremmo usare i quasi 100 miliardi, pagati in interessi, per far crescere l’economia. Il PIL diminuisce, il debito aumenta.. e senza l’indispensabile crescita.. saranno solo illusioni!
Con questa pesante mannaia che incombe sulla Nazione..si dovranno per forza individuare altre strade e non potrà neanche bastare diminuire la spesa pubblica (che di per sé aiuterebbe di sicuro) a danno dei già scadenti servizi .
Grillo individua altre strade: diluire o allungare il debito; addirittura azzerarlo; uscire dall’euro.   
Se la prima strada potrebbe essere la più saggia e forse l’unica possibile, le forze politiche dovrebbero cercare di portarla avanti senza alcuna perplessità, promuovendo un dialogo più intenso e di maggior ragionevolezza con l’Europa: Mettendo l’economia reale in prima posizione e cioè promuovendo idee in favore di uno sviluppo in collaborazione (aziende-istituti di credito), al fine di sostenere maggiore ricerca e qualità.
Se, al contrario…la classe politica procede nell'inerzia, non si può che prenderne definitivamente atto..e constatare di fatto come essa resti vittima o, peggio, connivente in un percorso imposto da chi, assai potente in termini di risorse, continua a dettare legge sostenendo il fine.. sospetto e discutibile... di un sistema che non può lasciare speranze al nostro Paese.  
vincenzo cacopardo