Le priorità sottovalutate
Vi sono alcuni argomenti in politica che dovrebbero essere
affrontati con priorità… motivi che frenano l’evoluzione di una moderna
politica poiché non permettono di intraprendere un percorso più utile a beneficio
della stessa società.
-IL PRIMO è di
ordine configurativo e tocca da vicino la base essenziale del nostro
ordinamento politico istituzionale, un argomento che riguarda l’assetto della gran parte delle moderne Costituzioni: La
divisione dei poteri.
La logica di Montescquieu è ancora valida rispetto alle
democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, ma oggi,
nel disperato bisogno di un percorso di revisione della democrazia moderna, non
ci si può basare su questa logica in modo circoscritto e pragmatico: Così
come il potere giudiziario, che è già di per sè un “ordine”, secondo la
dicitura espressa dai padri costituenti nella carta costituzionale, la prima
forma che dovrebbe sparire negli altri due (legislativo-esecutivo) è proprio
l’idea di valutarli come “poteri”. L’unico potere potrebbe, in realtà, solo
legarsi a quello del cittadino ed alla sua rappresentanza in Parlamento.
Questo, di per sé, tenderebbe anche a stemperare l’annoso
conflitto politica-magistratura poiché metterebbe sullo stesso piano le competenze che non dovrebbero più
rappresentare poteri contrastanti.
-IL SECONDO e di
ordine prettamente istituzionale e di sicurezza e riguarda il perenne compromesso che si forma tra il ruolo delle forze
legislative del parlamento con quelle governative. Occorre certamente
una divisione dei ruoli più netta al fine di tagliare il cordone ombelicale che
li lega insieme
Un conflitto che permane costantemente allorquando, gli
stessi, eletti in Parlamento, assurgono alla carica di ministri o
sottosegretari, assumendo di fatto un ruolo esecutivo che influenza in modo
definitivo il lavoro dello stesso gruppo parlamentare di loro riferimento. Anche
qui, una certa consociazione trova forza e si alimenta giacché gli interessi
sono estremamente forti ed i ruoli politici vengono espressi nella comune casa
di un Partito.
Nella fattispecie il politico, in ruolo esecutivo, potrebbe
esercitare un particolare potere agendo in modo dubbio sull’obiettivo pensiero
del singolo parlamentare, contribuendo a costruire enormi compromessi che
bloccato il percorso di una politica che vorrebbe priva di conflitti d’interesse.
Si potrebbe azzardare che tale motivo è di per sè sufficiente ad individuare
una ulteriore anomalia anche rispetto ad una Costituzione che, da un lato
vorrebbe identificare due poteri con ruoli ben diversi (esecutivo e
parlamentare) e dall’altro, non pone sufficienti e chiare limitazioni a questa
separazione di compiti, destinando, in modo troppo sintetico, la guida e
l’indirizzo della politica dello Stato all’esecutivo.
- IL TERZO fondamentale argomento è di tipo
strutturale/organizzativo ed è quello che dovrebbe intuire con maggior sapienza chi opera per
un sistema che si vorrebbe ad ampio raggio di democrazia: La riforma dei Partiti, una definitiva affermazione dei programmi sulle figure dei leaders.
Ogni Partito o movimento sembra succube di un leader o vive
col fine di ricercare una figura predominante che possa in qualche modo
rappresentare la guida o, persino, il nuovo profeta del momento, quando al
contrario, dovrebbe ricercare un programma e seguire questo attraverso un
dialogo diretto con i cittadini.
Questa è la vera ragione per la quale sono proprio i Partiti
a dover essere riformati con un fine preciso di portare avanti le suddette
linee di programma. Nessuna deviante figura di leader deve poter influenzare il
percorso di costruzione che necessita essenzialmente di un impegno e di una
profonda dialettica con la società civile.. mirando ad un loro preciso coinvolgimento.Il leaderismo uccide la politica accendendo i riflettori sulle figure!
Sembra, però, che anche i cittadini vivano una forte
contraddizione quando desiderano che la politica costruisca a favore ed in base
ad un funzionale programma e, nel contempo, tendono ad esaltare in modo
controverso una figura di leader nel Partito. Bisognerebbe in proposito capire,
quanto poco possa offrire alla funzione politica.. una figura politica di
leader osannata (concettualmente posta come egocentrica ed individualista ed a
volte persino vanagloriosa).
Chi vota dovrebbe quindi far bene i conti con se stesso e su
ciò che veramente desidera: -Un leader che li condiziona attraverso vincoli
figurativi finendo col distorcere la vera essenza del loro programma -o un
libero percorso di crescita dettato da proposte ed idee non condizionate da figure politiche accentratrici?..
Per un compito sano che la politica odierna deve esprimere, si
dovrebbe porre fine all’assurda mentalità di votare con prevalenza l'immagine della persona,
ubicando il programma in posizione primaria rispetto al resto. Viceversa, in un ruolo amministrativo e di governo, si dovrebbe offrire al cittadino la possibilità di
esprimere un consenso verso personalità riconosciute per meriti e qualità al di
fuori di un contesto Partitico.
Tre essenziali punti attraverso i quali una migliore politica democratica potrà crescere senza l’assoluta esigenza di dover ricercare percorsi ristretti e condizionanti in favore di una fittizia governabilità.
vincenzo cacopardo