IL FERRO CALDO
Esercitarsi
su cosa accadrà domani è normalmente sterile se non è volto ad analizzare ciò
che sta accadendo nel presente. Proviamo a ragionare.
Al
di là delle valutazioni politiche che riguardano la nuova maggioranza, il
governo e il futuro della legislatura, rimane il fatto sostanziale che da ieri
sera Silvio Berlusconi non è più coperto da quella labilissima coperta che è la
residua immunità parlamentare, capace, però, di impedire l’arresto di un
componente della Camera o del Senato, senza un’autorizzazione dell’organo di
appartenenza. Ergo, l’autorità giudiziaria può ordinare, se ha solidi
argomentazioni, l’arresto del leader del centro-destra e anche la sua
restrizione in una patria galera. L’età non è un ostacolo quando ci sono in ballo
la reiterazione del reato, il pericolo di fuga e l’inquinamento delle prove.
Le
carte del processo Ruby di Milano (le motivazioni della sentenza) parlano di
una insopprimibile tendenza a delinquere e a una subornazione dei testi, più
precisamente, dell’inquinamento del quadro probatorio derivante dalle
testimonianze della Olgettine, cui il cavaliere ha pagato e forse paga una
retribuzione mensile.
Tuttavia,
le probabilità che in una contesa su chi possa mettere le mani su Berlusconi
vinca Napoli sono elevate. Le notizie sul ‘pentimento’ di La Vitola prima e
sulla sua ‘non collaborazione’ poi, sarebbero attribuibili a una medesima
sottile strategia comunicazionale, diretta, infine, a rendere più eclatante l’evento
dell’arresto se mai ci sarà.
Occorre
tenere ben presente che tutto il movimento creato di recente da Berlusconi,
compresa la modesta dimostrazione di quadri di Forza Italia davanti a palazzo
Grazioli, le invettive nei confronti della magistratura, del presidente della
Repubblica e via dicendo, di sicuro, ripeto ‘di sicuro’, rafforzano
l’orientamento di chi, avendo il potere di farlo, nell’ordine giudiziario può
considerare pericoloso -per la conclusione delle indagini e il rinvio a
giudizio- il protagonista delle proteste e delle manifestazioni.
Si
può aggiungere che, se, una volta perduta la tutela parlamentare, Berlusconi
non fosse investito da un provvedimento di restrizione preventiva, questo
sarebbe sempre più difficile da adottare con il trascorrere del tempo e con la
possibile normalizzazione del cavaliere, all’interno di un gioco
politico-parlamentare volto a sacrificare il governo Letta e a indire nuove
elezioni. Con il Porcellum, se possibile.
E,
come dicono i sondaggi, si tratta di una partita aperta, nella quale le
possibilità che una coalizione di centro-destra allargata ad Alfano e, forse,
al redivivo Casini faccia bingo sono sensibili, nonostante la concorrenza del
bull-dozerRenzi che, però, dovrebbe vedersela con i suoi numerosi e potenti
avversari interni, desiderosi -più di Berlusconi- di vederlo sconfitto.
Insomma,
tra le opzioni possibili delle prossime ore o dei prossimi giorni ci sono anche
movimenti delle procure di Napoli, di Milano o di Bari, senza escludere un
out-sider(Roma).
Si
tratta di ragionamenti probabilistici, anzi ipotetici, che, però, ci aiutano a
capire quali partite si stiano giocando sulla pelle degli italiani in crisi e
quali scenari si possano prefigurare. L’importante è che il malato Italia
sopravviva alle manovre dei suoi medici e dei suoi carnefici.
UN NUOVO CAMPIONATO
Con
l’estromissione di Silvio Berlusconi dal Senato, votata ieri, si conclude una
lunga e difficile partita, disputata da giocatori –di tutte le squadre- poco
dotati, generosi sì a centro campo, ma incapaci dei guizzi degli uomini di classe.
Oggi
comincia un nuovo campionato, i cui protagonisti si chiamano Matteo Renzi ed
Enrico Letta, l’inconsistenza culturale di un’osannata proposta meramente
mediatica il primo, la saggezza di uno spessore politico raffinato il secondo.
Di Silvio Berlusconi continueremo a occuparci, soprattutto in cronaca, visto
che la corsa per giungere primi alla sua cattura e restrizione in una patria
galera sembra volgere al termine con un vincitore designato. Si tratta della
procura della Repubblica di Napoli che si giova delle recentissime dichiarazioni
del pentito La Vitola, segretate ma, naturalmente, pronte a essere pubblicate
su qualche quotidiano ad alta tiratura. Possiamo, però, immaginare che La
Vitola abbia dato all’autorità giudiziaria ampi e concreti elementi sulla
capacità del cavaliere di reiterare il reato e di inquinare le prove.Il mandato
di arresto sarà quindi un inevitabile conseguenza di quanto spontaneamente
affermato dal testimone.
La
Storia, in questi giorni, ha avuto e continuerà ad avere nelle prossime
settimane una di quelle accelerazioni di cui, poi, si rimarrà sorpresi.
Dopo
l’archiviazione della decadenza del leader del centro-destra, tra pochi giorni
assisteremo all’archiviazione della nomenklatura del Pd a opera di Matteo
Renzi, ampio vincitore delle primarie per la nomina a segretario del partito.
Nomi
storici –abusiamo della parola storia, è vero, ma la contingenza lo merita-
come quelli di D’Alema, di Veltroni, di Fassino, di Bersani rimarranno
confinati nei ricordi dei più vecchi militanti. I nuovi, invece, opereranno nei
loro confronti una damnatio memoriae, onestamente, immeritata.
Prodi potrebbe
diventare come San Gennaro e manifestarsi un paio di volte l’anno, salvo il
caso, non remoto, che Renzi, in cerca di legittimazione culturale, lo estragga
dall’armadio e lo conduca alla presidenza della Repubblica, quando, in un
giorno remoto, Giorgio Napolitano lascerà il Quirinale e si ritirerà a dignitosa
vita privata.
Nell’immediato
e fatta salva l’eclatante possibilità di un arresto di Berlusconi, vanno presi
in considerazione il passaggio all’opposizione di Forza Italia, il conseguente
tentativo di mobilitare gli italiani moderati che non amano la sinistra e il
centro-sinistra e l’invio di un allettante amo ai nemici del governo Letta. Lo
scopo del cavaliere è quello di provocare lo scioglimento delle camere e le
elezioni a primavera in modo da azzerare Alfano e suoi e riprendersi,
dall’esterno, la scossa leadership del centro-destra.
I possibili
alleati di Forza Italia si annidano nel Pd e il loro capo naturale è Matteo
Renzi.
Come già citato nel precedente post, mentre
quello di Berlusconi è un discorso tattico, quello di Renzi è strategico:
elezioni a primavera significherebbero monetizzare le difficoltà del cavaliere
e impedire il successo del suo rivale, Enrico Letta, impantanato per ora e per
qualche mese ancora in una difficile sopravvivenza day by day.
Infatti,
arrivando indenne alla primavera del 2015, il premier potrebbe raccogliere i
frutti della ripresa economica che, comunque, si dispiegherà l’anno prossimo, e
aggregare una forza riformista capace di sottrarre all’«ultima raffica di
Arcore»il residuo consenso degli italiani moderati.Letta conquisterebbe così
una leadership indiscutibile: e con lui, comunque, si dovrebbero fare i conti.
Renzi vorrà
di impedirlo.
Degli exPci,militanti
nel Pd, s’è persa ogni traccia: probabilmente è la vendetta della Storia. Il
tutto, nell’ipotesi inconsistente che Napolitano, il leninista soft, sciolga il
Parlamento e indichi le elezioni.