28 ott 2013

La stampa esalta Renzi e la competizione


LA POLITICA SUB CULTURALE DELLA COMPETIZIONE

Mentre il ministro Saccomanni ci offre la speranza effimera di una ripresa economica mondiale che ( a parer suo) ben presto arriverà nel nostro Paese, Matteo Renzi chiude l’incontro a Firenze dichiarando: “Mai più larghe intese, cambiamo la legge elettorale con quella dei sindaci; via il bicameralismo e le Province. Subito una riforma della giustizia."
Questi i punti fermi per la candidatura alla segreteria del Pd…  Ma poi Il rottamatore.. continua.. “Mai più il governo delle larghe intese ed occorre cancellare il porcellum perché bisogna avere un maggioritario. Serve un premier forte come lo sono i sindaci" ( come se le larghe intesse fossero solo frutto di un sistema proporzionale!)
Sono le solite parole usate da chi continua ad ingannare, attraverso illusioni, i cittadini, sono parole che  appartengono a personaggi che vivono di smisurato protagonismo, figure ambiziose e poco umili rispetto alla montagna delle problematiche da risolvere. Allo stesso modo di Grillo, Renzi dichiara che il suo incedere vuole essere simile a quello di alcuni caterpillar che operano distruggendo il vecchio..(ma occorre molta accortezza nel distruggere per non finire con l’essere distrutti.) 
Non credo più si possa ritenere Renzi un vero innovatore a favore di una politica democratica. Il suo modo di esaltare il bipolarismo e la forza dei leaders.. rispetto ad una primaria e doverosa riforma che deve guardare ai Partiti, può solo essere spinta da una forte ambizione di voler apparire, in un gioco di esaltazione che prelude ad un autoritarismo simile a quello di Berlusconi. 
Per risolvere gli innumerevoli problemi del nostro paese ci vuole una enorme dose di umiltà  che il giovane sindaco non dimostra...
Sarò forse teorico quanto ingenuo, ma mai  nella posizione di una politica ridotta a pura governabilità e succube di un leaderismo che pone le figure al di sopra dei fondamentali programmi, poiché ciò accade quando un leader pretende di governare attraverso un tale sistema ristretto che pone due schieramenti in posizione contrapposta. Due monolitiche posizioni che non possono lasciare spazio ad idee e che, persino con la determinazione di una ridottissima maggioranza, finiscono col contrastare ogni  pensiero altrui.   
In questo gioco (assai tragico per la nostra società) persino la stampa contribuisce alla esaltazione presentando, in modo alquanto inebriante, una sfida tra Renzi e Marina Berlusconi. La stampa vive di questo teatro e collabora nel plaudire irresponsabilmente, non ignara di quanto possa nuocere al nostro Paese questo inconsistente duello a scapito delle necessarie riforme.
La stampa cerca la competizione e lo scontro contribuendo alla esaltazione di autentici scenari amplificati che possano richiamare l’attenzione della popolazione, non trasmettendo ai cittadini l’utile e vero messaggio insito in una necessaria dialettica politica. Sembra, purtroppo, di partecipare alla formazione sub culturale di una politica da gossip.   
 vincenzo cacopardo


27 ott 2013

Nuovo commento all’editoriale di Antonio Polito sul Corriere della sera



Scrive Antonio Polito nel suo editoriale illustrando le problematiche del nostro sistema politico istituzionale e paragonandolo ad una sorta di “maionese impazzita”:



ll nostro sistema politico-parlamentare è letteralmente esploso. E la cosa incredibile è che il massimo della frammentazione convive con il massimo del leaderismo nei partiti. Il Pd, che pure è il più democratico, è una monarchia elettiva (quattro capi in cinque anni, l’unico partito al mondo che incorona il segretario con una consultazione del corpo elettorale). Il Pdl è una monarchia ereditaria. La terza forza, il M5S, è una diarchia orientale, con un profeta e un califfo.
In queste condizioni il semplice fatto che esista un governo è già un miracolo, figurarsi l’operatività. Se andiamo a votare può anche peggiorare. E non è solo colpa del Porcellum . Con i partiti come sono oggi, e con i sondaggi che circolano oggi, nessun sistema elettorale, nemmeno il più maggioritario, può garantire una maggioranza solida. Se anche questa si producesse nelle urne, si spaccherebbe in Parlamento un attimo dopo, come è miseramente accaduto alla più formidabile maggioranza della storia, quella uscita dal voto del 2008 e guidata da Berlusconi. Da tre anni il governo della Repubblica non è più espressione del risultato elettorale. Nessuna delle coalizioni che abbiamo trovato sulla scheda appena otto mesi fa esiste più.
Qualsiasi terapia del male italiano deve passare da qui: come rendere il Paese governabile. Come aprirsi un sentiero praticabile tra due Camere, venti Regioni, più di cento Province, più di ottomila Comuni. Come ridurre il numero dei partiti, ridurne il potere, ridurne l’ingerenza. È infatti nel sistema politico-istituzionale che si è incistata nella sua forma più perniciosa quella crisi di cultura e di valori di cui hanno scritto sul Corriere Galli della Loggia e Ostellino.


C’è poco da meravigliarsi!..La crisi attuale è di primaria origine istituzionale e cioè partorita da un sistema ormai vecchio che non sembra più in grado di offrire una funzione costruttiva alla politica sul piano delle riforme, generando tra l’altro, ulteriori burocratici processi che ne arrestano l’innovazione.
Quando parliamo delle istituzioni.. il riferimento  è a quelle convenzionali su cui si è costruita la nostra Repubblica: sono organi e poteri che dovrebbero essere rivisti e ristudiati con attenzione da chi ne ha le capacità con una visione più lungimirante verso il futuro della politica.
In questo ventennio.. il bipolarismo ha decisamente peggiorato il dialogo politico non aiutando un’intesa verso le indispensabili riforme e se oggi si è arrivati a questo triste traguardo… la colpa è anche di un affrettato e poco funzionale sistema bipolare che ne ha estremizzato le contrapposizioni.
non deve è non può lasciar stupiti il fatto che i partiti crescono, anzi cresce l’interesse alla politica..e questo dovrebbe dare più forza alla base di una politica più libera poiché potrebbero aumentare le idee. Deve al contrario far pensare l’aumento di un leaderismo che contrasta nettamente con una visione democratica più libera ed aperta ai cittadini. I successivi problemi, assai seri, di una governabilità sicura potranno meglio risolversi se alla base non si ponesse più questo conflittuale legame con i consensi forniti ai partiti. Un corpo governativo deve poter operare attraverso un programma proposto e votato dai cittadini.
I Partiti dovrebbero fare i partiti e quindi suggerire la politica collaborando con i cittadini, senza assumere alcun legame con le forze governative. Potranno essere cento od anche di più..ma questo poco importa, se opereranno solo per costruire e dare forza ai diversi progetti..per assurdo.. il loro contributo potrà essere superiore, se maggiore sarà il loro numero.

L’analisi critica di Polito colpisce ancora nel segno: i veri e fondamentali problemi del Paese sono proprio quelli Istituzionali dai quali dipendono in successione tutti gli altri! 
vincenzo Cacopardo

Un nuovo commento di Domenico Cacopardo sull'attuale crisi

LE INTENZIONI E LA RESPONSABILITA’
di domenico Cacopardo 

Nel caos nel quale ci dibattiamo, tra crisi epocale, incerte terapie e divisioni crescenti, cerchiamo, per un giorno, di allontanarci dalla quotidianità per esaminare le ragioni meno evidenti delle attuali difficoltà.
Sul ring nazionale, in fondo, si scontrano due idee etiche (è paradossale parlare di etica in questi giorni, ma ci proviamo): l’etica delle intenzioni e l’etica della responsabilità.
A esse corrispondono due partiti, uno dei quali, il partito delle intenzioni, è largamente maggioritario. È vecchio come il cucco e vi hanno militato personaggi (limitandoci ai più recenti) come Bonaparte, Garibaldi, Marx, Lenin, Mussolini, Hitler, Stalin, Gorbaciov. Nomi che mostrano a quali eccessi e aberrazioni porta la logica, appunto, delle intenzioni.
In Italia, ai nostri giorni, vanno iscritti d’ufficio Berlusconi, Grillo, Renzi, Landini, Camusso e via dicendo. L’odierno partito delle intenzioni vuole molte cose largamente condivisibili: meno tasse; più soldi in busta paga e nelle pensioni; accoglienza allargata per i rifugiati politici; fuori i ladroni dal Parlamento; svecchiamento delle classi dirigenti; il primato delle idee (ma quali?); partecipazione di tutti (i 500 di Pizzarotti e la mitica incontrollabile rete); basta con questa giustizia; viva questa giustizia; basta con le opere pubbliche faraoniche e distribuiamo i soldi di esse ai bisognosi; obblighiamo la Fiat a investire in Italia; Telecom e Alitalia italiane; no agli F35; più ricerca scientifica anche in campo aeronautico; casa per tutti e blocco degli sfratti; liberalizzare il mercato e rilanciare l’edilizia; salario e lavoro garantito; più carceri e più centri di accoglienza (e qui anche Napolitano ci ha messo la sua dose di demagogia). Potremmo riempire dieci pagine con i desideri, le proposte, le pretese dei militanti nel partito delle intenzioni.
Già, è facile chiedersi, con quali risorse, con quali politiche?
Rispondere non interessa a questi italiani che, di volta in volta, pensano alla tosatura dei ricchi, a nuove tasse, a tagli di spesa, all’Europa, alla punizione del sistema finanziario. Né c’è nessuno che ricordi che siamo in un’economia globalizzata con le sue regole (anche papa Francesco si scaglia contro di essa senza pensare che con essa 1 miliardo di persone è uscito dalla povertà) e in un’Unione europea con il suo ormai imponente pacchetto di norme sostanziali e di comportamento. Quindi i limiti della nostra azione sono segnati e le intenzioni realizzabili pochissime, quasi nessuna.
Dall’altra parte ci sono gli esponenti del partito della responsabilità. Essi sono pochi e meno fascinosi, meno popolari, spesso incapaci di suscitare i deliranti consensi degli altri. Hanno importanti predecessori, da Cavour a Bismark e Metternich, a Giolitti, a Churchill, a Margareth Tatcher, a De Gasperi, Adenauer, Schumann. Più di recente, Craxi e D’Alema. Tutti hanno contribuito alla crescita delle loro nazioni, consolidandole in termini economici, sociali e civili. In Germania Angela Merkel ne è la leader indiscussa. Gli odierni  ‘responsabili’ italiani sono stati e sono capaci di decisioni impopolari nei limiti ristretti in cui esse sono digeribili dal Parlamento e si chiamano Giorgio Napolitano, che spende il proprio soft-leninismo in difesa dell’unico quadro politico che ci può far sopravvivere, ed Enrico Letta. Monti dopo un breve periodo di militanza, ha ceduto alla vanità ed è passato al partito opposto. Altri leader non se ne vedono in giro e la sproporzione tra gli ‘intenzionisti’ e i ‘responsabili’ è troppo marcata per assicurare la sopravvivenza del governo e delle sue flebili, ma realistiche, decisioni.
L’idea di aprire un dialogo tra destra e sinistra era un’idea giusta e responsabile che apriva una prospettiva. Sembra –e l’elezione dell’immarcescibile Rosi Bindi, estremista senza se e senza ma, ne è l’ultima dimostrazione- che gran parte di Pd e di Pdl lavorino per rendere impossibile qualsiasi comune decisione, anche se la decadenza di Berlusconi è ormai digerita. Il mondo produttivo, a parte le eccezioni, ragiona in termini concreti: finché non si renderà conto che il partito dei responsabili ha qualche chance di vittoria e di durata non rischierà l’avventura di nuove iniziative. Gli basterà la difesa dell’esistente.
Scriveva Guicciardini che l’azione politica è forte quando la speranza è maggiore della paura: per noi italiani la speranza è legata oggi al successo della minoranza responsabile.
C’è poco da essere allegri….


25 ott 2013

L'ambizioso rottamatore... simula abilmente..



Matteo Renzi,  blocca la deriva proporzionalista optando in modo scontato per un sistema maggioritario. L’impianto su cui lavora e si propone parte dalla bozza D’Alimonte: soglia del 40 per cento per ottenere il premio di maggioranza, eventuale secondo turno se nessuno dovesse superarla, brevi liste bloccate in circoscrizioni piccole per legare i parlamentari al territorio. 
Al di là di ogni indubbio legame col territorio Renzi, sempre più carico di particolare teatralità,  parla di questi argomenti come se volesse porre le nuove regole ad un incontro di calcio.. asserendo,  che in una democrazia si devono in assoluto determinare vincitori e vinti. Queste sue dichiarazioni nascono spontanee e sicure in considerazione di un’esperienza costruita come Sindaco in una amministrazione comunale. Non per niente…questa proposta di sistema elettorale è volutamente simile a quello per le amministrazioni comunali.
La sua è la solita insistente strada che continua a spingere alla determinazione più sicura di un bipolarismo attraverso un sistema maggioritario...Una via che non intende ricercare percorsi alternativi meno costretti, ma che vuole imporre ad ogni costo la sicurezza di un qualsiasi governo.  
Nulla di strano… se non si individuasse in questo pragmatico percorso una diversa sintonia con le esigenze che spetterebbero ad una politica di livello nazionale, ossia legata alle primarie istituzioni di una Repubblica che,  per costituzione, imporrebbe maggior rispetto per la formazione di una politica parlamentare non forzata da una governabilità. 
Porre una camicia di forza alla base della politica determinerà sempre estreme difficoltà alla stessa funzione di governo…Strano che tanti soloni della politica odierna non se ne siano ancora accorti!
Il giovane sindaco, come altri, non sembra intuire la primaria importanza della definizione di un metodo per le elezioni posto attraverso regole che devono favorire maggiore apertura alla base della politica…come non pare percepisca l’importante necessità di dover lavorare fondamentalmente per una riforma di rinnovamento dei Partiti.

Un’altra figura gigionesca che ostenta fin troppa sicurezza, non manifestando una doverosa umiltà e che sembra ambire al potere ed al comando.. simulando abilmente un comportamento da cittadino comune nell’uso ostentato di una bicicletta. 
vincenzo cacopardo

24 ott 2013

Il facile dissenso...nel vuoto di una politica priva di idee


Sembra che Grillo e Casaleggio non siano arrivati più a Roma come promesso. La mancata presenza dei due guru del Movimento ha portato sollievo ad alcuni deputati grillini che avevano mostrato un certo nervosismo per quello che avevano definito una inopportuna irruzione che li avrebbe distratti dai compito e dai lavori della Camera e del Senato. Qualcuno di loro pensa che potrebbe arrivare soltanto Casaleggio per un controllo di routine, qualcun altro prevede che Grillo in base alla polemica scoppiata sul caso dell'abolizione del reato di immigrazione clandestina, si renderà presto disponibile ad intraprendere un dialogo con i parlamentari, al fine di chiarire l’argomento.
Ma la questione centrale di questo Movimento… rimane sempre sul tappeto!: un gruppo di figure poco capaci, trovate attraverso un computer,  senza alcun riscontro dialettico tra gli stessi, senza una vera conoscenza del loro pensiero… imposti dai loro capi supremi affinchè si potesse sostenere una opinabile democrazia diretta. Proseliti che rimangono continuamente controllati e seguiti come scolaretti ..ed in certi casi rimandati o respinti.
Grillo e Casaleggio continuano a voler contrastare le vecchie “logiche di Palazzo" nelle quali non intendono essere impelagati…e di tanto in tanto.. preferiscono una visita diretta con i loto parlamentari non tralasciando le piazze ed i loro Vday. La loro politica persiste, in modo assai declamatorio, nell’evidenziare la rinuncia al finanziamento pubblico ed a mettere in luce l’esigenza delle donazioni pubbliche libere e volontarie al fine di poter sostenere i continui Vday
Grillo è persino azzardato quando, attraverso le sue apparizioni teatrali nelle piazze, induce il popolo ad andare oltre la finanza, oltre i partiti, oltre le istituzioni malate, oltre l’ Europa. Il suo dialogo da palcoscenico rimane sempre ostinato su continue posizioni contro il vecchio sistema (che rappresentano il suo unico merito), ma non pare svilupparsi in una ricerca di nuove soluzioni. Comincia ad apparire fin troppo monocorde e scontato!.. Nei suoi lunghi sermoni, non sembrano  riscontrarsi nuove proposte sensate ed innovative che potrebbero dar corpo all’ambito cambiamento.
Il suo Movimento sarà comunque destinato a crescere poiché continua a rappresentare la voce del dissenso… la voce di chi, pur non riuscendo ad indicare un percorso nuovo, si appropria di un consenso, nella totale assenza di nuove idee politiche da parte di chiunque altro.
La voce del dissenso vincerà sempre.. su una politica priva di idee!
vincenzo cacopardo






23 ott 2013

Maggioritario o proporzionale...quali riforme per l’ innovazione?



TRATTO DALLO STUDIO DI RICERCA
di v.cacopardo

Non v’è dubbio che, nel nostro Paese, un sistema proporzionale, non riesce ad adattarsi ad una concezione del bipolarismo  tendente a definire con più semplicità e concretezza una sicura governabilità. Per portare avanti il sistema bipolare occorre quindi un maggioritario secco che possa offrirgli maggiore sicurezza ed efficienza. 

Definito un simile sistema.. al quale, oggi, una gran parte delle forze politiche aspirano, il problema, comunque persiste sulle conseguenze che si riportano ad una libera azione democratica: Infatti definendo in modo snello quella maggioranza, si rinvigorisce l’aspetto governativo, ma, nel contempo, si indebolisce l’effetto fondamentale di una politica di base che dovrebbe supportare le diverse idee e le particolari esigenze provenienti dal basso. La scelta del maggioritario viene sempre promossa  e spinta da coloro che si potrebbero definire  “ attori e protagonisti” , personaggi che guardano ad un riscontro individuale della figura nel senso più egocentrico.

Qualcuno potrebbe affermare che ogni progetto può essere definito e portato avanti solo da coloro che rappresentano la testa di un sistema..ossia un governo con i suoi ministri, ma ..come ormai comprovato in questi ultimi tempi… è sempre più difficile sostenere una governabilità, senza una base politica di appoggio più sicura.

Preoccupa, in ogni caso, il fatto di voler operare con un modello maggioritario di sostegno ad un bipolarismo, perchè finirebbe con contribuire ad edificare un sistema sempre più rigido col rischio di non innovare nulla e di condurre dritto ad un autoritarismo.  Un bipolarismo, com’è noto, definisce due correnti di pensiero differenti ed in contrapposizione per visioni ideologiche che tendono ad identificare le scelte. Queste scelte pongono, coloro che  devono condividerle, di fronte ad un bivio al quale il singolo pensiero del politico non potrà, né dovrebbe mai sottomettersi: difficile poter condividere in toto un progetto per il quale si potrebbe essere d’accordo solo in parte!

La differenza di pensiero..al contrario.. può solo essere positiva per la dialettica su cui poggia l'arte della politica...e va protetta! La politica non può procedere attraverso limitate concezioni che non possono appartenere ad una vera democrazia. Esse portano ad una visione fortemente leaderista, ad una fittizia esaltazione della figura, ed infine…alla deprecabile venerazione dell’individuo. Un ideale al quale oggi, solo inconsciamente ogni società civile, può aspirare! Qualora.. invece.. si volesse optare per operare attraverso un sistema proporzionale ci si dovrebbe scordare di ogni sistema bipolare..provvedendo alla ricerca di altri e differenti metodi per il riscontro di una maggioranza.

Da un lato …il sistema proporzionale offre maggiore politica di base rendendo più instabile un percorso governativo. Dall’altro...quello maggioritario offre più garanzie di stabilità ad ogni esecutivo, limitando..ma spesso anche, soffocando, ogni possibile dialogo alla base. Quale la soluzione.. dunque.. se non si opera verso un innovativo percorso che possa offrire ad ambedue… una più libera strada favorendo un traguardo più efficiente ed equilibrato? 

Per ottenere un risultato più innovativo e funzionale occorre di sicuro aprirsi in direzione di una nuova forma mentis..guardare ad un percorso di nuove idee tirandosi fuori dal quadro della visione del sistema istituzionale in cui siamo fin troppo immedesimati. Qualunque risposta dovrebbe considerare una futura divisione dei ruoli. Una suddivisione che possa vedere un sistema proporzionale per la ricerca della costruzione di una politica di base fondata sulle idee.. ed uno maggioritario per l’identificazione delle figure amministrative competenti. Due ruoli separati per capacità e per obiettivi, che possano lavorare senza conflitti e compromessi di sorta al fine di rendere più funzionale ogni percorso.

21 ott 2013

Un atto sessuale non può motivare la violenza


Il tragico episodio di Modena si inserisce in quel lungo filone delle tante violenze ed abusi nei confronti delle giovani ragazze. Al di là della tragedia assai triste, si continua a voler discriminare l’atto sessuale collegandolo a queste particolari storie che tutto possono sembrare.. ma non di specifico sesso. La violenza non può essere motivata dall’atto sessuale, il quale può esprimersi in forma erotica assai meglio attraverso un atto di dolcezza.  Non può essere legata naturalmente all’atto erotico ma condotta da una precisa deviazione che si esprime con l'aggressività. 
  
GIOVANARDI: "Non voglio entrare nel merito della vicenda che l’autorità giudiziaria dovrà chiarire in tutti i suoi controversi aspetti. Quello che ritengo insopportabile sono certe dichiarazioni, tra l’indignato e il meravigliato, come se fosse possibile, 364 giorni all’anno, dileggiare ogni regola ed ogni principio educativo, presentando la sessualità come uno dei tanti beni di consumo, e poi scandalizzarsi se i ragazzi non si rendono neppure conto dell’inaudita gravità di certi comportamenti", Se si sgancia la sessualità da un rapporto di amore e di rispetto reciproco, svalutandola a livello di semplice divertimento, non ci si può illudere di risolvere il problema attraverso la repressione penale".

Leggendo queste parole si ha la sensazione che Giovanardi non comprenda la differenza tra una forma di violenza da quella sessuale, legando insieme, con troppa facilità, le due forme espressive: Non è detto che non si possa fare sesso senza esprimere alcuna violenza, come non è affatto sicuro che in un rapporto di “rispettoso e reciproco amore” (come lui specifica) qualcuno non possa di colpo manifestarsi violento. Non può essere una questione di amore o di sesso ma di stabilità o no dell’individuo.
Quello che più deve colpire.. non può essere l’espressione erotica di un rapporto, seppure presentato ormai troppo come bene di consumo, ma ogni forma di  violenza e prepotenza che.. giorno per giorno.. si presenta davanti agli occhi dei nostri giovani nelle pessime rappresentazioni cinematografiche e televisive, nelle playstations e giochi simili.. che la società distribuisce tranquillamente e che formano in modo negativo ed in senso aggressivo i ragazzi d’oggi. 
vincenzo cacopardo

POTENTATI, SOCIETA’.. E REGOLE



Se la corda si rompe.......
di vincenzo cacopardo

La crisi economica che investe tutto il mondo sembrerebbe generata da un assurdo sistema che impone alcune regole a protezione dei grandi potentati.
Se la ricchezza è mal distribuita, e ciò viene tollerato da tempo attraverso le regole di un impianto edificato con la forza del denaro, questo si deve ad una precisa volontà di alcune influenti lobby che la sostengono costantemente continuando a trarne beneficio. Un beneficio dei pochi, i quali dovrebbero comprendere che questa corda non potrà esser tirata troppo.
Se la corda si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme: povertà e ricchezza potrebbero lasciare lo spazio a distruzione, sfiducia e fine di ogni sistema democratico collettivo.

I gruppi influenti, con le loro risorse, dovrebbero fare bene i conti e vedere con maggior saggezza un futuro diretto al necessario bilanciamento, attraverso una comune collaborazione che possa indicare una vantaggiosa convivenza: meglio usare le spropositate ricchezze in favore di una società dove si intende vivere tranquilli, favorendo lavoro e benessere comune, contribuendo così, ad una speranza… anziché pretendere serenità da una comunità che genera prevalentemente povertà e sfiducia nel prossimo.

In realtà.. (verità che appare oggi assai condizionante), la società mondiale si è costruita, col tempo, in tale indiscreto modo, da perdere il fine sensato di una indispensabile regolamentazione. Un sistema non basato su una economia di equilibrio collettivo, ma sul peso che il denaro può esercitare sul singolo individuo. Ciò ha portato a non individuare il giusto percorso e ad identificare il denaro come un fine e non come il mezzo necessario per la crescita del nostro Welfare.

Inutile illudersi!...La teoria del libero mercato non può più funzionare in rapporto al carico notevole che essa impone ad una società che si vorrebbe più equa!  Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve per forza far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza!      
La società è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Di renderla bilanciata in favore di un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, sui meriti e le capacità.


19 ott 2013

Santoro favorisce il cavaliere... e accende il PDL

Un altro grande favore al cavalire, quello offerto dalla trasmissione Servizio Pubblico condotta da Santoro la sera di giovedì sulla Sette. Santoro ha nuovamente prestato il fianco al PDL conducendo una puntata il cui contenuto non è apparso adatto al momento e persino retorico e pretestuoso.

L’attenzione si è concentrata sulla figura della appariscente attrice Bonov che con le sue dichiarazioni (vere o false..si vedrà) ha tirato fuori una sorta di rabbia contenuta da tempo per il modo con cui si è mosso tutto il sistema accanto alla sua professione nel passato. Una pioggia di dichiarazioni  sulle raccomandazioni di Berlusconi e sulla sua fidanzata Francesca Pascale, 

Ha raccontato della pressione del Cavaliere nei confronti dell’ex direttore generale Rai Masi al fine di acquisire i diritti per trasmettere una fiction in cui la stessa attrice era la protagonista. Di un premio specifico da dedicare nel festival del cinema di Venezia e di altre iniziative promosse in favore suo e della Pascale dall’ex premier col quale, ha dichiarato, aver fatto sesso.
Lo ha raccontato come si fosse ravveduta di aver partecipato ad una sorta di malaffare di un sistema tendente ad aiutare chi è raccomandato e non chi merita. Il ché appare davvero strano e difficile da poter comprendere in considerazione che, lei stessa, ne ha tratto un immenso vantaggio. In certi casi è più comprensibile poter giustificare un pentito se le sue dichiarazioni avvengono in un tempo più contestuale rispetto ai fatti!
L’attrice poi..con il favore del conduttore, ha continuato asserendo in modo indebito la presunta omosessualità della Pascale, oggi fidanzata ufficiale di Berlusconi, asserendo, anche una sua forte e pericolosa determinazione al comando nei confronti dello stesso Cavaliere.
Si è poi continuato oltre con i pettegolezzi e le indiscrezioni poco utili ad una trasmissione che si propone per i commenti sulla politica e le istituzioni, malgrado le voci irritate ed infastidite di Massimo Cacciari.
Se non si conoscesse la professionalità di Santoro si potrebbe persino sostenere una precisa volontà del conduttore a favorire Berlusconi, poichè mai durante le sue trasmissioni si è intravista una tale forzata volontà di colpire così in basso un avversa figura, mai con tale assurda insistenza e perseveranza...mai con una così errata tempistica.

Si continua a rendere forza al Cavaliere ed ai suoi adepti del PDL, i quali non possono che trarre ulteriore forza per dare fiato alle loro bocche ..dimostrando con successo.. certe meschinità che si attuano nei confronti del loro capo supremo.... Non potrebbero che essere grati a Servizio Pubblico!
vincenzo cacopardo
Commento all’Editoriale di Antonio Polito sul Corriere della sera del 17 Ottobre 2013

Hanno dunque ragione gli analisti di Barclays quando dicono che la direzione dell’aereo Italia è giusta. Il problema è che continua a perdere quota. E se Letta e Alfano, pilota e copilota, non riaccendono i motori, rischiamo di fare la fine dell’Alitalia. Non è infatti saggio traccheggiare in attesa che arrivi la ripresa. Potrebbe anche saltarci. Guardate che è successo alla Fiat nel mese di settembre: le sue vendite sono cresciute nei grandi Paesi europei tranne che in Italia (meno 12%). Avrebbe potuto fare di più il governo per stimolare la crescita, pur rispettando i vincoli europei? Certo che sì. Ma avrebbe dovuto trovare nel bilancio i soldi per finanziare vere riduzioni fiscali sul lavoro e sulle imprese. Invece siamo al punto che ci si congratula per l’inazione sulla spesa pubblica.
Il mancato intervento sulla Sanità, per esempio, è positivo se protegge i servizi essenziali, ma è negativo se conferma gli squilibri e gli sprechi di un settore dove dei costi standard si è persa memoria. Gli unici taglietti, quelli sugli straordinari degli statali, hanno già prodotto una minaccia di sciopero generale dei sindacati: vedrete che in Parlamento si dissolveranno. Perché Letta e Alfano hanno accettato di perdere un anno? Ci si sarebbe aspettato, dopo il voto di fiducia, che i due rinegoziassero da posizioni di forza il patto di governo con i partiti. Invece la legge di Stabilità è il frutto dei soliti compromessi. I due Dioscuri del governo non hanno utilizzato il bonus che avevano appena guadagnato battendo con una spettacolare manovra parlamentare i rispettivi falchi. Anzi, sembrano già tornati in minoranza nei loro partiti. Per usare un gioco di parole di Nino Andreatta, ripreso di recente proprio da Letta, si sono dimostrati bravissimi in «politica» e si sono inceppati sulle «politiche». Ma la politica non può bastare. La maggioranza degli italiani pensa ancora che questo governo sia meglio di nessun governo. Ci metterà però poco a cambiare idea se si convincerà che è un governo inutile perché le larghe intese lo ingabbiano, invece di dagli la libertà di fare ciò che serve. E infatti già ringalluzziscono i nemici di Letta e Alfano: metà Pdl e metà Pd. Se i due piloti non riprendono la cloche, il deficit di politiche si trasformerà inevitabilmente in debolezza politica. E allora anche la stabilità, bene supremo per la ripresa, tornerà a rischio.
antonio Polito


Sempre utili e sagge queste metafore usate da Polito. L’idea di un aereo che vola con l’aiuto del pilota automatico, mentre il pilota Letta ed il copilota Alfano.. non pensano di riaccendere i motori …convinti che la rotta sia giusta senza tenere nella minima considerazione l’altimetro indicante l’abbassamento di quota del velivolo, indica perfettamente quale può essere la pericolosa contraddizione nello scenario politico: Non si vede che l’aereo perde quota, ma… ancora peggio… si ha la presunzione di non dare uno sguardo all'altimetro poiché convinti che tutto sia a posto.
Sembra chiaro che le larghe intese hanno avuto il particolare effetto di incantare i cittadini ma non di considerare quanto assai debole ed inerme appaia oggi la politica. Dunque è anche fondato il percorso intuito da Polito circa un risvolto che vedrà qualcuno al più presto.. prendere in mano la cloche del velivolo, per riportare l’aereo in quota, poiché stanco ed impaurito da una possibile caduta senza scampo.
vincenzo cacopardo    


18 ott 2013

Monti e Casini... tradimenti, contraddizioni e convenienze

Oggi Monti afferma che Mauro e Casini ritengono che l'appoggio al governo debba essere incondizionato.. ma, secondo l’ ex premier non è quella linea del partito che, loro stessi, gli hanno chiesto di fondare. Il professore ha giustamente spiegato che Scelta Civica
appoggiava il governo chiedendo una minore dipendenza da Pd e Pdl che continuano a muoversi con interessi elettorali".
La domanda che potrebbe rivolgersi all’ex premier potrebbe essere quella di come non possa essersi accorto, già da tempo, del cambio di marcia effettuato dallo stesso Casini rispetto alla sua prolungata ed annosa lotta contro il bipolarismo e di come.. lo stesso, per logici motivi di convenienza personale, si sia prestato al gioco delle larghe intese dei due grandi Partiti che hanno operato con una logica da lui sempre avversata.
Lo stesso Monti aveva incantato una buona parte del suo elettorato, durante la sua campagna elettorale, plaudendo alla fine delle contrapposizioni politiche e quindi… innescando un nuovo percorso per una politica di riforme. Aveva  creato un Partito che avrebbe dovuto rompere il dominio del vecchio sistema basato sulle ideologie Destra-Sinistra, per proiettarsi verso una nuova innovazione della politica. Al contrario sembra, invece, essersi adagiato sulla vecchia logica inserendosi nel gioco delle poltrone.
Non dimentichiamo che la mossa di Monti appariva allora come una rottura nei riguardi di un sistema mal funzionante... per quale ragioni a voluto aspettare questo lungo tempo? Per quale motivo si è fatto, anche lui, trascinare in una logica di larghe intese se la sua doveva  essere una lotta contro un sistema politico istituzionale che fino ad oggi ha continuato ad operare sulle linee di una concezione politica bipolare?
Se Casini appare esperto e tanto furbo da restare a galla, è perché.. nonostante le sue continue prediche e paternali.. rimane attaccato alle logiche del passato: concezioni di chiara convenienza. Ma per Monti… che al contrario, è pur sempre un senatore a vita..la cosa appare diversa. Monti non è attaccato a vecchie logiche di convenienza, ma non sembra capace di muoversi come uomo di Partito. Monti rimane un tecnico ben visto dalla Comunità Europea, ma incapace di muoversi nel contesto politico di un Paese che necessita di grande innovazione basata sulle idee. 
vincenzo cacopardo 




Una legge elettorale, non può essere primaria!

Un’altra importante questione all’occhio degli odierni riformisti è quella di una legge elettorale che possa sostenere meglio la rappresentanza di un sano Parlamento
Ha detto bene il ministro Quagliariello quando ha dichiarato che una riforma della legge elettorale, se svincolata dalle altre indispensabili riforme, non potrà mai sortire un utile successo, nè procurare migliore funzionalità al percorso della politica.

Entrando nel dettaglio delle proposte, non potrà mai convincermi una richiesta del voto di preferenza quando questo venisse, in più, proposto sotto un finanziamento privato. Sarà facile nel nostro furbo Paese finanziare attraverso una forma privata figure incapaci, legate al potere finanziario o persino corrotte, quando si hanno gli adeguati mezzi e le esose risorse... Ci sarà poco da lamentarsi dell'apparizione di ulteriori figure assolute e dispotiche legate al sistema economico finanziario! 

Occorre un filtro e questo esame deve essere operato dal Partito di provenienza del candidato che si propone. Sarebbe, però, essenziale operare di dovere una sorta di primarie tra i candidati in seno ad ogni Partito. Ma necessario sarebbe anche non offrire alcuna possibilità ai privati di entrare nel gioco pericoloso dei finanziamenti ( nemmeno sotto un controllo al quale si potrebbe sfuggire con scaltrezza).

Si pretende ancora di poter aggiustare il sistema logorato della politica, pensando di poterlo risolvere attraverso una legge elettorale che abolisca il finanziamento pubblico e nel contempo offrire al privato l’opportunità di sponsorizzare la preferenza dei candidati….come dire: Chi ha le risorse per una comunicazione, riuscirà sempre ad imporsi contro chi non potrà mai averle per esporre le proprie idee! Prevarrà sempre una deviante comunicazione e resteranno sempre soffocate possibili nuove proposte!
Un’assurda contraddizione di cui il cittadino non si accorge poiché pervaso da un odio nei confronti di una generica politica che nel passato ha divorato risorse alla società. Una posizione che alcune forze politiche odierne appoggiano per interesse, ma tendente ad incancrenire una vera politica democratica facendo forza sulla emotività e l’ignoranza del cittadino comune.
Se la legge elettorale rimane un mezzo complementare per determinare una maggioranza, i Partiti restano decisivi per la ricerca di un percorso innovativo della politica.

Il mio pensiero vede, quindi, fondamentale una riforma verso il ruolo dei Partiti attraverso un’adeguata regolamentazione da imporre (sul RUOLO: ricerca delle idee in favore della politica- sulle CANDIDATURE: attraverso specifiche primarie - sul FINANZIAMENTO: che dovrebbe essere pubblico, ma adeguato alle spese documentate).

Una primaria regolamentazione dei Partiti che risulta sicuramente prodromica a qualsiasi altra riforma poiché la stessa  Costituzione Italiana riconosce il loro basilare ruolo  quando con l’art. 49, ci dice che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale».
vincenzo cacopardo



Un commento di Domenico Cacopardo sull’autolesionismo delle amministrazioni regionali.

  
I DIPINTI VIAGGIATORI
di domenico Cacopardo
È l’autolesionismo che guida la mano dei presidenti della Regione Sicilia e dei vari assessori alla cultura nel firmare i provvedimenti che consentono a opere d’arte di viaggiare nel mondo per partecipare alle varie mostre che si imbandiscono a uso di folle più o meno vaste di visitatori. Autolesionismo e insufficiente conoscenza di ciò che accade ai reperti viaggiatori.
Certo, soddisfa l’ego dei personaggi presenziare ai vernissage ed essere gratificati dall’elogio degli organizzatori, ma ciò non basta per assolverli dalle gravi responsabilità che si assumono.
Né vale dichiarare, come ha fatto Rosario Crocetta, che ha dovuto (sottolineo “dovuto”) onorare gli impegni presi dei suoi predecessori: nulla vietava di revocare questi impegni e sfido chiunque a dimostrare che il Mart, l’ultimo dei musei interessati, avrebbe potuto e voluto iniziare un’azione giudiziaria contro la Regione.
Dicevamo autolesionismo. Sì, l’autolesionismo di chi non si rende conto che gli amanti dell’arte sono girovaghi e inseguono i loro sogni recandosi di persona nei luoghi in cui sono custoditi reperti archeologici, dipinti famosi o meno, sculture, opere di loro interesse.
Conosco un appassionato che, volendo approfondire la storia artistica di Pisanello, s’è recato a Palermo per vedere il Trionfo della morte del museo Abatellis (di incerta attribuzione) e poi ha raggiunto Gangi per esaminare il dipinto dello Zoppo di Gangi, Giuseppe Salerno, che raffigura un apocalisse, e poi al museo civico di Bettona (Perugia) per conoscere l’opera, colà esposta, di Jacopo Siculo. Un caso tra migliaia di persone che raggiungono la Sicilia per ripercorrere la strada di Caravaggio da Siracusa a Messina (a proposito, nessuna iniziativa specifica per i due capolavori del Museo regionale, salvo una serie di improvvidi viaggi soprattutto per la Risurrezione di Lazzaro), a Palermo (dov’è scomparsa la sua Natività); per ammirare la nave fenicia e i reperti archeologici di Marsala o il Fauno danzante di Mazara del Vallo, inviato (ma vi sembra normale?) sino in Giappone. Si tratta di un turismo appassionato e competente nulla a che fare con i vacanzieri che hanno spinto tanti siciliani a rovinare i litorali, le bellezze naturali.
Diceva Elio Vittorini (parole riferitemi da Raffaele Crovi, suo primo collaboratore) che i siciliani non amano la Sicilia, giacché hanno consentito (e consentono, aggiungo) la devastazione della loro terra, dando anche il voto ai devastatori.
C’è poi l’ignoranza di ciò che accade ai dipinti, alle sculture, agli oggetti archeologici che viaggiano: accade, infatti, che subiscono continui e gravi stress che hanno inciso e incidono sulla loro salute, sulla loro conservazione sul loro futuro.
Se parlassero liberamente i restauratori della Risurrezione di Lazzaro o del Ritratto di ignoto, si scoprirebbe che hanno subito danneggiamenti visibili a occhio nudo. Quelli invisibili a occhio nudo col tempo si espandono e possono compromettere l’opera nel suo insieme.
Insomma, un’altra occasione perduta dalla Sicilia, l’avere messo in viaggio tre capolavori di Antonello da Messina per una mostra che non esito a considerare stravagante, di quelle immaginate per ragioni di cassetta del museo che l’organizza e gli sponsor che la finanziano. Una ripetizione in sedicesimo di quella, magnifica di Roma, Scuderie del Quirinale, che aveva consentito ad appassionati ed esperti di fare il punto sull’artista. Dico stravagante, perché non esito a dubitare che l’accostamento a L’altro ritratto, la contemporanea mostra Mart sul ritratto fotografico (un mercato, quello della fotografia d’autore, in crescita commerciale e, per di più, molto liquido) non sia casuale. Che si crei un evento per il traino di un altro evento, molto ‘commercializzabile’, è piuttosto frequente e starebbe agli amministratori pubblici porre un freno a ogni tendenza speculativa.
A questo punto, “cosa fatta capo ha”, se Crocetta intende decidere qualcosa di giusto e importante per le opere d’arte presenti in Sicilia proponga al Parlamento una legge che faccia divieto di spostarle con una sola esplicita eccezione: l’invio in qualche laboratorio di restauro qualificato. In Italia, il più famoso, è l’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Il resto sono chiacchiere da bar Sicilia di Gela, di Palermo o di Messina.