QUANDO L'EMERGENZA FA VIRTU'
di paolo Speciale
Sono ormai luogo ed affermazione comune le grandi difficoltà non
solo pratiche, ma anche di carattere introspettivo ed opinionistico cui il neo
Presidente del Consiglio dovrà far fronte. Un fronte non comune con la sua
squadra, non tanto per l'incompetenza o la presunta inettitudine dei nuovi
titolari di dicastero, quanto per la sua nota ed innata tendenza ad accentrare
potere ed azione, quasi che fosse ormai una sfida personale tra lui ed il
partito cui appartiene, tra lui e la nazione stessa che indugia diffidente, tra
lui e l'opposizione, tra lui e l'Europa.
Renzi sa bene che la prima difficoltà è proprio quella di
onorare adeguatamente ogni promessa di cambiamento, e che è prevalente e
diffuso il concetto – di matrice ideologica costituzionale – che vede tuttora
nelle urne la vera ed unica legittimazione di un processo di rinnovamento
politico, sociale ed economico.
In questo contesto, anche ai più prudenti ed ossequiosi
commentatori riesce oggi sempre più difficile non attribuire al Capo dello
Stato il compimento di azioni che,stante l'emergenza di una ingravescente crisi
identitaria degli altri soggetti protagonisti della vita pubblica proveniente
dalla base, non sarebbero riferibili alla sfera di competenza dell'inquilino
del Colle.
Prima tra queste l'avere messo all'indice la stessa possibilità
di scioglimento anticipato del Parlamento, interpretata addirittura come
omissione di un atto dovuto. Eppure il nostro ordinamento prevede la strenua
ricerca di una maggioranza parlamentare che assicuri la fiducia ad un governo,
prima di compiere questo atto “estremo”.
Ancora: tra i neo-ministri ce ne sarebbero alcuni “imposti” da
“Re Giorgio”, a scapito di altri che invece erano più graditi al Premier. Ma la
Costituzione recita che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente
del Consiglio e, su proposta di questo, i Ministri”. Non a caso utilizzando il
termine “proposta”, elemento manifestamente non vincolante nella scelta, che
deve essere “propria” di Napolitano e sufficientemente soltanto “non sgradita
“al capo dell'esecutivo ai fini della sua effettiva legittima esecutività.
Si è dibattuto per decenni sulla figura ed il ruolo
particolari, specie nel contesto europeo, del nostro Presidente della
Repubblica, “in primis” Garante del dettato costituzionale, inserendo in vari
progetti di riforma, più tendenti ad un sistema “presidenziale”, la
acquisizione di poteri più ampi; e tuttavia -quale anomalia solo italiana -
tali propositi si sono incoerentemente alternati, tra i loro sostenitori, a
ripetuti ed altrettanti tentativi di delegittimare l'esercizio di ogni facoltà
già prevista nei testi vigenti, complice quella incultura costituzionale
diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi.
C'è poi anche chi dice che Napolitano abbia fatto di necessità
virtù, accettando di rimanere al proprio posto in un momento istituzionalmente
molto delicato e di grande emergenza.
Ma di necessità-emergenza virtù primo fra tutti deve fare questo
nuovo Governo, nato su ceneri –tutt'altro che spente – di quello precedente, da
cui si dovrà (difficile ora dire come) distinguere radicalmente, avendo già in
comune con esso non poche caratteristiche, a cominciare proprio dalla sua
anomala composizione.
E forse non tanto anomala: il fisiologico spostamento verso il
centro moderato operato da Renzi da sinistra e da Alfano da destra potrebbe
essere la chiave di Volta.
“Moderato” sembra infatti la nuova parola d'ordine, ed il
termine richiama la necessità di tendere al raggiungimento di un equilibrio
ideale – o pseudo tale -.
Lo stesso che ogni cittadino aspira a riconquistare, magari con
qualche soldo in più in tasca.
Il graduale ripristino di un dignitoso potere d'acquisto,
essenziale soprattutto nelle classi sociali medio-basse insieme al rilancio di
quelle piccole imprese che hanno manifestato a Roma qualche giorno fa,
costituisce la ricetta miracolosa di cui Renzi non può fare a meno. E' lì che
si gioca l'ultima partita, iniziata da tempo nel segno di “necessitas genetrix
virtutis”.
Equilibrata interpretazione dei
nuovi risvolti politici con l’ingresso di Matteo Renzi nella figura di
premier della nostra Nazione. Paolo riesce a cogliere la sostanza delle pieghe
della politica odierna dettata da uno stato confusionale che ha evidenziato non
poche anomalie al sistema istituzionale..come lui stesso afferma: “complice
quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai
lavori cacciatori di consensi”…
Ma,
al di là della figura del nostro anziano Presidente, sulla quale mi sono già
altre volte espresso, la domanda resta sempre la stessa: Se il sistema converge
la sua politica verso un centro moderato. …quale scopo può avere la continua
ricerca di un bipolarismo? E di contro..con quale prova di equilibrio, in
questo nostro Paese, si è mai dimostrato di esser capaci di trovare una
politica moderata? Sottolineo ciò in quanto Matteo Renzi, rappresenta oggi, un sostenitore del sistema bipolare, pur adeguandosi, in contraddizione, ai giochi di una politica diversa.
Il
nuovo governo appare condizionato dalla forza imprenditoriale rappresentata
dalla nuova figura della ministra Guidi proveniente da Confindustria e da
quella del ministro Poletti presidente nazionale di
Legacoop. Con tutto il rispetto che si deve a tali figure che ben presto
saranno messe alla prova..credo che aver messo questi pesanti dicasteri nelle
mani di imprenditori, potrà dimostrarsi tanto positivo ..quanto limitativo. Se
a questi aggiungiamo la figura del ministro Galletti con la delega all’ambiente,
abbiamo formato un quadro tutto emiliano ..anzi credo, addirittura tutto
bolognese. Non è tanto la loro provenienza, ma il dubbio giustificato che in
loro si possa esprimere un impegno diretto verso la rinascita economica del
lavoro per il Sud. Rinascita di un territorio senza il quale.. l’intero Paese
non potrà mai avere sviluppo.
E’ vero: un governo perfetto non esiste..ma non dovrebbe
nemmeno essere proposto senza un’attenta ricerca che metta in prima fila le
esigenze ed i guasti più importanti di un Paese. Io continuo a pensare che ci
sia dimenticati totalmente delle esigenze primarie del nostro mezzogiorno che,
a parer mio..rappresenta una delle chiavi d’ingresso verso l’integrazione
europea.
v.cacopardo
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