14 mar 2015

Un commento alla nuova recensione di Domenico Cacopardo

Non tutte le colpe appartengono alla Grecia...
Non credo che si tratti solo di demagogia!... .Landini, ad esempio, spiega anche con motivi validi alcune ragioni che non funzionano in seno al sistema. Sistema nel quale.. persone come Domenico Cacopardo.. vi sono immersi anche con interessi remunerativi chiaramente comodi. Domenico sa bene che io non parlo come uno di quegli estremisti invidiosi o come tante di quelle figure populiste, poiché non amo la demagogia..tanto quanto odio quella forma assolutista...disponendomi sempre verso la ricerca di un equilibrio.
Non, dunque, per togliere i meriti a Domenico come a tanti altri che si son fatti valere (ogni merito deve essere dovutamente riconosciuto), ma la questione andrebbe affrontata con maggiore profondità e senza dirigerla con tanta freddezza nei confronti di un popolo come la Grecia che, sbagliando o non sbagliando, deve oggi affrontare problematiche che riguardano la sussistenza e, persino la vita, di tanti loro cittadini...Che si dovrebbe fare?..farli morire di fame per colpa di quei principi economici dei quali..poi..in tanti hanno abusato?
In riferimento poi al nostro Paese..come non accorgersi che per la crescita cui fa riferimento Domenico in chiusura del suo articolo, occorra ciò che Renzi ha meno individuato e proposto..e cioè le idee e non.. l'usuale semplificazione.
Viviamo oggi in un sistema che penalizza la ricerca delle idee in favore di un pragmatico criterio di economia viziata e di una finanza speculativa incontrollata da parte di un'Europa alquanto squilibrata nella sua opera di costruzione. Ciò rappresenta oggi un freno alla innovazione ed un difetto imperdonabile per l'equilibrio necessario di una convivenza democratica...
Nel passato Platone criticava i Sofisti poiché il loro difetto fondamentale consisteva nel fatto che si rifiutavano di procedere al di là delle apparenze e perciò ne rimanevano prigionieri...Ma attenzione..l'aspetto più interessante secondo la sua dottrina era quello secondo cui la nostra anima, prima di calarsi nel corpo, è sempre vissuta nel mondo delle idee, dove tra una vita e l’altra ha accresciuto la sua conoscenza. Per lui "conoscere era come ricordare" in quanto noi abbiamo conoscenze innate. Per non di meno, egli, dava alle idee l’ulteriore significato di “valore”. Una caratteristica particolare che nel senso odierno sarebbe simile ad “ideale” o “principio morale”.
Al di là di questi richiami filosofici che sanciscono comunque una certa verità..il vero difetto è che, oggi lo spazio alle idee, appare sempre più chiuso dall’inconscia paura di non determinare alcun riscontro positivo rispetto ad un mondo che tende a muoversi prevalentemente in direzione di severi principi razionali eliminando, in via preventiva, qualunque incognita ideativa o presupposto teorico. Proprio la politica, in questi ultimi anni, ha determinato in prevalenza scelte radicali dettate da posizioni pragmatiche tese alla costruzione di sistemi ristretti che a loro volta comprimono le stesse idee.
L'analisi di Domenico Cacopardo, malgrado la chiarezza e la capacità espositiva, rimane quasi sempre bloccata da questa visione: Una interpretazione meno profonda in termini di equità sociale.... viziata inoltre da un “modus pensandi” troppo compreso in una percezione temporale di un sistema che alla base rimane malato e scorretto proprio in termini di equilibrio...Ciò ha contribuito a determinare in tanti come lui.. un comodo adattamento..ed una “forma mentis” dalla quale pare difficile sganciarsi.
vincenzo cacopardo



Il futuro della Grecia
Il futuro della Grecia è importante ma non determinante per l’Unione europea e per l’Italia. Certo, se il Paese che è erede di coloro che hanno fondato la civiltà occidentale, dalla filosofia, alla letteratura, alla matematica, uscirà dall’Europa, si tratterà di uno smacco generale, i cui costi, però sono serenamente sopportabili da Bruxelles e dalle altre capitali.
In fondo, se la situazione precipiterà come molti indizi lasciano immaginare, i benefici saranno maggiori dei costi.
Si dimostrerà, infatti, che la finanza allegra e creativa, gli slogan di una vecchia sinistra incapace d’essere al passo con i tempi, le invenzioni senza sostanza di Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis non hanno alcuna possibilità di successo. La demagogia non risolve i problemi.
Senza scendere nel merito delle volgarità del ministro della difesa di Atene Panos Kammenos, leader dei Greci Indipendenti, un partito di destra nato dalla scissione di Nea Democratia, che ha minacciato la consegna di documenti comunitari a esponenti dell’Isis e ad altri terroristi in modo che possano raggiungere legalmente e facilmente Berlino, occorre porsi un problema generale che riguarda anche noi italiani.
È possibile una via diversa da quella costruitasi nel Continente dalla fondazione, il 23 luglio 1952, della Ceca, la Comunità Carbone e Acciaio? Una via, cioè, che permetta alle cicale di sperperare lasciando i conti da pagare ai cittadini dei paesi virtuosi, con l’economia in ordine?
La risposta è, con tutta evidenza, che non è possibile, ma occorre aggiungere altro: che l’Unione europea nasce e si sviluppa per libera adesione degli stati secondo un progetto politico-economico di tipo liberista, nel quale la competitività di sistema è il primo e imprescindibile presupposto dell’esistenza dell’Unione medesima. E i conti in ordine sono l’altro fondamento del binomio, quello sul quale si costruisce un soggetto vivo e vitale, capace di una forza economico-finanziaria mai vista prima.
In questi giorni, in queste ore, si arriverà a una decisione: constatato che le ricette del governo greco non esistono e, se esistono, sono annunciate per sviare l’attenzione dell’Unione e della Bce dalle questioni che lasciano irrisolte, vista la sospensione degli aiuti finanziari previsti per marzo, non resta che riaffermare i termini del risanamento e delle riforme che spettano ad Atene, sapendo che, in mancanza, da domani le casse dello Stato non saranno più in grado di pagare stipendi, pensioni, tutto ciò che, insomma, allo Stato compete.
Probabilmente, il fallimento della Grecia (del resto, con grande senso di irresponsabilità, proprio il ministro dell’economia Varoufakis continua ad affermare che, tecnicamente lo Stato ellenico è già in «default»), se e quando sarà annunciato (col ritorno alla dracma: sarà da vedere chi accetterà la nuova moneta), avrà un grande effetto didattico, nel senso che dimostrerà a tutti gli europei quali sciagure può produrre l’adozione di una via divergente da quella dell’Unione, e quali benefici, nonostante tutto ciò che si dice in giro, produce esserci dentro.
Una situazione, quella greca, che dovrebbe essere seguita con spasmodica attenzione dall’Italia. Non tanto dagli sbandati di Sel, incoscienti seguaci di Tsipras, e da qualche rimanenza radicale alla Landini, quanto da tutti gli altri, quelli che seguono la campagna agitatoria di Grillo e Salvini, accomunati dal verbo antieuropeo e da un evidente razzismo.
E dal governo, a partire da Matteo Renzi: per ora le parole prevalgono sui fatti, che, tuttavia, sono molti di più di quanto non fossimo abituati a vedere. Ciò che non appare è che, accanto ad alcune riforme, sostanzialmente giuste, debbono essere ancora affrontati alcuni nodi cruciali: prima di tutto quello delle posizioni parassitarie delle burocrazie statali, regionali e comunali, che, dalla politica di «austerity» all’italiana non hanno subito l’imposizione di alcun concreto sacrificio. Le società pubbliche sono sempre le stesse in numero e in sprechi. La «spending review» è lì dove l’ha lasciata Carlo Cottarelli, bloccata dal realismo di Renzi che non se l’è sentita di mettere le dita negli occhi del corpaccione burocratico che ha trovato riferimento politico nel Pd. Se c’è una spiegazione razionale e accettabile di questa inerzia è solo quella dell’attesa della semplificazione del ruolo del Parlamento con l’ormai prossima introduzione del monocameralismo.
Ma non basta una spiegazione. Occorre l’azione continua e forte perché il Paese si scrolli dalle spalle l’enorme peso che ancora ne impedisce la ripresa. In esso conta molto il pianeta giustizia, quel pianeta che ci mette 7 anni per stabilire la riscossione di un credito che altrove trova soddisfazione giudiziaria in meno di sei mesi.
La Grecia fuori, l’Italia dentro ma con tante cose cruciali da fare.

Domenico Cacopardo

12 mar 2015

Il rispetto per la democrazia..

TROPPA FRETTA E POCA RIFLESSIONE

In un recente editoriale Domenico Cacopardo scrive:
"Non si deve avere paura di Renzi e delle sue riforme. La semplificazione del sistema che nel 1948 o nel 1950 avrebbe fatto rabbrividire il Paese, oggi è utile alla sua ripresa e non presenta il pericolo per la democrazia che alcuni agitano.
E poi continua ....Dimenticano, costoro, che siamo componenti dell’Unione europea e dell’eurozona e che i vincoli internazionali nei quali ci dobbiamo muovere rendono impossibile l’imporsi di una deriva autoritaria. Quello che può accadere e accadrà se Renzi non scivolerà su una delle innumerevoli bucce di banana di cui ha cosparso il proprio tragitto, è l’instaurarsi di una presidenza forte e governante, responsabile di fronte all’elettorato italiano di ciò che ha fatto, di come l’ha fatto e di ciò che non ha fatto."




Nel profondo del suo pragmatismo, Domenico, sottovaluta i risvolti di quello che io invece sottolineo come l'assolutismo di una deriva autoritaria per la definizione frettolosa e semplificativa di un falso cambiamento.
- Ma chi ha stabilito che il bicameralismo perfetto (sebbene oggi meno perfetto) studiato nel passato da politici costituzionalisti di alto valore e conoscenze, possa essere così frettolosamente messo da parte da un governo nemmeno votato dal popolo?
- Chi crede oggi di poter modificare con estrema presunzione, (affidando ad una figura da "assistente" come la Boschi.. seguita da una spavalda ed ambiziosa figura come Renzi) i principi che stabiliscono quei fondamentali pesi e contrappesi che nella storia passata hanno contribuito alla difficile costruzione della democrazia del nostro Paese?
- Chi può scommettere che il bicameralismo non sarebbe potuto essere mantenuto e modificato solo nelle sue storture poco efficienti, rendendo maggiore bilanciamento alla politica?
- ..Ed infine..chi mai può pensare che attraverso una governarnabilità dall'alto si possano stabilire le regole per costruire un vero principio di democrazia inteso come governo di un popolo?
Ma è proprio il simulato ed ipocrita cambiamento, proposto dal sindaco d'Italia Renzi, in termini di semplificazione.. che si identificherà ben presto come una vera stortura di un processo che non sposa i valori stessi che dovrebbe esprimere una democrazia.
Si! sicuramente nell'immediato vi potranno essere dati positivi che si potranno riscontrare nella semplificazione delle normative e delle leggi, voluta, come sottolinea Domenico, da una “presidenza forte e governante”, ma è sempre il principio della democrazia che viene sovvertito ed io credo.. che una reazione non potrà tardare a venire.
Non esistono eccessi di democrazia, come qualcuno vorrebbe oggi rimarcare.. come non esistono democrazie superficiali. La democrazia non può mai essere definita eccessiva o leggera. La democrazia è la democrazia! O la si rispetta o la si abbandona!
Questa è la ragione per la quale si può avere paura di figure come Renzi!
vincenzo cacopardo









Una nota al nuovo articolo di Domenico Cacopardo sul processo Ruby


L'analisi di Domenico Cacopardo sembra perfetta...
Se non fosse per personaggi irragionevoli come la ultrafedele Santanchè e quei pochi che ancora vorrebbero dimostrargli riconoscenza, il nome di Berlusconi si sarebbe quasi del tutto oscurato in politica. Da questo punto di vista il Cavaliere si è sicuramente dimostrato fin troppo un estremo benefattore in seno al suo partito. 

Ma il punto fondamentale rimane uno, sul quale focalizzare l'attenzione...
Abbiamo già affrontato nel passato questo argomento sottolineando che il problema va inquadrato soprattutto sull'atteggiamento che ha avuto nel passato il Berlusconi premier ..una condotta che non avrebbe mai potuto assumere proprio per il delicato ruolo che gli avrebbe dovuto imporre una vita più sobria e contenuta.

Molti finiscono col definire la libertà degli uomini come il principio base sul quale si fonda la società civile democratica...quindi..se qualcuno vuole vivere le sue emozioni nel suo privato, è libero di farlo..Ponendo, in tal modo, il pensiero nell'ottica della vita del comune cittadino e facendo, così, di tutta l'erba un fascio...

Ma Berlusconi non era per nulla inquadrabile in questa ottica.. 

Con assoluto rispetto verso la figura del Cavaliere, non possiamo omettere di ricordare che tale libertà,...alla quale in tanti fanno spesso riferimento.. mettendola in relazione con la democrazia, non potrebbe mai essere concessa a chi assume un ruolo di alta responsabilità politica come quella di un primo ministro.

Nella fattispecie, quella libertà da voler esprimere senza controlli o senza vincoli è sicuramente demagogica quando la si volesse collegare a certe figure istituzionali che non dovrebbero mai rendersi ricattabili e poco garanti per la responsabilità ed il rispetto verso la stessa Nazione che guidano. 
Si può mai rischiare la sicurezza di un Paese per dare sfogo a qualsiasi forma di libertà? 
Domenico Cacopardo..definisce meglio i dettagli sul processo...
vincenzo cacopardo


I lettori sanno come la pensiamo sul processo Ruby 1, sul quale ieri la corte di Cassazione ha posto una pietra tombale, non trovando le ragioni giuridiche necessarie per mettere in discussione la sentenza della corte di Appello di Milano.
Al di là del linguaggio tecnico, in sostanza, in Appello s’era ritenuta non dimostrata, mediante l’acquisizione di prove, l’accusa di prostituzione minorile e insussistente quella di concussione.
Se torniamo a soffermarci sui due punti, dobbiamo rilevare che è stato presa in esame (sempre in Appello) la conoscenza, da parte di Berlusconi, della minore età di Karima ed è stato affermato che la prova di questa conoscenza non è stata raggiunta. Quanto alla concussione s’è ritenuto che «il fatto non sussiste».
In realtà la corte d’Appello non poteva decidere diversamente da come ha deciso. È vero, ha ritenuto insussistente la concussione che, invece, godeva di un ampio sostegno probatorio. 
Non c’è, infatti, alcun dubbio che un uomo della scorta abbia chiamato al telefono il capo di gabinetto della Questura di Milano Piero Ostuni e che gli abbia passato quello che allora era il «premier». E che ciò che ascoltò Ostuni, compresa la panzana «nipote di Mubarak», aveva i caratteri della concussione tipica, cioè ministeriale: la catena gerarchica di cui Ostuni era il terminale, saliva sino al capo della Polizia, al ministro dell’interno (Maroni) e al primo ministro. 
Ma questa configurazione dell’accusa aveva, sin dall’inizio, il difetto di chiamare un causa l’incarico governativo dell’accusato e, quindi, la competenza del tribunale dei ministri, molto meno attento alle tesi della procura di Milano. Perciò la pubblico ministero Bocassini elaborò una interessante teoria sulla natura non ministeriale della specifica concussione messa in atto dall’accusato. 
Posta nell’ambito della concussione, come dire, volontaria, senza alcuna costrizione derivante da un vincolo, anche mediato, gerarchico, l’ipotesi di reato non poteva sussistere e degradava al livello di una chiacchierata da bar tra amici.
Sul secondo punto, occorre dare atto all’avvocato Coppi e al suo collega Dinacci di avere colto nel segno quando hanno spostato il «focus» dalla prostituzione minorile alla «conoscenza della minore età», e sovvertito le strategie precedenti: il progetto accusatorio è stato affondato nel suo preciso punto debole.
La medesima requisitoria del procuratore generale della Cassazione, che affrontava questioni di merito cui la corte era ed è estranea, dimostrava la debolezza dell’impianto del ricorso contro l’Appello presentato dalla procura della Repubblica di Milano.
Le successive dichiarazioni trionfalistiche di Berlusconi e il progetto di ritornare in campo sono fuori luogo per una serie di motivi, tutti pesanti. Il primo è che nessuno mette in dubbio che Berlusconi abbia ricevuto in casa propria a Roma, Milano e in Sardegna, molte ragazze disponibili e, tra esse, la medesima Karima. Certo, questo non è reato, ma getta una pesante nube sull’immagine dell’uomo. Che, sul caso Ruby non sia stato condannato, non cancella le cose che sono trapelate su di lui e sui comportamenti privati che non potevano né possono rimanere estranei alla sua immagine pubblica.
In secondo luogo, ci sono ancora in movimento altri procedimenti penali, il più pericoloso dei quali, per l’interessato, è quello che riguarda la retribuzione mensile e le saltuarie donazioni di denaro a un gruppo di fanciulle, dette «Olgettine» dal condominio in cui erano ospitate a sue spese, e di altre, tra le quali la stessa Ruby.
La tesi dell’accusa, molto plausibile, è che questo imponente flusso di denaro sia il prezzo del silenzio e della testimonianza ben indirizzata. E che ne sia ancora in corso il pagamento.
Se la procura dimostrerà questa tesi, altre brutte notizie aspettano il «leader» di Forza Italia. 
Perbacco: l’uomo, ormai anziano, dovrebbe avere imparato dalla vita a essere prudente, soprattutto quando la controparte è costituita dal più agguerrito ufficio accusatorio d’Italia.
In terzo e ultimo luogo, la politica, in quest’ultimo anno, è andata avanti con passi da gigante. E lui, il cav. Berlusconi, se ne è spontaneamente allontanato, perdendo «appeal» anche tra i propri seguaci. Ricominciare è difficile, se non impossibile: chieda consiglio a Gianni Letta e a Fedele Confalonieri. Ascolterà parole ben diverse da quelle che gli sussurrano gli intimi rimasti, l’«ultima» malinconica «raffica».
Domenico Cacopardo
































11 mar 2015

L'addio deciso a pesi e contrappesi...

Riforme e democrazia ..tra le incertezze dei partiti e gli assolutismi governativi 

di vincenzo cacopardo

Il ddl Boschi marcia spedito come nulla fosse, mentre il Pd tentenna...
Malgrado il Patto del Nazareno non ci sia più, l'ala dissidente più dura del PD.. compresa quella dei bersaniani, non riesce a digerire questa riforma... minacciando come ultimo il voto in favore delle riforme renziane e chiedendo di modificare in modo sensato l’Italicum poiché il combinato disposto genera una situazione insostenibile per la democrazia.

Il voto è avvenuto all’insegna della divisione del Partito democratico e mentre Forza Italia conferma il proprio "no",  l'ala vicina a Denis Verdini, forte di 17 deputati pare esprimere dissenso rispetto alla decisione di votare contro le riforme istituzionali all’esame della Camera ( un particolare che risulta strano da parte di un senatore come Verdini sempre legato a Berlusconi.. che lo vedrà impegnato in una prova di forza quando il ddl passerà al Senato).

Abbiamo già discusso abbondantemente sul lavoro di questo assurdo parlamento disposto a qualunque frattura e qualsiasi compromesso pur di tenere la comoda poltrona e quindi non può che apparire risibile ogni atteggiamento da parte di una sinistra dissidente fin dall'inizio dell'entrata di Matteo Renzi al comando del partito. Una parte della sinistra che continua a protestare ma che rientra, subito dopo nei ranghi, accodandosi..per la evidente paura di perdere un seggio.

Scrive Domenico Cacopardo in un suo articolo:

“si dovrebbe constatare che la minoranza del Pd condivide le contestazioni di Forza Italia sulla mancata negoziazione del nome del futuro presidente e che, di conseguenza, avrebbe gradito che Renzi, prima di proporre Mattarella all’assemblea di deputati, senatori e grandi elettori del Pd, avesse definito un accordo con il cavaliere. Ma sul quel nome nessun accordo era possibile. Solo Amato sarebbe stato gradito alla controparte del Nazareno. 
L’aspetto subliminale e freudiano di quanto dichiarato da Cuperlo è che se Renzi avesse convenuto con Berlusconi una candidatura Amato avrebbe fatto meglio di come ha fatto.
Poiché il ragionamento non regge, risulta chiaro che l’appello di Cuperlo a una riforma approvata con la partecipazione delle minoranze –che non ha alcuna possibilità di essere accolto a questo punto dell’«iter» parlamentare-, è solo strumentale all’esigenza di creare il massimo fastidio-difficiltà possibile al «premier» nel corso dell’ultimo passaggio del nuovo «statuto» del Senato.
La risposta di Renzi è stata quella di promettere un referendum, senza aspettare la solita raccolta di firme da parte delle opposizioni.
Anche se non è prevista dalla Costituzione, questa consultazione preventiva ha il pregio di sminare tante delle perplessità in circolazione, anche perché, nel merito, questa nuova legge è molto pasticciata.
Ma la questione è politica ed è «in progress». Una volta abolito il bicameralismo perfetto, sarà più facile praticare gli aggiustamenti legislativo-organizzativi che si presenteranno come necessari o utili. Se il nuovo Senato non funzionerà, sarà agevole aggiustarlo.
In realtà, quello che serve all’Italia è che il processo di riforme vada avanti in coerenza con le indicazioni, oggi indulgenti, dell’Unione europea, e con l’imperativo assoluto di cogliere la ripresa, trasformandola da timido arresto della caduta, in reale crescita e, presto, in vero e proprio galoppo.
Sarebbe criminale trasformare, per piccole esigenze correntizie o di partito, il treno veloce del rilancio nel solito, traballante accelerato.”


Ora..se tutto ciò potrà avere un senso in una visione strettamente pragmatica dei fatti..mette sicuramente in dubbio l'efficacia profonda nel merito di tali riforme. Quello che Domenico Cacopardo pare non  voler mai mettere in evidenza.. è il fatto di come tutto ciò si stia facendo in barba a qualunque principio democratico..operando con fretta, con una gran dose d'ipocrisia e nella mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini ( anche perchè si è consapevoli dell'ignoranza di gran parte di loro) 

Anche qui viene messo in prima fila un concetto astratto di bisogno di riforme che incanta in qualche modo la società civile.. senza curarsi a fondo del merito delle stesse... Portando avanti esclusivamente un più comodo concetto machiavellico del fine che giustifica i mezzi e dimenticandosi che spesso questo fine può generare altre reazioni che potrebbero esplodere in senso inverso. Al contrario la politica dovrebbe invece prevedere i propri risvolti in lungimiranza, usando di certo il pragmatismo, ma compensandolo attraverso le idee funzionali..e non dimenticando mai i mezzi da usare.

Se vi era un'occasione per promuovere una nuova riforma di cambiamento.. bisognava guardare molto più avanti , occorreva scorgere un futuro innovativo più consono alla nostra cultura politica, più funzionale e meno compromesso..arginando una lunga serie di evidenti anomalie.
La ricerca di un vero cambiamento sarebbe.. dovuta partire da una equilibrata distribuzione e divisione dei ruoli delle Camere che ne rappresentano il consenso, ed era la ragione indubbia di dover lasciare il bicameralismo correggendone solo gli evidenti difetti..
Certo.. questa.. non sarebbe stata la soluzione conclusiva.. se non la si accompagnava con un adeguato studio di fattibilità attraverso un dialogo comune che potesse arginare definitivamente il perenne conflitto in seno alle istituzioni politiche, dando maggior forza agli indispensabili pesi e contrappesi di cui tanto si parla, ma che sicuramente, avrebbe difeso meglio i valori di una democrazia popolare.

Oggi la fretta sembra comandare su tutto e l'approssimazione... unita alla semplificazione promuove una governabilità... tanto faziosa, quanto poco edificata nei suoi principi..


10 mar 2015

Omosessuali..matrimoni e trascrizioni

di vincenzo cacopardo

Il Tar stabilisce che l'annullamento delle trascrizioni dei matrimoni nei registri comunali non può essere deciso dal prefetto ma, eventualmente, da un tribunale civile.





E così l’annullamento delle trascrizioni nei registri comunali dei matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero può essere disposto solo da una autorità giudiziaria ordinaria ( tribunale civile) e non dal ministro dell’Interno o dal prefetto. Quindi il provvedimento con il quale il prefetto di Roma, il 31 ottobre scorso, su indicazione del ministero dell’Interno aveva annullato le trascrizioni eseguite dal sindaco Ignazio Marino sul registro dello stato civile dell’anagrafe di Roma.. viene annullato.
Come sappiamo la decisione di Marino seguiva una soluzione simile già adottata a settembre dal sindaco di Bologna Virginio Merola, poi seguita anche dal sindaco di Milano Giuliano Pisapia e da altri, in base a quel principio di reciprocità le persone sposate all'estero si ritengono sposate anche in Italia, così come al contrario.
Il ministro Alfano aveva espresso parere contrario, sostenendo che quelle trascrizioni non erano conformi alla legge italiana e non avevano pertanto validità giuridica e di fatto aveva fatto diramato un documento tra tutti i prefetti affinché si procedesse d’ufficio con l’annullamento. Oggi il Tar ha dato ragione a chi ha sempre sostenuto che tali competenze non fossero governative né..tantomeno.. del prefetto. La questione sembrerebbe rimanere quindi aperta e di misura più ampia. Il desiderio è quindi quello di poter mettere il dovuto impegno affinche il Parlamento possa definire con una legge più chiara.
Ma cos'è un matrimonio?
Con il termine “matrimonio” si intende l'unione fra coniugi. Secondo il diritto privato è l'atto con il quale due persone si impegnano a realizzare una comunione di vita spirituale e materiale e cioè un mezzo attraverso il quale i coniugi intendono realizzare una comunione di vita spirituale e materiale che si attua attraverso la convivenza, il rispetto reciproco e la ricerca di un indirizzo di vita unitario. Nel nostro ordinamento il matrimonio può essere contratto solo da persone di sesso diverso, ma oggi vi è un grande dibattito in proposito poiché in tanti ritengono che il matrimonio possa sostenersi tra persone dello stesso sesso, sostenendo che non esiste una vera norma di diritto positivo che escluda una diversa possibilità.
L'articolo 16 della dichiarazione dei diritti umani afferma che uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi e la famiglia rimane il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

La definizione del matrimonio è anche connessa alla cultura cui si riferisce ed al periodo storico. In molti casi essa passa per la legittimazione giuridica, sociale o religiosa di una relazione fra due persone che potrebbero anche già aver contratto di fatto questo genere di legame. Non può essere considerata una questione privata fra i coniugi perchè è storicamente sempre registrato come atto pubblico, momento di formalizzazione pubblica verso i terzi e verso le istituzioni dell'unione coniugale.
Diverso è il tipo di riconoscimento, di registrazione, di presa d'atto dagli ordinamenti giuridici e dalle comunità religiose che origina una sostanziale diversità di considerazione. Le coppie in genere cercano il riconoscimento sociale del loro matrimonio, e molte società richiedono l'approvazione ufficiale da parte di un ente religioso o civile.

Questo argomento, assai delicato, per un paese come il nostro costruito su un'etica religiosa cristiana, non può affrontarsi con facilità nell'ambito della particolare politica odierna tendente alle contrapposizioni nette.

Malgrado la delicatezza del tema.. comunque.. il problema andrebbe risolto al di là di uno specifico contratto giuridico detto ”matrimoniale” e cioè andare incontro a questa nuova forma di unione attraverso una tipologia contrattuale differente nella forma...sebbene identica nella sostanza...Insomma ..tenere separate le due unioni ed individuarle in un'ottica contrattuale differente..senza però creare alcuna discriminazione. Il problema veramente difficile da affrontare..invece..sembrerebbe essere quello che potrebbe successivamente prevedere la adozione di bambini o adolescenti da parte di queste coppie come fossero inseriti in un contesto familiare naturale e sicuramente più complesso e difficile nei ruoli...Questo sarà un problema ben più difficoltoso da superare attraverso l'utilizzo di un semplice contratto...



“Valori culturali e bellezze naturali


“Valori culturali e bellezze naturali il vero motore per la crescita della Sicilia”



Dare valore alle bellezze naturali ..valorizzare la propria terra attraverso i suoi frutti, i suoi prodotti agricoli, le sue architetture..il patrimonio artistico, il suo incantevole mare dai colori intensi e diversi. Questo si propone chi ama la propria terra e vuole costruire un movimento politico e sociale in difesa degli interessi locali.

“Insieme si può” di Alfio di Costa.. sembra rincorrere le aspirazioni innate e più profonde di tutti coloro che ancora amano questa nostra Sicilia.. nell'auspicio di un riscontro ed una collaborazione a tutto campo in protezione dei beni naturali della nostra terra. Si parte quindi dai valori naturali come i prodotti agricoli alimentari, quelli ittici, il patrimonio artistico e di natura, da una cultura espressa tra teatro e musica ed ogni forma che trae origine locale, per poter dare più forza ai quei principi che un domani dovranno dettare un'agenda politica per la ripresa di una terra che ha tutte le carte in regola per crescere.


La forza politica regionale potrebbe sussistere in quella “Autonomia” intesa, non come principio di una separazione dal resto della Nazione, ma come concetto essenziale per il rafforzamento stesso dei valori del popolo siciliano…. Siamo di sicuro circondati da bellezze naturali ed artistiche supreme e da una cultura profonda. Ma come per la natura.. restiamo condizionati da una autentica mancanza delle essenziali infrastrutture, così per la cultura.. rimaniamo intrappolati da una mentalità spinta verso l'illecito ed il sopruso: Argomenti e ricerca verso i quali parecchi politici non si sono mai adoprati nel giusto senso..disperdendo automaticamente un patrimonio che meriterebbe di svilupparsi in positivo.

Capire l'importanza delle giuste infrastrutture occorrenti per la nostra isola significa aver compreso il giusto senso dell'innovazione intrinseca che ci appartiene. Ma significa anche mettere un freno a quella mentalità della prepotenza..tipica della nostra terra.. che spesso viene spinta da una lampante mancanza di lavoro e da una.. più che legittima.. speranza verso il futuro.
vincenzo cacopardo










9 mar 2015

Prove di rottamazione della Rai.....

a favore di un esecutivo...
di vincenzo cacopardo

Pare che Matteo Renzi presenti il nuovo disegno di legge governativo sulla Rai al prossimo Consiglio dei ministri. La ennesima riforma è stata apprezzata con entusiasmo dai suoi accoliti come risolutiva e determinante per porre ordine in seno alla società pubblica. Un provvedimento che sembrerebbe preannunciarsi impressionante. Si parla di un'amministratore delegato con ampi poteri nominato (caso strano) direttamente dal governo. La cosa non può essere considerata di poco conto.. poiché in tal modo potrebbe porsi una seria questione privatistica non proprio lineare con la figura di una società pubblica dello Stato. Ma, secondo Renzi, questa procedura potrebbe porre fine ad ogni influenza dei partiti sulla Rai .

Dunque si profila la possibilità di non dover essere più una commissione parlamentare di Vigilanza a nominare i consiglieri d’amministrazione, ma forse, come da voci di corridoio, un particolare consiglio di sorveglianza.. il quale potrebbe nominare gli esponenti del cda; Sembrerebbe anche non escludersi una scelta da affidare al Parlamento riunito in seduta comune.

Insomma... pare di capire che tutti coloro che fino ad oggi hanno lottizzato attraverso i partiti la Rai.. distribuendo favori e comodi posti.. non avranno più modo di farlo tranne che non appartengano al governo. Secondo il piano del sindaco d'Italia, infatti, i poteri ampi come quelli che appartengono all'amministrazione di una azienda privata..sembrano adesso stranamente comodi ed utilizzabili in favore di un'azienda pubblica. Una soluzione che forse potrebbe “rottamare” l’attuale gestione nel tentativo di arginare il potere dei partiti dall’amministrazione diretta dell’azienda, ma che in realtà potrebbe lasciare dubbi molto più seri sull'opportunità di trasferire il comando ad un manager nominato dal Capo del governo.

Già da tempo Renzi aveva promesso di voler fare pagare il canone attraverso la bolletta elettrica richiedendolo per ciascuna utenza, a prescindere dal possesso di una tv. Questo permetterà ulteriori sicure risorse per finanziare un’azienda non sempre utile ad un servizio pubblico ma sicuramente utile al partito di maggioranza di un premier quando la si potrebbe usare a scopi politici propagandistici.  

La manovra di Draghi al via..

Al via il “quantitative easing”..tra speranze e perplessità


Parte il “quantitative easing” voluto dal presidente della BCE Draghi. Si tratta di 1.140 miliardi di liquidità immessi nei paesi dell'eurozona che punta soprattutto sulla rinascita di una economia reale ormai pesantemente schiacciata dalle manovre finanziare avvenute in questi ultimi anni. Molto dipenderà dalle Banche e dal potenziamento del credito verso le imprese erogando maggiori mutui. La manovra aiuta naturalmente l' export e la moneta debole dell'euro. Sono in molti a pensare che questa manovra potrà concedere maggiore libertà a manovre strutturali al fine di ridurre il deficit di bilancio degli Stati europei.
Questo intervento intervento, insieme al calo significativo dello spread dovrebbero garantire una migliore opportunità di quella liquidità utile alle imprese per nuovi investimenti.Di sicuro un costo del denaro più basso potrebbe favorire i cittadini per l'acquisto delle case dando una spinta significativa al mercato immobiliare ormai fermo da tempo, malgrado l'Istat indichi una piccola ripresa già dalla fine dello scorso anno.
La Bce.. in proposito, ha rivisto in meglio le previsioni di inflazione per l’Eurozona, puntando su un’inflazione al 2% e cioè.. lo 0% per quest’anno, 1,5% per il prossimo e 1,8% per il 2017.

Da questa manovra che pone un forte aiuto alla attività governativa del fortunato sindaco d'Italia Renzi, dipenderà molto la ripresa: Andando giù la moneta.. favorisce le esportazioni... aumentando anche una sostanziale competitività in seno alla eurozona, ma il problema per il nostro Paese sarà sempre quello di una politica efficiente che sappia indicare un serio sviluppo di innovazione..dirigendo, nel contempo, l'operato degli istituti di credito al fine di intraprendere l'indirizzo di quella economia reale sicuramente essenziale per un Paese come il nostro che vive prevalentemente sulla qualità e che.. su questa.. dovrà impegnarsi per una positiva crescita.
vincenzo cacopardo


7 mar 2015

un breve commento sul nuovo articolo del consigliere Cacopardo


Era già nell'aria.... Domenico nel suo articolo raccoglie e sottolinea l'imprudente percorso fin troppo frettoloso di un premier che, seppur armato di una forte determinazione, non riesce mai a porre un freno alla sua ambizione. 

Sarà stata la presenza del nuovo presidente Mattarella.. che a sua volta... ha spinto anche ad una reazione la presidente della Camera Boldrini circa quel mancato rispetto verso il Parlamento, sarà la dura lotta scatenatasi all'interno del suo partito che ha visto i bersaniani urtati dal suo comportamento, sarà l'atteggiamento.. quasi di sfida.. verso il suo ex alleato Berlusconi...sarà il difficile dialogo con Putin, ma il dato di fatto reale è quello che vede oggi il sindaco d'Italia.. incastrato in una serie di avvenimenti che si stanno ponendo di fronte al suo percorso.. rallentandolo. Eventi, frutto di un cambiamento che ha voluto portare avanti con troppa e semplificativa enfasi.

Domenico scrive: -Si sostiene in giro a Roma che il presidente non apprezzerebbe i contenuti della legge elettorale tanto tenacemente voluta da Renzi, né quelli della riforma (molto pasticciata) del Senato. E che le ultime uscite di Bersani proprio su legge elettorale e Senato sarebbero in sintonia con il Quirinale.- Ciò che spiega con chiarezza il cugino Cacopardo riguardo a queste riforme è plausibile e si spera, quindi, che qualcosa possa cambiare in proposito. Sappiamo che in politica la fretta è una cattiva consigliera e per far quasi una bella figura di fronte all'Europa, Renzi continua a sacrificare una naturale e più logica ricerca di funzionamento della politica istituzionale, scatenando quelle naturali reazioni contrarie tipiche dei modelli di una certa democrazia oggi in grande crisi e lavorando.. al contrario.. senza rendersi conto del peso di un ritorno negativo a danno della innovazione utile alla politica del Paese.
vincenzo cacopardo


«L’operazione è chiusa.» «E Renzi?» «Tutto sotto controllo. La manovra a tenaglia Berlusconi-D’Alema non gli dà alternative.»
Questo colloquio, immaginario ma non tanto, si potrebbe essere svolto mercoledì 28 gennaio 2015 tra Il Candidato al Quirinale (di cui non facciamo il nome, tanto è intuibile) e un exdeputato, exsenatore ed exministro socialista.
Sono passate 48 ore e s’è visto com’è andata a finire.
Il «premier» non s’è fatto incastrare nella tenaglia e se ne è uscito con la proposta vincente Mattarella, gettando nella disperazione Berlusconi e tanti altri che avevano confidato nella ricostituzione del solito staff del Candidato.
Tuttavia –e l’abbiamo scritto subito- la vittoria di Matteo Renzi era solo virtuale e d’immagine, secondo la moda e le sue preferenze. 
Sergio Mattarella si sarebbe rivelato, al di là del garbo e della signorilità caratteriale, uno strenuo, duro difensore dei valori della Costituzione e, su essi, non avrebbe ceduto di un millimetro. La salvezza di forme e procedure, quelle forme e procedure tanto ostiche al giovane primo ministro, sarebbe stata totale, tanto da costringerlo –nella bilancia dei poteri quelli del presidente della Repubblica sono infinitamente più stringenti- a segnare il passo e adeguarsi.
Le medesime spensierate leggerezze di Renzi (a sciare con il Falcon e da casa a Roma con l’elicottero dell’Aeronautica militare) avrebbero suscitato riprovazione e –in modo riservato- sdegno.
Renzi non capisce e forse non imparerà mai a capire il significato dei comportamenti, soprattutto quando si tratti di siciliani. Andando a Firenze, proprio a Firenze, in treno e trasferendosi a Scandicci in tram, il presidente della Repubblica ha mandato un messaggio personale, pubblico ma, allo stesso tempo riservato, al presidente del Consiglio, più chiaro di un messaggio formale o di un discorso a quattr’occhi, e non è stato capito. Ci voleva un guasto all’elicottero per rendere evidente a tutti il senso di questa nonpolemica che apre un capitolo nuovo rispetto al passato di Napolitano, troppo indulgente e protettivo verso Matteo.
Anche perché (e non è affatto un mistero per i corridoi ministeriali e di Palazzo Chigi) che la nomina di Ugo Zampetti come segretario generale del Quirinale e del resto dello staff non è stata affatto gradita dal «premier» che avrebbe preferito scelte di stampo goliardico-giovanilista, sul suo medesimo stile, come per segnare una consonanza che non c’è mai stata.
Il rosario delle distinzioni e dei latenti dissensi ha iniziato a svilupparsi. Non solo il «no» insuperabile all’idea di un decreto-legge sulla scuola, ma anche altri segnali, che, messi insieme, indicano una temperie istituzionale tutt’altro che favorevole al giovane fiorentino.
Le esternazioni di Laura Boldrini, presidente della Camera, sul mancato «rispetto del Parlamento» riferito all’aver ignorato alcuni indirizzi delle commissioni sui decreti attuativi del «job act», sbagliate nel merito, ma, tutto sommato, fondate riguardo alle disinvolture del governo rispetto alle esigenze degli organi legislativi, sembrano in qualche modo ispirate dal parlamentarismo di Mattarella.
Si sostiene in giro a Roma che il presidente non apprezzerebbe i contenuti della legge elettorale tanto tenacemente voluta da Renzi, né quelli della riforma (molto pasticciata) del Senato. E che le ultime uscite di Bersani proprio su legge elettorale e Senato sarebbero in sintonia con il Quirinale. Certo, assolutamente non concordate, ma frutto dell’aria che spira dal supremo colle della Repubblica.
È evidente che la strada del primo ministro s’è complicata. E lo sarà ancora di più dopo il giro di valzer con Putin, che ha sollevato disappunto a Washington e a Berlino: e si sa come siano capaci di incidere sulla politica italiana le due capitali alleate.
Ancora un volta, dobbiamo aspettarci novità e aggiustamenti nei prossimi mesi, nella direzione di un rallentamento dei ritmi renziani e di una maggiore riflessione sui contenuti delle varie leggi.
Rimane, di fondo, un’esigenza che nessuno può eludere: l’Italia deve completare il processo riformista e rapidamente. Tutto il pacchetto di iniziative in essere o, semplicemente, in programma deve essere condotto a termine in tempi piuttosto brevi, non più di due anni, perché si raccolga al volo l’occasione unica di rilancio che la congiuntura ci offre.
Ora o mai più. 
domenico cacopardo




6 mar 2015

UNA “FARAONICA” LEOPOLDA SBARCA IN SICILIA


Qualcuno la chiama “Faraona” poiché promossa dal sottosegretario Davide Faraone ormai un pupillo del Premier Renzi”
di vincenzo cacopardo

Non poteva che essere così... in un paese in cui è tanto facile copiare ed assai più difficile seguire iniziative proprie per una mancanza endemica di idee.

Siamo un’altra cosa, siamo di piu'” Queste le parole de sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone che ha voluto la sua “Leopolda” siciliana a Palermo, svoltasi nelle ex fabbriche Sandron e che ha visto..casualmente.. la presenza di tanti ex ..alcuni dei quali passati sul carro del vincitore Renzi.

Così figure come Zambuto..ex sindaco di Agrigento con l’Udc e con il Pdl, oggi presidente regionale del Pd... altri deputati provenienti in buona parete dall’Udc Cuffaro e dal Movimento per l’Autonomia di Raffaele Lombardo sono pronti a passare nel Pd renziano, emulando in buona parte ciò che è avvenuto a Firenze...Alla faccia di un'altra cosa!
Per dare maggior impulso sono stati previsti oltre che interventi di parlamentari di sindaci ed imprenditori, anche artisti e personaggi dello sport...Una tipica nota di ispirazione renziana per raggiungere uno scopo comunicativo più penetrante ed inclusivo.

L'intervento del sottosegretario Faraone si è esplicato in una sorta di retorica paternale ”Basta a chi dice sempre no, a chi demolisce, a chi minaccia, a chi non si sbraccia per costruire nuove prospettive” C’e’ chi frena all’interno del Pd. Capisco che abbiamo una classe dirigente abituata a perdere, in Sicilia, ma sono brutti ricordi. Ora dobbiamo avere il coraggio di puntare su un modello di cambiamento vero, non dobbiamo avere paura altrimenti rischiamo di restare marginali” .. poi.. dopo un formale richiamo alla Lega Nord che minaccia le sue continue marce su Roma, Faraone insiste asserendo che l'offerta resa dal nuovo PD è nettamente diversa da quella offerta dall'ex segretario Bersani. Un partito che per lui non esiste più..insistendo con gli slogan alla Renzi: Cambiano le parole d’ordine per concepire la sinistra. Stiamo rompendo i totem che hanno impedito a questo paese di fare dei salti in avanti. Stiamo cambiando il centrosinistra in meglio, aprendo le porte del Pd”.

Infine il sottosegretario DelRio, con il vicesegretario del Partito Democratico, Lorenzo Guerini, e con tutti coloro che hanno organizzato la riunione hanno concluso dichiarando di ripensare ad un nuovo Mezzogiorno che sia da traino per l’Italia.

Al di là della sortita di Faraone verso Bersani, che dovrebbe in un certo senso dare da pensare profondamente all'interno del Partito frantumato tra vecchie ideologie e false comunicazioni, quello che veramente è da biasimare è l'esporsi enfaticamente dopo un anno di governo in favore di un nuovo Mezzogiorno. Un Mezzogiorno del tutto dimenticato dal sindaco d'Italia che pare conoscere solo l'entità artistica sovrana della sua regione toscana e che ha visto il suo governo inerme di fronte ad una vera strategia di crescita di quelle regioni del sud sempre più dimenticate.

Non vi potranno mai essere “Faraoniche” Leopolde utili se il nostro territorio.. che rappresenta uno dei fattori sui quali maggiormente si misura la propria competitività, restando privo di adeguate infrastrutture, non potrà mai avere alcuna opportunità di sviluppo. Vi sono sicuramente colpe delle politiche regionali ma anche e soprattutto... pochissime attenzioni da parte del governo centrale.

5 mar 2015

Crepe dei partiti sulle costanti riforme frettolose..

di vincenzo cacopardo
Sulla riforma della giustizia in commissione alla Camera la maggioranza sembra spaccarsi . E' successo ieri sul delicato punto riguardante la prescrizione, dove lo stesso governo ha presentato una correzione che la porta da dieci a diciotto anni per i reati riguardanti la corruzione. Qualcuno di Area popolare e qualche socialista.... dissociandosi, si è accodato al partito di Forza Italia.
Ancora una volta la maggioranza appare divisa..cosa che difficilmente potrà fare in Aula quando vi giungerà il provvedimento. Naturalmente si tenta qualunque cosa per poter ricucire lo strappo e per bocca della sempre più serena ministra Boschi si riuscirà di certo a trovare i giusti accordi. “Siamo solo all'inizio” ma sottolinea anche  «Va salvaguardata la specificità della corruzione”. Si può comunque esser certi che verranno apportate alcune importanti necessarie modifiche.
Pare..tuttavia..che lo scompiglio della maggioranza combaci con uno scambio di indicazioni che coinvolgono interessi tra il Pd ed il Movimento Cinque Stelle. D'altronde un segnale significativo è stato espresso da Grillo in una intervista al Corsera nella quale ha espresso un'apertura sia sulla Rai che sul reddito di cittadinanza, dichiarandosi disponibile ad un dialogo col PD...Il sindaco d'Italia Matteo Renzi, a sua volta, non aveva nascosto l'idea di un incontro col leader del Movimento 5Stelle sottolineando come.. sulla questione della Rai..le posizioni collimino in gran parte.
Ancora una volta.. malgrado Matteo Renzi, venga maltrattato da Beppe Grillo..ogni qual volta lo desidera..riesce comunque a solidarizzare con il denigratore! Adesso i voti dei grillini potrebbero essere utili al premier che non si è mai posto dubbi sul metodo del suo percorso..  proseguendo costantemente verso il suo spedito indirizzo e cercando in qualunque modo di frenare ogni possibile resistenza. In questo quadro.. rimane sempre in osservazione quella minoranza del Pd che non sembra mai reagire con evidenza, ma che, forse, guarda alla distensione dei 5Stelle sperando di riuscire ad indurli a fronteggiare la tanto attesa e discussa legge elettorale dell'Italicum.
E' commovente..ma anche inquietante.. questo balletto di interessi assai poco legato alle esigenze di una società democratica che vede tanti esponenti dei partiti apparentemente esposti in lotte per la salvaguardia dei propri fondamentali principi, ma che nella realtà, non sembrano mai disponibili ad abbandonare un comodo e redditizio scranno.
Come si fa quindi a non comprendere come il sistema istituzionale in sé andrebbe cambiato in favore di una più libera interpretazione della politica di base che dovrebbe accompagnare i Partiti verso una riforma disciplinare seria che li ponga in un contatto più diretto con in cittadini per un programma legislativo concordato.