Ma negli USA non ha vinto la barbarie… e il mondo metabolizza l’effetto Trump
di Enzo Coniglio
È comprensibile la reazione preoccupata dei nostri concittadini e del mondo intero di fronte alla vittoria di Donald Trump, divenuto a sorpresa, il 45^ Presidente degli Stati Uniti.
Avevamo sempre pensato che gli Americani non tollerano i politici bugiardi, quelli che non pagano le tasse, che non rispettano le regole soprattutto quelle relative alla immigrazione clandestina, che non tengono un comportamento corretto nei confronti delle donne…
E lo abbiamo pensato a ragione perché questi sono principi fondamentali dell’etica americana radicata nei cosiddetti Padri fondatori. E francamente i media che contano e gli stessi “benpensanti” non potevano neppure immaginare che potesse imporsi a livello di massima carica dello Stato, un candidato la cui vita esprime una trasgressività su tutta la linea.
Come dire che si rivoluziona un sistema di valori su cui poggia la società ritenuta la più avanzata e democratica del pianeta. Una sorta di rivoluzione della Costituzione reale…
E invece è successo… Almeno apparentemente. Proprio così: apparentemente.
Apparentemente perchè il voto espresso a favore di Donald Trump non esprime adesione ai “non valori” evidenziati in campagna elettorale.
1. Il voto esprime innanzitutto una opposizione, un rigetto della politica governativa che ha ignorato la popolazione americana degli Stati del centro e del sud a vantaggio di una pretesa globalizzazione e internazionalizzazione. Quasi che continui anche oggi quella opposizione emersa alle origini durante la guerra di secessione…
2. Esprime una opposizione e un rigetto verso un establishment che ha favorito l’arricchimento finanziario di una minuscola parte del Paese a scapito della economia e del benessere della maggioranza e soprattutto del ceto medio che si impoverisce.
3. Gli stipendi non crescono da 15 anni mentre i super ricchi si arricchiscono a gogó. E il futuro appare grigio e con poche speranze.
4. È vero, l’occupazione cresce ma nei nuovi settori e non certo in quelli tradizionali che caratterizzano gli Stati del centro e del Sud. Quelli tradizionali diminuiscono e quelli che restano appaiono minacciati da una presenza sempre maggiore e più agguerrita degli immigrati ispanici e asiatici che stanno diventando maggioranza soppiantando il nocciolo duro anglosassone mentre gli USA come potenza, sono soppiantati dalla Cina…
E’ il modello di sviluppo e la politica della globalizzazione fin qui perseguiti, che vanno messi sotto accusa..
Certamente non possiamo sottacere il fatto ben noto a tutti che Hillary Clinton non è molto amata e che su di lei si addensano le nubi di una gestione trentennale del potere, diverse zone d’ombra e in particolare la politica della fondazione Clinton. In altre parole, non sembra essere lo specchio più limpido dell’etica americana, autentico cemento del Paese.
Di fronte a questo stato di cose, non c’è da meravigliarsi quindi che la paura faccia 48 e che si cerchi una alternativa al potere tradizionale, ritenuto non più idoneo. Finalmente si riconosce che il mito dell’America unita è un feticcio perchè di fatto spaccata in due come sottolineato dal risultato elettorale.
Ed è in questo contesto contraddittorio e per nulla lineare, che si arriva a dare fiducia ad un improvvisato politico che dà corpo alla opposizione, parla la loro stessa lingua e promette ciò che questa maggioranza fino ad ora silenziosa, sogna ma non ha avuto l’opportunità di esprimere.
Trump lo sa e accentua i toni fino al parossismo proponendosi come l’eroe trasgressivo, anti sistema che sfida il potere e ripete quello che questa massa vuole sentire.
Adesso che ha raggiunto l’obiettivo, ritornerà nei ranghi come è normale che avvenga in un Paese strutturato in un sistema di valori e di alleanze e di impegni internazionali che costituiscono il fulcro stesso di una società globale.
Trump sa bene che il Presidente degli Stati Uniti non è un imperatore e deve fare i conti con un sistema di limitazioni e di controlli da parte dei poteri fortirappresentati soprattutto dalla finanza, dalle multinazionali e dalle potentissime lobbies a cui deve in grandissima parte la sua stessa fortuna. Ed è questo potere di contrappesi presenti nel Congresso e nella stessa società americana che ha riassicurato i mercati dopo un primo momento di comprensibile sbandamento che sono già tornati in territorio positivo.
Ritornerà tutto normale? Non del tutto. Ma certamente anche Trump sa benissimo, come lo sapeva Garibaldi e Nino Bixio dopo la conquista della Sicilia, che c’è un tempo delle parole e un tempo dell’azione.