16 set 2015

“Voleva la rivoluzione..creò il casino” di Renato Campisi

Un libro da leggere

Dal recente libro scritto da Renato Campisi, attento giornalista e conoscitore dei problemi di mafia e della politica regionale, dal titolo: “Voleva la rivoluzione..creò il casino” edito Città Mia 2015..dedicato al presidente della regione Crocetta, mi ha hanno colpito alcune note significative riferite al capitolo dell'Expo.

Nella lettura del capitolo si evince l'assoluta mancanza di coordinamento e l'incapacità della politica locale regionale di saper affrontare con prevenzione e logica quello che sarebbe dovuto essere il fiore all'occhiello dell'inquilino di palazzo d'Orleans..sempre più alle prese con i suoi rimpasti di governo. Crocetta sembra quasi baloccarsi offrendo incarichi che volutamente scompigliano l'ordine politico all'interno del suo governo. La confusione regna sovrana in quello che pare voler essere il feudo di un politico che non riesce a condurre con equilibrio  un programma così delicato come quello della realizzazione di uno Stand dell'Expo nelle intenzioni del suo stesso governo e che dovrebbe esprimersi come una fondamentale vetrina all'occhio del mondo.

Campisi scrive:

Doveva essere un giorno di festa. Non solo perchè coincideva con il primo di Maggio, ma perchè avrebbe dovuto rappresentare il momento della riscossa.Quello voluto dai duri che, quando scendono in campo nei momenti di massima difficoltà, sono convinti di poter insegnare al mondo intero come le cose devono esser fatte.”
In politica c'è sempre una spinta in più. Per distinguersi interviene la voglia di dimostrare a qualunque costo la discontinuità tra il prima e il dopo. Sostituendo l'inerzia con l'intraprendenza, la vecchia staticità con il nuovo dinamismo”

Allestita per dare risalto all'economia siciliana, ambiziosamente posta al centro del Cluster BioMediterraneo,nel quale l'agricoltura isolana si era auto- assegnata il compito di capofila di quella degli undici paesi che si affacciano sul bacino. Imponendo le sue prelibatezze e le indiscusse punte d'eccellenza partorite dalle imprese manifatturiere e da quelle di trasformazione.

"L'investimento, sebbene oneroso, andava fatto per provare a svincolare la regione dall'angolo della recessione che ha raggiunto livelli prossimi al tracollo."

"Che l'occasione fosse da non perdere lo attesta una singolare dinamicità della macchina burocratica che si metteva in moto come non aveva mai fatto in precedenza.
"In un'era in cui la Sicilia si è caratterizzata nello restituire al mittante i finanziamenti provenienti dall'Europa per mancanza di progetti, con un pregevole virtuosimo venivano recuperati otto milioni di euro comunitari che si sarebbero sommati ai primi tre. Undici milioni in totale con i quali dare massimo lustro al nuovo marketing isolano."

Il giornalista continua la sua narrazione mettendo in evidenza le strane logiche perpetrate da Crocetta che investe come coordinatore di tutte le attività dell'Expo il suo consulente personale Sami Ben Abdelaali. Azione sufficiente a porre in crisi l'intera giunta con tre assessori pronti a rimettere il mandato. I risvolti di tutta la faccenda vengono descritti con puntualità da chi asserisce, senza indugi, come l'epilogo di tutta la storia rimane in perfetta linea col prologo...evidenziandosi tutte le carenze che sembrano aver costretto alla resa l'intero compito della Regione.

Campisi chiude il suo capitolo con queste parole:
C'è un'altra domanda che resterà sospesa nel vuoto. Chi pagherà per questa ennesima occasione sprecata? Poco importa. Alla fine, scemata l'attenzione e ammortizzate le critiche, come accade nelle migliori favole a lieto fine, tutti i sopravvissuti continueranno a vivere felici e contenti.In attesa del prossimo patatrac, i siciliani, commossi, ringraziano.

Non si può che essere grati a Campisi per averci reso, attraverso questo nuovo libro, una descrizione accurata su tutta la storia.

vincenzo cacopardo

15 set 2015

Renzi... e quel principio machiavellico nella societa globalizzata


di vincenzo cacopardo
E' difficile toccare l'argomento riguardante il nostro Premier senza essere considerati gufi o negativi verso un cambiamento. Quando parliamo di come Renzi procede nella sua opera di rinnovamento veniamo mal interpretati e restiamo vittime di un Paese che vive solo di dure contrapposizioni esaltando o buttando giù senza alcuna via di mezzo.

L'operazione che il sindaco d'Italia, Matteo Renzi, conduce ormai da qualche anno... altro non è che un intervento voluto da un processo di globalizzazione che si muove per accompagnare la politica ed il mondo imprenditoriale al fine di semplificare le strade che ogni processo democratico.. invero.. tende a rallentare. E' la strada Machiavellica di chi si impone giustificando i mezzi per un fine!... Il fine è di certo quello di dare più forza al comando... ossia ad una governabilità in un processo istituzionale che vede nel Parlamento rallentamenti poco graditi.. in un mondo dove la parola d'ordine è la dura lotta alla concorrenza e quello che conta, oltre al risultato, è il tempo in cui lo raggiungi. Quello che fa specie è proprio il fatto che nulla si fa per cercare di porre rimedio ad un processo istituzionale che si voglia democratico (riforma dei partiti- differenziare i ruoli eliminando conflitti e compromessi).. se non porre categoricamente più forza ad una governabilità.

In questi processi, come quello operato da Renzi, l'unico principio è quello di correre verso le soluzioni, al di là di quello che esse possono portare come reazione, sono processi che non possono guardare ad una qualità..sia che si tratti di operare al fine di un bene sociale ..che economico o culturale. La conseguenza è quella di perdere ogni contatto con la qualità ed ogni visione lungimirante.. poiché la fretta non mette in condizione di farlo. Quello che oggi si avverte è soprattutto la perdita di una percezione che non aiuta a guardare in prospettiva ..ma solo al momento!

Oggi la politica tende a muoversi di frequente e con prepotenza, nella comune logica machiavellica, esaltando il fine e mortificandosi nell‘uso dei mezzi più disperati ed assurdi: Il concetto assoluto di una governabilità sembra uno di questi fini che prescinde da ogni sensato mezzo usato per il suo compimento. La politica odierna sembra ingabbiata in questa logica ricercando più spesso un risultato finale e non tenendo in ben più alta considerazione i mezzi che vengono usati per lo svolgimento del suo compito. Un insegnamento non del tutto positivo per il futuro dei nostri giovani poichè il messaggio di Machiavelli deve sapersi interpretare non prescindendo dai singoli casi e dalle azioni.

Il paragone che calza è sicuramente quello che ci porta alla nuova politica industriale di Marchionne(di cui il premier, non a caso, è un ammiratore) e che ci dà la chiara visione di un processo di industralizzazione che guarda esclusivamente ai profitti attraverso libere regole di un mercato globalizzato senza porsi alcun problema sulla qualità della vita che si sviluppa intorno...Nel caso della nuova Fiat, dopo anni di contributi forniti dal nostro Stato, Marchionne... è andato avanti inserendosi in quel nuovo meccanismo fatto di fusioni industriali e finanziarie, ed ha smantellato con determinazione la vecchia fabbrica, imponendo ai sindacati un nuovo modello di relazioni industriali. Un processo del tutto nuovo rispetto al passato che ha visto nel manager prendere atto di un cambiamento e assoggettarsi a quel principio di una globalizzazione che pare giustificare ogni mezzo.

La globalizzazione ha imposto questo modello di crescita e non possiamo farne una colpa a Marchionne... se non guardare il personaggio come colui che sfrutta con cinismo i nuovi principi al fine di crearsi più immagine e enormi remunerazioni. Questa è una realtà diversa!

Ma quando questi processi vengono esaltati in politica attraverso operazioni promosse da un premier per porre un rinnovamento come si trattasse di rinnovare un'azienda, e quando i mezzi che vengono usati sono quelli di una selvaggia globalizzazione che guarda alla semplificazione per facilitare il processo.. i termini cambiano e la qualità della vita che si sviluppa intorno conta!

Renzi crede che solo con questi principi il processo di cambiamento può avere un senso: La sua parola d'ordine è cambiare in fretta! E' chiaro che in questi termini ogni possibile valenza qualitativa andrà a perdersi e quando ciò viene operato in un contesto sociale (e non industriale) il pericolo è quello di perdere ogni contatto con le vere esigenze di una società e con il suo futuro. Se anche la sua visione di cambiamento verrà risolta in termini di PIL e debito pubblico, resterà l'handicap di una crescente forbice di disuguaglianza all'interno del paese. Un Paese che non potrà crescere senza l'uso della forza dei propri valori qualitativi.

La sua gita in America per assistere alla finale degli Open tutta italiana, al di là dei costi, non può essere che criticata per un semplice motivo di opportunità. Prima di considerare l'opportunità sui costi..sarebbe stato utile..sul piano della sensibilità politica..considerare l'opportunità sul gesto. Mentre nell’ambito della sfera del privato sussiste l’uguaglianza tra l’essere e il sembrare, nella sfera pubblica tale corrispondenza viene meno: azioni che hanno come fine il bene della società sembrano per questi ultimi perseguire fini opposti. Per questo..oggi ..un premier deve dimostrarsi umile e fedele ai principi del proprio Paese, nel senso che deve comportarsi in modo tale da ingenerare in chi considera i suoi atti.. il convincimento che questi ultimi sono ispirati a sani valori. La società politica della nostra nazione non può esistere senza che questi valori vengano affermati e riconosciuti.

14 set 2015

Sicilia: Credere nei valori del proprio territorio



...terra piena di politici girovaghi ....
di vincenzo cacopardo
Se il mondo sta cambiando e se la politica internazionale trema per i ripetuti problemi derivanti da un'esodo ed una globalizzazione senza regole. Se...nel nostro Paese la politica sembra arrancare poiché costretta ad un esorbitante mutamento condizionato dai continui problemi economici e sociali..in Sicilia si pagano le spese di tutto ciò in modo anche eccessivo: La regione, oltre a non vedere alcuno sviluppo, sembra avvolta in una spirale senza via d'uscita. Ma c'è di più!..Ancora oggi.. quando si affronta il tema di possibili nuove elezioni..i nomi delle figure e dei loro partiti..continuano ad appartenere al passato...come nulla fosse cambiato!

E' di questi giorni la voce che..alcuni politici girovaghi ed ambiziosi della Sicilia..qualcuno cresciuto all'ombra dell'anima gesuitica, altri legati al barroccio delle due grandi aree nazionali, mirino costantemente ad una loro possibile candidatura per assurgere a ruoli amministrativi che..quanto prima.. si libereranno. Vi sono tanti politici pronti ad elaborare piani e strategie vincenti al fine di assumere poteri in seno ad una politica regionale ormai lontana da logiche costruttive e funzionali...Insomma.. il tema sembra essere sempre quello: assumere un incarico amministrativo e salvarsi l'anima oltre che la posizione!

Questa mentalità che tanto appartiene alla nostra Isola ..e cioè..quella di vedere la politica esclusivamente come un lavoro per incrementare il proprio reddito, rimane la devastante subcultura stratificatasi negli anni che continua a condannare le logiche funzionali di una politica che si vorrebbe integra ed efficace.

Occorre perciò saper leggere nel futuro di una crescita attraverso un modus pensandi del tutto nuovo e differente... e cioè scoprendo l'importanza che un ruolo politico può avere a beneficio di una terra e di una società come la nostra che necessita di logiche imprenditoriali e culturali innovative, seppur audaci. La paura del nuovo tende spesso a sottovalutare ogni possibile mutamento, ma sono le idee oggi quelle vincenti, oltre che l'integrità e le capacità di chi le propone.

Oggi vi è un crescere costante di tanti giovani movimenti regionali tendenti a identificarsi col proprio territorio e con i valori ad esso legati...L'azione vincente per chi intende vivere e prosperare in un difficile territorio come la Sicilia è quella di proiettarsi verso l'indubitabile dipendenza di questi valori. Di conseguenza bisogna sperare nel nuovo, senza abbandonarsi nelle demagogie ed i populismi, riuscendo ad interpretare i messaggi di chi vuole operare per un bene sociale e la crescita attraverso le idee ed i valori reali del territorio che si intende sostenere.



L'opportunismo di un Premier

Il sindaco d'Italia affida agli USA OPEN la sua immagine 
di vincenzo cacopardo
Non poteva mancare l'opportunismo del sindaco d'Italia! Renzi corre col suo nuovo aereo di Stato a New York per la finale di tennis femminile tutta italiana..L'avesse fatto Berlusconi..si sarebbe scatenato l'inferno!

Al di là di ogni possibile giustificazione su una finale sportiva di grande importanza..quello che è difficile da accettare è il mettere in evidenza questo gesto come quasi un obbligo da parte del primo ministro nei confronti dello sport ..quando è di tutta evidenza l'opportunismo in eccesso studiato per mettere in evidenza la sua immagine in un' occasione che rimarrà unica..
Lascio ai Grillini ogni critica riguardo ai costi del viaggio (poiché su questo sembra soprattutto fondarsi di continuo la loro polemica) , ma mi riesce davvero difficile poter pensare che questo tipo di azioni non siano studiate da Renzi per dare forza alla sua immagine, persino quando i problemi più importanti del Paese dovrebbero obbligarlo ad occuparsi in profondità dello stato attuale del Paese e ad una diversa riservatezza circa queste costose scampagnate: E' un ulteriore gesto che sottolinea la sua costante ipocrisia.. dato che non è difficile che ciò.. lui stesso non possa comprenderlo. Sono in molti a pensare che questi siano atti di arroganza inopportuni..mentre altri li condividono poichè facenti parte di un pensiero politico..a parer mio solo opportunistico.

Rimane del tutto evidente che Renzi abbia preso la palla al balzo...partecipando alla finale di tennis degli Open Usa, per poter offrire la propria immagine ad un pubblico sportivo portatore di voti. Fin qui nulla di male... se non fosse che il teatro della competizione si trova dall'altra parte del pianeta..e che..in un momento così delicato per la Nazione .. avrebbe potuto tranquillamente guardarla in un mega schermo nel proprio Paese...mostrandosi più vicino e più consapevole delle difficoltà che i tanti cittadini vivono e che mai potrebbero vedere dal vivo un tale spettacolo: Un'azione che entra nella logica e nei costumi di un premier privo di ogni sobria visione politico sociale. 

Ma guai a toccare l'animo dei tanti sportivi (ormai carichi di milioni..più che di agonismo) ..che tengono spesso ad osannare questo tipo di interventi da parte di figure politiche interessate escusivamente a crearsi un consenso!    
       

12 set 2015

L'utopia di uno Stato per gli immigrati



di vincenzo cacopardo
Questo post.. da me scritto e proposto circa un anno fa ..sembra oggi più attuale e comprensibile... persino da non sottovalutare.

Siamo già da tempo sommersi da questa problematica enorme e pericolosa.. in gran parte voluta per responsabilità diretta di Cameron e Sarkozy circa la loro personale guerra per interessi voluta in Libia. Tra i due... Cameron tiene ancora oggi a sottovalutare il dramma non muovendosi col dovuto rispetto ed un impegno preciso. Ma sembra inutile (se non per puro contenimento) voler cercare soluzioni ottimali per bloccare l'attraversamento in mare dei barconi dove ormai una esperta manovalanza...quasi leggittimata in un paese africano assai poco legalizzato, la fa da padrona: La vera soluzione sarebbe dovuta essere quella di bloccare questo flusso rendendo fruttuosi e più umani gli stessi territori dai quali gli indigeni scappano.

Quello che riesce poco comprensibile è il fatto di aver sottovalutato per anni un fenomeno storico di portata immane che ci coinvolge giorno per giorno e che sembra montare in modo spropositato portando insicurezza in tutto il paese Europa. Malgrado i mutamenti politici della Germania rispetto al fenomeno..non sarà mai possibile procedere su questa strada.. se non ponendovi dei limiti. Eppure non sarebbe difficile immaginare un impegno da parte di tutte la forze politiche occidentali europee per un piano da studiare con altri paesi orientali che possa prevedere la ricerca di spazi in territori abbandonati dove ricostruire insieme nuovi paesi e nuove economie.  In ciò non ci si è voluto impegnare con efficacia sul piano internazionale attraverso un coordinamento strategico che potesse mirare ad un'azione politica in complicità con tutti i paesi limitrofi comprese le super potenze degli Stati uniti e della Russia. Con uno sforzo interattivo che avrebbe potuto vederci coplici e fattivi nella costruzione di un futuro insieme.

L'idea di poter edificare un nuovo Stato per risolvere gli innumerevoli problemi di collocamento dei profughi ..può sembrare campata in aria, ma potrebbe anche essere una possibile soluzione ove vi fosse, oltre che una precisa volontà, una compartecipazione internazionale..anzi mondiale.. degli Stati e una loro disponibilità ad un programma coordinato di integrazione serio e costruttivo. Nel passato in paesi del sud america ciò avvenne, seppur con difficoltà e con meno problematiche.

Se ne parla oggi poco e sommessamente, poiché rendere attuabile un piano di simile portata..oltre che per gli esosi oneri, pone dubbi sulla vera capacità di riuscire nell'impresa, ma resta tuttavia una soluzione da non scartare se messa in confronto con l'enorme numero di profughi le cui speranze l'Europa stessa non potrà mai soddisfare in pieno. Rimane forse una speranza di chi oggi scorge in prospettiva, malgrado le difficoltà, le possibili soluzioni ad un problema di dimensioni catastrofiche. Ma la terra è grande e la popolazione è troppa..e quello che fa tanto pensare.. è la cattiva distribuzione e la anomala concentrazione della popolazione.  





11 set 2015

La realtà manipolata e la percezione del tempo


Non esiste una realtà assoluta. Esiste la ricerca costante di ciò che può essere utile e tangibile momento per momento.. e quindi anche mutevole in base al bisogno ed alla capacità di saper percepire il tempo “

di vincenzo cacopardo
Uno dei più sconosciuti storici della Rivoluzione francese, Augustin Cochin, ... sostenne come l’utopismo ideologico (fondamentale per la storia del pensiero) sia permeato dal sospetto sistematico nei confronti della realtà.

Secondo lui, la Rivoluzione francese sarebbe stato un colpo di Stato organizzato da alcune che lui stesso definiva “società di pensiero” che avrebbero previsto ed orchestrato la propria presa di potere, e non da un movimento popolare spontaneo. Per questa ed altre ragioni, egli fece leva sul metodo sociologico cercando di eliminare il “determinismo”. La sua tesi principale era che la democrazia moderna fosse nata dalla presa di potere di un genere radicalmente nuovo, caratterizzato dalla dualità tra la realtà dei rapporti politici.. e la loro complessa rappresentazione sociale.

Oggi sono in molti ad affermare che proprio dalla realtà, dobbiamo partire. Ma la realtà è davvero quello che appare?... O forse e' determinata da fatti dovuti all'uomo stesso? Insomma..è lecito pensare che alcuni fatti improvvisi ed involuti possano definire i contorni di una realtà in senso oggettivo, senza che l' uomo stesso non li veicoli o non ne influenzi il percorso?

Sono altrettanti a pensare che ..dovendo partire da una realtà, bisogna sapersi muovere di conseguenza e quindi procedere attraverso le logiche ad essa legate: E' una osservazione che rimane assai limitativa..poichè ci si dimentica spesso di come, tali logiche, siano state elaborate negli anni da noi stessi ..dal nostro pensiero ..dal  criterio mentale..da una cultura irrorata giorno per giorno su un presupposto di difficile convivenza sociale che ha portato conflitti e compromessi che.. di per sé.. rendono la stessa realtà manipolata e quindi mai un dogma assoluto.

Se la realtà..in assoluto.. si definisce attraverso ciò che esiste effettivamente e risulta concreto, si potrebbero comunque avere dubbi su una effettiva manipolazione di questa.. quando.. per opportunità o convenienza.. la si distorce, anche inconsapevolmente, per motivi politici e sociali di interesse strumentale. In base a ciò e per non restare troppo limitati nei meandri della complessa filosofia...potremmo definire la realtà come qualcosa da scoprire momento per momento..qualcosa che la si definisce nello scorrere del tempo...qualcosa di mutevole e quindi meno concreto di quanto possa pensarsi.

Basterebbe questo per aprire il pensiero dei tanti che ancora precepiscono una certa realtà come un cammino da seguire ed al quale sottostare senza alternative. Sarebbe sufficiente allargare la mente su queste considerazioni per accorgersi di quanto spazio vi è in ognuno di noi per mutare in parte una realtà che sembra esserci imposta. Non è lontana da questi principi la politica alla quale bisognerebbe accostarsi con un particolare occhio..con la forza di un proprio pensiero e senza occludere la propria vista in forza di una visione realistica che spesso viene manipolata.

Non esiste una realtà politica assoluta. Esiste la ricerca costante di ciò che può essere utile e tangibile momento per momento.. e quindi anche mutevole in base al bisogno ed alla capacità di saper percepire il tempo .

Sicilia:dove è finita la forza dell'Autonomia?

di vincenzo cacopardo

La speranza di una regione che trae forza dal proprio statuto

Sappiamo che la Sicilia ebbe il suo Statuto speciale con d. lgs. lgt. 455 del 15 maggio 1946, dunque prima del referendum istituzionale del 46 oltre che della Costituzione. Sappiamo anche che le particolari forme e condizioni di autonomia di una Regione a statuto speciale sono fissate dallo stesso Statuto regionale. 
Lo Statuto di una Regione come la Sicilia è quindi detto “Statuto speciale” poichè disciplina le competenze esclusive concesse alla propria Regione.

La riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ha, successivamente, accresciuto i poteri delle Regioni a statuto ordinario, soprattutto per un aumento delle materie con competenza in concorrenza tra Stato e Regione. Per le Regioni e le Province a Statuto speciale ha continuato a valere, anche dopo la riforma del Titolo V, il cosiddetto "parallelismo delle funzioni", per cui la Regione continua a mantenere la competenza amministrativa nelle materie in cui esercita la potestà legislativa. Pertanto la competenza amministrativa generale non è attribuita ai Comuni, come invece accade nelle Regioni a Statuto ordinario, ma continua a valere il modello della "amministrazione indiretta necessaria, ovvero della delega di esercizio agli enti locali da parte delle Regioni. 

Le Regioni e Province ad autonomia speciale hanno sempre goduto della possibilità di istituire con legge tributi propri, possibilità prevista, ma di fatto negata, prima della riforma del Titolo V, alle altre Regioni .

Nella sostra regione Sicilia l'intero gettito dei tributi erariali spetta alla Regione, ed è lo Stato a compartecipare. Attualmente, in seguito alle riforme del 2001, la differenza tra Regioni speciali ed ordinarie si è attenuata anche in questo campo. La principale differenza tra lo statuto speciale e lo Statuto regionale di una Regione a statuto ordinario, è che... mentre lo statuto ordinario è adottato e modificato con legge regionale, lo statuto speciale è adottato con legge costituzionale, italiana.

Queste precisazioni sono utili per percepire l'importanza di uno Statuto Autonomo in confronto con uno Statuto ordinario. Detto ciò non possiamo sottolineare la stravagante offensiva opportunista lanciata in questi giorni da Renzi in combinazione con le ultime forze del partito di Berlusconi a danno della autonomia della Sicilia. E pare essere proprio Ferrandelli il giovane politico su cui costoro vorrebbero incentrare la loro partita, dimenticando l'importanza di un'Autonomia che non riesce mai ad essere applicata integralmente.

La recente campagna politica contro l'Autonomia, sembra prendere più corpo in questi giorni.. ed è strano che i siciliani stessi non si accorgano di come tutto ciò non potrà di certo aiutare i vantaggi stessi che uno Statuto Autonomo può apportare..e quale forza essa può portare..se usata con capacità e lungimiranza.

All'orizzonte, quindi, una nuova guerra politica di principi ( forse più sciocca..che politica) voluta da chi pare schierarsi in una posizione a difesa dei propri interessi e non del popolo siciliano. Difficile..dalle nuove manovre.. non percepire l'interesse da parte dello Stato italiano e dello stesso governo Renzi a favore di ciò che potrebbe negare grandi opportunità ad una terra come la Sicilia ed è ancora una volta quasi insopportabile constatare una simile lotta contro la propria terra per una personale carriera politica che in realtà di politico non ha nulla!

Oggi.. con un presidente della Regione Crocetta.. che pare elemosinare ogni cosa ad un governo centrale..la Sicilia appare un canovaccio sottomessa al potere di uno Stato. Non riesce a trarre forza da uno Statuto...malgrado le possibilità di esercitare una propria forza politica istituzionale che potrebbe renderle nuove energie ed iniziative. L”esclusività” si avvia a divenire una “normalità”: La consuetudine di una politica trainata da un potere centralistico e sempre meno contrastata dall'inerzia delle incapaci figure presenti nella Regione che sembrano operare solo per precisi interessi personali.

E' quindi logico poter pensare che un domani senza la forza di un proprio Statuto Autonomo..lo stesso Stato potrebbe condannare la Sicilia ad una condizione di indigenza peggiore che, unito alla enorme mancanza di lavoro e di infrastrutture necessarie, rimarrà definitivamente condannata.

Lo Statuto siciliano sarà vecchio, ma lo è anche la Costituzione! 
Se dunque c'è da riformare..si riformi! Ma non si abbandoni una strada che potrebbe aiutare un processo di crescita senza che uno Stato ci obblighi a chiudere ospedali e scuole..o uffici giudiziari ed altro..Persino la politica sui rifiuti sembra oggi voler essere guidata a livello centrale non lasciando spazio a chi nel territorio potrebbe avere maggior cura nel poterla gestire cautelando il proprio territorio.

Ma di chi è la colpa! Oltre all'arroganza di un potere centrale e l'interesse di qualche personalità politica regionale.. non possiamo escludere una certa indifferenza da parte di una società siciliana che pare seguire pedissequamente la politica locale ad esclusivo interesse di opportunità personali..tranne lamentarsene subito dopo e ripetere continuamente lo stesso errore!
Bisogna.. invece.. sostenere un'Autonomia locale accompagnadola con l'elezione di figure più capaci ed in grado di renderla utile e funzionale. Non certo per interessi personali, ma proprio perchè in essa potrebbe scorgersi un futuro di speranza per la crescita della nostra regione. 

10 set 2015

semplificazione e fretta.. idiomi di un premier sprezzante



di vincenzo cacopardo
Se è vero che la produzione di ricchezza rimane l'unico strumento di sviluppo, dal quale solo può derivare una qualche forma di redistribuzione..è anche vero che bisognerebbe muoversi attraverso strade che non condannino la società in un processo continuo di iniquità. Nella sostanza bisognerebbe procedere attraverso regole più appropriate, meno semplificative e con logiche che possano differenziarsi nella fase esegetica ed interpretativa.

La superficialità con la quale il governo Renzi procede sulle riforme e sulla legge di stabilità è il risultato evidente di una politica che, non avendo alcuna capacità di offrire idee innovative, procede come uno schiacciasassi verso dannose azioni di semplificazione: E' l' evidente uso spregiudicato della doppiezza politica del sindaco d'Italia, segno della più totale insensibilità nei confronti di quei cittadini creduloni ed onesti. Con la soppressione della emblematica imposta sulla prima casa (da operare, come è singolare, attraverso l'uso della sua usuale semplificazione), Matteo Renzi ferisce persino anche il pensiero di tanti esponenti del suo stesso Partito, che vedono dissolversi ogni schema punitivo sulle proprietà.

Questa sulla soppressione della tassa sulla prima casa somiglia tanto ad uno scoop.. e sarà davvero interessante capire come avverrà..in considerazione delle proposte espletative del governo che sembrano seguire la facile e nociva strada lineare per tutti i proprietari. Ma persino difficile da comprendere se per le amministrazioni comunali vi sarà veramente un rimborso su una tassa che ..per logica..spetterebbe loro .

Come può facilmente leggersi ogni strada seguita dal governo Renzi pare assumere costantemente la via facile e semplificativa per cercare di trovare in fretta ogni soluzione. Soluzioni affrontate con superficialità.. che oggi.. si cercano anche sulla riforma del Senato attraverso la figura e la voce della "bella addormentata tra i Boschi"...braccio armato del governo in Parlamento. A tal proposito sembrerebbe che l'iter alla Camera dovrà subire un rinvio trasformando questo esame del Senato in una (seconda) prima lettura che rinvierà di almeno sei mesi la sua approvazione definitiva. Si potrà sperare in qualche cambiamento più utile al processo di trasformazione di questa Camera politica.

Quello che si evidenzia sempre più è la politica facilona di un Premier assai presuntuoso ..priva di vere idee innovative a beneficio di un utile processo di trasformazione che, al contrario, esalta attraverso una comunicazione tanto faziosa quanto ipocrita in forza di un assurdo e conflittuale doppio ruolo (segretario del partito di maggioranza- Capo del governo) che lo rende inequivocabilmente poco equilibrato rispetto ad una condotta istituzionale che dovrebbe meglio distinguere i ruoli ed offrire maggiore assetto democratico.

Riforma del Senato, legge elettorale, quella sulla pubblica amministrazione, quella sulla liberalizzazione delle professioni, sulla scuola, sul lavoro ..etc..sono tutte riforme che partono da due principi cari al sindaco d'Italia e cioè .."semplificare..e correre"! Il risultato nel futuro potrebbe essere quello di un risvolto che vedrà molta confusione e l'identificazione di procedure illogiche e persino pericolose.
La politica deve saper ponderare e procedere per logiche funzionali.



9 set 2015

..a proposito dei talk e delle reti...



Mi domando come non si sottolinei con evidenza l'esistenza di una rete nazionale asservita al sistema dove l'adulatorio Vespa intrattiene nel salotto i vari Casamonica.. e dove i numerosi premier vengono messi alla ribalta con estrema affettazione malgrado le dissonanze sociali insite nel nostro Paese.

E' più che naturale che esistino altre reti che contrastino (anche se in eccessivo tono populistico) la promozione di un sistema che vorrebbe farsi apparire equanime e sicuro. Se non vi fossero queste un regime sarebbe certo!.. Malgrado spesso sia difficile seguire alcuni talk's per il gran baccano e le innumerevoli cantilene..l'esigenza di una contrapposizione verbale a certe reti che dirigono in tono mellifluo le interviste di chi oggi mantiene il potere politico..possono essere d'aiuto per comprendere meglio l'andamento. E' comunque certo il fatto che debbano esistere... non escludendo che esse dovrebbero essere condotte con maggior rispetto.

Ma al di là del populismo e della demagogia..vi è un problema più considerevole al quale dover far fronte e cioè..quello di ribattere sulla uniformità di chi afferma nelle reti nazionali che il sistema funziona bene se si segue la disciplina assoluta di chi oggi è al potere con la forza dell'ambizione..della saccenteria...ed a volte.. persino dei propri interessi.

Sul piano del gusto e della dovuta sobrietà ..non v'è dubbio che certi talk avrebbero bisogno di essere condotti con meno assordanti schiamazzi e con più concreti ed utili dialoghi. Ma è sempre della sostanza e del merito che ci si scorda ..sui quali sembra sempre farsi poco conto. Non si tratta di difendere certi programmi ..ma di ascoltare anche la voce di chi, in dissonanza (anche se con una certa dose di demagogia), si propone in contrapposizione a certe evidenti iniquità di un sistema... e che, in mancanza di queste, non potrà mai cambiare in meglio.
vincenzo cacopardo


Scrive Domenico Cacopardo su “Italia Oggi”
La stagione dei «talk show» è ricominciata per la gioia della sparutissima minoranza di «aficionados», tanto abituati alla dose quotidiana di tossine da avere manifestato crisi di astinenza tali da spingerla a seguire persino David Parenzo, portato agli altari di In Onda de La7, dalle meritate vacanze del «trash» confindustriale. Parliamo de «La zanzara» di Radio24, che, è probabile, non viene ascoltata né dai dirigenti dell’associazione degli industriali, né –e questo è peggio- dal direttore della rete. Una persona, il direttore, che dialoga con filosofi e teologi e che non può immaginare che sulla sua radio vada in onda quasi tutti i giorni una trasmissione dedicata al turpiloquio e alla circonvenzione di incapaci, mediante la presentazione di imitatori per beffarsi dei malcapitati. Se i dirigenti e il megadirettore ascoltassero, difficilmente permetterebbero più che il ruolo che s’era conquistata Radio24, un’ufficialità e un’influenza pari almeno a Radio 1, fosse gettato alle ortiche da due goliardi malamente cresciuti.
Ma i «talk show» cui penso sono altri e sono concentrati ne La7, diventata il motore della disinformazione nazionale, mediante proprio questa formula, nella quale si fa spettacolo con degli invitati che debbono spararle grosse. C’è poi un giro di autoreferenzialità: lunedì sera la gentile signora Gruber, nota per equidistanza e profondità di pensiero, ha invitato a Otto e mezzo il conduttore di DiMartedì, il campione del conformismo più conformista Giovanni Floris, e Marco Travaglio (uno de Il fatto, preferibilmente Andrea Scanzi, è ospite fisso della signora per contribuire a quella visione così equilibrata e ragionata dei fatti del giorno, per la quale la trasmissione va famosa). Il signor Floris s’è spinto ad affermare che la Merkel avrebbe, accettando i profughi siriani, «accontentato» non Renzi, ma la gentile signora Boldrini. Ignora, il giovanotto, che la Boldrini non esiste né sul piano nazionale né –e soprattutto- fuori dai confini del palazzo della Camera dei deputati e che non c’è un pensiero politico, né primitivo né compiuto, nella sua visione della vita politica, quella che i tedeschi chiamano «Weltanschauung».
Insomma, un’autoreferenzialità che mostra la debolezza del format, della rete diretta da Mentana e della medesima proprietà che ha sì tagliato i costi, ma non è riuscita a mettere insieme un menabò capace di fare salire in modo significativo lo «share» de La7.
La questione è sempre la stessa: un giornalismo asservito a l’uno o all’altro dei protagonisti(ni) della politica nazionale, si tratti di politici, si tratti di industriali e finanzieri, talché, in realtà non c’è mai alcun approfondimento, nessuna idea sul merito di ciò che si discute e, perciò, si ricorre (Floris) a un noto e bravo comico per migliorare qualche decimale di ascolto.

Giocando malamente sulla demagogia e il populismo (che sono la cifra dei media italiani di questo tempo) si tenta di suscitare la commozione e la condanna degli utenti delle televisioni nazionali. E si dimentica che proprio demagogia e populismo furono le cifre della propaganda fascista prima e dopo la presa del potere.
Rimarrà nei libri di storia il danno sociale, economico e morale fatto agli italiani da anni di trasmissioni tossiche, portate a sviare la natura dei fatti per renderli coerenti a una ideologia morta nel mondo e purtuttavia ancora viva nelle menti degli orfanelli di Stalin e successori e di Fidel Castro, il satrapo sanguinario che ha soggiogato Cuba.

Domenico Cacopardo



8 set 2015

Quel ponte ormai dimenticato...

di vincenzo cacopardo
Ammodernare l’assetto territoriale del Paese.. che è in deficit di infrastrutture, non può significare però agire prettamente al nord del territorio. Si è abbandonata l'infrastruttura più importante per il collegamento tra la Sicilia e la penisola nell'indifferenza totale di una mediocre politica ad esclusivo beneficio delle opere del territorio del Nord che oggi vedono oltre all'Expo, il Mose, l'alta velocità, ed altri cantieri autostradali persino superflui. 

Sappiamo tutti quanto sarebbe primario operare a difesa del territorio nazionale che anno per anno pare sbriciolarsi sotto il peso di continue inondazioni e frane...e quando si accenna alle preminenti infrastrutture, non si vuole percepire alcun bisogno di operare prima a difesa del suolo, sostenendo l'importanza necessaria di un Expo ..e di contro.. sottovalutando un bisogno primario di un collegamento che riguarda il territorio meridionale. Due pesi.. due misure..e continue anomalie ...che mettono in evidenza l'assenza totale nei riguardi di un Sud ormai dimenticato dalla politica nazionale!


Il nostro territorio, al di là di ogni pretesa declamata a favore dell'Expo, potrebbe offrire un volano di crescita per la Nazione stessa. Quello che manca, oltre alla visione più lungimirante di uno sviluppo qualitativo dell'intero Paese, è proprio il non saper leggere l'importanza che oggi potrebbe esercitare la crescita infrastrutturale del mezzogiorno.

Benchè Luca Cordero di Montezemolo, dall'alto delle sue capacità imprenditoriali, ritenga il ponte sullo stretto come”una cravatta senza camicia” Sono in molti come me a pensare che questa infrastruttura non è per niente inutile!.. Solo gli stupidi non possono riuscire a capire l’importanza di una tale opera che …soprattutto per la linea ferroviaria..risulta essenziale. E’ chiaro che una simile opera se ne trascinerebbe appresso altre…anzi sarebbe un volano utile per il completamento di ulteriori in una regione che deve competere continuamente con una pesante globalizzazione.Se c'è un motivo in più per operare sul resto del territorio è proprio la realizzazione del ponte!

Quello che riesce incomprensibile è…percepire una negazione per l’innovazione ed il funzionamento del proprio territorio da parte degli stessi siciliani…Intanto il nord se la ride…Mentre al nord tutto si fa per le infrastrutture (i cui finanziamenti non spariscono mai, ma vengono sempre compromessi dalla corruzione)…al sud, si discute e si tergiversa perdendo ogni occasione. 

Sembriamo condannati ad una continua critica su qualunque cosa possa portarci sviluppo e crescita…restando sempre indietro e favorendo in tal modo la crescita del nord….che potrà continuare a rivolgerci le dovute disapprovazioni. Sembriamo davvero dei poveretti…Che ce ne facciamo della nostra cultura.. se non la accompagnamo col dovuto progresso?




Vespa riapre le Porte al “supponente” sindaco d'Italia.


di vincenzo cacopardo
Non è facile..nè tanto digeribile sopportare il saccente sindaco d'Italia intervistato dal bravo, ma servile Vespa nel suo studio di Porta a Porta. Con la solita disinvoltura il Premier fa uscire dal suo cilindro l'annoso ed irrisolto problema delle pensioni e fa entrare il Sud (senza tra l'altro accennare ad alcuna idea in proposito ..ma con le solite vecchie proposte sulle diminuzioni fiscali).

L'atteggiamento del primo ministro sembra rimanere identico nei mesi che trascorrono...non mostra un briciolo di umiltà e continua a parlare con disinvoltura di promesse per il futuro. Con la capacità di far apparire una novità tutto ciò di cui nel passato non si è occupato..prosegue rapido con l'uso di una comunicazione faziosa e stancante (Sullo sfondo slice che contengono dati Istat alquanto inverosimili riferiti alla crescita del sud.)

Secondo Renzi nella legge di stabilità non c'è spazio per tutto e per tutti! Per cui oggi tira fuori il problema del Sud.. al quale in quasi due anni non si è mai dedicato. Come fosse uno scherzo accenna:
"Per la flessibilità in uscita, c'è un evidente problema di risorse oltreché di merito. Quindi .. si è deciso di destinare i soldi altrove”...aggiungendo che si sta lavorando di dare quanti più fondi al Sud e allo sviluppo...Si! ..ma a quale sviluppo?..Quali idee in proposito.. da chi non si è mai messo ad analizzare seriamente i problemi inerenti il Mezzogiorno? Si continua su proposte vecchie come il credito di imposta e c'è chi suggerisce di far proseguire nel Mezzogiorno la decontribuzione per i nuovi assunti al Sud per un altro anno..Tutte belle cose, ma che... come per il jobs act... mancano della fondamentale idea.. e cioè quella di aiutare la ricerca di nuove iniziative, poiché se il lavoro manca, non può avere alcun senso trovare regole fiscali e crediti di imposte.

Per quanto concerne le pensioni..il premier dichiara che si sta studiando un meccanismo che sia a costo zero per chi volesse uscire dal lavoro in anticipo rispetto all'età di vecchiaia. E' di sicuro una buona idea... e già da tempo che se ne parla, ma ancora nulla pare scorgersi all'orizonte: A tal proposito appare evidente e del tutto incomprensibile (ovvero forse politicamente fin troppo comprensibile) come Renzi abbia preferito aiutare attraverso il bonus degli ottanta euro solo una fascia di impiegati a sfavore di chi ancora oggi in pensione rimane sulla evidente soglia della povertà. Anche le speranze di inserire nella legge di stabilità una norma sulle pensioni per correggere l'innalzamento dovuto al provvedimento Fornero, sembrano disattese.

Con ogni probabilità, bisognerà aspettare” spiega il premier, "sulle pensioni non siamo nemmeno partiti per un principio di buon senso: negli ultimi anni passati tutti gli hanno messo mano sulle pensioni”..facendo intendere che il suo governo metterà mano solo quando sarà sicuro di poterlo fare! In sostanza, non si possono spostare risorse aggiuntive verso la previdenza..e cioè..ancora nulla!.

Secondo Renzi la necessità primaria adesso è il Meridione...come si fosse accesa all'improvviso una lampada!.Ma anche qui...malgrado il ritardo sulla questione abbandonata.. il tempo trascorre e le idee non si scorgono..quando resta evidente per questo territorio, un impegno verso un piano infrastrutturale da esporre con logica e funzionalità.



Il sindaco d'Italia, con l'ipocrisia che lo distingue, ripete che il suo scopo è quello fare un Paese più semplice. "Non entro nelle tecnicalità, dico solo che con le riforme dobbiamo farle.. punto!”. Entro il 15 Ottobre si decide al Senato. E poi, dopo sei letture parlamentari, saranno gli italiani a decidere con un referendum sì o no. E poi dicono che non è un processo democratico, alla faccia...". Con ciò dimostrando palesemente quel “semplicismo” di cui si è sempre parlato..espresso da chi non intende entrare nel merito di argomenti che, al contrario, dovrebbero trovare riscontro in uno scambio per la ricerca di un vero funzionamento del sistema.

Piccola nota sulla eccellente analisi di Domenico Cacopardo sulla politica internazionale.



In questa analisi impeccabile di Domenico Cacopardo riconosco tutto l'equilibrio di chi, quando vuole, riesce a leggere la politica internazionale con l'occhio del sensato criterio. Il consigliere Cacopardo tocca il tasto dolente di una politica internazionale mediocre e non lungimirante che tutt'oggi persiste nella edificazione di un'Europa costruita su Paesi distinti e territorialmente diversi. Una classe politica che ha perseverato senza alcuna sapiente lettura dei fenomeni e guardando prevalentemente ai pragmatici parametri economici che, in realtà, meno contano senza una visione di base storico etico culturale.. di cui la stessa.. ha sempre necessitato. Il fenomeno dell'immigrazione..altro non è che la conseguenza logica di altre azioni che si sarebbero dovute apprestare con maggiore attenzione  ed il cui risultato si sarebbe potuto prevedere in tempo.
vincenzo cacopardo



È la follia che governa l’Europa: non una follia collettiva, ma la follia dei singoli stati, dei governanti, tutti ciechi di fronte al cataclisma che ha investito il continente. Incapaci di ragionare, di riflettere su ciò che è accaduto e che sta accadendo, di immaginare quale sarà la situazione tra un anno o tra dieci.
Indifferenti di fronte alle leggi su cui si reggono gli stati e l’Unione, perché incapaci di osservarle e di farle osservare.
Se utilizzassi ancora la categorie del marxismo classico, direi che la biblica immigrazione che ci sta investendo, è frutto di una scelta consapevole del grande capitale che, in questo modo, in un momento in cui i segnali di ripresa fanno temere un ritorno alle tensioni del mercato del lavoro, ha deciso di importare alcune decine di milioni di disperati, di farne il sottoproletariato prima, e il proletariato dopo dal quale prendere forza lavoro a basso costo per ottenere il balzo in avanti che la «maturità» del sistema Europa non può permettere. E mettere ko il sindacato che, già in caduta, libera sarà privo di ogni potere contrattuale.
Nel nostro piccolo, il bipolarismo italiano, tra un Nord rispettoso delle leggi e pagatore delle tasse e il resto anarchico e fortemente inquinato dalla criminalità, otterrà un beneficio localizzato nelle zone dove il caporalato e la criminalità medesima metteranno a reddito le decine di migliaia di disperati (i più disperati sono quelli che rimangono in Italia, privi di relazioni parentali in Germania e in Francia e di specializzazioni ambite dalle economie avanzate).
C’è sicuramente del vero in quest’idea (delle esigenze del capitale), soprattutto nell’improvvisa giravolta di frau Merkel che si propone di ricevere, ora, poco meno di 1 milione di immigranti assimilabili alla categoria, piuttosto lasca di questi tempi, del rifugiato.
Già, la Germania è l’unico luogo nel continente nel quale si decidono le sorti dell’Unione, si compiono scelte immediate e, raramente, strategiche, in coerenza con un sistema finanziario e industriale che ha una visione pallidamente simile ai dieci grandi decisori di Wall Street.
Gli Stati Uniti sono i primi protagonisti di quanto sta succedendo nello scacchiere cui apparteniamo e in due livelli: hanno determinato il caos mediorientale lasciandolo incancrenire. Un modo come un altro per mettere la zona, sino a ieri cruciale per gli equilibri del mondo a causa del suo peso energetico, fuori gioco, estenuata da un conflitto infraislamico che potrà durare decenni e tracimare in Europa. Il secondo modo, è il sostanziale ritiro americano dallo scenario euro-mediorientale. È ciò che ci lascia esposti al vento dell’estremismo islamico e al ciclone di un’immigrazione che continuerà a crescere, sino a placarsi, secondo Washington, fra vent’anni.
Nulla è già come ieri. Il fenomeno non è stato arrestato quand’era agli inizi, per colpa di governanti ciechi, vigliacchi e traditori (imbevuti dell’ideologia del tradimento, di cui mi occuperò presto) e oggi ha assunto dimensioni tali da renderne impossibile una sospensione, anche breve.
Le migliaia di persone in cammino sull’autostrada Budapest-Austria sono un segno tangibile che quello che viviamo è un fenomeno storico, al quale eravamo disabituati, ma che, tuttavia, è ben presente nella storia del continente, devastato dalle invasioni barbariche e da quelle islamiche, queste ultime riuscite solo parzialmente.
Forse è la storia che si prende la sua rivincita: gli anni dell’inerzia, gli anni in cui il processo di costruzione di uno Stato federale europeo s’è arrestato per il piccolo cabotaggio francese, nemico di ogni passo in avanti e per l’ostilità del merciaio tedesco ci hanno gettato in quest’abissale paralisi, nella quale tutti possono farci ciò che vogliono, sicuri che non sapremo reagire.
Solo in un caso, America e Unione (un’Unione autolesionista) si sono trovati insieme a gestire un pesante dossier: si tratta dell’Ucraina, per la quale l’Obama dei principi democratici a geometria variabile s’è alleato con i neonazisti di Kiev per realizzare il golpe che defenestrò il presidente eletto Yanukovich e lo sostituì con l’amerikano Poroshenko, per aggregare il Paese alla Nato e all’Occidente e minacciare Mosca sui suoi confini.
Un interesse strategico americano ci ha coinvolto in un’avventura che ha una sola soluzione: riconoscere, come fece Krusciov per l’America, gli interessi di sovranità e di sicurezza russi e definire uno statuto di tipo svizzero per l’Ucraina.
Ma ciò non accadrà, almeno per qualche anno, benché Putin (preoccupato del suo per i movimenti islamici terroristi del Caucaso) sia la chiave per la soluzione del caso Siria: riprova questa, se mai ce ne fosse bisogno, della volontà americana di non cogliere l’opportunità di un accordo tombale con la Russia e di mantenerci sotto schiaffo con le guerre a due passi dai nostri confini.
L’accolta di ottusi burocrati che «governa» Bruxelles, tutti scelti per compromessi, pressioni lecite e illecite, per curricula spesso opachi, per ambizioni o giubilazioni personali, che s’incontra e dialoga con una schiera di ciechi (i governanti dei paesi) non ha una volta sola ragionato in termini di medio periodo. Non s’è chiesta cosa fare per esaurire la spinta verso l’Europa di milioni di africani e mediorientali.
Subisce l’ondata –e oggi non si può non subirla- senza avere una politica per i prossimi anni (i 20 indicati dagli americani).
C’è da chiedersi, cosa fanno tutto il giorno questi incompetenti e stolidi burocrati del 3% (non s’è mai capito perché il 3 e non il 2 o il 4) che, nonostante soldi e uffici studi, non hanno previsto ciò che stava per accaderci, e hanno pensato solo a ciò che sarebbe potuto accadere, nelle loro teste, se la Croazia, un esempio, avesse sfondato il 3%: tutte conseguenze inventate da loro, gestite da loro, utilizzate da loro per sostenere una macchina burocratica peggiore di quella della Russia zarista.
Ci sono due conseguenze facilmente immaginabili per il domani e per il dopodomani. La prima riguarda le difficoltà di assorbire questa nuova mano d’opera scarsamente specializzata, destinata a ingrassare prima di tutto la criminalità, e poi in via minoritaria a soddisfare le necessità di forza lavoro dell’industria (che in Italia non c’è). Anzi, da noi, una legislazione feroce e garantista renderà legalmente impossibile l’inserimento dei neoimmigrati nel sistema industriale. Tant’è vero che gran parte dei nuovi arrivati non ci pensa nemmeno a fermarsi in Italia. Come abbiamo visto, ci resteranno solo i peggiori, coloro che non sanno fare altro che il duro lavoro dei campi o quello meno duro e più redditizio del mondo illegale.
Al momento non c’è una ricetta, un’idea, un progetto.

Niente di niente: solo il deserto delle idee e delle capacità di governo.  
domenico cacopardo

7 set 2015

Esodo: La mancata lungimiranza e la perseverante ipocrisia politica


Continua imperterrito l'esodo e continuano anche le morie....
di vincenzo cacopardo

E' proprio l'ipocrisia il maggior peccato di chi insiste col mostrare retoricamente dolore alle perenni stragi. Stragi che non potevano non essere annunciate da un andazzo indolente ed inoperoso di una politica internazionale lontana da quello che oggi rappresenta uno dei temi più scottanti nel quadro dei paesi del mediterraneo.

Certo..le soluzioni non risultano semplici, ma non vi possono essere equivoci sul fatto che il tempo trascorso e la poca importanza messavi, ha contribuito a far degenerare il problema in un dramma.

L'agenzia europea Frontex (per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea) è un'istituzione che ha lo scopo di coordinare il pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della UE. Un'agenzia che non può mai operare preventivamente per risolvere il vero problema...quando questo alla radice è proprio quello di bloccare sul nascere queste partenze.

In ciò non ci si è voluto impegnare con efficacia sul piano internazionale attraverso un coordinamento strategico che potesse mirare ad un'azione politica in complicità con tutti i paesi limitrofi comprese le super potenze degli Stati uniti e della Russia. Nel frangente la nostra Nazione si è mossa, spinta da un particolare senso umano, a protezione delle vite dei tanti emigranti (clandestini o no)... da uno spirito di umanità cristiana che da sempre l'accompagna. Ma la politica, al contrario, ha ricercato come al solito la abituale via più facile dell'accompagnamento nei centri d'accoglienza con rischi e pericoli.. oggi.. sempre più evidenti.

E' di questi giorni l'improvviso cambiamento che vede Fräulein Merkel mutare atteggiamento in proprosito... ed il nostro premier che la segue al passo.. incalza come se il problema durante il suo semestre europeo non fosse mai esistito. 
Mentre il Pontefice sembra oggi aver dimostrato di saper cogliere nel segno il problema mettendo a disposizione ogni luogo di culto nella nazione a protezione delle famiglie dei profughi, ancora ci si chiede come si deve intervenire per bloccare il flusso proveniente da questi paesi.

La domanda scontata è quindi questa:
Ma se un politico non è lungimirante ..a cosa serve?..Se non sa leggere in prospettiva per ricercare le soluzioni...che utilità rende al paese? In questa circostanza..la politica governativa del Premier è apparsa sempre ipocrita e sprovveduta ...ma lo è stata soprattutto quella internazionale che..prima non è stata in grado di leggere il problema in prospettiva e dopo sembra aver usato il paraocchi

Da un mio post del settembre del 2012 :LO STATO, GLI EFFETTI SOCIALI DELLA MODERNIZZAZIONE E LA SICUREZZA

Gli argomenti politici internazionali di grande attualità nel prossimo futuro saranno quelli legati all’ambiente ed al sovrabbondante numero di immigrati extracomunitari che tenderanno ad invadere con maggior forza i territori dei Paesi economicamente avanzati. Ovviamente i due problemi sono fortemente collegati tra di loro ed al tema di una sicurezza. Tutti sappiamo ormai che il nostro pianeta, oltre a subire un mutamento atmosferico condizionato dal progresso delle civiltà più evolute, deve affrontare questo forzato processo di coabitazione. Sono problemi ormai conosciuti dei quali si discute abbondantemente e che coinvolgono da vicino il nostro Paese, ma anche in questo caso, ogni soluzione rimarrà ancorata a scelte di natura politica. Non valutati con attenzione nel passato ed adesso moltiplicati e sempre più difficili da risolvere, questi problemi, oggi quasi insormontabili, vedranno un mondo politico doversi esprimere in termini sempre più severi.”
v. cacopardo