18 set 2015

Riforme: la furbizia comunicativa di un Premier che trascura sempre nel merito



di vincenzo cacopardo
Qualcuno dice che nella riforma del Senato andiamo troppo di fretta...ora...questa riforma aspetta da circa settant'anni” declamando queste parole con abile furbizia comunicativa ..il premier Renzi la gira a suo vantaggio. Quando..chi è attento.. sa bene che non si tratta di questa riforma, ma della peculiarità stessa della riforma...cioè che quello che si contesta non è una riforma, ma il merito di quella che lui pretende debba essere approvata. Ha sempre proceduto in questo senso il percorso del sindaco d'Italia mettendosi contro chi contesta il merito.. oltre che il metodo.. con cui affrontano le sue riforme coprendosi con una comunicazione faziosa e facinorosa. In tal modo glissando ogni altro dialogo in proposito...

Come si trattasse di cambiare una gomma dell'auto..Per lui...cavalcare le riforme sembra essere un gioco..in forza del fatto che oggi rappresenta una politica assoluta.. godendo dell'esagerata doppia carica di segretario di Partito e Presidente del Consiglio..(tema sul quale dovrebbe affrontarsi l'illogico conflitto persino all'interno del suo Partito) senza alcun passaggio di elezioni politiche e che gli consente persino di nominare un presidente della Repubblica. Questa della riforma del Senato che, l'ormai monocorde, Salvini vuole fare apparire come una discussione a cui i cittadini non devono prestare una giusta attenzione, rappresenta, al contrario, un considerevole riordino istituzionale al quale bisogna prestare la dovuta attenzione, poiché da questo riordino partono le leggi che influenzano sulla conduzione del Paese. Salvini ormai batte unicamente su una più comoda strada della riforma Fornero.. trascurando una riorganizzazione che influenzerà persino sulla stessa autonomia delle regioni.

Tutto ormai sembra deciso dall'alto... dalla stessa Europa che indica in Renzi il vero riformatore di un Paese ormai perso nei rivoli di una politica allo sbando. Ciò si evidenzia anche attraverso la sicumera e la supponenza dello stesso premier. Sono in molti in politica a vendersi al sistema invece di modificarlo...e lo fanno attraverso comode riforme che chiuderanno nel futuro ogni rispetto per un fondamentale principio di democrazia.

Ci si mette pure Confindustria ad esaltare i dati della crescita di cui Renzi si fa portatore..quando è del tutto evidente che il forte calo del petrolio e il Q.I. di Draghi ha offerto logici benefici all'economia del Paese...Ma quello che fa pensare è la continua enfasi su uno sviluppo che nella realtà non appare: In un contesto internazionale in cui tutta l'Europa stenta a crescere ...giusto il nostro martoriato Paese riesce a farlo!... Con un Sud ridotto al lumicino ..la crescente corruzione..il costo della progressiva invasione di immigrati..una giustizia ancora non riformata..e tutto il resto......Auguriamoci che tutto ciò sia vero e non sia la voce di coloro che guidano la società attraverso una forza economica finanziaria che impone un falso e conveniente ottimismo. L'ottimismo potrebbe andare bene se poi nella realtà non vi fossero nel futuro risvolti negativi che potrebbero arrecare maggiori danni ad una società ormai del tutto impoverita.

Al Senato intanto tutto andrà come già stabilito..Renzi trionferà per l'interesse di coloro che pur non d'accordo con questa riforma, hanno stabilito per un proprio interesse di assecondarlo, ma trionfare in questa politica non significa vincere!   

17 set 2015

Tra illegalità e mancanza di infrastrutture..


IL SUD MERITA DI PIU'

La legalità è sicuramente un principio sul quale lavorare, ma è sopratutto un valore da ricercare..poiché, se è vero che senza un principio di legalità non cresce sviluppo, è anche vero che senza un funzionale sviluppo.. non potrà mai affermarsi un giusto processo di legalità.”

Quando si pensa in modo assai approssimativo che il problema possa essere nella testa e nel cuore dei cittadini che vivono al sud... napoletani, siciliani, calabresi, i quali fino a quando non decideranno di diventare italiani ed europei abbandonando il crimine.. non ci potrà mai essere forza pubblica capace di batterlo e di rimuoverlo, non si fa altro che generalizzare un problema che ha inizio soprattutto dalla evidente mancanza di un progresso che già da tempo doveva partire da un impegno da parte dello Stato in direzione delle indispensabili infrastrutture. Mancando queste ed il lavoro che vi gira intorno... non si potrà mai mettere in moto un progresso e non potranno mai essere le piccole evidenze locali private a far progredire un territorio che necessita di un compito che nessun politico da anni ha mai considerato con attenzione e vero interesse sociale.
Al contrario.. al nord, malgrado le innumerevoli illegalità sulle grandi opere, non si è mai trascurato tale impegno!

Quando si parla del Sud..il riferimento è sempre quello dell'illegalità...A differenza che per la magistratura..per un vero politico, il funzionamento del sistema dovrebbe essere visto come un principio fondamentale anteposto a quello della legalità. Un pensiero che non può essere interpretato in modo diverso se non attraverso un’ottica che tende a porre la legalità come il fine costruttivo di un valore ed il funzionamento del sistema come mezzo per dare corpo allo stesso principio. Attenzione..dunque..ogni pretesa di “legalità”, per quanto giusta possa essere in linea di principio, non potrà che camminare di pari passo con il buon funzionamento di una società...insomma: non si potrà mai pretendere dai cittadini di un territorio il vero rispetto per un sistema quando lo stesso, mal funzionante, finisce col frustrare altri e più importanti principi come quelli del lavoro..della giustizia e di una vera democrazia. La legalità è sicuramente un principio sul quale lavorare, ma è sopratutto un valore da ricercare..poiché, se è vero che senza un principio di legalità non cresce sviluppo, è anche vero che senza un funzionale sviluppo.. non potrà mai affermarsi un giusto processo di legalità.

Detto questo..il problema che attanaglia da decine d'anni tutto il meridione..non è mai stato affrontato col giusto metodo e le giuste idee. Se nel passato l’arretratezza del meridione era in parte dovuta alle difficoltà ambientali e concrete che dovevano affrontare i suoi abitanti, come i terreni argillosi e cretosi, le lunghe siccità, la malaria e l’isolamento geografico. Con la comparsa dell’apposita Cassa del Mezzogiorno, che fu creata per una migliore progettazione e una spesa controllata e che avrebbe potuto avere un ruolo importantissimo ancora oggi, si è ha finito con arrecare maggior danno all’economia del Sud del Paese. Essa andava sicuramente ridisegnata per una migliore efficienza ed una minor presenza politica che ha finito, nel tempo, col crearvi un forte centro di potere. Ciò ha generato la costruzione di opere non del tutto utili per lo sviluppo del territorio. Per il Sud abbiamo diverse volte assistito ad un falso e non appropriato sviluppo nel settore petrolchimico, o supportato da una new economy spesso instabile dove sarebbero dovute servire strutture e conoscenze più adatte. Infine si sono sfruttate spesso agevolazioni senza un vero arricchimento per il territorio. Agevolazioni prestate a puro scopo speculativo.

Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. Un problema che avrebbe, già da tempo, dovuto impegnare meglio le forze politiche governative del nostro Paese col fine di riuscire a soddisfare un primario bisogno di occupazione. I forti contrasti regionali del nostro variopinto Paese hanno sempre richiesto una distinta autonomia locale attraverso l’uso di un federalismo amministrativo suggerito da un pensiero politico più completo. Questa è anche la ragione per la quale può sembrare anomalo impegnarsi oggi in un federalismo fiscale trascurando l’aspetto amministrativo storico culturale di un sistema regionalizzato come il nostro. Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali.

Ritornando quindi alle responsabilità..non possiamo, in tono approssimativo, responsabilizzare in pieno il Sud per l'aumento del crimine e dell'illegalità senza legarci ad un visione globale che ha visto uno Stato (e la sua incapace politica) trascurare l'interesse per lo sviluppo del meridione e operare con metodologie inadeguate..generando al contrario un accrescimento dell'illegalità che non poteva che essere previsto. Una cattiva politica che ha influenzato e condizionato il pensiero delle stesse politiche regionali del meridione edificatasi di conseguenza su un percorso che ha visto crescere incapacità e convenienze personali.

Oggi la percezione di una mancanza di infrastrutture si evidenzia in modo lampante per affrontare la concorrenza con le altre regioni del Paese e con l'intero panorama internazionale.La responsabilità dell'impoverimento del meridione non può mai prescindere da una visione di una impotente politica nazionale... così come l'incremento dell'illegalità di un territorio è sempre proporzionale alla mancanza di un impegno per il suo funzionale sviluppo.



16 set 2015

Senato...avanti tutta!


di vincenzo cacopardo
Si va avanti...si va avanti!...dichiara le ministra Boschi..in riferimento alla legge del Senato.

Come è dato capire tutto passerà alla faccia della faciloneria e della inettitudine di chi oggi è in politica solo per semplificare ed a beneficio di alcuni che si prestano a vendere il loro pensiero per non perdere una poltrona comoda e quanto mai remunerativa. In fondo cosa può importare come cambierà una Camera ad alcuni politici oggi seduti in queste confortevoli poltrone ..quando .. il complesso di tutte queste leggi costituzionali .. consente di poter restare incollati al velluto rosso delle sedute per almeno altri due anni. Un Senato che per storia ha sempre rappresentato una sorta di Camera alta e che oggi viene completamente svuotato da un ruolo di grande importanza.

E' inutile forzare su quella che sarebbe stata una idea più funzionale e cioè .. la volontà di renderla più utile.. non concorrenziale all'altra Camera...senza per questo restituirla praticamente inutile e persino rappresentata da un insieme di persone fin troppo diverse indicate da chi oggi siede al comando dei Partiti più forti. Ma è il complesso d'insieme di tutte queste riforme che desta inquietudine anche se si vuole fare intendere che ciò viene fatto in nome di una semplificazione utile per rendere più facile il percorso della definizione delle leggi.

Oggi si sottovaluta questa riforma del Senato...asserendo che i cittadini se ne fregano poiché i loro problemi sono concentrati sui temi del lavoro e del loro sostentamento. Ma chi conosce in profondità questi aspetti istituzionali.. non può non soffermarsi sull'importanza che tali riforme hanno sulla conduzione di una politica governativa che determina in seguito..tutto il resto. La tecnica di sottovalutare questo tema è subdola e mira a distrarre l'attenzione che ogni cittadino dovrebbe evere sulla questione.

Oltre al discusso articolo 2 (composizione del Senato)..un altro articolo che tende a sottovalutarsi è quello dell'art 1 (ossia le sue vere funzioni) che attualmente sembrano poco chiare e per niente funzionali. Nell'esame degli emendamenti alle riforme costituzionali in Commissione Affari costituzionali, saranno considerati inammissibili gli emendamenti all'Articolo 2, tranne il comma 5 modificato dalla Camera, a meno che non ci sia un accordo politico da parte di tutti i gruppi...( un accordo politico che..in realtà.. potrebbe suonare come una posizione di convenienza.. più che di pensiero)

In Commissione è iniziata l'illustrazione degli emendamenti da parte dei presentatori.

Quello che si intuisce e che gli emendamenti all'Articolo 2 del ddl Boschi saranno considerati inammissibili perché esso è stato votato in doppia lettura conforme sia dal Senato che alla Camera. L'Articolo 104 del regolamento di Palazzo Madama permette di presentare emendamenti solo nelle parti del testo toccate da modifiche della Camera. Per questo motivo verranno ammessi gli emendamenti solo al comma 5 dell'Articolo 2. Le modifiche ai testi approvati con doppia seduta conforme, sembrano modificabili solo se c'è l'accordo di tutti i gruppi parlamentari, secondo il principio del diritto parlamentare.

Tutto pare essere in mano delle decisioni del presidente del Senato..ed in queste ore sapremo come si svilupperà l'intera faccenda, ma quello che si intuisce e preoccupa è la costante indecisione di chi, pur non condividendo tale riforma, continuerà a vendersi ad un voto per una comune logica di convenienza personale.


“Voleva la rivoluzione..creò il casino” di Renato Campisi

Un libro da leggere

Dal recente libro scritto da Renato Campisi, attento giornalista e conoscitore dei problemi di mafia e della politica regionale, dal titolo: “Voleva la rivoluzione..creò il casino” edito Città Mia 2015..dedicato al presidente della regione Crocetta, mi ha hanno colpito alcune note significative riferite al capitolo dell'Expo.

Nella lettura del capitolo si evince l'assoluta mancanza di coordinamento e l'incapacità della politica locale regionale di saper affrontare con prevenzione e logica quello che sarebbe dovuto essere il fiore all'occhiello dell'inquilino di palazzo d'Orleans..sempre più alle prese con i suoi rimpasti di governo. Crocetta sembra quasi baloccarsi offrendo incarichi che volutamente scompigliano l'ordine politico all'interno del suo governo. La confusione regna sovrana in quello che pare voler essere il feudo di un politico che non riesce a condurre con equilibrio  un programma così delicato come quello della realizzazione di uno Stand dell'Expo nelle intenzioni del suo stesso governo e che dovrebbe esprimersi come una fondamentale vetrina all'occhio del mondo.

Campisi scrive:

Doveva essere un giorno di festa. Non solo perchè coincideva con il primo di Maggio, ma perchè avrebbe dovuto rappresentare il momento della riscossa.Quello voluto dai duri che, quando scendono in campo nei momenti di massima difficoltà, sono convinti di poter insegnare al mondo intero come le cose devono esser fatte.”
In politica c'è sempre una spinta in più. Per distinguersi interviene la voglia di dimostrare a qualunque costo la discontinuità tra il prima e il dopo. Sostituendo l'inerzia con l'intraprendenza, la vecchia staticità con il nuovo dinamismo”

Allestita per dare risalto all'economia siciliana, ambiziosamente posta al centro del Cluster BioMediterraneo,nel quale l'agricoltura isolana si era auto- assegnata il compito di capofila di quella degli undici paesi che si affacciano sul bacino. Imponendo le sue prelibatezze e le indiscusse punte d'eccellenza partorite dalle imprese manifatturiere e da quelle di trasformazione.

"L'investimento, sebbene oneroso, andava fatto per provare a svincolare la regione dall'angolo della recessione che ha raggiunto livelli prossimi al tracollo."

"Che l'occasione fosse da non perdere lo attesta una singolare dinamicità della macchina burocratica che si metteva in moto come non aveva mai fatto in precedenza.
"In un'era in cui la Sicilia si è caratterizzata nello restituire al mittante i finanziamenti provenienti dall'Europa per mancanza di progetti, con un pregevole virtuosimo venivano recuperati otto milioni di euro comunitari che si sarebbero sommati ai primi tre. Undici milioni in totale con i quali dare massimo lustro al nuovo marketing isolano."

Il giornalista continua la sua narrazione mettendo in evidenza le strane logiche perpetrate da Crocetta che investe come coordinatore di tutte le attività dell'Expo il suo consulente personale Sami Ben Abdelaali. Azione sufficiente a porre in crisi l'intera giunta con tre assessori pronti a rimettere il mandato. I risvolti di tutta la faccenda vengono descritti con puntualità da chi asserisce, senza indugi, come l'epilogo di tutta la storia rimane in perfetta linea col prologo...evidenziandosi tutte le carenze che sembrano aver costretto alla resa l'intero compito della Regione.

Campisi chiude il suo capitolo con queste parole:
C'è un'altra domanda che resterà sospesa nel vuoto. Chi pagherà per questa ennesima occasione sprecata? Poco importa. Alla fine, scemata l'attenzione e ammortizzate le critiche, come accade nelle migliori favole a lieto fine, tutti i sopravvissuti continueranno a vivere felici e contenti.In attesa del prossimo patatrac, i siciliani, commossi, ringraziano.

Non si può che essere grati a Campisi per averci reso, attraverso questo nuovo libro, una descrizione accurata su tutta la storia.

vincenzo cacopardo

15 set 2015

Renzi... e quel principio machiavellico nella societa globalizzata


di vincenzo cacopardo
E' difficile toccare l'argomento riguardante il nostro Premier senza essere considerati gufi o negativi verso un cambiamento. Quando parliamo di come Renzi procede nella sua opera di rinnovamento veniamo mal interpretati e restiamo vittime di un Paese che vive solo di dure contrapposizioni esaltando o buttando giù senza alcuna via di mezzo.

L'operazione che il sindaco d'Italia, Matteo Renzi, conduce ormai da qualche anno... altro non è che un intervento voluto da un processo di globalizzazione che si muove per accompagnare la politica ed il mondo imprenditoriale al fine di semplificare le strade che ogni processo democratico.. invero.. tende a rallentare. E' la strada Machiavellica di chi si impone giustificando i mezzi per un fine!... Il fine è di certo quello di dare più forza al comando... ossia ad una governabilità in un processo istituzionale che vede nel Parlamento rallentamenti poco graditi.. in un mondo dove la parola d'ordine è la dura lotta alla concorrenza e quello che conta, oltre al risultato, è il tempo in cui lo raggiungi. Quello che fa specie è proprio il fatto che nulla si fa per cercare di porre rimedio ad un processo istituzionale che si voglia democratico (riforma dei partiti- differenziare i ruoli eliminando conflitti e compromessi).. se non porre categoricamente più forza ad una governabilità.

In questi processi, come quello operato da Renzi, l'unico principio è quello di correre verso le soluzioni, al di là di quello che esse possono portare come reazione, sono processi che non possono guardare ad una qualità..sia che si tratti di operare al fine di un bene sociale ..che economico o culturale. La conseguenza è quella di perdere ogni contatto con la qualità ed ogni visione lungimirante.. poiché la fretta non mette in condizione di farlo. Quello che oggi si avverte è soprattutto la perdita di una percezione che non aiuta a guardare in prospettiva ..ma solo al momento!

Oggi la politica tende a muoversi di frequente e con prepotenza, nella comune logica machiavellica, esaltando il fine e mortificandosi nell‘uso dei mezzi più disperati ed assurdi: Il concetto assoluto di una governabilità sembra uno di questi fini che prescinde da ogni sensato mezzo usato per il suo compimento. La politica odierna sembra ingabbiata in questa logica ricercando più spesso un risultato finale e non tenendo in ben più alta considerazione i mezzi che vengono usati per lo svolgimento del suo compito. Un insegnamento non del tutto positivo per il futuro dei nostri giovani poichè il messaggio di Machiavelli deve sapersi interpretare non prescindendo dai singoli casi e dalle azioni.

Il paragone che calza è sicuramente quello che ci porta alla nuova politica industriale di Marchionne(di cui il premier, non a caso, è un ammiratore) e che ci dà la chiara visione di un processo di industralizzazione che guarda esclusivamente ai profitti attraverso libere regole di un mercato globalizzato senza porsi alcun problema sulla qualità della vita che si sviluppa intorno...Nel caso della nuova Fiat, dopo anni di contributi forniti dal nostro Stato, Marchionne... è andato avanti inserendosi in quel nuovo meccanismo fatto di fusioni industriali e finanziarie, ed ha smantellato con determinazione la vecchia fabbrica, imponendo ai sindacati un nuovo modello di relazioni industriali. Un processo del tutto nuovo rispetto al passato che ha visto nel manager prendere atto di un cambiamento e assoggettarsi a quel principio di una globalizzazione che pare giustificare ogni mezzo.

La globalizzazione ha imposto questo modello di crescita e non possiamo farne una colpa a Marchionne... se non guardare il personaggio come colui che sfrutta con cinismo i nuovi principi al fine di crearsi più immagine e enormi remunerazioni. Questa è una realtà diversa!

Ma quando questi processi vengono esaltati in politica attraverso operazioni promosse da un premier per porre un rinnovamento come si trattasse di rinnovare un'azienda, e quando i mezzi che vengono usati sono quelli di una selvaggia globalizzazione che guarda alla semplificazione per facilitare il processo.. i termini cambiano e la qualità della vita che si sviluppa intorno conta!

Renzi crede che solo con questi principi il processo di cambiamento può avere un senso: La sua parola d'ordine è cambiare in fretta! E' chiaro che in questi termini ogni possibile valenza qualitativa andrà a perdersi e quando ciò viene operato in un contesto sociale (e non industriale) il pericolo è quello di perdere ogni contatto con le vere esigenze di una società e con il suo futuro. Se anche la sua visione di cambiamento verrà risolta in termini di PIL e debito pubblico, resterà l'handicap di una crescente forbice di disuguaglianza all'interno del paese. Un Paese che non potrà crescere senza l'uso della forza dei propri valori qualitativi.

La sua gita in America per assistere alla finale degli Open tutta italiana, al di là dei costi, non può essere che criticata per un semplice motivo di opportunità. Prima di considerare l'opportunità sui costi..sarebbe stato utile..sul piano della sensibilità politica..considerare l'opportunità sul gesto. Mentre nell’ambito della sfera del privato sussiste l’uguaglianza tra l’essere e il sembrare, nella sfera pubblica tale corrispondenza viene meno: azioni che hanno come fine il bene della società sembrano per questi ultimi perseguire fini opposti. Per questo..oggi ..un premier deve dimostrarsi umile e fedele ai principi del proprio Paese, nel senso che deve comportarsi in modo tale da ingenerare in chi considera i suoi atti.. il convincimento che questi ultimi sono ispirati a sani valori. La società politica della nostra nazione non può esistere senza che questi valori vengano affermati e riconosciuti.

14 set 2015

Sicilia: Credere nei valori del proprio territorio



...terra piena di politici girovaghi ....
di vincenzo cacopardo
Se il mondo sta cambiando e se la politica internazionale trema per i ripetuti problemi derivanti da un'esodo ed una globalizzazione senza regole. Se...nel nostro Paese la politica sembra arrancare poiché costretta ad un esorbitante mutamento condizionato dai continui problemi economici e sociali..in Sicilia si pagano le spese di tutto ciò in modo anche eccessivo: La regione, oltre a non vedere alcuno sviluppo, sembra avvolta in una spirale senza via d'uscita. Ma c'è di più!..Ancora oggi.. quando si affronta il tema di possibili nuove elezioni..i nomi delle figure e dei loro partiti..continuano ad appartenere al passato...come nulla fosse cambiato!

E' di questi giorni la voce che..alcuni politici girovaghi ed ambiziosi della Sicilia..qualcuno cresciuto all'ombra dell'anima gesuitica, altri legati al barroccio delle due grandi aree nazionali, mirino costantemente ad una loro possibile candidatura per assurgere a ruoli amministrativi che..quanto prima.. si libereranno. Vi sono tanti politici pronti ad elaborare piani e strategie vincenti al fine di assumere poteri in seno ad una politica regionale ormai lontana da logiche costruttive e funzionali...Insomma.. il tema sembra essere sempre quello: assumere un incarico amministrativo e salvarsi l'anima oltre che la posizione!

Questa mentalità che tanto appartiene alla nostra Isola ..e cioè..quella di vedere la politica esclusivamente come un lavoro per incrementare il proprio reddito, rimane la devastante subcultura stratificatasi negli anni che continua a condannare le logiche funzionali di una politica che si vorrebbe integra ed efficace.

Occorre perciò saper leggere nel futuro di una crescita attraverso un modus pensandi del tutto nuovo e differente... e cioè scoprendo l'importanza che un ruolo politico può avere a beneficio di una terra e di una società come la nostra che necessita di logiche imprenditoriali e culturali innovative, seppur audaci. La paura del nuovo tende spesso a sottovalutare ogni possibile mutamento, ma sono le idee oggi quelle vincenti, oltre che l'integrità e le capacità di chi le propone.

Oggi vi è un crescere costante di tanti giovani movimenti regionali tendenti a identificarsi col proprio territorio e con i valori ad esso legati...L'azione vincente per chi intende vivere e prosperare in un difficile territorio come la Sicilia è quella di proiettarsi verso l'indubitabile dipendenza di questi valori. Di conseguenza bisogna sperare nel nuovo, senza abbandonarsi nelle demagogie ed i populismi, riuscendo ad interpretare i messaggi di chi vuole operare per un bene sociale e la crescita attraverso le idee ed i valori reali del territorio che si intende sostenere.



L'opportunismo di un Premier

Il sindaco d'Italia affida agli USA OPEN la sua immagine 
di vincenzo cacopardo
Non poteva mancare l'opportunismo del sindaco d'Italia! Renzi corre col suo nuovo aereo di Stato a New York per la finale di tennis femminile tutta italiana..L'avesse fatto Berlusconi..si sarebbe scatenato l'inferno!

Al di là di ogni possibile giustificazione su una finale sportiva di grande importanza..quello che è difficile da accettare è il mettere in evidenza questo gesto come quasi un obbligo da parte del primo ministro nei confronti dello sport ..quando è di tutta evidenza l'opportunismo in eccesso studiato per mettere in evidenza la sua immagine in un' occasione che rimarrà unica..
Lascio ai Grillini ogni critica riguardo ai costi del viaggio (poiché su questo sembra soprattutto fondarsi di continuo la loro polemica) , ma mi riesce davvero difficile poter pensare che questo tipo di azioni non siano studiate da Renzi per dare forza alla sua immagine, persino quando i problemi più importanti del Paese dovrebbero obbligarlo ad occuparsi in profondità dello stato attuale del Paese e ad una diversa riservatezza circa queste costose scampagnate: E' un ulteriore gesto che sottolinea la sua costante ipocrisia.. dato che non è difficile che ciò.. lui stesso non possa comprenderlo. Sono in molti a pensare che questi siano atti di arroganza inopportuni..mentre altri li condividono poichè facenti parte di un pensiero politico..a parer mio solo opportunistico.

Rimane del tutto evidente che Renzi abbia preso la palla al balzo...partecipando alla finale di tennis degli Open Usa, per poter offrire la propria immagine ad un pubblico sportivo portatore di voti. Fin qui nulla di male... se non fosse che il teatro della competizione si trova dall'altra parte del pianeta..e che..in un momento così delicato per la Nazione .. avrebbe potuto tranquillamente guardarla in un mega schermo nel proprio Paese...mostrandosi più vicino e più consapevole delle difficoltà che i tanti cittadini vivono e che mai potrebbero vedere dal vivo un tale spettacolo: Un'azione che entra nella logica e nei costumi di un premier privo di ogni sobria visione politico sociale. 

Ma guai a toccare l'animo dei tanti sportivi (ormai carichi di milioni..più che di agonismo) ..che tengono spesso ad osannare questo tipo di interventi da parte di figure politiche interessate escusivamente a crearsi un consenso!    
       

12 set 2015

L'utopia di uno Stato per gli immigrati



di vincenzo cacopardo
Questo post.. da me scritto e proposto circa un anno fa ..sembra oggi più attuale e comprensibile... persino da non sottovalutare.

Siamo già da tempo sommersi da questa problematica enorme e pericolosa.. in gran parte voluta per responsabilità diretta di Cameron e Sarkozy circa la loro personale guerra per interessi voluta in Libia. Tra i due... Cameron tiene ancora oggi a sottovalutare il dramma non muovendosi col dovuto rispetto ed un impegno preciso. Ma sembra inutile (se non per puro contenimento) voler cercare soluzioni ottimali per bloccare l'attraversamento in mare dei barconi dove ormai una esperta manovalanza...quasi leggittimata in un paese africano assai poco legalizzato, la fa da padrona: La vera soluzione sarebbe dovuta essere quella di bloccare questo flusso rendendo fruttuosi e più umani gli stessi territori dai quali gli indigeni scappano.

Quello che riesce poco comprensibile è il fatto di aver sottovalutato per anni un fenomeno storico di portata immane che ci coinvolge giorno per giorno e che sembra montare in modo spropositato portando insicurezza in tutto il paese Europa. Malgrado i mutamenti politici della Germania rispetto al fenomeno..non sarà mai possibile procedere su questa strada.. se non ponendovi dei limiti. Eppure non sarebbe difficile immaginare un impegno da parte di tutte la forze politiche occidentali europee per un piano da studiare con altri paesi orientali che possa prevedere la ricerca di spazi in territori abbandonati dove ricostruire insieme nuovi paesi e nuove economie.  In ciò non ci si è voluto impegnare con efficacia sul piano internazionale attraverso un coordinamento strategico che potesse mirare ad un'azione politica in complicità con tutti i paesi limitrofi comprese le super potenze degli Stati uniti e della Russia. Con uno sforzo interattivo che avrebbe potuto vederci coplici e fattivi nella costruzione di un futuro insieme.

L'idea di poter edificare un nuovo Stato per risolvere gli innumerevoli problemi di collocamento dei profughi ..può sembrare campata in aria, ma potrebbe anche essere una possibile soluzione ove vi fosse, oltre che una precisa volontà, una compartecipazione internazionale..anzi mondiale.. degli Stati e una loro disponibilità ad un programma coordinato di integrazione serio e costruttivo. Nel passato in paesi del sud america ciò avvenne, seppur con difficoltà e con meno problematiche.

Se ne parla oggi poco e sommessamente, poiché rendere attuabile un piano di simile portata..oltre che per gli esosi oneri, pone dubbi sulla vera capacità di riuscire nell'impresa, ma resta tuttavia una soluzione da non scartare se messa in confronto con l'enorme numero di profughi le cui speranze l'Europa stessa non potrà mai soddisfare in pieno. Rimane forse una speranza di chi oggi scorge in prospettiva, malgrado le difficoltà, le possibili soluzioni ad un problema di dimensioni catastrofiche. Ma la terra è grande e la popolazione è troppa..e quello che fa tanto pensare.. è la cattiva distribuzione e la anomala concentrazione della popolazione.  





11 set 2015

La realtà manipolata e la percezione del tempo


Non esiste una realtà assoluta. Esiste la ricerca costante di ciò che può essere utile e tangibile momento per momento.. e quindi anche mutevole in base al bisogno ed alla capacità di saper percepire il tempo “

di vincenzo cacopardo
Uno dei più sconosciuti storici della Rivoluzione francese, Augustin Cochin, ... sostenne come l’utopismo ideologico (fondamentale per la storia del pensiero) sia permeato dal sospetto sistematico nei confronti della realtà.

Secondo lui, la Rivoluzione francese sarebbe stato un colpo di Stato organizzato da alcune che lui stesso definiva “società di pensiero” che avrebbero previsto ed orchestrato la propria presa di potere, e non da un movimento popolare spontaneo. Per questa ed altre ragioni, egli fece leva sul metodo sociologico cercando di eliminare il “determinismo”. La sua tesi principale era che la democrazia moderna fosse nata dalla presa di potere di un genere radicalmente nuovo, caratterizzato dalla dualità tra la realtà dei rapporti politici.. e la loro complessa rappresentazione sociale.

Oggi sono in molti ad affermare che proprio dalla realtà, dobbiamo partire. Ma la realtà è davvero quello che appare?... O forse e' determinata da fatti dovuti all'uomo stesso? Insomma..è lecito pensare che alcuni fatti improvvisi ed involuti possano definire i contorni di una realtà in senso oggettivo, senza che l' uomo stesso non li veicoli o non ne influenzi il percorso?

Sono altrettanti a pensare che ..dovendo partire da una realtà, bisogna sapersi muovere di conseguenza e quindi procedere attraverso le logiche ad essa legate: E' una osservazione che rimane assai limitativa..poichè ci si dimentica spesso di come, tali logiche, siano state elaborate negli anni da noi stessi ..dal nostro pensiero ..dal  criterio mentale..da una cultura irrorata giorno per giorno su un presupposto di difficile convivenza sociale che ha portato conflitti e compromessi che.. di per sé.. rendono la stessa realtà manipolata e quindi mai un dogma assoluto.

Se la realtà..in assoluto.. si definisce attraverso ciò che esiste effettivamente e risulta concreto, si potrebbero comunque avere dubbi su una effettiva manipolazione di questa.. quando.. per opportunità o convenienza.. la si distorce, anche inconsapevolmente, per motivi politici e sociali di interesse strumentale. In base a ciò e per non restare troppo limitati nei meandri della complessa filosofia...potremmo definire la realtà come qualcosa da scoprire momento per momento..qualcosa che la si definisce nello scorrere del tempo...qualcosa di mutevole e quindi meno concreto di quanto possa pensarsi.

Basterebbe questo per aprire il pensiero dei tanti che ancora precepiscono una certa realtà come un cammino da seguire ed al quale sottostare senza alternative. Sarebbe sufficiente allargare la mente su queste considerazioni per accorgersi di quanto spazio vi è in ognuno di noi per mutare in parte una realtà che sembra esserci imposta. Non è lontana da questi principi la politica alla quale bisognerebbe accostarsi con un particolare occhio..con la forza di un proprio pensiero e senza occludere la propria vista in forza di una visione realistica che spesso viene manipolata.

Non esiste una realtà politica assoluta. Esiste la ricerca costante di ciò che può essere utile e tangibile momento per momento.. e quindi anche mutevole in base al bisogno ed alla capacità di saper percepire il tempo .

Sicilia:dove è finita la forza dell'Autonomia?

di vincenzo cacopardo

La speranza di una regione che trae forza dal proprio statuto

Sappiamo che la Sicilia ebbe il suo Statuto speciale con d. lgs. lgt. 455 del 15 maggio 1946, dunque prima del referendum istituzionale del 46 oltre che della Costituzione. Sappiamo anche che le particolari forme e condizioni di autonomia di una Regione a statuto speciale sono fissate dallo stesso Statuto regionale. 
Lo Statuto di una Regione come la Sicilia è quindi detto “Statuto speciale” poichè disciplina le competenze esclusive concesse alla propria Regione.

La riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ha, successivamente, accresciuto i poteri delle Regioni a statuto ordinario, soprattutto per un aumento delle materie con competenza in concorrenza tra Stato e Regione. Per le Regioni e le Province a Statuto speciale ha continuato a valere, anche dopo la riforma del Titolo V, il cosiddetto "parallelismo delle funzioni", per cui la Regione continua a mantenere la competenza amministrativa nelle materie in cui esercita la potestà legislativa. Pertanto la competenza amministrativa generale non è attribuita ai Comuni, come invece accade nelle Regioni a Statuto ordinario, ma continua a valere il modello della "amministrazione indiretta necessaria, ovvero della delega di esercizio agli enti locali da parte delle Regioni. 

Le Regioni e Province ad autonomia speciale hanno sempre goduto della possibilità di istituire con legge tributi propri, possibilità prevista, ma di fatto negata, prima della riforma del Titolo V, alle altre Regioni .

Nella sostra regione Sicilia l'intero gettito dei tributi erariali spetta alla Regione, ed è lo Stato a compartecipare. Attualmente, in seguito alle riforme del 2001, la differenza tra Regioni speciali ed ordinarie si è attenuata anche in questo campo. La principale differenza tra lo statuto speciale e lo Statuto regionale di una Regione a statuto ordinario, è che... mentre lo statuto ordinario è adottato e modificato con legge regionale, lo statuto speciale è adottato con legge costituzionale, italiana.

Queste precisazioni sono utili per percepire l'importanza di uno Statuto Autonomo in confronto con uno Statuto ordinario. Detto ciò non possiamo sottolineare la stravagante offensiva opportunista lanciata in questi giorni da Renzi in combinazione con le ultime forze del partito di Berlusconi a danno della autonomia della Sicilia. E pare essere proprio Ferrandelli il giovane politico su cui costoro vorrebbero incentrare la loro partita, dimenticando l'importanza di un'Autonomia che non riesce mai ad essere applicata integralmente.

La recente campagna politica contro l'Autonomia, sembra prendere più corpo in questi giorni.. ed è strano che i siciliani stessi non si accorgano di come tutto ciò non potrà di certo aiutare i vantaggi stessi che uno Statuto Autonomo può apportare..e quale forza essa può portare..se usata con capacità e lungimiranza.

All'orizzonte, quindi, una nuova guerra politica di principi ( forse più sciocca..che politica) voluta da chi pare schierarsi in una posizione a difesa dei propri interessi e non del popolo siciliano. Difficile..dalle nuove manovre.. non percepire l'interesse da parte dello Stato italiano e dello stesso governo Renzi a favore di ciò che potrebbe negare grandi opportunità ad una terra come la Sicilia ed è ancora una volta quasi insopportabile constatare una simile lotta contro la propria terra per una personale carriera politica che in realtà di politico non ha nulla!

Oggi.. con un presidente della Regione Crocetta.. che pare elemosinare ogni cosa ad un governo centrale..la Sicilia appare un canovaccio sottomessa al potere di uno Stato. Non riesce a trarre forza da uno Statuto...malgrado le possibilità di esercitare una propria forza politica istituzionale che potrebbe renderle nuove energie ed iniziative. L”esclusività” si avvia a divenire una “normalità”: La consuetudine di una politica trainata da un potere centralistico e sempre meno contrastata dall'inerzia delle incapaci figure presenti nella Regione che sembrano operare solo per precisi interessi personali.

E' quindi logico poter pensare che un domani senza la forza di un proprio Statuto Autonomo..lo stesso Stato potrebbe condannare la Sicilia ad una condizione di indigenza peggiore che, unito alla enorme mancanza di lavoro e di infrastrutture necessarie, rimarrà definitivamente condannata.

Lo Statuto siciliano sarà vecchio, ma lo è anche la Costituzione! 
Se dunque c'è da riformare..si riformi! Ma non si abbandoni una strada che potrebbe aiutare un processo di crescita senza che uno Stato ci obblighi a chiudere ospedali e scuole..o uffici giudiziari ed altro..Persino la politica sui rifiuti sembra oggi voler essere guidata a livello centrale non lasciando spazio a chi nel territorio potrebbe avere maggior cura nel poterla gestire cautelando il proprio territorio.

Ma di chi è la colpa! Oltre all'arroganza di un potere centrale e l'interesse di qualche personalità politica regionale.. non possiamo escludere una certa indifferenza da parte di una società siciliana che pare seguire pedissequamente la politica locale ad esclusivo interesse di opportunità personali..tranne lamentarsene subito dopo e ripetere continuamente lo stesso errore!
Bisogna.. invece.. sostenere un'Autonomia locale accompagnadola con l'elezione di figure più capaci ed in grado di renderla utile e funzionale. Non certo per interessi personali, ma proprio perchè in essa potrebbe scorgersi un futuro di speranza per la crescita della nostra regione. 

10 set 2015

semplificazione e fretta.. idiomi di un premier sprezzante



di vincenzo cacopardo
Se è vero che la produzione di ricchezza rimane l'unico strumento di sviluppo, dal quale solo può derivare una qualche forma di redistribuzione..è anche vero che bisognerebbe muoversi attraverso strade che non condannino la società in un processo continuo di iniquità. Nella sostanza bisognerebbe procedere attraverso regole più appropriate, meno semplificative e con logiche che possano differenziarsi nella fase esegetica ed interpretativa.

La superficialità con la quale il governo Renzi procede sulle riforme e sulla legge di stabilità è il risultato evidente di una politica che, non avendo alcuna capacità di offrire idee innovative, procede come uno schiacciasassi verso dannose azioni di semplificazione: E' l' evidente uso spregiudicato della doppiezza politica del sindaco d'Italia, segno della più totale insensibilità nei confronti di quei cittadini creduloni ed onesti. Con la soppressione della emblematica imposta sulla prima casa (da operare, come è singolare, attraverso l'uso della sua usuale semplificazione), Matteo Renzi ferisce persino anche il pensiero di tanti esponenti del suo stesso Partito, che vedono dissolversi ogni schema punitivo sulle proprietà.

Questa sulla soppressione della tassa sulla prima casa somiglia tanto ad uno scoop.. e sarà davvero interessante capire come avverrà..in considerazione delle proposte espletative del governo che sembrano seguire la facile e nociva strada lineare per tutti i proprietari. Ma persino difficile da comprendere se per le amministrazioni comunali vi sarà veramente un rimborso su una tassa che ..per logica..spetterebbe loro .

Come può facilmente leggersi ogni strada seguita dal governo Renzi pare assumere costantemente la via facile e semplificativa per cercare di trovare in fretta ogni soluzione. Soluzioni affrontate con superficialità.. che oggi.. si cercano anche sulla riforma del Senato attraverso la figura e la voce della "bella addormentata tra i Boschi"...braccio armato del governo in Parlamento. A tal proposito sembrerebbe che l'iter alla Camera dovrà subire un rinvio trasformando questo esame del Senato in una (seconda) prima lettura che rinvierà di almeno sei mesi la sua approvazione definitiva. Si potrà sperare in qualche cambiamento più utile al processo di trasformazione di questa Camera politica.

Quello che si evidenzia sempre più è la politica facilona di un Premier assai presuntuoso ..priva di vere idee innovative a beneficio di un utile processo di trasformazione che, al contrario, esalta attraverso una comunicazione tanto faziosa quanto ipocrita in forza di un assurdo e conflittuale doppio ruolo (segretario del partito di maggioranza- Capo del governo) che lo rende inequivocabilmente poco equilibrato rispetto ad una condotta istituzionale che dovrebbe meglio distinguere i ruoli ed offrire maggiore assetto democratico.

Riforma del Senato, legge elettorale, quella sulla pubblica amministrazione, quella sulla liberalizzazione delle professioni, sulla scuola, sul lavoro ..etc..sono tutte riforme che partono da due principi cari al sindaco d'Italia e cioè .."semplificare..e correre"! Il risultato nel futuro potrebbe essere quello di un risvolto che vedrà molta confusione e l'identificazione di procedure illogiche e persino pericolose.
La politica deve saper ponderare e procedere per logiche funzionali.



9 set 2015

..a proposito dei talk e delle reti...



Mi domando come non si sottolinei con evidenza l'esistenza di una rete nazionale asservita al sistema dove l'adulatorio Vespa intrattiene nel salotto i vari Casamonica.. e dove i numerosi premier vengono messi alla ribalta con estrema affettazione malgrado le dissonanze sociali insite nel nostro Paese.

E' più che naturale che esistino altre reti che contrastino (anche se in eccessivo tono populistico) la promozione di un sistema che vorrebbe farsi apparire equanime e sicuro. Se non vi fossero queste un regime sarebbe certo!.. Malgrado spesso sia difficile seguire alcuni talk's per il gran baccano e le innumerevoli cantilene..l'esigenza di una contrapposizione verbale a certe reti che dirigono in tono mellifluo le interviste di chi oggi mantiene il potere politico..possono essere d'aiuto per comprendere meglio l'andamento. E' comunque certo il fatto che debbano esistere... non escludendo che esse dovrebbero essere condotte con maggior rispetto.

Ma al di là del populismo e della demagogia..vi è un problema più considerevole al quale dover far fronte e cioè..quello di ribattere sulla uniformità di chi afferma nelle reti nazionali che il sistema funziona bene se si segue la disciplina assoluta di chi oggi è al potere con la forza dell'ambizione..della saccenteria...ed a volte.. persino dei propri interessi.

Sul piano del gusto e della dovuta sobrietà ..non v'è dubbio che certi talk avrebbero bisogno di essere condotti con meno assordanti schiamazzi e con più concreti ed utili dialoghi. Ma è sempre della sostanza e del merito che ci si scorda ..sui quali sembra sempre farsi poco conto. Non si tratta di difendere certi programmi ..ma di ascoltare anche la voce di chi, in dissonanza (anche se con una certa dose di demagogia), si propone in contrapposizione a certe evidenti iniquità di un sistema... e che, in mancanza di queste, non potrà mai cambiare in meglio.
vincenzo cacopardo


Scrive Domenico Cacopardo su “Italia Oggi”
La stagione dei «talk show» è ricominciata per la gioia della sparutissima minoranza di «aficionados», tanto abituati alla dose quotidiana di tossine da avere manifestato crisi di astinenza tali da spingerla a seguire persino David Parenzo, portato agli altari di In Onda de La7, dalle meritate vacanze del «trash» confindustriale. Parliamo de «La zanzara» di Radio24, che, è probabile, non viene ascoltata né dai dirigenti dell’associazione degli industriali, né –e questo è peggio- dal direttore della rete. Una persona, il direttore, che dialoga con filosofi e teologi e che non può immaginare che sulla sua radio vada in onda quasi tutti i giorni una trasmissione dedicata al turpiloquio e alla circonvenzione di incapaci, mediante la presentazione di imitatori per beffarsi dei malcapitati. Se i dirigenti e il megadirettore ascoltassero, difficilmente permetterebbero più che il ruolo che s’era conquistata Radio24, un’ufficialità e un’influenza pari almeno a Radio 1, fosse gettato alle ortiche da due goliardi malamente cresciuti.
Ma i «talk show» cui penso sono altri e sono concentrati ne La7, diventata il motore della disinformazione nazionale, mediante proprio questa formula, nella quale si fa spettacolo con degli invitati che debbono spararle grosse. C’è poi un giro di autoreferenzialità: lunedì sera la gentile signora Gruber, nota per equidistanza e profondità di pensiero, ha invitato a Otto e mezzo il conduttore di DiMartedì, il campione del conformismo più conformista Giovanni Floris, e Marco Travaglio (uno de Il fatto, preferibilmente Andrea Scanzi, è ospite fisso della signora per contribuire a quella visione così equilibrata e ragionata dei fatti del giorno, per la quale la trasmissione va famosa). Il signor Floris s’è spinto ad affermare che la Merkel avrebbe, accettando i profughi siriani, «accontentato» non Renzi, ma la gentile signora Boldrini. Ignora, il giovanotto, che la Boldrini non esiste né sul piano nazionale né –e soprattutto- fuori dai confini del palazzo della Camera dei deputati e che non c’è un pensiero politico, né primitivo né compiuto, nella sua visione della vita politica, quella che i tedeschi chiamano «Weltanschauung».
Insomma, un’autoreferenzialità che mostra la debolezza del format, della rete diretta da Mentana e della medesima proprietà che ha sì tagliato i costi, ma non è riuscita a mettere insieme un menabò capace di fare salire in modo significativo lo «share» de La7.
La questione è sempre la stessa: un giornalismo asservito a l’uno o all’altro dei protagonisti(ni) della politica nazionale, si tratti di politici, si tratti di industriali e finanzieri, talché, in realtà non c’è mai alcun approfondimento, nessuna idea sul merito di ciò che si discute e, perciò, si ricorre (Floris) a un noto e bravo comico per migliorare qualche decimale di ascolto.

Giocando malamente sulla demagogia e il populismo (che sono la cifra dei media italiani di questo tempo) si tenta di suscitare la commozione e la condanna degli utenti delle televisioni nazionali. E si dimentica che proprio demagogia e populismo furono le cifre della propaganda fascista prima e dopo la presa del potere.
Rimarrà nei libri di storia il danno sociale, economico e morale fatto agli italiani da anni di trasmissioni tossiche, portate a sviare la natura dei fatti per renderli coerenti a una ideologia morta nel mondo e purtuttavia ancora viva nelle menti degli orfanelli di Stalin e successori e di Fidel Castro, il satrapo sanguinario che ha soggiogato Cuba.

Domenico Cacopardo



8 set 2015

Quel ponte ormai dimenticato...

di vincenzo cacopardo
Ammodernare l’assetto territoriale del Paese.. che è in deficit di infrastrutture, non può significare però agire prettamente al nord del territorio. Si è abbandonata l'infrastruttura più importante per il collegamento tra la Sicilia e la penisola nell'indifferenza totale di una mediocre politica ad esclusivo beneficio delle opere del territorio del Nord che oggi vedono oltre all'Expo, il Mose, l'alta velocità, ed altri cantieri autostradali persino superflui. 

Sappiamo tutti quanto sarebbe primario operare a difesa del territorio nazionale che anno per anno pare sbriciolarsi sotto il peso di continue inondazioni e frane...e quando si accenna alle preminenti infrastrutture, non si vuole percepire alcun bisogno di operare prima a difesa del suolo, sostenendo l'importanza necessaria di un Expo ..e di contro.. sottovalutando un bisogno primario di un collegamento che riguarda il territorio meridionale. Due pesi.. due misure..e continue anomalie ...che mettono in evidenza l'assenza totale nei riguardi di un Sud ormai dimenticato dalla politica nazionale!


Il nostro territorio, al di là di ogni pretesa declamata a favore dell'Expo, potrebbe offrire un volano di crescita per la Nazione stessa. Quello che manca, oltre alla visione più lungimirante di uno sviluppo qualitativo dell'intero Paese, è proprio il non saper leggere l'importanza che oggi potrebbe esercitare la crescita infrastrutturale del mezzogiorno.

Benchè Luca Cordero di Montezemolo, dall'alto delle sue capacità imprenditoriali, ritenga il ponte sullo stretto come”una cravatta senza camicia” Sono in molti come me a pensare che questa infrastruttura non è per niente inutile!.. Solo gli stupidi non possono riuscire a capire l’importanza di una tale opera che …soprattutto per la linea ferroviaria..risulta essenziale. E’ chiaro che una simile opera se ne trascinerebbe appresso altre…anzi sarebbe un volano utile per il completamento di ulteriori in una regione che deve competere continuamente con una pesante globalizzazione.Se c'è un motivo in più per operare sul resto del territorio è proprio la realizzazione del ponte!

Quello che riesce incomprensibile è…percepire una negazione per l’innovazione ed il funzionamento del proprio territorio da parte degli stessi siciliani…Intanto il nord se la ride…Mentre al nord tutto si fa per le infrastrutture (i cui finanziamenti non spariscono mai, ma vengono sempre compromessi dalla corruzione)…al sud, si discute e si tergiversa perdendo ogni occasione. 

Sembriamo condannati ad una continua critica su qualunque cosa possa portarci sviluppo e crescita…restando sempre indietro e favorendo in tal modo la crescita del nord….che potrà continuare a rivolgerci le dovute disapprovazioni. Sembriamo davvero dei poveretti…Che ce ne facciamo della nostra cultura.. se non la accompagnamo col dovuto progresso?