17 ott 2016

Quel manifesto che tradisce il PD

di vincenzo cacopardo
Il Giornale, in un articolo di Roberto Scafuri..scrive oggi “Se il Pd intende riscrivere la Costituzione dovrebbe prima dare una occhiata al Manifesto fondativo, approvato dall'Assemblea costituente il 16 febbraio 2008. Dove vi è scritto che il nascente Pd si impegna a non cambiare mai la Costituzione a colpi di maggioranza”... con in calce anche la firma dell'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella. Sembra che Tale Manifesto venne scritto dopo che la riforma del centrodestra (la denominata devolution) che dimezzava i parlamentari e aboliva realmente i poteri del Senato, fu bocciata alle urne nel referendum del 2006
Se le cose stanno così ..e' più che chiaro che la riforma Boschi tradisce questo valore primario e l'impegno firmato poiché ha inteso far passare a colpi di maggioranza le riforme costituzionali..Il tutto nel silenzio dovuto dal nostro Capo dello Stato.. forse un po' dolente, per il metodo delle proposte riformiste. Il giornale prosegue riferendosi a pagina 4 del Manifesto, “la Carta scritta nel 1948 resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Pd si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità e a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza» Sappiamo che il Capo dello Stato non può esprimersi a favore del «Sì» o del «No», e che oggi si trova nella imbarazzante posizione di chi sostenne con forza i principi e..soprattutto i valori che i stessi padri costituenti vollero fissare.
Ma il Pd guidato da Matteo Renzi non può di certo nascondere l'evidenza di questo Manifesto fondativo dove si contestavano tutte quelle riforme di superamento del bicameralismo perfetto a colpi di maggioritario. Se per quanto riguarda il nostro Capo dello Stato..in qualità di “super partes”..possiamo solo dare valutazioni di taglio politico e non istituzionale, sperando che le sue garanzie sul metodo possano un giorno andare a comprendere quella difesa dei valori di una democrazia...per ciò che riguarda le procedure di attuazione promosse da Renzi..seppur lecite..rimangono inopportune persino nel merito.
Il problema di fondo sta nel fatto che non si è provveduto in antecedenza a porre rimedi ad un male persistente nel nostro ordinamento: In un sistema che riteniamo parlamentare si dovrebbe porre l’importante azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico...soprattutto per ciò che riguarda le regole costituzionali.. In proposito il Diritto costituzionale recita la mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”.
Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza, non sembra oggi possibile. La centralità del Parlamento non determina più la sua vera fondamentale funzione ed ogni azione governativa finisce sempre col prevalere e condizionare pragmaticamente ogni indispensabile percorso politico parlamentare...Ecco la ragione per la quale occorrerebbe una riforma che possa concedere alla Presidenza della Repubblica un ruolo di garanzia più efficace..anche attraverso una elezione popolare!

ATTENZIONE AL PUNTO SUL QUALE SI EVIDENZIA L'IMPEGNO DEL PARTITO
Manifesto dei Valori del Partito Democratico Approvato il 16 febbraio 2008
LEGGERE CON ATTENZIONE
La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista, è il documento fondamentale dal quale prendiamo le mosse. La Costituzione non è una semplice raccolta di norme: oggi non meno di ieri è la decisione fondamentale assunta dal popolo italiano sul come e sul perché vivere insieme. È il più importante fattore di unità nazionale e di integrazione sociale, proprio in quanto assicura il consenso della comunità sui princìpi della convivenza al suo interno e permette di dirimere i conflitti di opinioni e di interessi. Il Partito Democratico riconosce i valori che ispirano la Carta costituzionale, unitamente a quelli della Carta dei diritti umani fondamentali dell’Unione Europea e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, e li assume come princìpi validi per tutti, al di là delle disuguaglianze legate alla nascita, all’educazione, al reddito e alle condizioni individuali. La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercè della maggioranza del momento, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza, anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione costituzionale. La Costituzione può e deve essere aggiornata, nel solco dell’esperienza delle grandi democrazie europee, con riforme condivise, coerenti con i princìpi e i valori della Carta del 1948, confermati a larga maggioranza dal referendum del 2006







14 ott 2016

L'apatia di un Paese distaccato dalle riforme

..che insiste sui Social con pettegolezzi sciocchi ed insensati... 

di vincenzo cacopardo
Quello che riesce difficile da accettare nei social in riferimento al referendum è il continuo mostrare immagini di politici ...accompagnandole con slogan come: Se voti No avrai queste figure in Parlamento. Una critica che rimane in piedi anche nel caso del voto in direzione del SI. ...Ma si può davvero pensare che sia in caso di un SI o di un NO..cio' possa cambiare?..Anzi credo che questa nuova riforma con tale legge elettorale, attraverso i nominati, agevolerà una certa politica portando in Parlamento figure..come Salvini..Berlusconi..Verdini.. etc. Come del resto al nuovo Senato potrà vedere il ritorno di sindaci nominati come Mastella..De Luca ed altri: E' proprio il difetto che più si contesta sia per quanto riguarda la riforma costituzionale che per quella già votata della legge elettorale che legate insieme manifestano una maggiore forza che si vuole rendere ai Partiti...Partiti che in realtà rimangono per la maggior pare odiati dagli stessi cittadini.

Siamo perciò in uno dei più grandi equivoci strumentali che coinvolgono tutti i cittadini destinati al voto: Se votano Si.. pensando di poter rinnovare una classe politica ..non si accorgono che rinforzano gli attuali Partiti che invero non sopportano. Se, al contrario, votano NO.. lasciano le cose come stanno.. con la speranza che una nuova legge elettorale possa aiutarli nel prossimo voto per il Parlamento al fine di poter decidere piu' liberamente!

Intanto nei Social si persevera in una volgare e stupida campagna sulle figure, poiché in pochi sembrano avere la capacità di un confronto sul metodo e sul merito con il quale si è affrontato il percorso di tali riforme. Si continua a preferire una lotta pro o contro Renzi: Una contesa dura ed aspra dove non sembrano riscontrarsi regole e rispetto! Se una cosa veramente deleteria ha provocato la nascita di queste riforme ed il conseguente referendum... è quella di aver spaccato il Paese..sia in caso si vittoria del Si che del NO!..E chi ha voluto questo..se non lo stesso Premier?

Naturalmente il SI può avere maggiore possibilità di vittoria per la enorme forza mediatica che ha in mano il Governo, la parlantina furba e scaltra di un Premier che gira ogni argomento a suo favore..la finta lotta contro la Comunità ' europea  che metterà ' in evidenza una simulata determinazione...Ma anche per la paura ormai diffusa perseverando nei catastrofici annunci del precipizio della crisi politica in caso di vittoria del NO. Vi è pure la forza di interessi dei potentati internazionali i quali vorrebbero investire in un Paese stabile...Come se queste riforme potessero rendere sicurezza!..Vi è il perseverante pragmatismo infuso in una società dal mondo dell'economia e della finanza che guarda solo ai numeri fregandosene dell'aspetto sociale che spetterebbe ad una politica oggi fin troppo debole e soccombente.

I cittadini veramente interessati ad approfondire con scrupolo l'argomento della riforma sono al di sotto del 10% degli aventi diritto al voto e la metà di costoro nemmeno voterà. La maggior parte non è interessata, non ci capisce nulla e non ha proprio voglia di approfondire! In questo triste quadro..non credo che la cosa possa andare a beneficio del NO!

Il Si continuerà ad essere infuso come una sorta di miracolo per cambiare in meglio e per insistere col solito catastrofismo in caso contrario.. ed in molti ci crederanno! In realtà, al contrario di quello che vuol farsi credere, molte cose si genereranno sulla vittoria o la sconfitta di queste riforme che incideranno sulla pelle degli stessi cittadini, poiché tutto parte dalle regole!






13 ott 2016

PD: dissidenti e minoranze..tra i "Boschi" dell'incoerenza

di vincenzo cacopardo

Il quesito travisato sul referendum proposto con uno spot dalla Rai...è entrato tra i temi di una accesa discussione tra i sostenitori del No che vedono oggi, oltre ad una scheda referendaria già contestata.. poiché forviante, un servizio della TV pubblica in mano al magico giglio renziano sostenitore del SI...Il governo, pur nascondendosi, persevera subdolamente nel rafforzare una decisione referendaria a proprio vantaggio.

Intanto nel PD..malgrado le chiacchiere.. la minoranza dem non ha ancora avuto il coraggio di rompere definitivamente con il segretario-premier. Ciò potrebbe far sospettare nuove sorprese al momento di votare sul referendum..Siamo ormai abituati a vedere questa minoranza nell'ipocrisia di un atteggiamento di continua attesa.. con un piede dentro ed uno fuori dal Partito. Solo D'Alema sembra aver avuto il coraggio di contrastare il pensiero di chi persevera nei catastrofici annunci del precipizio della crisi politica in caso di vittoria del NO.

Sentir parlare alcuni componenti del PD.. Partito di maggioranza.. e vederli giorno per giorno vivere nell'incoerenza.. uniti da una totale ipocrisia..è divenuto assai difficile da comprendere! Ma possono davvero pensare che una volta passato il SI.. Renzi faccia marcia indietro sulla legge elettorale?

Con un referendum in corso cercano ancora riunioni e dialogo promettendo di cambiare i punti cruciali del quesito referendario: Adesso oltre al cambiamento di una legge elettorale voluta attraverso una perentoria fiducia..parlano di possibile correzione sulla elezione diretta dei senatori...di una eventualità di togliere l'immunità..di possibili rimborsi ai consiglieri...etc..Insomma..sembrano aperti a tutto e pare ormai che non gli rimanga che stravolgere quella riforma Boschi che con caparbietà avevano tanto lodato come la migliore per il bene della Nazione!.. Come potremmo definire tale atteggiamento?..

Solo D'Alema appare il più coerente! Per lui non è solo deleteria la riforma in sé, ma anche il significato con cui Renzi sta caricando il referendum..ritenendo che lo slogan preferito dal Premier "'Cacciamo i politici' sia assai inquietante. L'ex Premier accusa Renzi definendo la sua comunicazione una sorta di populismo dall'alto che ritiene molto più pericolosa di quella del cittadino comune. Non credo si possa essere contrari a questa critica poiché..il populismo..rimane un atteggiamento ideologico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo. Malgrado il populismo sia stato spesso usato come accezione negativa nei confronti del fascismo e di vari movimenti leaderistici, oggi una forma di populismo può rivelarsi autoritaria, proprio quando, in casi come questo, viene diretta con assolutismo dall'alto.




12 ott 2016

IL PASTICCIO DEL PD



Anche se aggiustassero la questione sulla legge elettorale..il Partito al suo interno ha già palesato dubbi ed incertezze.
di vincenzo cacopardo

Il pasticcio in cui ha infilato il suo Partito il premier- segretario.. è il risultato di tutta la sua congenita prepotenza e presunzione. Non è tanto la possibile improbabile divisione, ma l'equivoco in cui oggi si trovano i suoi componenti: Al contrario di quello che si può pensare..se al referendum dovesse vincere il NO il PD non si scinderebbe e potrebbe successivamente ricercare l'unione desiderata..diversamente da una vittoria del SI che spaccherebbe sicuramente ed in modo definitivo il Partito. E' quindi alquanto probabile che chi ama veramente in Partito possa essere portato a votare NO!

Il fatto che la minoranza del Pd sarebbe esplosa sul tema referendario era nell'aria e la resa dei conti non ha tardato. Anche Speranza oltre a Bersani ha cominciato ad inoltrarsi in una dura lotta contro la riforma. Era chiaro che sarebbe finita così: Sia Bersani che Speranza hanno finalmente capito che non si sarebbe potuta più cambiare la legge elettorale e che il Premier una volta vinto il Si ..non l'avrebbe mai cambiata poichè fortemente legata allo scopo delle stesse riforme costituzionali.

Queste le parole dure, ma anche amare, di Bersani che finalmente alza la voce nel suo Partito: "È un anno che l'Italia mangia solo pane e riforme, ora basta! Renzi proverà a stanarmi con una proposta sull'Italicum? Chiacchiere. Non mi si può raccontare che gli asini volano. Vediamo in direzione, ma io non mi aspetto nulla".

Al di là dell'infelice iniziativa di chi, come Renzi, ha sempre creduto di dominare su tutto ..persino sul merito di una legge elettorale (che ha preteso di far passare con il voto di fiducia)...e che oggi rinnega cercando in tutti i modi di rivedere...quello che stupisce è l'atteggiamento ancora adulatorio dei tanti che all'interno lo seguono malgrado i continui mutevoli comportamenti che non possono portare alcuna affidabilità nel Partito...tranne forse quella di trasportare nel futuro i seguaci in un futuro partito della Nazione.

Oggi il Partito soffre.. e sembra legato alla strana sorte di un SI o di un NO voluta solo per la supponenza di un segretario che riveste anche il ruolo di Premier...Ancora in pochi non afferrano le conseguenze dell'equivoco doppio ruolo che grava pesantemente sullo stesso Partito.


DUBBI E DIFETTI DI UN SISTEMA POLITICO




la nostra Repubblica è ancora di natura parlamentare e non presidenziale.. il nostro bicameralismo rimane frutto della nostra cultura politica.”
di vincenzo cacopardo


Nella grande confusione odierna della politica, tra referendum, riforme e governabilità, a causa delle forti contrapposizioni e delle vedute personali, si rischia di perdere ogni cognizione ed ogni logica procedurale che potrebbe aiutare meglio a risolvere i difetti del nostro sistema...Proviamo a capire:

Non credo si possa disprezzare il nostro bicameralismo paritario derivante da una nostra personale cultura politica ..assumendo a volte quell'aspetto provinciale di chi, in senso esterofilo, persegue modelli stranieri senza ben comprendere le qualità del nostro sistema. E' anche logico comprendere che esso va rimodernato, andrebbe reso più efficiente e funzionale, ma disprezzarlo senza capirne i giovamenti, significa camminare avanti col paraocchi senza curarsi dei nostri valori fondati innanzitutto sulla difesa di una democrazia: Migliorare si deve, ma stravolgere a beneficio di una ottusa esterofilia o in favore di una volontà globalizzata e di potere, significa voler perdere il frutto di una cultura politica che, nel bene e nel male, ci ha offerto un migliore fondamento democratico.

C'è chi oggi intende votare Si alle riforme di Renzi preoccupandosi meno della qualità e fondando il proprio pensiero sul fatto che un piccolo cambiamento ..qualunque sia ..possa solo essere positivo! C'è al contrario chi ritiene che se si deve cambiare, lo si deve fare con principi e logiche più funzionali ed utili!...In fondo..il quesito.. sta tutto qui!
Se nella prima ipotesi si resta un po' appesi al dubbio che la trasformazione di quelle regole costituzionali possa realmente modificare in meglio l'iter procedurale istituzionale, la seconda ipotesi fonda il suo NO sul fatto che, sia nel metodo che nel merito, si riscontrano motivi che contrastano fortemente con le logiche ed il funzionamento di quella che è ancora una repubblica democratica parlamentare.

Il quesito odierno è anche aggravato dal peso di una legge elettorale votata attraverso una insolita fiducia che.. combinata assieme alle riforme costituzionali.. rende il quadro più problematico..facendo insorgere una buona parte dei componenti del Partito del Premier.


Scostandoci un attimo da qualunque posizione, potremmo constatare le grandi anomalie che in questi ultimi anni hanno portano a definire i duri contrasti nell'ordinamento politico istituzionale del nostro Paese.. in un quadro che lo vede ancora legato ad un sistema bicamerale con i suoi pro e i contro. Si ha quasi la sensazione che l'odierno cambiamento voglia esercitarsi su di un sistema Parlamentare in essere con la forza di un Presidenzialismo che in realtà non sussiste.  

Di questi riscontri anomali, autentiche forzature, ne possiamo mettere in luce tre:

1..Il difetto di chi esercita il doppio ruolo di Premier e segretario del Partito di maggioranza (favorito da un ricco premio e da una legge elettorale contestata seppur legittimata)
2..l'eterno conflitto tra chi esercita un ruolo parlamentare  contemporaneamente inserito o connivente con l'esecutivo.
3..la mancata disciplina e regolamentazione dei Partiti.

Tutte e tre rimangono macroscopiche anomalie che, legate tra di loro, mettono in luce il difetto di un sistema di una Repubblica che è ancora definita su una centralità PARLAMENTARE e non PRESIDENZIALE!

Il primo difetto, quello relativo al doppio ruolo, si mette tutto in evidenza per i conflitti (che meno sussisterebbero in un presidenzialismo), e che vengono fuori in un sistema che è ancora bicamerale e dove Parlamento e Senato della Repubblica esercitano un ruolo fondamentale: E' una macroscopica anomalia che si riscontra in ogni momento per via di una logica governativa che finisce col prevalere sempre su quella parlamentare (soprattutto quando si ritiene di poter definire le regole di una Costituzione su intimazione di un governo)..Insomma..quasi si pretendesse di far funzionare volutamente il sistema parlamentare come il nostro.. in senso presidenziale..senza che questo sussisti!

Il secondo difetto rimane legato al primo.. poiché non si è mai dato corso ad una differenziazione più netta dei ruoli creando, al contrario, illogici e continui compromessi tra i parlamentari e l'attività esecutiva del governo: Manca una precisa disciplina sul conflitto di interesse che dovrebbe affrontare con impegno questo tema.

Il terzo difetto rimane fondamentale per ottenere migliori risultati sui primi due: Si tratta infatti di disciplinare i Partiti dando loro delle regole più conformi ed utili oltre ad un riscontro più logico tra cittadini e parlamentari. Se si intende lavorare in favore di un funzionamento dei Partiti attraverso regole in senso positivo, la "nomina" di ogni parlamentare potrebbe essere effettuata con equilibrio ed in base a capacità e predisposizioni...poichè il Partito stesso potrebbe valutarne l'integrità e le capacità: il Partito può assumersi una responsabilità quando conosce bene ed a fondo ogni personalità che intende proporre! Se.. altrimenti.. si lasciano i Partiti così come attualmente sono, cioè privi di regole precise e conseguente indisciplina, resta chiaro che le nomine non potrebbero mai soddisfare se non a beneficio delle più desiderate "preferenze"!
La scelta su "nominati" o "preferenze" sta tutta nella volontà di volere dare ordine e disciplina a queste organizzazioni
Ricordiamoci che, lasciando le cose come stanno, anche le preferenze possono creare dubbi nascondendo personaggi votati non esattamente per le loro capacità, ma per favoritismi o personalità facoltose a discapito dei tanti che potrebbero apportare migliori risultati per capacità, meriti ed inventiva.

Tutto ciò non fa che rendere il quadro politico assai difettoso e compromesso, sia che si effettuino o no le riforme di Renzi. Solo se si mette mano a queste mancanze si potrebbe un domani correre ( per chi lo desidera) verso un differente sistema politico istituzionale o un presidenzialismo. Stando così le cose...tutto ciò che si determina sarà sempre compromesso da tali abnormi anomalie generendo solo caos.  





11 ott 2016

Il Paese che guarda al PIL e trascura l'equità

di vincenzo cacopardo
A che vale tener conto di una seppur fievole salita del Pil..quando non vi è un effettivo equilibrio all'interno della crescita di un Paese?. Quando questa crescita potrebbe far arricchire solo una parte del Paese ? Quando si continua a non guardare con attenzione ad una distribuzione più equanime scongiurando che quella forbice tra ricchezza e povertà possa continuare a crescere?

Oggi si guardano con estrema attenzione i dati del PIL e si trascurano quelli delle disuguaglianze: Anche se il nostro Paese dovesse avere uno scatto di un punto di Pil a favore, non è per nulla detto che l'intera popolazione ne abbia risultati positivi in modo equilibrato! Per questo sarebbe utile una politica dedita ad una migliore ridistribuzione attraverso un preciso studio programmatico del quale non sembra mai tenersi conto!

E' vero una crescita (anche in termini di qualche decimale) dovrebbe aiutare tutti! Ma quando si tirano fuori i dati..si tiene solo conto di una asettica crescita complessiva..e si trascura un reale problema di perequazione: E' il risultato di una politica globale europea che guarda a questi parametri con estrema semplificazione e superficialità..dimenticando le problematiche economiche e sociali dei differenti territori. Nella nostra Nazione questo problema è messo più in evidenza quando si confrontano i dati di crescita del Nord industrializzato.. con quelli del Sud sempre più carente: Un PIL che cresce anche se di poco.. può in effetti essere per il 90% (se non quasi tutto) solo a beneficio di una economia e di un territorio del Nord.

Si dirà: se un PIL in una Nazione cresce.. dovrebbe crescere l'intero Paese.. sebbene tanto ovvio ciò non appare!: Se la politica economica all'interno nel Paese non è corretta e non distribuisce investimenti e lavoro in modo opportuno, può crescere un PIL, ma possono anche continuare a aumentare le disuguaglianze e gli squilibri! Occorrerebbe..invero.. un piano di sviluppo e di distribuzione di risorse nell'intero Paese offerte con un preciso criterio, studiate per circostanze ed opportunità in favore dei diversi territori. Un piano che non preveda solo uno sviluppo ad esclusivo beneficio di un generico PIL, ma in giovamento ad un'equa distribuzione della ricchezza per dare maggiore forza ai differenti territori ed alle diverse realtà sociali.

Le nuove politiche centraliste volute dai passati governi  ed appoggiate dall'Europa.. contrastano fortemente con ogni desiderio federalista in favore dell'economia e dei temi sociali dei singoli territori: Pur tenendo alti i parametri voluti dalla Comunità e cercando di far crescere un PIL (che da tanto ormai non pare più crescere) rischiano di allargare ancor di più la forbice..arrecando maggiori disuguaglianze all'interno del nostro Paese!..


La nostra società moderna necessita di un'equa distribuzione oltre che di un vincolante PIL.

10 ott 2016

I Partiti.... tra nomine e preferenze


di vincenzo cacopardo

I Partiti politici hanno un ruolo decisamente importante nella ricerca di nuovi percorsi della politica. 
La Costituzione Italiana riconosce il loro ruolo  quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale» In realtà dovrebbero occuparsi dei Partiti solo coloro che appartengono a quel lavoro di ricerca e di analisi dottrinale legato all’attività parlamentare in dialogo con la società civile. Lavoro che possa istruire in continuità nuove idee e procedure per una politica più moderna. Un Partito dovrebbe quindi essere una vera e propria officina di studio in continua ricerca.

Nello stato attuale tutto ciò non esiste e queste organizzazioni finiscono col dipendere spesso dalle decisioni di pochi e dall'effettivo comando di un esecutivo. Il dibattito odierno vede oggi una netta contrapposizione tra chi pensa ad una nomina dettata dalla volontà dei Partiti che scelgono le figure e da altri (oggi in maggioranza) che preferirebbero una diretta preferenza per il ruolo parlamentare.

Ma la scelta su nominati o preferenze sta tutta proprio nella volontà di volere dare ordine e disciplina a queste organizzazioni! Non esiste il fatto che una delle due scelte possa essere giusta e l'altra sbagliata, quando si prescinde da un cambiamento che si potrebbe operare in favore di un utile funzionamento all'interno di queste organizzazioni politiche!

Se si intende lavorare in favore di un funzionamento dei Partiti attraverso regole in senso positivo, ogni nomina Parlamentare potrebbe essere effettuata con equilibrio ed in base a capacità e predisposizioni...poichè il Partito stesso potrebbe valutarne l'integrità e le capacità. Se altrimenti si lasciano i Partiti così come attualmente sono, cioè privi di regole precise e disciplina conseguente, resta chiaro che le nomine non potrebbero mai soddisfare.. se non a beneficio delle più desiderate preferenze!

Ma nelle preferenze resta comunque un grosso handicup..Rimane il dubbio delle figure dietro la quali potrebbero nascondersi personaggi votati non esattamente per le loro capacità, ma per favoritismi o sconsiderati opportunismi dettati da manovre poco corrette...Proprio per il fatto che meno si conoscono! Inoltre ciò, in un modo o in un altro, finisce col favorire sempre più spesso personalità facoltose a discapito dei tanti che potrebbero apportare migliori risultati per capacità ed inventiva. E' quindi necessario dare ordine ed efficacia all'articolo 49 della Costituzione che in sé rimane fin troppo generico.



Bersani partorisce il suo NO..


...e Renzi persevera nella impropria opera di proselitismo
di vincenzo cacopardo

Finalmente...con il suo NO..l'ex segretario assume di fatto una precisa posizione in proposito! La determinazione, visto il suo carattere, di sicuro gli pesa, ma non può che essere il risultato dell'atteggiamento rigido e sprezzante dettato fino ad adesso da Renzi! La scelta era già nell'aria..ma non del tutto chiara. Adesso con la rottura alla vigilia della Direzione Pd convocata proprio per parlare di referendum e Italicum, l'aria dei dissidenti assieme con quella di D'alema sembra incalzare insieme in un gruppo che di certo non può che far riflettere seriamente il Premier... Un'area a cui si aggrega anche Ignazio Marino, che..dopo essere uscito vincitore dalle beghe giudiziarie, accusa il presidente Pd di averlo «costretto» alle dimissioni

Quello che Bersani ha sempre temuto è stato l'aver perso tempo sulla possibilità di cambiare la legge elettorale ..e adesso ..dato i pochi tempi a disposizione per potervi mettere mano, è apparso possibile che Renzi..dopo il referendum, ove vincesse il Si, si premurerebbe a non cambiarla affatto! Un discorso assai realistico! Adesso l'ex segretario parla di desiderio di proporzionale accusando il suo capo di Partito di averlo rottamato e messo da parte.

Nonostante tutto il nostro Premier continua a proporsi nella TV di Stato nell'Arena di Giletti promuovendo il suo SI..non rendendosi conto per nulla della delicatezza di una faccenda che non può per nulla essere impostata in tal modo . D'altronde sappiamo bene che ormai l'Ente è in mano alle forze governative... La parzialità di viale Mazzini appare di tutta evidenza ed è sufficiente vedere il nostro Premier nei talk show per intuire ogni sforzo da parte della tivù di Stato. Renzi continua ad usare la RAI pubblica a suo piacimento.. dimenticando che nella fattispecie non si tratta di votare per il suo governo, ma per le delicate regole di una Costituzione che si stanno per stravolgere.

Si continua a non comprendere quale differenza vi sia tra chi le regole deve metterle in atto.. e chi, al contrario.. può stabilirle! ..Un esempio per chi (come lo stesso Renzi) ama accostare la politica al calcio: Pensate se oggi nel campionato..si cambiassero le regole e queste le potesse imporre la squadra più forte... e non un Comitato a parte composto da tutti!

In verità, in un Paese che intende ancora ritenersi in democrazia, qualunque Premier dovrebbe restarne fuori poichè si tratta di regole..ossia di principi che rappresentano i valori fondanti sui quali si muovono le istituzioni.

7 ott 2016

LA NUOVA COSTITUZIONE: una storia delicata che spacca il Paese


Quella di Dicembre..non potrà essere una netta vittoria del Si o del NO..Il Paese ha già perso.. poiché rimane di fatto spaccato!..
di vincenzo cacopardo


Ricordiamo che la nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, appare volutamente scritta al fine di poter dare continua possibilità di rivedere in chiave moderna alcuni suoi articoli…quindi rinnovabile in alcuni punti. Tuttavia il rinnovamento che oggi si vuole non pare per nulla legittimo, né fondato sulla base dei suoi stessi valori.

La passata Assemblea Costituente che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri. Ma sappiamo anche che qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Una Carta costituzionale che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale Una Costituzione indispensabile, per la quale non potrebbe mai essere richiesto un totale suo stravolgimento.

Quella di Dicembre..non potrà essere una netta vittoria del Si o del NO..Il Paese ha già perso.. poiché è di fatto spaccato!..
Se una vittoria potrà essere schiacciante..sarà un vero trionfo di una delle due posizioni referendarie. Ma difficilmente, stando ai sondaggi, può davvero esservi un vincitore se la preminenza da un lato o dall'altro sarà di lieve percentuale! Poniamo un verosimile quadro che possa vedere andare al referendum un 50% degli aventi diritto ed il prevalere di un SI dell'1 o del2%. o.. al contrario la vittoria del NO in egual misura!..Si può parlare di vittoria per il Paese?

Oltre ai gravosi costi ..si sono indurite notevolmente le posizioni per la soluzione di un utile cambiamento. Rimarrà una discussione aperta e vi potranno essere ulteriori idee in proposito, ma i guasti rimangono di certo provocati sulla politica da chi ha preteso di stravolgere l'impianto costituzionale senza un'Assemblea completa in partecipazione delle forze delle minoranze: una Costituente intesa in modo proporzionale che intendesse coinvolgere e non ostacolare le posizioni di alcune forze politiche.
Vorrei anche credere che lo stesso Napolitano, nel momento del rinnovo del suo mandato per i due anni, dopo il monito verso una politica inefficiente per le riforme, non potesse intendere un cambiamento di tali regole esercitato solo da un esecutivo supportato da tale maggioranza, ma attraverso una intesa perlamentare che comprendesse tutti!

Una faccenda nata male e che ha spaccato in due un Paese.. proprio per l'atteggiamento duro sprezzante e fin troppo determinato di chi il danno lo ha gia' fatto... e che pensa che le regole della Costituzione possa cambiarle.. in ogni momento e per convenienza... un esecutivo che gode di una anomala maggioranza!
NON CI SARANNO VINCITORI O VINTI..MA SOLO UN PAESE PIU' DISGREGATO E DEBOLE!!


LEGGE ELETTORALE: ieri la certezza di una fiducia..oggi l'obbligo dell'incoerenza



Pesano decisamente le continue contraddizioni del Premier!

di vincenzo cacopardo

Non può sfuggire il fatto che in questo Paese si dà una valutazione sulle figure più che sui contenuti: Giornalisti, politologi, analisti che espongono le loro analisi e le conseguenti critiche. Sappiamo ad esempio che in alcuni momenti il direttore del Fatto.. Travaglio, sebbene in ragione di pensieri validi, si espone con un atteggiamento un po' altezzoso nella discussione delle riforme contro i sostenitori del Si..Tuttavia se questo atteggiamento, a lui poco favorevole, potrebbe risultare lecito in ogni discussione di un giornalista che si scalda e si appassiona, non può mai esserlo per un Premier..Insomma...l'arroganza non premia nessuno, ma non può di certo appartenere a chi dovrebbe gestire con garbo un potere esecutivo in qualità di capo del governo!

Fatta questa premessa..la realtà politica odierna ci indica l'impossibilità di poter procedere verso una nuova legge elettorale prima del referendum, proprio per la mancanza necessaria del tempo occorrente. Ma un dato di fatto è sotto gli occhi di tutti: Renzi oltre un anno fa, nella sua fase di cambiamento del sistema aveva proposto una legge elettorale detta ITALICUM edulcorandola con la solita enfasi di chi pensava di poter dare un indispensabile colpo di avvio e di ripartenza ad un impianto istituzionale vecchio che avrebbe dovuto essere reso più funzionale: Era ovvio che la sua legge elettorale, combinata assieme alle riforme costituzionali, avrebbe costituito l'imprigionamento di un sistema che...(malgrado ben simulato in un contesto di democrazia), fingeva di esprimersi secondo regole appropriate. Queste furono le sue parole in propositoSveglieró l'Italia che "per troppo tempo è stata una bella addormentata nel bosco". Avanti anche su Italicum e riforme costituzionali".

Mentre nell'ambiente politico si affermava il bisogno di evitare di porre la fiducia sulla nuova legge elettorale, il premier insisteva nelle sue decisioni..poichè con la nuova legge, nel combinato con le altre riforme costituzionali, si sarebbe determinato un cambiamento di un sistema che spostava l'asse verso un potere condizionato da una comoda governabilità. Ma quello che in tanti si domandavano era se di fatto..si stava costruendo un sistema politico democraticamente positivo o se si stava correndo verso un cambiamento come reazione ad un quadro politico ormai degenerato ed inefficiente. ..insomma: se nella fattispecie si stava o no speculando in una veloce corsa più spicciola e comoda senza alternative . 

Per Maria Elena Boschi restava fondamentale dare una nuova legge elettorale al Paese. La giovane ministra riteneva importante procedere verso una riforma purchè si procedesse: Malgrado la grazia con la quale si esponeva..non era mai riuscita ad entrare e spiegare nel merito il vero fondamento e la logica di queste riforme per le quali si stava procedendo umiliando ogni primario principio democratico. Si insisteva col ritornello che l'Italia aveva bisogno presto di una legge elettorale che fosse nuova e moderna...Parole retoriche se non addirittura ..vuote di un significato.. quando in realtà non vi si entrava mai nel merito chiarendone dettagliatamente i punti ed il senso! Ricordiamoci anche..che questa riforma, come altre, veniva costruita su ricatti di una maggioranza che imponeva continue altre fiducie.

Molti politici oggi sorridono quando si accenna al rischio di una deriva autoritaria. Personalmente non ne guardo questo aspetto, ma mi soffermo sul funzionamento e sull'opportunità di definire tale combinato in relazione a precise anomalie destinate a venir furori ove lo si applicasse ad un sistema che intende ritenersi ancora democratico. In realtà queste regole imposte danno un risultato di un impianto che non potrebbe mai identificarsi con i valori intrinsechi della democrazia. 

Abbandonando ogni critica sulle derive autoritarie..possiamo invece spostarci sulla mole delle tante contraddizioni di un premier e della sua ministra delle riforme che, come soprascritto, hanno continuamente ricamato ogni loro giudizio positivo su una legge elettorale ...ripiegando oggi contrariamente sulla richiesta di nuove proposte offerte dagli altri Partiti: dove è finita la loro determinazione?

QUANDO UN PREMIER COSI' DETERMINATO E SUPPONENTE FA PASSARE UNA LEGGE ELETTORALE CON LA FIDUCIA..E POI DOPO..IN CONSIDERAZIONE DEI SONDAGGI..CHIEDE AL SUO PARTITO ED AGLI ALTRI PARTITI L'IDEA DI NUOVE PROPOSTE PER CAMBIARLA...VUOL DIRE CHE OLTRE A SMENTIRSI. .E' ARRIVATO ALLA FRUTTA!!!

6 ott 2016

RIFORMA COSTITUZIONALE: Principi fondamentali e contraddizioni




Alcuni principi fondamentali riguardanti la prima parte della Costituzione non sembrano legare con la parte che si intende riformare.


di vincenzo cacopardo



La Costituzione.. come tutti sappiamo.. è composta di alcuni principi fondamentali che sono 12..poi vi sono i vari Titoli facenti parte delle Sezioni. La nuova riforma Boschi sembra voler cambiare solo la seconda parte, tuttavia non possono nascondersi evidenti contrasti con alcuni principi riguardanti i fondamentali


1) Sulla parte dei principi fondamentali la Costituzione ci dice che la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Vi è quindi un riferimento per quanto riguarda i limiti racchiusi nel contesto degli stessi principi costituzionali che dovrebbe riguardare una forma di investitura. Il nostro sistema, essendo di democrazia indiretta impone che il cittadino voti attraverso un consenso il suo rappresentante politico.
Quando si dice che la nuova riforma costituzionale voluta da Renzi in riferimento alla elezione del Senato, non tocca i principi fondamentali, si commette dunque un errore poichè persino l'articolo primo parlando di sovranità popolare, definisce con estrema chiarezza un'autorità da parte del cittadino sul consenso e sulla nomina: La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Il fatto che si affermi che anche i consiglieri regionali, posti nel nuovo Senato, siano eletti dal popolo.. non convince e non chiarisce nè il metodo.. nè la loro funzione, in quanto nel momento della votazione per la nomina, il consenso offerto dal popolo è diretto ad un incarico specifico territoriale legato ad una Assemblea regionale che nulla potrebbe aver che fare con altre mansioni delegate al Senato in una funzione legislativa esercitata collettivamente con la Camera dei Deputati.Il nuovo Senato voluto dalla nuova riforma, infatti, avrà piena competenza legislativa (cioè discuterà, approverà e voterà insieme alla Camera) su tutte le leggi che riguardano i rapporti tra Stato, Unione Europea e territorio, oltre che su leggi costituzionali, revisioni della Costituzione, leggi sui referendum popolari, leggi elettorali, leggi sulla Pubblica Amministrazione, leggi su organi di Governo, sulle funzioni specifiche di Comuni e Città Metropolitane. Per il resto, può decidere, entro 30 giorni e su richiesta di 1/3 dei suoi componenti, di chiedere alla Camera di modificare una legge..Una competenza a largo raggio..e quindi piena..non limitata al territorio ed all'assemblea del consigliere eletto!.



2) Per ciò che riguarda il Titolo V.. l'articolo 122 (seconda parte) indica che - il sistema di elezione ed i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti di una Giunta regionale nonchè dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei princìpi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica, che stabilisce anche la durata degli organi elettivi. Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento, ad un altro Consiglio o ad altra Giunta regionale, ovvero al Parlamento europeo. Con la nuova riforma.. tutto lo sforzo fatto nel passato per spingere la politica verso un sistema federalista intende cambiarsi in senso opposto, ma anche questa innovazione sembra contrastare con un articolo della Costituzione sui principi fondamentali: il n° 5 che così si esprime: La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.

Naturalmente è più una questione di interpretazione! Ma in questo articolo sembra  chiara la volontà di un dislocamento amministrativo con adeguamento alle esigenze legislative locali.. al contrario della manifesta volontà su un concentramento dei poteri che si vorrebbe con la nuova riforma. 

Ci scrive Alfio di Costa



Il fondatore di “Insieme si può”..rimane un lettore attento del nostro Forum. Dirige un movimento politico e sociale che intende legare la società attraverso valori, capacità ed integrità.

Non si possono sostenere i principi senza considerare i valori verso i quali si va incontro. Continuiamo ad avanzare in seno alla società cercando di proteggere il patrimonio sociale del nostro Paese che, al contrario, viene trascurato o sostenuto da principi vecchi. I principi non dovrebbero mai restare fissati... non rimanere assoluti, ma mutevoli nel tempo in base al momento ed alle circostanze in essere. ..questo per noi significa MOVIMENTO!”

Cosa vuol dire per un Movimento come il nostro sostenere una politica sociale privandosi poi di proteggerne i reali valori? Sono i valori stessi della nostra terra che ci inducono a stabilire i principi per una loro stessa difesa!...Ciò che la vecchia politica ancora presente non è in grado di percepire!..Quando noi affrontiamo un problema.. sosteniamo dall'inizio il fine stesso del suo valore e.. mano a mano stabiliamo quei principi utili al fine di poterlo preservare. Per cui l'uomo stesso..ogni cittadino è per noi un valore!..Un valore primario da proteggere e guidare verso una comune integrazione sociale. Noi desideriamo una integrazione sociale al fine di rendere più solide ed unite le comunità legate insieme dai valori che si devono difendere. Non c'è società senza valori!. Come non possono esservi principi senza un sostegno verso i valori.. Per noi questa è già una lotta difficile in partenza!

Comunque.. non ci stanchiamo di lavorare in questa direzione e saremmo felici di scambiarci con chi, in questa difficile terra, intende sostenerci. Vogliamo far crescere un Movimento in nome di quei valori primari per una Sicilia che continua a vivere di false speranze: Sono quelli naturali offerti dalla terra, i suoi frutti, il paesaggio, in mare, l'arte, la cultura.. che tutti ci invidiano e che insieme rappresentano un super valore da proteggere! Questa Sicilia in verità merita di più, ma sembra volersi condannare alla dispersione di tutto ciò per rinchiudersi in un aberrante cinismo.



Il mio Movimento sta crescendo in conoscenza ed è tra i più considerati tra la gente e nei Social..Per noi è importante la ricerca di figure integre e capaci chiarendo fin da subito che, al contrario di altri, pur considerando l'onestà un prerequisito, non insistiamo in modo cattedratico su principi di un esasperato moralismo: Per noi il concetto assoluto di integrità rimane fondamentale..ma è anche vero che se qualcuno del nostro Movimento dovesse un domani essere indagato..senza ancora aver ricevuto un avviso di garanzia, non sarebbe suscettibile di atti che potrebbero ostacolare la sua presenza nel Movimento. ..se non al momento di un avviso di garanzia. Si avrebbe poi modo di definire meglio l’ipotesi di reato, e prendere decisioni in proposito in base alla gravità dello stesso reato. La nostra posizione rimane quindi fin da subito più chiara ed equilibrata rispetto a quella dei 5 Stelle. Per noi l'onestà non è un vessillo e non sosteniamo false trasparenze o doppi moralismi, per noi è più utile una ricerca della verità! Non ostentiamo simboli per fini propagandistici..ma ricerchiamo idee, soluzioni e figure capaci che sappiano metterle in atto insieme per il futuro della nostra isola!


5 ott 2016

I DUBBI SULLA CRESCITA RILEVATI DAI QUOTIDIANI ECONOMICI

di vincenzo cacopardo


Poco tempo fa avevo scritto un articolo dal nome “Il timore su un possibile NO al referendum” basandomi sulle dichiarazioni di un autorevole giornale economico europeo.. il Financial Times... che esprimeva un timore sulla possibilità di un risultato negativo del referendum e del rilancio stesso della nostra economia. Nell'articolo sottolineavo la precarietà delle riforme espresse dal governo Renzi al di là della vittoria di un Si o di un NO.


Adesso un altro giornale il Wall Street Journal parla del malessere dell’economia italiana, che ritiene ferma ai livelli di pil del 1999 e che minaccia la sopravvivenza delle piccole aziende del paese – parla del nostro Paese e di quell'area dell'Eurozona caratterizzata da tensioni e squilibri sempre piu’ profondi.“I problemi dell’Italia – scrive il quotidiano – hanno natura strutturale. Nei suoi primi anni di mandato, il premier Matteo Renzi ha provato a dare una scossa al Paese avviando un ambizioso programma di riforma, partendo dal mercato del lavoro: i risultati di tale sforzo sono stati, almeno sul fronte economico, assai limitati.”


Oggi.. anche dal più autorevole giornale economico il Financial Times, il quotidiano della City di Londra sopracitato, pare essere emerso un timore! Una preoccupazione che censura la riforma costituzionale di Renzi! Con un editoriale di Tony Barber, si critica la legge che sarà sottoposta al referendum il prossimo 4 dicembre. Secondo il giornalista “ queste riforme faranno poco per migliorare la qualità del governo, della legislazione e della politica, perché quello di cui l'Italia ha bisogno non sono più leggi da approvare più rapidamente ma meno leggi e migliori''.
vi sono palesi motivi per dubitare su una effettiva crescita col peso di un debito in continuo aumento, non possiamo nemmeno nascondere la precaria positività del nostro sistema bancario.

 Ciò..oltre che per le note difficoltà insorte per via di un sistema internazionale che ha solo mirato alla finanza speculativa per colpa di una Europa dei parametri e dei sacrifici, anche per le responsabilità di un governo Italiano che continua a non saper porre riforme più funzionali ed appropriate.