28 ago 2013

un commento di Paolo Speciale

Le due ragion di stato
di Paolo Speciale
Il nostro Paese non gode di una certa considerazione - anche all'estero – solo per la cosiddetta “casta”quanto soprattutto per la sua irripetibile capacità di agire –qualunque sia la forza politica in campo – con sorprendente tempestività e tempismo laddove l'evoluzione degli accadimenti politico-temporali possa costituire instabilità istituzionale con conseguenti imprevedibili espansioni sulla vita sociale. E non ci pare che ciò possa essere considerato merito solo del Colle più alto.
Ad un periodo di profonda crisi economica vissuto in parte con un Professore della Bocconi -forse in quella fase insostituibile ma di certo fortemente impegnato in un improduttivo quanto scontato servilismo in favore di una sempre più pedante Germania - è seguita, paradossalmente grazie ai risultati di elezioni che tuttavia mai più dovrebbero svolgersi con lo stesso sistema, una generale presa di coscienza – chiamiamola pure di autoconservazione – della potenziale -essenziale entità delle nostre capacità produttive e della eccellenza delle nostre risorse, resa possibile in buona parte anche dalla parte del mondo in cui ci troviamo.
Di qui la nascita di un patto di governabilità – a tempo, anche se tutti si affrettano imprudentemente a negarlo – che ha soddisfatto l'esigenza di contenere pericolose derive riferibili a molteplici causalità ,prima tra le quali il consapevole improprio esercizio della lotta politica al di fuori delle due assemblee legislative -sia da parte degli eletti in senso stretto sia da parte di chi eletto non è -.
Patto – dicevamo - che ha anche rieditato, stavolta con maggiore pubblica determinazione, un nuovo e diverso“compromesso storico”, distante quanto basta dal precedente, ormai dimenticato forse perchè sapeva più di “loggia”pseudo ufficiale e pseudo legittima.
Alla querelle diplomatico-politica legata alla sorte di Berlusconi il governo ha risposto con una serie di provvedimenti conformi ad una attività di indirizzo politico riferita alla natura stessa di questo esecutivo ed alla contingenza temporale in cui opera. Prudentemente entrambe le principali forze in campo hanno sinora solo pensato e non anche “agito” in funzione delle vicende giudiziarie di un uomo che, proprio per la prima delle due ragion di stato che qui ora vogliamo invocare, grazie alle sue risorse personali acquisite in buona parte in forza della impostazione sostanzialmente e permanentemente liberale del nostro sistema, può e deve rispettare una sentenza, consapevole tra l'altro del fatto che non ha certo bisogno di rimanere in Parlamento per continuare a cercare legittimamente consensi ed incidere su parte della vita politica italiana, atteso che i gruppi di pressione non risulta siano ancora stati resi incapaci di agire.
La seconda ed ultima ragion di stato impone ancora una volta, sotto la garante egida del Capo dello Stato,la indispensabile separazione netta tra politica e giustizia. Come iniziare a dare il buon esempio? A proposito della possibile decadenza da senatore della Repubblica del Cavaliere secondo il dettato del Decreto Legislativo n. 235 del 2012,più noto come legge Severino, è indispensabile che ciascun parlamentare chiamato ad esprimersi lo faccia secondo coscienza ed in piena autonomia, ponendo in secondo piano direttive di partito. E' un'occasione unica per non emettere sentenze “politiche”, viziate da un equivoco sul quale il centro-destra dell'ultimo ventennio ha fondato – con un successo elettorale che a tutt'oggi è da ritenersi inspiegabile – la propria strategia comunicativa.

Più si enfatizzerà infatti inutilmente la ovvietà che caratterizza la subordinazione alla legge del Senatore Silvio Berlusconi, più prevarrà.. impropriamente.. l'elemento politico su quello giudiziario della sua vicenda.
Fatta questa premessa, si può anche ricordare che il cittadino Berlusconi è uguale a tutti gli altri davanti alla legge, anche e soprattutto nel diritto di adire la Corte Costituzionale, nel rispetto di un sistema sinora vigente che deve essere riferito, in senso attivo e passivo, a tutti. E non a caso è da citare al riguardo l'autorevole dichiarazione del Presidente Violante, che non fa onore a nessuno definire tout court un abile salvacondotto.

Un commento di Alberto Cacopardo



Agli occhi di qualunque osservatore disincantato, quel che è seguito in Italia alla condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset dovrebbe avere il sapore di una sorta di delirio collettivo.
Nella rappresentazione dei media è passato del tutto in secondo piano il fatto che più di tutti dovrebbe interessare un’opinione pubblica accorta e sana: il reato di Silvio Berlusconi. L’ex-cavaliere ha orchestrato una gigantesca ruberia ai danni dello stato, cioè di tutti gli italiani. E’ stato scoperto. La sua colpa è stata dimostrata in tre gradi di giudizio ed è stato condannato, ad una pena tutto sommato irrisoria in paragone alle centinaia di milioni di euro in cui si misura l’entità della frode.
Ma tutto questo è caduto nell’ombra. Su cosa esattamente abbia commesso Berlusconi gli italiani sono stati informati a stento. C’è da giurare che il medio spettatore di telegiornali sarebbe in grave difficoltà a spiegare di cosa si tratta, perché nessuno glielo ha raccontato.
Invece siamo stati subissati di notizie sulle reazioni alla sentenza da parte di Berlusconi e di tutti i suoi accoliti, falchi, colombe, galletti e galline. Berlusconi si dichiara innocente. Berlusconi si dichiara perseguitato dalla magistratura. Berlusconi pretende dai suoi avversari politici una “soluzione” che garantisca la sua “agibilità politica”.
Il solo fatto che un uomo che si è reso responsabile di quella gigantesca ruberia possa pretendere ancora di candidarsi a gestire la cosa comune dovrebbe bastare a suscitare la più ardente indignazione. Invece questo è l’argomento all’ordine del giorno, come se fosse la cosa più normale del mondo.
E come viene giustificata una simile assurda pretesa? Non certo accennando a dimostrare l’innocenza sfacciatamente proclamata, che sarebbe impresa impossibile. No, Berlusconi dev’essere salvato perché “rappresenta dieci milioni di italiani”, lo ha gridato e sbraitato in testa a tutti la spavalda Daniela Santanché, donna tanto povera di grazia quanto è ricca di non celata cattiveria. Vorrei che un qualche altro spavaldo, davanti a questo impresentabile argomento, avesse il coraggio di rispondere: ma se davvero ci sono dieci milioni di italiani che ancora vogliono Berlusconi al potere, i casi sono due, o credono veramente che sia innocente, e allora sono dei grulli buoni soltanto a farsi infinocchiare, oppure sono convinti che vada benissimo se abbiamo a capo del governo un maestro di false fatturazioni, che vuoi che sia, lo hanno fatto milioni di italiani, forse appunto dieci.
In ogni caso quei milioni hanno torto marcio, questa è la pura verità. Come evidentemente ritengono gli altri trentasette milioni di elettori che di Berlusconi non ne possono più.
Ma la cosa più inquietante non è questa.
Ciò che è più inquietante in questa storia è qualcosa che sembra sfuggire a quasi tutti. E’ il fatto che la sfrontata rivendicazione di questa “agibilità politica” non si fonda semplicemente sulla celebrazione della personale posizione di Berlusconi come leader di una specie di partito. Si fonda su tutta una concezione politica secondo la quale chi esercita il potere deve essere, in virtù del mandato popolare che lo ha eletto, svincolato da qualsiasi condizionamento della sua sovrana volontà, fino ad innalzarlo al di sopra della legge, dunque di ogni giudice.
Questa concezione non è un disegno occulto. E’ stata apertamente proclamata da Silvio Berlusconi e da tutti i suoi accoliti cantanti ormai da decenni.
Appena tre giorni fa, la ha ribadita in maniera chiarissima ai microfoni di RadioUno una triste emula della trista Santanché, l’eurodeputata Pdl Lara Comi. Si tratta, ha detto testualmente, di “garantire l’autonomia della politica dal potere giudiziario”. Il buon conduttore della trasmissione non ha dato alcun segno di accorgersi dell’enormità di una simile dichiarazione.
La signora Lara Comi aveva appena proclamato l’esatto contrario di uno dei principi fondamentali su cui si basa la democrazia contemporanea. Da circa tre secoli a questa parte la costruzione delle istituzioni democratiche si è fondata sulla battaglia per garantire l’autonomia del potere giudiziario dalla politica. E non per caso. Ma perché il primo pilastro su cui si fonda la democrazia, prima ancora del principio di rappresentanza, è il concetto che chi esercita il potere deve essere sottoposto alla legge, come e più ancora di qualsiasi altro cittadino. E’ quello che si chiama rule of law, la supremazia della legge, fondamento dello stato di diritto. Non è semplicemente una questione di uguaglianza. E’ qualcosa di più fondamentale, è la garanzia contro l’eventuale abuso del potere, è il principio che ha situato il potere al di sotto della collettività su cui si esercita, anziché al di sopra come era sempre stato. Questo è il fondamento della democrazia: e questo è quello contro cui si è sempre battuto Silvio Berlusconi.
E’ triste che tutto ciò sia stato scambiato per una semplice forma di “populismo”. Questo non è populismo, è una concezione radicalmente eversiva.


27 ago 2013

Le esuberanti dichiarazioni dell’incoerente sottosegretario Miccichè

'E' in corso una campagna acquisti del Pd (ma non certo da parte del premier) nel Pdl per un Letta Bis. Alcune colombe del Pd parlano con quelle del Pdl condividendo l'idea che una crisi sarebbe assurda'': così Gianfranco Miccichè sottosegretario alla P. A. e leader di Grande Sud, raggiunto telefonicamente. ''Non si tratta di una compravendita basata sui quattrini'' - puntualizza - ma su promesse, come ad esempio un posto da sottosegretario, e che coinvolge quanti temono la crisi perché non vogliono andare a casa e hanno paura di non essere ricandidati".
Se così è.. non si capisce bene come ciò possa sorprendere anche in considerazione che, non essendovi un vincolo di mandato per gli onorevoli eletti stabilito per costituzione, e non trattandosi di una compravendita fondata su quattrini, sarebbe davvero difficile ipotizzare manovre concettualmente non verosimili: Potrebbe infatti trattarsi di un cambiamento di idee politiche accentuate dall’attuale crisi che oggi esprime posizioni contraddittorie assai costrette.
Possiamo poi essere davvero certi che ciò non è accaduto nel recente passato anche per l’elezione dello stesso Miccichè, il quale pur di salvarsi politicamente sembra aver tradito il suo piano a favore del sud schierandosi in netta contraddizione con una Lega Nord? Possiamo davvero credere che il suo strano passaggio non sia stato voluto per paura dello stesso politico di perdere ogni possibile riferimento dopo il pessimo risultato elettorale avuto in uno schieramento opposto a quello di Berlusconi? Avendo acquisito in seguito un posto di sottosegretario…non potrebbe..forse.. esservi stato un interesse anche in questo?
Con il suo ultimo schieramento accanto al Cavaliere, dopo le innumerevoli dichiarazioni di allontanamento per chiare diversità politiche legate al problema sud,  Miccichè pare aver dimostrato assai più incoerenza che potrebbe non escludere il preciso interesse per abbattere l’angoscia di un suo definitivo isolamento politico.
Certe dichiarazioni..quasi eccedenti... per apparire o mettersi alla ribalta, dovrebbero, quanto meno, essere sostenute da una personale coerenza politica...Potrebbero persino apparire come quei comunicati costruiti ad arte per scongiurare ogni possibile cambiamento del quadro politico che lo vedrebbe ulteriormente fuori.

vincenzo Cacopardo   

26 ago 2013

Col Cavaliere.. nessuna possibile governabilità stabile!


Nella politica odierna un dato di fatto  appare piuttosto logico: se Berlusconi non si fa da parte… nessuna politica potrà mai cambiare!..Ed il Paese continuerà ad impantanarsi dietro una politica inconsistente.
Tutto ciò... non perché vi possano essere ostilità e preconcetti su di una figura che ha comunque manifestato la sua logica politica in modo alquanto risoluto e compromettente, ma perché la sua è di fatto una politica che non potrà mai più convivere con qualunque principio di governabilità che si vorrebbe stabile e…forse neanche.. con una politica che si voglia moderata.
Nessuno potrà mai togliere politicamente alcun diritto  al cavaliere, ma di sicuro potrà contestargli una certa logica che poco può ormai legare con una politica di cambiamento di cui il Paese ha bisogno …Non dimentichiamo poi…che Berlusconi deve ancora sostenere dei processi che potranno vederlo condannato nuovamente nel prossimo futuro. Come può quindi la politica ipotecare il suo futuro sull’immagine di una figura così compromessa?
Una domanda che dovrebbero porsi proprio i suoi accoliti che continuano a sostenere la sua figura in qualità di senatore della Repubblica e capo assoluto del loro Partito.
Sarà difficile convincere qualcuno dei suoi fedeli…( nessuno pare poter contestare alcunché al cavaliere).. a prendere in mano la leadership. Ed è’ facile intuire che Berlusconi tiene in mano questo suo popolo attraverso la forza del suo forte potere poiché, questo, appare assai poco un Partito.. ma, forse il particolare opificio della odierna pseudo politica: un'associazione di persone che, per via di un principio assoluto di coesione, non riesce ad esprimere pensieri e dibattiti al suo interno.

Malgrado le pittoresche uscite della pitonessa Santanchè e le reazioni dei soliti “malinconici” Schifani e Cicchitto, nulla potrà mai cambiare senza la volontà di allontanamento da parte di chi è il vero padre padrone del più grande partito azienda d’Europa.
vincenzo Cacopardo

Matteo Renzi: ambizioso “rottamatore” poco utile alla politica del cambiamento


Quali punti di riferimento ha oggi il Pd?... Quando la situazione politica del Paese appare assai precaria.. sarebbe forse il caso che qualcuno, all’interno del partito di sinistra, prendesse in mano le redini guidandolo verso una nuova strada.
La sensazione è..però.. che qualunque azione di cambiamento all’interno del partito, potrebbe non significare il risvolto utile e costruttivo in favore di una migliore politica. E’ la ragione per la quale sembra indispensabile una vera rivoluzione capace di costruire l’innovazione all’interno di quello che dovrebbe presentarsi come un altro Partito….e chi meglio di Matteo Renzi potrebbe oggi cavalcare questa difficile fase? Ma come già sottolineato dal sottoscritto…il sindaco di Firenze…o meglio …lo strenuo rottamatore… non mostra il coraggio necessario per questa iniziativa di cambiamento che deve assolutamente partire da un suo sganciamento da quello che ha sempre considerato un “Partito vecchio”. Le sue mire (assai più comode) sono concentrate nell’attesa di un suo possibile diretto incarico a Premier..restando agganciato al barroccio del suo vecchio Partito in una posizione di contrasto ma, nel contempo, di possibile e proficua attesa…
Mire… tuttavia difficili..se non messe in atto attraverso un suo particolare impegno politico!
Si dice che all’interno del suo Partito le vecchie correnti non esistono più, e l’imminente congresso mette a rischio ogni possibile utile traguardo.  Il forte antiberlusconismo insito al suo interno sembra restare l’unico scopo.  Vi è in questo momento una confusione estrema che rasenta persino il ridicolo sulle fondamentali regole del congresso, una concentrazione più sentita sulle norme delle primarie.. ed una strategia per definire i candidati alla segreteria. Dimostrazione di quanto si tenda a preservare un certo potere all’interno…nell’inconcepibile inosservanza di un Paese che soffre.
Una confusione ed un’inerzia che dovrebbero spingere l'ormai “pavido rottamatore" a prendere le distanze dal PD ed operare in autonomia per una politica che possa dargli quelle solide basi che altrimenti non potrebbero garantire alcuna sicurezza all'ambizioso ruolo di Premier.  
Ancora una ennesima dimostrazione di quanto veramente importante sia regolare l'attività dei partiti, i quali non dovrebbero mai esprimere un potere ma un’opera di dialogo con i cittadini per l’approfondimento di ciò che sarebbe necessario indurre a costruire al fine di rendere maggiore forza alla necessaria opera governativa.
vincenzo cacopardo


Un commento di Domenico Cacopardo sulle dichiarazioni di Napolitano

                      Fine delle illusioni
                                                       di domenico Cacopardo

L’attesa spasmodica di un segnale alimentata dai falchi del Pdl e gestita, per quanto possibile, da Gianni Letta, non poteva che andare delusa: «Di una sentenza definitiva non si può che prendere atto e applicarla», ha dichiarato Napolitano. Berlusconi aveva domandato al presidente della Repubblica qualcosa di estraneo ai suoi poteri: l’ha chiesto, purtroppo, in quanto non conosce la normalità istituzionale. Non che non abbia le sue ragioni. È ormai evidente per tutti (tranne che per i megafoni delle procure) che il cavaliere è stato oggetto di un’attenzione speciale. E che buona parte di ciò per cui è stato e sarà processato, per chiunque non si chiami Berlusconi non avrebbe rilevanza penale. L’ipocrisia dominante spinge a fingere di non vedere, di non capire.
Tuttavia, scremato del 90% il volume delle offensive giudiziarie, rimangono sul campo due questioni. La prima è che l’expresidente del consiglio è stato, di sicuro, autore di fatti e comportamenti che costituiscono reato. Rispetto a essi non c’è discriminazione o persecuzione da invocare. “Hai infranto la legge penale, ti hanno beccato, paga le conseguenze.” La seconda riguarda le strategie difensive di Berlusconi e del suo team di difensori: l’aggressione politica e mediatica dei magistrati che hanno ‘lavorato’ sui casi giudiziari che lo riguardano non ha prodotto utili effetti. Anzi, ha creato un clima favorevole alla sua distruzione civile, come si è constatato ancor più nelle sconsiderate napoletanità del presidente Antonio Esposito che nelle sentenze.
Il capo dello Stato, a questo punto, non poteva condannare un corpo, sia pure separato e autoreferenziale come la magistratura. In passato aveva già avuto modo di segnalare significativi eccessi nell’attività della giurisdizione e delle pubbliche accuse. Ieri non poteva farlo, essendo in discussione un principio fondamentale d’ordine repubblicano: gli effetti civili di una sentenza.
Si deve riconoscere che, da presidente della Repubblica, Napolitano ha mostrato inattesi coraggio e decisione nelle proprie scelte, ultima quella di realizzare l’accordo destra-sinistra alla base del governo di Enrico Letta e di sostenerlo sino in fondo quando i marosi sembravano poterlo affondare.
Da questo momento non ci sono più illusioni. Facendo un passo avanti, sull’orlo dei suoi limiti, il presidente della Repubblica ha anche ricordato che Berlusconi non andrà in prigione (ci sono alternative al carcere) e che, insieme al Pdl, potrà deciderà come proseguire nell’impegno politico.
Un impegno limitato dalla nota sentenza e dalle altre che verranno.
Berlusconi, che deve il proprio successo di imprenditore al realismo e che, nei momenti cruciali, ha dato prova di concretezza, non ha scelte: deve accettare il verdetto della Cassazione.
Se, come dice –lecito dubitare della sua sincerità-, pensa all’interesse del Paese, può solo operare perché la tensione nella politica si attenui (salvando il governo) e si attenui la tensione tra politica e magistratura.
Il suo sacrificio è la premessa imprescindibile per riformarla, finalmente, questa magistratura, rendendola simile a quelle dei paesi dell’UE, con l’adozione della separazione delle carriere e la responsabilità civile.
Le parole di Napolitano possono e devono condurre il cavaliere sulla via della ragione.

   

19 ago 2013

Egitto: la difficile ricerca di un equilibrio politico... all'ombra dei militari

Il ministro degli esteri Bonino ha diverse volte denunciato le recenti stragi del Cairo. Ma i fratelli Mussulmani, dopo il regno di Mubarak…hanno dimostrato di non essere in grado, né di avere le giuste competenze, per la gestione del paese. La stella di Morsi si è  dimostrata incapace di apportare  le desiderate modifiche alla costituzione e, soprattutto, non ha saputo gestire una equilibrata guida politica. Pur essendo un presidente Egiziano non militare, non è riuscito a reggere questo percorso di pacifica marcia verso la costruzione di uno Stato sui principi dell’Islam. 
Il potere militare Egiziano ha le sue forti radici fin dagli anni cinquanta e difficilmente riuscirà a cedere il passo ad una politica di protesta dettata da richieste di libertà e diritti simili a quelli dell’Occidente.
Difficile essere ottimisti in un paese che vive ancora della nostalgia di Mubarak e di una forte classe sociale che con lui ha visto accrescere un certo potere economico. Impossibile anche.. poter credere che gli stessi militari possano fare entrare nel gioco democratico i loro fratelli mussulmani.
Come la Tunisia, la Libia e la Siria, anche l’Egitto pare essere alle prese con il forte radicalismo islamico che, da parte sua.. potrebbe anche nutrire maggiori ambizioni sulla governabilità del Paese e pretendere più considerazione e maggior rispetto della propria cultura religiosa. Ma il problema…come in altre occasioni…resta sempre quello che separa alcune dinastie imperiali da un certo nazionalismo liberale in favore di una maggiore libertà dei popoli.

In questo quadro, l’immagine dell’amministrazione Americana, ieri solerte e pronta a qualunque intervento, appare sperduta ed incapace di prendere decisioni. Il compito del presidente Americano non è facile: Se Obama dovesse prendere posizioni in favore delle forze militari egiziane..finirebbe col perdere in credibilità e potrebbe accentuare l’attuale crisi del Paese egiziano. Se, al contrario… non muovesse un dito..rischierebbe di perdere quel potere globale ormai da tutti riconosciuto.

Anche questo triste caso di politica estera conferma come la politica dei popoli debba sempre potersi muovere attraverso un percorso di equilibrio. "Equilibrio" come predisposizione per la costruzione più utile delle soluzioni e per l'affermazione di un riscontro dei principi comuni. impossibile trovare soluzioni tra una visione troppo aperta occidentale e quella forse un pò più ristretta del mondo orientale.. se non attraverso un'ottica di equilibrio che sappia andare incontro alle due culture con cura introspettiva ed ampia saggezza. 
vincenzo cacopardo  
    

12 ago 2013

Quel palcoscenico della politica… dove tutto è ormai possibile


Condannato o non condannato, Silvio Berlusconi farà sempre quello che vuole! Il Cavaliere non smette di comunicare attraverso i canali d’informazione..esprimendo il suo pensiero come un normale cittadino, se pur condannato e prossimo ad una interdizione…. Lo ha fatto intervenendo sull’IMU e continuerà a farlo nel prossimo futuro...fino a quando i suoi ministri saranno al governo. Del resto, nel PDL, nessuno, è in grado di pronunciare considerazioni politiche in vece del proprio leader…né mai, esprimerle contrarie!   
Questo è il palcoscenico dove si svolge il ridicolo teatro della politica dove tutto è ormai possibile..purchè il governo più ipocrita della storia resti in piedi! Come insiste col dire, dissimulando… il Presidente Letta “la nave resta solida e prosegue il suo percorso”.. Ma nessuno, oggi sembra in grado di parlare in tono schietto ai cittadini di questo paese dove tutto viene giustificato e va avanti nella normalità più assoluta: Le tante anomalie e le innumerevoli contraddizioni!
Non è tanto l' inopportuno intervento di un leader condannato che appare pericoloso…quanto tutto il “precario” che persiste in questo Paese ormai al tracollo. Un insicuro ed incerto cammino di una politica che anche quando dovrà trovare una via per le principali riforme (elettorale-conflitto d’interessi-giustizia..etc) non potrà mai ottenere un riscontro utile attraverso una simile fragile cordata governativa che tenderà a contrapporre le posizioni assolute.. risultato di una cultura politica bipolare deleteria. ….
vincenzo Cacopardo


8 ago 2013

Renzi…si scorge un’ambizione che incanta. …


Oltre  duemila persone che hanno ascoltato il discorso del sindaco di Firenze Matteo Renzi a Borgo Albergati. Solo qualcuno ha polemizzato con i fans del sindaco rottamatore asserendo che il dialogo di Renzi è stato il solito sproloquio inutile.
Un bagno di folla che alla fine del suo lungo discorso sembrava invitarlo a non mollare.
Nel suo dialogo, Matteo Renzi ha invitato il PD ad occuparsi dell’Italia e non di se stesso ed assai meno di Berlusconi….poi…il solito messaggio  rivolto alla platea «Non farò la foglia di fico, che non ero fico lo sapevate già, stasera vi dico che non sono una foglia».
Di sicuro sembrano essere arrivati gli ulteriori consigli circa la sua volontà di spingere alle primarie per arrivare alla segreteria del Partito…ma di attendere..con cautela…il suo turno per la candidatura a premier. Definendo questi consigli come i soliti giochetti…Renzi..pare invece confermare una precisa volontà di volersi candidare alla guida della segreteria del PD…
Con questa tappa a Borgo Albergati, il Sindaco, vorrebbe ricucire un dialogo con il popolo Emiliano che non lo aiutò nella sfida delle primarie contro Bersani. 

In molti considerano ormai Renzi come l’ultima vera possibilità di rinnovamento nel quadro politico nazionale. Lui pare davvero molto abile nel conquistare un consenso…parte del quale.. potrebbe anche arrivare dalle fila di un centrodestra che non ha mai negato di stimarlo.
Il dubbio su Renzi resta sempre una certa sua ambizione legata alla presunzione di poter essere oggi l’unico uomo politico capace di risolvere gli innumerevoli problemi. Gli manca forse una certa indispensabile dose di umiltà …oggi quanto mai indispensabile per il cambiamento (la Chiesa..attraverso la nuova immagine di Papa Francesco..lo ha già intuito).
Un cambiamento che difficilmente Renzi potrà mettere in atto se non crea, autonomamente, una sua nuova forza politica in grado di leggere l’importanza stessa di una innovazione supportata da un profondo scambio dialettico.

Se la sua innovazione intende costruirsi e formarsi sul vecchio sistema esistente…egli verrà meccanicamente assorbito dallo stesso! Dovrebbe.. invece.. muoversi in un percorso più durevole e produttivo in favore del Paese.. attraverso un’opera di ricerca delle nuove regole, per la costruzione di un futuro che realizzi e…non che incanti!  
vincenzo Cacopardo

7 ago 2013

POLITICA e DESIGN... equilibrio tra idee e metodo

"C'è sicuramente una linea che unisce il design e l'architettura alla politica. Quella linea si identifica nella ricerca dell'idea e nel metodo con il quale si porta avanti ogni progetto"
v.cacopardo 














Quando diedi inizio alla mia professione di design a Milano…la prima cosa che imparai fu “il metodo”. Erano gli anni 70 e da giovane diplomato del liceo artistico… dopo un paio d’anni di iscrizione alla facoltà di architettura ed all’Accademia delle Belle Arti a Palermo..decisi di seguire la strada dell'industrial design. 
L’impatto.. negli anni 70.. con la Milano..capitale del design europeo, fu davvero traumatico per chi, come me, amava il mondo dell’arte pura. Il passaggio all'applicazione aziendale è stato difficile, ma anche travolgente e sembra avermi arricchito di particolare esperienza.


Ma quale può essere la correlazione tra le esperienze passate col design e quelle del mio odierno interesse nel campo della cultura politica? Se mi appresto ad una analisi delle cognizioni…mi accorgo che in ambedue le discipline vi sono inserite “idee e metodo” suggerite dal “pensiero” e dalla “conoscenza”. La ricerca e lo studio di ambedue portano ad un unico punto d’arrivo che si concretizza nell’equilibrio delle soluzioni. 

Se quando si deve progettare un mobile od un accessorio per un’azienda che ne deve trarre un prodotto di serie…non ci si può estraniare dalle primarie esigenze al fine di non intralciare la linea produttiva obbligata dalle stesse macchine che lo elaborano…. ugualmente, non ci si può rendere estraneo ad uno studio di marketing imposto dalla fabbrica.. nè si può non prestare fede ad un indispensabile e costringente target…
Con ciò si dimostra quale importante studio deve affrontare un designer in quel percorso progettuale che segue una primaria idea suggerita da un istintivo impulso creativo.

Arte ed applicazione scientifica riescono quindi a coniugarsi in un particolare equilibrio che non potrà mai vedere disgiunte le idee e la conoscenza: Come nel piccolo, ma impegnativo progetto di design,.. anche nell'attività del politico ci si accorge che non si potrà mai trovare un’equilibrio che porti all’utile ricerca delle funzionali soluzioni..senza l’esistenza di un’idea supportata da uno studio di metodo adatto.

Quando si disegna e si tira fuori un’idea dal pensiero..il compito più arduo è proprio quello di saperla mettere sulla carta e successivamente.. realizzarla con metodo. Quando si opera per una politica…si deve capire..anche per quanto riguarda la sua comunicazione... qual è lo scopo, la mission …a chi è diretta..quale il suo target..quale è il budget disponibile per l'idea e lo scopo della comunità…Questa rappresenta una fase di metodo preventiva indispensabile affinchè vi possa essere un chiaro riscontro funzionale. 

Una differenza importante sta nel fatto che un designer.. nella sua fase di progettazione resta in posizione più assoluta.. rispetto a quella del singolo politico: Trattandosi di politica e quindi di problematiche pubbliche in stretta relazione con il percorso culturale di una società, non si può trascurare la enorme complessità dei compiti... Compiti che finiscono col trovare maggiori ostacoli nella ricerca di soluzioni in un sistema democratico che non dovrebbe permettere condizionamenti.. ma solo condivisioni.

Questa è la ragione che fa la differenza tra chi esercita la professione di designer e chi quella del politico. Ma persino il designer vede il suo risultato in un prodotto la cui  realizzazione viene lasciata alle macchine: Un prodotto industriale che diventa parte di una realtà sociale.. ma che nasce come il frutto di una propria idea.


Il designer crea attraverso il metodo e l’azienda realizza il suo prodotto. Allo stesso modo sembra quasi naturale che vi possa essere una  politica che crei attraverso il pensiero e le idee e chi… in differente ruolo esecutivo e la forza della propria capacità e coscienza, possa metterli in atto, con più concretezza…
vincenzo cacopardo

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Il semestre Europeo e l’incognita Berlusconi.....


Il Presidente del Consiglio annuncia le priorita' del governo ed afferma che il 2014 sara' il grande anno dell'Europa in Italia. Con questa stessa intenzione pare essersi insediato a Palazzo Chigi il Comitato di Governo per la presidenza del semestre italiano dell'Unione europea, che iniziera' nella seconda meta' del prossimo anno.

Il Premier avrà a suo favore un ruolo di regia con l’ausilio del vice premier Angelino Alfano, del ministro degli Esteri, Emma Bonino, del ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni, del ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, e del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini e del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi.
Sembra che a Settembre… il Presidente Letta… andrà' in Parlamento per discutere con le forze politico-parlamentari le linee programmatiche del semestre, iniziando così ad organizzare l'assise dei Parlamenti europei, proposta dal Parlamento italiano e caldeggiata dall'esecutivo, che si terra' a Roma.  Meglio di così….quale ghiotta occasione per il nostro Paese!

Un grande anno quindi per l’Italia europea che, tramite il suo Premier… sembra proporsi per incentivare lavoro ed iniziative per le imprese che vogliono investire. Inoltre.. il rilancio della scuola ed infine importanti  interventi a difesa delle donne, contro il femmnicidio".
Questi buoni propositi del nostro Premier..potranno sortire un utile risultato malgrado le tempeste politiche che trascinano il percorso di questo governo..in direzione di ostacoli imprevisti dopo la condanna di Berlusconi?
Vi possono essere solo due risposte ad una simile domanda:
O il PDL….in considerazione del difficile momento e della grave situazione economico-politica del Paese, si propone di isolare il caso Berlusconi…ponendo lo stesso Cavaliere da parte e rafforzando, in tal modo, la propria immagine utile alla politica…. o continua nella strenua ed inutile battaglia in difesa di un condannato…(con una prossima interdizione) ponendosi.. così, alla stregua di un rigido e incontenibile Partito che non intende immedesimarsi in profondità nelle problematiche esistenti….  

Se questo Governo sembra esser venuto fuori da un’esigenza precisa di servizio…non dovrebbe essere difficile comprendere che le particolari problematiche interne ad ogni Partito, non devono mai poter incidere su questo, già precario, compito...anche in vista del la particola occasione che  vede prossimo lo stesso Governo al comando del semestre dell’Unione Europea.
Dobbiamo forse aspettarci nuovi atti di coercizione …in un simile momento in cui potrebbe essere messa in seria discussione una importantissima attività di regia da parte del nostro, già compromesso, Governo?
vincenzo cacopardo



5 ago 2013

Le imbarazzanti dichiarazioni di Bondi..e la piazza del Cavaliere

E mentre Silvio Berlusconi…malgrado i suoi quasi 80 anni, persevera con motti come…”Io non mollo” accendendo il suo popolo ed addolcendo il proclama con un astuto riferimento al senso di responsabilità circa la tenuta e l’andare avanti del governo in carica., Sandro Bondi, coordinatore del partito PDL, sabato mattina… con altrettanto senso di irresponsabilità ha reso noto: «O la politica è capace di trovare soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato, e nello stesso tempo rendere possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano, oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti».
Una dichiarazione che suona quasi come una minaccia se messa insieme alle parole che di continuo Il Cavaliere urla da tempo nelle piazze. Persino il Quirinale parla di «dichiarazioni irresponsabili».
Poiché l’ultima strada pare essere proprio la piazza, Berlusconi chiede ai cittadini.. in modo alquanto perentorio, una riforma sulla giustizia: -Siamo ormai giunti allo strano paradosso in cui, persino chi è stato giudicato e condannato, pretende di dettare le regole per le riforme della giustizia!... E questo non perché si tratti di Berlusconi..ma perché sembra davvero bizzarro che un giudicato colpevole per frode, (con una prossima interdizione) possa essere messo in grado di dettare nuove regole su una così delicata riforma. Lo avrebbe forse....nelle medesime condizioni.... potuto fare un qualsiasi cittadino?
E quando persino tutto il popolo del PDL proclama di avere a cuore la democrazia del Paese, ci si meraviglia di tali appelli da parte di chi dovrebbe, quanto meno, conoscere il  significato che esprime  un “principio di democrazia”
Non si può condannare tanto Berlusconi per la sua manifesta rabbia…quanto tutto il popolo che gli ruota attorno ed un Partito privo di una propria capacità politica e di pensiero che continua a guardare questa figura come quella di un messia alla guida di un gregge. Ma dove sono le figure nuove di questa parte politica? Dove le loro idee? Dove il loro pensiero ormai intriso da una mentalità che non riesce a guardare oltre?
Una figura politica…quella di Berlusconi… che ha contribuito ad alimentare in tono violento le contrapposizioni politiche persino con l’aiuto di una stolta sinistra che non ha saputo alienarsi da questa inutile logica . Un sostegno a Berlusconi che, ancora oggi, trova il suo zoccolo duro  su una perseverante contrapposizione più figurativa che politica. 
  
vincenzo cacopardo 

La posta di Paolo Speciale

Il “sic stantibus rebus” di una politica priva di stimoli di paolo Speciale

La corrente criticità politico-istituzionale ha finito per concretizzare nel fatto di cronaca più clamoroso – e previsto - i suoi effetti destabilizzanti, dopo una reiterata ed irresponsabile sottovalutazione  della anomalia costituita dall'esercizio improprio del confronto politico ispirato dal reciproco “j'accuse” sui vizi di sconfinamento dal campo giurisdizionale attribuito dalla carta fondamentale a ciascun potere principale.
L'ostentato garantismo di certa parte politica – razionalmente argomentando - non dovrebbe di certo confliggere con il prudente ed incondizionato rispetto degli organi requirenti e giudicanti (e delle loro sentenze), attribuibile ad altra.
“Sic stantibus rebus”,se la risolutiva e coralmente invocata riforma della giustizia non è mai stata degnamente avviata, appare assai improbabile che ciò non sia dovuto all'indegno persistere di una sinora invincibile ignavia bipartisan per mezzo di cui permane la sostanziale incapacità di mettersi all'opera – secondo le procedure previste – per opportunamente sostituire e/o modificare norme umane del secolo scorso.
Con altre che.. non solo… non ne stravolgerebbero il contenuto,ma ne migliorerebbero la applicabilità e soprattutto distoglierebbero una classe politica inetta ed indugiante dalla morbosa attenzione su farraginose questioni di puro principio, che sempre più la allontanano dall'altra criticità assai più intensa ed ingravescente: quella economico-sociale.
Lo storicamente noto progressismo della sinistra assurge così, paradossalmente, ad una sorta di non connaturale conservatorismo (secondo la logica del “non fare” o dell'analogo “fare” meramente demagogo), consegnando ad una destra, apparentemente tutt'altro che contraria ad innovazioni o riforme ed ispirata dalle disavventure personali del suo pubblico leader, lo scettro del cambiamento.
Quando queste due forze - attualmente aspecifica maggioranza – comprenderanno che l'una.. non deve cedere alle divisioni interne.. e l'altra.. deve essere creatura che, cresciuta, può fare a meno del suo padre-padrone, non è dato saperlo.

Certo è che nei prossimi giorni.. il Capo dello Stato dovrà essere più deciso nel richiamare l'attenzione di tutti sulla necessità improcrastinabile di procedere alla riforma della legge elettorale, cui dovrà seguire l'immediato scioglimento delle Camere. Attendere che l'emergenza finisca spesso non basta, meglio indurre il sistema a porle fine.

2 ago 2013

La condanna di Berlusconi...e le attese reazioni

Dopo oltre sette ore di Camera di Consiglio, i giudici della corte di Cassazione hanno confermato la condanna a Silvio Berlusconi dal punto di vista penale (quattro anni di carcere, tre “annullati” dall’indulto), ma hanno chiesto una rideterminazione delle pene accessorie per l’interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Ci si domanda però…al di là del rispetto che si deve ad ogni persona ferita da una sanzione definitiva…qual è il motivo della particolare procedura che pone questa sentenza…all’occhio dei tanti cittadini, in una  strana contraddizione.. vedendo un uomo condannato definitivamente per frode fiscale, non conseguire un’ interdizione immediata… Molti hanno così dato più peso all’annullamento dell’interdizione che alla conferma della condanna stessa:  Come si offrisse un lasso di tempo.. in cui, il particolare condannato, (pur privo di libertà) possa ugualmente muoversi senza impedimenti attraverso l’uso determinante della propria forza politica e degli ingenti mezzi di comunicazione.

La risposta… per una maggiore chiarezza.. sta nella disciplina stessa  dei reati in materia di imposte sui redditi e sul valore aggiunto:
Secondo l’articolo 12 di quel decreto, in caso di condanna per frode fiscale si applica, come pena accessoria, «l’interdizione dai pubblici uffici per un periodo non inferiore a un anno e non superiore a tre». I giudici di Milano, invece, avevano applicato le disposizioni generali in materia di interdizione dai pubblici uffici (articolo 28 del codice Penale), che stabiliscono che «la condanna alla reclusione per un tempo non inferiore a tre anni importa l’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni», quelli previsti per il Cavaliere sia in primo sia in secondo grado.

Sorprende sicuramente questa imprecisione da parte dei giudici di Milano che sembrano aver valutato il caso in modo poco accorto attraverso un riferimento alle disposizioni generali...rendendo, così.. ancora una volta forza all’importante ruolo supremo della Cassazione.

Ma non sorprende di certo il Cavaliere che si è esposto in ulteriori commenti contro una parte della magistratura appellandola come  “soggetto irresponsabile” che, assurto a vero e proprio potere dello Stato, condiziona permanentemente la vita politica della Nazione. Ha enumerato l’eccessiva carica di violenza che gli è stata riservata in seguito ad una lunga serie di processi e processi: “un accanimento giudiziario che non ha uguali”.

Berlusconi ha continuato rassicurando chi lo segue di continuare la sua battaglia di libertà restando in campo, chiamando a raccolta «i giovani migliori e le energia migliori» per «rimettere in piedi Forza Italia».
Persevera dunque nel suo dibattito con i cittadini chiedendo una maggioranza per modernizzare il Paese attraverso l’uso di una giustizia più equa… evitando che un cittadino possa essere privato della libertà.
Il Cavaliere persiste nel mettere insieme i problemi della giustizia del Paese (sicuramente esistenti) con i suoi problemi giudiziari (ormai resi espliciti da una definitiva condanna della Cassazione). Lo fa astutamente ponendo il problema giustizia in riferimento ad un generico principio di libertà.
Per lui insomma…sembra quasi più importante il bene e la giustizia del suo Paese che la sua stessa libertà… intaccata intenzionalmente dalle forze politicizzate della magistratura.
Nelle piazze..intanto.. si continua ad assistere ai gruppi sostenitori di Berlusconi che gridano «Silvio, Silvio», come si assistesse ad una partita di calcio e dando segno di quell’evidente mentalità.. (ormai radicalizzata grazie anche allo stesso Berlusconi)..che pone la politica e le sue istituzioni sullo stesso piano di uno Stadio.

 vincenzo cacopardo

1 ago 2013

L’Aspen …una discussa struttura organizzativa


L’Aspen Institute è un’organizzazione internazionale no profit, fondata nel 1950 e finalizzata a incoraggiare le leadership illuminate, le idee e i valori senza tempo e il dialogo sui problemi contemporanei….Detta in questi termini..un’organizzazione perfetta!
L’Aspen Institute è finanziato ampiamente da fondazioni come la Carnegie Corporation, la Rockefeller Brothers Fund e la Ford Foundation, attraverso quote di iscrizione a seminari e donazioni individuali. Tra i suoi affiliati ci sono leader della politica, dell’economia e intellettuali.

Per fare maggiore chiarezza…bisogna, però, prendere ad esempio e dare merito al programma che Il Rockefeller Brothers Fund si propone verso un progresso di cambiamento sociale che contribuisce ad un mondo più giusto, sostenibile e pacifico.  Questo Fondo sostiene gli sforzi per ampliare le conoscenze, chiarire i valori e le scelte critiche, coltivare l'espressione creativa, e modellare la politica pubblica. Programmi del Fondo sono destinati a sviluppare leader, rafforzare le istituzioni, coinvolgere i cittadini, costruire comunità, e promuovere partenariati che includono governo, imprese e società civile. Il rispetto per la diversità culturale e l'integrità ecologica pervade le attività del Fondo.
I membri dell’Istituto Aspen appartengono al gotha del capitalismo mondiale: imprenditori, politici, speculatori finanziari, giornalisti. La sede centrale è a Washington, ma ve ne sono altre sparse per il mondo: Italia, Francia, Germania, Spagna, Romania, Giappone, India.
Tra i membri del comitato esecutivo di Aspen Institute Italia sono presenti: Giulio Tremonti, Giuliano Amato, Gianni De Michelis, Cesare Romiti e Carlo Scognamiglio; John Elkann, Paolo Savona e Lucio Stanca, Mario Monti, Lucia Annunziata e Paolo Mieli.

L'Aspen institute è un’associazione privata, la cui missione sarebbe quella di promuovere valori umanistici e soluzioni a problemi di carattere politico ed economico attraverso seminari, programmi culturali, conferenze e formazione di una leadership illuminata.
Quindi..un’associazione di privati che si propone, attraverso la  particolare innata illuminazione dei suoi componenti, di risolvere problematiche di carattere pubblico.
Se già di per sé una leadership indica una sorta di potere e di controllo e se in più.. questa.. risulta essere illuminata e perciò superiore, verrebbe da chiedersi da cosa si identificano molte di tali figure che ne fanno parte in relazione ad una sapienza e saggezza necessarie per il riscontro con un equilibrio dei problemi di carattere politico: Una classe che appare come una casta superiore!
Giacchè i personaggi sopra menzionati, hanno fatto parte di un corpo  politico che ha governato il Paese in tutti questi anni riducendolo nello stato in cui è, sembra quasi paradossale pensare che attraverso il loro senno ed i loro esclusivi seminari, si possa riuscire e risolvere qualcosa. Questa mia critica non vuole essere di attacco alla specifica struttura organizzativa ma trae spunto dalle naturali domande che ogni cittadino si pone.  

Sembra persino che l’organizzazione sia solita privilegiarsi di dibattiti e di confronti a porte chiuse, in quanto favorirebbe le relazioni interpersonali ed un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Non ci si può dunque sottrarre ad una evidente contraddizione che potrebbe porre simili organizzazioni di supporto a “logiche speculative” che finiscono col condizionare costantemente le decisioni governative di ogni Paese.
Pur non essendo proclive alla “teoria del complotto”, molto spesso sostenuta da chi non riesce ad immaginare simili organizzazioni al di fuori di specifiche lobby che tramano per detenere un potere occulto,.. non posso esimermi dal pensare a questo tipo di “strutture organizzative” simili a quelle particolari associazioni che tendono a separare… più che ad unire la nostra società.
Tutto ciò che deriva da una matrice eletta e superiore non consegue alcuna attinenza con la parola “democrazia”. Il “leaderismo” insito come scopo di queste organizzazioni che operano spesso a porte chiuse..non potrà che ostacolare una corretta formazione democratica. 
vincenzo Cacopardo