Matteo Renzi lancia
una terapia d’urto per la giustizia civile.
di vincenzo cacopardo
di vincenzo cacopardo
“Oggi l’Italia è
intrappolata in oltre 5 milioni di cause civili pendenti presso i tribunali.
Occorre assolutamente ridurre in tempi rapidissimi lo stock di cause arretrate,
oltre che stabilire norme che rendano meno premiante il ricorso alla giustizia
come modalità di rinvio di un pagamento o di una qualunque obbligazione. Si
crei una task force composta da magistrati in pensione e da giovani avvocati per
affiancare i giudici in carica nello smaltimento in tempi veloci dell’arretrato
giudiziario civile”.
Al di là di una più profonda riforma che deve guardare ad un giusto posizionamento della figura dei giudici e che dovrebbe meglio distinguere il
lavoro del giudice requirente da quello ordinario, non v’è dubbio che le ultime riforme in campo di giustizia
sono sempre state caratterizzate dalla generale riduzione dei termini
lunghi per impugnazioni, riassunzioni etc. Nelle Corti principali, le cause
vengono di continuo rinviate di parecchi anni. E’ anche noto che, per fissare
un’udienza in Cassazione, possono passare non meno di cinque anni. Tutto
ciò per l’immensa mole di lavoro del singolo magistrato, dovuta al
moltiplicarsi delle cause e degli affari cui deve occuparsi. A ciò bisogna
porre rimedio, anche a costo di dover rompere vecchi schemi che hanno
indubbiamente reso cattivi risultati.
Qualcuno ha voluto prendere ad esempio la carriera di un primario
ospedaliero per confrontarla col lavoro di un magistrato, spiegando, così, la
enorme e diversa differenza organizzativa.
Nella funzione di un primario ospedaliero, consistente
nell’esaminare e fornire indicazioni per varie decine di casi al giorno, lo
stesso viene coadiuvato da una corte di ausiliari, aiuti, assistenti, persino
studenti oltre che infermieri, che operano per lui una serie di indagini
necessarie sul malato. Mediante questi dati e la osservazione del malato, tramite
la sua indiscussa esperienza, egli può intervenire per una diagnosi e per una
terapia. Infine, anche per la scrittura della diagnosi e per la terapia
penseranno i suoi assistenti e gli infermieri.
A paragone, il magistrato lavora in solitario. Riceve un
aiuto dal cancelliere limitato a funzioni unicamente materiali come la
formazione dei fascicoli, la redazione dei verbali, la pubblicazione delle
sentenze etc. Inoltre il sostegno non è più intenso poiché il rapporto, negli
anni, si è ormai reso malato tanto da scoraggiare lo stesso cancelliere.
Il magistrato non ha nulla che assomigli ad una squadra di
aiuti e assistenti che lo possano assistere come nel caso di un primario. Gli
aiuti del primario sono medici con lo stesso titolo di studio che lo
assistono con la sola differenza di una minore esperienza e minore capacità
professionale rispetto alla sua. Assistenti che nel tempo si vanno formando
mediante il lavoro quotidiano.
Il magistrato invece deve fare tutto da solo per il compito
assegnatogli: deve assumere le prove, esaminare i documenti, ricercare i
precedenti, scrivere le sentenze oltre naturalmente tutti i vari provvedimenti.
Costringere un magistrato ormai esperto a scrivere fatti
puramente storici o a scrivere una motivazione che qualunque uditore potrebbe
benissimo scrivere al suo posto, rappresenta un chiarissimo spreco delle
risorse umane di quella che dovrebbe considerarsi “azienda giustizia”.
Lavoro che, come abbiamo già detto, equivale a quello che
svolgerebbe un primario ospedaliero se gli si imponesse di far lui le analisi
cliniche o le radiografie e persino praticare le iniezioni prescritte. Tutto
ciò è un chiaro spreco di intollerabili proporzioni al quale bisognerebbe porre
rimedio circondando il magistrato esperto, di un gruppo di ausiliari,
magistrati come lui, anche se con minore esperienza, ai quali possa essere
affidata la assunzione delle prove,la ricerca dei precedenti, lo studio giuridico
pertinente ed in fine, la stesura delle sentenze.
In questo caso, il vantaggio che ne deriverebbe sarebbe
principalmente di qualità, ma anche di maggiore velocità per la soluzione dei
casi e con un incremento notevole della produzione complessiva. Un ulteriore
vantaggio sarebbe quello di fornire una maggiore preparazione alla professione
dei giovani magistrati in continuo esercizio sotto la guida professionale del
magistrato anziano più ricco di esperienza.
Oltre le proposte di Renzi, la politica dovrebbe spingersi
a considerare in modo diverso l’operato dei giudici, offrendo alla stessa
giustizia maggiori risorse e non creando ulteriori “task force” costose ed ingombranti. Basterebbe studiare con metodo
un apparato più funzionale e snello come quello di supporto ad un primario
attraverso le doverose risorse che uno Stato avrebbe il dovere di fornire.
Ci si rende conto che simili suggerimenti potrebbero apparire
come illusioni, sebbene si deve essere consapevoli che la gravità della
situazione è tale da indurci a formulare, anche se solo teoricamente, idee
simili per spingere gli addetti ai lavori verso la ricerca di una migliore
soluzione.