25 feb 2014

Breve considerazione sull'analisi del Consigliere Cacopardo

Sotto osservazione
di domenico Cacopardo

È prematuro esprimere una valutazione sul governo Renzi, ancora all’esame ‘fiducia’ del Parlamento, ma già nell’esercizio delle sue funzioni.
Tuttavia, alcune considerazioni possono essere già formulate. La prima riguarda Enrico Letta: il suo gabinetto si è suicidato strada facendo, per l’inconsistenza di alcuni ministri, ma, soprattutto, per gli errori della sua azione politica.
Il segretario del Pd ha colto il crescente disagio del Paese e delle grandi organizzazioni sociali e ha brutalmente dichiarato la fine della partita. Come una belva savana sbrana l’antilope ferita, così, più o meno allo stesso modo, Renzi ha fatto un boccone solo di Letta.
Non sa, ma nel tempo imparerà che queste operazioni prima o dopo si pagano a caro prezzo. Non sa ma imparerà che la politica è l’unica scienza sociale esatta, nella quale il rapporto tra il dare e l’avere tende inevitabilmente al pareggio. Non sa ma imparerà che la politica è anche una scienza geografica in cui i posizionamenti sono più importanti delle strutture organizzate.
Insomma, la sensazione che questi ultimi giorni cruciali ci consegnano è quella di una sostanziale immaturità del nostro presidente del consiglio. Il braccio di ferro con Napolitano non è andato male: ha vinto sul ministero degli esteri e su diversi altri casi. Ha perso sulla giustizia e sull’economia, anche se quella dell’economia è una sconfitta che può diventare una vittoria per le qualità professionali del nuovo ministro.
Tuttavia, per molti nomi vale, per il momento, la sensazione che si tratti di “Dilettanti allo sbaraglio ammessi a un tavolo di poker di giocatori professionisti.” Debbono, quindi, tutti uno per uno conquistarsi l’apprezzamento di deputati e senatori, delle amministrazioni, dell’opinione pubblica.
Non sarà facile con una nazione stremata da sette anni di crisi, i cui effetti sono paragonabili a una guerra perduta (e di una guerra perduta si è trattato per colpa di ‘generali’ incapaci e, spesso, colpevoli di intelligenza con il nemico comunitario). Non sarà facile liquidando i rappresentanti dell’unico corpo italiano paragonabile ai diplomati dell’Ena francese: i consiglieri di Stato. È vero –e lo abbiamo scritto- che c’era e c’è necessità di un profondo rinnovamento, ma non di una capovolgimento dei valori sul terreno. Un exdirettore generale del comune di Reggio Emilia non ha le competenze giuridiche e organizzative per governare la macchina delicata che è la segreteria generale di palazzo Chigi. Nemmeno un endocrinologo reggiano ha le conoscenze idonee per entrare nel merito della produzione legislativa dei ministeri. Può avere fiuto politico sì, non competenza specifica.
Queste prime scelte testimoniano l’immensa fiducia in se stesso di Matteo Renzi e la sua debolezza culturale e politica. Esaurita la fase del frenetico attivismo si renderà conto che i problemi su cui si sono misurati persone di esperienza e qualità tecniche non sono semplici e facilmente risolubili.
Sembra accecato dal successo l’exboy-scout fiorentino. E Dio non voglia che lo sia veramente, giacché in gioco ci siamo noi e la nostra democrazia.
Il Pd, il risultato del compromessino storico tra exPci ed exDc, può alla fine di questa storia, dimostrarsi malattia terminale della Repubblica.
  
Conquistarsi l’apprezzamento dell’opinione pubblica non sarà un gioco da poco. Se un Consigliere di Stato in pensione con la professionalità e l’esperienza di Domenico, ci avverte della difficoltà di rinnovamento del potente corpo dei consiglieri di Stato, una ragione valida sussisterà. Il riferimento al sottosegretario Del Rio non viene posto come una critica generica e senza fondamento, ma diretta alle poco chiare capacità organizzative della stessa persona. Le peculiarità per guidare la delicata macchina burocratica della segreteria generale di palazzo Chigi, sembrano davvero complesse…E qui ..il fiuto politico conta veramente poco rispetto alle precise competenze.
E’ vero.. si!..in gioco ci siamo noi...tutto il Paese..dobbiamo quindi sperare nelle capacità di chi, in realtà, possiamo anche temere per incapacità.
Questo per quanto riguarda l’amministrazione  della macchina dello Stato, ma la domanda che non posso non pormi è quella di non capire la ragione per la quale finiamo sempre col doverci affidare ad una qualunque figura carismatica su ciò che riguarda le riforme istituzionali per la guida politica della Nazione…e perché.. queste..non dovrebbero essere affidate più direttamente al consenso di tutti cittadini.

v.cacopardo

24 feb 2014

L’inganno della comunicazione politica


di vincenzo cacopardo
Quando  sento parlare di comunicazione politica.. mi viene da sorridere! Non esiste una comunicazione politica buona ed una cattiva..ogni comunicazione in politica è manipolata a proprio beneficio ed a proprio uso. Pensare che vi possa essere onestà nel comunicare.. equivale a pensare che la stessa politica possa esser di norma moralmente integra. Si deve porre, quindi, il ragionevole dubbio che ogni informazione in politica sia di parte ed il fatto di indurre a farla diventare realistica ed obiettiva nell’immaginario collettivo..non rappresenta in sé alcuna buona capacità. In realtà.. ciò.. è quanto di più biasimevole e poco funzionale per lo scopo stesso della politica: Se mentire raggirando chi ascolta al puro scopo di ottenere un  consenso, può essere utile nell’immediato, sappiamo tutti che.. nel tempo, ottiene un risultato che è quasi sempre l’opposto!

Riflettiamo..ad esempio.. sulla comunicazione del Cavaliere che per anni ha riempito le orecchie di tanti cittadini ostentando un fiducioso ottimismo e promettendo una serie cambiamenti in favore del Paese. Guardiamo anche la figura del nuovo Premier Renzi che.. con la sua dialettica simulata.. prometteva al suo compagno di Partito Letta di stare tranquillo..o quando poco prima aveva incentrato la sua comunicazione giurando di rottamare..o ancora esponendosi in un gioco di comunicazione figurativa attraverso l’uso ostentato di una “smart” (ossia..un’auto di sobria eleganza) per accedere nei palazzi del potere che… al contrario.. ostentano opulenza.  Ma ancora di più.. il suo esibire l’immagine dell’ umiltà (cosa che tra l’altro non gli appartiene affatto)  attraverso il mezzo della bicicletta …il suo comunicare alla stampa.. così studiato.. rivolgendo lo sguardo a destra o a sinistra, ma mai di fronte all’ascoltatore. Tutte strategie comunicative che non guardano ai veri contenuti di una politica, ma che cercano di catturare l’attenzione del pubblico per imprigionarlo in quella sfera figurativa che in verità, risponde solo ad un vuoto.

C’è tanta gente che studia queste tecniche della comunicazione per vendere i propri prodotti, e c’è.. chi, negli ultimi tempi.. studia ed usa tali tecniche in politica per catturare l’attenzione  facendo forza sulla debolezza del pensiero altrui. Il reato che si commette..in questo caso..se pur non riconosciuto dalla legge.. è quello dell’inganno che fa sempre forza su una certa ignoranza e sulle deboli percezioni di altri .  

QUESTA NOSTRA POLITICA… SENZA METODO E FUNZIONALITA’


di vincenzo cacopardo

Nasce un governo e nascono i nuovi conflitti d’interessi.
Un potenziale conflitto da parte della neo ministra Guidi per via delle commesse dell'azienda di famiglia, la Ducati Energia, con Enel, Poste, Ferrovie con le naturali  conseguenze politiche. E’ inutile entrare nei dettagli di una storia che sta riempiendo le pagine di tutta la  stampa del nostro Paese.
Si mette ancora una volta in forte evidenza l’impossibilità di procedere nella comune casa dei poteri per la determinazione di una governabilità che non può più vedere il condizionamento dei ruoli della politica. Via.. via.. che questo governo, come altri, procederanno nel loro cammino… ci accorgeremo di quanti altri conflitti nasceranno e si moltiplicheranno. Primo fra tutti quello che ancora oggi si sottovaluta e che vede un segretario di Partito condurre il ruolo di primo ministro ed un altro che guida il potente ministero degli interni.. restando al comando del suo Partito.
Si potrà continuare ad affermare che è sempre stato così e che questa non rappresenta in sé una novità, ma sicuramente rimane una delle vecchie anomalie che contribuiscono, non poco, a condizionare l’iter di una politica che si dovrebbe  funzionale  e mai così conflittuale…La politica continua a dormire..sottovalutando questa lunga serie di singolarità..non provvedendo a disciplinare i Partiti..e sopravvalutando la funzione di una legge elettorale ancora più singolare..al solo fine di proteggere quel “totem” della governabilità… tanto scorretta… quanto instabile poiché non sostenuta alla base.
Altro che democrazia..altro che capacità politiche..altro che cambiamento…quello che sta accadendo oggi è.. in parte una finta opera di restauro..(per non dire di restaurazione) ma anche, un’azione di chiusura alle vere idee ed all’innovazione. Quel saccente pragmatismo di chi non riesce a vedere oltre il proprio naso..o che, per ambizione, ritiene di avere in mano lo scettro per le soluzioni del Paese, contrasta con l’evidenza continua delle stravaganti anormalità insite in una politica  condotta senza metodo e funzionalità.  
La politica è sicuramente una scienza…ma rimane anche arte nella esplicazione delle sue idee!   Se deve avere la funzione di “regolare i rapporti tra i cittadini e governare lo Stato”, proprio per questo, il principio specificato in quel verbo “regolare” che ne dovrebbe indicare la strada, non potrà che risultare propedeutico ed utile ad ogni azione del “governare”.  Un percorso giusto ed equilibrato dovrebbe essere quello di ascoltare  e proporre ed in seguito, interpretare e governare. Fino a ché la governabilità sarà identificata come l’unico e principale “scopo”  non tenendo conto della base funzionale del suo percorso, continueremo nella logica costante di queste figure e dei governi inventati condizionati dagli evidenti conflitti e dai giochi di potere.. 


Oggi un governo procederà verso le riforme..ma esse saranno il risultato di un’azione condotta dalla fretta e da un unico desiderio strategico di governare e non da come le vorrebbero i cittadini!..La fretta..la mancanza di idee..i conflitti ed una ottusa determinazione, continueranno a condizionare il futuro della politica del Paese.

23 feb 2014

Una chiosa alla nuova posta di Paolo Speciale

QUANDO L'EMERGENZA FA VIRTU'

di paolo Speciale

Sono ormai luogo ed affermazione comune le grandi difficoltà non solo pratiche, ma anche di carattere introspettivo ed opinionistico cui il neo Presidente del Consiglio dovrà far fronte. Un fronte non comune con la sua squadra, non tanto per l'incompetenza o la presunta inettitudine dei nuovi titolari di dicastero, quanto per la sua nota ed innata tendenza ad accentrare potere ed azione, quasi che fosse ormai una sfida personale tra lui ed il partito cui appartiene, tra lui e la nazione stessa che indugia diffidente, tra lui e l'opposizione, tra lui e l'Europa.
Renzi sa bene che la prima difficoltà è proprio quella di onorare adeguatamente ogni promessa di cambiamento, e che è prevalente e diffuso il concetto – di matrice ideologica costituzionale – che vede tuttora nelle urne la vera ed unica legittimazione di un processo di rinnovamento politico, sociale ed economico.
In questo contesto, anche ai più prudenti ed ossequiosi commentatori riesce oggi sempre più difficile non attribuire al Capo dello Stato il compimento di azioni che,stante l'emergenza di una ingravescente crisi identitaria degli altri soggetti protagonisti della vita pubblica proveniente dalla base, non sarebbero riferibili alla sfera di competenza dell'inquilino del Colle.
Prima tra queste l'avere messo all'indice la stessa possibilità di scioglimento anticipato del Parlamento, interpretata addirittura come omissione di un atto dovuto. Eppure il nostro ordinamento prevede la strenua ricerca di una maggioranza parlamentare che assicuri la fiducia ad un governo, prima di compiere questo atto “estremo”.
Ancora: tra i neo-ministri ce ne sarebbero alcuni “imposti” da “Re Giorgio”, a scapito di altri che invece erano più graditi al Premier. Ma la Costituzione recita che “il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e, su proposta di questo, i Ministri”. Non a caso utilizzando il termine “proposta”, elemento manifestamente non vincolante nella scelta, che deve essere “propria” di Napolitano e sufficientemente soltanto “non sgradita “al capo dell'esecutivo ai fini della sua effettiva legittima esecutività.
Si è dibattuto per decenni sulla  figura ed il ruolo particolari, specie nel contesto europeo, del nostro Presidente della Repubblica, “in primis” Garante del dettato costituzionale, inserendo in vari progetti di riforma, più tendenti ad un sistema “presidenziale”, la acquisizione di poteri più ampi; e tuttavia -quale anomalia solo italiana - tali propositi si sono incoerentemente alternati, tra i loro sostenitori, a ripetuti ed altrettanti tentativi di delegittimare l'esercizio di ogni facoltà già prevista nei testi vigenti, complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi.
C'è poi anche chi dice che Napolitano abbia fatto di necessità virtù, accettando di rimanere al proprio posto in un momento istituzionalmente molto delicato e di grande emergenza.
Ma di necessità-emergenza virtù primo fra tutti deve fare questo nuovo Governo, nato su ceneri –tutt'altro che spente – di quello precedente, da cui si dovrà (difficile ora dire come) distinguere radicalmente, avendo già in comune con esso non poche caratteristiche, a cominciare proprio dalla sua anomala composizione. 
E forse non tanto anomala: il fisiologico spostamento verso il centro moderato operato da Renzi da sinistra e da Alfano da destra potrebbe essere la chiave di Volta.
“Moderato” sembra infatti la nuova parola d'ordine, ed il termine richiama la necessità di tendere al raggiungimento di un equilibrio ideale – o pseudo tale -.
Lo stesso che ogni cittadino aspira a riconquistare, magari con qualche soldo in più in tasca.
Il graduale ripristino di un dignitoso potere d'acquisto, essenziale soprattutto nelle classi sociali medio-basse insieme al rilancio di quelle piccole imprese che hanno manifestato a Roma qualche giorno fa, costituisce la ricetta miracolosa di cui Renzi non può fare a meno. E' lì che si gioca l'ultima partita, iniziata da tempo nel segno di “necessitas genetrix virtutis”.


Equilibrata interpretazione dei nuovi risvolti politici con l’ingresso di Matteo Renzi nella figura di premier della nostra Nazione. Paolo riesce a cogliere la sostanza delle pieghe della politica odierna dettata da uno stato confusionale che ha evidenziato non poche anomalie al sistema istituzionale..come lui stesso afferma: “complice quella incultura costituzionale diffusa, preda irrinunciabile per addetti ai lavori cacciatori di consensi”…
Ma, al di là della figura del nostro anziano Presidente, sulla quale mi sono già altre volte espresso, la domanda resta sempre la stessa: Se il sistema converge la sua politica verso un centro moderato. …quale scopo può avere la continua ricerca di un bipolarismo? E di contro..con quale prova di equilibrio, in questo nostro Paese, si è mai dimostrato di esser capaci di trovare una politica moderata? Sottolineo ciò in quanto Matteo Renzi, rappresenta oggi, un sostenitore del sistema bipolare, pur adeguandosi, in contraddizione, ai giochi  di una politica diversa.
Il nuovo governo appare condizionato dalla forza imprenditoriale rappresentata dalla nuova figura della ministra Guidi proveniente da Confindustria e da quella del ministro Poletti presidente nazionale di Legacoop. Con tutto il rispetto che si deve a tali figure che ben presto saranno messe alla prova..credo che aver messo questi pesanti dicasteri nelle mani di imprenditori, potrà dimostrarsi tanto positivo ..quanto limitativo. Se a questi aggiungiamo la figura del ministro Galletti con la delega all’ambiente, abbiamo formato un quadro tutto emiliano ..anzi credo, addirittura tutto bolognese. Non è tanto la loro provenienza, ma il dubbio giustificato che in loro si possa esprimere un impegno diretto verso la rinascita economica del lavoro per il Sud. Rinascita di un territorio senza il quale.. l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo.
E’ vero: un governo perfetto non esiste..ma non dovrebbe nemmeno essere proposto senza un’attenta ricerca che metta in prima fila le esigenze ed i guasti più importanti di un Paese. Io continuo a pensare che ci sia dimenticati totalmente delle esigenze primarie del nostro mezzogiorno che, a parer mio..rappresenta una delle chiavi d’ingresso verso l’integrazione europea.  
v.cacopardo



22 feb 2014

Monti...Letta...Renzi... un unico pensiero: la governabilità



Monti, Letta, Renzi… oggi si rimette in discussione il fatto che questi ultimi Premier non sono stati votati attraverso una consultazione popolare..Ma..ancora peggio  potra' essere intravedere un futuro  con una nuova legge elettorale che intende eliminare la voce dei piccoli Partiti, inducendoli, peraltro, ad aggregarsi con i più grandi, svendendo ogni loro principio ed ogni ideale. Ciò equivale a chiudere definitivamente ogni spazio ad i valori di una politica funzionale. Non si vuole..o si fa finta di non comprendere..che la governabilità è un fine e.. per questo fine ..non si può costringere, né ingabbiare un pensiero e la voce che viene dal basso. Il problema della governabilità deve essere ricercato in altro modo e non certamente collegato all’azione dei Partiti che dovrebbero restare liberi nelle loro idee, arginando ogni possibile azione conflittuale!
Ora…quando passerà il progetto di questa nuova legge elettorale..si potrà dire addio ad una vera politica di idee spinta dai piccoli e si chiuderà lo spazio in favore dei pochi grandi Partiti che troveranno le giuste risorse per costruire un sistema di democrazia tanto simulato, quanto falso e robusto in loro favore, un muro dietro il quale il nostro Paese si sentirà protetto, ma che non lascerà più spazio ad ogni nuova e costruttiva dialettica.  
E’ finito un sistema, bisogna ripensare ad un nuovo sistema!
Mi sento di sposare in pieno queste parole di Grillo..urlate in streaming a Renzi, poiché sono le stesse parole che predico dal lontano 99..e che oggi trovano forza in questo mio blog. Di contro...però.. non mi sentirò mai in sintonia con chi, per arrivare a costruire il nuovo, intende distruggere la qualunque, non aiutando un percorso che potrebbe essere meglio raccolto e percepito in favore dei cittadini.
v.cacopardo

un commento al nuovo articolo del Consigliere Cacopardo

Un nuovo inizio: un altro
di domennico Cacopardo

Il governo che Matteo Renzi ha costituito nasce nel segno dell’innovazione  con la continuità. Immaginare qualcosa di diverso era illusorio: la politica, come la natura, si evolve. Nell’evoluzione è la garanzia del collegamento con la Storia e le aspirazioni dei cittadini.
Questo può non accadere nelle rivoluzioni o quando il divorzio tra politica e volontà popolare è così ampio da determinare il crollo di un regime.
Siamo stati e siamo molto vicini alla seconda ipotesi per un complesso di ragioni di cui il governo di Enrico Letta è stata palpabile testimonianza. L’assoluta lontananza dal sentiment generale è all’origine dei guai che hanno travagliato quella compagine, insieme all’impossibilità di dominare alcuni ministri che invece di rispondere a palazzo Chigi rispondevano direttamente al Quirinale.
Il compromesso raggiunto sul ministro dell’economia non è soddisfacente, purtroppo. Pier Carlo Padoan, consigliere economico di D’Alema primo ministro, è un fior di professionista, estraneo, però, a Matteo Renzi. Anche se ha tutte le carte per giocare il suo ruolo in modo efficace, per capacità personali e per qualificate relazioni internazionali, reca con sé il peccato originale di una scelta imposta dal softleninista Napolitano.
Non si riesce a comprendere come non ci si renda conto che il capo del governo abbia il diritto e il dovere di scegliere i suoi ministri in modo fiduciario, portando la responsabilità politica della loro azione. Il fatto che la Costituzione affidi al presidente della Repubblica la nomina dei ministri, non significa ch’egli possa inserirsi nella loro scelta.
Renzi, alla fine, si è piegato: non è il vincitore di un’elezione politica, solo di un congresso di partito.
Il suo orizzonte strategico riguarda la prossima legislatura, non questa. L’intelligenza politica di cui dispone lo spingerà alle urne non appena ottenuta la nuova legge elettorale. Anche a maggio 2014. Guidando il governo alla sua maniera, un misto di annunci popolari insieme a una tempistica molto stretta, ha reali possibilità di aggiudicarsi la maggioranza dei seggi alla Camera e al Senato.
Dopo potrà sfoderare le unghie e impedire a chiunque, si tratti di Napolitano o del suo successore, di sbarrargli la strada con richieste e imposizioni inaccettabili.
Il primo punto all’ordine del giorno per il premier è l’incontro con il suo ministro dell’economia, in precipitoso ritorno dall’Australia, dov’era per una riunione internazionale. Qui, a quattr’occhi, dovrà spiegargli che la prospettiva in cui muoversi è quella del recupero di tutta la sovranità nazionale recuperabile, della contestazione del fiscal compacte della ridefinizione dei rapporti Italia-Unione europea, nel segno dell’equilibrio e dell’equità.
La chiarezza cui lo scout fiorentino sa, di tanto in tanto, ricorrere, serve a evitare la commedia degli equivoci (e degli orrori) che ha caratterizzato l’azione di Saccomanni e Letta.
Nell’interesse dell’Italia, auguri.


Un po’ troppo ottimistico in favore di Renzi..questo articolo di Domenico che sembra dimenticare gli enormi ostacoli posti nel suo percorso verso la prossima legislatura. Prima di porci un possibile secondo incarico sul giovane determinato politico toscano, dovremmo fare una analisi più attenta su quello che l’aspetta nel breve futuro. Un governo è stato fatto, ma non ci sembra di qualità, né tanto diverso da quello precedente..se non per quella figura determinante di un economista probabilmente capace come Padoan. Riguardo alla forzatura di Napolitano ..non si può sottacere il fatto che chiunque..in un certo senso.. finisce col pagare un prezzo..quando non viene portato al premierato dai cittadini.
Ma tornando al suo neonato governo.. sono pochi, e pare.. neanche il cugino,  ad accorgersi del silenzio nei confronti di un incognita che continua ad influire con evidenza sullo sviluppo del nostro Paese. Non una parola..nè una  idea..nemmeno un piccolo progetto in favore del nostro mezzogiorno che oggi impedisce la crescita dell’intero Paese. Ci si è soffermati costantemente sul nostro rapporto con l’Europa senza affrontare con essa un progetto di sviluppo per il Sud. Non si parla di un comune progetto che potrebbe dare forza alla crescita comune di tutta la nostra Nazione.

Per quanto concerne la figura…(forse l’unica e più sicura di questo governo) Pier Carlo Padoan, nuovo ministro dell’economia, possiamo essere più ottimisti, ma non dobbiamo dimenticare che un governo non si può reggere sulla forza di un solo dicastero. Padoan è un buon economista, è professore, è stato consulente presso la Banca Mondiale, la Bce e la Commissione europea. Nominato presidente dell’Istat ha più volte rimarcato il fatto che la situazione è ancora molto delicata ed il nostro Paese sembra aver rallentato il passo. Ha spiegato anche che le tasse che danneggiano  di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’IMU, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono la crescita, sono quelle sul lavoro. Questa sembrerebbe la base del suo delicato lavoro.
Cosa potersi aspettare di meglio..dunque? Pare che per il nuovo ministro sia meglio concentrarsi sulla crescita che sul debito. Ma..proprio per questo.. il problema della nostra crescita non potrà mai essere slegato da un contesto che vede l’economia di un Paese diviso a metà.

v.cacopardo

Nuovo governo: molta immagine..meno qualità!


UN CARENTE ROTTAMATORE
DI VINCENZO CACOPARDO

Adesso che la montagna ha partorito il topolino, vedremo gli esiti e le capacità di un organo governativo che si voleva a tutti i costi di immagine giovanile. Assai poco.. sembra aver contato.. la determinazione di una qualità di fronte alle scelte che continuano a condizionare le solite logiche di interesse dei Partiti.
Nutrendo non pochi dubbi su una possibile rivoluzione dell’assetto costituzionale attraverso le dovute riforme, possiamo solo augurarci che.. questo governo d’immagine..riesca quanto meno a mettere mano alla riforma sul lavoro per poter dare un po’ di respiro e frenare le contestazioni dovute di una classe lavoratrice che negli ultimi tempi si è sentita abbandonata dalla politica.
Oltre ai dubbi sulle capacità di poter approntare quelle necessarie riforme determinanti per il futuro..che sembrano affidate alla giovane ministra Boschi..la quale, per quanto di bell’aspetto, non pare offrire molta fiducia, imitando di continuo il suo leader nel triste copione: “Noi vogliamo un bipolarismo perfetto che possa offrire una governabilità sicura”, ed in tal modo dimostrando ogni dubbio sulla totale mancanza di logica della visione di una politica che dovrebbe lavorare in favore della base, altre incertezze potremmo nutrire sulla neo ministra per le Regioni..la quale sembra aver votato incoerentemente contro il suo stesso governo in seno al suo Partito..Ma con quale prospettiva si può guardare ad un futuro con un simile governo?
Francamente ci saremmo aspettati di più e di meglio! Se inoltre consideriamo la totale mancanza di un progetto per il Sud avvalorata dalla mancanza di un dicastero, possiamo con ragionevolezza porci in una posizione di critica verso chi non intuisce l’importanza di un contesto del meridione che, privo di soluzioni, non potrà mai fare partire lo sviluppo e la crescita dell’intero Paese.
Possiamo forse fare forza sulle capacità di un ministero dell'Economia dove non è arrivato né il politico né un supertecnico di scuola bocconiana  sponsorizzato da Giorgio Napolitano e Mario Draghi. Pier Carlo Padoan, profilo da tecnico - capo economista e segretario generale aggiunto dell'Ocse, ha un passato da consigliere economico con i governi di centrosinistra D'Alema e Amato. Un curriculum nutrito del neoministro con incarichi internazionali che potrebbe far sperare in qualcosa. Troppo poco per chi si sarebbe aspettato da un “rottamatore” maggior coerenza ed una vera rivoluzione su programma e figure.
Se oggi si pensa di superare i problemi attraverso l’unica risorsa delle figure giovanili, difficilmente si potrà pensare di cambiare in una visione positiva. Il tema generazionale deve essere rivisto in termini di idee e di capacità innovative…il nostro Paese ha bisogno di qualità e non di immagine!




21 feb 2014

Risposta ad un comunicato Stampa del Movimento Gente Onesta:


Il Presidente Napolitano, in questi anni ci ha insegnato come, una carica
istituzionale considerata dalla Costituzione "di garanzia" si possa
trasformare in carica politica ed addirittura "governativa" in poche
semplici mosse: 
1) costringere un governo che per quanto inviso ai più era
comunque stato eletto legittimamente da libere elezioni; 
2) nominare un professore amico dei mercati senatore a vita (perchè questo? non era sufficiente nominarlo presidente del COnsiglio?); 
3) Dichiarare di non voler essere rinominato Presidente per poi accettare imponendo l'accettazione della sua linea, pena le dimissioni ed il caos
istituzionale;
4)Nominare un altro membro del Bildelberg presidente del
Consiglio anche in questo caso senza ritenere più opportuno permettere al
Popolo di esprimere; 
5) accettare che questioni interne al partito di maggioranza relativa determinino la politica nazionale nominando il nuovo segretario del PD (nonchè Sindaco di Firenze) senza nemmeno un passaggio parlamentare (dunque il terzo in due anni) che ne confermi la legittimità. Se a questo si aggiunge la richiesta di cancellazione delle intercettazioni telefoniche relative a colloqui con Mancino, sotto processo per mafia, l'aver ricevuto un condannato con tutti gli onori spettanti ad un leader politico qualunque (Silvio Berlusconi), la Sua "sensibilità" (chiamiamola così) rispetto alle richieste da parte dei tecnocrati europei, non comprendiamo davvero quale credibilità istituzionale abbia più il nostro Presidente della Repubblica, quale garanzia oramai sia per il popolo italiano, la sua funzione ecc.
Noi del Movimento Gente Onesta, a differenza del M5Stelle, non chiediamo l'impeachment, ci chiediamo se è più credibile la sua presidenza. 
Giuseppe Prete Presidente
  

Rispondo a questa comunicato inviatomi di recente:
Con tutta la stima che si può nutrire per un Movimento che si ripromette di porre in prima fila l’integrità morale, ormai calpestata nel nostro Paese…non posso condividere questa posizione espressa dal suo Presidente.  
Dubito fortemente che nelle volontà del nostro Presidente Napoletano vi sia il desiderio di non ottemperare alle sue funzioni di garante… Se la lettera intende prescindere dalla incapacità che la politica in questi ultimi anni ha dimostrato..allora    sarebbe anche giusto porsi un dubbio sulla credibilità dell’anziano Presidente. Ma sappiamo tutti quanto il percorso politico dell’ultimo ventennio, invertendo di colpo una rotta..attraverso un sistema bipolare quasi inventato, abbia costretto le azioni della politica indebolendo fortemente l’assetto istituzionale..lasciando spazio all’incapacità dei Partiti e quindi allargando necessariamente i compiti del nostro anziano Presidente.
Una lunga serie di anomalie che ha incancrenito tutta l’attività politica  ed ha, in tal modo.. anche messo in crisi quella “mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, per fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”. Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza, non sembra oggi possibile.
Questa è già di per sé la vera ragione per la quale si ha l’impressione che il nostro anziano Presidente abbia prevaricato un suo compito…ma  in realtà..sembra più esserne rimasto ingiustamente imprigionato. Se a ciò aggiungiamo anche il fatto che quasi tutto il popolo dedito alla politica lo ha invocato.. pregandolo.. affinchè restasse…non possiamo che rendergli grazie.

La vera e primaria colpa ricade sulla politica che in questi ultimi anni non è stata capace di rinnovarsi ed operare le giuste riforme…Ammesso e non concesso.. volessero darsi colpe al nostro Presidente..questi rimarrebbero peccati solo veniali.. rispetto a quelli gravissimi della politica inetta condotta dai Partiti.
vincenzo cacopardo  

Nuovo commento all'articolo di Domenico Cacopardo

Sovranità limitata
di domenico Cacopardo
Che la sovranità degli italiani sia limitata, e non poco, è ormai  acquisito. Tutto è cominciato con la sottoscrizione, nel 1951, del trattato di Parigi con il quale è stata costituita, tra Italia, Francia, Germania Ovest e Benelux, la Ceca, Comunità europea del carbone e dell’acciaio. Da quel giorno è iniziato il percorso verso l’Europa: un susseguirsi di accordi che hanno esteso la cooperazione e la crescita della sovranità comunitaria a scapito di quelle nazionali.
Il punto più stringente è Maastricht (7 febbraio del 1992), con la definizione delle condizioni economiche, politiche e monetarie dell’adesione all’Unione europeae la successiva introduzione della moneta unica, l’euro.
Questa premessa serve a sottolineare come oggi, 2014, la cessione di sovranità risulti a geometria variabile: non tutti i cittadini europei sono uguali; ve ne sono alcuni più uguali degli altri, i tedeschi in primis.
Ciò è stato possibile per ragioni oggettive, il debito, il deficit di bilancio e le mancate riforme, e da ragioni soggettive, cioè governi incapaci di sostenere le nostre ragioni o, peggio, portatori di interessi e visioni in contrasto con la volontà degli italiani e le loro esigenze immediate. Penso a Monti e allo stesso Letta, il cui tremebondo e insicuro ministro dell’economia si è comportato più come un esecutore di volontà e scelte altrui che di un’autonoma visione delle nostre esigenze.
L’ultimo esempio –e il più caldo- è l’Autorità bancaria europea (Eba) che nei giorni scorsi ha adottato una direttiva che produce gravi effetti ulteriormente recessivi sull’Italia. Dalla sua entrata in vigore, le banche potranno soccorrere le imprese in difficoltà una sola volta, mai una seconda e non potranno essere aiutate imprese uscite anche di un solo euro dai limiti di credito deliberati. Da notare che il presidente dell’Eba è un italiano, Andrea Enria, si dice gradito a Draghi e ai tedeschi.
In un simile, difficile contesto, si stanno consumando, nella formazione del nuovo governo Renzi, due invasioni di campo sulla scelta del ministro dell’economia. Da un lato Draghi e la sua potenza di fuoco, volta a ottenere una persona ligia alla sua politica e alla sua cordata, per esempio, ancora l’esangue Saccomanni. Dall’altro il solito protettore della Repubblica, Napolitano, sulla stessa linea di Draghi. L’esigenza cui si appellano questi due impropri consiglieri di Renzi è quella di designare una persona gradita all’Europa, quando invece il problema è quello di individuare un ministro dell’economia di fiducia del presidente del consiglio e, per li rami, degli italiani. Un ministro dell’economia capace di contestare punto per punto le scelte dell’Unione, quando risultano dannose al rilancio dell’Italia, restituendoci quel posto al tavolo delle trattative da troppo tempo abbandonato.
Se Renzi cederà, il destino del governo sarà segnato: l’accettazione di una incostituzionale limitazione dei suoi poteri impedirà la sviluppo di qualsiasi politica di riforme e di sviluppo frantumando quel poco di consenso democratico ancora in piedi.



Solo qualche accenno storico ai trattati dell’Europa ed alla figura di Andrea Enria.. in riferimento alla analisi sempre arguta e convincente del cugino Domenico.
Sappiamo che il trattato di Parigi del 51.. introduce la libera circolazione dei prodotti, senza diritti doganali né tasse, vietando pratiche discriminatorie, sovvenzioni o aiuti imposti dagli Stati. Mentre il trattato sull'Unione europea, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992, entrato in vigore il 1º novembre 1993, ha introdotto fattori esterni e interni che hanno sicuramente contribuito alla  nascita. Sul piano prettamente interno, gli Stati membri intendevano estendere con altre riforme i progressi realizzati dal precedente Atto. Successivamente attraverso il consiglio di Hannover del 88 ed il Consiglio europeo di Dublino nel 90 si è deciso di valutare la necessità di modificare il trattato CE per avanzare verso l'integrazione europea. È stato infine il Consiglio europeo di Roma dei giorni 14 e 15 dicembre 1990 ad aprire le due conferenze intergovernative, i cui lavori sono culminati un anno dopo nel vertice di Maastricht dei giorni 9 e 10 dicembre 1991.
Con il trattato di Maastricht, è risultato chiaramente sorpassato l'obiettivo economico originale della Comunità (ossia la realizzazione di un mercato comune) e si affermata una vocazione politica. Ma è proprio questa “integrazione politica” che non sembra aver trovato i giusti sbocchi positivi. Il riferimento di Domenico ad Andrea Enria, il presidente dell'Eba, la European banking authority, organo di vigilanza bancaria dell'area euro, non è un caso, in quanto la sua l'authority  ha il compito di emanare i principi-guida della futura vigilanza che.. non solo rischia di mettere in grave difficoltà molte banche italiane, ma anche di chiudere definitivamente i rubinetti del credito alle imprese. Questo economista italiano a cui fa riferimento il cugino, presiede l’Autorità Bancaria Europea  e dal  2008 al 2010 è stato anche a capo della supervisione bancaria della Banca d’Italia. Un altro Bocconiano che ha anche studiato  all'Università di Cambridge. Non dimentichiamo che alla fine del 2011 il signor Enria ha esortato le banche italiane per aumentare il loro capitale, asserendo che per la natura della debito sovrano, la crisi avrebbe reso indispensabile"

Sembra che in  un'audizione al Senato italiano di due anni fa, Andrea Enria avesse affermato che l'Eba era impegnata a evitare «un ulteriore impulso alla contrazione del credito». ... Per via della debolezza strutturale delle nostre banche e l'improvviso innalzamento della soglia in tempi virtualmente impossibili.. è stato come se qualcuno avesse chiesto a ognuno di noi di raddoppiare il proprio patrimonio nel giro di pochi mesi…raggiungendo, al contrario, un effetto che lo stesso Enria si era impegnato ad evitare.

Per quanto concerne il nuovo governo, possiamo e dobbiamo sperare che il giovane Premier Renzi proponga una nuova figura al ministero dell'economia che possa offrire una politica più creativa alle esigenze del nostro Paese.
vincenzo cacopardo




20 feb 2014

Lo show vince…la politica perde


di vincenzo cacopardo
Non c’è dubbio che Grillo nel suo dialogo pone tanti dubbi sui quali non gli si può dare torto..soprattutto quando accenna alle discrasie del sistema… al potere delle banche e delle potenti lobbies.
Ma se la sua posizione in partenza è positiva, finisce sempre col concludersi in modo spropositato..definendosi con un assolutismo senza precedenti che non potrà mai dare un positivo sviluppo al suo movimento. Così ancora una volta, Beppe Grillo, non ha perso l’occasione di mettere in difficoltà il suo “ebetino”( come lui stesso lo ha ripetutamente definito)..urlandogli di non essere credibile in quanto fin troppo amalgamato col vecchio sistema.
Nell’assordante silenzio dei suoi accompagnatori, membri del Movimento, Grillo, ha ancora una volta, potuto dimostrare la totale oligarchia regnante in M5S.  
Sull’altra sponda..è sembrato commovente (per non dire imbarazzato) il commento di Renzi di fronte ai giornalisti..all’uscita ..allorquando accenna ad un affettuoso abbraccio al popolo che ha votato in favore del Movimento pentastellato: La sua estrema sottomissione all’irrispettoso comportamento ai limiti di ogni masochismo, dopo un simile trattamento, fa pensare.. se messa a confronto con una certa disponibilità di accattivarsi un loro possibile consenso.
Ma non possiamo tralasciare l’evidente e persistente atteggiamento di Grillo nel voler ridicolizzare ogni aspetto istituzionale, buttando sulla teatralità ogni percorso della politica odierna. Tutto ciò era  prevedibile..ma per Renzi ogni occasione va presa ed usata, secondo le regole del suo copione che deve mettere in evidenza un decisionismo ed una determinazione fuori dal comune per attirare gli animi di una buona parte del nostro Paese.

Mentre la stampa continua a decantare il dialogo dei due contendenti in streaming..proiettandolo all’infinito e proponendovi sondaggi, non si perde occasione di esaltare, ancora una volta, una gara tra le figure, dimenticando l’indispensabile immedesimazione degli impellenti programmi.

Lo show vince e la politica perde!

19 feb 2014

La doppia maggioranza ed i possibili conflitti

di vincenzo Cacopardo
L’errore oggi.. continua ad essere quello di considerare il bisogno di un governo…quando, invece, quello che necessita per il Paese, sono le fondamenta necessarie per potergli dare una  solida base.
Sono in tanti ad arrovellarsi nella ricerca assurda di un governo sicuro e nel contempo.. la politica, per effetto di un naturale sistema di democrazia, a ragion veduta, non vuole sentirsi ingabbiata dal peso e dall'obbligo di una qualunque governabilità. ..Questo deve ormai considerasi come un processo naturale del percorso logico dei ruoli della politica..La governabilità resterà sempre un fine!
In un mio precedente post scrissi su Renzi e sulla fretta..(additando..questa.. come una brutta consigliera)..scrissi: “Se possiamo valutare positivamente Matteo Renzi per quel suo decisionismo tanto pragmatico quanto categorico e vincolante, non altrettanto positivamente possiamo sostenerlo in quella  ricerca di dialogo doverosa e fondamentale persino in seno al suo Partito. In realtà non sembra per nulla costruttivo valutare positivamente chi oggi opera per riformare una politica correndo…La premura pur portando risultati immediati, rischia di riportarci una scarsissima qualità sulle scelte (la nuova legge elettorale né è la prima prova). Se in questo modo.. vedremo la possibile metamorfosi nel breve tempo…saremo costretti a pagare l’alto costo della scarsa qualità delle azioni di rinnovamento. Una qualità che.. in sé dovrebbe disegnare la nuova svolta per quel cambiamento tanto declamato e voluto dalla popolazione”.
E’ proprio così!..la premura non paga!..e la sua accelerazione pare sia  dovuta dal fatto che i tempi stringono. Ma il rischio, oggi, è il solito pasticcio all’italiana che potrebbe vedere una maggioranza di governo separata da un’altra maggioranza sulle riforme…Altre anomalie consolidate dal tempo in mancanza di una assenza totale di altre riforme che nel passato si sarebbero dovuto ricercare ed operare.
Un possibile governo Renzi-Alfano.. contrasterà con l’alleanza  Renzi –Berlusconi per la definizione delle riforme?..
E’ la domanda lecita di chi oggi guarda attonito il procedere delle ultime novità di questa politica che si è sempre mossa con la lentezza di una lumaca e che oggi pretende una accelerazione oltre il dovuto...una impennata senza limiti..
Renzi..con una singolare maggioranza doppia, impone la sua governabilità e sembra voler  condizionare le riforme. Oltre ad essere determinato ed ambizioso appare persino superficiale se non si accorgesse di quanto conflittuale e contraddittorio appare questo percorso.


Una cosa è certa: Questo modo di far politica..svenderà quel poco che resta della nostra democrazia!   

Un commento di Domenico Cacopardo sulla politica americana nel medio oriente



Non c’è da stare allegri
L’Italia è il Paese delle meraviglie. Infatti, l’onorevole Corte dei conti intende processare Standard&Poor's, per non aver considerato nel nostro rating, il valore delle bellezze artistiche (non è uno scherzo).
C’è, però, da ritenere che italiani e loro governanti siano talmente abbacinati dal patrimonio culturale da non curarsi degli urgenti problemi di politica estera.
Oggi non parliamo della disgraziata vicenda marò ma di Medio Oriente.
In Siria c’è una guerra civile, promossa dagli occidentali, in primis Obama e la Francia, perché i principi di libertà abbiano anche lì applicazione. Denaro e armi per i ribelli. Tra i quali appartenenti ad Al Qaeda. Aiutando gli insorti, sono stati, quindi, aiutati indirettamente i terroristi diventati, oggi, la forza più organizzata e potente dello schieramento. Hanno conquistato parte dell’Iraq creando contiguità territoriale (e di governo): una sorta di nuovo Stato qaedista.
Dobbiamo riconoscere che è una fortuna per l’Occidente che l’Iran sostenga Assad, ponendo, tramite suo, un argine al dilagare del terrorismo.
L’Arabia Saudita, alleato di ferro degli Stati Uniti, temendo l’Iran, ha concluso un accordo con il Pakistan da cui riceverà testate nucleari (un nuovo attore nel palcoscenico atomico in violazione del trattato di non proliferazione) e missili per trasportarle. Anche Tokio ha definito un trattato con l’Arabia Saudita per la fornitura di armi di nuova generazione e di apparati tecnologici.
La principale causa di questa evoluzione sono i giri di valzer di Obama: amico dei ribelli, ma anche alla ricerca dell’amicizia dell’Iran nemico dei ribelli.
Al Cairo, dopo avere puntato sul deposto Morsi, che ha aperto le frontiere con Hamas e rimesso in circolazione gli integralisti più fanatici, il presidente USA s’è mostrato così freddo nei confronti del prossimo raìs El Sisi da spingerlo tra le braccia di Putin da cui riceverà Mig e mezzi corazzati di ultima generazione.
Sullo sfondo, l’imminente abbandono dell’Afghanistan, dopo miliardi di dollari gettati al vento (euro per l’Italia) e migliaia di caduti (un centinaio italiani), avendo sostenuto Hamid Karzai, la cui famiglia è la maggiore produttrice di oppio del Paese. Per non farsi mancare nulla, l’America tratta segretamente con i talebani, più per evitare una strage al momento dell’abbandono che per contare nel futuro.
Insomma, in questo scacchiere, la politica americana è un colossale disastro.
Ora si capisce perché nel secondo mandato Obama abbia rinunciato alla logica ferrea e alla disciplina di Hillary Clinton per chiamare l’imbarazzante Kerry, prono agli input presidenziali.
Se, poi, osserviamo il Libano e la Libia, non possiamo che essere presi dallo sconforto, visto che in Libano c’è un contingente italiano, inviato quando contavamo qualcosa in Europa, e in Libia c’è il caos. Da qui continueranno a riversarsi sulle coste nazionali  altre migliaia di derelitti.
Purtroppo, alla Farnesina, siede il fantasma di un peso piuma e l’idea di una conferma della Bonino è talmente sconfortante da farci temere che anche Renzi sia affetto da autolesionismo.



18 feb 2014

Una lettera del Consigliere Cacopardo a Matteo Renzi

Caro Matteo ti scrivo ...
Di Domenico Cacopardo


L’ultimo giro di indiscrezioni posizionerebbe il presidente incaricato Matteo Renzi sul palcoscenico di un vecchio vaudeville.
Dio non voglia che le indiscrezioni siano veritiere: troveremmo al governo una serie di arnesi consunti insieme a noti personaggi della commedia dell’arte.
Dietro di loro, risalirebbe a cavallo l’intera schiera di capi di gabinetto, di capi ufficio legislativo che, con direttori di dipartimento, segretari generali e direttori generali, ha di fatto governato l’Italia negli ultimi vent’anni condannandola all’immobilismo e alla paralisi.
I decreti legislativi (o delegati) sono stati lo strumento del loro opaco e devastante potere: il Parlamento adotta una legge-quadro(più o meno) che per essere applicata rende necessari più decreti.
Le vere decisioni, quindi, si assumono su questo terreno, fuori dal Parlamento.
Il decreto(ne mancano oltre 150) viene trattato in stanze segrete, negoziato con parti interessate e correlate, infine, depositato negli uffici del Dipartimento affari legislativi della presidenza del Consiglio che completa la cosiddetta istruttoria, cioè il finale do ut des.
Il percorso prevede, però, che prima di diventare operativi questi provvedimenti debbano ottenere il parere favorevole del Consiglio di Stato. È qui, dunque, che risiede una parte importante delle politiche economiche, finanziarie, del lavoro e delle infrastrutture. È in questo luogo autoreferenziale e irresponsabile (nel senso che non risponde a nessuno) che nasce il dilagante peso dei magistrati amministrativi e la loro capacità di condizionare l’attività di Parlamento e governo.
Non si può cambiare nessun verso, caro Matteo Renzi, se la sostanza della squadra di governo (il secondo livello) sarà costituita dal solito ceto intermedio che ha diretto i ministeri senza controlli.
La strada del cambiamento passa dalla lotta ai conflitti di interesse e dalla smobilitazione della sezione affari normativi del Consiglio di Stato, le forche caudine degli atti di governo significativi.
Sento le repliche dei miei excolleghi: il loro lavoro consiste nel rendere inoppugnabili i decreti legislativi, perfetti per legittimità costituzionale e coordinamento tra leggi.
Non ci creda, caro Matteo Renzi: se la sua squadra di governo sarà costituita da gente preparata, se rifiuterà le invasioni di campo di Napolitano, se insomma farà un governo vero di vero rinnovamento, imponga ai suoi ministri lo sbaraccamento dell’alta burocrazia e l’allontanamento di tanti “esperti”, consiglieri, giudici amministrativi, contabili e avvocati dello Stato.
I suoi ministri non sapranno perché li allontaneranno, se li allontaneranno. Ma gli allontanati lo capiranno bene.
Un’ultima notazione: il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, segretario del consiglio dei ministri deve avere il sedere di pietra e intendersene di leggi e di legislatori. E deve essere la persona cui affidare il coordinamento delle scelte dei ministri per i capi dei gabinetto, degli uffici legislativi e dei dipartimenti (attenzione ai curricula: più sono nutriti meno i loro titolari sono appetibili).

Altrimenti, la sua strada, caro Renzi, è segnata.