19 mar 2014

Un nuovo appunto di Domenico Cacopardo

La presenza di Putin non viene considerata come elemento di stabilizzazione di un’area fortemente a rischio per la presenza di regimi autoritari dotati di grandi risorse, prima di tutto energetiche, e di nazioni deboli, sussidiate , per la loro esistenza, dalla Russia medesima.
La presenza di Putin con la sua esondante dose di orgoglio nazionale (segreto del suo successo in patria) è erroneamente considerata portatrice di pericoli per la forza di attrazione che sa esprimere verso il mondo russofono.
Quindi, ripresa della politica di accerchiamento, per limitare il suo ruolo politico ed economico..
Illusioni da apprendisti e stregoni.
Infatti, se Obama crede possibile riportare la Russia nelle condizioni in cui si trovò dopo il fallito golpe degli anni ’90, che determinarono gli errori politici di quegli anni, ha perso (e l’hanno persa anche i suoi servizi d’informazione) la conoscenza dei luoghi, degli schieramenti e del sentimento popolare. E, ad ampliare la sensazione di incertezza su obiettivi e strumenti, ci si mette anche l'imbarazzante imperizia del segretario di Stato Kerry.
In realtà, nello scenario politico mondiale, c'è un solo elemento di novità, tale da rimettere in discussione antichi equilibri e consolidate relazioni economiche:  si tratta dello shale gas, il nuovo combustibile estratto dalle rocce americane che darà agli USA alcuni decenni di autosufficienza energetica.  Una indipendenza che potrebbe spingere la Casa Bianca sulla strada di un neoisolazionismo. Il che non è detto che sia il male assoluto.
Di conseguenza, perderanno peso i tradizionali produttori di olio e di gas a cominciare dai paesi del golfo Persico. Si accentuerà invece la dipendenza europea da essi, e con essa il suo declino strategico, inarrestabile almeno finché la dottrina neoliberista influenzerà la casta di euro burocrati che allontana sempre più l’Unione dagli europei. L’idea di trasformare l’Europa in un’altra Cina, competitiva con il resto del globo sul piano dei prezzi e dei costi può esserci fatale.
Non si capisce, quindi, questa sorta di infatuazione collettiva per i destini della Crimea, tenuto conto che, nel recente passato, di operazioni tipo Crimea si sono macchiate l'Europa, la Francia e la Germania (Balcani). E non si capisce nemmeno l'improvvisa bellicosità franco-inglese che ha prodotto danni irreversibili nella sponda Sud del Mediterraneo. Quanto a noi, nonostante Renzi, siamo alla paralisi energetica: niente rigassificatori, niente rilancio dell'energia idroelettrica (imponenti le nostre riserve), niente prospezioni ed estrazioni dell'olio e del gas di cui disponiamo in abbondanza nel nostro sottosuolo. Sarebbe ora che proprio Renzi indicasse agli italiani le camicie di forza che ci impediscono di vivere e svilupparci.


(nota di v.cacopardo)
Per maggiore conoscenza del lettore:
Lo shale gas ha rivoluzionato il mondo dell’energia. Si tratta di gas naturale racchiuso in particolari formazioni di rocce, per la cui estrazione si ricorre a una perforazione idraulica con impiego di solventi e pompaggio massiccio di sostanze liquide. Un pozzo tradizionale di gas è generalmente una formazione unica di grandi dimensioni; per lo shale, dobbiamo pensare a tante formazioni più piccole, che vengono perforate tramite una tecnica definita “fracking”.


Lo shale gas (estratto dalle rocce con perforazione idraulica) non è solo una rivoluzione energetica, ma anche geopolitica. Gli Usa sognano l’indipendenza dalle importazioni e dal 2030 Medio Oriente e Russia si indeboliranno. La Ue ha giacimenti importanti in Romania e Polonia. Ma difficilmente li sfrutterà a pieno.

18 mar 2014

Europeisti ed antieuropeisti..La discordia aumenta..



CAMBIARE LE REGOLE DEL GIOCO? PER IL PREMIER MATTEO RENZI  LA ANALOGIA CON LO SPORT E’ ORMAI CONSUETUDINE.

di vincenzo cacopardo
Volando in Germania dopo essere passato dalla Francia, Matteo Renzi ha incontrato Angela Merkel. Col tono di chi intende proteggere il nostro Paese in Europa, il giovane premier ha giustamente chiarito la posizione della nostra Nazione "L'Italia vuole guidare l'Europa perchè non siamo l'ultimo vagone" Queste le parole che hanno scosso la Merkel la quale risponde dicendosi molto colpita dal cambiamento strutturale che si sta verificando in Italia..e sorpresa dal coraggio dimostrato da Renzi.
A differenza di ciò che la stampa tedesca asseriva, le proposte argomentate dal nuovo Premier, sembrano convincere Berlino. La Merkel è dunque sicura che il nostro Paese non sforerà i parametri rispettando il fiscal compact…E non poteva che essere così..dato che le parole di Matteo Renzi viaggiano..adesso.. per convincere sia il nostro… che tutti gli altri Paesi dell’area europea.
Nel ribadire che le riforme sono fatte per noi ed i nostri figli e non per i partner europei, Matteo Renzi ha sottolineato l’orgoglio stesso dell’Italia per un  cambiamento necessario anche al fine di credere ad una unione Europea che non deve apparire come la causa dei nostri problemi ed aggiunge: “Bisogna cambiare le regole del gioco”. Dal canto suo la Cancelliera si è limitata a dichiarare che si continuerà a vigilare perche’ le parole del governo italiano si trasformino in concreti provvedimenti.

Se cambiare regole del gioco nello sport è una cosa…cambiarle in politica non è lo stesso…la politica non è un gioco! Il vero problema…adesso.. si presenterà nei fatti e cioè al momento di trovare le risorse per le quali Renzi sembrerebbe essere tranquillo: L’opera di convincimento verso l’Europa era importante e non poteva che essere esposta con il solito positivismo e la determinazione innata che lo contraddistingue….insomma non ci si poteva che aspettare questo e non certamente un pianto da parte dell’Italia in favore di un tentativo di sforamento dei conti. In proposito non pare nemmeno essere mancata una sviolinata in favore del Paese della Cancelliera.. allorquando il Presidente del Consiglio ha ribadito che dopo 5 anni di sconfitte si deve cambiare gioco…anche attraverso un modello che potrebbe essere dato dalle politiche del lavoro tedesche.
La posizione di Renzi è stata netta a favore di quell’Europa che pare intensificare un predominio tedesco..mentre nei Paesi si va intensificando il divario tra i proeuropeisti e  antieuropeisti. Lo scenario internazionale vede in Francia il partito del Fronte nazionale di Marine Le Pen aumentare nel consenso a dismisura ed in Italia.. il Movimento di Grillo che insieme alla Lega tocca quasi il 30% dei consensi nazionali …tutti avversi alla  politica europea e contro la sua moneta.
In questo quadro… al di là di ogni regola del gioco (come la intende Renzi) bisognerebbe capire se una politica europea non debba potersi esprimere meglio attraverso una logica che possa soddisfare le esigenze dei propri Paesi oltre che sul piano economico anche in quello delle esigenze strutturali e della cultura.
A tal proposito… la Comunità europea pare lavorare per il preciso compito  di semplificare ogni percorso dei singoli Paesi ed allo scopo di poter dirigere la sua politica attraverso due sole linee in seno al Parlamento Europeo (che oggi si identificano nel PPE e nel PSE -una sorta di centrosinistra e centrodestra). Così facendo.. si vuole premere per rendere più semplificativo il quadro e garantire maggior forza ad una governabilità internazionale…continuando a mortificare una cultura e la libera azione delle idee e dei Partiti….
      









17 mar 2014

IL LAVORO...TRA GIOVANI E JOB ACT ....

di vincenzo cacopardo

Quando con il Decreto Legge del 24 gennaio 2012 , convertito in legge il 24 marzo 2012,  con il governo Monti.. si rendeva possibile la costituzione di società semplificate, a responsabilità limitata, da parte degli under 35, con costi minimi e con particolari condizioni di vantaggio, si pensava di rendere più agevole l’iniziativa di lavoro dei giovani. C’èra interesse e molta voglia di scommettere e di combattere la gravissima recessione in corso e la devastante disoccupazione che, soprattutto al sud, colpiva oltre il 50% dei giovani. A migliaia di giovani si sarebbe data la possibilità di aprire una srl semplificata senza i costi della tradizionale srl.
Quella iniziativa si proponeva come un impegno verso un’occasione di crescita e di sviluppo, ma oggi molti di questi giovani sono completamente sfiduciati verso le istituzioni del Paese che avevano loro promesso norme importanti per il  futuro. La semplificazione dei costi sulle iniziative del lavoro è oggi indispensabile nonostante le solenni promesse di ogni governo che, al di là di ogni scontata garanzia, non sembrano in grado di predisporsi nei fatti attraverso una metodologia costruttiva più fattibile. Ulteriori promesse arrivano oggi dal governo Renzi che attraverso il suo “Job Act” , pur interessandosi alle varie tipologie di lavoro attraverso le formulazioni di contratti a tempo determinato, non sembrano avvantaggiare uno sviluppo con la forza di una spinta propulsiva verso nuove iniziative.
Nuove intraprese andrebbero incoraggiate ed accompagnate soprattutto sul piano del contenuto innovativo che potrebbero apportare: contenuti anche qualitativi che definiscono la vera crescita. Se è vero che a Matteo Renzi interessano i ragazzi che non trovano un lavoro e non i sindacalisti o le associazioni di categoria, il problema oltre ad una indispensabile semplificazione, non può essere affrontato solo nell’ottica di consentire loro di lavorare, ma anche di come offrirgli un lavoro per predisporsi ad una crescita più utile e cioè… quello di incoraggiarli sulla messa in atto delle loro idee. A parte i  frequenti slogan del giovane Premier tipo: dobbiamo riprenderci l’orgoglio di essere italiani, la sua azione di rinnovamento nei confronti del lavoro giovanile.. dovrebbe essere quella di una nuova cultura basata soprattutto sulla qualità delle loro idee, altrimenti il rischio sarà quello di aumentare una spesa senza accompagnare una vera crescita.
Su alcune riforme più complesse…l’azione politica di Renzi, pur forte nella sua determinazione e nell’impulso verso un cambiamento, a volte appare grossolana: via Senato, via province e via consiglieri, via auto blu, via un po’ tutto...Un  'trancher' secco solo sulla base di un risparmio e senza una metodologia che possa far riflettere meglio verso una logica ed un’ analisi più ponderata.  L’unica logica che si scorge è quella un po’ populista ed un po’ retorica del  “Basta sprechi della politica, soldi nelle tasche dei cittadini”.

Nelle prossime ore il Presidente del consiglio incontrerà Angela Merkel per presentargli il suo piano del lavoro: Le sue parole sono “Le voglio semplicemente mostrare il percorso di riforme che l’Italia ha in testa, un percorso che non ha fatto nessuno in Europa in questo tempo”. Il fatto è che questo percorso non sembra appartenere del tutto all’Italia, né al cittadino italiano che in verità non lo ha nemmeno votato, ma solo a lui  ed alla sua particolare brama di voler figurarsi come quell’uomo del Monte che.. nelle pubblicità di un tempo.. asseriva il suo si!
Dobbiamo affidarci al suo lavoro di bravo venditore... forse.. solo per la mancanza di una buona politica che ha lasciato un vuoto incolmabile.   



16 mar 2014

Un breve commento alla posta di Paolo Speciale

L'EDONISMO RENZIANO 
di Paolo Speciale

La ciclicità storico-politica è un dato obiettivo sotto gli occhi di tutti di cui il nostro Presidente del Consiglio costituisce, per certi versi,indiscutibile conferma. Ciò non vuol dire però che ciascun soggetto che si affaccia al massimo orizzonte della vita pubblica non abbia una sua peculiarità, spesso costituita da elementi nuovi che si intrecciano in modo imprevedibile con altri già noti alle masse.
Se di “era renziana”possiamo già dissertare, ciò che ne rappresenta una reale innovazione - seppure anch'essa ripetuta a fasi alterne nel tempo - è certamente l'elemento di svolta generazionale, già anticipato con la breve esperienza di Letta ed oggi rafforzato dalla presenza nell'Esecutivo di più under 40.
Molti si sono cimentati nella valutazione della qualità della comunicazione operata dal nuovo premier; chiara, precisa, spigliata e realistica per taluni commentatori; vuota, sfacciatamente convenzionale e falsa per altri. Entrambe tali posizioni vengono diffusamente riconosciute comuni ad un noto predecessore, di parte politica opposta, che ha avuto a disposizione un ventennio per diventare soltanto quel “Cavaliere” ancora oggetto del desiderio presso una opinione pubblica che vi trova un sano anti-europeismo ritenuto utile per uscire dalla crisi economica.
Ma Renzi può essere considerato europeista? Il suo richiamo alla riscoperta di un orgoglio di tipo nazionalista basato sulla storica dote del rimboccarsi le maniche rivela la volontà di un affrancamento dalle condizionanti e vigili maglie della politica economica comunitaria? O piuttosto il desiderio di conquista della stanza dei bottoni da parte di un Paese che ormai da anni soffre l'imbarazzo di un complesso di inferiorità che mal si concilia con il suo ruolo di “fondatore e primo sottoscrittore” di tutti i passaggi diplomatici generanti il processo unificatore del vecchio continente?
A questo proposito il Presidente Napolitano, puntuale, ricorda la imprescindibilità dell'elemento unitivo-comunitario non solo per ottimizzare la necessaria politica economica finalizzata alla ripresa, ma anche per indicare, come può ma non potrebbe, l'indirizzo politico di pertinenza del Governo.
Un elemento assolutamente nuovo che a prima vista sembrerebbe di matrice esclusivamente renziana potrebbe essere il preciso impegno assunto dal premier direttamente con i cittadini, che implica in sé il dovere di mantenerlo come se si trattasse di un patto stipulato tra galantuomini; ma anche questo ricorda implacabilmente la firma unilaterale di un contratto che fece storia nella programmazione dei talk-show televisivi; ed anche la manifestata intenzione di un ritiro dalla vita pubblica in caso di fallimento è assimilabile alla promessa berlusconiana – rivelatasi poi di marinaio - di non ricandidarsi in caso di manifesta non attuazione anche di una sola parte del programma pre-disposto e pro-posto.
E che dire del ritrovato“edonismo reaganiano” che torna a costituire teoria fondante ed esemplare per ogni governato? Eccezion fatta dalla condanna di uno stato assistenzialista, appare evidente la netta predilezione per il libero mercato, per i tagli alla spesa pubblica ed infine per la riduzione delle imposte; tutti elementi comuni con la destra berlusconiana e con questo Nuovo Centro Destra sempre meno lontano dai quartier generali di Palazzo Grazioli e di Arcore.
Perchè è difficile dunque cercare e reperire oggi elementi caratterizzanti e tipici di una reale innovazione che però è stata legittimamente annunciata e che ha riacceso le speranze di molti?
Perchè Renzi non è ancora riuscito a scrollarsi di dosso – e non è detto che non ci riesca – le accuse di un'opposizione populista ma sincera che ne fanno un instancabile e perenne conciliatore tra le istanze di un Partito Democratico a struttura piramidale, su base egualitaria, tenuto alla tutela delle fasce di reddito medio-basse, ed influenti gruppi di pressione, costituiti da forti poteri economici socialmente collegati a quelle fasce, che a loro volta ne garantiscono la produttività e la competitività anche internazionale.

La lucida analisi di Paolo mi spinge ad entrare nel dialogo in riferimento a quell’edonismo reaganiano che tocca in pieno la personalità del neo Premier.. i cui elementi comuni di matrice berlusconiana.. si mettono sempre di più in evidenza.  I consensi, anche intellettuali, che Renzi richiama attraverso l’uso e l’abuso degli slogan, contribuiscono al formarsi di un pensiero ormai diffuso  che, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, danno la percezione del particolare cambiamento che è in atto.
Ma è importante saper distinguere con raziocinio. Per ricordare il pensiero  di quella vecchia, ma saggia, classe politica di sinistra: Se è vero che senza un raeganesimo non sarebbe mai venuto fuori un berlusconismo…è anche vero che senza di questo, non avrebbe mai imperversato il nuovo Renzismo.


Non v’è dubbio che i pensatori che tramano dietro questo rituale edonista, sono personaggi scelti con cura in base alla capacità di comunicare… sovrapponendo slogan e rendendo il tutto condito da una atmosfera di epicureismo accattivante. Nell’era del Raeganismo si sostenevano letture come «L’insostenibile leggerezza dell’Essere» di Kundera, «Il pensiero debole» di Vattimo, «L’impero dell’Effimero» di Lipovetsky, «L’estetica del brutto» di Rosenkranz, «L’ideologia del traditore» di Bonito Oliva. Oggi è più difficile indicare dei titoli da collegare a quell’edonismo Renziano a cui fa riferimento l’amico Paolo, poiché l’era del giovane sindaco d’Italia sta per nascere e, malgrado l’evidente ascesa suggestiva e seducente…  non si è ancora definito il suo  edonismo.
v.cacopardo

15 mar 2014

Senza crescita non c’è sviluppo



UN PROGETTO NON COMPLETO PER LA CRESCITA


di vincenzo cacopardo

Senza crescita vi è maggiore disoccupazione… e l’aumento dell’occupazione potrà portare conseguenze ben peggiori! Qualcuno plaude al piano di Renzi e qualche altro  preferisce attendere gli esiti delle sue proposte alla manovra. I provvedimenti del giovane Premier sembrano mirare ad un aumento in busta paga di una fetta dei lavoratori ma  non garantiscono una vera crescita. Poca l’attenzione sulle imprese se non per quella piccola percentuale di ribasso sull’IRAP ed il costo sull’energia elettrica.
In realtà per una vera crescita occorrerebbero idee più adatte e più spinte verso l’intrapresa. Sono certo che qualsiasi famiglia con un reddito sotto i 1500 euro mensili preferirebbe che i propri figli potessero trovare un lavoro e spingersi a rendersi autonomi ed indipendenti.
Proviamo ad immaginare se di questi 10 miliardi ne fossero stati investiti solo la metà (una cifra più sicura da coprire) per attività produttive che guardano all’innovazione e proposte dai tanti giovani capaci, suggerendo alle banche di entrare in società per un periodo da definire, integrando, così, l’investimento. In tal modo si sarebbe potuto dare agli istituti bancari l’incarico di gestire, attraverso una precisa normativa, tali risorse dello Stato… offrendogli la possibilità (o l’opportunità), ove vi scorgessero buone idee ed innovazione, di entrare in quota nell’investimento…( una parte a contributo dello Stato e l’altra finanziata dall’istituto di credito in  quota societaria). Accompagnando un processo di nascita e crescita delle piccole aziende sotto il profilo di nuove iniziative che devono basarsi esclusivamente sulla qualità e sulle idee. Si sarebbero, forse, potuti aprire migliaia di nuove piccole realtà produttive che avrebbero offerto quella spinta necessaria per la crescita.. arricchendo tra l’altro il gettito di IVA, attraverso il quale si sarebbe potuto valutare una forte contrazione dell’IRAP lungo il loro breve periodo di startup.
Il nostro Paese deve credere di più alla preziosa risorsa dei distretti industriali ed alle specializzazioni tradizionali poiché potrebbero essere sufficienti a garantire il successo nelle sfide economiche e tecnologiche future spinte dai processi di globalizzazione, rimane perciò fondamentale puntare sulla nostra qualità e sulle idee. 
Al contrario le banche dovrebbero tornare a fare le banche! Oggi..avrebbero il diritto-dovere di rischiare entrando in “equity”  investendo per e con le nuove iniziative, sposandone… per un periodo di tempo (fino al rientro della propria quota con i relativi interessi) la crescita e portandole verso un reale sviluppo.  Il loro scopo primario non potrà mai essere quello di un’attività finanziaria, ma di una reale crescita legata al territorio…un’opera di accompagnamento a chi lavora per la rinascita del nostro Paese.  
Il progetto di Renzi, malgrado la sua seducente comunicazione, non è completo perché non spinge verso una vera crescita e… per questi 10 miliardi, si affida alla promessa di 80 euro al mese in busta paga per una determinata classe sociale escludendo chi oggi è alla ricerca di lavoro e non può esprimersi in intraprese innovative e di sviluppo. Una promessa, la sua, che suona come una sorta di promozione simile a quella diffusa nel passato nelle tante "televendite" proposte dal Cavaliere per la ricerca di un consenso: Questo non vuol dire esattamente crescita e non è neanche detto che tale cifra di aumento venga.. poi.. rimessa in giro.
E’ inutile cercare di mettere a posto i conti dello Stato con analoghi percorsi.... alla luce del devastante debito pubblico del nostro Paese..Senza iniziative non c’è crescita e senza crescita non potrà mai esservi sviluppo!




14 mar 2014

L’APOCATASTASI DI MATTEO


di vincenzo Cacopardo

In termini prettamente filosofici,  traendo l'ipotesi dalla fisica di Eraclito, l'apocatastasi indica il "ristabilimento" dell'universo nel suo stato originario. (La relazione è con il compimento del giro di rivoluzione di un astro che ritorna alla sua originaria posizione). Eraclito asseriva che tutti coloro che vivono sulla terra sono condannati a restare lontani dalla verità a causa della loro miserabile follia che consisteva nel "placare l'insaziabilità dei sensi" e nell'ambizione al potere. Lui ne restava immune poiché ne rifuggiva, ma il suo pensiero.. è sempre stato particolarmente difficile da comprendere ed interpretato nei modi più diversi. 
Tornando al significato del termine “apocatastasi”, nella concezione neoplatonista.. sta ad indicare il ritorno dei singoli enti all'unità originaria, un ritorno possibile tramite l’ascesi filosofica. Un termine che venne usato dagli stoici antichi per indicare il riformarsi e ripetersi, in tutti i suoi particolari, del mondo dopo la sua distruzione. Oggi, questo termine poco usato, sta ad indicare sinteticamente un ritorno del mondo alla sua primitiva perfezione.
Un termine che ben si concilia con l’opera ambiziosa del giovane sindaco d’Italia sul quale tutti noi ormai sembriamo dover porre ogni speranza: Se Grillo col suo movimento è stato uno sprone nel placare quell'”insaziabilità dei sensi e l'ambizione al potere”, Renzi oggi, proprio attraverso l’insegna dell’apocatastasi, sembra volersi dedicare in direzione di un ritorno del Paese verso l’opera di un effettivo compimento. Non si tratta in realtà di rimettere a posto le cose nella primitiva perfezione dopo il decadente periodo di distruzione, sebbene di compiere quel giro “di rivoluzione astrale” rimettendo al loro posto le funzioni istituzionali e quelle di una politica economica ormai smarrite in un’orbita gravitazionale extraterrestre. Il giovane Premier nell’opera di “ristabilire”.. (come nella visione cosmologica della realtà), essendo sotteso agli eventi, potrà trovare immense difficoltà nel riordinare e riedificare un mondo quasi annientato dalle incapacità.
Per chiudere l’argomento sul piano della filosofia stoica in relazione al ciclo dei mondi reiterati…(distruzioni e riedificazioni) giusto appunto quello che viene definito come l'apocatastasi : Se è vero che la ragione presuppone una perfezione logica sempre identica a se stessa, è anche vero che il tempo ha un andamento ciclico, (e cioè tutti gli eventi sono destinati a ritornare uguali a se stessi e sempre nella stessa e medesima forma).
Una comparazione un pò cinica, ma che potrebbe persino avere dei risvolti positivi..  se diretta al lavoro del giovane Renzi..Comunque sempre relativa ad un processo naturale corrispondente ad una realtà scientifica.










13 mar 2014

Renzi richiama il consenso di diecimilioni di cittadini


Le voci dicono che.. a Palazzo Chigi, Renzi abbia rifinito il suo piano per il lavoro e l’economia assieme al sottosegretario Delrio e con il ministro Padoan a Bruxelles tramite telefono. Adesso il governo  presenterà i provvedimenti dal taglio del cuneo fiscale, alla decurtazione dell'Irap fino alla copertura con l'innalzamento della tassazione sulle rendite" dal 20 al 26%...e dovrà completarlo prima delle elezioni europee.

Renzi spiega che già da Maggio prossimo 10 milioni di lavoratori si troveranno ottanta euro in più in busta paga". Questo sembra essere l’asso vincente del giovane premier fiorentino!.. Ma all'ordine del giorno c’è anche il Jobs Act e le altre riforme che si preannunciano rivoluzionarie..quello che lui chiama: "un vero shock positivo", la più impressionante operazione politica mai fatta a sinistra" Nel pacchetto spicca soprattutto il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione entro il mese di Luglio, per l'edilizia scolastica e per il piano casa. 
Quello di Renzi è un disegno di legge per la delega al governo al fine di riformare il lavoro. Una riforma senza decreti, ma con un passaggio parlamentare nel quale chiederà una delega per il cambiamento degli ammortizzatori sociali, di un assegno di disoccupazione, e di un  reddito minimo e la tutela delle donne in maternità. Ma immediatamente...partire con un decreto legge che fissa a tre anni la durata massima dei contratti di lavoro a tempo determinato, curando che i dipendenti a tempo non superino il 20% dei totali dell'azienda.
Il nuovo premier dichiara di avere le coperture e si infastidisce con tutti coloro che gufano dichiarandone l'inesistenza. Il suo punto fermo rimangono i risparmi della spending review: Carlo Cottarelli ha presentato la sua relazione, e si prevedono risparmi per circa 5 miliardi dei 10 necessari. Un altro paio di miliardi dovrebbero arrivare dalla minor spesa per interessi, inoltre per giungere al parametro del 3% imposto da Bruxelles, rimane ancora circa lo 0,4% che equivarrebbe a 6/7 miliardi. Ma c’è anche da calcolare l’opportunità del maggior gettito Iva derivante dai pagamenti P.A. …insomma un buon margine per poter lavorare afferma il Premier che sottolinea come molti suoi amici politici non siano riusciti a farlo fuori. Riferendosi al suo Partito, a proposito dell'Italicum, Renzi mette in evidenza l'atteggiamento di coloro che volevano dimostrare di avergli lasciato il Partito e  la presidenza del Consiglio, ma non quei numeri necessari che potevano ancora essere determinanti. A tal proposito insiste, avvertendo il bisogno di dover cambiare registro e ciò che deve effettivamente cambiare.
L’impressione più immediata è quella che Renzi voglia far presa su quei diecimilioni di lavoratori per aprirsi un largo campo di consensi. Ma al di là del suo rispettabile lavoro amministrativo relativo alle finanza, al fisco ed al lavoro, per il quale non si può che sperare di essere positivi.. e che dovrà sempre fare i conti con coperture più sicure, l’analisi critica che si muove a Renzi, non può essere quella diretta verso un’attività amministrativa ed alla ricerca di soluzioni legate ai numeri che essa impone. Non è di un sindaco d’Italia che si ha bisogno, ma la figura che occorre è quella di uno statista, di un politico che guardi con attenzione alle istituzioni ed a quelle riforme Costituzionali funzionali alla politica e ad una utile rappresentanza della sua base.   
vincenzo cacopardo 

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Nuovo appunto di Domenico Cacopardo sugli ultimi eventi in Ucraina

di domenico Cacopardo

Rullano i tamburi sul mar Nero. E non sono tamburi di latta, inidonei a qualsiasi guerra. Sono tamburi russi, al seguito di armamenti moderni e di truppe che, per merito di Putin, hanno ritrovato l’orgoglio nazionale e sono pronte a dimostrarlo.
Dall’altro lato l’Ucraina ufficiale, governata dalla provvisoria coalizione dei rappresentanti della rivoluzione semipacifica che ha costretto Yanukovic a rifugiarsi nel Paese amico.
Gli Stati Uniti cercano di approfittare della tensione per indebolire Putin e conquistare una posizione strategica sul mar Nero.
L’Europa ufficiale è cauta. Solo Hollande e Cameron sembrano disposti a seguire l’America a sostegno della causa ucraina. Gli altri, tra essi l’Italia, si allineano alla Germania che all’Est ha rilevanti interessi economici.
Tuttavia, sul terreno, le tensioni crescono e fanno temere che, come accaduto spesso nella storia, la situazione sfugga dalle mani dei governanti.
Il problema del contendere è presto detto: in quale orbita d’influenza si deve collocare l’Ucraina?
In quella euro-occidentale o in quella russa?
L’Europa comunitaria è al confine: la Romania, anche se non ha l’euro, ne fa parte a pieno diritto.
E in molti ucraini s’è fatta strada l’idea che un accordo di adesione –entro un numero ragionevole di anni- all’Unione, garantirebbe un rilancio economico e uno statuto liberale. I discendenti degli ottomani e i tatari militano in prevalenza in questo schieramento, anche per secolari doglianze verso i russi.
Dall’occupazione,nel 700, dell’Ucraina da parte delle truppe di Caterina la grande, una politica di colonizzazione dell’area è stata tenacemente seguita, tanto che in Crimea la maggioranza della popolazione appartiene all’etnia russa e non è legata da sentimenti nazionali verso Kiev.
L’economia del Paese è tributaria del grande vicino: riceve sussidi annuali, rifornimenti di petrolio e gas, incassa i pedaggi per gli oleodotti e i gasdotti che percorrono il territorio. Non a caso, proprio i questi giorni, Gasprom, la compagnia russadi Stato, ha intimato all’Ucraina il pagamento di forniture arretrate.
Sembra, oggi, evidente e inevitabile che la Crimea celebri il referendum e decida, quindi, di lasciare l’Ucraina, aderendo in qualche modo alla Confederazione russa.
Se qualcuno a Kiev o, peggio, a Washington, a Londra e a Parigi intendesse opporsi a questa svolta, la corsa verso un bagno di sangue subirebbe una grave accelerazione.
Certo, si tratterebbe di un bagno di sangue ucraino, dato che né Obama né i suoi amicibellicosi, possono mandare un soldato laggiù.


E il sangue confermerebbe il cinismo che percorre l’Europae le sue inconciliabili divergenze interne.

12 mar 2014

Credere ancora in una democrazia?


L’INSTABILITA’ DI UN FRAGILE  IMPALCATO
DI VINCENZO CACOPARDO

Rosi Bindi alza il tono contro Renzi ed il movimento cinque stelle l’applaude. Siamo nella logica delle più strane dicotomie. La marcia per la definizione della nuova legge elettorale sta per giungere al suo epilogo.  E’ sorprendente constatare l’insensibilità politica dei due decisionisti del calibro di Renzi e Berlusconi che, forti di una crisi che pervade le istituzioni, affrontano il tema di una legge elettorale, scalzando la voce dei piccoli a favore di una presunta (o meglio ..presuntuosa) governabilità sostenuta da un forte premio di maggioranza. Governabilità che sicuramente occorre, ma che non potrà mai vantarsi, pena la sua stessa instabilità, di ingabbiare la voce dei tanti che insieme potrebbero raggiungere una ragguardevole percentuale di consensi.
Malgrado le difficoltà e le continue rotture in seno al suo stesso Partito, il giovane sindaco d’Italia marcia spedito.. ancora forte di un consenso fornito dagli ultimi sondaggi che lo danno favorito tra i cittadini con oltre il 50%: Pur rosicchiando pian piano il favorevole consenso, il finto “rottamatore” prosegue la sua corsa nella strada del suo determinismo. Quello che piace di lui è sicuramente questo forte decisionismo ed in suo apparire contro un sistema politico del passato. Sappiamo bene quanto il popolo ami queste figure decise ed ogni pensiero del popolo va preso in considerazione.. pur con gli evidenti riscontri di ignoranza. Il popolo ha quel che merita ed oggi si affida totalmente (non sappiamo bene fino a quando) a questa figura decisa che intende passare al di sopra di ogni dibattito in seno al proprio Partito (pur essendone, paradossalmente, il segretario)
La strada di Renzi è sicuramente legata a quella concezione machiavellica del fine che giustifica i mezzi, entrata peraltro nel linguaggio corrente ad indicare l'intelligenza acuta e sottile, ma anche spregiudicata di coloro che, oggi, ritengono di agire secondo una propria esclusiva visione.. persino con la prepotenza. Un insegnamento non del tutto positivo per il futuro del Paese, poichè il messaggio di Machiavelli deve sapersi interpretare non prescindendo dai singoli casi e dalle azioni. 
Così… col beneplacito di una Europa che guarda con attenzione l’evolversi di una politica Italiana…fondamentale per l’assetto della stessa Comunità, si prosegue verso la edificazione di un sistema dal quale dipende la struttura politica del nostro Paese: Per dirla con una metafora appropriata in riferimento all’architettura: In ragione di un cambiamento.. si parte dalla costruzione di un tetto per scendere via via verso il basso.. ossia verso la costruzione dei muri periferici, i pilastri e le travi di sostegno.. fino alle fondazioni di tale edificio. Questa metafora dovrebbe rendere chiaro il percorso azzardato e pericoloso di tale procedimento. Quale cambiamento si sta mai attuando? Se tutto ciò potrà essere fatto, si farà solo a dispregio di ogni principio di democrazia, poiché ogni forma di decisionismo finisce alla lunga col non pagare. Il “tetto” metaforico dell’edificio a cui si è accennato, privo di un solido appoggio.. sarà destinato a implodere sopra tutta la struttura..aprendo il campo a nuove forze dispotiche che, avvantaggiate dal disastro, si dimostreranno ancora più decise e risolute nella ricostruzione di tale edificio calpestando con forza ogni principio democratico.
Sembra inutile continuare a spiegare ai cittadini quanto importante sia fornire delle basi solide alla democrazia, quando questi, oggi stremati dalla mancanza di lavoro e dalla sicurezza di un futuro, non  possono immedesimarsi nel comprendere il metodo con cui si dovrebbe muovere la politica.


La domanda, dunque, è questa: fingere di vivere in un sistema di democrazia proseguendo nella simulazione...o dichiarare con onestà che oggi ogni vero principio di democrazia non è più sostenibile?  

11 mar 2014

breve commento al nuovo articolo di Domenico Cacopardo

Perplessità in aumento
di domenico Cacopardo

L’impressione che il governo sia una filodrammatica di periferia diventa sempre più forte. E il problema vero, grande come una casa, non è l’insufficienza delle persone, ma la constatazione che, nominandole, Matteo Renzi ha mostrato di non rendersi conto di quale compito e di quali responsabilità le investiva. Nessuna consapevolezza, quindi, del problema dei problemi: governare l’Italia al tempo dell’Europa, avendo a disposizioni limitatissime opzioni, tutte di impervia attuazione.
Certo, scorrendo i curricula dei ministri (non parliamo dei viceministri e dei sottosegretari), si ha la conferma che si tratta di quadri intermedi di partito catapultati al vertice del Paese da una cabala composta da simpatie e fiducia personali del presidente del consiglio e da esigenze correntizie.
A parte Pier Carlo Padoan, naturalmente.
Partiamo da Roberta Pinotti, ministro della difesa. Laurea in lettere, nel 2006 presiede la commissione difesa. Vi sembra che basti per dirigere il ministero della forza, una sorta di Esteri in sedicesimo, tenuto saldamente in mano dalla lobby dei generali e degli ammiragli? In un eventuale scontro, chi ne uscirebbe stritolato?
E la Mogherini? Laurea in scienze politiche (manovalanza intellettuale), al dipartimento esteri dei Ds (addetta, poi responsabile), quindi alle pari opportunità. Partecipazioni a convegni. Qual è la sua caratura interna e internazionale? Può affrontare il tempo del 2014, la rete di diplomatici disseminati nel mondo, i casi scottanti, dall’Ucraina all’Afghanistan (quest’anno alle prese con il disimpegno occidentale), alla questione marò? Quali lingue conosce e parla, la dottoressa Mogherini?
Maurizio Martina all’agricoltura si è sempre occupato per i Ds e per il Pd di agricoltura: infatti, è diplomato all’istituto tecnico agrario di Bergamo.
Altro caso eclatante quello di Andrea Orlando, una carriera nei vari dipartimenti del Pd, compreso quello della giustizia. Per un oscuro funzionario di partito, Renzi ha lasciato a casa il procuratore antimafia Gratteri che avrebbe rivoltato la giustizia come un calzino, visto che conosce peccati e peccatori.
Maria Elena Boschi è avvocato e neodeputata. La giovane età rende il suo background prossimo allo zero: ministro dei rapporti col Parlamento e per le riforme costituzionali. Marianna Madia, deputata dal 2008, nei momenti liberi dal puerperio e dalle necessità della creatura in arrivo si dedicherà al compito di riformare la pubblica Amministrazione. Roba da ridere.
Per oggi fermiamoci qui.
È vero che il governo è solo Renzi. Ma questo non attenua la preoccupazione: vuoi vedere che la sua sicurezza è solo sicumera? E che dietro a quel volto simpatico da ex boyscout non ci sia altro che l’ex boyscout?
Domani (non dopodomani), se il quadro indiziario dell’insufficienza del governo e del primo ministro venisse confermata e provocasse qualche disastro, Napolitano non avrà altri cui rivolgersi, a sinistra, che qualche politico collaudato. Un nome a caso: Massimo D’Alema.


Anch’io non ho mai nascosto di nutrire forti dubbi sui dilettanti allo sbaraglio che dovrebbero governare promuovendo il nuovo cambiamento. Se di Renzi ho sempre sottolineato la forte vena ambiziosa ed il suo incedere troppo determinato che lo vede spavaldo all’avventura come il nuovo Davide sfidare un gigante pari a Golia, per quanto riguarda la squadra che lo accompagna coadiuvata dai nuovi sottosegretari.. ricercati attraverso pesi e misure particolari, mi trovo ancora più dubbioso. 
Penso comunque che, dovendoci affidare alla tanto precaria…quanto non desiderata.. prova di coraggio, e sforzandoci di guardare in positivo, potremmo pensare che almeno sul lavoro, il giovane sindaco d’Italia, riuscirà a smuovere qualcosa.  Ma non possiamo nemmeno esser certi che ciò si dovrà a lui od alla capacità della sua squadra di governo, in quanto... le calde problematiche del lavoro, devono potersi risolvere pena una rivoluzione totale del Paese. L’Europa ne è cosciente e per questa ragione.. offrirà a Renzi ogni sostegno in proposito, salvo rinchiuderlo in un ristretto cerchio per ciò che riguarda le riforme costituzionali dalle quali dipende persino la formazione dei Partiti in ambito internazionale…insomma lo inviterà e (potendo) continuerà a spingerlo verso la determinazione chiara di un Bipolarismo secco che possa contrapporre le solite vecchie logiche di una politica che tanto comodo continua a fare alle forti lobby che dirigono il gioco. 
v.cacopardo 





10 mar 2014

Due Camere…due ruoli, meno conflitti

di vincenzo cacopardo

Si comincia forse a capire la poca utilità della eliminazione di una Camera come il Senato che ..in sé potrebbe assumere un ruolo diverso e più produttivo in favore della politica.  Al di là di ogni possibile abbattimento dei costi.. che può anche definirsi in altro modo, attraverso una attenta ricerca, gli si potrebbe trovare una funzione più adatta e consona. Già in questi giorni qualche politico mentalmente più avanzato..comincia a meditare sull’opportunità di rendere un ruolo diverso alla seconda Camera, ma …nel farlo ..non riesce ancora ad uscire da una certa dipendenza esterofila prendendo ad esempio sistemi americani o tedeschi. Nessuno, ancora una volta, pensa seriamente ad escogitare un modello tutto nostro, un modello che possa rendersi armonicamente più adatto alla nostra cultura politica e come naturale esigenza per rendere più funzionale il percorso di una politica d’innovazione.
Non si può partire dall’ottuso preconcetto che vede il Senato legato ad un compito uguale a quello della Camera dei deputati, ma..ad esempio.. assumere un compito diverso..operando un ruolo amministrativo per la ricerca di una metodologia più sicura delle normative, un ruolo che potrebbe essere legato agli stessi Comuni, più che alle Regioni, poiché, questi, espletano un’azione più amministrativa. Dovrebbe e potrebbe svolgere quella attività deduttiva di integrazione all’altra Camera politica che.. in realtà ..propone e dirige un programma. Un’attività consequenziale.. ma separata dalla prima per le ovvie ragioni che oggi determinano i perenni conflitti tra i due ruoli.
Una Camera Amministrativa che potrebbe avere un controllo sul metodo e l'espressione di un Governo. Diverso, quindi, il sistema delle elezioni degli amministratori… che potrebbero essere eletti separatamente per meriti e curricula, e non avere alcun potere sulla fase ideativa e normativa del programma ..se non in termini di metodo nei punti più salienti. Questa potrebbe essere una  strada di ricerca da approfondire attraverso variazioni sul testo della Costituzione. 
Non esiste una soluzione ottimale se non attraverso un’attenta ricerca che possa individuarla con la partecipazione e l’impegno di tutte le forze. In ambito costituzionale, sappiamo quanto importante sia meditare e non farsi prendere dalla fretta, poiché se pur ormai obbligati da un cambiamento, non è detto che questo debba camminare sul solco della semplificazione e della ristrettezza a danno di una funzionalità. 

Una nota aggiuntiva al nuovo articolo del Consigliere Cacopardo



Da Falcone a Gratteri un unico filo rosso
di domenico Cacopardo

Di questi giorni è la notizia che il tribunale penale di Roma celebrerà solo 12.000 processi l’anno, scelti con criteri prioritari tra i reati di maggior allarme sociale. Con questa decisione, motivata con una inattendibile insufficienza di collaboratori, l’ipocrita obbligatorietà dell’azione penale va a farsi benedire e, con essa, gli anatemi di quella parte della stampa che si è fatta portavoce delle procure nazionali.
La decisione di Roma fa tornare di attualità la cosa più inattesa del governo Renzi: l’intervento del capo dello Stato per impedire la nomina a ministro della giustizia del procuratore antimafia Gratteri. Non un magistrato qualunque: impegnato nella lotta alla ‘ndrangheta, ha approfondito i problemi della giustizia e, senza protagonismo, ha prospettato chiare soluzioni legislative e organizzative. Pensando a lui, Renzi aveva compiuto una scelta felice che avrebbe caratterizzato il governo. Infatti, con Gratteri, la giustizia avrebbe potuto riacquistare la credibilità perduta.
La bocciatura presidenziale (sembrava inopportuno che un magistrato in servizio assumesse il difficile incarico anche per le pressioni tutt’altro che nascoste di molti autorevoli componenti della corporazione), fa venire in mente la lotta di molti personaggi senza vergogna contro Giovanni Falcone nel momento in cui lasciò Palermo e andò a Roma come primo collaboratore del ministro della giustizia Martelli. E la guerra dichiaratagli da Magistratura democratica, l’organizzazione dei magistrati aderenti al Pci e affini, quando divenne chiaro il disegno di costituire una procura nazionale antimafia. Progetto questo che fu la causa vera del suo assassinio e di quello di Paolo Borsellino, il più autorevole candidato, dopo di lui, alla direzione del nuovo ufficio. Conoscendo le loro capacità, si poteva immaginare che avrebbero ottenuto su scala nazionale quella repressione delle mafie che avevano condotto in Sicilia. Così, l’arrivo di Gratteri al ministero avrebbe scompigliato le comode abitudini della corporazione, avrebbe scoperchiato i falsi santuari, denunciato le inefficienze e gli inefficienti, avrebbe, insomma, gettato una ventata d’aria pulita in un sistema che non è diverso dal resto del Paese. Quindi percorso dai negoziati e dagli scambi tra le correnti, dagli interessi personali e di carriera, e modulato con i medesimi difetti che riscontriamo nelle aule parlamentari e nelle sedi di partito.
Quello che manca è qualche cosa di diverso: l’impegno concreto per l’efficienza e per il conseguimento del risultato di rendere il servizio di giustizia agli italiani. Come la scuola sembra fatta per i professori, così la giustizia sembra fatta per i magistrati, non per gli italiani.



Probabilmente Domenico conosce l'opera svolta da Gratteri..e non è certo mia abitudine dare valutazioni professionali sul lavoro di chi non conosco. In relazione alla notizia del tribunale penale di Roma, posso invece esprimere una breve opinione sulla giustizia odierna e sul suo mancato funzionamento.

Al di là di ogni valutazione critica per le tante anomalie esistenti nel campo, le ultime riforme in campo di giustizia sono caratterizzate  dalla generale riduzione dei termini lunghi per impugnazioni, riassunzioni etc. Nelle Corti principali, le cause vengono di continuo rinviate. E’ anche noto che, per fissare un’udienza in Cassazione, possono passare non meno di cinque anni. Tutto ciò per l’immensa mole di lavoro del singolo magistrato, dovuta al moltiplicarsi delle cause e degli affari cui deve occuparsi. E' chiaro che il cittadino comune non può più attendere e vorrebbe risposte precise dalla politica, rivolgendo la propria critica verso una una generica giustizia indolente e per niente funzionale. Anche in questo caso..l'assenza e quella di una politica!
I problemi risultano notevoli per la sua stessa macchinosa organizzazione: Oggi un magistrato lavora in solitario. Riceve un aiuto dal cancelliere limitato a funzioni unicamente materiali come la formazione dei fascicoli, la redazione dei verbali, la pubblicazione delle sentenze etc. Inoltre il sostegno non è più intenso poiché il rapporto, negli anni, si è ormai reso malato tanto da scoraggiare lo stesso cancelliere.
Il magistrato non ha nulla che assomigli ad una squadra di aiuti e assistenti e deve fare tutto da solo per il compito assegnatogli: deve assumere le prove, esaminare i documenti, ricercare i precedenti, scrivere le sentenze oltre naturalmente tutti i vari provvedimenti. A ciò bisognerebbe porre rimedio circondando il magistrato esperto, di un gruppo di ausiliari, magistrati come lui, anche se con minore esperienza, ai quali possa essere affidata la assunzione delle prove, la ricerca dei precedenti, lo studio giuridico pertinente ed in fine, la stesura delle sentenze. E’ un tema che ci porta chiaramente alla ricerca delle necessarie risorse per assicurare efficienza alla magistratura.
In ogni caso, il vantaggio che ne deriverebbe sarebbe principalmente di qualità, ma anche di maggiore velocità per la soluzione dei casi e con un incremento notevole della produzione complessiva. Ci si rende chiaramente conto che proposte simili potrebbero apparire miraggi, sebbene si deve essere consapevoli che la gravità della situazione è tale da indurre a formulare, anche se solo teoricamente, idee simili per spingere gli addetti ai lavori verso la ricerca di una migliore soluzione. 
v. cacopardo



9 mar 2014

L’Europa sottovaluta i territori meridionali


UN DIVARIO INARRESTABILE
di vincenzo cacopardo
Credo anch’io che una certa brezza mediterranea potrebbe aiutare l’unità europea… un valore aggiunto indispensabile per far crescere un’economia più equilibrata e per non arginare quelle problematiche del sud di evidente natura infrastrutturale. Le forze sociali, economiche e culturali dovrebbero riflettere sulla questione che oggi rappresenta un ostacolo per la crescita di tutta l’ Europa, la quale non può che soffrire di quel mancato sviluppo di tutti i paesi della fascia meridionale.

L’Italia, in proposito....deve riac­qui­sire un ruolo predominante ed il nostro governo, prendendo spunto dalle proprie difficoltà economiche, dovrebbe porre il nostro Paese come fondamentale punto d'incon­tro euro-mediterraneo. A tal proposito sarebbe opportuno creare una alleanza tra tutti paesi del Sud Europa e quelli del Medi­ter­ra­neo, per contrapporsi in modo armonico e costruttivo a quello sviluppo errato che persevera nella fallimentare opera di apertura verso est, trascurando il crescente handicap formatosi nei suoi territori meridionali.

Queste problematiche potrebbero meglio essere portate avanti se non si sostenesse con energia una politica interna della nostra Nazione a solo beneficio dei territori del nord (spinta dalla politica assurda di una Lega Nord), se vi fosse una vera collaborazione ed una soli­da­rietà tra i lavo­ra­tori del Sud e del Nord–Europa. Oggi questa solidarietà sembra mancare e non porta benefici in favore dell’intero paese, compromettendo persino l’ atteggiamento di tutti i paesi europei che ci guardano da fuori. 

Questi i dati della crisi degli ultimi anni al Sud che sono preoccupanti e fin troppo  sottovalutati: - Dal 2008 al 2013 il Pil è sceso di quasi l’11% con­tro il 6% nel Centro-Nord, la disoc­cu­pa­zione “uffi­ciale” sfiora il 23% con­tro l’8% del Nord e il 12% del Cen­tro Ita­lia, una fami­glia su quat­tro sotto il livello di povertà, con­tro una fami­glia su sei nel resto del paese.

La mancanza delle necessarie infrastrutture per la naturale crescita economica sono evidenti. Creare un Europa unita è un sogno che viene da lontano. Sono passati sessant’anni da quando Schuman propose la sua “ Comunità europea del carbone dell’acciaio”. Questi lunghi anni che hanno visto uno smisurato progresso e l’affermazione culturale di alcune comunità rispetto ad altre. Un progresso disuguale che non può essere sottovalutato quando si affronta un’unione di questa portata. Sono stati commessi errori di metodo enormi da parte di tutta la politica, ciò non toglie che il vero rischio odierno è quello di perseverare in un’economia globalizzata che renderà sempre più ricchi e progrediti alcuni paesi già ricchi, accentuando quel divario con alcuni paesi della Comunità resi ancor più poveri dallo sforzo per l’unificazione e perennemente trascurati da una generica e sommaria visione d’insieme. 

Un tema necessario da risolvere..in quanto.. la mancata crescita dei paesi del sud non potrà mai rendere forza alla stessa crescita dell’intera Comunità.