di domenico Cacopardo
Mentre si scorge il temporale, laggiù, nell’area
occupata da alcuni stizzosi vegliardi, ossequiati per il loro decadente e
ottuso estremismo, e dai loro cinici utilizzatori, occupiamoci del presente e
delle esigenze di trasparenza e spending
review, affidata a un incolpevole exfunzionario del Fondo monetario
internazionale, Cottarelli. Anche lui (vedi Bondi), del tutto fuori posto nella
complessità dell’amministrazione, come dimostrano le sue improcedibili
proposte. Le più efficaci consistono nell’ennesima riproduzione dei tagli
lineari, come quelli alle pensioni al di sopra della soglia di 3.000 euro (in
busta-paga circa 1.800).
Probabilmente, la misura più efficace –e
personale- sarebbe di procedere al ricalcolo di tutto il monte pensionistico su
basi contributive, in modo da individuare il gap–se c’è- tra esse e l’erogato su base retributiva o mista. Con
l’informatizzazione dell’Inps, da tempo completata, non dovrebbe essere così
difficile capire di che cifre parliamo.
Torniamo alla trasparenza. Ci sono due dossier che meriterebbero un serio
approfondimento: la variante di valico Bologna-Firenze e il Mose, il sistema di
paratie mobili in ultimazione nella laguna di Venezia.
Entrambi di competenza del ministro Lupi.
Il primo è il frutto avvelenato della
incredibile stagione di privatizzazioni del trio Prodi-Draghi-Ciampi. Una
stagione che, un giorno, sarà esaminata dagli storici dell’economia provocando
l’estromissione dei tre dal Pantheon della Repubblica e da quello del Pd in
particolare.
Orbene, la Società autostrade dell’Iri-gallina
dalle uova d’oro-, venne ceduta, regista Giancarlo Elia Valori, al gruppo
Benetton che si finanziò ricorrendo al credito. Dopo la vendita di Autostrade,
i vari ministri dei lavori pubblici concessero aumenti di tariffe vincolati
all’esecuzione di lavori. Il principale, la variante di valico.
Sono passati almeno quindici anni da
quando il processo di costruzione è stato avviato e della variante non si parla
più. Rimangono le chiacchiere su un presunto eccesso di
dividendi agli azionisti (di Autostrade), per aiutarli a restituire i quattrini
presi a prestito.
Ora, siamo nel 2014, un qualche
avanzamento è percepibile da chi percorre il vecchio tracciato, ma manca una
parola chiara: quando sarà terminata e aperta al traffico la nuova
Bologna-Firenze? Quanto è costata? Senza tali informazioni, si consolida la
sgradevole sensazione di opacità.
Veniamo a Venezia. Sono passati trent’anni
dalla costituzione del Consorzio Venezia Nuova. Nel frattempo, il Magistrato
alle acque è stato svuotato di competenze e di impiegati, tanto che si dice che
il personale che serve è fornito proprio dal Consorzio: i controllori sono
stipendiati dal controllato. Il pasticcio è chiaro.
Ora, in queste settimane, le carte sono
all’esame della Procura della Repubblica di Venezia. Ma il ministro avrebbe
tanto da fare di suo, su questo tema.
Prima di tutto, i finanziamenti stabiliti
dai vari governi di destra, di centro e di sinistra non sono stati preceduti da
una due diligence sui prezzi
praticati dal Consorzio. Probabilmente, ciò non è avvenuto perché sarebbero
emersi dati preoccupanti.
A parte le progettazioni, eseguite (con
costi non verificati in concorrenza) a Verona e a Milano, non a Venezia come da
accordi consortili ufficiali (stabiliti, a suo tempo, con il Magistrato, con la
Regione e il Comune), restano in piedi dubbi fondamentali: l’ora di ingegneria
ha avuto un costo nella media? Il chilo di cemento, esposto allo Stato, aveva
un prezzo di mercato? Sono di mercato i prezzi di tutte le parti (scomposte)
delle forniture?
Non sarebbe ora che l’on. Lupi decidesse
di esaminare il fiume di denaro già erogato e procedesse a una spietata
analisi, appunto, dei prezzi pagati da Pantalone e, quindi, da tutti noi?
Quali remore ci sono per predisporre un
documento utile agli italiani, alla Procura della Repubblica e ai veneziani?
Non sarebbe questa una spending review giusta, mirata, capace
di far saltare fuori gli sprechi del passato e di impedirne nel futuro?