21 ott 2016

Draghi e l'andamento lento dell'inflazione



Il QE rimane un grandissimo contributo per la politica economica di un sindaco Premier proiettata verso il continuo aumento del debito 
di vincenzo cacopardo

Il presidente della BCE intende andare avanti con Qe e tassi a zero spostando più in là la decisioni sulle modifiche sugli acquisti di titoli e delineare meglio altre scelte nel prossimo futuro. Non sembra quindi essere messo in discussione un eventuale allargamento del programma di Quantitative Easing, la cui fine naturale resta il mese di marzo dell'anno prossimo. Per Draghi la situazione resta delicata, proprio per l'andamento lento dell'inflazione.

In sostanza Draghi cerca di spingere i governi a velocizzare gli sforzi verso le riforme strutturali...soprattutto quelle riguardanti le riforme del mercato del lavoro. La linea politica con cui la BCE sta affrontando la nuova e perdurante fase di stagnazione del mercato europeo si può spiegare solo così!.. Eppure tutto ciò non sembra avere un preciso senso, in considerazione del fatto che la crisi europea appare più come una crisi sulla domanda: le imprese producono fin troppo producendo più di quanto riescano a vendere, cioè più di quanto la domanda sia in grado di assorbire. Quindi.. in realtà, nella stessa dinamica del mercato globale.. si evidenzia una crisi che ha reso più aspra la lotta per la spartizione del mercato da parte delle grandi potenze economiche internazionali. L’aumento della produttività e della competitività, per le imprese europee, sembra una condizione essenziale per poter fare concorrenza ai grandi gruppi della scena mondiale.

Se è chiaro che il QE ha reso grande ripercussioni sull'andamento dello spread circa i rendimenti dei titoli italiani e sulle nostre banche piene di bond, dando una notevolissima mano alla stessa politica di Matteo Renzi, la ristrutturazione del mercato del lavoro, per l’Unione europea, continua a rimanere una condizione essenziale per competere e dire la propria in un contesto internazionale


Sono in molti ad interpretare questa posizione di Draghi come una ulteriore spinta in direzione di quella riforma proposta da Renzi. E' chiaro che negli ambienti finanziari si teme che una vittoria del «NO» possa portare instabilità in Italia: Facile continuare a metter paura sulla retorica dell'instabilità..più difficile che le riforme costituzionali possano apportare veri cambiamenti sull'asseto economico del Paese! E' la vecchia storia che vede ancora una volta l'ingerenza di un pragmatismo finanziario a discapito dei valori di una politica economica che dovrebbe poter funzionare a favore di un contesto reale che include aspetti sociali di fondamentale importanza nel processo della nostra democrazia.
Il QE rimane un grandissimo contributo per la politica economica di un sindaco Premier proiettata verso il continuo aumento del debito 

20 ott 2016

Bersani e la fedeltà al Partito

Bisogna saper essere coerenti con se stessi prima che col prossimo o con un Partito... Quello che più conta è la fedeltà col proprio pensiero!
di vincenzo cacopardo

Sembra che una adirata lite tra Pier Luigi Bersani ed Anna Ascani, renziana di ferro, sia avvenuta alla buvette della Camera. Un litigio dove la deputata ha fatto notare una scorrettezza all'ex segretario..il quale (a suo dire) avrebbe dovuto pronunciare il NO al referendum all'interno dell’organismo di partito e non attraverso interviste al Corriere.

L'atteggiamento della giovane Ascani non è di certo piaciuto a Bersani che gli avrebbe risposto per le rime. Così nel corso della Direzione di qualche giorno fa l'ex segretario ha esordito dicendo “A chi dice che io divido il Pd lo sbrano” rinfacciando alla stessa Ascani di fare politica grazie a lui. Non sono poi mancati altri battibecchi che hanno lasciato una particolare amarezza all'ex segretario.
Viene.. perciò.. spontaneo chiedersi cosa aspetta Bersani e la minoranza dem a scappare dal PD e fondare una nuova sinistra! Questo attaccamento al Partito diventa una vera ossessione da parte di chi non condivide ormai quasi nulla delle scelte operate durante la gestione renziana! Un attaccamento esasperato quasi pletorico.. sovraccarico di dispiaceri, ma anche di una strana forma di autolesionismo, poiché nulla ormai vi è da discutere quando è di tutta evidenza che l'asse all'interno del Partito Democratico è ormai spostato in direzione di una meta ben diversa da quella della sua nascita.

Già da tempo vi è una forte polemica all'interno della maggioranza e minoranza del Pd, qualcuno pensa al periodo d’oro dell'Ulivo..qualche altro dimentica di pensare..ma sembra chiaro che una sinistra italiana non esiste più..E' stata divorata dalla corrente della ex Margherita che l'ha ingoiata quasi del tutto..producendosi in un centrismo oltre misura che lo vede ormai sulle linee di una vecchia corrente DC. 

Bersani è sempre apparso un politico onesto, ma credo che il suo vero problema sia l'incoerenza con le proprie idee: Bisogna saper essere coerenti con se stessi prima che col prossimo o con un Partito... soprattutto quando si è un esponente politico.. Quello che più conta è la fedeltà col proprio pensiero! A che vale esprimere il proprio modo di pensare per poi seguire gli ordini di una maggioranza di un partito che impone di pensarla in modo tutt'altro che condivisibile? Quindi ci si dovrebbe allontanare definitivamente da quei principi che non si condividono combattendo per contrastarli. Questa regole è fondamentale e resta legata ad un altro principio che regola i rapporti col proprio elettorato.





L'intreccio anomalo che definisce le riforme



"La speranza è che, a conoscenza di tali difformità, i cittadini possano avere un quadro più preciso di ciò che sta accadendo!"
di vincenzo cacopardo



Le elezioni politiche italiane del 2013 per il rinnovo dei due rami del Parlamento si tennero il 24 ed il 25 febbraio del 2013 a seguito dello scioglimento anticipato delle Camere avvenuto il 22 dicembre del 2012 (quattro mesi prima della conclusione naturale della legislatura).

Dai risultati elettorali emerse che nessuna delle coalizioni potè ottenere una vittoria netta, determinando un risultato senza precedenti nella storia delle elezioni politiche italiane. Queste elezioni politiche si tennero con il sistema introdotto dalla legge n. 270 del 21 dicembre del 2005 la cosiddetta “legge Calderoli” che sostituì le precedenti leggi del 1993( Mattarellum) introducendo un sistema radicalmente differente. La legge prevedeva un sistema proporzionale corretto, a coalizione, con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi, senza possibilità di indicare preferenze.

In quella consultazione il PD prende il 29,54%..il centro poco più del 29%..il mov 5 Stelle ottiene un inaspettato risultato che lo porta al 25,55% ed il nuovo movimento appena nato di Monti oltre il 10%..Un quadro che rapportato al Senato lascia dubbi ad una stabile governabilità malgrado il premio di maggioranza previsto dalla nuova legge definita in modo dispreggiativo “Porcellum”.

SU QUESTE ELEZIONI SI INNESTANO UNA SERIE INFINITA DI ANOMALIE CHE CI PORTIAMO FINO AD OGGI..e cioè: La Consulta boccia la legge elettorale nel 2014 pur lasciando libero e legittimo il percorso della nuova legislatura. I Parlamentari della maggioranza ormai anomala (guidata prima da Bersani e successivamente da Renzi) nominano il presidente del Senato..la presidente della Camera..poi nominano il Presidente della Repubblica che viene fuori da quella stessa Consulta che poco prima aveva bocciato la legge elettorale..Lo stesso Parlamento dà la fiducia ad un nuovo presidente del Consiglio e ad una serie di nomine come i componenti del CSM e nuovi membri della corte Costituzionale.

L'intreccio anomalo e la confusione aumenta quando il Governo (già promosso da Napolitano a guida Matteo Renzi) si propone di procedere verso le riforme costituzionali ed una nuova legge elettorale. La legge elettorale passa attraverso la fiducia (sempre in un Parlamento eletto attraverso una legge elettorale bocciata che consente alla maggioranza un vantaggioso premio), mentre la nuova riforma costituzionale con 47 articoli alterati, passa al vaglio dei due rami del Parlamento grazie al passaggio di alcuni deputati che dal centrodestra passano in sostegno del centrosinistra.

Insomma.. una gran confusione che vede le Camere elette con un sistema bocciato dalla Corte Costituzionale, le quali eleggono membri della Consulta..che a loro volta le avevano bocciate, un presidente del Consiglio sostenuto dalla stessa anomala maggioranza che elegge un Capo dello Stato che viene da una Consulta che aveva appena bocciato la stessa maggioranza. In tutto questo coacervo di confusione ed anomalie si dà corso.. in modo assai poco opportuno.. ad una riforma costituzionale per di più connessa ad una legge elettorale votata attraverso la fiducia di un Parlamento bocciato dalla Corte Costituzionale!

Al di là di ogni considerazione di merito circa la possibile deriva autoritaria.. vorremmo restare nell'ambito della pura opportunità. Ci sembra che, proprio in un simile gran casino ricco di contraddittorietà ed anomale difformità, non sarebbe per nulla stato opportuno dare corso ad una simile riforma collegata ad una legge elettorale che stravolge la politica istituzionale del Paese... se non attraverso un metodo più consono e senza l'abituale fretta di un sindaco Premier!

La speranza è che a conoscenza di tali difformità, i cittadini possano avere un quadro più preciso di ciò che sta accadendo! 

CLINTON -TRUMP: la spettacolarità di una politica debole e risibile

di vincenzo cacopardo

L'ultimo faccia a faccia tra Donald Trump e Hillary Clinton ha visto attacchi personali e interruzioni , ma..almeno si è anche parlato di vari temi inerenti la politica statunitense: aborto e diritti civili, armi, tasse e lavoro, immigrazione, guerra contro l'Isis e rapporti con la Russia.

Solo mezzi sguardi e nemmeno una stretta di mano..accecati da una particolare intolleranza l'uno per l'altra. Nell'auditorium dell'University of Nevada di Las Vegas: Hillary Clinton e Donald Trump si prolungano in uno scontro su ogni argomento dove si intravedono due nette differenti vedute, ma anche un profondo odio che sfocia dopo una lunga campagna elettorale piena di fango e veleni.
Si è parlato dell'offensiva per la riconquista di Mosul...di Putin, della visione strategico politica dell'aria orientale oggi infiammata.. di intelligence, militari e civili di Isis ed anche del possesso di armi. Se Hillary Clinton resta ferma sulle proprie posizioni riguardo all'aborto volendo far decidere alle donne.. Trump ha ribadito che il voto rimane truccato perché la Clinton non avrebbe potuto concorrere" a causa dello scandalo delle email mentendo centinaia di volte al popolo.
Naturalmente non poteva mancare il tema delle molestie sessuali e delle gravi accuse rivolte a Trump . Lui si difende dichiarando che coloro che lo accusano sono state smentite..e che alcune di loro hanno sempre cercato di notorietà oppure persino pagate dagli stessi democratici. La Clinton ha ribattuto però ricordando che in pubblico Trump ha sempre asserito di non aver mai fatto simili cose....... ed appresso di nuovo la Clinton che ha continuato sottolineando quanto al suo avversario piace denigrare il sesso femminile...Insomma una serie di battute velenose che hanno integrato un dibattito che èsembrato alquanto sterile.

Un faccia a faccia tra due candidati sui quali potrebbe non esservi da parte della stessa America una totale stima e considerazione. In ambedue i candidati non si intravvede in verità una figura capace di portare avanti le difficoltà e le enormi problematiche soprattutto in ambito geopolitico. Tra convention, dibattiti e faccia a faccia.. sembra essere stata una lotta più spettacolare che di impegno e percettibilità politica..Questi a mio vedere,. sono i limiti della politica Americana che fondano i loro principi sulla mitizzazione o la denigrazione delle figure.. e sull'aspetto spettacolare di quella che al contrario dovrebbe rappresentare la visione di una cultura politica fondata sull'uguaglianza..sul principio dei valori e sul rispetto per la propria società.   

18 ott 2016

L”Accordo vincolante”..ultima trovata del PD che non può convincere!

di vincenzo cacopardo

Adesso anche il ministro Delrio si agita promuovendo l'accordo vincolante per la elezione diretta dei senatori prima del voto. Delrio chiede che sulla riforma costituzionale tutti abbassino i toni e che si trovi un'intesa evitando di mettere a rischio l’unità del Partito Democratico. Matteo Renzi gli va appresso dichiarando che, per il bene del Paese, ci sono tutte le condizioni per trovare un accordo...Un' altra "bufala" per poter attirare consensi da parte di chi pare non non fermarsi di fronte a nulla!


Il fatto è.. che i cittadini al referendum non votano per un “accordo vincolante” del PD, ma su una precisa riforma costituzionale..e suona proprio stonato che tali proposte vengano fuori da un ministro della Repubblica in complicità col Premier per tenere unito il loro Partito.


Cercare di voler trovare un'intesa in seno al loro Partito non può di certo influire sulla proposta referendaria ormai espressa persino con il quesito in una scheda: L'idea di voler continuare con possibili accordi dimostra tutta la loro incertezza e l'incoerenza celata dietro da un insolito accentuato amore verso il proprio Partito. Fa tanto pensare il fatto che.. ormai.. in seno al PD impera una disarmonia. Si ha l'impressione che alcuni componenti siano nella più grande confusione..mentre il più coerente pare essere D'Alema

Con la sua legge di Bilancio, Renzi riesce a prendere vantaggi: indubbiamente con la borsa piena di euro e la manovra appena annunciata può godere di consensi..non mancano nemmeno le continue comparse televisive. Oggi il governo sembra aver inserito persino uno stanziamento di 50 milioni dedicati a promuovere uno strano piano fuori dall'ordinario per la promozione della scienza e della cultura italiana all'estero. Con questo progetto, di cui si conosce poco.. tranne la cifra stanziata, si penserebbe di poter promuovere il Made in Italy, ma in molti pensano che si nasconda una sorta di mancia da distribuire alle cordate che stanno lavorando per sostenere il Sì all'estero.
E' chiaro che per il governo la ricerca di voti all'estero rimane una partita importante.. Non c'è alcun dubbio! Si contano circa 4 milioni di residenti fuori dal paese..di costoro quasi 800 mila hanno votato all'ultimo referendum.

17 ott 2016

Quel manifesto che tradisce il PD

di vincenzo cacopardo
Il Giornale, in un articolo di Roberto Scafuri..scrive oggi “Se il Pd intende riscrivere la Costituzione dovrebbe prima dare una occhiata al Manifesto fondativo, approvato dall'Assemblea costituente il 16 febbraio 2008. Dove vi è scritto che il nascente Pd si impegna a non cambiare mai la Costituzione a colpi di maggioranza”... con in calce anche la firma dell'attuale capo dello Stato Sergio Mattarella. Sembra che Tale Manifesto venne scritto dopo che la riforma del centrodestra (la denominata devolution) che dimezzava i parlamentari e aboliva realmente i poteri del Senato, fu bocciata alle urne nel referendum del 2006
Se le cose stanno così ..e' più che chiaro che la riforma Boschi tradisce questo valore primario e l'impegno firmato poiché ha inteso far passare a colpi di maggioranza le riforme costituzionali..Il tutto nel silenzio dovuto dal nostro Capo dello Stato.. forse un po' dolente, per il metodo delle proposte riformiste. Il giornale prosegue riferendosi a pagina 4 del Manifesto, “la Carta scritta nel 1948 resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Pd si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità e a mettere fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza» Sappiamo che il Capo dello Stato non può esprimersi a favore del «Sì» o del «No», e che oggi si trova nella imbarazzante posizione di chi sostenne con forza i principi e..soprattutto i valori che i stessi padri costituenti vollero fissare.
Ma il Pd guidato da Matteo Renzi non può di certo nascondere l'evidenza di questo Manifesto fondativo dove si contestavano tutte quelle riforme di superamento del bicameralismo perfetto a colpi di maggioritario. Se per quanto riguarda il nostro Capo dello Stato..in qualità di “super partes”..possiamo solo dare valutazioni di taglio politico e non istituzionale, sperando che le sue garanzie sul metodo possano un giorno andare a comprendere quella difesa dei valori di una democrazia...per ciò che riguarda le procedure di attuazione promosse da Renzi..seppur lecite..rimangono inopportune persino nel merito.
Il problema di fondo sta nel fatto che non si è provveduto in antecedenza a porre rimedi ad un male persistente nel nostro ordinamento: In un sistema che riteniamo parlamentare si dovrebbe porre l’importante azione delle Camere come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico...soprattutto per ciò che riguarda le regole costituzionali.. In proposito il Diritto costituzionale recita la mancata attribuzione dei poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, fa sì che tali poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”.
Un raccordo che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere assegnata una condizionante prevalenza, non sembra oggi possibile. La centralità del Parlamento non determina più la sua vera fondamentale funzione ed ogni azione governativa finisce sempre col prevalere e condizionare pragmaticamente ogni indispensabile percorso politico parlamentare...Ecco la ragione per la quale occorrerebbe una riforma che possa concedere alla Presidenza della Repubblica un ruolo di garanzia più efficace..anche attraverso una elezione popolare!

ATTENZIONE AL PUNTO SUL QUALE SI EVIDENZIA L'IMPEGNO DEL PARTITO
Manifesto dei Valori del Partito Democratico Approvato il 16 febbraio 2008
LEGGERE CON ATTENZIONE
La Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista, è il documento fondamentale dal quale prendiamo le mosse. La Costituzione non è una semplice raccolta di norme: oggi non meno di ieri è la decisione fondamentale assunta dal popolo italiano sul come e sul perché vivere insieme. È il più importante fattore di unità nazionale e di integrazione sociale, proprio in quanto assicura il consenso della comunità sui princìpi della convivenza al suo interno e permette di dirimere i conflitti di opinioni e di interessi. Il Partito Democratico riconosce i valori che ispirano la Carta costituzionale, unitamente a quelli della Carta dei diritti umani fondamentali dell’Unione Europea e della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, e li assume come princìpi validi per tutti, al di là delle disuguaglianze legate alla nascita, all’educazione, al reddito e alle condizioni individuali. La sicurezza dei diritti e delle libertà di ognuno risiede nella stabilità della Costituzione, nella certezza che essa non è alla mercè della maggioranza del momento, e resta la fonte di legittimazione e di limitazione di tutti i poteri. Il Partito Democratico si impegna perciò a ristabilire la supremazia della Costituzione e a difenderne la stabilità, a metter fine alla stagione delle riforme costituzionali imposte a colpi di maggioranza, anche promuovendo le necessarie modifiche al procedimento di revisione costituzionale. La Costituzione può e deve essere aggiornata, nel solco dell’esperienza delle grandi democrazie europee, con riforme condivise, coerenti con i princìpi e i valori della Carta del 1948, confermati a larga maggioranza dal referendum del 2006







14 ott 2016

L'apatia di un Paese distaccato dalle riforme

..che insiste sui Social con pettegolezzi sciocchi ed insensati... 

di vincenzo cacopardo
Quello che riesce difficile da accettare nei social in riferimento al referendum è il continuo mostrare immagini di politici ...accompagnandole con slogan come: Se voti No avrai queste figure in Parlamento. Una critica che rimane in piedi anche nel caso del voto in direzione del SI. ...Ma si può davvero pensare che sia in caso di un SI o di un NO..cio' possa cambiare?..Anzi credo che questa nuova riforma con tale legge elettorale, attraverso i nominati, agevolerà una certa politica portando in Parlamento figure..come Salvini..Berlusconi..Verdini.. etc. Come del resto al nuovo Senato potrà vedere il ritorno di sindaci nominati come Mastella..De Luca ed altri: E' proprio il difetto che più si contesta sia per quanto riguarda la riforma costituzionale che per quella già votata della legge elettorale che legate insieme manifestano una maggiore forza che si vuole rendere ai Partiti...Partiti che in realtà rimangono per la maggior pare odiati dagli stessi cittadini.

Siamo perciò in uno dei più grandi equivoci strumentali che coinvolgono tutti i cittadini destinati al voto: Se votano Si.. pensando di poter rinnovare una classe politica ..non si accorgono che rinforzano gli attuali Partiti che invero non sopportano. Se, al contrario, votano NO.. lasciano le cose come stanno.. con la speranza che una nuova legge elettorale possa aiutarli nel prossimo voto per il Parlamento al fine di poter decidere piu' liberamente!

Intanto nei Social si persevera in una volgare e stupida campagna sulle figure, poiché in pochi sembrano avere la capacità di un confronto sul metodo e sul merito con il quale si è affrontato il percorso di tali riforme. Si continua a preferire una lotta pro o contro Renzi: Una contesa dura ed aspra dove non sembrano riscontrarsi regole e rispetto! Se una cosa veramente deleteria ha provocato la nascita di queste riforme ed il conseguente referendum... è quella di aver spaccato il Paese..sia in caso si vittoria del Si che del NO!..E chi ha voluto questo..se non lo stesso Premier?

Naturalmente il SI può avere maggiore possibilità di vittoria per la enorme forza mediatica che ha in mano il Governo, la parlantina furba e scaltra di un Premier che gira ogni argomento a suo favore..la finta lotta contro la Comunità ' europea  che metterà ' in evidenza una simulata determinazione...Ma anche per la paura ormai diffusa perseverando nei catastrofici annunci del precipizio della crisi politica in caso di vittoria del NO. Vi è pure la forza di interessi dei potentati internazionali i quali vorrebbero investire in un Paese stabile...Come se queste riforme potessero rendere sicurezza!..Vi è il perseverante pragmatismo infuso in una società dal mondo dell'economia e della finanza che guarda solo ai numeri fregandosene dell'aspetto sociale che spetterebbe ad una politica oggi fin troppo debole e soccombente.

I cittadini veramente interessati ad approfondire con scrupolo l'argomento della riforma sono al di sotto del 10% degli aventi diritto al voto e la metà di costoro nemmeno voterà. La maggior parte non è interessata, non ci capisce nulla e non ha proprio voglia di approfondire! In questo triste quadro..non credo che la cosa possa andare a beneficio del NO!

Il Si continuerà ad essere infuso come una sorta di miracolo per cambiare in meglio e per insistere col solito catastrofismo in caso contrario.. ed in molti ci crederanno! In realtà, al contrario di quello che vuol farsi credere, molte cose si genereranno sulla vittoria o la sconfitta di queste riforme che incideranno sulla pelle degli stessi cittadini, poiché tutto parte dalle regole!






13 ott 2016

PD: dissidenti e minoranze..tra i "Boschi" dell'incoerenza

di vincenzo cacopardo

Il quesito travisato sul referendum proposto con uno spot dalla Rai...è entrato tra i temi di una accesa discussione tra i sostenitori del No che vedono oggi, oltre ad una scheda referendaria già contestata.. poiché forviante, un servizio della TV pubblica in mano al magico giglio renziano sostenitore del SI...Il governo, pur nascondendosi, persevera subdolamente nel rafforzare una decisione referendaria a proprio vantaggio.

Intanto nel PD..malgrado le chiacchiere.. la minoranza dem non ha ancora avuto il coraggio di rompere definitivamente con il segretario-premier. Ciò potrebbe far sospettare nuove sorprese al momento di votare sul referendum..Siamo ormai abituati a vedere questa minoranza nell'ipocrisia di un atteggiamento di continua attesa.. con un piede dentro ed uno fuori dal Partito. Solo D'Alema sembra aver avuto il coraggio di contrastare il pensiero di chi persevera nei catastrofici annunci del precipizio della crisi politica in caso di vittoria del NO.

Sentir parlare alcuni componenti del PD.. Partito di maggioranza.. e vederli giorno per giorno vivere nell'incoerenza.. uniti da una totale ipocrisia..è divenuto assai difficile da comprendere! Ma possono davvero pensare che una volta passato il SI.. Renzi faccia marcia indietro sulla legge elettorale?

Con un referendum in corso cercano ancora riunioni e dialogo promettendo di cambiare i punti cruciali del quesito referendario: Adesso oltre al cambiamento di una legge elettorale voluta attraverso una perentoria fiducia..parlano di possibile correzione sulla elezione diretta dei senatori...di una eventualità di togliere l'immunità..di possibili rimborsi ai consiglieri...etc..Insomma..sembrano aperti a tutto e pare ormai che non gli rimanga che stravolgere quella riforma Boschi che con caparbietà avevano tanto lodato come la migliore per il bene della Nazione!.. Come potremmo definire tale atteggiamento?..

Solo D'Alema appare il più coerente! Per lui non è solo deleteria la riforma in sé, ma anche il significato con cui Renzi sta caricando il referendum..ritenendo che lo slogan preferito dal Premier "'Cacciamo i politici' sia assai inquietante. L'ex Premier accusa Renzi definendo la sua comunicazione una sorta di populismo dall'alto che ritiene molto più pericolosa di quella del cittadino comune. Non credo si possa essere contrari a questa critica poiché..il populismo..rimane un atteggiamento ideologico che esalta in modo demagogico e velleitario il popolo. Malgrado il populismo sia stato spesso usato come accezione negativa nei confronti del fascismo e di vari movimenti leaderistici, oggi una forma di populismo può rivelarsi autoritaria, proprio quando, in casi come questo, viene diretta con assolutismo dall'alto.




12 ott 2016

IL PASTICCIO DEL PD



Anche se aggiustassero la questione sulla legge elettorale..il Partito al suo interno ha già palesato dubbi ed incertezze.
di vincenzo cacopardo

Il pasticcio in cui ha infilato il suo Partito il premier- segretario.. è il risultato di tutta la sua congenita prepotenza e presunzione. Non è tanto la possibile improbabile divisione, ma l'equivoco in cui oggi si trovano i suoi componenti: Al contrario di quello che si può pensare..se al referendum dovesse vincere il NO il PD non si scinderebbe e potrebbe successivamente ricercare l'unione desiderata..diversamente da una vittoria del SI che spaccherebbe sicuramente ed in modo definitivo il Partito. E' quindi alquanto probabile che chi ama veramente in Partito possa essere portato a votare NO!

Il fatto che la minoranza del Pd sarebbe esplosa sul tema referendario era nell'aria e la resa dei conti non ha tardato. Anche Speranza oltre a Bersani ha cominciato ad inoltrarsi in una dura lotta contro la riforma. Era chiaro che sarebbe finita così: Sia Bersani che Speranza hanno finalmente capito che non si sarebbe potuta più cambiare la legge elettorale e che il Premier una volta vinto il Si ..non l'avrebbe mai cambiata poichè fortemente legata allo scopo delle stesse riforme costituzionali.

Queste le parole dure, ma anche amare, di Bersani che finalmente alza la voce nel suo Partito: "È un anno che l'Italia mangia solo pane e riforme, ora basta! Renzi proverà a stanarmi con una proposta sull'Italicum? Chiacchiere. Non mi si può raccontare che gli asini volano. Vediamo in direzione, ma io non mi aspetto nulla".

Al di là dell'infelice iniziativa di chi, come Renzi, ha sempre creduto di dominare su tutto ..persino sul merito di una legge elettorale (che ha preteso di far passare con il voto di fiducia)...e che oggi rinnega cercando in tutti i modi di rivedere...quello che stupisce è l'atteggiamento ancora adulatorio dei tanti che all'interno lo seguono malgrado i continui mutevoli comportamenti che non possono portare alcuna affidabilità nel Partito...tranne forse quella di trasportare nel futuro i seguaci in un futuro partito della Nazione.

Oggi il Partito soffre.. e sembra legato alla strana sorte di un SI o di un NO voluta solo per la supponenza di un segretario che riveste anche il ruolo di Premier...Ancora in pochi non afferrano le conseguenze dell'equivoco doppio ruolo che grava pesantemente sullo stesso Partito.


DUBBI E DIFETTI DI UN SISTEMA POLITICO




la nostra Repubblica è ancora di natura parlamentare e non presidenziale.. il nostro bicameralismo rimane frutto della nostra cultura politica.”
di vincenzo cacopardo


Nella grande confusione odierna della politica, tra referendum, riforme e governabilità, a causa delle forti contrapposizioni e delle vedute personali, si rischia di perdere ogni cognizione ed ogni logica procedurale che potrebbe aiutare meglio a risolvere i difetti del nostro sistema...Proviamo a capire:

Non credo si possa disprezzare il nostro bicameralismo paritario derivante da una nostra personale cultura politica ..assumendo a volte quell'aspetto provinciale di chi, in senso esterofilo, persegue modelli stranieri senza ben comprendere le qualità del nostro sistema. E' anche logico comprendere che esso va rimodernato, andrebbe reso più efficiente e funzionale, ma disprezzarlo senza capirne i giovamenti, significa camminare avanti col paraocchi senza curarsi dei nostri valori fondati innanzitutto sulla difesa di una democrazia: Migliorare si deve, ma stravolgere a beneficio di una ottusa esterofilia o in favore di una volontà globalizzata e di potere, significa voler perdere il frutto di una cultura politica che, nel bene e nel male, ci ha offerto un migliore fondamento democratico.

C'è chi oggi intende votare Si alle riforme di Renzi preoccupandosi meno della qualità e fondando il proprio pensiero sul fatto che un piccolo cambiamento ..qualunque sia ..possa solo essere positivo! C'è al contrario chi ritiene che se si deve cambiare, lo si deve fare con principi e logiche più funzionali ed utili!...In fondo..il quesito.. sta tutto qui!
Se nella prima ipotesi si resta un po' appesi al dubbio che la trasformazione di quelle regole costituzionali possa realmente modificare in meglio l'iter procedurale istituzionale, la seconda ipotesi fonda il suo NO sul fatto che, sia nel metodo che nel merito, si riscontrano motivi che contrastano fortemente con le logiche ed il funzionamento di quella che è ancora una repubblica democratica parlamentare.

Il quesito odierno è anche aggravato dal peso di una legge elettorale votata attraverso una insolita fiducia che.. combinata assieme alle riforme costituzionali.. rende il quadro più problematico..facendo insorgere una buona parte dei componenti del Partito del Premier.


Scostandoci un attimo da qualunque posizione, potremmo constatare le grandi anomalie che in questi ultimi anni hanno portano a definire i duri contrasti nell'ordinamento politico istituzionale del nostro Paese.. in un quadro che lo vede ancora legato ad un sistema bicamerale con i suoi pro e i contro. Si ha quasi la sensazione che l'odierno cambiamento voglia esercitarsi su di un sistema Parlamentare in essere con la forza di un Presidenzialismo che in realtà non sussiste.  

Di questi riscontri anomali, autentiche forzature, ne possiamo mettere in luce tre:

1..Il difetto di chi esercita il doppio ruolo di Premier e segretario del Partito di maggioranza (favorito da un ricco premio e da una legge elettorale contestata seppur legittimata)
2..l'eterno conflitto tra chi esercita un ruolo parlamentare  contemporaneamente inserito o connivente con l'esecutivo.
3..la mancata disciplina e regolamentazione dei Partiti.

Tutte e tre rimangono macroscopiche anomalie che, legate tra di loro, mettono in luce il difetto di un sistema di una Repubblica che è ancora definita su una centralità PARLAMENTARE e non PRESIDENZIALE!

Il primo difetto, quello relativo al doppio ruolo, si mette tutto in evidenza per i conflitti (che meno sussisterebbero in un presidenzialismo), e che vengono fuori in un sistema che è ancora bicamerale e dove Parlamento e Senato della Repubblica esercitano un ruolo fondamentale: E' una macroscopica anomalia che si riscontra in ogni momento per via di una logica governativa che finisce col prevalere sempre su quella parlamentare (soprattutto quando si ritiene di poter definire le regole di una Costituzione su intimazione di un governo)..Insomma..quasi si pretendesse di far funzionare volutamente il sistema parlamentare come il nostro.. in senso presidenziale..senza che questo sussisti!

Il secondo difetto rimane legato al primo.. poiché non si è mai dato corso ad una differenziazione più netta dei ruoli creando, al contrario, illogici e continui compromessi tra i parlamentari e l'attività esecutiva del governo: Manca una precisa disciplina sul conflitto di interesse che dovrebbe affrontare con impegno questo tema.

Il terzo difetto rimane fondamentale per ottenere migliori risultati sui primi due: Si tratta infatti di disciplinare i Partiti dando loro delle regole più conformi ed utili oltre ad un riscontro più logico tra cittadini e parlamentari. Se si intende lavorare in favore di un funzionamento dei Partiti attraverso regole in senso positivo, la "nomina" di ogni parlamentare potrebbe essere effettuata con equilibrio ed in base a capacità e predisposizioni...poichè il Partito stesso potrebbe valutarne l'integrità e le capacità: il Partito può assumersi una responsabilità quando conosce bene ed a fondo ogni personalità che intende proporre! Se.. altrimenti.. si lasciano i Partiti così come attualmente sono, cioè privi di regole precise e conseguente indisciplina, resta chiaro che le nomine non potrebbero mai soddisfare se non a beneficio delle più desiderate "preferenze"!
La scelta su "nominati" o "preferenze" sta tutta nella volontà di volere dare ordine e disciplina a queste organizzazioni
Ricordiamoci che, lasciando le cose come stanno, anche le preferenze possono creare dubbi nascondendo personaggi votati non esattamente per le loro capacità, ma per favoritismi o personalità facoltose a discapito dei tanti che potrebbero apportare migliori risultati per capacità, meriti ed inventiva.

Tutto ciò non fa che rendere il quadro politico assai difettoso e compromesso, sia che si effettuino o no le riforme di Renzi. Solo se si mette mano a queste mancanze si potrebbe un domani correre ( per chi lo desidera) verso un differente sistema politico istituzionale o un presidenzialismo. Stando così le cose...tutto ciò che si determina sarà sempre compromesso da tali abnormi anomalie generendo solo caos.  





11 ott 2016

Il Paese che guarda al PIL e trascura l'equità

di vincenzo cacopardo
A che vale tener conto di una seppur fievole salita del Pil..quando non vi è un effettivo equilibrio all'interno della crescita di un Paese?. Quando questa crescita potrebbe far arricchire solo una parte del Paese ? Quando si continua a non guardare con attenzione ad una distribuzione più equanime scongiurando che quella forbice tra ricchezza e povertà possa continuare a crescere?

Oggi si guardano con estrema attenzione i dati del PIL e si trascurano quelli delle disuguaglianze: Anche se il nostro Paese dovesse avere uno scatto di un punto di Pil a favore, non è per nulla detto che l'intera popolazione ne abbia risultati positivi in modo equilibrato! Per questo sarebbe utile una politica dedita ad una migliore ridistribuzione attraverso un preciso studio programmatico del quale non sembra mai tenersi conto!

E' vero una crescita (anche in termini di qualche decimale) dovrebbe aiutare tutti! Ma quando si tirano fuori i dati..si tiene solo conto di una asettica crescita complessiva..e si trascura un reale problema di perequazione: E' il risultato di una politica globale europea che guarda a questi parametri con estrema semplificazione e superficialità..dimenticando le problematiche economiche e sociali dei differenti territori. Nella nostra Nazione questo problema è messo più in evidenza quando si confrontano i dati di crescita del Nord industrializzato.. con quelli del Sud sempre più carente: Un PIL che cresce anche se di poco.. può in effetti essere per il 90% (se non quasi tutto) solo a beneficio di una economia e di un territorio del Nord.

Si dirà: se un PIL in una Nazione cresce.. dovrebbe crescere l'intero Paese.. sebbene tanto ovvio ciò non appare!: Se la politica economica all'interno nel Paese non è corretta e non distribuisce investimenti e lavoro in modo opportuno, può crescere un PIL, ma possono anche continuare a aumentare le disuguaglianze e gli squilibri! Occorrerebbe..invero.. un piano di sviluppo e di distribuzione di risorse nell'intero Paese offerte con un preciso criterio, studiate per circostanze ed opportunità in favore dei diversi territori. Un piano che non preveda solo uno sviluppo ad esclusivo beneficio di un generico PIL, ma in giovamento ad un'equa distribuzione della ricchezza per dare maggiore forza ai differenti territori ed alle diverse realtà sociali.

Le nuove politiche centraliste volute dai passati governi  ed appoggiate dall'Europa.. contrastano fortemente con ogni desiderio federalista in favore dell'economia e dei temi sociali dei singoli territori: Pur tenendo alti i parametri voluti dalla Comunità e cercando di far crescere un PIL (che da tanto ormai non pare più crescere) rischiano di allargare ancor di più la forbice..arrecando maggiori disuguaglianze all'interno del nostro Paese!..


La nostra società moderna necessita di un'equa distribuzione oltre che di un vincolante PIL.

10 ott 2016

I Partiti.... tra nomine e preferenze


di vincenzo cacopardo

I Partiti politici hanno un ruolo decisamente importante nella ricerca di nuovi percorsi della politica. 
La Costituzione Italiana riconosce il loro ruolo  quando scrive, all’art. 49, che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale» In realtà dovrebbero occuparsi dei Partiti solo coloro che appartengono a quel lavoro di ricerca e di analisi dottrinale legato all’attività parlamentare in dialogo con la società civile. Lavoro che possa istruire in continuità nuove idee e procedure per una politica più moderna. Un Partito dovrebbe quindi essere una vera e propria officina di studio in continua ricerca.

Nello stato attuale tutto ciò non esiste e queste organizzazioni finiscono col dipendere spesso dalle decisioni di pochi e dall'effettivo comando di un esecutivo. Il dibattito odierno vede oggi una netta contrapposizione tra chi pensa ad una nomina dettata dalla volontà dei Partiti che scelgono le figure e da altri (oggi in maggioranza) che preferirebbero una diretta preferenza per il ruolo parlamentare.

Ma la scelta su nominati o preferenze sta tutta proprio nella volontà di volere dare ordine e disciplina a queste organizzazioni! Non esiste il fatto che una delle due scelte possa essere giusta e l'altra sbagliata, quando si prescinde da un cambiamento che si potrebbe operare in favore di un utile funzionamento all'interno di queste organizzazioni politiche!

Se si intende lavorare in favore di un funzionamento dei Partiti attraverso regole in senso positivo, ogni nomina Parlamentare potrebbe essere effettuata con equilibrio ed in base a capacità e predisposizioni...poichè il Partito stesso potrebbe valutarne l'integrità e le capacità. Se altrimenti si lasciano i Partiti così come attualmente sono, cioè privi di regole precise e disciplina conseguente, resta chiaro che le nomine non potrebbero mai soddisfare.. se non a beneficio delle più desiderate preferenze!

Ma nelle preferenze resta comunque un grosso handicup..Rimane il dubbio delle figure dietro la quali potrebbero nascondersi personaggi votati non esattamente per le loro capacità, ma per favoritismi o sconsiderati opportunismi dettati da manovre poco corrette...Proprio per il fatto che meno si conoscono! Inoltre ciò, in un modo o in un altro, finisce col favorire sempre più spesso personalità facoltose a discapito dei tanti che potrebbero apportare migliori risultati per capacità ed inventiva. E' quindi necessario dare ordine ed efficacia all'articolo 49 della Costituzione che in sé rimane fin troppo generico.



Bersani partorisce il suo NO..


...e Renzi persevera nella impropria opera di proselitismo
di vincenzo cacopardo

Finalmente...con il suo NO..l'ex segretario assume di fatto una precisa posizione in proposito! La determinazione, visto il suo carattere, di sicuro gli pesa, ma non può che essere il risultato dell'atteggiamento rigido e sprezzante dettato fino ad adesso da Renzi! La scelta era già nell'aria..ma non del tutto chiara. Adesso con la rottura alla vigilia della Direzione Pd convocata proprio per parlare di referendum e Italicum, l'aria dei dissidenti assieme con quella di D'alema sembra incalzare insieme in un gruppo che di certo non può che far riflettere seriamente il Premier... Un'area a cui si aggrega anche Ignazio Marino, che..dopo essere uscito vincitore dalle beghe giudiziarie, accusa il presidente Pd di averlo «costretto» alle dimissioni

Quello che Bersani ha sempre temuto è stato l'aver perso tempo sulla possibilità di cambiare la legge elettorale ..e adesso ..dato i pochi tempi a disposizione per potervi mettere mano, è apparso possibile che Renzi..dopo il referendum, ove vincesse il Si, si premurerebbe a non cambiarla affatto! Un discorso assai realistico! Adesso l'ex segretario parla di desiderio di proporzionale accusando il suo capo di Partito di averlo rottamato e messo da parte.

Nonostante tutto il nostro Premier continua a proporsi nella TV di Stato nell'Arena di Giletti promuovendo il suo SI..non rendendosi conto per nulla della delicatezza di una faccenda che non può per nulla essere impostata in tal modo . D'altronde sappiamo bene che ormai l'Ente è in mano alle forze governative... La parzialità di viale Mazzini appare di tutta evidenza ed è sufficiente vedere il nostro Premier nei talk show per intuire ogni sforzo da parte della tivù di Stato. Renzi continua ad usare la RAI pubblica a suo piacimento.. dimenticando che nella fattispecie non si tratta di votare per il suo governo, ma per le delicate regole di una Costituzione che si stanno per stravolgere.

Si continua a non comprendere quale differenza vi sia tra chi le regole deve metterle in atto.. e chi, al contrario.. può stabilirle! ..Un esempio per chi (come lo stesso Renzi) ama accostare la politica al calcio: Pensate se oggi nel campionato..si cambiassero le regole e queste le potesse imporre la squadra più forte... e non un Comitato a parte composto da tutti!

In verità, in un Paese che intende ancora ritenersi in democrazia, qualunque Premier dovrebbe restarne fuori poichè si tratta di regole..ossia di principi che rappresentano i valori fondanti sui quali si muovono le istituzioni.