Perché Renzi può farcela… o no
di domenico Cacopardo
Abbiamo potuto leggere un
documento che circola tra i capi dipartimento e i direttori generali romani. Il
senso è quello di un autorevole suggerimento: “State guardinghi. La via del
governo è tutta da vedere e le progettate riforme sono più fumo che arrosto.”
Insomma, nessuna preclusione, ma “Non compromettetevi.”
Per punti, cerchiamo di
riassumerlo. Queste le osservazioni:
1. La Ragioneria Generale dello
Stato, rafforzata dal vincolo di pareggio del bilancio inserito in
Costituzione, è diventato un autonomo potere autoreferenziale. Sarebbe
necessaria, più che la spending review, un’approfondita revisione degli oscuri
criteri usati dalla Ragioneria. Non solo per una questione di trasparenza, ma
soprattutto per consentire al governo e ai ministeri di formulare osservazioni
e proporre cambiamenti. Il modello econometrico usato, infatti, non è
attendibile.
2. La Germania, che ha versato il
51% del capitale della BCE, non rinegozierà un nuovo patto di bilancio
europeo: il Fiscal compact rimarrà in vigore e sarà causa di inenarrabili
sciagure. Tutto quello che, sullo sviluppo e sulle riforme, dice Renzi è
destinato a scontrarsi con la realtà di una situazione determinata dalla
dissennata firma posta da Monti sotto l’accordo.
3. La speculazione finanziaria
globale non risponde ad alcuna logica politica e potrebbe avere di nuovo voglia
di aggredire qualche Paese in difficoltà. Per l’Italia sarebbero altri guai.
4. Matteo Renzi è completamente
solo (Andreotti ebbe una squadra di collaboratori di primo piano da Evangelisti
a Cristofori; Craxi Giuliano Amato; Spadolini e Ciampi Maccanico; Berlusconi
Gianni Letta; Prodi Enrico Micheli, etc.). Non si vedono persone di livello
nell’innercircle renziano. Solo ragazzotti senza esperienza per portare avanti
le leggi, mediarle con la Ragioneria, coi gruppi parlamentari, con l'Europa.
5. La magistratura, infine, non
sembra disponibile ad accettare qualsiasi intervento che la renda efficiente
costringendo il sistema a lavorare di più e con un minimo di produttività.
Circola anche l’idea di disfarsi dell’alta burocrazia: debbono capire che si
avvicinerebbero alla fine.
Queste, invece le ragioni per le
quali Renzi potrebbe resistere (non realizzare le riforme, ma resistere e,
quindi, conquistarsi la benevola collaborazione dell’alta dirigenza):
1. Renzi è solo. Non si vedono
intellettuali ed economisti disposti a dargli una mano. Questa è la stessa
considerazione del precedente punto 4. Si vuol dire che, libero da ingombranti
consiglieri, può spingere i suoi ragazzotti sulla strada giusta e ottenere dal
Parlamento qualche serio passo avanti.
2. Alfano è disposto a tutto pur
di non andare a votare.
3. Il premier sembra, inoltre,
volersi muovere nella direzione delle riforme ordinamentali a costo zero. Se
fatte bene, potrebbero spingere sulla via della crescita.
4. La Ragioneria dello Stato si
può battere se il Presidente del Consiglio e il Ministro del Tesoro impongono
la trasparenza dei modelli econometrici "segreti ed interni" di
calcolo del costo delle leggi. In questo modo finalmente il governo tornerebbe
sovrano (vedi il punto 1 del ‘Non può’).
5. In Europa il voto
all'unanimità è l'unica arma di pressione che abbiamo per ottenere rispetto.
Dobbiamo usarla freddezza e razionalità, senza farcela nei pantaloni come Monti
e Letta
(sic)
.Questo si scrive a Roma. Non
sembrano considerazioni lunari, ma argomenti su cui riflettere.
il commento di vincenzo
Continuo a pensare che sia un lavoro troppo
grosso e difficile per essere affidato ad una sola figura. Credo anche che, in
casi difficili come questi l'energia comune del suo Partito di riferimento gli
avrebbe reso più forza. Ma sappiamo fin troppo bene che Matteo Renzi opera in
politica in modo personale ed ambizioso ed il suo incedere ha spesso trascurato
i rapporti utili con le forze interne al suo Partito. Anche questo è purtroppo un punto sottovalutato dalla odierna politica tendente ad esaltare le figure non tenendo in giusta considerazione una indispensabile riforma in favore al funzionamento dei Partiti.
I punti messi in evidenza
dal cugino Domenico sono condivisibili.. e lo è di certo anche quel sottolineare le difficoltà dovute ad una certa solitudine, ma non dobbiamo dimenticare che.. a
questo isolamento.. ha contribuito lo stesso Renzi e la sua esasperata mancanza di
umiltà nell’affrontare il difficile percorso, un persistente auto incensarsi come
unico paladino in difesa dei molteplici problemi del Paese.. palesatosi con evidenza. Non credo che questi eccessi possano portare a far buon uso dalla
politica che, al contrario necessita del contributo e dell’opera comune dei
tanti. Le difficili e complicate questioni che assediano la nostra Nazione meritano
una vasta ed attenta collaborazione.
In riferimento.. poi..alla questione
dei modelli “econometrici interni” che Domenico sottolinea come un punto
delicato ( cioè quella statistica che
si occupa dell'analisi dei fenomeni o
meglio del confronto tra un modello economico e l'evidenza empirica) al
fine di poter rendere il governo sovrano, son convinto che nessuno fino ad adesso
si sia immedesimato in questa problematica che aiuterebbe di sicuro la politica
nel suo cammino di funzionamento. Tale suggerimento non può, quindi, che essere
preso in alta considerazione.
In quanto ai “ragazzotti” della squadra
di governo ( come li definisce Domenico) credo che difficilmente possano
mettere in evidenza le loro idee.. sotto la forte personalità di un premier
così determinato che invero potrebbe persino ridurne le eventuali capacità. Il tecnicismo
e le capacità del neo ministro all’economia possono, forse, fare una certa
differenza, ma questo è un capitolo a parte...Rimangono sempre le riforme costituzionali
e quelle della giustizia, nodi difficili da sciogliere persino per un ragazzotto
prodigio come il "sindaco d’Italia" auto imbrigliato nell’anomalia di due maggioranze.
v.cacopardo