18 ott 2013

Una legge elettorale, non può essere primaria!

Un’altra importante questione all’occhio degli odierni riformisti è quella di una legge elettorale che possa sostenere meglio la rappresentanza di un sano Parlamento
Ha detto bene il ministro Quagliariello quando ha dichiarato che una riforma della legge elettorale, se svincolata dalle altre indispensabili riforme, non potrà mai sortire un utile successo, nè procurare migliore funzionalità al percorso della politica.

Entrando nel dettaglio delle proposte, non potrà mai convincermi una richiesta del voto di preferenza quando questo venisse, in più, proposto sotto un finanziamento privato. Sarà facile nel nostro furbo Paese finanziare attraverso una forma privata figure incapaci, legate al potere finanziario o persino corrotte, quando si hanno gli adeguati mezzi e le esose risorse... Ci sarà poco da lamentarsi dell'apparizione di ulteriori figure assolute e dispotiche legate al sistema economico finanziario! 

Occorre un filtro e questo esame deve essere operato dal Partito di provenienza del candidato che si propone. Sarebbe, però, essenziale operare di dovere una sorta di primarie tra i candidati in seno ad ogni Partito. Ma necessario sarebbe anche non offrire alcuna possibilità ai privati di entrare nel gioco pericoloso dei finanziamenti ( nemmeno sotto un controllo al quale si potrebbe sfuggire con scaltrezza).

Si pretende ancora di poter aggiustare il sistema logorato della politica, pensando di poterlo risolvere attraverso una legge elettorale che abolisca il finanziamento pubblico e nel contempo offrire al privato l’opportunità di sponsorizzare la preferenza dei candidati….come dire: Chi ha le risorse per una comunicazione, riuscirà sempre ad imporsi contro chi non potrà mai averle per esporre le proprie idee! Prevarrà sempre una deviante comunicazione e resteranno sempre soffocate possibili nuove proposte!
Un’assurda contraddizione di cui il cittadino non si accorge poiché pervaso da un odio nei confronti di una generica politica che nel passato ha divorato risorse alla società. Una posizione che alcune forze politiche odierne appoggiano per interesse, ma tendente ad incancrenire una vera politica democratica facendo forza sulla emotività e l’ignoranza del cittadino comune.
Se la legge elettorale rimane un mezzo complementare per determinare una maggioranza, i Partiti restano decisivi per la ricerca di un percorso innovativo della politica.

Il mio pensiero vede, quindi, fondamentale una riforma verso il ruolo dei Partiti attraverso un’adeguata regolamentazione da imporre (sul RUOLO: ricerca delle idee in favore della politica- sulle CANDIDATURE: attraverso specifiche primarie - sul FINANZIAMENTO: che dovrebbe essere pubblico, ma adeguato alle spese documentate).

Una primaria regolamentazione dei Partiti che risulta sicuramente prodromica a qualsiasi altra riforma poiché la stessa  Costituzione Italiana riconosce il loro basilare ruolo  quando con l’art. 49, ci dice che «tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale».
vincenzo cacopardo



Un commento di Domenico Cacopardo sull’autolesionismo delle amministrazioni regionali.

  
I DIPINTI VIAGGIATORI
di domenico Cacopardo
È l’autolesionismo che guida la mano dei presidenti della Regione Sicilia e dei vari assessori alla cultura nel firmare i provvedimenti che consentono a opere d’arte di viaggiare nel mondo per partecipare alle varie mostre che si imbandiscono a uso di folle più o meno vaste di visitatori. Autolesionismo e insufficiente conoscenza di ciò che accade ai reperti viaggiatori.
Certo, soddisfa l’ego dei personaggi presenziare ai vernissage ed essere gratificati dall’elogio degli organizzatori, ma ciò non basta per assolverli dalle gravi responsabilità che si assumono.
Né vale dichiarare, come ha fatto Rosario Crocetta, che ha dovuto (sottolineo “dovuto”) onorare gli impegni presi dei suoi predecessori: nulla vietava di revocare questi impegni e sfido chiunque a dimostrare che il Mart, l’ultimo dei musei interessati, avrebbe potuto e voluto iniziare un’azione giudiziaria contro la Regione.
Dicevamo autolesionismo. Sì, l’autolesionismo di chi non si rende conto che gli amanti dell’arte sono girovaghi e inseguono i loro sogni recandosi di persona nei luoghi in cui sono custoditi reperti archeologici, dipinti famosi o meno, sculture, opere di loro interesse.
Conosco un appassionato che, volendo approfondire la storia artistica di Pisanello, s’è recato a Palermo per vedere il Trionfo della morte del museo Abatellis (di incerta attribuzione) e poi ha raggiunto Gangi per esaminare il dipinto dello Zoppo di Gangi, Giuseppe Salerno, che raffigura un apocalisse, e poi al museo civico di Bettona (Perugia) per conoscere l’opera, colà esposta, di Jacopo Siculo. Un caso tra migliaia di persone che raggiungono la Sicilia per ripercorrere la strada di Caravaggio da Siracusa a Messina (a proposito, nessuna iniziativa specifica per i due capolavori del Museo regionale, salvo una serie di improvvidi viaggi soprattutto per la Risurrezione di Lazzaro), a Palermo (dov’è scomparsa la sua Natività); per ammirare la nave fenicia e i reperti archeologici di Marsala o il Fauno danzante di Mazara del Vallo, inviato (ma vi sembra normale?) sino in Giappone. Si tratta di un turismo appassionato e competente nulla a che fare con i vacanzieri che hanno spinto tanti siciliani a rovinare i litorali, le bellezze naturali.
Diceva Elio Vittorini (parole riferitemi da Raffaele Crovi, suo primo collaboratore) che i siciliani non amano la Sicilia, giacché hanno consentito (e consentono, aggiungo) la devastazione della loro terra, dando anche il voto ai devastatori.
C’è poi l’ignoranza di ciò che accade ai dipinti, alle sculture, agli oggetti archeologici che viaggiano: accade, infatti, che subiscono continui e gravi stress che hanno inciso e incidono sulla loro salute, sulla loro conservazione sul loro futuro.
Se parlassero liberamente i restauratori della Risurrezione di Lazzaro o del Ritratto di ignoto, si scoprirebbe che hanno subito danneggiamenti visibili a occhio nudo. Quelli invisibili a occhio nudo col tempo si espandono e possono compromettere l’opera nel suo insieme.
Insomma, un’altra occasione perduta dalla Sicilia, l’avere messo in viaggio tre capolavori di Antonello da Messina per una mostra che non esito a considerare stravagante, di quelle immaginate per ragioni di cassetta del museo che l’organizza e gli sponsor che la finanziano. Una ripetizione in sedicesimo di quella, magnifica di Roma, Scuderie del Quirinale, che aveva consentito ad appassionati ed esperti di fare il punto sull’artista. Dico stravagante, perché non esito a dubitare che l’accostamento a L’altro ritratto, la contemporanea mostra Mart sul ritratto fotografico (un mercato, quello della fotografia d’autore, in crescita commerciale e, per di più, molto liquido) non sia casuale. Che si crei un evento per il traino di un altro evento, molto ‘commercializzabile’, è piuttosto frequente e starebbe agli amministratori pubblici porre un freno a ogni tendenza speculativa.
A questo punto, “cosa fatta capo ha”, se Crocetta intende decidere qualcosa di giusto e importante per le opere d’arte presenti in Sicilia proponga al Parlamento una legge che faccia divieto di spostarle con una sola esplicita eccezione: l’invio in qualche laboratorio di restauro qualificato. In Italia, il più famoso, è l’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Il resto sono chiacchiere da bar Sicilia di Gela, di Palermo o di Messina.


15 ott 2013

L’inviolabile Costituzione.. di un Paese che sprofonda


di vincenzo cacopardo
Una delle problematiche odierne sulla quale si pone una forte attenzione è quella relativa al possibile cambiamento della seconda parte della nostra Carta Costituzionale.
Oggi i Partiti sembrano schierati in posizioni nettamente  contrastanti e questo tema scottante per il futuro del Paese, pone gli stessi cittadini l’uno di fronte all'altro in una lotta di posizioni ideologiche che frenano ogni percorso di innovazione della società. Persino Grillo, che si era sempre dichiarato per combattere ogni illusoria ideologia, vedrà il proprio Movimento schierato in posizioni ideologiche diverse.
Le posizioni a sfavore di un cambiamento della Carta, però, non sembrano valutare attentamente la ricerca di un possibile funzionamento politico istituzionale in favore  del Paese. 
In un mondo in cui l’economia avanza senza una adeguata regolamentazione  e dove il popolo della finanza non conosce principi, a pagare il conto è sempre il sistema nel suo insieme. L’azione della politica non potrà mai rendersi utile e funzionale in relazione ad un’economia ed una società resa oggi assai più libera. La logica conseguenza sarà sempre quella di una politica poco costruttiva poiché impedita da una carta Costituzionale da rinnovare.
Pur senza intaccare quei principi di base che ne hanno ispirato la ragione e dando forza a quei contenuti che dovrebbero sempre proteggere l’alto valore di una vera democrazia, si dovrebbe lavorare per rimodernarla, rendendola più attuale.  Alcuni suoi articoli risultano oggi obsoleti poiché non tengono conto del cambiamento storico culturale che il nostro Paese ha avuto in questi sessant’anni.
La nostra Costituzione, che come scopo dovrebbe avere il compito di guidare e fornire una traccia al complesso di norme per meglio definire la struttura dello Stato, non sembra avere oggi un giusto funzionamento che la porti al raggiungimento del suo desiderato fine.
In se, essa potrebbe apparire perfetta nella rappresentazione dei valori per la determinazione di una democrazia, ma oggi può solo idealizzarne il raggiungimento.
La passata Assemblea Costituente che ebbe il compito di porre le norme fondamentali dell’ordinamento dello Stato, determinò le regole per una concezione politica in opposizione ad una visione di assolutismo, riconoscendo la validità di uno Stato fondato sulle norme e sui poteri.
Ma qualunque norma o confine di potere, dopo la smisurata e sregolata crescita economica e sociale di questi sessant’anni, non potrebbe che essere rivisitata affinché non possano continuare a riscontrarsi ulteriori anomalie dovute ad un progresso che ha alterato gli stessi valori della società. Anomalie che non potranno mai dare innovazione al percorso di una politica che si vorrebbe efficiente e costruttiva.
Una carta costituzionale che, per una sua utile modernizzazione, non dovrebbe esimersi dall’osservare in lungimiranza un possibile sistema funzionale basato su principi più moderni in proiezione delle normative e della suddivisione dei poteri. Un testo utile ed indispensabile, ma sicuramente da rinnovare, poiché non potrebbe mai esserne richiesto uno stravolgimento.
Considerato che i problemi della politica si concentrano essenzialmente su una  mancanza di una funzionalità e premesso che le basi per le riforme primarie devono prendere spunto dal testo della nostra Costituzione, sembra opportuno tenerne conto e farlo presente a chi oggi demagogicamente grida ad un insensato e vile attacco contro la libertà. Sarebbe peggio e fuori da ogni logica ricercare riforme innovative che possano evidenziarsi in qualche modo contrastanti con il testo della Costituzione.

Questo nostro Paese sembra continuare ad esasperare l’aspetto già negativo di una dialettica ideologica inasprendola, ancora di più, attraverso la logica di un deleterio bipolarismo. La degenerazione è sotto gli occhi di tutti: non vi è più un argomento che non vede schieramenti opposti e monolitiche posizioni di parte.. rese più estremizzate da una illogica presa di posizione ormai connaturata come principio. Non si ricerca più un progetto, né l’indispensabile armonia della dialettica.. che dovrebbe raggiungere un equilibrio, ma si rimane più attenti e predisposti ad improduttive posizioni ideologiche di parte.


14 ott 2013

OSSERVAZIONI SULLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE PER LE RIFORME COSTITUZIONALI





Osservazioni sulle proposte della Commissione dei saggi




La  bozza  della  Relazione  finale  è  articolata  in  sei  capitoli: 
1)Bicameralismo; 2) Procedimento legislativo; 3) Titolo V; 4) Forma di governo; 5) Sistema elettorale; 6) Istituti di  partecipazione  popolare. Sono  inoltre  allegati  alla  relazione  i  verbali  delle  riunioni  e  i documenti che uno o più dei componenti hanno chiesto di allegare. 
La commissione dei saggi afferma che,  per superare  la  crisi  politica,  economica  e  sociale  siano  necessari interventi di riforma costituzionale, i cui punti principali sono stati così individuati: 
1. Il  rafforzamento  del  Parlamento  attraverso  la  riduzione del  numero  dei  parlamentari,  il superamento  del  bicameralismo  paritario,  una  più  completa  regolazione  dei  processi  di produzione  normativa  e  in  particolare  una  più  rigorosa  disciplina  della  decretazione  di urgenza. 
 2. Il  rafforzamento  delle  prerogative  del  Governo  in  Parlamento  attraverso  la  fiducia monocamerale, la semplificazione del processo decisionale e l’introduzione del voto a data fissa di disegni di legge. 
3. La  riforma  del  sistema  costituzionale  delle  Regioni e  delle  Autonomie  Locali  che  riduca  significativamente  le  sovrapposizioni  delle  competenze  e  si  fondi  su  una  maggiore collaborazione e una minore conflittualità. 
4.La riforma del sistema di governo, che viene prospettata in tre possibili diverse opzioni: a) la razionalizzazione  della  forma  di  governo  parlamentare;  b)  il  semipresidenzialismo  sul modello francese; c) una forma di governo che cerca di farsi carico delle esigenze sottese alle primedue soluzioni, che conduca al governo parlamentare del Primo Ministro 
Per quanto concerne il bicameralismo paritario, nella commissione  prevale l’idea di cambiarlo in favore di  una  forma  di  bicameralismo  differenziato  per  attribuire  al  Senato  della  Repubblica  la rappresentanza degli enti territoriali, intesi sia come  territorio che come Istituzioni, ed alla Camera dei Deputati, il rapporto fiduciario e l’indirizzo politico.
Il  Parlamento  continuerebbe  a  comporsi  di  Camera  e  Senato,  ma  i  due  organi  avrebbero  composizione  e funzioni differenziate, con una prevalenza della Camera nell’esercizio della funzione legislativa e del Senato nell’esercizio delle funzioni di controllo. Un’altra opinione, che  ha  raccolto  consensi in  Commissione, si è  espressa per il monocameralismo unificando le due Camere che godono di pari dignità costituzionale. Questa opzione, secondo la stessa Commissione, garantirebbe una maggiore semplificazione del sistema istituzionale e quindi una migliore stabilizzazione delle forma di governo.

La  Commissione  si  è  soffermata  in  primo  luogo sull’alternativa  tra elezione diretta ed elezione indiretta, valutando soluzioni tra loro differenti: 
a)In astratto i Senatori possono essere  1)eletti dai cittadini; 2)eletti dai Consigli regionali; 3)membri  di  diritto  in  forza  degli  uffici  ricoperti nelle Regioni(Presidente della Regione) e (secondo alcuni) nei Comuni  
b)  Qualora  si  optasse  per  la  seconda  soluzione,  i  Consigli  regionali  potrebbero eleggere i Senatori al proprio interno o fuori del Consiglio;  
c) potrebbero fare parte del Senato o solo gli eletti dai Consigli Regionali, visto il ruolo che  le  Regioni  assumono  nella  forma  dello  Stato,  o  anche rappresentanti dei Comuni, data la loro specificità della storia italiana;  
d) Se  dovessero  far  parte  del  Senato  anche  i rappresentati  dei  Comuni,  occorre decidere le modalità della loro elezione.

Per quanto riguarda il Procedimento legislativo, la commissione   si  è  preoccupata  di  integrare  il  principio della  certezza  con quello,  parimenti  rilevante, della partecipazione di entrambi i  rami  del Parlamento  al  procedimento  legislativo,  in  forma  diversa  a  seconda  della  tipologia  della legge, distinguendo, in tal modo  quattro categorie di leggi: 
a) leggi  costituzionali  e  di  revisione  costituzionale; 
b)  leggi  organiche; 
c)  leggi  ordinarie bicamerali  (di  seguito:  leggi  bicamerali); 
d) leggi  ordinarie  con  voto  prevalente della Camera (di seguito: leggi ordinarie).  
Se per  le  leggi  costituzionali,  le  leggi  di  revisione  costituzionale,  le  leggi bicamerali, ed eventualmente per le leggi organiche, nulla muta rispetto ad oggi,  per le leggi ordinarie (ed eventualmente per le leggi organiche) l’iniziativa legislativa  e  il  voto  finale  spettano  sempre  alla  Camera;  il  potere  di richiamo  è  esercitato  nel  rispetto  delle  condizioni  indicate  dalla Costituzione. 
Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, quindi, si  procederebbe al voto a data fissa per un numero limitato di provvedimenti ritenuti prioritari dal Consiglio dai Ministri secondo la seguente disciplina: 
1)il procedimento legislativo comincia dalla Camera, visto che l’istituto prevede la possibilità  che  il  governo  presenti  un  proprio  testo  e  chieda  alla  propria maggioranza di sostenere la richiesta di procedura speciale; 
2)La Camera dei Deputati delibera sulla richiesta del Presidente del Consiglio entro tre giorni dalla sua presentazione;  
3 la  data  richiesta  deve  in  ogni  caso  garantire  un’adeguata  istruttoria parlamentare; 
4) se  la  Camera  approva,  il  Presidente  contingenta  i  tempi  affinché  il  voto  finale avvenga entro  il  termine,  tenuto  conto  anche  dell’eventuale richiamoda parte del Senato e del voto successivo della Camera; 
5)i tempi per il richiamo e la deliberazione del Senato sono ridotti alla metà; 
6) scaduto  inutilmente  il  termine,  il  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  può chiedere  che  la  Camera  deliberi  (con  unico  voto)  sulla  proposta  di  legge presentata  dal  Governo,  suddivisa  in  articoli,  eventualmente  con  le  modifiche approvate nel frattempo dalla Camera (se condivise dal Governo)

La Commissione, in tal modo avrebbe affrontato e cercato di risolvere il problema delleprocedure abbreviate che rispondano all’esigenza del governo di disporre in tempi brevi e certi dei deliberati del Parlamento su questioni  particolarmente  urgenti. 
Il  Senato  della  Repubblica  manterrebbe  la  propria  denominazione  originaria coerentemente con la disposizione secondo la quale la Repubblica è costituita dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni. 



Leggendo questa parte della relazione, da me sintetizzata, si può cominciare a porre l’attenzione su alcuni punti dello studio condotto dai saggi.
La Commissione, con impegno e capacità, ha certamente contribuito a migliorare il percorso del sistema istituzionale svecchiandolo e rendendolo più funzionale ( la divisione dei compiti delle due Camere sembra essere un deciso passo avanti, meglio ancora che del sistema monocamerale). 
Malgrado ciò, non sembra si sia colta l’importanza di una costruzione del sistema che deve per logica essere spinto dal basso.  L’epicentro dello studio della Commissione sembra essere il rafforzamento di un governo e la maniera di poterlo rendere forte e sicuro, ma non quello di fornirgli un sostegno necessario alla base. - Non si vuole ancora  vedere la governabilità come una funzione staccata da ogni processo di ricerca di un programma, ma si continua ad imporla e concepirla come ideatrice stessa di un progetto: un esecutivo dovrebbe distinguersi per eseguire e non preoccuparsi di programmare!
Al contrario, pare arrestarsi la indispensabile ricerca di un percorso più democratico e diretto che riesca ad offrire al cittadino il vero diritto ad un programma. Un programma accompagnato da un voto che, nel contempo, evidenzi la differenza dei ruoli delle stesse Camere.
I problemi più essenziali sono proprio quelli di trovare un nuovo funzionamento e non di aggiustare i vecchi ingranaggi corrosi. Non si può trascurare la evidente dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di principio Parlamentare. Un sistema che conduce spesso al sorgere di contrasti e contraddizioni le quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera politica costruttiva. Quella simbiosi politica affinché ambedue i poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni amministrative, si è persa poiché ormai succube della mancanza di valori fondamentali spariti. Il punto focale sembra essere questo ed è proprio ciò che i saggi non sembrano aver messo a fuoco in senso innovativo.
Non è tanto importante il bicameralismo o il monocameralismo… quanto la funzione che queste Camere devono esprimere, non la determinazione del numero dei parlamentari..quanto il loro ruolo.
Proporre di dividere i compiti delle Camere è giusto ma si dovrebbe poter vedere una logica più definita nelle stesse competenze che i Parlamentari devono esprimere. Una divisione dei ruoli che definisca con chiarezza un risultato più utile, senza quei continui compromessi che scaturiscono dalla evidente sovrapposizione delle funzioni.

Se i saggi non hanno mancato in un’opera di ottimo restauro del vecchio sistema, non hanno del tutto colto l’importanza di un cambiamento che deve potersi ricercare attraverso una visione al di fuori degli schemi del sistema attuale. Quello che oggi dovrebbe identificarsi come un percorso innovativo costruito su nuove idee non condizionate dalle strade del vecchio sistema.
vincenzo Cacopardo     

12 ott 2013

Destra e Sinistra...tanti problemi..poco funzionamento



L'INEFFICACE COMPITO DELLE VECCHIE CONTRAPPOSIZIONI POLITICHE


Qualcuno pensa che Berlusconi sarà certamente dichiarato decaduto dal seggio di senatore. Qualche altro pensa persino che, al di là delle questione per frode, potrebbe essere arrestato su mandato di qualche altro magistrato che tiene in mano altri scottanti fascicoli.  Quello che accadrà al cavaliere, non potrà però arrestare la presunzione di un partito di sinistra che pensa di avere già in mano la vittoria delle prossime elezioni. 

Elezioni alle quali non si arriverà tanto presto, in considerazione di un voto di fiducia che ha reso più forte il governo Letta...ed il tempo, come sappiamo.. provoca alterazioni! 
Intanto.. il problema del PD oggi è quello di non aver ancora attuato un vero ricambio generazionale al suo interno ed il fatto che..i vecchi comunisti..vedono le prossime elezioni come una semplice passeggiata di salute: Un partito predisposto ad una sicura rottura. Vi è poi il problema di una destra che non sembra aver costruito un nuovo percorso senza una guida alternativa a Berlusconi e che potrà perdere pezzi..



Sembra dunque pacifico che, questo paese, non sia in grado di ricercare un sistema bipolare senza cascare in problematiche ricche di contraddizioni o in estremizzazioni che favoriscono l’ascesa di figure assolute, arroganti, ambiziose e persino incapaci.  
Il rischio del prossimo futuro potrebbe essere quello di favorire una vittoria del Movimento 5stelle. Un’incognita, quella di Grillo,  dovuta alla mancanza di un vero progetto di costruzione in favore di una politica che si vuole democratica e che, fino ad oggi, ha visto in lui, un unico capo assoluto, assecondato da un tecnico esperto in computer e sistemi di comunicazione virtuali, i quali pretendono di poter portare avanti un demagogico progetto di democrazia diretta in un Paese di oltre sessantamilioni di abitanti.


La speranza della nostra nazione.. non può che essere quella di poter veder crescere presto altri movimenti che possano affacciarsi ad una politica moderna con grande senso di equilibrio e che portino avanti un pensiero innovativo e funzionale in favore di essa.
VINCENZO CACOPARDO

11 ott 2013

le deliranti accuse al nostro Presidente

Ancora una volta si tende a voler screditare e mettere in cattiva luce l’operato del presidente Giorgio Napolitano. Si mettono in seria discussione le prerogative di un capo dello Stato con i limiti imposti dalla Costituzione. Il Movimento 5S, asserisce  che, il Presidente ha chiaramente dimostrato di aver degenerato, uscendo dal suo particolare ruolo di garante dell’assetto politico istituzionale dettato dalla Costituzione. Alcuni di essi hanno persino parlato di impeachment per costringerlo alle dimissioni".
Non a caso, queste insensate proposte, vengono sempre fomentate dalle componenti parlamentari legate a partiti e movimenti autoritari.
Assurde accuse vengono poste da Paolo Becchi, giurista di riferimento del M5S che, in proposito ha affermato: "Nel 1991 Giorgio Napolitano, in occasione della richiesta di impeachment contro l'allora Presidente della Repubblica Cossiga, prudentemente, storceva il naso di fronte alla messa in stato d'accusa: eppure non esitava a domandare le dimissioni del Capo dello Stato, notando come 'si è totalmente smarrito il senso della misura al Quirinale'". Becchi, con eccessivo senso della provocazione,  mette a confronto una vecchia posizione di Napolitano con il senso della misura che oggi usa il Quirinale" . Il giurista critica la posizione sull’amnistia e l’indulto definendola persino "faziosa"poiché,  in tal modo, Napolitano, tende a voler salvare la figura del Cavaliere, usando i poteri che non gli spettano, non per difendere una certa legalità, bensì per salvare il suo personale progetto delle larghe intese.
Non credo si possano costruire accuse in tal senso contro il nostro Presidente il quale, ha dimostrato ampiamente il senso del suo alto compito del dovere verso la Nazione. Se le sue competenze hanno prevaricato nel metodo in alcune piccole procedure, ciò è stato necessario solo in favore di una maggiore sicurezza per il suo paese (vedesi le grandi intese in cambio delle elezioni anticipate) ma, nel merito, non ha sicuramente agito per faziosità o per un proprio tornaconto.  
Non dobbiamo dimenticare che la sua rinomina è stata voluta…e non solo accettata da gran parte del Parlamento  e che,  con indubbio sacrificio da parte di un uomo di quasi novant’anni, è stata messa al servizio di una politica latitante e debole di fronte alle tanto attese riforme. Una riflessione sulla quale dovrebbero soffermarsi gli sprovveduti, arroganti ed inesperti ragazzi del Movimento 5Stelle....Meditando ..più che urlando ed offendendo.
vincenzo cacopardo  
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8 ott 2013

Francesco...la strada umile che disturba il nostro cinismo

Sembra che ogni scusa sia buona per mettere sott’accusa l’operato di Papa Francesco!
Una certa cultura che definirei oltranzista cerca in tutti i modi di mettere negativamente in luce le parole e le azioni di un Pontefice che non fa alcuno sforzo per apparire semplice ed umile davanti al popolo che lo segue e lo ama. Questo suo atteggiamento sembra disturbare una parte intellettuale del Paese, infastidita dai gesti umani di un Papa sempre disponibile nei confronti dei fedeli e.. persino.. dei non fedeli.
Hanno disturbato le parole dure di fronte alla "vergogna" di ciò che è accaduto a Lampedusa e questo, come altri episodi, ha portato a considerare l’umile Pastore della chiesa nell'irriverente Papa che pretende di interporsi nelle faccende riguardanti la politica. Ha dettato un vero ed innovativo programma di riforme per la chiesa partendo dal rilievo della figura umana in terra toccando temi ardui....A qualcuno deve per forza dar fastidio!
Questa sua profonda semplicità ed il rispetto che egli porta agli uomini, a volte, vengono mal sopportati da coloro che pensano che quello del Papa deve essere il limitato compito relativo alle benedizioni.. o di predicare in comune tono evangelico. Un Papa come Bergoglio, che pone l’umiltà come essenziale principio di convivenza e la speranza come ancora della fede, non può risultare amabile, né ispirare simpatia a coloro che si pongono con pragmatico cinismo nella valutazione di tali fondamenti. La politica avrebbe solo da imparare dalla semplicita' dei suoi gesti.....
La caratteristica di Francesco sta nel proiettarsi senza sosta e con calore nel mondo umano che vide in Cristo, il vero artefice del sentimento dell’amore verso il prossimo, esponendosi meno in un dialogo verso il  Divino e l'ultraterreno.  Questo fa di lui uno come noi...una identità fortemente umana di cui si aveva sicuramente bisogno. Difficile, quindi, che tutto ciò, non possa infastidire coloro che potrebbero invidiarne la forte personalità e l’innato senso umano..scambiandolo per desiderio di apparire oltremodo.   

Questo nostro Pontefice pare essere figlio del tempo..sembra apparso, non per caso, da un desiderio dell’umanità in forte crisi. Crisi di identificazione, di speranza e di amore verso il prossimo.
vincenzo cacopardo 

7 ott 2013

La “granitica compattezza” che blocca il processo delle idee


DIVISIONE DEI RUOLI E PROGRAMMA AI CITTADINI
di vincenzo cacopardo

Quando… oggi,  si sente parlare di “granitica compattezza”  riguardo ai Partiti,  non si può che restare sorpresi! Ogni Partito dovrebbe lavorare in modo fluido, dinamico per la ricerca delle idee e separato da ogni competenza di gestione governativa. 
Al contrario..un governo può sicuramente essere granitico e compatto poichè deve operare per eseguire, come indica la stessa parola che lo definisce a ragione “esecutivo”, ma dovrebbe sorgere attraverso un’azione proveniente dal basso per ricevere quel solido necessario sostegno.

La politica del Paese sembra ancora ferma allo stesso punto e cioè… ad un concetto ristretto che non riesce a guardare lontano.. pretendendo la solida compattezza dei Partiti e finendo col far nascere governi improvvisati per uno scopo di necessità.
Se… nel caso dei Partiti, abbiamo ampiamente saggiato le conseguenze del concetto di “granitica compattezza”, per quanto riguarda la governabilità... abbiamo potuto constatare l’importanza di renderla forte e duratura attraverso un fondamento. 
Nulla…tuttavia..  sembra cambiare!
Pensare che la politica, alla sua base, possa continuare ad essere sottoposta alla mancanza di uno scambio sulle idee, sul metodo e sul riscontro dei valori, poichè deve prevalere la “granitica compattezza” di una coesione, non potrà che limitare ogni percorso che si vorrebbe utile per la ricerca. 
L’Europa ci costringe in un percorso verso le due monolitiche posizioni destra-sinistra che oggi si identificano nel PPE e nella socialdemocrazia. Due posizioni più morbide rispetto alle nostre, ma comunque ristrette per la determinazione dell’innovazione funzionale della politica.

Se non si amasse a fondo la politica, si potrebbe anche essere d’accordo con tale scelta, ma è veramente difficile poterlo fare per chi la interpreta  come un libero percorso che deve lasciare spazio a dinamiche più fluide senza dover spaccare il pensiero e la stessa cultura in due nette posizioni.  Chi ama veramente la politica non potrebbe apprezzare ogni limitativo sistema bipolare! Senza poi scordarci che questo continuo insistere sulla logica dei due grandi e storici Partiti di riferimento, costruiti su vecchie ideologie,  potrebbe frenare una certa innovazione. 

Il problema sta nel fatto di non riuscire ad immaginare la governabilità come una funzione staccata da un processo di ricerca di un programma e di volerla, invece, concepire come ideatrice stessa del progetto. Questo genera automaticamente un percorso viziato poichè... partendo dall’alto, ogni proposta, filtra nel Parlamento per pura ratificazione ed arriva in basso in modo inflessibile e perentorio.  
Perché dunque non dividere meglio i due ruoli? Perche non ricercare nell’innovazione la soluzione a questo vecchio modo di procedere che tiene incatenate e condizionate le due funzioni? Perché non lasciare più libera una politica di dialogo e ricerca condotta dai Partiti, determinando, con altra logica, una governabilità resa più forte e sicura attraverso un programma suggerito dai cittadini?




6 ott 2013

Una ulteriore tragedia annunciata

UNA PERSISTENTE MANCANZA DI PREVENZIONE

Seppur con grande dolore.. si deve ancora una volta constatare come nel nostro Paese se non accade la grossa tragedia nulla si smuove!..Doveva accadere ed è accaduto.. il dramma che ha generato oltre cento morti e trecento scomparsi  nel mare della bella isola di Lampedusa.
Un’isola predisposta al miglior turismo, ma che sarà tristemente ricordata per questi episodi che ormai la collegano al penoso fenomeno della immigrazione clandestina.
Il numero dei morti sarà verosimilmente destinato a salire in modo esponenziale vista la mole dei dispersi e.. malgrado si sia messa in moto la macchina dello Stato, il problema di fondo rimane ed è quello di una ristretta visione del fenomeno migratorio.
Nel mio studio su “ Lo Stato, gli effetti sociali della modernizzazione e la sicurezza”, avevo già indicato le forti problematiche inerenti l’unificazione che, col suo processo.. non prematuro rispetto ai tempi, ma sicuramente anticipato nelle procedure, aveva sottovalutato la sicurezza di alcune popolazioni. Enormi problematiche che oggi investono il futuro dei nostri ragazzi e sono il sicuro esempio di quanto determinante sia il ruolo preventivo di una politica per la collettività e di quanto indispensabile sia la tutela di un interesse pubblico che solo le istituzioni possono salvaguardare:

“Gli argomenti politici internazionali di grande attualità nel prossimo futuro saranno quelli legati all’ambiente ed al sovrabbondante numero di immigrati extracomunitari che tenderanno ad invadere con maggior forza i territori dei Paesi economicamente avanzati. Ovviamente i due problemi sono fortemente collegati tra di loro ed al tema di una sicurezza. Tutti sappiamo ormai che il nostro pianeta, oltre a subire un mutamento atmosferico condizionato dal progresso delle civiltà più evolute, deve affrontare questo forzato processo di coabitazione. 
Sono problemi ormai conosciuti dei quali si discute abbondantemente e che coinvolgono da vicino il nostro Paese, ma anche in questo caso, ogni soluzione rimarrà ancorata a scelte di natura politica. Non valutati con attenzione nel passato ed adesso moltiplicati e sempre più difficili da risolvere, questi problemi, oggi quasi insormontabili, vedranno un mondo politico doversi esprimere in termini sempre più severi. Può, come già avvenuto, una singola comunità più dell’altra impegnarsi ad accogliere una moltitudine di immigrati per lo più clandestini, senza avere le capacità recettive ed una adeguata assistenza igienica sanitaria? Può, questo evento, coinvolgere una singola parte del nostro territorio e non impegnare globalmente la nostra politica internazionale? Lo può.. sottovalutando i tanti focolai delle continuelotte armate e rappresaglie sorte in questi ultimi tempi nei paesi dell’Africa ed orientali?
Anche in questo caso, al nostro Paese è venuta a mancare un’azione preventiva che avrebbe dovuto tenere in considerazione questo fenomeno in espansione, ponendovi rimedi  attraverso atti prodromici mirati, sia in direzione di una politica di sicurezza territoriale, coinvolgendo in pieno l’Europa, che in direzione di un’utile politica di assistenza sanitaria”.

Ciò che oggi è avvenuto non può più lasciare basiti..in quanto si è sempre sottovalutato tale fenomeno e non si è combattuto in modo preventivo attraverso procedure più consone che avrebbero dovuto coinvolgere a fondo tutti i paesi della comunità europea.
vincenzo cacopardo


4 ott 2013

Il presidente Letta… e la ricerca delle nuove regole


Il bisogno di nuove idee

Adesso che il presidente Letta ha vinto la sua battaglia..potrà anche governare fino al 2015 più forte e sicuro che mai.
Da oggi in poi si dovrebbe solo parlare di riforme per dare più forza alla nostra politica e rinvigorire il ruolo delle istituzioni. Rinforzarle in senso completo e non allo scopo di irrigidirle a scapito di un utile funzionamento.  
Oggi ci troviamo in una situazione in cui la governabilità è costituita da due grandi Partiti in posizioni contrapposte ma sottoposte ad uno snervante gioco di convivenza stabilito in via definitiva dall’ultima  fiducia e da una comunità Europea che continua ad imporci la ricerca di nuove regole e soluzioni di natura economica. Questa maggioranza dovrà definire le regole per il futuro con la spinta delle proposte dei saggi. Si riuscirà a renderle davvero innovative e funzionali come Letta ha promesso?
Di sicuro Letta e Napolitano appaiono oggi più forti e sicuri che mai! Il vero problema adesso è proprio quello della costruzione delle nuove riforme e soprattutto quella sulla legge elettorale che, da sola,  difficilmente potrà essere risolutrice delle enormi problematiche istituzionali esistenti. Il dubbio, in tal senso, è quella dei possibili ricatti determinati dalla contingente situazione che vede due schieramenti costretti, ma sicuramente guardinghi, in un indubitabile posizione del “do ut des” che potrebbe rallentare ogni utile decisione.
Passata la turbolenza che ha visto traballare il suo governo..adesso..il Presidente Letta..deve parlare di nuove idee per il paese. Nel frattempo..forse ..altri movimenti cresceranno…con la speranza che possano apportare linfa e maggiore innovazione alla politica. 
C’è sempre bisogno di aria nuova…
vincenzo cacopardo


3 ott 2013

Grillo ed il Cavaliere:...un autoritarismo che non paga..


In un mio vecchio post avevo già evidenziato l’aspetto forte ed  autoritario del movimento di Grillo e del partito di Silvio Berlusconi, una sembianza comune alla quale, i due personaggi, si sono sempre aggrappati.. ben conoscendo  quale forte presa, questo, può avere nei confronti dei tanti cittadini insicuri e preoccupati dalla pesante situazione economica esistente nel Paese.
Tuttavia..si è sempre evidenziata una diversità sul “modus operandi” delle due figure.. che ha visto da un lato un Berlusconi personalità pragmatica, irriducibile e tenace, voler procedere verso una comunicazione ingannevole tendente ad ostentare un ottimistico futuro per tutti…e dall’altro un comico.. improvvisatosi politico, che avrebbe dovuto (e potuto) costruire il nuovo cambiamento attraverso maggior metodo nella scelta dei suoi collaboratori e senza posizioni assolute che oggi tendono a drenare l’avanzata di un Movimento creato in modo assai generico.  
In ambedue i personaggi ha sempre primeggiato un assolutismo ed un autoritarismo in eccesso che ha condizionato in modo inequivocabile ogni dialogo con i partecipanti che vi hanno aderito.  Colpisce sicuramente l’atteggiamento di subordinazione di tutti coloro che…seguendo con ostinazione simili processi politici fortemente autocratici … finiscono persino col "gratificarsene"... identificandosi similmente ad un gregge soddisfatto dal pascolo in cui li conduce il loro supremo ed unico pastore.
Ieri…però, sembra essersi rotto questo processo! Per quanto riguarda il Partito del Cavaliere..tuttavia.. dovremo aspettare ancora un po’ per capire se la manovra della spaccatura in seno al PDL sia fondata o costruita ad arte per coprire la istintiva ed imprudente manovra dello stesso Berlusconi (circa le dimissioni dei suoi ministri), fornendogli così.. un giustificazione alla inaspettata decisione di votare la fiducia.

Riguardo al Movimento di Grillo.. un altro episodio ha dimostrato quanto poco possa pagare l’atteggiamento dispotico quando non si è capaci di costruire il necessario dialogo in comune dentro ogni forza politica. Si sono avuti momenti di tensione nell'Aula del Senato nel dibattito sulla fiducia. Al termine del suo intervento,  Paola De Pin, fuoriuscita del M5S e oggi nel gruppo Misto,  ha annunciato il suo sì al governo. Subito dopo dai banchi dei grillini le è stato urlato "venduta" e qualche senatore M5S si è orientato con prepotenza verso il suo banco  per contestarla. Ma la De Pin si è rivolta ai suoi ex colleghi indicandoli come i veri responsabili del tradimento compiuto nei confronti degli elettori che hanno votato per una promessa di cambiamento mai avvenuta. Come poterle dare torto?

Episodi che devono far pensare a quanto poco col tempo può pagare l’autoritarismo di simili figure e quanto, al contrario, può costruire un dialogo ed il dibattito all’interno di ogni movimento politico che si vuole veramente democratico.  
vincenzo cacopardo 


2 ott 2013

Le spalle larghe di Letta e le instabili posizioni del cavaliere












Un discorso chiaro ed equilibrato (come oggi lo avrebbe desiderato il Paese) quello del Presidente Letta che in premessa si rivolge a Giorgio Napolitano con un sincero ringraziamento per lo straordinario spirito di dedizione alla nostra comunità nazionale con il quale mesi or sono ha accettato la rielezione per il secondo mandato, senza il quale non sarebbe mai nato l’odierno governo di servizio. Un governo, che stamani, dopo il voto al Senato, sembra più forte che mai.    

Il Presidente del Consiglio descrive con validità le intenzioni programmatiche e le sue misure economiche e del lavoro..specificando che la fiducia potrà offrire al governo un tempo utile per la valutazione delle essenziali proposte per le riforme.
Un punto essenziale del suo discorso è stato quello sulla importanza di avere una visione politica  di una Europa che ci appartiene e non alla quale ci dobbiamo accodare.
Letta si è soffermato sul fatto che il Governo possa essere in grado di affrontare tre delle emergenze più importanti.  A tal proposito ha insistito su un indispensabile cambiamento dell’attuale Costituzione, dichiarando che, senza un adeguato cambiamento della stessa, non sarà mai possibile dare una utile funzione alla politica.. sia in riferimento al numero dei deputati che al disagevole bicameralismo. Ha ricordato.. poi.. i dati sulla disoccupazione giovanile che invitano a meditare su quanto bisogna impegnarsi in proposito e sulla essenziale legge di stabilità dove il cuore di tutto sarà la riduzione delle tasse sul lavoro e del cuneo fiscale per dare finalmente sollievo ai lavoratori.
Ha affermato che l'Italia non ha bisogno di un governo qualunque, ma di un governo nel pieno delle sue funzioni con una chiara maggioranza che lo sostenga… lo dice pensando veramente, alla complessità degli impegni che si hanno davanti e richiamando coloro che, dentro la maggioranza, hanno detto esplicitamente che preferivano un voto anticipato a fine novembre.... Un riferimento preciso ad alcune forze politiche che l’appoggiano… al quale prontamente risponde avvertendo che il Paese ha bisogno che non ci siano più ricatti.
Letta ha chiuso dicendo che “oggi è un giorno storico”: abbiamo condizioni in più di chiarezza che ci consentono di guardare lontano". "Si lavorerà, quindi, con una maggioranza politica coesa: se questa maggioranza è diversa dalla maggioranza che mi dà fiducia, lavorerò lo stesso con la maggioranza politica. E' essenziale che ci sia chiarezza".

Al di là di ogni possibile analisi e critica sulle particolari riforme, quello del Presidente Letta è stato un discorso affrontato con spalle larghe.. che si è esteso per lo più in favore di procedure e normative da dover attuare al più presto. Una risposta chiara ad un atteggiamento alquanto confuso ed instabile di un Cavaliere che sembra ormai decisamente appartato.
vincenzo cacopardo 

1 ott 2013

Le determinanti direttive internazionali che costringono le regole dell’economia




COL PESANTE DEBITO E SENZA CRESCITA…COSA FARE? 
di vincenzo cacopardo
In un mio precedente post ho fatto riferimento al grande economista e premio Nobel Paul Robin Krugman. Secondo il noto  professore di economia…l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un autentico fallimento. Egli... in proposito.. ha sempre sottolineato la forte critica verso le relative speculazioni di alcuni fondi e l'importanza di alcuni interventi economici in favore di investimenti: Un pensiero che appartiene  ad una filosofia economica descritta come neo-Keynesiana.
Il premio Nobel si chiede chi potrà trarre vantaggio da questa crescita... e la sua è di sicuro una delle più profonde e sentite domande che pone ed alla quale dovrebbero continuare a portare  riflessione le politiche economiche di tutti i Paesi proiettati verso la speranza di una crescita.

La teoria di John Maynard Keynes, basata sull’aumento degli indispensabili investimenti, potrebbe risultare decisiva per le odierne sorti della nostra economia: Secondo questo pensiero…nasce un'inevitabile necessità di intervento da parte dello Stato per dare forza ad un incremento della domanda globale..e…conseguentemente, aumentando i consumi, poter far crescere investimenti ed occupazione.
Appare però, oggi, imperativa, determinata e determinante la visione di una economia internazionale europea che costringe le regole degli Stati aderenti: Il continuo controllo sul debito e le direttive sulla stabilità dei Paesi della comunità condizionano a prescindere ogni percorso economico ricercato dai singoli paesi. Difficilmente, oggi, un Paese come il nostro, potrebbe dare sfogo ad una economia più brillante in termini di investimenti e di conseguente economia reale!
Un pensiero spontaneo.. quindi.. potrebbe essere quello di non riuscire a capire perché mai ci si deve adeguare ad un simile percorso di sofferenza imposto da un modo di interpretare il modello economico prevalentemente in termini di operazioni per il facile arricchimento dei pochi.. trascurando la vera linfa vitale di una società, la cui sopravvivenza dovrebbe basarsi in un’economia effettiva di sviluppo. 
Un modello che non potrà che generare un allargamento della forbice ricchezza – povertà.
La risposta sembra abbastanza evidente e contempla lo spirito con cui si muovono le potenti lobby che guidano, ormai in modo determinato, gli Istituti di Credito internazionali trasformati in luoghi in cui.. la cui principale occupazione.. pare essere quella di investire su operazioni finanziare sicure, trascurando l’indispensabile sostegno alle aziende che producono.
Comunque la si voglia leggere..da questa evidente ed illogica procedura non è possibile uscire poichè si sono, già da tempo, impegnati i debiti delle Nazioni in un gioco finanziario ad alto rischio. 

Restando fermi nei parametri della rigida visione dell’economia odierna internazionale, si indica come drastico il problema del nostro Paese strangolato da un pesante debito pubblico, senza il quale, potremmo oggi usare gli 85 miliardi, pagati in interessi, per far crescere la nostra economia. Se pagare il debito, in via di principio, è anche necessario..e se dovessimo continuare a dar conto a tale logica…il nostro bel Paese, non potendo crescere, non avrebbe più alcuna speranza di pagare alcun debito! 

Cosa fare dunque?
Oggi le strade sembrano due: O, quella ormai tardiva ed insensata di un Paese che si stacca da questo processo di strangolamento slegandosi dall’euro, con l’intento di operare un piano di sviluppo reale e prolungando al massimo le scadenze del suo pesante debito Pubblico  o, rimane in questa soffocante condizione, venendo.. pian piano..strangolata ed obbligata a cedere gran parte delle proprie ricchezze esistenti nel territorio fino a negare l' occupazione ai propri cittadini.
Ma una terza via forse c'è!..ed è quella di tagliare le spese ed incoraggiare il lavoro attraverso appositi investimenti, una via che appare la scelta migliore, ma che ancora oggi non sembra aver portato risultati positivi.. poiché si continuano a tagliare poche spese e spesso, impropriamente. Questa strada, sebbene possa portare qualche risultato, in considerazione del rapporto  con gli enormi interessi del debito pubblico, riuscirà a stento a mettere in linea un’economia di sviluppo con risultati immediati e sicuri.  

Questa è la realtà che non vuole mai essere una compiaciuta visione catastrofica! Ma bisogna anche considerare in modo pragmatico che ogni speranza verso una crescita non potrà mai inventarsi senza i presupposti essenziali di un’economia reale, né tanto meno, chiudendo le falle che giorno per giorno si fa finta di non vedere.