31 lug 2013

Una politica inferiore e di chiaro comodo


Qualunque fatto clamoroso …qualsiasi scandalo istituzionale…ogni offesa in seno ai ministri del Governo, ogni ingiuria od insulto promosso contro il Capo dello Stato, non riusciranno mai a fermare la strada compromessa di questo governo messo sù ed arrangiato per un formale servizio al Paese.
La cosa che assai sorprende.. è il fatto che, oggi, tutto sembra possibile ed ogni profondo ostacolo pare essere  eluso dalla primaria importanza di lasciar vivere tranquillo un percorso governativo.
Se in questi giorni…nella Camera dei Deputati..qualcuno di costoro..venisse preso da un raptus di violenza fino a ferire a morte un suo collega, tutto continuerebbe nella assurda tranquillità…poichè  il primario bisogno…rimane quello di offrire la sicurezza di  un governo….Strano modo ..alquanto ipocrita... di chiamare sicura una simile governabilità!
Questo eccentrico percorso venuto fuori dalla inconsistente politica di un recente passato che non ha mai voluto ricercare una governabilità come un logico fine espresso dalla base, non potrà mai portare  alcuna utilità alla funzione stessa della politica. Sia che il percorso lo si voglia per offrire sicurezza al Paese.. o per altri scopi di carattere politico legati alle relazioni estere od anche..per necessità logistiche amministrative di varia natura, questo metodo di riscontro governativo fine a se stesso, non potrà mai portare ad un risultato utile e necessario.
Si potrà, però, rispondere che non vi erano altre strade a questo strano compromesso in considerazione delle avvenute mutazioni del quadro politico…ma resta il fatto che si è sempre perso troppo tempo per dare risposte funzionali necessarie per la costruzione di una innovativa strada di ricerca in proposito.
La responsabilità di tutto ciò ricade soprattutto sui tanti che hanno continuato ad esercitare ruoli politici adattandosi di continuo ai vecchi modelli…Un cattivo modo di disporsi in seno ad un contesto politico suggerito da una cultura quanto mai deteriore
Quali risultati positivi potranno più offrire simili personaggi inseriti da anni in politica…quando hanno sufficientemente dimostrato di non esser capaci di scorgere la necessaria innovazione?
L’odierno modo di interpretare la governabilità è il risultato di una politica che io definirei “inferiore e solo di comodo”…poiché un governo dovrebbe essere il risultato ultimo di una azione politica che deve poter poggiare su solide basi costruite attraverso le idee, una sana dialettica, ed un logico metodo.  
 vincenzo Cacopardo
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                             architettura, geometria e politica

29 lug 2013

Ulteriori ignobili diffamazioni alla ministra Kyenge.

Ancora diffamazioni e persino minacce alla neo ministra.
Questa volta l'autore del reato è stato rintracciato: un veronese di 61 anni che ha finito con l’ammettere e confessare di aver postato in noto social network, un minaccioso messaggio in cui ci si dichiarava pronto “ad accogliere la Ministra negra con le armi” ed arricchendo il messaggio con ulteriori minacce…Una ulteriore vergogna!
L’episodio non può non fare ricordare le precedenti ignobili dichiarazioni del leghista Mario Borghezio e, quelle più recenti del vicepresidente del Senato alla Ministra per l’integrazione. Gesti che, quasi naturalmente, finiscono col dare libero sfogo ad ulteriori episodi.. proprio perché supportati dalla forza dei primi, condotti da figure politiche ed istituzionali che, in modo irresponsabile, ne hanno aperto una stura.
Un dato che deve par pensare…come del resto non può sottacersi il fatto che, tali gesti, di chiara connotazione razzista, persistono sempre più spesso nel Nord della nostra penisola e sembrano avere un riferimento col Partito della Lega. Un Partito che pare essere lontano dalle vedute integraliste e persino da quelle necessarie interazioni con il resto del nostro Paese.
vincenzo cacopardo

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Berlusconi….vittima di un Paese in eterno conflitto?

Si attende per domani il verdetto Mediaset  ed il cavaliere... nella sua incontenibile collera... ha rotto il silenzio..nonostante il consiglio dei suoi legali. Nessun attacco diretto alla magistratura, ma un’ assunzione di responsabilità  rivolta a tutti per una possibile condanna che lo potrebbe vedere in carcere…Sappiamo tutti cosa significa, oggi,  un Berlusconi dietro le sbarre e quale enorme problema per i due principali Partiti oggi al governo!
Potrebbe significare una dimissione in massa di tutti i deputati e senatori e persino degli stessi ministri del PDL, ma anche una sicura rottura in seno allo stesso PD. Nel contempo la sua figura in carcere potrebbe riaprire uno scontro più acre nel rapporto tra politica e giustizia: Anche agli occhi della stampa estera… il Cavaliere potrebbe apparirebbe come la vittima sacrificale dell’eterna anomalia che vede, ormai da tempo, uno scontro tra la magistratura ed un apparato politico in deficit di funzionamento.    
Intanto… Daniela Santanchè continua col considerare un'eventuale condanna come un «attentato alla democrazia» ed è pronta alla piazza…come lo sono anche il sottosegretario Michaela Biancofiore, Mariastella Gelmini ed altre... Una rinomata fronda femminile sempre più devota alla sublime figura del “capo” del Partito!
Mentre invece Berlusconi afferma di non aver dormito da diverso tempo e con aria ormai offerta al sacrificio, enumera ciò che gli hanno fatto: -I diritti Mediaset, Ruby, la telefonata Fassino-Consorte, gli alimenti alla ex moglie, le richieste dei pm di Napoli e Bari, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, il respingimento della richiesta di trasferire a Brescia, il processo per le cene di Arcore, l'abnorme risarcimento a De Benedetti…Tutti atti che…a detta del cavaliere, sembrano essere stati costruiti ad arte per impedirgli un cammino politico futuro...Chissà.. se per alcuni di questi, egli non abbia contribuito!... 
Adesso forse….come spesso accade in questo nostro Paese, dove si determinano strade eccessive o troppo limitate,             Berlusconi potrebbe persino apparire come l’emblema della vittima di un sistema Italia. Un sistema dove.. lo stesso concetto di bipolarismo.. ha  costretto e limitato un pensiero costringendolo in un illogico percorso dove, gli errori di una politica…non ancora riformata, si riflettono in un'assurda dialettica priva di equilibrio e moderazione. 
vincenzo cacopardo   
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26 lug 2013

Giovani movimenti e... nuove proposte

Le nuove proposte di un giovane Movimento.
(a fianco: Giuseppe Prete, presidente MGO)

Già da tempo  assistiamo alla nascita di nuovi Movimenti. Uno tra questi è M.G.O. (movimento gente onesta). Uno di quei Movimenti per la ricerca di nuove idee che non vorrebbe agganciarsi ad una logica politica già esistente, ma rincorrere una strada più innovativa per le soluzioni dell’Economia del Paese.
Presidente e Fondatore del Movimento è Giuseppe Prete che esprime con queste parole il percorso dell’organizzazione:

“ il nostro Movimento, (poichè si occupa di definire le strutture più razionali e di scegliere nuove regole di comportamento per le Istituzioni Pubbliche e Private), intende seguire la strada di una disciplina che mira a ridurre gli sprechi, utilizzare al meglio le risorse disponibili ed ottenere i più elevati risultati per il bene della collettività. Con queste decisioni forti, meritocratiche, possiamo portare il Paese al cambiamento! Ogni esperienza passata e vissuta con questa classe politica, ci ha indotto, e obbligati, a metterci in gioco per anticipare eventi dannosi per il futuro.”

Una ulteriore volontà da parte di questi cittadini di immedesimarsi nel lavoro di uno studio innovativo per rendere al paese un servizio più funzionale al sistema. Un impegno che sembra spinto dalla passione e dall’amore per la politica...al di là del “retorico” messaggio sull’”onestà” posto nella sigla. Un messaggio che propone ciò che dovrebbe, di per sé, esser connaturato in ogni programma…ma..forse.. non declamato come qualifica.  

L’andamento economico del Paese di Giuseppe Prete
Sarà colpa dello spread, che ha smesso di essere ansiogeno, ma ci stiamo dimenticando della Grande Emergenza, e ci occupiamo – inutilmente – delle piccole, e talvolta presunte, emergenze. Chissenefrega di Imu e Iva da rinviare – si badi bene, da rinviare di qualche mese, non da ridurre – e pazienza se non c’è più capienza per finanziare la cassa integrazione straordinaria. Qui il tema vero è bloccare l’avvitamento di una crisi che, a politiche invariate, non si fermerà non solo nella seconda metà dell’anno ma neppure nel 2014. E non si ferma mettendo qualche toppa o affidandosi a piccole riforme, magari anche preziose ma di fatto ininfluenti, bensì con una cura choc, un grande piano Marshall per la riconversione economica e produttiva dell’Italia. Invece parliamo d’altro, e il clima nel paese è tornato ad essere di sostanziale inconsapevolezza della gravità della situazione. Incoscienza resa ancor più accentuata dall’abitudine, ormai diffusa anche nei bar, di dare la colpa all’Europa dei “tedeschi cattivi”: cosa che pure ha un suo fondo di verità, ma che come spesso ci capita noi usiamo per scaricarci la coscienza e deresponsabilizzarci rispetto a quello che c’è da fare a prescindere dall’eurosistema.
Eppure, i segnali di allarme non mancano. Per esempio, il pil nel primo trimestre di quest’anno è andato peggio delle già negative previsioni, con un calo dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% rispetto al primo trimestre 2012. La variazione negativa già acquisita per l’anno in corso è dell’1,6%, percentuale che supera le stime sia del governo che di molti organismi nazionali e internazionali. Ora, è vero che le percentuali mensili e trimestrali della produzione di ricchezza non sono così facilmente leggibili come il quotidiano bollettino di guerra dello spread, ma non dovrebbe essere troppo complicato capire che se l’economia retrocede da otto trimestri consecutivi (compreso quello attuale, di cui non abbiamo ancora dati ufficiali ma è certo che porta anch’esso il segno meno), che si aggiungono ai sei trimestri di recessione del 2008-2009 per un totale di tre anni e mezzo (che diventeranno 4 a fine 2013 per un totale di una decina di punti di pil perduti), vuol dire che stiamo parlando di una catastrofe di proporzioni gigantesche. Di fronte alla quale è assurdo – e criminale – sia aspettare che la soluzioni ci arrivi dall’Europa, sia mettere mano a pannicelli tiepidi. Perché finora, di questo si è trattato: il nulla.
Provate a sommare: sei mesi di inattività del governo Monti – bene o male che stesse facendo, si è di fatto fermato a metà del 2012 – più due mesi di campagna elettorale e altrettanti di demenziale gestione del dopo-voto. Totale: dieci mesi di assenza di governo. Ora si aggiungono i 45 giorni di vita del governo Letta, dai quali certo non si poteva pretendere la soluzione di tutti i problemi, ma che sono più che sufficienti per misurarne un approccio – forse inevitabilmente, vista la precarietà del processo di alleanza tra Pd e Pdl – piuttosto prudente. Insomma, comunque la si rigiri, all’Italia manca il polso di un governo da quasi un anno, e questo nel pieno di una crisi economica, e ormai anche sociale, senza precedenti. Ecco la Grande Emergenza: il combinato disposto di una recessione monstre, della mancanza di un vero governo nazionale e della latitanza di decisioni politiche lungimiranti a livello comunitario.
Ebbene, al cospetto di tutto questo, di fronte all’allarme della Bce che ci dice chiaramente che non possiamo diluire alcuno degli impegni presi in sede Ue, noi che facciamo? Pratichiamo il gioco della “coperta corta”. E quando si battono i denti, è la cosa più stupida che si possa fare: testa o gambe che restino scoperte, sempre di freddo si muore. Abbiamo miracolosamente partorito un governo di grande coalizione, cioè esattamente quello che ci vuole in situazioni di emergenza, ma stiamo buttando via l’occasione – probabilmente non a caso, visto che il patto di maggioranza è nato per sfinimento, senza alcuna convinzione (specie a sinistra) e soprattutto senza la necessaria consapevolezza – proprio perché anziché provare a fare le cose fino a ieri impossibili, i partiti e gli stessi ministri si dividono sulla priorità da dare alle piccole cose possibili, che per nobilitarle vengono chiamate emergenze. Esattamente la “coperta corta”: c’è chi la tira per Imu e blocco dell’aumento dell’Iva, c’è chi all’opposto la tira per finanziare la cassa integrazione e inventarsi politiche per il lavoro. Forse si riesce, con fatica e tempi infiniti, a fare in modo che copra un po’ sia le une che le altre parti scoperte. E forse la coperta non si rompe, specie se si trova come elemento unificante la comune invocazione all’Europa di concederci una coperta più larga, anche se inutilmente. Ma quand’anche? Non servirebbe a nulla. Una fatica perfettamente inutile: non è così che si salva l’Italia. L’unico modo è cambiare la coperta. E per farlo occorrono terapie choc. Operazioni straordinarie.
Un grande piano nazionale con cui mettere in campo misure straordinarie (per dimensione) e strutturali (non emergenziali). E che va fatto a prescindere dall’Europa. Letta lasci perdere i giochi di equilibrio tra Pd e Pdl, non si illuda che siano le politiche soft – pur necessarie, sia chiaro – tipo le semplificazioni o le normative per i giovani a risolvere la crisi italiana. Usi dosi massicce di coraggio, e prepari una grande iniziativa che: a. metta in gioco il patrimonio pubblico (dello Stato ma anche degli enti locali); b. incentivi ma obblighi il patrimonio privato a rendersi funzionale allo sviluppo; c. converta una fetta tra il 10% e il 20% della spesa pubblica da spesa corrente a investimenti in conto capitale. Un operazione da qualche centinaio di miliardi, da spendersi sia riducendo in modo significativo il carico fiscale su imprese e lavoro, sia dando il via ad alcuni piani di infrastrutturazione (materiali e immateriali) del paese, sia infine favorendo la nascita di nuove realtà industriali.
Secondo noi, per un piano Marshall il Paese è pronto. Anzi, desideroso che finalmente ci sia qualcuno che sappia fare uno scarto di corsia. Solo la politica, che gioca con la “coperta corta”, non l’ha capito. Ma Letta, che sappiamo esserne cosciente, deve battere un colpo. Secco.




25 lug 2013

L’omofobia…e le normative contro la violenza.


Se vi è qualcosa in me che viene respinta in modo connaturato è sicuramente la violenza. In qualsiasi forma la si  esprimi …persino in quella psicologica, la violenza rimane un espressione deprecabile e malsana, nociva ad ogni società che aspiri al benessere.
Il sempre più frequente fenomeno della omofobia, sembrerebbe oggi, voler portare la nostra classe politica alla individuazione di opportune normative per proteggere in modo equo ogni cittadino nella propria naturale manifestazione sessuale.. al di là di ogni costruzione morale definita.
Io credo che questo fenomeno non dovrebbe nemmeno essere sottoposto a regole separate, ma essere inserito in un contesto giuridico in cui si deve tendere a proteggere chiunque da ogni forma di aggressione e violenza. Non bisogna occuparsi specificatamente del fenomeno omofobia, ma seguire un percorso  legale di rispetto contro ogni forma di violenza sull’individuo..cominciando dalle più stupide derisioni.
Se una donna o un uomo, non ostacolando le regole del buon rispetto civico, vengono oggi offesi e dileggiati per una propria espressione fuori da certi canoni tradizionali, devono in prevalenza essere protetti dalla legge per il fatto stesso di essere degli individui facenti parte di una comunità sociale che non può ignorare il loro stato umano, né manifestare opinioni rispetto al loro modo di esprimere una differente sessualità.

La violenza resta, invece, una chiara espressione generata da un istinto di aggressività.. a volte connaturata ed altre volte.. elaborata attraverso una serie di frustrazioni che portano l’individuo a trovare un qualsiasi pretesto per manifestarla. In certi casi…se l’individuo ha un palese deficit culturale, questo pretesto può scattare alla vista di una qualsiasi espressione omofoba. Ma la violenza….sia che venga espletata per un fattore congenito o per un pretesto…rimane sempre prepotenza! Ed ogni forma di prepotenza deve essere combattuta a prescindere e non perché manifestata contro determinate espressioni. Nella fattispecie, il dibattito all'interno del mondo politico è sempre più spesso ridotto alle sole questioni etiche, nascondendo il più importante reato della violenza.

Persino le recenti offese rivolte ad una Ministra dovrebbero essere sottoposte a normative di tipo penale..giacchè si insulta una donna senza alcuna ragione.. deridendola e mettendola alla berlina in modo assai violento. Una aggressività inaudita di chi, successivamente, trova stupidi pretesti per porre le scuse, che poco possono servire poiché non prodotte da un bimbo inconsapevole, ma da un vicepresidente del nostro Senato: Una ignobile vergogna!


Per ciò che riguarda poi l’espressione sessuale in genere…nella mia personale visione laica…io credo che tutto potrebbe esser fatto con il consenso dell’altro..cioè, a tutti è possibile condividere ogni gioia…ed un proprio modo di manifestarla…purchè si rispetti la volontà dell’altro...Ognuno è libero di esprimersi come crede e può farlo con chiunque..ma, solo nel massimo del riguardo e dell’attenzione altrui.
Questo rispetto è delimitato da un confine, una linea invisibile: la linea della violenza.. una linea che non può in assoluto essere superata…ma solo protetta attraverso le dovute normative ed una relativa conoscenza culturale.

Vincenzo Cacopardo

24 lug 2013

Il pensiero politico… precluso da una logica irrazionale


In una normale logica politica.. un pensiero non potrebbe mai essere “costretto”!.. Può essere forzato per seguire un percorso obbligato da una linea del Partito discussa e definita nel contesto dei propri dibattiti interni. 
Altra cosa, poi, possono essere  i metodi che lo stesso Partito deve operare al fine di seguire una strada suggerita dalla propria maggioranza.
Ma pensare, oggi, di far sottostare un libero pensiero...ad un percorso imposto per dare forza ad un unico principio di governabilità, sembra una contraddizione priva di senso. Un modo incoerente .. del tutto figurato… di partecipare ad azioni politiche determinate solo ed esclusivamente dai loro leaders. Leaders che in sé non potranno mai rappresentare la volontà di un gruppo…e quindi.. che finiscono con l’agire in contrasto ad un percorso di sana democrazia.
Quando oggi …facendosi sempre più decisa una volontà di staccarsi dal proprio gruppo parlamentare, (poiché non se ne condividono le idee) si attacca un deputato… e lo si apostrofa in modo assai leggero come “voltagabbana od opportunista”, non si  spiega in profondità che tutto ciò nasce da una errata costruzione dell’iter politico istituzionale che, pur riconoscendo costituzionalmente una libertà di voto ad ogni deputato, non considera le innumerevoli difficoltà di lavorare insieme ad un gruppo parlamentare…dove un unico presidente finisce con l’imporre, quasi sempre, ogni decisione.
Se noi, proseguendo con queste contraddizioni speriamo di salvare la politica istituzionale del Paese e se per un unico motivo determinato dal fornire una qualsiasi governabilità, continuiamo  illudendoci di costruire positivamente, ci troveremo di continuo verso la strada del non ritorno.
Il pensiero politico deve restare libero!..e questo non può che essere un assioma … e deve poter prendere le proprie direzioni senza alcun ostacolo: il deputato eletto dovrebbe dunque poter dirigere le sue idee ed i suoi concetti senza alcun obbligo da parte di un presidente di gruppo che lo condizioni al fine di salvare un qualsiasi percorso.
Detto ciò, il vero principio che non funziona è proprio quello di considerare la governabilità come un fatto acquisito a prescindere da una sua indispensabile costruzione dal basso e cioè.. da quel mezzo necessario che ne dovrebbe generare un logico fine.
La strada per poter dare più forza ad un libero pensiero può sostenersi solo se si cambiano alcuni fondamentali percorsi ormai obsoleti dell’iter politico istituzionale per una costruzione più logica della governabilità.
Ciò che più stupisce, oltre questa dovuta considerazione, è proprio la misera assuefazione di chi crede di esercitare un ruolo in politica e che si assoggetta ad un proprio leader per un obbligo che sembra essere spinto più da una senso dell’onore e di lealtà nei confronti dello stesso leader (una sorta di patto di sangue). Un patto che finisce con l‘obnubilare la mente del vero ”homo politicus” e della sua matrice ideologica, spingendolo similmente ad un adepto al servizio del “capo” e non per quella utile politica in favore del cittadino.

Anziché provvedere alla ricerca di un sistema che preservi ogni libero pensiero (dividendo meglio i ruoli) si preferisce seppellirlo attraverso una illogica procedura che possa sostenere, a prescindere, una qualunque... illusoria.. governabilità.
vincenzo cacopardo

23 lug 2013

Tre punti essenziali per la crescita..

Abbiamo i dati dell'economia americana e sappiamo che  crescerà nel 2013 del 2,4%. Una  previsione della Casa Bianca che afferma che il tasso di disoccupazione si attesterà quest'anno al 7,5.  Il deficit si contrarrà quest'anno più del previsto, scendendo ai minimi degli ultimi cinque anni e attestandosi a 759 miliardi di dollari, ma la crescita, tenderà a rallentare al contrario del  mercato del lavoro che pare debba migliorare. Sembra pure che a pesare sulla crescita del paese America sia stata la crisi in Europa, ma con la proposta dei tagli alla spesa, l'amministrazione prevede una crescita più veloce con una previsione di un calo della disoccupazione più rapido.
Intanto anche il Giappone muove un suo percorso in campo monetario: quella che pare essere la più grossa operazione di creazione di liquidità del dopoguerra. Sovvertendo i ruoli della banca centrale, la politica economica del nuovo primo ministro giapponese Shinzo Abe, ripropone un modello vecchio. Dopo quasi vent’anni di deflazione.. i prezzi non crescono e per immettere liquidità nel sistema il governo, invece di indebitarsi, delega alla banca centrale il compito di pompare denaro nell’economia acquistando il debito pubblico. Un fiume di denaro che dovrebbe servire per ricomprare dalle banche le obbligazioni del tesoro giapponesi. Dato che la banca centrale acquista il debito, le banche saranno libere di utilizzare il contante per sostenere un’economia reale.


E…così,  mentre gli altri Paesi fuori dal nostro continente si muovono alla ricerca di nuove soluzioni, in Europa si continua a preservare l’austerità, tenendo la Banca centrale europea stretta in una camicia di forza di divieti. Tutto ciò porta difficilmente a stimare ogni possibile sviluppo per la nostra Nazione ed ogni dato diventa  poco credibile.
Un contesto in cui… le manovre per la crescita del nostro Paese diventano quanto meno disperate se non impossibili.
Cosa poter fare in una difficile situazione come questa?

1)Innanzitutto l’intervento spedito del nostro governo per riuscire, in breve tempo, a portare nelle casse delle aziende italiane il credito che avanzano: ossia quei 120 miliardi di cui tanto si è parlato.

2) il passo successivo potrebbe essere quello di studiare un piano di sviluppo che possa renderci diversi dagli altri paesi. Più concorrenziali in termini di prodotto.  
Per rompere il pericoloso percorso di un mercato dell’economia senza freni,  bisogna che il nostro Paese combatta con forza e sacrificio: se non possiamo abbassare i costi della produzione..dobbiamo di conseguenza alzare il livello della qualità
Non ci rimane, dunque, che quest’unico espediente  ..ossia la nostra “qualità”! Un dono che ci è stato tramandato da secoli di cultura e di profonda storia, un dono che non tutti i Paesi, come il nostro, hanno! Lo sforzo che tante nostre aziende stanno oggi vivendo.. altro non è …un processo che io definirei, legato alla smisurata deregolamentazione di un sistema mondiale ormai globalizzato che ha generato una trasformazione quasi paragonabile a quella definita nella teoria Darwiniana della specie. Una trasformazione incomprensibile, ma quasi naturale..
Si deve poter vedere in prospettiva un profondo cambiamento attraverso una spinta qualitativa del prodotto e di conseguenza.. le aziende devono proporsi in una trasformazione.. apportando le giuste modifiche verso prodotti di qualità. Un cambiamento che non le ponga più in concorrenza , ma le qualifichi come uniche. Bisogna in proposito far crescere in qualità particolati aziende dell’agro alimentare, del vino, del mobile e dell’arredamento, di tutti quei prodotti legati al design ed alla nostra natura, nonché quelli dei servizi legati al turismo, allo spettacolo..etc.

Questa trasformazione necessita sicuramente dell’aiuto da parte degli Istituti di credito. Un aiuto al quale si deve prestare fede anche a rischio di una loro entrata in equity … credendo nel prodotto e nel  particolare mercato di nicchia. Un aiuto che può rappresentare un impulso iniziale essenziale.

3) Il terzo punto è di sicuro il problema del nostro mezzogiorno
“Nessuna crescita potrà mai esservi nel Paese se non si provvede ad un percorso utile per il futuro economico imprenditoriale del sud.”

Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. 
Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi. In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Appare inutile la lunga serie di agevolazioni finora impiegate se non si interviene alla base con l’impegno necessario per la creazione dei servizi adatti allo stesso tessuto territoriale ed imprenditoriale. Se non cresce il Mezzogiorno l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo!
vincenzo Cacopardo

L’”ossessione” di Casaleggio… che non aiuta un libero pensiero


A sentire Casaleggio nei prossimi mesi, in Italia, ci saranno disordini e rivolte che la politica non potrà dominare. Il cofondatore del movimento 5 stelle ritiene che i partiti, ormai, sono strutture arcaiche ed il futuro è la democrazia diretta è attraverso la Rete
Dopo queste parole non possiamo di certo non tener conto di ciò che è avvenuto… attraverso l’uso di questo sistema della rete.. al suo stesso Movimento…e se questa battaglia sulla definizione di una, quanto mai relativa, “democrazia diretta” ha portato a simili risultati, non c’è da stare sereni.
In un paese grande come il nostro appare davvero assurdo poter ricercare un sistema di democrazia diretta. Si può e si deve di certo migliorare il sistema attraverso la regolamentazione degli stessi partiti e fornendo alle istituzioni regole innovative più efficaci. Ma la demagogica battaglia su una possibile  ‘”democrazia digitale’ altro non può essere che un’autocrazia in cui, lo stesso Casaleggio, pretende di muovere il meccanismo digitale per assoggettare al proprio volere i suoi "androidi".
Casaleggio continua sottolineando che “la democrazia diretta vuol dire “portare, spostare verso il cittadino il peso delle decisioni, della partecipazione e quindi sostituire l’attuale delega, che è una delega in bianco, al parlamento”. Per Casaleggio, questo significa “l’irruzione del cittadino nella vita politica, poiché così diventa un politico in prima persona”.
Belle parole! Parole che non potranno mai avere un riscontro con la realtà!...

La democrazia diretta tanto invocata da Grillo..può solo essere un’utopia!  Nella democrazia diretta il potere è esercitato direttamente dal popolo mentre.. in quella indiretta.. dai rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).
Vorremmo.. forse… fare esercitare il potere dal popolo attraverso i computer?
Avendo di fatto una rappresentanza politica espressa nelle Camere, la nostra, dunque…non può che essere  un’espressione  di democrazia indiretta…gli unici strumenti di democrazia diretta che si possono usare sono il referendum ed, a volte, l'iniziativa popolare. A tal proposito la nostra  Costituzione disciplina anche le materie che devono essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi.
Sappiamo..poi..che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere più approfondita su tutto. (..e questo..forse.. è l’anello debole che rende fragile il nostro sistema di democrazia)
Nel momento in cui noi esprimiamo..attraverso le elezioni, un consenso su chi deve rappresentarci in Parlamento, abbiamo di per sé definito un  indiscutibile percorso di democrazia indiretta. Se poi nel sottile gioco del populismo demagogico…vogliamo non chiamare più un rappresentante del parlamento “deputato”…ma “cittadino”, ciò non avvalora alcun risultato di sovranità popolare diretta.
Se..al contrario, si vuole lavorare efficacemente in favore di una democrazia per raggiungere un risultato di maggiore funzionalità del sistema...in un popolato Paese come il nostro…non occorre sminuire le figure degli “onorevoli”…ma guardare in direzione di una più chiara separazione dei ruoli per competenze, attraverso uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro, per colmare quel solco che ancora separa i cittadini dai propri  rappresentanti in Parlamento.. 
La prima riforma in tal senso non può che guardare in direzione dei Partiti. : Se Casaleggio guardasse con più attenzione alle strutture dei partiti, lavorandovi per poterli modificare e rendendoli come delle “utili officine di idee” in contatto ed in dialogo costante con i cittadini, si accorgerebbe di quanto ciò, potrebbe influire positivamente sulla stessa democrazia.
Ma il fatto è... che Gianluigi Casaleggio, altro non è che un personaggio dedito al lavoro nel campo del digitale e questo….gli impone (in modo illogico) di vedere solo in questa sua ottica ogni percorso di natura sociale: Quella che potremmo identificare come una sorta di “maniacale ossessione” che non potrà mai aiutare il dialogo e lo scambio di un libero pensiero.

Vincenzo Cacopardo

22 lug 2013

Una tensione… simile al caos


In questi giorni la tensione in seno al governo sale anche per via della attesa sentenza della Cassazione sul caso Mediaset.
Il partito di Silvio Berlusconi incalza parlando di rialzo e promuovendo un “riequilibrio” nel governo..ossia di aumentare i propri ministri nella squadra al pari di quelli del PD. Renato Brunetta fa appello ad una "pari dignità" tra i partiti.  Ad ogni fibrillazione del Pdl, Letta intende rispondere sul piano di concreti rimedi.
Il Presidente del Consiglio sembra voler procedere su Imu, Iva, esodati e lotta alla corruzione, sottolineando che il suo lavoro non intende sostenere scambi di poltrone ma assicurare, un lavoro serio di Palazzo Chigi. Difficile però, non percepire una forte tensione destinata ad aumentare in attesa della sentenza della Cassazione il 30 Luglio che deciderà sulla se conferma della condanna al Cavaliere per il caso Mediaset.  
Alfano aggiunge che "non c'è una terza via tra questo esecutivo e il disordine" e conferma  una volontà dello stesso Berlusconi di tenere in piedi questo governo di servizio al paese.
In questo caos che avanza ognuno se la prende contro l’avversario:  Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta, trova anche il tempo per attaccare il sindaco di Firenze Matteo Renzi sostenendo che, “al suo popolo bue lui dice di andare in giro con il camper, ma in realtà viaggia con jet privati e dorme in Hotel a cinque stelle". Ma se Renzi ha un suo popolo bue…non di meno si può dire di Berlusconi che.. nel suo folto “gregge” trova in Brunetta una delle “pecore” più devote.
Una fibrillazione che sembra presagire ad un vero caos istituzionale! Ancora una volta si tende ad offendere ed attaccare l’avversario politico.. senza immedesimarsi con più impegno verso le soluzioni di cui si avrebbe bisogno. Malgrado i continui ottimismi del Presidente Letta, nulla pare procedere verso la risoluzione delle innumerevoli problematiche.
La politica ha più che mai bisogno di trovare strade innovative, non soltanto con la presenza delle nuove figure, ma con l’uso delle nuove idee che possano offrire un nuovo percorso per il cambiamento globale di tutto l’impianto istituzionale.

Vedere avanti con un nuovo spirito di costruzione ed una nuova “forma mentis” (staccata da un pensiero politico del passato) in grado di leggere in lungimiranza le idee per la crescita. In una  futura logica di sviluppo.non vi possono essere altre alternative per la politica…
vincenzo cacopardo        
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17 lug 2013

Governo al servizio di una politica drogata


Al di là del caso Kazako…che per assurdo definisce un profilo delle istituzioni assai fragile ed insicuro,  tutto ciò che accade in questo Paese, sembra non incidere sulla primaria stabilità governativa. Una governabilità che, come tutti constatiamo, si regge attraverso il sostegno di due forze opposte in grado di resistere a qualunque ignobile scandalo.
Da un lato un Presidente del consiglio che ci sorride rafforzando il suo dialogo con la forza di un ottimismo quasi surreale  e dall’altra i due principali partiti che, pur consapevoli delle pessime figure mostrate quotidianamente, paiono vivere nell’incoscienza e nell’ignoranza di riuscire a dare sviluppo e sicurezza alla Nazione.
Nell’assurda “narcosi” di questa nostra politica, ognuno pensa di poter dire la sua senza un minimo di rispetto per gli altri: si offendono Ministri, si urla l’uno contro l’altro insultandosi senza ragione, si impreca persino contro il Capo dello Stato, si possono anche commettere atti illeciti  …tanto… un simile governo.. non potrebbe mai cadere, poiché si metterebbe a rischio l’intero assetto politico istituzionale del nostro Paese.
Questo è quello che tanti politici hanno chiamato “un patto per un governo di servizio al Paese”….poi se in questo modo di "servire".. si alimentano scandali o si è in grado di organizzare truffe…illegalità e oscenità affini…poco importa..tanto.. il governo resta in piedi ed il Paese è salvo!

Un Governo forse solido…ma, nella desolante ipocrisia di una politica ormai drogata.
vincenzo Cacopardo

le osservazioni di Giovanni Sartori sullo "scombinato" governo

Nell'articolo del Corriere, il politologo Giovanni Sartori definisce il governo Letta come tra quelli più scombinati, in fatto di competenze e di incompetenze, della nostra storia.
Sartori scrive di nullità che diventano ministri e brave persone messe al posto sbagliato. Riconosce il presidente Letta come uno del mestiere che conosce il mondo politico nel quale si muove.
Poi….si sofferma nel pensiero di chi possa avere imposto a Letta una donna specializzata in oculistica per un delicatissimo dicastero come quello della «integrazione». La ministra battendosi per un “ius soli” in realtà non combatte una causa a favore dell’integrazione, non capendo bene che l'integrazione non ha niente a che fare con il luogo di nascita ma è una fusione che avviene tra un popolo e un altro.
Il Politologo insiste chiedendosi cosa c'entra l'immigrazione e l'eventuale integrazione con le competenze di un'oculista. Poi avanza delle ipotesi  su a chi dovrebbe la immeritata posizione la  brava Kyenge Kashetu? Continuando nel suo articolo il professor Sartori si pone una ulteriore domanda su chi potrebbe aver raccomandato un'altra figura femminile come quella della Boldrini alla presidenza della Camera. - Raccomandata anch'essa di ferro con credenziali davvero irrisorie: Molta sicumera, molto presenzialismo femminista, ma scarsa correttezza e anche presenza nel mestiere che dovrebbe fare. 
Chiudendo l’articolo, Sartori vuole sperare che.. nella futura costruzione di un nuovo possibile governo Letta, egli possa essere messo in grado di scegliere un buon governo di persone giuste al posto giusto, poichè l'Italia trovandosi  in una situazione economica gravissima, non può più permettersi misteriose raccomandazioni di misteriosissimi poteri.
Non mi sento di avallare in toto la forte opinione del Professor Sartori che, seppur legittima e non priva di fondamento rispetto ad alcuni punti, risulta estremamente critica nei confronti delle figure femminili e non del tutto valida rispetto al compito che dette figure espletano: non è infatti detto che chi ha studiato medicina e si è specializzato in oculistica, non abbia coltivato esperienze umane capaci di tirar fuori quella particolare passione e l’essenziale intuito per sensibilizzarsi in un’attività organizzativa da portare a compimento in un ministero.( E’ un concetto generale che non tende a rivolgersi ad alcuna figura in proposito)  
L’arguto osservatore della politica del nostro Paese..pur nella  valida analisi tendente a specificare il vero scopo di una  “integrazione” (non confondibile con l’”immigrazione”), osserva..forse.. con occhio un po’ troppo critico ed assoluto, dimenticando la visione più aperta di chi potrebbe oggi porre l’intuito, la sensibilità ed il carattere, come virtù qualitative indispensabili per rendere più forza ad ogni impegno sociale.

 vincenzo cacopar

16 lug 2013

Una connotazione di matrice razzista.


Un palese insulto di natura razzista!.. rinvigorito dalla senatrice grillina Serenella Fucksia, sono  le irrispettose frasi del vicepresidente del senato Calderoli…
Per la senatrice, quelle di Calderoli… sono solo “strumentalizzazioni che fanno parte di un razzismo al contrario”e quando le si domanda se il ministro assomiglia a un “orango”, la senatrice risponde: "Ci potrebbe stare" precisando: "Io credo che se qualcuno avesse definito Calderoli un maiale nessuno gli avrebbe dato del razzista".

Povera italia!... e meschina la politica italiana.. che persevera negli insulti per l’ovvia incapacità di sapersi esprimere in termini di costruzione positiva per il funzionamento delle istituzioni. ...Invece di guardare positivamente all’importante ruolo che potrebbe svolgere un ministero per l’integrazione, ci si preoccupa, in modo assai sfrontato ed irrispettoso, della figura e del colore di chi si propone nel difficile compito.
Sarà infine.. il segretario del Carroccio, Roberto Maroni, a chiudere la questione, ritenendo sufficiente che Calderoli abbia chiesto scusa al ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge, per averla paragonata a un orango.
Malgrado ogni scusa, le offese di un Senatore persino vicepresidente del Senato, suonano come quelle di chi sottovaluta le basi essenziali di ogni etica politica ed ignora il percorso di una cittadina ormai italiana che: Esercita la professione di medico oculista. Che si è laureata in medicina e chirurgia all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma… discutendo una tesi in pediatria, per poi specializzarsi in oculistica presso l'Università di Modena e Reggio Emilia. Che dal settembre 2010 è portavoce nazionale della rete “Primo Marzo” ..che si occupa di promuovere i diritti dei migranti. Che si è impegnata, collaborando con enti e associazioni, in campagne nazionali sui diritti di cittadinanza. Che ha collaborato con la rivista Combonifem e con Corriere Immigrazione. Che ha promosso e coordinato il progetto AFIA per la formazione di medici specialisti in Congo in collaborazione con l'Università di Lubumbashi. Ed inoltre ha collaborato alla formazione di operatori sanitari nel campo della medicina dell’immigrazione. Tramite il progetto “Diaspora Africana”, di cui è stata coordinatrice per il Nord Italia, si è impegnata nella promozione della piena cittadinanza degli immigrati.
Un curriculum di tutto rispetto che, solo per l’ostinata volontà ed la personale motivazione di rendersi utile all'umanità, supera di molto.. quello del suo sciocco denigratore.

La caratteristica “prerogativa razzista” nelle parole di Calderoli, si evidenzia per lo stesso colore della pelle dell’avversata Ministra…che, se fosse stata bianca, non avrebbe mai ricevuto un simile termine di paragone.
Connotazioni insolenti che sono una ulteriore vergogna per l’immagince del nostro Paese! Quale esempio per gli altri Paesi emergenti?..
Vincenzo Cacopardo



12 lug 2013

Gli sconclusionati attacchi alla Cassazione e la superata norma sulla ineleggibilità

L’articolo del “Giornale” firmato da  Anna Maria Greco sulla “Cassazione a due velocità” si esprime con l’appunto che “per i giudici della Cassazione… il Cavaliere e il Signor Rossi.. pari sono”. Casi ordinari e casi straordinari non si distinguono, al Palazzaccio di Roma. Stessi tempi e stessa solerzia quando incombe su un processo il rischio prescrizione.
La giornalista,  con una certa ironia, scrive che la Suprema Corte, ha tenuto in modo particolare a prestar fede a questo principio di uguaglianza. Eppure, sono in tanti gli avvocati che insistono sul fatto che molti di questi casi finiscono in prescrizione tra l'appello e la Cassazione.

L’articolo insiste col sottolineare che moltissimi di questi... si affrontano non preoccupandosi dell'«obbligo» di evitare la prescrizione: Molti sono casi “ordinari”, di poco conto perché non riguardano un cittadino particolare come Berlusconi, personaggio politico alla ribalta che trasforma un semplice caso, in un caso “straordinario”.
Non entrando nel merito e soffermandoci sul metodo secondo il quale la Cassazione si è pronunciata..non possiamo che restare indifferenti a questa considerazione della giornalista e, non perché il fatto riguarda un leader politico con una sua cospicua forza in seno al Parlamento, ma perché….quando un principio non funziona in modo corretto… non offre alcuna buona giustificazione ad altri…se non quella di voler fare apparire, lo stesso uomo politico, un succube del sistema giudiziario…sistema, voluto più solerte per evitare scappatoie e fughe dal giudizio.
A tutto ciò non ci si può assolutamente attaccare con stupide forme di comparazione con altri casi i quali dovrebbero, invece, vedere una uguale sollecitudine da parte della Cassazione.
Si può, al contrario, fare un duro appunto ad una certa politica che, dopo i  diciannove anni dalla "discesa in campo" di Berlusconi, pretende di fermarlo a tutti i costi per salvare la democrazia attraverso una norma del 1957 che parla di ineleggibilità: Se la politica nel passato ha sbagliato…ha sbagliato in toto e non può rendersi oggi tanto ipocrita!

Dopo milioni di voti raccolti alle elezioni e un ventennio di vita politico istituzionale, nel silenzio timoroso ed, a volte condiscendente di tutti,  non si può tirare fuori una simile norma facendo finta di nulla.
Se qualcuno oggi pensa di poter togliere di mezzo una volta per tutte il Cavaliere attraverso simili principi, commette uno di quegli errori madornali….di quelli che tornano indietro con una forza maggiore. Ogni forzatura in tal senso non può mai ripagare in proprio favore ma a favore dello stesso Berlusconi. E’ una logica che si intuisce e che deve far pensare anche gli ardenti sostenitori del Cavaliere.. quando individuano in quella che chiamano “la magistratura politicizzata” un’arma contro il loro leader.
Se attaccare questo imprenditore politico non ha mai pagato in termini di consenso…perché mai farlo attraverso una superata norma sull'ineleggibilità?...Dal lato opposto: perchè mai difenderlo costantemente in ogni questione giudiziaria?
vincenzo Cacopardo